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Autore: RoseScorpius    23/12/2010    61 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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13
Il triangolo no! Non è nemmeno originale…

 

Gente, non prendiamoci per il culo: Cupido non esiste. Insomma, pensate davvero che se anche fosse esistito qualcuno non lo avrebbe fatto fuori? A meno che non sia incredibilmente bastardo, e incredibilmente astuto…
… ok, ammettiamo per un momento che esista. Ora, mi viene spontaneo pormi una domanda: perché? Perché no, io il triangolo non l’avevo considerato, e non era proprio un’opzione. Ok, magari nemmeno io e Scorpius che camminiamo felici in riva al Tamigi, mano nella mano, era un’opzione, però…
È che i triangoli li ho sempre odiati. Geometricamente, sentimentalmente e in qualsiasi altro senso possano essere intesi. Tanto più che il triangolo in cui ero incappata, geometricamente parlando, non era per niente isoscele: il lato che congiungeva il vertice D al vertice S era decisamente più corto di quello che congiungeva il vertice R al vertice S. E, sempre geometricamente parlando, perché questa è una pura e semplice questione di geometria euclidea, la cosa non mi stava affatto bene.
E infatti, come volevasi dimostrare…
 

***
 

«Primo bacio con un maschio? »
«Terzo anno. Adam Corner. Avevo perso una scommessa. »
«Primo bacio non per scommessa? »
«Ma che cavolo è questo, un terzo grado? »sbottai, alzandomi dal divano «Non ho ucciso nessuno, o grande Auror! »
A quel punto, nelle mie intenzioni, avrei dovuto percorrere il soggiorno a grandi passi, spalancare la porta e, dopo essermela sbattuta alle spalle con un gesto altezzoso, andarmene non si sapeva bene dove. Ma la mia onorevole uscita di scena fu rovinata da James Potter, su cui andai a sbattere il naso non appena aprii la porta.
«Miseriaccia, James! »sbottai «Cosa ca…? »
La sua espressione minacciosa mi convinse a tacere. «Ciao, Rose. »disse, digrignando i denti con tanta forza che li sentii stridere gli uni sugli altri «Passavo di qua e ho deciso di venire a trovarti, perché sai… mi chiedevo se magari c’era qualcosa che volevi dirmi… »
«Ehm… no… direi che non ho proprio niente da dirti. » mi affrettai a rispondere, con un sorriso talmente falso che sarebbe bastato da solo a far scattare uno Spioscopio.
L’espressione di James si fece ancora più affabile, ma la vena sulla sua tempia pulsava così tanto che temevo potesse scoppiare da un momento all’altro. «Oh, davvero? »chiese «Sicura? Niente che riguardi una certa… Kathie… magari? »
Draco si sistemò meglio sul divano, seguendo la conversazione con interesse; gli mancava solo la ciotola di popcorn in mano, e poi sarebbe stato perfetto.
Avvertii un netto cambiamento di temperatura sulla superficie delle mie guance. «Oh… ehm… Kathie… »metaforicamente parlando, indossavo imbrago e caschetto e mi stavo dedicando alla scalata della parete dello specchio del soggiorno «Kathie chi? Sai, ci sono un sacco di… »
«Katherine Harrison, sedici anni, Grifondoro. Dorme nel letto a sinistra del tuo nove mesi all’anno. »
Alle parole di James il moschettone che fissava l’imbrago alla corda cedette, e precipitai ingloriosamente nel vuoto. «Oh, quella Kathie… »borbottai «E comunque il suo letto sta alla destra del mio, per la preci… »
«Rose? »m’interruppe James, guardandomi con l’aria di chi sta per fare una cazzata enorme. Una di quelle cazzate di cui poi ti penti in una cella di Azkaban. «Tu mi hai preso un appuntamento con Kathie? »
«Oh, bhe… »borbottai «appuntamento è una parola grossa… insomma… e poi è simpatica, sono sicura che vi divertirete. »conclusi, battendogli una pacca molto poco convinta sulla spalla.
Gli occhi castani di James si strinsero in due fessure minacciose. «Rose. Weasley. »sillabò, soffiandomi ogni lettera in faccia come un gatto infuriato. «Sei una cogliona morta. »
L’istante dopo le sue mani si serrarono attorno al mio collo, e settantacinque chili di idiozia e quelli che una volta erano stati muscoli (e che Jamie si ostinava ancora a definire tali) mi piombarono addosso, spingendomi a terra. Ma non mi feci trovare impreparata: alzai la gamba sinistra e piantai saldamente il piede poco più in alto del suo inguine, facendolo piombare a terra alle mie spalle. Cademmo di schiena sul parquet nello stesso istante, con un tonfo così forte che mi meravigliai del fatto che non avessimo lasciato un cratere sulle assi di legno. La cosa di cui non mi meravigliai affatto, invece, fu la sensazione di avere tutti gli organi della cassa toracica incastrati in gola: praticare le arti marziali su una superficie dura non era mai piacevole.
Mi rialzai in fretta, ma non abbastanza da sfuggire alle braccia di James, che mi agguantò per le ginocchia e mi trascinò nuovamente a terra, in un groviglio di calci, pungi, grugniti non meglio identificabili e mezze bestemmie.
«Tu! Piccola schifosa… ouch! Ci vai tu all’appuntamento con… cazz… Merlino, i calci nelle palle non valgono! »sbraitò, quando risposi a un suo gancio sinistro particolarmente ben indirizzato con un calcio altrettanto ben indirizzato… ma non in un posto che lui gradisse, evidentemente.
«L’ho fatto per il tuo bene! » replicai, cercando di divincolarmi dai suoi dannatissimi bicipiti da Cacciatore «Se aspettiamo che… merd… prenda tu l’iniziativa … ahi! … resterai single a vita! »
James mi si buttò addosso di peso, spiaccicandomi sul tappeto ai piedi di Draco, che dal canto suo se ne stava seduto sul divano con le gambe accavallate e l’aria di distaccato interesse di chi se la sta godendo come un porco ma fa finta di niente per non dover intervenire. Immaginavo che, non potendo picchiarmi di persona, assistere alla mia distruzione per mano di James fosse la sua massima aspirazione, al momento.
«Il mio bene questo cavolo! »sbottò James «Io sto benissimo single! »
«Sì, certo. »ansimai, con il poco fiato che mi restava nei polmoni «Lo dicono tutti, ma poi… »
In qualche modo riuscii a rotolare di lato, ribaltando le posizioni. Mi trovai a cavalcioni di James, e ne approfittai per assestargli un sano pugno nello stomaco. L’aria che gli fuoriuscì improvvisamente dai polmoni, assieme ad un gemito strozzato, mi diede una sorta di sadica soddisfazione.
«Già devo sopportare voi cugine… »sibilò, bloccandomi i polsi «Mi manca solo una ragazza… »
Eseguii un’improbabile contorsione per riuscire a tirargli una spallata nei denti. «Puoi dire quello che ti pare »replicai «ma la verità è che sei troppo pirla per combinare qualcosa con una ragazz… ouch! »
James, con un potente colpo di reni, riuscì a liberarsi dalla mia presa, e mi intrappolò nuovamente tra i suoi non-esattamente-leggeri settantacinque chili ed il non-esattamente-morbido pavimento. «Ma per fortuna! Non voglio diventare un pazzo isterico sclerato come te e Dominique! »
Gli tirai una testata sul naso. «Io non sono una pazza isterica! »sbottai. Mi dimenai disperatamente, ma le braccia di mio cugino sembravano essere diventate una prigione di ferro. «Malfoy, miseriaccia, vuoi fare qualcosa?! Mi sta spiaccicando! »
«Ma è proprio questo il bello. » ghignò l’uomo Barbie.
Appurato che Draco non aveva la minima intenzione di accorrere in mio aiuto, dovetti arrangiarmi da sola, e lo feci con una gomitata intercostale ben piazzata. James gemette ed allentò la presa, permettendomi si liberarmi.
«Merda, lo vedi che sei una pazza isterica? »esclamò, tenendosi una mano sulle costole.
Ok, ammesso e non concesso che fossi una pazza isterica… «E questo cosa diamine c’entra con il fatto che non vuoi avere la ragazza? »
James mi si scagliò addosso, e ruzzolammo entrambi contro il muro. «Guarda che lo abbiamo capito tutti che è perché ti piace Malf… »
A quel punto, per non farlo parlare, gli infilai praticamente il pugno in bocca. «A me non piace nessuno! »strillai.
Adesso qualcuno mi spieghi perché cavoloho un cugino così catastroficamente idiota. Cioè, ma doveva proprio venirsene fuori con queste perle in presenza di Draco?
E poi, dettaglio non meno importante, come diavolo era venuto a saperlo? Ero davvero così pateticamente cotta che persino James se n’era accorto?
«Rose! »la voce strozzata del sopraccitato australopiteco mi strappò violentemente dalle mie seghe mentali «Non respiro! » Solo allora realizzai che la mia mano destra era saldamente stretta attorno al suo collo, e lo stava letteralmente strangolando. Lasciai andare la presa immediatamente. «E comunque… »tossì James «puoi negare quanto vuoi, ma so benissimo che Mal… »
« Yaaaaaah!» Lo placcai di nuovo, coprendo le sue parole con un urlo belluino. «Ti ho detto che non mi piace, cazzo! Si può sapere chi cavolo ti ha messo in testa un’idea del genere? »
Non poteva esserci arrivato da solo. Principalmente perché, se davvero ci era arrivato da solo, ero peggio che fottuta.
James mi spinse di lato. «L’ha detto Al che ti piace! » esclamò.
Lista delle cose da fare, punto primo: uccidere Al.”
E lista delle osservazioni simil-intelligenti da fare nel disperato tentativo di salvare la mia già ampiamente calpestata dignità: «Punto primo »sottolineai il concetto con un pugno, che James schivò goffamente «da quando ascolti tuo fratello? E punto secondo »aggiunsi, con un secondo pugno, che questa volta – e con mia somma soddisfazione – andò a segno «Al ha anche detto a Kathie che ti avrebbe fatto piacere uscire con lei. »
James si bloccò, grattandosi il mento con espressione pensosa. «Uhm… vero… »
Stavo per approfittare della sua momentanea distrazione per mettere fine a quell’improvvisato incontro di lotta libera, ma fui scagliata indietro da una barriera invisibile. Fulminai Draco con uno sguardo assassino: certo non si poteva dire che lui è il tempismo andassero d’accordo. «Grazie tante per essere intervenuto, ma adesso non serve più. »soffiai «Quindi, se potessi cortesemente mettere giù la bacchetta e lasciarmi finire l’opera… »
Draco sogghignò e, tanto per restare coerente con la sua stronzaggine infinita, fece finta di non avermi sentita. «E così la piccola Rose avrebbe una cotta… »disse, rivolto a James «mmm… interessante. »
James fece per aprire bocca, ma una mia occhiata fu sufficiente per metterlo a tacere. «Non oserai… »sibilai.
Non poteva osare: anche nella remota eventualità che non fossi morta di vergogna, Draco mi avrebbe presa per il culo fino alla morte. E lo avrebbe detto a Scorpius… Merlino, non volevo nemmeno pensarci…
«Bha, in effetti Sev spara un sacco di cazzate… »borbottò James infine, con un’alzata di spalle «E poi hai ragione, a te non potrebbe mai piacere uno come Mal… »
«DUE ELEFANTI SI DONDOLAVANO SOPRA IL FILO DI UNA RAGNATELAAAA… »
James sollevò i palmi delle mani. «Ok, va bene, come vuoi… Ora devo tornare a casa, in teoria sono ancora in punizione… e poi, sempre in teoria, visto che non ho fatto l’esame, non dovrei smaterializzarmi… »tirai un sospiro di sollievo: forse potevo cominciare a sperare di cavarmela senza particolari danni alla mia dignità… «Comunque volevo dirti che il trentuno, alla Tana, faremo la riunione generale per mettere in atto il piano LSD… ah, e anche che sei una stronza, e che non te la farò passare liscia, per Kathie. »concluse, dedicandomi un ultimo sguardo rancoroso prima di scomparire con un pop.
Mi afflosciai contro il muro, mentre il mio cuore riprendeva lentamente a battere a un ritmo normale. “La mia età biologica, adesso, è di più o meno quarant’anni…” considerai.
Draco mi lanciò un’occhiata di traverso. «Cosa sarebbe l’operazione LSD? »
«Spacciamo droga. »risposi, impassibile.
Draco inarcò un sopracciglio, ma non commentò. Si limitò ad alzarsi dal divano con un sorrisetto malizioso. «Tanto ho capito chi ti piace. »
Sobbalzai, e sbattei la testa contro il muro. “Merda! No, sta bluffando, non può essere… mi rifiuto di crederci!
« No che non sai chi è! » gli urlai dietro, mentre lui saliva le scale « Non lo conosci neanche! »
« Sì, sì, come no… » ridacchiò, e sparì al piano di sopra.
Ora la mia età biologica si aggirava attorno agli ottant’anni. “Stupendo, stando alle statistiche mi restano due anni scarsi di vita…
 

***
 

Venerdì pomeriggio, poco prima delle quattro, ero in piedi davanti allo specchio del bagno, con un tubetto di mascara aperto in una mano e una confezione di fondotinta nell’altra. Era da più o meno due ore che mi impiastricciavo la faccia con tutti i cosmetici che ero riuscita a sottrarre dal beauty case di mia madre, ma l’unico apparente risultato che avevo ottenuto era che ora sembravo un panda con il rossetto. Sbuffai e spremetti il flacone di latte detergente nell’ennesimo batuffolo di cotone, che presi a passarmi con rabbia sul viso.
Non c’era niente da fare: trucchi o non trucchi, push up o non push up, non sarei mai stata bella come Dominique. Lanciai il batuffolo di cotone, che ormai era completamente nero, nel lavandino, imprecando sottovoce.
Dovevo essere proprio cretina per essermi chiusa in quel bagno a truccarmi, sperando di risultare quantomeno comparabile a mia cugina. Cretina e masochista, perché se la mia autostima aveva bisogno di una mazzata definitiva per crollare del tutto, bhe, gliel’avevo appena data. Mi passai furiosamente la matita nera attorno all’occhio destro, immaginando come sarebbe stata bella la mia vita se Dominique non fosse esistita. Sì, era un pensiero orribile, considerato che Domi era mia cugina, nonché la mia migliore amica (o perlomeno quella che si supponeva dovesse esserlo), ma non ci potevo fare niente: ogni tanto la odiavo con tutto il cuore.
Mi morsi le labbra con forza, e mi riempii le ciglia di mascara, con tanta foga che finii quasi per ficcarmi l’applicatore nell’occhio. Il modello di Calvin Klein provò timidamente a bussare ai miei pensieri, ma lo cacciai via con ferocia. Già era difficile convincere i miei ormoni a fissarsi con un altro ragazzo, quando avevo Malfoy tra i piedi ogni giorno, se ci si fosse messo pure il modello sarei davvero impazzita.
Miseriaccia, Rose, devi fartelo passare dalla testa!
Non vedevo l’ora che quella dannata estate finisse, e che Malfoy tornasse a rintanarsi nei dormitori di Serpeverde, lontano otto piani e sette rampe di scale magiche da me.
Ma naturalmente non mi era concesso pensare una cosa del genere senza che Scorpius mi capitasse tra capo e collo, ricordando ai miei ormoni impazziti perché non volevano che dormisse a otto piani di distanza da me. Ed infatti la porta del bagno si aprì, rivelando il biondino di cui sopra.
Sobbalzai, ed il tubetto di mascara mi cadde di mano, schizzando di nero la ceramica immacolata del lavandino.
Scorpius arrossì leggermente. «Oh… scusa… »
Sbuffai e mi misi a pulire il lavandino, facendo del mio meglio per ignorare lui e il modello di Calvin Klein: se ne sarebbe andato da solo, non c’era bisogno che perdessi tempo a sbatterlo fuori. Ne ero così convinta che, quando alzai gli occhi sullo specchio e scorsi il suo volto che spuntava da dietro la mia spalla, mi prese un mezzo infarto.
«Malfoy, ti dispiacerebbe…? »sbottai, irritata, voltandomi per fronteggiarlo.
Ma nel progettare la scena in cui lo sbattevo brillantemente fuori dalla porta, con un paio di mosse di Karate, dovevo aver trascurato le piccole dimensioni del bagno, perché trovarmi a pochi centimetri dal suo petto mi fece passare qualsiasi voglia di allontanarlo da me. Inclinai la testa verso l’alto per guardarlo negli occhi, ma troppo tardi mi accorsi di quanto quella mossa fosse stata stupida: era così vicino che mi sarebbe bastato alzarmi sulle punte dei piedi (bhe, e che lui si chinasse di più o meno mezzo metro) per sfiorare le sue labbra con le mie. Se fossimo stati in un film romantico a quel punto sarebbe scattato il bacio. Ma non eravamo in un film, e, per quanto il mio stomaco aggrovigliato reclamasse un contatto più intimo, sapevo perfettamente che non ci sarebbe stato nessun bacio, nemmeno per sbaglio.
«Scorpius. »disse.
Mi riscossi violentemente dalla contemplazione delle sue labbra. «Eh? »
« Scorpius. »ripeté «So che il mio nome non è particolarmente bello, ma preferisco che mi chiami così, piuttosto che Malfoy. »aprii la bocca per rispondere qualcosa, anche se non sapevo assolutamente cosa, ma lui mi precedette «E la prossima volta che hai intenzione di mettermi il muso, ti sarei grato se mi avvisassi con un po’ di anticipo. Sai, se tutto ad un tratto cominci a non parlarmi più, senza nemmeno spiegarmi cosa ti ho fatto, potrei restarci male. »
Mi sentii una totale idiota. Peggio, mi sentii addirittura in colpa per come lo avevo trattato in quei giorni.
Assurdo, come se quello che ci sta male adesso fosse lui! Ha la sua Dominique, cosa gliene dovrebbe mai importare del fatto che gli parlo o non gli parlo?
Eppure mi sentivo stupida, sia per il comportamento infantile che avevo avuto in quei giorni, sia per il color aragosta che dovevano aver assunto le mie guance. «Io… tu non c’entri… era solo… un momento no, ecco… »borbottai, affrettandomi ad abbassare gli occhi, per non dover sostenere il suo sguardo. Ma mi ritrovai con il mento intrappolato tra le sue dita affusolate, che mi costrinsero ad alzare nuovamente il viso.
Sentii un lungo brivido percorrermi la spina dorsale, per quel semplice contatto. Per quelle dita da pianista che mi stringevano il volto con decisione, ma senza per questo essere meno delicate. Per quegli occhi verde pallido, che mi fissavano con intensità attraverso le lenti degli occhiali. Sentivo il cuore martellarmi furiosamente nel petto, e mi stupii di constatare che, per una volta, il modello non stava rompendo. Nella mia testa c’era solo Scorpius, quello vero, quello senza tartaruga e senza ghigno pervertito, quello con gli occhiali e con le guance arrossate dall’imbarazzo…
«Hai… un po’ di mascara sulla guancia. »sussurrò, strofinandomi il pollice sulla pelle sotto lo zigomo.
«Oh. »balbettai.
Sì, esatto, di tutte le cose idiote che potevo dire scelsi proprio “oh”, che probabilmente quanto a idiozia le batteva tutte. Oh, come… ma cosa me ne fregava di come, quando Scorpius mi stava guardando in quel modo?
«Stai bene, truccata… »
Si chinò un po’ verso di me… ormai c’erano appena una ventina di centimetri tra le nostre labbra, e quando respiravo troppo profondamente, nel vano tentativo di rallentare i battiti del mio cuore, sfioravo il suo petto con il mio.
Merlino, se si avvicina ancora anche solo di un centimetro è la fine…
E lui si avvicinò ancora, e ancora, finché i nostri respiri si mescolarono, nel minuscolo spazio che restava a dividere i nostri volti. E allora, come avevo predetto, la fine arrivò. Ma di tutte le forme in cui avrebbe potuto arrivare (io che urlavo a squarciagola “ho una cotta megagalattica per te, Scorpius!”, io che mi avventavo sulle sue labbra come uno che ha appena attraversato il deserto si avventerebbe su una bottiglia d’acqua o in alternativa io che morivo d’infarto) non avevo considerato che sarebbe arrivata sotto la forma di Dominique che scampanellava con insistenza.
Sobbalzammo entrambi, e ci allontanammo precipitosamente.
«Oh… ehm… »balbettò Scorpius, passandosi una mano tra i capelli con aria terribilmente imbarazzata «io… è meglio che vada ad aprire… »
Mi appoggiai al lavandino e mi limitai ad annuire: non avevo semplicemente la forza di parlare.
«D’accordo, allora… ehm… ci raggiungi? »
Annuii di nuovo, e Scorpius si affrettò a  sgusciare fuori dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle, come se stesse fuggendo da un Molliccio. Rimasi immobile, ad ascoltare i suoi passi che scendevano le scale precipitosamente, e poi la voce seccata di mia cugina, che esclamava. «Oh, ma allora non siete stati rapiti dai Mangiamorte! Sono le quattro e venti, si può sapere cosa cavolo stavate facendo? »
Strinsi con forza il piano del lavandino, fino a farmi male alle dita: non c’erano dubbi, io odiavo Dominique.
 

***
 

Passammo tutto il pomeriggio a correre da un negozio all’altro, io incavolata nera – con mia cugina, con la sorte, con Dio, con Merlino, con il mondo... –, Scorpius parecchio preoccupato al pensiero di quello che mia cugina aveva intenzione di fargli, e Domi – l’unica che pareva divertirsi – assolutamente esaltata, che ronzava attorno a Scorpius studiandolo da tutte le angolature ed esprimendo ad alta voce le sue osservazioni, che spesso e volentieri facevano arrossire furiosamente lui, e infastidire terribilmente me.
La prima tappa che facemmo fu in un negozio di ottica, dove Domi ordinò una quantità spropositata di lenti a contatto usa e getta ad un commesso parecchio perplesso. La seconda tappa fu presso il bottino dell’immondizia sul marciapiede di fronte al negozio, dove Domi gettò gli occhiali che aveva sottratto a tradimento a Scorpius.
«Ah, Merlino, ma cosa fai?! Non ci vedo niente, così! »sbottò lui.
Domi alzò gli occhi al cielo e lo prese a braccetto, impedendogli di buttarsi a capofitto nel cestino per ripescare i suoi amati occhiali. «Ti manca solo mezza diottria. » minimizzò «Ci vedi benissimo anche senza. »
«Mi mancano un punto e mezzo sull’occhio sinistro e due sul destro. » ci tenne a precisare lui, con una smorfia infastidita che lo fece assomigliare orribilmente al padre.
«Appunto, ci vedi benissimo. »concluse Domi, trascinandolo verso la prossima tappa del suo tour.
«Non ci vedo un cazzo. »stava sibilando Scorpius, mezz’ora dopo, mentre Dominique contrattava con una parrucchiera per definire il taglio di capelli a cui sottoporre la sventurata cavia.
Immaginai che ci vedesse davvero abbastanza male, se era arrivato a dire cazzo, ma non trovai nessuna parola per confortarlo. In verità era da quando eravamo usciti di casa che non trovavo nessuna parola da dirgli, e perciò non gli avevo detto assolutamente niente. Anche perché Domi aveva assunto il monopolio su di lui, e l’idiota – da bravo idiota – non sembrava particolarmente intenzionato a cambiare la situazione, coinvolgendomi un po’ nelle loro conversazioni. Però quando gli faceva comodo naturalmente mi rivolgeva una delle sue classiche occhiatine supplicanti, come a dire “ti prego, salvami da questa pazza”. Bhe, che si salvasse da solo. Io non ero la sua ragazza, né tantomeno il suo principe azzurro, nel caso non se ne fosse accorto, perciò non mi sentivo minimamente in dovere di tirarlo fuori da quella situazione.
Così impara ad accettare di uscire con Dominique!
Eppure, quando uscimmo in strada assieme ad un ragazzo senza occhiali, e con una chioma di corti capelli biondo miele, appena un po’ più lunghi sulla frangia, in modo da potergli ricadere sulla fronte in delle morbide onde leggermente arricciate, dovetti ammettere che mia cugina qualcosa di buono lo aveva fatto. Anzi, più che buono, proprio bono… a quel punto il modello di Calvin Klein prese il sopravvento sui miei neuroni, e per tutto il tragitto che ci separava dal centro commerciale più vicino non vidi altro che addominali e boxer neri fin troppo pieni.
Arrivati al centro commerciale Domi si scatenò, trascinandoci da un negozio di vestiti all’altro senza nemmeno lasciarci il tempo di respirare. Dopo due ore passate tra camerini (quando Domi entrò nel camerino da dove Scorpius si rifiutava di uscire, sostenendo che quei pantaloni gli lasciavano mezzo sedere di fuori, e lo rendevano totalmente ridicolo, sentii l’irrefrenabile istinto di ucciderla) e pile di vestiti da uomo, mia cugina si disse finalmente soddisfatta degli acquisti fatti. Avevamo comprato due paia di jeans stretti, di quelli che vanno indossati più per esibire le mutande firmate che i pantaloni stessi (o almeno, sono quelle che si notano, più che i jeans), un paio di pantaloni bianchi aderenti che – e qui il modello di Calvin Klein organizzò un’orgia con i miei ormoni – gli facevano un culo da dio (“Ma come fa ad avere un culo così dannatamente perfetto se non fa nemmeno sport?”), ed un paio di pantaloni di pelle di drago a cui Scorpius si era strenuamente opposto, ma che Domi aveva deciso di comprare in modo altamente antidemocratico, sostenendo che avrebbe fatto un torto all’umanità a non indossare dei pantaloni che lo facevano sembrare così figo. A quel punto le guance di Scorpius erano letteralmente andate a fuoco, e lo sventurato destinatario delle folli attenzioni di mia cugina aveva deciso di non sindacare più sugli acquisti, lasciando che Domi si sbizzarrisse sul fronte delle maglie senza metterlo troppo in imbarazzo con i suoi commenti. In verità, alla fine, per quanto riguardava le maglie c’era stato poco da comprare: avevamo preso un paio di magliette aderenti (di cui una fucsia, alla cui sola vista Scorpius era inorridito), e Domi gli aveva dato il permesso di continuare a indossare le sue polo e le sue camicie, a patto che portasse le camicie rigorosamente senza cravatta, e con i primi bottoni slacciati. Avevamo terminato il rinnovo del guardaroba con un paio di Converse bianche a collo basso, che Scorpius aveva trovato estremamente plebee e volgari, nonché scomode ed inutili, ma anche qui Domi aveva fatto finta di non averlo sentito, ed era andata a farsi fare lo scontrino con un sorriso sornione. L’ultima, dolorosa tappa era stata in un negozio di articoli sportivi, dove Domi aveva insistito per comprargli un completo da jogging e un bilanciere – non mi opposi a quest’ultima decisione perché ritenevo che un attrezzo del genere avrebbe potuto tornarmi molto utile per i miei allenamenti, ma non per questo evitai di pensare che mia cugina era totalmente, irrecuperabilmente fuori di testa, e a quanto pareva dalla sua faccia lo pensò anche Scorpius.
Alle otto e cinque minuti, finalmente, arrivammo a casa, carichi di borse e con l’enorme scatola del bilanciere che ci levitava davanti, grazie ad un provvidenziale incantesimo di Domi. Mamma e Draco, che stavano cenando, ci rivolsero due identici sguardi allibiti. «Si può sapere dove siete stati fin a quest’ora? »chiese Draco, che sembrava più irritato dal fatto che suo figlio si fosse mescolato con la plebaglia Weasley che dalla tarda ora. «E cosa diamine hai fatto ai capelli? »aggiunse, rivolto al figlio.
Scorpius arrossì. Il modello si tastò la chioma con aria compiaciuta, e poi, con l’altra mano, passò a tastarsi una cosa che… bhe, la sostanza è che arrossii anch’io. Domi, invece, pareva del tutto a suo agio, e gli rivolse un sorriso smagliante. «Buonasera signor Malfoy… zia… abbiamo fatto un po’ di shopping. »
« Un po’… »ripetè mamma, sconcertata, fissando le enormi borse che pendevano dalle braccia di tutti e tre.
«Bhe, avreste dovuto avvertirci, se avevate intenzione di tornare a casa così tardi: questa casa non è un hotel, per vostra informazione. »grugnì Draco, rivolgendosi a me e Scorpius come se Domi non esistesse «Adesso filate a mettere via quelle borse e venite a tavola. »
«Dominique »intervenne mamma, che se era altrettanto arrabbiata almeno aveva avuto la decenza di non darlo a vedere davanti ad un ospite «vuoi restare per cena? »
L’occhiata di esterrefatto furore che le rivolse Draco fu abbastanza esplicita da convincere Domi a declinare l’offerta. «Grazie, zia, ma mi aspettano a casa… »disse «Li aiuto un attimo a mettere via le borse e poi vado. »
Ci arrampicammo su per le scale, trascinandoci dietro le borse, mentre Draco sibilava qualcosa che suonava molto come “se avessi voluto che la mia casa diventasse un parco giochi dei Weasley avrei potuto direttamente farmela con tuo marito…”
Per una volta mi trovavo d’accordo con lui: Domi stava diventando fin troppo invadente; ero stufa marcia di ritrovarmela sempre a casa che sbatteva gli occhi in direzione di Scorpius.
Appena raggiungemmo il corridoio, davanti alla porta della camera di Scorpius, mollai le borse sul pavimento e andai a chiudermi in bagno, sbattendo la porta per mettere il mondo al corrente del mio malumore. Ci misi un tempo ridicolamente lungo per lavarmi le mani, sperando che quando sarei uscita dal confortante rifugio di quel bagno avrei scoperto che Domi se n’era già andata. E mi parve che fosse proprio così, quando trovai il corridoio deserto, e la casa silenziosa. Decisi di controllare se Scorpius era ancora in camera sua prima di scendere, ed abbassai la maniglia chiedendomi se, una volta che Domi si era tolta dalle scatole, avremmo potuto riprendere da dove ci aveva interrotti quel pomeriggio. E a quanto pareva anche Scorpius provava un gran desiderio di riprendere quell’attività, così grande che non gli era importato che la persona con cui l’avrebbe portata a termine fosse diversa da quella con cui l’aveva iniziata.
Sentendo il cigolio della porta Scorpius sobbalzò, voltandosi nella mia direzione con l’aria di chi è stato beccato a fare qualcosa di molto compromettente. E per l’appunto era a torso nudo, con le braccia ancora sollevate sopra la testa, e Domi teneva tra le mani la sua polo.
Il modello, dentro la mia testa, cadde a terra, stecchito. E probabilmente io avrei fatto lo stesso, se non avessi avuto rispetto di quel minimo di dignità che mi restava.
Perché diamine ha fatto tutto quel teatrino in bagno, prima, se in verità voleva solo farsela con Dominique?
Mi sentivo presa per il culo, e anche tanto. Possibile che fossi talmente cotta da aver visto tanti cuoricini rosa dove in realtà non c’erano? Possibile che prima Malfoy mi stesse semplicemente pulendo la guancia dal mascara, e che io avessi costruito un sacco di improbabili castelli in aria per niente? Eppure Al me l’aveva detto che gli piaceva Dominique, e l’avevo visto con i miei occhi, quanto Scorpius fosse in balia di un paio di occhioni celesti che non erano certamente i miei.
Come diamine avevo fatto ad essere così idiota?
Il volto di Scorpius, che già era parecchio colorito, assunse una sfumatura di rosso quasi violaceo. «Oh… ehm… Rose, noi stavamo… »
“… facendo cose che non voglio sapere, sì.”
Mi costrinsi a sorridere, anche se più che un sorriso quella che mi si dipinse in faccia sembrava una smorfia. «Non mi devi nessuna spiegazione. La tua vita è tua, puoi farne quello che ti pare. »
Mi chiusi la porta alle spalle, facendomi violenza fisica pur di non sbatterla, e mi avviai lentamente verso il piano di sotto, autoconvincendomi che io ero superiore a tutto quello. Ma quando a porta si riaprì di scatto, e Scorpius mi inseguì, afferrandomi il braccio prima che potessi imboccare le scale, mi resi conto che non ero superiore proprio a un bel niente, e che se non mi avesse tolto le mani di dosso entro mezzo millesimo di secondo lo avrei picchiato.
«Rose, »sussurrò, concitato, mantenendo la voce bassa per paura che mamma e Draco ci sentissero «ascoltami, non è come sembra, io… »
Alzai un sopracciglio, interpretando alla perfezione la parte dell’annoiata. «Perché, come sembra? »chiesi.
«Io… lei… stava solo… »
Gli battei una pacca sulla spalla, sorprendendomi di essere riuscita a sfiorarlo senza cedere alla tentazione di prenderlo a pugni. «Ho fame, Scorp. »e dette quelle parole mi liberai dalla sua presa e scesi in cucina, pronta a ricambiare le occhiate ostili di Draco con rinnovata ferocia.
Risposta definitiva: io odioDominique Weasley.
L’accendiamo?
Accendiamola.
 

   
 
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