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Autore: YuXiaoLong    23/12/2010    2 recensioni
Capita di rado, ma le storie di due mondi possono intrecciarsi.
Yulannath dell'Accademia dei Due Draghi (salvo in casi formali, Yu) è un giovane bizzarro: sognatore, distante, distratto, irrilevante per i Terrestri, che lo conoscono con un altro nome. Ma egli è un Viaggiatore, capace di attraversare il Confine, la barriera che separa la Terra dall'Inframondo: il mondo gemello che alberga ogni sorta di creatura fantastica. Ma ben presto il suo destino lo porterà al di là di entrambi, fra rancori e ambizioni senza tempo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ars Arcana, Capitolo IV

Draco Dormiens

Yu si sentì immensamente sollevato nel constatare che la fama dei Nani era ben meritata: a parte a ferita alla testa, Rangrin non sembrava aver riportato danni gravi e, bisognoso di tenere le mani occupate, aveva chiesto al mago il permesso di cercare il pallone nel cortile del castello. Il giovane, dal canto suo, non aveva motivo di vietarglielo, posto che la tormenta era ormai placata, quindi, dopo aver condiviso con lui un pranzo freddo a base di pane, vino e formaggio, lo lasciò fare.

Con suo sommo dispiacere, il nano trovò presto il suo mezzo: la tela si era completamente squarciata e si era afflosciata mestamente ai piedi della torre. Le scorte e gli attrezzi che si trovavano nella cassa all’interno della navicella erano salvi, ma Yu certamente non possedeva i materiali necessari per riparazioni così pesanti, e comunque, difficilmente l’avrebbe lasciato decollare: in primo luogo, perché il tempo era infido, e altre bufere potevano scatenarsi senza preavviso, e, ragionò Rangrin, perché un pallone che si gonfiava nel cortile del castello non sarebbe certo passato inosservato. Gli Euxeliani avrebbero l’avrebbero cercato e Turm avrebbe preteso spiegazioni. Fece una smorfia, contrariato dalla situazione: il suo prezioso pallone era distrutto, ed era costretto a fare il doppio gioco. Non erano certo Turm o l’esercito di Euxelia a spaventarlo: erano i Demoni Evanescenti a terrorizzarlo. Da quando li aveva visti, non era passato giorno in cui non si fosse sentito osservato, i loro occhi violacei perennemente inchiodati addosso, ammiccanti dietro ad ogni ombra.

Sospirò, pensando che forse Yu, essendo uno di loro, avrebbe saputo proteggerlo. Dopo tutto, i Demoni erano avversari formidabili, anche solo grazie al loro potere di svanire. E Yu era anche un mago, il che aumentava le risorse a sua disposizione… checché non sembrasse troppo sicuro di sé.

Brontolando a denti stretti, si passò una mano sul viso rugoso. Appiedato, doppiogiochista e, prevedeva, ridotto a balia di un Demone forse più sciocco che buono. Scuotendo il capo, recuperò gli oggetti che gli parvero più utili (tra cui la bussola, sebbene il freddo avesse congelato l’ago) e provò a convincersi che, dopo tutto, doveva un favore al piccolo Demone e che magari sarebbe stato un valido alleato.

Da parte sua, sicuro che Rangrin non rappresentasse una minaccia, Yu trascorse la giornata in biblioteca: come aveva fatto ogni giorno, doveva ampliare il repertorio di incantesimi contenuti nel Compendium, e doveva cercare di capire dove fossero i due Draghi e come fosse possibile svegliarli. Le indicazioni sui libri dell’Accademia, purtroppo, erano vaghe e fumose: come ogni conoscenza potenzialmente distruttiva, era stata nascosta chissà dove, e solo i Rettori potevano avervi accesso.

“Dietro al Velo che tutto cela, nel Santuario Interno ove solo Uno può entrare…”

Ogni volta che in un libro si accennava ai luoghi dove i due Draghi riposavano, lo si faceva attraverso quell’indovinello, o altri simili. Frustrato, come ogni volta, Yu si massaggiò con le dita la radice del naso.

Sapeva, ovviamente, che il Drago del Fiume (Dragonessa, in effetti) e il Drago della Valle non erano draghi ordinari: erano più simili a spiriti guardiani, numi tutelari della regione. L’Accademia era dedicata a loro, fondata nella speranza che i suoi studiosi potessero custodire Alborea durante il loro sonno. E così era sempre stato, ma il troppo amore per la pace li aveva resi vulnerabili. I draghi in senso stretto… be’, erano decisamente troppo riservati per preoccuparsi delle scaramucce fra esseri umani. Sarebbero semplicemente rimasti a guardare, fintanto che la cosa non li avesse toccati da vicino, e di certo gli Euxeliani si sarebbero ben guardati dal farli infuriare.

Non erano numerosi: non più che qualche decina sparpagliata fra le montagne, ma si trattava pur sempre di creature formidabili.

Yu, in passato, aveva più volte espresso il desiderio di poterli avvicinare per studiare la loro cultura e cercare di avvicinarli agli altri abitanti della regione, ma Lea era troppo spaventata dai pericoli che una simile spedizione comportava: non sarebbe stato esatto dire che si trattava di esseri crudeli o di cuore malvagio, ma avevano un’idea tutta loro di purezza e nobiltà, e non erano disposti a trattare con qualcuno che non fosse “puro”… qualunque cosa volesse dire. E di certo non l’avrebbero tollerato nei loro territori.

“Allora? Trovato notizie sui lucertoloni?”

L’improvvisa domanda di Rangrin lo fece trasalire con tanta violenza che per poco non cadde dalla sedia.

Si voltò con stizza verso il nano, evidentemente compiaciuto del suo sgomento, e fece una smorfia.

“Qui si parla per indovinelli. Tutti i libri che potrebbero dire dove effettivamente i due Draghi si trovino, sono stati nascosti molti anni fa. Tutto ciò che resta sono favole, saggi di etica e poco altro…” rispose.

“Hmm…” fece il nano, lisciandosi la barba rossa. “Non c’è un qualche luogo a cui siano collegati in particolar modo? Tipo… non so, un santuario o qualcosa del genere? Magari quello è un buon posto per cominciare le ricerche” ipotizzò.

Yu alzò gli occhi al cielo, pensoso. Sì, esisteva un santuario, in effetti… ma, a detta degli altri maghi dell’Accademia, era solo un luogo simbolico, una sorta di monumento ai protettori di Alborea. Un luogo come tanti altri. D’altra parte, nei libri che aveva a disposizione non v’era alcun riferimento al santuario: non era facile stabilire se fosse stato costruito prima o dopo il castello. Magari visitarlo non avrebbe risolto alcunché, dopo tutto ci era stato già altre volte, e non era accaduto niente di straordinario; ma era anche vero che, secondo le regole della magia, certe cose si palesano solo quando ce n’è davvero bisogno… e di aiuto ce n’era un gran bisogno, in quel momento.

Si strinse nelle spalle. Al peggio, avrebbero perso tempo; non che non lo stessero già perdendo, si rammentò.

“Abbiamo un santuario dedicato a loro, è nei sotterranei” rispose all’aviatore, annuendo. “Possiamo tentare” concluse, chiudendo i volumi e alzandosi in piedi.

In silenzio, guidò Rangrin fra gli scaffali della biblioteca, fino a raggiungere l’estremità nord-occidentale dell’edificio, ove esso si fondeva con la montagna: una sala lettura in cui la luce filtrava da grandi vetrate poste sul soffitto; la polvere che aleggiava per l’ambiente catturava i raggi del sole in una danza di scintille dorate. Il nano guardò alternativamente mago e le pareti con fare scettico, ma Yu lo ignorò, e prese a percorrere il lato occidentale della stanza, ad occhi chiusi, passando le dita sulla pietra grigia per risvegliarne la magia.

Quando ne avvertì la presenza, un fugace guizzo ai margini della coscienza, aprì gli occhi, recitò la formula-chiave e mosse la mano in un gesto ad esse; la parete si increspò come uno specchio d’acqua, e si dissolse, rivelando un passaggio scavato nella roccia.

Sorridendo allo sbalordito nano, frugò in una tasca della toga e ne estrasse un cristallo, che illuminò con poche sillabe magiche, indi si avviò per il cunicolo. Rangrin gli si accodò, e la parete ricomparve alle loro spalle, fredda e inamovibile.

Per diversi minuti, camminarono come sospesi nel buio, guidati dalla luce dorata del cristallo, e gli unici rumori furono i loro piedi sulla pietra umida e scivolosa e il loro respiro. Poi, il corridoio si fece più tortuoso e accidentato, le pareti stesse divennero irregolari, e più di una volta il tozzo Rangrin dovette mettersi di profilo per riuscire a passare; d’altra parte Yu, alto e snello, era spesso costretto a piegarsi un po’ di lato per non sfregare contro la pietra, e con quella toga verde sembrava un qualche bizzarro serpente. Qua e là cominciarono ad apparire chiazze di muschio, e in svariati punti Rangrin notò rivoletti d’acqua solcare la roccia. Il loro mormorio li avvolse a poco a poco, finché ad esso non sia aggiunse anche lo scroscio di una qualche cascata.

“Ci siamo quasi” annunciò a bassa voce Yu.

Poco dopo, il passaggio si allargò bruscamente, subito dopo una macchinosa svolta a gomito, e Rangrin comprese che lo scroscio non era quello di una cascata, ma di molte cascate assieme: la fine del corridoio si affacciava su un enorme pozzo circolare del raggio di svariate decine di metri. Un corridoio circolare, scavato nella roccia e protetto da un’alta balaustra, lo percorreva in tutta la sua circonferenza. Al centro del pozzo, poco più alto del passerella, si ergeva un grande pilastro; dal corridoio, una stretta scala conduceva alla sua piatta sommità; al centro, una sorta di altare di pietra bianca come la neve risplendeva accecante nella luce del sole, che precipitava nelle viscere dalla terra da un’apertura situata molto sopra di loro.

Senza esitare, il mago si incamminò per la passerella rabbrividendo per il freddo ogni volta che il cammino lo conduceva vicino ad una delle cascate che si riversavano, tutto attorno, nel buio del pozzo.

“Quando il sole è alto” gridò, per sovrastare il rumore dell’acqua, “le gocce d’acqua creano tanti arcobaleni, ma mi sa che per oggi ce li siamo persi”.

Rangrin, in quel momento molto più interessato alla sua barba piena di goccioline d’acqua che agli arcobaleni, si limitò a scrollare le spalle e a seguirlo, fino a che non videro l’altare.

Su un basamento cilindrico, era poggiato un grande disco di pietra bianca, ornato da un bassorilievo che persino l’arcigno nano avrebbe definito di rara bellezza: i corpi sinuosi dei due draghi ne percorrevano per intero la circonferenza, per poi curvarsi dolcemente verso il centro del bassorilievo, dove i loro musi si toccavano, tracciando un’aggraziata esse che divideva la composizione in due metà perfette. I due spazi che ne risultavano erano decorati con motivi diversi: da un lato, volute di nebbia, nuvole vorticose e spruzzi d’acqua, dall’altra un paesaggio nebbioso da cui emergevano maestosi picchi coperti da rigogliosa vegetazione.

La lavorazione era squisita, curata nei minimi particolari: le scaglie dei draghi, scolpite con pazienza una ad una, da quelle grandi, simili bande di cuoio sui ventri delle creature, fino a quelle sottilissime, in corrispondenza delle loro dita; le criniere, fluenti e folte, e l’espressione sui loro volti, serena, tenera, mentre si sfioravano a vicenda. Sulla fronte di ciascuno era incastonata una gemma purissima: uno zaffiro circolare per il Drago del Fiume, e uno smeraldo lanceolato per il Drago della Valle.

Rangrin era sbalordito.

“Chi l’ha fatto?” domandò, sfiorando la pietra senza chiedere il permesso. Yu non ne fu disturbato, o non lo diede a vedere: era un tocco leggero, carico di ammirazione e rispetto… probabilmente non tanto per i Draghi, ma per la mano che li aveva ritratti.

“Nessuno lo sa” rispose, sorridendo, come faceva ogni volta, rivolto alla coppia. Similmente al nano, carezzò la schiena di uno dei due draghi, e ne seguì il corpo sinuoso fino alla testa.

“Il Santuario è tutto qui?” domandò l’aviatore, senza staccare gli occhi dalla pietra.

Yu annuì.

“Nessuna iscrizione, nessuna camera secondaria… solo l’altare, le rocce e l’acqua” mormorò, sfiorando la fronte del Drago della Valle. Non l’aveva mai fatto prima: non era mai sceso là sotto da solo, e gli insegnanti gli avevano sempre detto che era di cattivo gusto toccare il bassorilievo. E, d’altra parte, non aveva mai percepito alcuna magia nel luogo.

Accadde tutto in un istante. Quando sfiorò lo smeraldo gli parve di vedere risplendere al suo interno una luce ammiccante. Si chinò sulla gemma per osservarla meglio, quando, all’improvviso, il Drago aprì gli occhi. Tutto il suo corpo fremette, la pietra si sbriciolò e cadde giù dal suo corpo come se fosse stata neve. Paralizzato, il mago lo guardò animarsi e volgere lo sguardo verso di lui. I loro occhi si incrociarono per un solo istante, poi, dallo smeraldo, scaturì una luce intensa, che lo avvolse completamente.

Un istante dopo stava precipitando. Non nel pozzo, come temette inizialmente, bensì dentro le profondità scintillanti della gemma: ne vedeva le sfaccettature sfavillare, distanti, sopra di lui, alla luce del sole, che si faceva sempre più piccola, un puntino bianco nella volta oscura.

“Una trappola…?” pensò, incapace di credere che una magia tanto potente potesse essere così ben celata. Ma non importava.

L’ultima traccia di luce svanì, il buio lo avvolse e si ritrovò sospeso. Non cadeva, ma non poggiava neanche su alcuna superficie. Era senza peso, come se il suo corpo si fosse dissolto.

Si domandò se la sua coscienza sarebbe rimasta intrappolata per sempre in quel silenzio, ma scacciò subito quel pensiero con tutte le sue forze: l’avrebbe solo portato alla pazzia.

Calma, si impose. Era improbabile che chiunque avesse costruito quel santuario potesse ricorrere ad una magia così sinistra. Di certo una via d’uscita da quel nulla c’era.

Di colpo, perse il filo dei pensieri, e si sentì annebbiare. Nell’oscurità, di fronte alla sua coscienza disincarnata, si delineò chiaro e per nulla adombrato, un grande portale, di giada purissima, di un verde lattiginoso. Senza un suono, i battenti si spalancarono su un cielo stellato. Yu li attraversò come in sogno, quasi senza accorgersene, e si ritrovò a guardare una catena di montagne innevate.

Arcoroccia…

Fu appena un mormorio ai confini della sua mente intorpidita, una voce bassa e gentile.

Yu guardò il cielo, e vide il riflesso terrestre di quel luogo… e si accorse che qualcosa non andava. Fra i due mondi gemelli si frapponeva qualcosa, un’ombra scura e nebulosa, aleggiava fra la Terra e l’Inframondo, ed era, lo sentiva, affamata. Dalle sfilacciate propaggini della tetra foschia filtravano una bramosia e una malevolenza che fecero sentire il mago completamente inerme.

Era lì che i nani erano tenuti prigionieri. Fra i due mondi.

Una folata di vento lo portò via, e lui si trovò a turbinare fra cielo e terra, senza sapere dove veniva trascinato, finché non si ritrovò a guardare una baia, piena di luci che si riflettevano sulle acque scure del mare.

Euxelia…

Di nuovo, lo sentì mormorare. E di nuovo, quando guardò il cielo, vide quella massa oscura, ancor più tetra e vorace di quella che aleggiava sulle montagne, galleggiare fra i due mondi, turbolenta, rabbiosa, ed estesa: non era solo una macchia, era come se un intero fronte temporalesco avesse reso ancor più nera la notte. Avrebbe voluto sapere di più, avrebbe voluto vedere la strada, il luogo dove poteva trovare i due Draghi… ma il sonno fu più forte. L’ultima cosa che intravide, fu una trama sottile di scaglie verdissime. L’incoscienza l’avvolse tra le sue morbide spire, poco alla volta, finché le stelle stesse non si spensero.

Oltre il Velo che Tutto Cela, nel Santuario ove solo Uno è ammesso…


Angolo dell'autore: hhmm, l'ennesimo parto della mia mente malata è condiviso. L'atmosfera qui si fa un po' più pesante e "seriosa", ma è normale, tutto calcolato e parte di un diabolico piano del sottoscritto. Sul serio. ò.ò

Colpo di scena? Non so se chiamarlo così... diciamo che è successo un po' di patatracchete. Di certo pare che Yu e Rangrin si siano trovati una bella gatta da pelare. :o

Ma niente paura, Ars Arcana non è un racconto dalle tinte fosche, quindi l'atmosfera tornerà ad assestarsi su quel tono fiabesco che ho cercato di introdurre negli scorsi capitoli. ;)

Un grazie a Lunastorta, che si prende il tempo di lasciare dei commenti su questa mia piccola insana storiella. E' incoraggiante, sul serio. *3*

Oooh, e quasi dimenticavo, un dovutissimo (checché un po' tardivo) ringraziamento a Chiara / fallsofarc, che mi ha pubblicizzato e che si è presa la briga di leggere il mio racconto anche s non è il suo genere. La trovate nella sezione racconti romantici tutta intenta ad essere una grande, se la cercate. *w*

   
 
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