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Autore: Julia Weasley    18/12/2010    19 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 14
Il fratello ritrovato
 
Il ticchettio continuo e costante del pendolo lo stava facendo impazzire. Era l’unico rumore che si sentiva nella casa, altrimenti immersa nel silenzio.
Sirius non ricordava da quanto tempo fosse seduto al tavolo della disordinata cucina del suo appartamento. Sapeva solo di aver perso la cognizione del tempo, ma non gli interessava ritrovarla.
Sparse sul tavolo, c’erano parecchie copie della Gazzetta del Profeta. Era stato proprio tramite quel giornale che era venuto a sapere della scomparsa di Regulus, parecchie settimane prima…
Scosse la testa, cercando di non pensare, e bevve un altro sorso di Whisky Incendiario, lasciandosi pervadere dalla sensazione di calore tipica di quella bevanda.
I suoi pensieri si accavallavano confusi, uno dietro l’altro, senza dargli un attimo di tregua. Nella sua mente si susseguivano figure sbiadite e frammentarie, ricordi di momenti più o meno remoti. Continuava a tornargli alla memoria l’ultima volta in cui aveva visto suo fratello, al funerale di Orion. Gli sembrava che fossero trascorsi dei secoli.
Non era la prima volta che pensava proprio a quell’episodio. Per giorni e settimane, ogni volta in cui si era ritrovato da solo, era stato ossessionato da quel ricordo. Era stato in quel momento che aveva capito che Regulus avesse cambiato idea, e aveva continuato a chiedersi come potesse essere stato talmente stupido da non costringerlo a farsi aiutare. Glielo aveva solo detto, senza insistere, e questa sua mancanza lo aveva tormentato continuamente.
Ma adesso una voce continuava a sussurrare nelle sue orecchie, ininterrotta, la stessa frase: non è morto.
Com’era possibile? Regulus era stato ucciso per ordine di Voldemort, o almeno era quello che era riuscito a capire. Come poteva essere ancora vivo?
È vivo…
L’enormità di quella rivelazione lo aveva colpito con la stessa violenza di un macigno che gli si fosse abbattuto sulla testa. Era tutto assurdo, non aveva senso. Dopo tutto quello che era successo, dopo che era arrivato a odiarsi per non essere riuscito a salvarlo, quel che Rachel gli aveva detto gli sembrava impossibile.
Ma era impossibile. Regulus era morto. Sirius aveva impiegato settimane per accettare la dura realtà e per rendersi conto che non avrebbe mai più avuto un’ultima occasione di aiutarlo.
Ora quella ragazza non poteva saltare su all’improvviso e rendere vani tutti i suoi tentativi di non pensare a quel fratello che da troppo tempo non era più tale. Credeva di essere riuscito a farsene una ragione, o almeno a fare in modo che la propria vita andasse avanti…
Sirius svuotò in un solo sorso tutto il bicchiere.
Forse, pensò, Rachel non gli aveva mai detto che Regulus fosse sopravvissuto. Forse si era trattato solo di un sogno, un ennesimo attacco del suo lato inconscio, quello che sperava ancora di poter rimediare.
Sì, non c’era altra spiegazione. Non era la prima volta che sognava Regulus ancora vivo, quindi rientrava tutto nella norma. In realtà le cose non erano cambiate e lui non doveva assolutamente illudersi del contrario: gli avrebbe solo fatto ancora più male.
Mentre formulava questi pensieri, mise senza pensare la mano nella tasca della giacca, e ne estrasse un pezzetto di pergamena sul quale era scarabocchiato un indirizzo.
I battiti accelerarono improvvisamente.
Allora non se l’era sognato. Rachel gli aveva detto sul serio quella cosa. Quindi Regulus era davvero…
Le mani gli iniziarono a tremare. Sirius si alzò così di scatto che gettò la sedia all’indietro e urtò contro il tavolo. La bottiglia ancora piena di Whisky Incendiario oscillò e infine cadde per terra. Era aperta, quindi rovesciò tutto il liquido sul pavimento.
Sirius tuttavia non ci fece caso. In fondo, gli venne da pensare, se avesse incontrato Regulus, non si sarebbe di certo potuto presentare ubriaco fradicio. Immaginava solo l’espressione, a metà tra il disgusto e il compatimento, che il suo fratello perfettino gli avrebbe riservato…
E, inspiegabilmente, fu assalito da un improvviso bisogno di ridere. Non capiva che cosa gli fosse preso, credeva di essere impazzito e si sentiva quasi spaventato dalla propria reazione, ma era più forte di lui.
Fu una risata nervosa, ma contenuta e molto breve, anche perché si dileguò come era arrivata, e subito dopo fu sostituita da qualcosa di molto più spaventoso.
Sirius inorridì quando si sentì pizzicare gli occhi e cercò di trattenersi.
No, questo no! si disse, sconvolto, mentre gli occhi gli si inumidivano.
Non era mai riuscito a piangere per la morte di Regulus. Perché mai doveva farlo proprio adesso? Se prima aveva temuto di essere diventato completamente insensibile, ora si dava solo dell’idiota.
Dovette adoperare tutto il proprio autocontrollo per reprimere le lacrime e riacquistare la lucidità.
C’erano tante cose che non riusciva a capire, prima tra tutte cosa avesse indotto Regulus a far credere a tutti di essere morto, per spuntare fuori dopo più di un mese… ma al momento non era quello che gli interessava. Le spiegazioni potevano aspettare. C’erano questioni molto più importanti da risolvere.
« Che cosa faccio, adesso? » chiese ad alta voce, fissando il pezzo di pergamena come se questo potesse dargli una risposta. E in effetti, gliela stava dando.
Sirius lesse e rilesse l’indirizzo più volte, mentre l’ansia iniziava ad assalirlo. Non aveva la più pallida idea di come avrebbe trovato il coraggio di presentarsi lì.
Non avrebbe saputo cosa fare né cosa dire… ma soprattutto – e non poté non ammetterlo almeno a se stesso – aveva una paura matta di incontrare suo fratello.
 
 
Rachel tacque, dopo aver concluso il discorso, e attese la reazione di Albus Silente.
Si trovavano nella stanza che i Queen avevano adibito a studio. La luce proveniente dalle lampade illuminava il viso del Preside di Hogwarts, che aveva un’espressione indecifrabile.
« Hai corso molti rischi » commentò lui, infine.
Non aveva alcun tono di rimprovero nella voce, ma Rachel chinò lo stesso il capo. Regulus invece, che era seduto accanto a lei, accorse subito in suo aiuto.
« Non se la prenda con lei » sbottò. « Non ha bisogno di sentirsi fare una predica ».
« Ti assicuro che non era mia intenzione. Anzi, capisco perfettamente le motivazioni di Rachel. Volevo solo ricordarle che un viaggio nel tempo non è uno scherzo e che non deve diventare un’abitudine. Fortunatamente, Alphard l’ha messa sufficientemente in guardia dai pericoli che poteva incontrare ».
Rachel annuì, lanciando un’occhiata ammonitrice a Regulus. Questo non era affatto contento di trovarsi a parlare con uno degli uomini che aveva sempre detestato di più, ma sapeva anche di non avere alternative, quindi si rassegnò a fare buon viso a cattivo gioco.
« Rachel mi ha raccontato come ti ha salvato. Ora vorrei sapere che cosa sei riuscito a scoprire, se non ti dispiace » disse Silente, puntando gli occhi azzurri su di lui.
Regulus si raddrizzò sulla sedia e iniziò suo malgrado a raccontare, da quando Voldemort gli aveva chiesto di mandargli il suo elfo domestico a quando Kreacher lo aveva riaccompagnato alla caverna. Parlò per almeno un quarto d’ora ininterrotto, con lo sguardo basso, perché rinnovare il ricordo di quei momenti era ogni volta sempre peggio, e Silente non intervenne mai, rimanendo in silenzio ad ascoltarlo.
Quando Regulus terminò di raccontare, alzò di nuovo gli occhi su di lui.
Albus Silente era uno dei più grandi maghi del secolo, in fatto di magia sapeva molte più cose di chiunque altro, e inoltre era ritenuto l’unico mago che Lord Voldemort avesse mai temuto.
Nulla sembrava avere il potere di turbare la calma dell’anziano Preside di Hogwarts, né tanto meno il suo proverbiale buonumore.
Ma quella volta era chiaramente turbato. E nessuno dei due ragazzi se lo aspettava.
« Devo ammettere di averti sottovalutato, Regulus Black » disse infine, con dolcezza. « Che la tua azione sia stata ammirevole è dire poco. Sei stato molto coraggioso ».
Regulus non sapeva cosa rispondere, perciò tacque. Non era neanche convinto che essere ammirato da Silente dovesse costituire un motivo di vanto, a dire il vero.
Tuttavia, fu solo quando intercettò lo sguardo di Rachel, che si sentì fiero di sé. Fino a poco tempo prima avrebbe pagato tutto l’oro del mondo per vedersi rivolgere quell’espressione ammirata da parte sua e adesso non gli sembrava quasi vero.
« Dunque Lord Voldemort ha creato un Horcrux » disse Silente, facendolo ripiombare improvvisamente nel mondo reale.
Regulus annuì.
« Avrei dovuto pensarci, ma non immaginavo che arrivasse a tanto… Chi altri lo sa? »
« Soltanto noi tre » rispose Regulus. « Ho preferito non parlarne nemmeno con mio zio ».
« Hai fatto bene. E questa scoperta non dovrà uscire da questa stanza. L’entità delle protezioni che Voldemort ha installato intorno all’Horcrux lascia intuire quanto tema di essere scoperto ».
Silente tacque per parecchi istanti, le mani giunte davanti al naso, riflettendo intensamente.
« Professore, Kreacher ha provato a distruggere quel medaglione, ma non c’è riuscito. Forse è protetto da altre magie oscure. Lei sa come distruggerlo? » intervenne Rachel.
« Mi informerò al più presto. Per il momento non è questo che mi preoccupa di più ».
Rachel e Regulus si scambiarono un’occhiata perplessa. Che cosa poteva esserci di più preoccupante di un Horcrux?
« Quante altre persone sanno che Regulus è vivo? » domandò Silente.
« A parte Alphard e i miei genitori, per ora lo sanno solo Kreacher e… bè, anche Sirius » rispose lei.
« Non dovrà saperlo nessun altro ».
L’affermazione di Silente fu accolta con perplessità da Regulus e con un’esclamazione di stupore da parte di Rachel.
« Neanche l’Ordine della Fenice? »
Il Preside scosse la testa.
Rachel lanciò un’occhiata dispiaciuta al ragazzo, ma subito dopo aggrottò le sopracciglia.
« Allora è vero. C’è sul serio una spia dei Mangiamorte tra di noi » disse.
« Non mi sento di escludere questa possibilità, anche se non ne sono certo. Potrebbe anche non esserci alcuna spia ma credo sia meglio non rischiare. Non possiamo permetterci che la notizia giunga alle orecchie di Voldemort ».
« Un momento » intervenne Regulus. « Questo significa che tutti continueranno a credermi morto? »
« Mi dispiace, ma è l’unico modo sicuro ».
Regulus si sentì invadere dall’angoscia. Essere ufficialmente morto avrebbe comportato conseguenze che non avrebbe voluto. Non avrebbe potuto vivere una vita normale, sarebbe rimasto nascosto come un gufo in gabbia, e nel frattempo sua madre, Narcissa e chiunque altro avrebbero continuato a soffrire per qualcosa che non era successo.
« Non è giusto » commentò Rachel, intuendo i suoi pensieri. « E poi come faremo io e Sirius a comportarci con gli altri come se Regulus fosse morto? Non lo trovo neanche rispettoso nei confronti di Emmeline o di James. Lei è stata vicina a me e lui lo è stato a Sirius, per tutto questo tempo ».
Silente sembrava altrettanto dispiaciuto.
« Credo che ne parlerò con Sirius. Temo di non poter pretendere che tenga nascosta a James una cosa del genere. Quanto a te ed Emmeline, non pensavo foste così amiche ». « Abbiamo legato molto, ultimamente. Mi sentirei troppo in colpa a nasconderle una cosa del genere ».
« Sta a te decidere, ma il mio consiglio resta quello di evitare. Meno persone sapranno la verità e più Regulus sarà al sicuro ».
Tutti e tre tacquero, come di comune accordo. Silente fissava assorto il cielo notturno fuori dalla finestra, e sembrava ponderare delle questioni di enorme importanza. Rimase muto per minuti e minuti, tanto che ad un certo punto Regulus temette che non sarebbe riemerso più dalle proprie riflessioni… e l’espressione preoccupata che intravide sul suo volto non lo rassicurò in tal senso.
 
Ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta e, dopo qualche istante, Perseus si affacciò nella stanza.
« Chiedo scusa. Rachel, potresti venire un attimo? »
La ragazza lanciò un’occhiata a Regulus e Silente, poi seguì suo padre in corridoio.
« Che cosa c’è? » domandò, notando l’espressione molto seria di Perseus.
« C’è un tizio che dice di essere il fratello di Regulus ».
Rachel sussultò, incredula.
« Davvero? E dov’è? »
« Fuori dalla porta, che domande! Ti pare che, con i tempi che corrono, faccio entrare in casa il primo sconosciuto che bussa? » replicò Perseus, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E, considerata la bufera di neve che si era scatenata di fuori, non lo era affatto.
Rachel inorridì.
« Gli ho dato io l’indirizzo di casa nostra. Poveretto, sarà assiderato » disse, affrettandosi poi a raggiungere la porta. « Sirius, sei ancora lì? » chiese.
« Ancora per poco » rispose il ragazzo, battendo i denti.
Rachel aprì la porta e lo fece entrare. Sirius era completamente intirizzito ma, quando mise piede in casa, si guardò intorno con circospezione, quasi avesse paura di vedere Regulus spuntare all’improvviso da dietro una poltrona.
« Sta parlando con Silente » disse Rachel, notando la sua espressione tesa. La ragazza non riusciva a trattenere l’emozione. Non poteva credere che, nel giro di pochi minuti, i due fratelli sarebbero tornati a parlarsi di nuovo. Non voleva cantare vittoria troppo presto, ma aveva sempre odiato l’espressione cupa che Regulus assumeva ogni volta che si parlava di Sirius, e il suo più grande desiderio al momento era quello di vedergliela sparire per sempre.
Non pretendeva che quei due cominciassero improvvisamente ad andare d’amore e d’accordo come non avevano mai fatto, ma sperava almeno che si capissero un po’ di più. Non trovava giusto il modo in cui si erano allontanati.
« Mi dispiace se ti ho lasciato fuori, ragazzo » disse Perseus, sentendosi un po’ in colpa nel notare la neve accumulata sulle spalle del nuovo arrivato.
Sirius scosse la testa e gli strinse la mano con tutta l’aria di pensare a ben altro. Era così nervoso che sembrava pietrificato.
« Vieni, mettiti in salotto » disse Rachel, conducendolo accanto al camino acceso. « Non pensavo che ti saresti deciso così presto ».
« Infatti devo essere impazzito » commentò Sirius, sedendosi sul divano. Aprì la bocca per aggiungere qualcos’altro, ma la richiuse, imbarazzato.
« Vuoi dire qualcosa? » lo incoraggiò lei, mentre Perseus usciva dal salotto con discrezione.
« Bè… no, nulla » disse in tutta fretta. Poi però aggiunse: « Senti… sei sicura che lui voglia vedermi? »
Rachel sospirò.
« Lui si chiede la stessa identica cosa di te. Non voleva neanche sentirti nominare: pensava che non ti importasse di lui ».
« Che idiota » mormorò Sirius tra sé, stringendo i pugni così forte che le nocche gli divennero bianche.
« Non farti illusioni, siete idioti allo stesso modo ».
Sirius provò a sorridere, ma gli uscì solo una specie di ghigno che sembrava più una smorfia.
« Vado a vedere se ha finito. Tu non scappare, eh! »
Rachel lanciò un’ultima occhiata incerta a Sirius, che sembrava sul punto di esplodere per l’ansia, poi tornò nella stanza in cui Regulus e Silente stavano ancora parlando.
 
 
Quando Rachel era stata chiamata fuori dalla stanza, Silente aveva guardato Regulus con una delle sue solite occhiate che il ragazzo trovava estremamente irritanti.
« Regulus » disse Silente, e lui non riuscì a mascherare il fastidio che provava nei confronti di quell’uomo, soprattutto quando lo chiamava per nome. « Non deve essere stato facile da parte tua accettare di parlare con me. So che non hai mai condiviso le mie opinioni, e conosco le voci che circolano su di me nella sala comune di Serpeverde ».
Regulus lo guardò, sorpreso, e Silente sorrise.
« Oh sì, so che mi considerate un’odiosa palla al piede… e so per certo che qualcuno mi definisce un vecchio rincitrullito… »
Regulus per un attimo ebbe la tentazione di confermare, ma si trattenne.
« Nonostante questo, spero di poter collaborare con te. La faccenda è molto seria e non è necessario che te lo dica io, quindi ti chiedo di fare tutto il possibile per aiutarmi a risolverla, senza pregiudizi di alcun tipo ».
Regulus gli lanciò un’occhiata scettica.
« Senza pregiudizi? » ripeté. « E lei non avrà pregiudizi nei miei confronti? » domandò, poco convinto.
« Se pensi che io continui a considerarti un Mangiamorte ti sbagli. Tutti commettiamo degli errori, e bisogna sempre concedere una seconda possibilità a chi ha sbagliato, soprattutto a chi non riesce a perdonare neanche se stesso ».
Regulus si sentì chiamato in causa. Aveva pensato di essere destinato ad una morte certa, e l’aveva quasi accolta con sollievo, nonostante la paura, perché almeno non avrebbe più dovuto fare i conti con i rimorsi che lo tormentavano. Non aveva mai ucciso nessuno, ma spesso aveva lasciato che altri lo facessero, quindi si considerava altrettanto responsabile.
Quella notte aveva sognato i volti di tutte le persone che aveva visto assassinare, senza aver mai alzato un dito per aiutarle... Ecco, lui non riusciva proprio a perdonarsi.
Ma Silente cosa poteva saperne? Era così disgustosamente buono che sembrava non aver mai commesso mai un errore in vita sua.
Eppure, nonostante ciò, sembrava capire come si sentiva.
« Ho bisogno della tua piena collaborazione » disse il mago, serio.
« Pensavo che fosse in grado di scoprire come distruggere l’Horcrux » rispose Regulus, deluso.
« Non mi riferivo a quello. In realtà stavo pensando un’altra cosa. Tu mi sei sembrato piuttosto sicuro del fatto che Lord Voldemort abbia creato un solo Horcrux… E se invece ne avesse creato più di uno? »
Regulus sgranò gli occhi, incredulo.
« Bè… per un attimo ci ho pensato, ma è impossibile. Nel libro che ho letto c’era scritto che creare più di un Horcrux è pericolosissimo e che nessun mago ci ha mai provato… o sì? »
Silente aveva un’espressione terribilmente seria.
« Quello che hai scoperto mi ha fatto riflettere, mi ha fatto trovare risposte a domande che mi sono sempre posto. Pensa a Voldemort, in particolare al suo aspetto fisico. Credi che sia sempre stato così? Da giovane era un ragazzo esattamente come te. Dieci anni fa era diverso da ora, ma non era più come quando ha lasciato Hogwarts. Il suo cambiamento esteriore potrebbe rispecchiare il logoramento della sua anima. È cambiato in modo progressivo, e questo mi induce a pensare che non si sia limitato a dividere la sua anima solo una volta. Tu lo conosci, sai che il suo obiettivo è quello di diventare il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi. Per farlo, potrebbe aspirare all’impresa che nessun altro è mai riuscito a compiere: assicurarsi la quasi completa immortalità. Avere un solo Horcrux sarebbe più rischioso di crearne molti altri, non credi anche tu? »
Regulus sentiva improvvisamente un forte fischio alle orecchie e non percepiva più altri rumori all’infuori della voce di Albus Silente.
Di colpo si sentì svuotato e scoraggiato, come se un pesante macigno gli fosse franato addosso.
Non era possibile. C’era più di un Horcrux?
« Lei crede che abbia davvero voluto correre questo rischio? »
« Conoscendo la persona con cui abbiamo a che fare, tempo proprio di sì. Non ne sono sicuro, ma è molto probabile, purtroppo ».
« Quindi stavo morendo inutilmente ».
Non avrebbe voluto dirlo, ma i pensieri gli uscirono dalla bocca prima di poterli trattenere.
« Io non credo che saresti morto per nulla. Avresti contribuito sicuramente ad una eventuale sconfitta di Lord Voldemort, ma di certo la tua impresa non sarebbe stata definitiva. Il segreto degli Horcrux sarebbe morto con te, e chissà quando qualcun altro lo avrebbe intuito ».
Regulus si teneva le dita premute contro le tempie. Aveva la sensazione di scoppiare da un momento all’altro. Pensava che quella storia fosse quasi finita, che avrebbe solo dovuto distruggere il medaglione, e invece si era sbagliato di grosso.
« E quanti ne avrà creati? »
« È proprio quello che dovremo scoprire. Io mi metterò subito alla ricerca di indizi. Credo che per prima cosa mi farò una lunga chiacchierata con Horace Lumacorno. Quanto a te, è meglio se per il momento il medaglione resti al sicuro a casa tua. Nel frattempo, ti consiglio di cercare nella tua mente qualsiasi dettaglio possa tornare utile ».
« Ma… »
Regulus non fece in tempo ad aggiungere altro, perché in quel momento Rachel tornò nella stanza.
« Credo che riprenderemo il discorso un’altra volta » gli disse Silente, lanciando alla ragazza un’occhiata incuriosita.
Regulus la guardò a sua volta, e si stupì di vederla così agitata.
« Ehm, se avete finito… Regulus, dovresti venire un attimo » disse lei.
« Prego » fece Silente, sorridendo serafico.
Lui era ancora troppo scosso dallo shock degli Horcrux in più per fare troppe domande, così seguì Rachel fuori dalla stanza.
« Che succede? » le chiese, quando lei lo fece fermare davanti alla porta del salotto.
« Entra ».
« Perché? »
« Regulus, entra senza fare storie. E mi raccomando, comportati bene ».
« Ma che…? »
Il ragazzo non poté finire la domanda. Rachel lo spinse nel salotto a tradimento, per poi chiudergli la porta alle spalle.
Regulus sul momento non capì cosa fosse successo, ma quando intravide con la coda dell’occhio qualcuno che si era appena alzato di scatto dal divano, non ebbe neanche il bisogno di guardare in quella direzione per capire. Lo intuì dal silenzio teso che era improvvisamente calato nella sala, infranto solo dal crepitare del fuoco, che rifletteva la sua ombra contro il muro.
E anche se si sentiva il suo sguardo addosso, mentre brividi gelidi lo percorrevano dalla testa ai piedi, Regulus non poté fare a meno di chiedersi se avrebbe mai avuto il coraggio di voltarsi.
 
Silenzio.
Un silenzio di tomba regnava per la stanza.
Ma un frastuono assordante si era scatenato nella testa di Sirius. Sembrava che qualcuno si fosse messo a suonare la grancassa dentro le sue orecchie.
Il cuore gli martellava nel petto ad un ritmo talmente serrato da dare l’impressione di essere sul punto di esplodere da un momento all’altro. Le ginocchia gli reggevano ancora solo per puro miracolo.
Era come assistere all’apparizione di uno spettro.
Una scarica di euforia mista ad angoscia e, forse, paura lo immobilizzava, impedendogli di muoversi. Sarebbe voluto scappare, ma al tempo stesso non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Non sapeva cosa fare o cosa dire. Sapeva soltanto che lui era lì, altrettanto immobile, altrettanto incapace di dire o fare alcunché.
Regulus.
Non ci aveva mai creduto come in quel momento. Ora l’enormità della rivelazione lo aveva colto: era vivo davvero.
Si sentì invadere da qualcosa di indefinito, una sorta di pessimismo che gli suggeriva di non illudersi troppo.
Era la prima volta in cui si sentiva disposto a gettare via l’orgoglio di fronte a lui, ma non era certo che Regulus avrebbe fatto lo stesso. Poteva avercela ancora con lui per averlo abbandonato a se stesso, o considerarlo comunque un rinnegato, perché aveva tradito i suoi adorati genitori.
Tutti quei dubbi svanirono quando Regulus si decise finalmente a voltarsi, anche se continuò a tenere gli occhi puntati verso il pavimento.
Come se le gambe si fossero mosse da sole, Sirius avanzò di qualche passo, costringendo Regulus a rivolgergli uno sguardo imbarazzato.
Tuttavia rimasero ancora in silenzio.
Sirius cominciò a pensare che sarebbero rimasti così in eterno, perché nessuno dei due sembrava avere intenzione di cedere per primo. Del resto, quando era stata l’ultima volta che si erano parlati senza finire con l’insultarsi?
Una spiacevole sensazione di rimorso gli arpionò lo stomaco. Non riusciva nemmeno a ricordare l’ultima loro conversazione pacifica, se mai ce ne era stata una. Piuttosto gli tornavano in mente tutte le litigate furibonde che avevano avuto in passato, quando Regulus ancora non si rendeva conto di quello che avrebbe comportato diventare un Mangiamorte.
Sirius ricordava perfettamente le notti che aveva trascorso negli ultimi anni, quando non riusciva a prendere sonno e si chiedeva dove diamine fosse quello stupido e se stesse bene.
Una rabbia incontrollata lo invase all’improvviso, la stessa rabbia bruciante che aveva provato davanti alla tomba del fratello.
Cercando di lottare contro gli occhi che pizzicavano e il tremore che lo aveva colto, Sirius non poté fare a meno di esordire nel un modo che gli veniva più naturale ed istintivo.
 
Regulus si era deciso ad alzare lo sguardo solo quando Sirius gli si era piazzato di fronte.
Non si era mai sentito così in imbarazzo in vita sua. Era terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere nei minuti successivi, anche perché non ne aveva la più pallida idea.
Sirius lo fissava con l’aria di chi ha appena assistito all’apparizione di un fantasma, e in effetti la loro situazione non era poi tanto diversa. Di certo non era indifferente come lui aveva temuto quella mattina, tutt’altro: sembrava concentrato, come se stesse combattendo una battaglia tra l’istinto di lasciarsi andare e quello, altrettanto forte, di trattenersi.
Regulus si torceva le dita, per scaricare la tensione creatasi intorno a loro. Anche lui era combattuto.
È incredibile, pensò all’improvviso, con una certa stizza. È stato quasi meno difficile decidermi ad entrare in quella maledetta caverna.
Gli tornarono in mente quegli istanti. Tra gli altri, aveva pensato anche a Sirius quando aveva creduto di morire. Era davvero il caso di fingere ancora totale indifferenza?
Stava quasi per decidersi a dire qualcosa di sensato, quando Sirius lo anticipò, incapace di trattenersi oltre.
« Brutto imbecille senza cervello! »
Regulus non ebbe neanche il tempo di capire cosa fosse successo, che fu costretto a portarsi una mano sulla bocca dolorante.
Tra tutti i tipi di accoglienza che si era aspettato, un pugno dritto sul volto era l’ultimo che si fosse aspettato.
« Ma sei impazzito?! » sbottò, dimenticando all’istante tutti i pensieri che aveva fatto fino a quel momento e sentendosi montare una collera inaudita.
« Può darsi » rispose Sirius, nient’affatto pentito, mentre Regulus sentiva in bocca il sapore ferruginoso del sangue. Profondamente offeso e irritato, frugò nella tasca alla ricerca della bacchetta, ma si ricordò di non averla più.
La rabbia, la frustrazione e una buona dose di delusione lo indussero a ricorrere a sua volta ai metodi Babbani. Purtroppo per lui, non era molto allenato, e Sirius non ebbe problemi a bloccare il suo pugno, diretto allo stomaco.
« Lasciami! » intimò, cercando invano di liberare i polsi che Sirius gli aveva afferrato e teneva ben fermi. Sirius lo accontentò, approfittandone per dargli uno spintone all’indietro.
Erano di nuovo alle stesse posizioni di partenza, ma adesso si guardavano in cagnesco, e Regulus cercava inutilmente di rimediare al labbro spaccato.
« Sei un idiota! » bofonchiò, nel tentativo di nascondere il dolore, non solo fisico, che quel pugno gli aveva provocato.
« Ne meriteresti altri venti, come minimo, dopo tutto quello che hai combinato! Te lo avevo detto, dannazione! Quanto ti ci è voluto per capire di aver sbagliato? E anche quando l’hai capito non hai chiesto aiuto a nessuno, tutto per colpa del tuo maledetto orgoglio! Ti rendi conto che per un mese ho pensato che fossi morto? »
Sirius aveva un’aria sconvolta, quasi spaventosa, a dire il vero. Regulus era talmente impietrito che non riusciva più a distogliere lo sguardo dal suo. Quel che vi leggeva era molto più di quanto Sirius sarebbe mai stato capace di ammettere. Dietro la rabbia c’era qualcosa di molto più nascosto e segreto, e per la prima volta Regulus credette davvero alle parole di Rachel: suo fratello si era disperato per la sua morte.
« Ammettilo che hai sbagliato! Voglio sentirtelo dire! » insisté Sirius, scuotendolo con poca gentilezza.
« Lo so che ho sbagliato, d’accordo! Sei contento adesso? » sbottò Regulus, spazientito.
Quello sembrò calmarsi. Per lo meno, smise di urlargli addosso.
« No che non lo sono. Non hai chiesto aiuto a nessuno. Se pensavi che te lo avrei rifiutato, sei veramente un imbecille ».
« Smettila di insultarmi! » protestò l’altro, perdendo la pazienza.
« E tu non farmi mai più uno scherzo del genere, idiota che non sei altro ».
Irritato, Regulus reagì, deciso a ricambiare il pugno che l’altro gli aveva sferrato pochi minuti prima. Sirius tuttavia evitò il colpo all’ultimo istante e lo immobilizzò.
Per alcuni secondi il minore pensò che l’altro fosse intenzionato a stritolarlo, ma con un colpo al cuore si rese conto che in realtà lo stava abbracciando.
La sua prima reazione fu quella di ritrarsi, orripilato, ma probabilmente il suo corpo non rispondeva al cervello, perché non si spostò di un solo centimetro. Si ritrovò ad abbracciarlo a sua volta… o meglio, a dare delle pacche un po’ goffe sulla schiena dell’altro, mentre Sirius sembrava un pezzo di ghiaccio per quanto era rigido: nessuno dei due era abituato a quel tipo di manifestazioni di affetto.
Ma in quel momento a Regulus non importava più di quanto quell’abbraccio fosse impacciato, o che Sirius fosse un traditore del suo sangue scappato di casa, o che avessero trascorso la maggior parte della loro vita a litigare.
Aveva ritrovato un fratello; tutto il resto non contava.
« D’accordo, diamoci un taglio » disse Sirius all’improvviso, allontanandosi in tutta fretta e assumendo un tono freddo e scostante.
« Guarda che hai cominciato tu » ribatté Regulus, altrettanto glaciale.
Si scambiarono un’occhiata veloce ma si affrettarono a distogliere gli sguardi dopo essersi accorti che entrambi avevano gli occhi lucidi.
« Qualcuno sta affettando le cipolle » disse Sirius ad un certo punto, e l’altro lo guardò senza capire. All’inizio pensò che fosse diventato matto, ma poi si rese conto di quel che voleva dire.
« Sì, infatti » si affrettò a confermare, lieto di aver trovato una scusa alla sua evidente mancanza di autocontrollo.
Rimasero in perfetto silenzio per un po’, senza guardarsi e cercando di riprendersi.
Alla fine Regulus non seppe resistere alla curiosità di avere una risposta ad un dubbio che lo tormentava da parecchie ore, anche se la considerava un po’ avventata in quel momento.
« È vero che ti sei sentito in colpa perché non sei riuscito ad impedirmi di… bè, di diventare un seguace di Tu-Sai-Chi? »
Sirius esitò, imbarazzato. Non si aspettava da lui una domanda così esplicita e diretta.
« Tu cosa dici? » rispose infine.
Regulus non poté fare a meno di esibire una smorfia di scherno.
« Dico che solo un egocentrico come te avrebbe potuto pensare di esserne responsabile ».
Sul momento Sirius non rispose ma poi, resosi conto del fatto che suo fratello lo stava chiaramente prendendo in giro, sbottò:
« Ma sta’ zitto, idiota ».



*Angolo autrice*
Non ci posso credere, l'ho scritto davvero! *-*
Fantastico su questo momento da quasi un anno, e all'inizio lo avevo immaginato molto più sentimentale... però quando mi sono ritrovata a scriverlo sul serio, ho capito che Regulus e Sirius non avrebbero mai potuto gettarsi l'uno tra le braccia dell'altro come se non fosse mai successo nulla, così ho pensato di rendere il loro incontro un po' più movimentato! XD
Spero tanto che vi sia piaciuto, perché è il capitolo a cui tengo di più, e spero che abbiate reagito come vorrei: io sinceramente non sapevo più se dovermi commuovere o mettermi a ridere! XD
Naturalmente ora non andranno d'amore e d'accordo, insomma, sono sempre i soliti fratelli Black che conosciamo. Però si sono sbloccati, ed è già tanto!
Per quanto riguarda la parte iniziale del capitolo, cercate di capire Sirius: è un po' esaurito, poveretto, e ridere per lui deve essere un modo per sfogarsi (pensate a quando è stato arrestato ç_ç).
Il prossimo capitolo purtroppo arriverà dopo le vacanze. Avrei voluto non fare pause natalizie ma in questi giorni ho potuto scrivere pochissimo, tra gli esami, l'ispirazione intermittente e una mano che mi faceva misteriosamente male... Quindi vi auguro fin da ora Buon Natale, felice anno nuovo e (per chi di voi scrive) tanta, tanta ispirazione, che non fa mai male! XD
In linea di massima, pubblicherò il prossimo capitolo il 7 gennaio! Mi dispiace ma spero che il capitolo di oggi vi sia di consolazione! ^^
Buone feste!!
  
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