Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: koorime    25/12/2010    2 recensioni
A causa di un incidente l'ultimo Natale a Hogwarts di Sirius non sarà come se l'era immaginato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sirius Black e il suo piccolo pr

Sirius Black e il suo piccolo problema peloso

Capitolo tre.

 

-Etciù!- starnutì Sirius, raggomitolandosi ancora di più davanti al camino. Il tappeto sotto di lui pizzicava, ma non aveva alcuna intenzione di muoversi di lì.

James accanto a lui si agitò, borbottando qualcosa – probabilmente sul tappeto – ma lui lo ignorò, preso com’era nell’assimilare più calore possibile dalle fiamme e dalla coperta sulle spalle. Severus, tra i suoi piedi, starnutì sobbalzando tutto e tornando poi ad arricciarsi un po’ di più su se stesso.

Erano tornati al castello completamente fradici e con un principio di assideramento in atto, ma con degli ampi sorrisi sulle labbra. Remus si era occupato di lanciare incantesimi asciuganti su tutti quanti quando Mastro Gaza li aveva minacciati con lo sguardo di orribili torture se avessero inzaccherato i pavimenti per tutto il tragitto. Ma quel tipo d’incantesimo non riscaldava i vestiti e quindi, una volta al sicuro nella Torre, si erano accucciati tutti insieme attorno al camino, evocando quattro coperte nelle quali arrotolarsi in cerca di calore.

-Deve essersi raffreddato.- disse James, indovinando i suoi pensieri.

-È tutta colpa tua.- brontolò lui, guardandolo male e allungando contemporaneamente una carezza al gattino, che socchiuse gli occhi appena infastidito.

-Ti sbagli.- ribatté James, tirandogli una ciocca di capelli -È colpa tua! Ti sei completamente rincoglionito! Io ho solo cercato di recuperarti in qualche modo...-

-Facendo venire una bronchite a un gattino, sì. Idiota.- brontolò ancora Sirius, ringhiando di gola quando James gli tirò nuovamente i capelli. Remus alzò gli occhi al cielo, raggomitolato nella sua poltrona preferita, la fedele cioccolata calda tra le mani.

-Vi rendete conto che vi state scaricando una colpa inutile?- cominciò, occhieggiando poi la causa di quel litigio infantile

-Non è inutile!- ribatté invece Sirius, guardandolo ringhioso, al che Remus alzò gli occhi al cielo, esasperato.

-Sirius, a ben vedere, lui non si sarebbe raffreddato se non avesse deciso di farsi una passeggiata nella neve.-

Sirius aprì la bocca per ribattere, ma non trovò nulla da dire, limitandosi invece a brontolare qualcosa di indistinto e prendere il gattino tra le braccia, stendendosi poi con la testa in grembo a James.

Severus brontolò di rimando al cambio di posizione, risvegliato dal suo stato di sonnolenza, e si sistemò più comodamente sul suo petto, chiudendo nuovamente gli occhi e tornando così a godersi il calore della coperta nella quale venne avvolto. Una parte di lui – quella ancora umana – si rendeva conto che non fosse normale addormentarsi così rapidamente e con così tanta frequenza, ma sembrava che quel suo corpo gattoso la pensasse diversamente. Si accoccolò meglio, sospirando soddisfatto quando le dita di Black si fecero strada nel suo pelo e cominciarono a sgrattinarlo dolcemente. Non riuscì a frenarsi dal fare le fusa e tendersi contro il suo tocco, rapito dal piacere.

Nell’intera Sala Comune vigeva un silenzio rilassato e sonnacchioso, figlio della spossatezza e del calore del camino. Lo scoppiettare delle braci era l’unico suono che riempiva l’aria, l’unico che spezzava la monotonia dei loro respiri tranquilli.

C’era quiete e Severus non l’aveva mai percepita così chiaramente. Doveva essere vero che gli animali – o almeno alcuni di essi – erano empatici, perché non credeva di essersi mai sentito così bene. Calmo e rilassato, con le dita di Sirius Black ad accarezzarlo lievemente tra le orecchie, il suo cuore a pulsare quietamente sotto le sue zampine.

Qualcosa cambiò quando un’ombra si stagliò sopra di loro. Frank Paciock del sesto anno[1], riconobbe Severus con un occhietto socchiuso, classificandolo come irrilevante e tornandosene a dormire beatamente.

-Sirius?- chiamò il ragazzo, sorridendo gentilmente quando Sirius rivolse i suoi occhi grigi su di lui -La professoressa  McGranitt mi ha chiesto di consegnarti questa.- spiegò, porgendogli una pergamena ripiegata. Sirius la accettò con un cenno del capo e rispose al suo sorriso, congedandolo. Lo vide raggiungere una ragazza molto carina con un caschetto moro e stringere la mano che lei teneva tesa per lui. Tornò concentrato sulle sue di mani quando James gli strappò la missiva dalla presa.

-Ehi!- sbottò, ma James lo ignorò, dispiegandola e leggendola per lui. Lo fissò per un attimo, passandogliela poi corrucciato.

-È per te.- disse, guadagnandosi un’occhiataccia da Sirius -È della McGranitt.-

-Questo lo sapevo già!- sbottò Sirius, scattando poi a sedere quando lesse le poche righe dell’insegnante, ignorando persino il miagolio oltraggiato di Severus, quando rotolò sul suo grembo.

Signor Black, diceva, porti il nostro ospite nel mio studio appena legge questa mia. È tutto pronto.

Seriosa e concisa anche nei bigliettini, eh?

Lasciò che Remus gliela sfilasse di mano e la leggesse, con Peter che faceva altrettanto da sopra la spalla.

Che diavolo significava? Non avevano detto due giorni? Non erano ancora passati, allora perché?

Sirius strinse inconsciamente la presa sul gattino, le dita che lo accarezzavano in modo distratto.

È tutto pronto, diceva la missiva, ma non era possibile, giusto?

Non poteva essere – ...

-Sirius?- la voce di Remus lo richiamò, facendogli voltare gli occhi su lui e il suo sorriso. Era incoraggiante, perché Remus sapeva e capiva.

Remus capiva sempre tutto, anche quando gli altri brancolavano nel buio – come in quel momento.

Sirius increspò appena le labbra, sospirando e alzandosi, la coperta che si ammucchiava ai suoi piedi.

-Tutto pronto?- sussurrò Peter rileggendo la pergamena -Di che sta parlando?-

-Uhm- disse Sirius, senza smettere di volgere lo sguardo tutt’intorno, come fosse in cerca di qualcosa -Le avevo detto che avevo trovato un gattino e che forse l’aveva perso qualcuno.- mentì, infilandosi le scarpe scompostamente -Immagino abbia trovato il suo padrone.-

Alzò gli occhi e trovò i suoi amici fissare alternativamente lui e il gattino ormai sveglio e vigile tra le sue mani.

-Oh.- disse James e nei suoi occhi Sirius ci lesse una nota di tristezza. Ghignò, nonostante tutto, per la follia di tutta quella storia. Se solo James avesse saputo chi esattamente era quel gattino, probabilmente sarebbe morto sul colpo.

-Beh, o quello o è tutta una scusa della mia Minerva per donarsi a me sulla sua scrivania!- chiosò, ammiccando malizioso. Rise di cuore quando i suoi amici gemettero in sincrono, come un unico disgustato essere; persino Severus si lamentò, brontolando e mordendogli la mano in vendetta.

-Oh, sparisci, re del cattivo gusto![2]- lo scacciò Remus, facendolo ridere mentre si succhiava l’ennesima ferita sulla mano.

-Ah, voi non capirete mai la bellezza di quella donna!- si lamentò lui divertito, infilandosi Severus nella tasca della felpa.

-E non sai quanto questo mi renda felice!- borbottò James, agghiacciato -Ewn!- aggiunse, sfilandosi gli occhiali e premendosi le mani sulle palpebre abbassate -Immagini mentali indesiderate, ewn! Remus, obliviami!-

-Pure a me!- lo supplicò Peter, la voce soffocata dal cuscino in cui aveva seppellito la faccia.

-E chi oblivierebbe me, poi?- brontolò Remus, agitandosi sul posto -Non voglio vivere con certe immagini in testa! Non voglio questa conoscenza, grazie tante.-

Sirius roteò gli occhi -Morgana di pizzo vestita! Siete delle mammolette!-

-Urg!- gemette James, storcendo il viso come se fosse sul punto di vomitare -Grazie mille, Felpato! Adesso vedo lei in pizzo!- disse, facendo gemere di rimando gli amici. Sirius invece rise ancora più divertito.

-Oh, sono certo che starebbe divinamente!- ammiccò, facendoli rabbrividire. Remus lo guardò in tralice, dopo essersi sfregato con forza le mani sul viso e tra i capelli, rovinando la sua aria slavata da inglese perfetto.

-Piantala di tergiversare e vai, Sirius. Deve tornare tutto come prima, lo sai. È inevitabile.-

Sirius s’irrigidì e sbottò -Non sto facendo nulla del genere!- Ma arrossì, contraddicendosi così da solo. Remus sorrise comprensivo e lui sussultò appena, sentendosi avvampare ancora di più, sentendosi scoperto; scavalcò Peter e se ne andò, borbottando un -Ci vediamo a cena.- prima che il quadro si richiudesse dietro di lui.

Davvero, certe volte odiava Remus.

***

La professoressa McGranitt lo aveva accolto con la solita espressione severa che usava solo per lui – quella che gli dava sempre la sensazione che lo avrebbe volentieri messo in punizione fino ai trent’anni. Sirius aveva provato con il suo sorriso più smagliante, ma l’unica cosa che aveva ricevuto era stata la comparsa di una nuova rughetta nell’angolo dell’occhio sinistro della professoressa. Si era limitato allora a mostrarle Severus, offeso per il trattamento riservatogli – non doveva essere piacevole essere sballottato per aria –, che si dibatteva tra le sue mani.

-Almeno è ancora vivo.- sospirò l’insegnante e senza aspettare una sua qualunque rimostranza, s’incamminò fuori dallo studio -Venga con me.-

Raggiunsero l’infermeria, dove già c’erano ad aspettarli Madama Chips, Lumacorno e addirittura Silente.

-Buona sera e buona Vigilia.- li salutò allegramente il preside, gli occhi che brillavano divertiti da dietro le lenti a mezzaluna.

-Buona Vigilia a lei, preside.- sorrise la professoressa, seguita a ruota da un brontolio di Sirius. Silente gli regalò un sorriso ampio e, ancora una volta, divertito.

Che diavolo aveva da essere così divertito? Si chiese, oscurandosi appena.

-Bene- riprese Silente -Visto che ci siamo tutti, direi che possiamo cominciare. Signor Black, poggi il signor Piton sul letto, per piacere.-

Sirius sussultò, ma annuì ed eseguì l’ordine, facendo poi un passo indietro; s’infilò le mani in tasca, osservando Madama Chips afferrare saldamente il gattino e il professor Lumacorno versargli in gola una pozione con il contagocce. Severus si lamentò appena, un lamento basso e gutturale, e lui si piantò le unghie nei palmi per starsene fermo.

-Non ha un buon sapore, lo so, signor Piton, ma le servirà.- disse l’infermiera con voce dolce ma decisa, senza però lasciare la presa sul suo corpicino. Lumacorno si allontanò e tornò poco dopo con il contagocce di nuovo pieno, stavolta di una pozione verde pallido. Il gattino mandò giù anche quella, con una serie di smorfiette che resero comica un po’ tutta la scena. Forse più tardi Sirius ne avrebbe riso, ma in quel momento non ci riusciva, continuando invece a osservare il gattino venir liberato e spinto ad accucciarsi.

-Adesso si riposi.- ordinò Madama Chips, voltandosi infine verso gli altri con un cenno del capo. Silente sorrise e annuì.

-Bene!- disse con enfasi -Credo allora che sia meglio lasciar riposare il nostro signor Piton, adesso. Poppy ne avrà ottima cura.-

-Ovviamente.- rispose l’infermiera, facendo evanescere con un colpo di bacchetta le boccettine sul comodino.

-Allora a più tardi.- sorrise Silente, voltandosi poi verso Sirius, ancora fermo nell’angolo -Mi raccomando, signor Black, non faccia tardi per cena. Credo sia serata di budini.- disse, uscendo poi con gli altri due professori, mettendoli al corrente di quanto, in effetti, desiderasse un budino per cena.

-Signor Black, ancora qui?- chiese Madama Chips quando notò che il ragazzo non accennava a muoversi. Ma Sirius non parve neanche averla sentita, preso com’era nel rincorrere i propri ragionamenti.

Aveva riconosciuto la prima pozione – la prendeva regolarmente Remus dopo ogni trasformazione, quando era troppo provato per sopportare altro dolore – e questo aveva innescato una serie di ragionamenti a freccette che gli stavano impallando il cervello.

-Madama- cominciò, la bocca completamente secca -È doloroso?-

La donna lo guardò impassibile per un attimo, poi sospirò, evocando due sedie e accomodandosi, invitando l’altro a fare altrettanto.

-Credo che lei sappia quanto possano essere dolorose certe trasformazioni maledette.- cominciò e Sirius seppe che stava parlando di Remus e della sua licantropia. Annuì quando si rese conto che la donna non aveva intenzione di continuare senza un suo segno di starla seguendo.

-Deve sapere, signor Black, che le maledizioni influenzano il corpo in modo profondo. La trasformazione avviene a livello cellulare, creando un nuovo essere completamente diverso dall’ospite, perché appunto, trasforma ogni cellula del corpo.- volse lo sguardo verso l’occupante del letto, spingendo così anche Sirius a fare lo stesso. Sembrava fosse cresciuto nel frattempo, ma in modo strano: la colonna vertebrale era più lunga e ricurva, tutto arricciato com’era su se stesso.

-Per quello che abbiamo capito io e il professor Lumacorno, quell’esplosione ha avuto un effetto simile sul signor Piton. È come se... beh, se ci fosse un’infezione nel suo corpo e la pozione preparata da me e il professore avesse attivato gli anticorpi del signor Piton per debellarla. È come se stesse smantellando questo corpo e sostituendolo contemporaneamente con quello umano.- tacque per qualche istante, tornando con gli occhi su di lui -Lei sa bene cosa significa far ricrescere le ossa, vero, signor Black?- Sirius annuì, ricordando le innumerevoli fratture avute nel corso di quegli anni -Può quindi ben immaginare cosa significhi dover far ricrescere un intero scheletro umano, con annessi tendini, muscoli e cartilagine.-

-Ma l’antidolorifico...- cominciò lui, occhieggiando pallido Severus.

-L’antidolorifico rende solo il dolore sopportabile, non lo fa sparire.- concluse la donna impietosamente, alzandosi infine -Io adesso ho del lavoro da sbrigare. Le concedo cinque minuti, signor Black, poi dovrà andarsene. Il signor Piton ha bisogno di assoluto riposo.-

-Quanto ci vorrà?-

-Tutta la notte per permettere alle ossa di saldarsi correttamente.-

Sirius sentì lo stomaco sprofondargli nei piedi. Non avrebbe mai creduto che la notizia di un’intera notte di continuo dolore per Piton l’avrebbe fatto sentire così... misero. Neanche quella volta del Platano si era sentito così.

-Non può... fare niente?- chiese, sentendosi la gola legata, mentre quel corpicino tremava davanti ai suoi occhi. Non emetteva un solo lamento, ma Sirius non ne fu sorpreso. Lo conosceva abbastanza da sapere che sarebbe morto di dolore piuttosto che ammettere di star soffrendo, soprattutto davanti a lui. Era un tale orgoglioso cocciuto, quando ci si metteva.

-No, mi dispiace.- sospirò Madama Chips -Non senza interferire con la pozione. Adesso però vada, Signor Black, lo lasci riposare.-

Sirius annuì e si alzò, e l’infermiera se ne andò, fiduciosa che avrebbe obbedito. Ma Sirius rimase ancora, incapace di scollare gli occhi da Severus, il cui pelo era molto più rado di prima. Tentennò appena, facendosi infine coraggio e avanzando di un passo, le mani poggiate sulle lenzuola pulite.

-Senti...- cominciò, non sapendo bene come continuare. A dire il vero, non sapeva esattamente cosa volesse dire, ma sentiva di volerlo fare -Mi dispiace.- si riscosse a dire, infine, facendo una smorfia quando continuò -Sì, lo so, non mi credi, ma...- sospirò, ingobbendosi appena -Lascia stare.-

Si allungò sul corpo e gli sfilò il collarino, facendoselo scivolare in tasca. Dopodiché si voltò e uscì, guardandosi un’ultima volta alle spalle appena prima che la porta si chiudesse.

***

La Sala Grande era addobbata a festa, con ghirlande di agrifoglio e pungitopo che pendevano dalle pareti e non meno di dodici maestosi abeti meravigliosamente decorati con candeline e festoni di bolle a riempirla e rallegrarla. Dal soffitto incantato scendevano pigri fiocchi di neve, evanescendo un attimo prima di toccare le teste degli esigui studenti rimasti.

Sirius trovò facilmente il gruppetto di amici e lo raggiunse, accomodandosi accanto a James.

-Ehi, Felpato!- lo salutò quello con un’amichevole pacca sulla schiena -Com’è andata?-

-Uhm, bene.- rispose lui, con gli occhi fissi sulle costolette che si era fatto scivolare nel piatto -Ci sono stati abbracci e lacrime e ringraziamenti per il mio indomito coraggio nell’aver salvato un povero gattino indifeso dalle fauci di un orribile mostro a tre teste...-

-Non l’avevi semplicemente trovato?- lo interruppe James divertito, addentando poi una salsiccia intinto nel purè. Sirius gli regalò un’occhiata derisoria.

-Vedi? Non capisci niente. Questo si chiama romanzare.-

-Questo si chiama raccontare un cumulo di sciocchezze.- intervenne Remus con un sorriso. Gli occhi però lo scrutavano seri e gli ponevano mille domande.

Come stai? È andato davvero tutto bene? Lui come sta?

Sirius trattenne lo sguardo su di lui, lasciando che vedesse tutto e trovasse da solo le risposte che cercava. Beh, non proprio tutto. C’erano cose – pensieri – che era meglio non mostrare. Neanche lui era certo di cosa significassero, dopotutto.

Quando Remus annuì e allargò appena il sorriso, Sirius ghignò e scrollò la testa.

-Ah, quanto siete noiosi...-

-Ho come l’impressione che anche la McGranitt non abbia gradito la tua avvincente storia.- rise James, indicandogli con un cenno del mento la professoressa al tavolo insegnati.

-Merlino, Sirius, credo che stia tentando di farti scoppiare la testa solo fissandoti!- disse Peter, sputacchiando pezzetti di arrosto.

Sirius volse lo sguardo verso la donna e le sorrise apertamente, tentennando appena quando lei assottigliò gli occhi e tornò alla sua cena.

Ahia, si disse, è ancora arrabbiata.

Sbuffò e ponderò che forse sarebbe stato meglio starsene tranquillo per un po’, se non voleva che la professoressa lo appendesse per i cosiddetti fuori dalla Torre di Astronomia.

-Nah- disse, scrollando le spalle -Sta solo facendo un po’ di scena. Lei mi ama!-

-Come un Confrigo nei denti.- rispose James, rubandogli una costoletta dal piatto.

-Ehi, avete notato che la tavola di Serpeverde è vuota?- attirò l’attenzione Peter, mentre i due si contendevano la costoletta della discordia.

-Sono andati tutti a casa, no?- provò Remus con un sorrisino e un’occhiata a Sirius, che si era rabbuiato all’istante ed era tornato a concentrarsi solo sul suo piatto.

-No, non è possibile. Io stesso ho sentito Piton dire a Lumacorno che sarebbe rimasto per le vacanze. Lui dovrebbe esserci.- ragionò James, guardando verso il tavolo incriminato come se potesse far comparire l’oggetto del loro discorrere con la sola forza del pensiero -In effetti, sono due giorni che non lo vedo da nessuna parte...-

-Magari sta architettando qualcosa!- ipotizzò Peter, sussultando quando James gli agitò la forchetta sotto il naso a mo’ di arma.

-Allora dovremmo investigare! Tu che ne pensi, Felpato?-

-Io penso che dovreste smetterla di dire sciocchezze.- intervenne Remus con il suo miglior cipiglio da Prefetto -Vi avverto, non tollererò alcun vostro maltrattamento, divertente o meno, a suoi danni!-

James sbuffò e infilzò con rabbia l’ennesima salsiccia -Guastafeste.- brontolò, seguito a ruota da Peter.

Dopodiché James riprese a parlare di Quidditch e la cena proseguì tranquilla.

Sirius però fu distratto per tutto il tempo, continuando a pensare e ascoltando poco e niente i suoi amici saltare da un argomento all’altro come rane sulle ninfee.

Non poteva farci niente. La mente tornava sempre e comunque verso l’infermeria, riempiendosi di domande e pensieri che lo stordivano e lo estraniavano dal mondo.

Dovette ringraziare Remus se, a fine cena, si rese conto – grazie a un calcio ben assestato nel suo stinco – che se ne stavano andando, senza destare i sospetti di James, che non aveva fatto altro che guardarlo a momenti alterni.

James sospettava. Probabilmente non sapeva lui stesso cosa, ma sospettava e questo era abbastanza per Sirius. Remus stava cercando in tutti i modi di aiutarlo, di coprirlo in qualche modo, ma sembrava che Sirius fosse completamente perso nel suo mondo e che ne fosse risucchiato all’interno con una rapidità impressionante.

Una volta tornati alla Torre, si gettarono sui vari divanetti, continuando a chiacchierare e godendosi la Sala Comune vuota. Non durò a lungo, poiché in poco tornarono gli altri studenti rimasti per le vacanze, ma almeno così James si distrasse nel fare il re e non pensò per un po’ allo strano comportamento del suo migliore amico.

Era quasi mezzanotte quando Sirius decise che era ora di agire. James stava fingendo di corteggiare Alicia, che rideva divertita, con le guance arrossate per le lusinghe, mentre Frank lo minacciava giocosamente di piantarla di provarci con la sua ragazza.

-Zitto, Paciock! Tu non te la meriti!- disse James con un ghignetto assolutamente malandrino.

-E tu sì, invece, Potter?-

-Certo! Io sono il re! Merito la principessa più bella del reame!-

Alicia rise, nascondendo il viso nel collo del proprio ragazzo. James ghignò ancora e lei lo guardò con gli occhi lucidi di divertimento.

-Sai, non credo che Lily sarà felice di sapere che è stata deposta.- insinuò con voce carezzevole. James rimase interdetto, boccheggiando come un pesce rosso tra le risate degli altri studenti. Incrociò le braccia al petto e mise broncio, come un bambino.

-Questo non è divertente...- brontolò, agitandosi sul posto -Se Lily lo scopre mi affattura, dannazione!-

-Allora tieniti la tua regina, Potter.- sorrise Alicia, stringendo la mano di Frank -Io mi tendo il mio principe.- disse, prima di posargli un bacio delicato sulle labbra, che fece esplodere la Sala in fragorosi incitamenti.

Sirius li guardò, ridacchiò appena e si alzò, stiracchiandosi.

-Pss, Lunastorta.- chiamò l’amico con un calcetto -Io vado a dormire. Sono... sai, stanco.-

Remus lo guardò senza parlare per un tempo infinitamente lungo, al punto che Sirius temette che avesse capito qualcosa. Poi però sorrise e annuì -In effetti sono stanco anche io. Oggi nella neve ci siamo sfrenati.-

Sirius sorrise e gli fu grato, perché Remus sospettava, ma non chiedeva, lasciandogli la libertà di agire come meglio credeva.

Una volta al sicuro nel suo letto, Sirius attese. Steso con le mani allacciate dietro la testa e le caviglie incrociate, aspettò di sentire i propri compagni salire e infilarsi nei loro letti. Li sentì bisbigliare da dietro le tende tirate, parlare anche di lui.

-Non vi sembra strano?- chiese James. La voce era ovattata e Sirius suppose che aveva parlato mentre si sfilava il maglione.

-In che senso strano?- questo era Remus. E gli stava tenendo il gioco, adorabile lupacchione. Decise che gli avrebbe regalato una cassa immensa di cioccolata.

-A me è sembrato pensieroso.- disse Peter e Sirius sapeva che aveva scrollato le spalle. Peter scrollava sempre le spalle quando aveva quel tono di voce.

-Appunto!- rincarò James. Sirius sorrise nel buio del suo baldacchino, figurandosi la foga appena trattenuta del suo migliore amico che formulava le sue tesi su quella semplice e apparentemente innocua affermazione di Peter -Sirius non ha mai pensato così tanto!-

-Beh, a dire il vero Sirius non ha mai pensato e basta.- disse Remus, facendo ridacchiare gli altri due.

Ehi! Pensò Sirius. Questo non era carino da dire. A questo punto non sapeva se Remus si meritasse ancora il suo mega-fantasticissimo regalo al sapor di cioccolata.

Sentì una serie di fruscii e sospiri beati, e seppe che i suoi amici si erano coricati. Stava per dichiararli addormentati quando James parlò di nuovo, sorprendendolo.

-Credo sia per il gattino. Gli si era affezionato e doverlo restituire lo ha rattristato.-

Seguì un breve silenzio, poi fu Peter a parlare.

-Allora... beh, potremmo regalargliene uno, no?-

-Codaliscia, Sirius non vuole un gattino. Vuole quel gattino.-

-Oh.-

Già, oh, pensò Sirius, sospirando e sfregandosi il viso tra le mani. Era tutto un totale casino, maledizione.

-Cosa pensi dovremmo fare, James?-

-Non lo so. Lunastorta?-

Remus sospirò e parlò in un sussurro.

-Io penso dovremmo dormire. Sirius non è un bambino e non ha bisogno di tre balie. Se vorrà il nostro aiuto ce lo chiederà.-

-Oh, dai! Lo sai che non lo farebbe mai. È troppo orgoglioso!-

-Vuol dire che se necessario lo costringeremo a chiedercelo.- Remus tacque, lasciando che James ponderasse e approvasse la sua strategia. Quando dal letto di Potter arrivò un mugolio di approvazione, continuò -Per ora lasciamogli fare come meglio crede e se comincia a fare il pazzo lo sediamo.-

Gli altri due risero e Sirius sbuffò in silenzio, ma con le labbra arricciate all’insù.

-Adesso dormiamo, dai. Buonanotte.-

-‘Notte, Lunastorta. ‘Notte, Codaliscia.-

-‘Nottemmmh...-

Sirius aspettò in silenzio, ascoltando i respiri dei suoi amici diventare pesanti e sonnolenti; poi sgusciò fuori dal letto, prese in prestito il Mantello dell’Invisibilità di James, la Mappa e fece una capatina al baule di Peter, scivolando poi fuori dalla stanza in assoluto silenzio.

***

Severus digrignò i denti e poi spalancò le labbra, boccheggiando in cerca di aria. I polmoni gli andavano a fuoco e ogni respiro non faceva che alimentare l’incendio che lo stava consumando dall’interno.

Merlino, da quanto andava avanti quella tortura?

Non ricordava. Non riusciva a ricordarlo. Aveva solo un vago ricordo di quando tutto era cominciato, gettandolo con forza nel dolore. L’incoscienza lo aveva rapito, immergendolo in un mondo fatto di nebbia oscura e densa come acquitrino, che si infilava nel suo naso, nella bocca, e tentava di soffocarlo.

La risacca tornò a lambirgli il corpo – la risacca? Era al mare? Ci era stato una sola volta, da bambino. Quanti anni aveva? Quattro? Ce lo aveva portato sua madre in un giorno d’inverno. Il cielo plumbeo, la spiaggia deserta e il sorriso sbiadito di sua madre, erano questi i ricordi che conservava di quel giorno di tanti anni prima.

No, non è vero, si disse. Ricordo la risacca. Ci aveva giocato per tutto il pomeriggio, lo ricordava perfettamente. A piedi nudi, sul bagnasciuga a rincorrere la ritirata del mare, sfuggendo poi verso sua madre quando quella tornava. Ma le sue gambe erano corte e puntualmente l’acqua gli lambiva le caviglie, scaricandogli il freddo pungente nelle ossa.

Ecco! Ecco cos’era. Era l’acqua, la marea! Stava risalendo e lo avrebbe sommerso. La sentiva strisciargli lungo le cosce, su per i fianchi, le braccia, rendendo il suo corpo un unico grumo di sensi intirizziti e muscoli tesi e ossa che dolevano e nervi che tiravano.

Merlino, lo avrebbe sommerso...

Due mani gentili gli sollevarono la testa –innumerevoli stilettate lo trafissero per ogni singolo movimento – rovesciandogli in gola del liquido.

-Questa l’aiuterà.- disse una voce con dolcezza. Severus cercò di opporre resistenza – Non voglio, soffocherò, lasciami andare! – ma era troppo debole e i suoi tentativi furono vanificati da quelle mani invisibili che gli spinsero la testa all’indietro, costringendolo a ingoiare per non soffocare.  Lui si lamentò debolmente, cercò di agitarsi e ricadde su se stesso, sconfitto dal dolore che lo investì.

-Shhh... lo so.- disse quella voce -Lo so, mi dispiace.- La mano fantasma gli accarezzo gentilmente la fronte – gli spostò i capelli? – e vi pose sopra qualcosa di fresco – una pezza?

Severus aprì gli occhi e le rivolse uno sguardo appannato, ricadendo poi di nuovo nell’incoscienza della nebbia.

***

L’acqua nei suoi polmoni si era poi trasformata in fango e glieli aveva resi pesanti – sarebbe morto così? Soffocato dal fango?

La risacca si era ritirata. C’era ancora, la sentiva lambirgli il corpo stanco – Nimue, così stanco – ma era solo un labile sciabordio nella soffitta della sua mente, lì dove aveva ancora quattro anni e scappava tra le gambe di sua madre.  Lei sorrideva sbiadita, i capelli neri legati in una coda bassa e i viso scarno rivolto al vento, mentre lui la osservava con il naso all’insù. Ed ecco – oh! Si era distratto e l’acqua lo aveva raggiunto. Mosse le dita dei piedi e sentì le stilettate penetrarlo, facendolo gemere.

La marea stava risalendo, vedeva – sentiva – l’onda allungarsi sempre di più sul bagnasciuga, minacciando di afferrarlo con i suoi tentacoli di schiuma e trascinarlo sotto, nel fondo, riempiergli i polmoni gli acqua e sabbia per farlo annegare. Doveva allontanarsi, doveva – ma le gambe erano pesanti e non riusciva a muoverle. Cercò di rotolare, di scivolare all’indietro, ma ogni movimento era una tortura e il suo corpo troppo pesante.

Poi un rumore. Nella nebbia della risacca un suono cristallino, un tintinnare. Gli sembrò quasi un richiamo – il canto di una sirena nel fragore della tempesta – e voltò la testa, socchiudendo gli occhi. Una figura oscura tremolava davanti a lui, come un riflesso in uno specchio d’acqua smosso dal vento.

Severus aprì la bocca, rantolò e poi cedette, liberando un rauco gemito quando la risacca gli colpì un fianco. Era salita di nuovo. Era di nuovo a un passo dal soffocarlo.

Si voltò verso la figura – Aiutami. Salvami. Trascinami via, non lasciare che mi prenda! – ma non c’era nulla se non una lama di luce a fendere il buio.

-Signor Piton.- tornò la voce gentile e con lei le mani fantasma -Apra la bocca. Bene così.- Di nuovo un liquido amarognolo fu spinto giù nella sua gola e poi un altro e un altro ancora. Lui lasciò fare, troppo stanco per lottare, e si abbandonò con un sospiro sconfitto.

Le mani fantasma lo rimisero giù e gli sistemarono le coperte, detergendogli la fronte con acqua fresca.

-Dorma.- la sentì sussurrare -Ormai il peggio è passato.-

E, di nuovo, scivolò nel mare di nebbia.

***

La terza volta che tornò cosciente, la stanza era illuminata da un timido sole all’alba. Trasse un profondo respiro e fece un piccola smorfia di dolore alla singola fitta che lo colpì.

Beh, era già un inizio.

Si sentiva la bocca impastata e la gola inaridita. Provò a schiarirsela e ne uscì un suono rauco, di qualcosa di inutilizzato da tempo.

-Ah, è sveglio.- lo sorprese Madama Chips, il cipiglio militaresco onnipresente ma il tono di voce tenuto basso, una gentilezza per le sue meningi provate.

-Come si sente?- chiese, passandogli un bicchiere d’acqua.

-Bene.- gracchiò lui, lasciando poi che l’acqua lo rinfrescasse, mentre lei eseguiva una serie di incantesimi clinici su di lui.

-I valori sono nella norma. Ha qualche fastidio?- chiese ancora lei, passando la bacchetta un’ultima volta lungo tutto il suo corpo. Al suo diniego continuò -Riesce a mettersi seduto?-

Severus annuì e si tirò a fatica sulle braccia, che tremarono appena per lo sforzo. L’infermiera gli sistemò il cuscino dietro la schiena e le coperte sul petto. Solo in quel momento si rese conto di aver in dosso un pigiama – bianco, anonimo. Doveva averglielo messo Madama Chips quando era incosciente, ipotizzò, ringraziando Merlino di esserlo stato. Aveva pochi, frammentati ricordi della notte appena trascorsa, ma era tutto troppo vago e sospettava lo sarebbe stato per sempre. 

-Si sentirà stanco e debole per un po’, è normale...- Madama Chips si interruppe quando lui starnutì -Dovrà riposarsi ancora e mangiare abbondantemente, soprattutto zuccheri a carboidrati. Si sente bene, signor Piton?- chiese, quando un nuovo starnuto lo fece sussultare.

-Benissimo, Madama.- rispose comunque lui, tirando su con il naso.

Tre starnuti dopo, Madama Chips inarcò un sopracciglio, passandogli un fazzoletto. Severus lo accettò e brontolò.

-Ieri, la neve.- disse a mo’ di spiegazione, lasciando che fosse lei a trarne le dovute conclusioni.

-Oh.- disse infatti, con un sorrisino -Capisco. Le faccio portare una bella spremuta di arance, allora.-

Severus brontolò di nuovo, chiedendosi come fosse possibile che con una pozione si potevano far ricrescere le ossa in una notte – un intero corpo, maledizione! – e non potessero debellare un comunissimo raffreddore.

E ovviamente, era colpa di Black.

Voltò il capo, accomodandosi meglio sui cuscini e notò solo un quel momento qualcosa sul comodino: era un sacchetto di juta con un collarino rosso poggiato sulla prominenza; il campanellino riluceva alla luce del pallido sole.

-Ah, quello. Era già qui quando sono venuta a controllarla stanotte, eppure sono certa che non c’era ieri sera.- disse Madama Chips, notando la direzione del suo sguardo. Fece levitare un vassoio da letto ricolmo di vivande fino a lui -Adesso faccia colazione. E non si dimentichi la spremuta.- ordinò, con il suo cipiglio militaresco. Severus sospirò e prese il bicchiere tra le mani, sorseggiando la bevanda fredda. Aspettò che Madama Chips, soddisfatta del suo operato, si voltasse e se ne andasse, prima di voltarsi di nuovo verso il comodino.

Stupido Black.

***

Dopo averlo costretto a riposare per il resto della mattinata, Madama Chips lo lasciò andare per il pranzo di Natale, forse anche solo perché così avrebbe potuto tenerlo sotto controllo direttamente in Sala Grande.

Severus si era cambiato dietro al paravento con gli abiti che l’infermiera aveva fatto portare dal suo baule da un elfo. Si era infilato gli abiti informi con un sospiro di familiarità e aveva indossato la tunica d’ordinanza, richiesta da lui stesso. Non la toglieva mai, anche quando, come in quel caso, non era d’obbligo, perché gli dava sicurezza e un sentore di casa.

Dopotutto Hogwarts era la sua casa.

Ringraziò l’infermiera rigidamente, raccolse le sue cose e se ne andò, ripromettendole che avrebbe riposato ancora prima di pranzo. A ben vedere lo fece. Tornato nella Casa di Serpeverde – completamente vuota se non per lui – salì fino al Dormitorio del suo anno e si stese sul letto con un sospiro.

Quella breve passeggiata lo aveva sfiancato. Rotolò sulla schiena con una smorfia di fastidio quando sentì i muscoli protestare a gran voce e sospirò, chiudendo gli occhi e godendosi la quiete.

Si mosse appena e sentì un tintinnio; si portò la mano occupata davanti al viso e guardò curioso il sacchetto adornato dal collarino.

Perché glielo aveva lasciato? Cosa c’era nel sacchetto?

Non lo aveva ancora aperto e non era certo di volerlo fare – forse c’era solo uno dei soliti stupidi scherzi a suo danno, no? Conoscendo Black sarebbe stato più che plausibile. Però poi gli tornava in mente la sua voce contrita del pomeriggio precedente e il suo goffo tentativo di... beh, non sapeva esattamente cosa. Non era stato cosi tanto lucido, però ricordava il tono dimesso con cui aveva... chiesto scusa?

Possibile che non se lo fosse immaginato?

Sospirò e lasciò andare il sacchetto sul materasso, arricciandosi in posizione fetale e chiudendo gli occhi.

Lascia perdere, si disse, È solo uno dei soliti scherzi di Black. Ma qualcosa continuava a dirgli che stava sbagliando, che non c’era alcun scherzo e che lui sapeva che era cosi.

Gemette e si mise a sedere contro la testata del baldacchino, sistemandosi più comodo che poté e fissando quel sacchetto con odio. Il campanellino riluceva nella luce verde e sembrava quasi deriderlo.

Con un ringhio lo afferrò e lo sfilò, gettandolo tra i suoi piedi, tirando poi i laccetti di juta e aprendolo. Interdetto fissò alternativamente i Topoghiacci all’interno e il collarino sul materasso, incapace di processarne il significato. Poi lo notò: un bigliettino malamente ripiegato e incastrato tra i dolci. Lo spiegò e lesse, sbuffando un sussurro.

-Stupido Black.-

***

-Non posso credere che ci hai regalato dei libri. Di nuovo!-

Il tono scioccato di James fece scoppiare a ridere Sirius e Peter, riecheggiando per tutto il corridoio. Avevano passato un’ora, da quando si erano svegliati, a scambiarsi regali e scartare quelli delle rispettive famiglie. Come sempre sotto il loro albero, ce n’era uno per Sirius firmato Famiglia Potter. Quest’anno gli avevano regalato un caldo maglione grigio fumo, che si sposava perfettamente con i suoi occhi. Sirius se l’era messo dopo aver letto nel bigliettino l’ordine perentorio di mamma Potter di indossarlo per il pranzo di Natale. E di costringere anche James a mettere il suo nero.

Fatto quello, si erano diretti tutti e quattro insieme verso la Sala Grande, affamati e infreddoliti.

-È sul Quidditch, non lamentarti.- brontolò Remus un po’ imbarazzato. James gli diede una blanda spallata e sorrise.

-Non mi sto lamentando. Solo che forse dovresti ampliare i tuoi orizzonti, amico mio.- annuì con convinzione, prima di corrucciarsi quando Sirius intervenne:

-Disse quello con due sole ossessioni. Ed entrambe lo riempiono di lividi!- ghignò, poggiandosi alla spalla dell’amico e scombinandogli i capelli.

-Ehi! Non è vero!- tentò di rimostrare James, scacciandolo nel frattempo con le mani e ridendo, nonostante tutto.

-Ah, no? Pete, di che parla di solito Ramoso?-

-Ehm...- disse Peter, occhieggiando le statue canterine preso in contropiede -Quidditch e Lily Evans?-

-Dieci punti a Grifondoro!- esclamò Sirius camminando all’indietro e alzando le braccia in segno di vittoria, prima di indicare James -Ammettilo, Ramoso, sei un masochista!- ghignò, facendo ridere gli altri due. Intento a fissare il suo migliore amico non si accorse di finire addosso a qualcuno fino a quando non fu troppo tardi.

-Ah, scusam-...- cominciò, voltandosi e gelandosi sul posto.

Severus gli rifilò un’occhiata che non riuscì a decifrare e aprì la bocca, ma non ebbe tempo di fare altro che la voce di James lo interruppe.

-Non intralciare la strada rimanendotene imbambolato, stupido Mocciosus!- sbottò, nonostante fosse più che consapevole che Sirius avesse la sua parte di colpa. Gli occhi di Severus si spostarono su di lui e questa volta per Sirius fu facile riconoscervi l’astio, che mutò poi in derisione, con l’allargarsi del ghigno su quelle labbra sottili e screpolate.

-Perché, non è carino?- chiese mellifluo, prima di voltarsi e incamminarsi verso il proprio tavolo. Sirius lo guardò allontanarsi e sentì uno strano miscuglio di sollievo e ansia.

Sembra stia bene, pensò con un lieve accenno di sorriso. Ma continuava a chiedersi se avesse ricevuto il suo regalo di Natale e l’avesse perdonato – se lo avrebbe fatto in futuro. Ricevette la sua risposta quando Severus trillò uno starnuto.

Ammiccò confuso, volgendo lo sguardo ai suoi amici e trovandoli nelle medesime condizioni; si scambiarono delle occhiate incerte prima di tornare con gli occhi sul compagno Serpeverde, che aveva sfilato una mano dalla tasca e si era portato un fazzoletto al naso, affogandoci dentro un altro starnuto.

Questa volta il trillò fu molto più chiaro per tutti e quattro, che trattennero il fiato per la sorpresa – Sirius un po’ più degli altri – quando notarono al polso di Severus un collarino rosso con un campanellino dorato.

Severus notò di essere la causa del loro stupore e arrossì lievemente, conscio del perché lo stessero fissando in quel modo. Tentennò appena, prima di prendere dalla tasca qualcosa e lanciarla verso Sirius.

-Buon Natale a te, Black.- borbottò, voltandosi e raggiungendo di gran carriera il tavolo della sua Casa. Solo una volta sedutosi azzardò un’occhiata verso di lui, gli zigomi appena arrossati.

Sirius ghignò e guardò divertito il Topoghiaccio nella sua mano, scoppiando in un latrato divertito quando sentì James, accanto a lui, gemere -Oddio!- conscio che il suo migliore amico stesse incastrando tutti i pezzi del puzzle.

Ma a Sirius non importava. Si infilò il dolcetto in bocca e ghignò ancora di più, voltandosi verso i suoi amici.

-Allora? Che stiamo aspettando? Ho fame!- annunciò, cominciando a sospingerli verso il tavolo. Remus scosse la testa e ridacchiò, accomodandosi e aspettando che Peter si decidesse a chiedergli qualche spiegazione. James continuò a spostare gli occhi da Sirius a Severus con l’espressione di chi non vuol credere a ciò che ha visto, mentre Sirius, dal canto suo, i suoi occhi non li tolse da Severus per tutto il tempo, continuando a sorridere e ridacchiare al rossore stizzito che si fece sempre più evidente sul viso dell’altro.

-Oddio!- gemette all’improvviso James -Oddio, carino!- biascicò, stringendo la manica di Remus, che sorrise quasi in scusa.

Dal leggio, Albus Silente augurò a tutti Buon Natale.

*fine*

 

 

Noticina: mi accodo a Silente e vi auguro Buon Natale dal più profondo del cuore ♥ ♥ ♥ Spero che con questa storia vi abbia rallegrato e fatto compagnia almeno un po’, distraendovi dal marasma parentale in cui siete sommersi. E spero che la sua conclusione vi spinga a lasciarmi almeno un commentino, anche solo per la buona volontà.

Ancora Buon Natale e – visto che ci sono – felice anno nuovo! ♥


 

[1] La Row non ci ha fornito della data di nascita di Frank, quindi ho deciso che ha un anno in meno ai Malandrini, tutto qui XD

[2] Citazione di Gold Tinted Spectacles di Beren e tradotta da Grace.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: koorime