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Autore: ethelincabbages    25/12/2010    7 recensioni
Questa è la storia di quello che sarebbe successo se Harry e Hermione non fossero stati quei retti e leali eroi che noi conosciamo. Questa è la storia di quello che sarebbe potuto succedere in una tenda nascosta nel nulla inglese, una notte di dicembre, tra due ragazzi soli, spaventati e alla ricerca di un po' di calore. Questa è la storia di un errore.
Chi sei, Chris? Chi sei?
Un’incrinatura sul percorso lineare del destino. Sei un pensiero scritto frettolosamente nella stesura di una lettera altrimenti perfetta, una frase sbagliata che hanno cercato con sollecitudine di cancellare, sistemare, riordinare in qualche modo. E non ci sono riusciti.

Avvertimenti: Questa storia contiene una buona dose di drammaticità postmoderna, qualche triangolo amoroso, diversi cliché, personaggi che potrebbero essere considerati Out of Character e personaggi non presenti nella saga originale.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Capitolo 4
Limiti
 
A Hogwarts era cominciata la solita vita con poche o nessuna variazione. Una caratteristica della scuola che Chris iniziava a odiare ma da cui subiva l’inevitabile assuefazione era la routine. La fine delle guerre magiche aveva portato tra le mura del castello una relativa tranquillità a cui non si assisteva da prima dei tempi in cui Minerva McGranitt e Tom Orvoloson Riddle giravano pacati tra una lezione e l’altra come due studentelli qualsiasi. Le lezioni avevano il potere di assorbire tanta di quella energia da Chris da farla distrarre per un po’ dai suoi sogni notturni e dal forte senso di vuoto che l’accompagnava dal giorno della morte della madre. Era più facile concentrarsi a lezione e buttarsi nei libri che fermarsi a pensare.
“Settembre sa di miele,” se ne uscì una mattina Sybil, mentre preparavano la relazione lunga un rotolo di pergamena sulle trasfigurazioni umane per il professor Heartfield.
Chris evitò di perdere tempo a chiederle dove sentisse un tale odore tra tutti i libri impolverati della biblioteca. “Settembre sa di pioggia,” rispose invece adocchiando un Ted Lupin completamente fradicio che si avvicinava a loro. Spostò Trasfigurazione Avanzata prima che le sue manacce bagnassero del tutto il volume. “Lupin, sei fradicio!”
“ ‘Giorno anche a te, Chris,” fece lui, pizzicandole la mano. “Sybil,” salutò l’altra compagna, e ignorò l’ ‘ahu’ di protesta dell’amica. I ciuffi quella mattina gli brillavano di un acceso verde, era evidentemente su di giri. “Chi fra voi due belle donzelle mi aiuta col tema sulle trasfigurazioni umane?”
“È una relazione, Teddy.”
“E non è uguale?” Le punte dei capelli divennero un pizzico più scure, sintomo di perplessità. Chris avrebbe potuto scrivere un trattato su come, quando, e perché i capelli di Ted cambiavano sfumatura o tonalità.
“No, non è esattamente così,” rispose Sybil come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Un tema presuppone generalmente che ci sia un’argomentazione, una relazione è una semplice descrizione del soggetto di studio,” aveva iniziato a frequentare Hermione anche lei? “Cosa non riesci a fare?” concluse rivolta a Ted.
“Beh, ehm… non so come iniziare…”
“Come proseguire e come finire,” concluse Chriseys per lui, mentre apriva il tomo gigantesco. “Potresti iniziare guardandoti allo specchio,” Ted sorrise compiaciuto “oppure leggendo questo bel capitolo qui, che ne dici?” glielo porse.
“Sì, ma ci vuole troooppo tempo!” Allungò la ‘o’ del ‘troppo’ per sottolineare il proprio disappunto, mentre la sua testa diventava di un tenue colore blu. “Devo vedermi con Victorie questo pomeriggio.”
Ecco. C’entrava sempre Blondie. La cara, dolce, piccola Victoire Weasley, l’irrimediabilmente perfetta biondina del quarto anno, cuore e dolce metà del povero Ted. Dovunque andasse, qualsiasi cosa dicesse, il suo angelo tornava sempre nei suoi discorsi e pensieri. Era schifosamente sdolcinato, e terribilmente doloroso.
 Non parlerà mai di te in quel modo. Non ti guarderà mai così.
Chris s’accorse di stringere con molta più forza del dovuto la piuma che aveva in mano. Ted allontanò con delicatezza dagli occhi di lei una ciocca castana sfuggita al controllo delle pinzette. Questo gesto dolce scacciò via, anche se solo per un po’, quella voce provocatrice dentro di sé.
“Tassorosso. Gran lavoratore. Il Cappello ha sicuramente sbagliato con te,” osservò infine la ragazza, e sbuffando e scherzando tornò a fare quello che sempre aveva fatto, e mai avrebbe smesso nonostante tutte le sue buone intenzioni: aiutare il suo Teddybear, anche se non lo meritava.
 
*
 
La pioggia del mattino aveva lasciato il posto a una serie di nuvole sparse, accerchianti un sole mite e timoroso di venir fuori. Chris e Sybil si ritrovarono con due ore libere da riempire: nonostante sprofondare nel divano di fronte al camino in Sala Comune sarebbe stata un’opzione piacevole in pieno inverno, quei quattro raggi di sole di metà settembre risultarono una tentazione abbastanza forte per godere un po’ della pace che concedevano i prati di Hogwarts.
“Andiamo a vedere gli allenamenti di Quidditch?”
Chris non riuscì a trovare nulla come passabile obiezione, e insieme a Sybil decisero di accodarsi alla loro compagna di stanza, Elize, e al gruppetto di compagni di Casa che volevano andare a sbirciare gli allenamenti della loro squadra.
I giocatori Grifondoro svolazzavano intorno al campo, provando i diversi schemi per distruggere i prossimi avversari, i primi della stagione, che a dar peso agli sproloqui di Susy Sprite sul Cacciatore più venerato degli ultimi anni, Damian Blackwood, dovevano essere i Serpeverde. Chris, dal canto suo, era piuttosto indifferente a chi o cosa si affrontasse durante una partita di Quidditch. Se c’erano due persone meno interessate alla Coppa delle case di Chris e Sybil, nessuno le aveva ancora trovate.
Chris aveva sempre ritenuto la competizione tra Case qualcosa di stupido e inutile - non serviva neppure a ‘incentivare il rendimento scolastico’ come dicevano i professori - forse perché il suo migliore amico era il fiore all’occhiello di una Casa rivale, o forse perché stupidi e intelligenti, ipocriti e onesti indossavano indistintamente sciarpe e divise giallo-nere, scarlatto-dorate, argento-verdi, o bronzo-blu. Magari gli imbecilli argento-verdi avevano la tendenza a farsi notare di più, ma questo non contraddiceva la teoria base di Chris.
“Però Casper Ford è cambiato parecchio, non trovi? Guarda quelle braccia,” le domandò Sybil, osservando ammirata il portiere della sua squadra. Il ragazzino gracile che avevano conosciuto nei loro primi anni di scuola aveva lasciato il posto a un giovanotto aitante e slanciato.
“Ma tu non eri devota al tuo professore di Difesa?” obiettò Chris, indifferente, senza neanche far finta di controllare. Il suo sguardo era diretto in modo stabile dall’altra parte degli spalti, dove Ted e Victoire ridevano con gusto.
“Sì, ma il professor Potter è intoccabile, è il principe cele-,”
“Azzurro, Syb.”
“-ste della situazione, è come la luna, sempre lì, ma non puoi di certo prenderla nel palmo della mano. E poi a quanto pare lui preferisce te,” la provocò infine. Fin dalla scenetta della prima sera, Sybil non aveva lasciato correre un’occasione per prendere in giro Chris. In fondo, come aveva appena detto, una misera streghetta non poteva mica toccare la luna. “Ma ovviamente tu preferisci qualcun altro,” mugugnò. Diresse i propri occhi nella direzione presa da quelli dell’amica, poi con fare teatrale, posò il dorso della mano sulla fronte: “Ah, amor crudele! Ci rendi orbi e spogli di difese!”
Finalmente Chris distolse lo sguardo dai due piccioncini, per lanciare un’occhiata obliqua ed eloquente alla compagna. “Harry è sposato,” disse, fingendo di aver ignorato le ultime frasi di Sybil, “Sai, del tipo: amore delle favole. Pucci-pucci, angelo mio, e roba del genere.” E neanche Chris sapeva più se stava parlando di Harry Potter o della scenetta svenevole che le si parava davanti: Teddy Lupin stava agendo da cavalier servente per la piccola Weasley, sussurrandole parole all’orecchio e suscitando una risata dopo l’altra. “In questi casi è inutile tentare, rischi solo di farti male.” Strinse la mano destra sul polso opposto, fasciato da un polsino scarlatto, come se volesse scacciare un dolore improvviso.
“Da quanto tempo?”
“E che ne so? Penso dai tempi della scuola.”
“Non Potter, Chris. Quei due là.” Indicò con un cenno del capo la coppietta di fronte a loro.
Chris corrugò la fronte un istante. “Quest’estate,” rispose semplicemente, in tono neutro. Cercando di non far percepire all’amica tutto il dolore e l’amarezza di un’estate passata a fare la veglia alla propria madre morente, mentre quello a cui piaceva definirsi il suo migliore amico la ignorava beatamente, tubando con una ragazzina dagli occhi azzurri.
Persino adesso Ted non si era accorto della presenza di Chriseys e Sybil dall’altra parte del campo. Era troppo impegnato a sbaciucchiare Victoire, la quale però non si era di certo lasciata sfuggire gli sguardi di fuoco che provenivano dal lato opposto degli spalti.
Gelosia. La sola cosa che accomunava Chris e Victoire in quel momento della loro vita. Erano state amiche una volta, quando giocare senza altri programmi era ancora possibile, quando Ted non era costretto a dividere le sue attenzioni tra l’una e l’altra, prima che i giochi diventassero troppo pericolosi e quel serpente traditore s’insinuasse tra loro tre, prima di quel maledetto pomeriggio, di cui Victoire portava ancora i segni sulla caviglia. Da quel momento aveva smesso di fidarsi di Chriseys. Chris non l’avrebbe ammesso mai ad alta voce, ma talvolta le mancava l’amicizia di Victorie. Sapeva per certo di essere l’unica esclusa dagli scatti di solarità e affetto di cui la signorina Weasley era capace.
Adesso c’era solo gelosia. Chris avrebbe dato oro colato pur di ricevere le attenzioni che Ted riservava a Blondie, e Victoire era invidiosa marcia del modo in cui Ted e Chris suonavano insieme, di quegli sguardi di comprensione immediata che si scambiavano, o di quegli scoppi di risa che solo loro due sapevano capire.
Blondie non perdeva perciò mai occasione di sottolineare il suo rapporto con Ted sotto gli occhi di Chris. Ogni volta sembrava ripetere, con ogni gesto possibile: è mio. In quel momento, mentre baciava tranquilla il suo fidanzato, salutò con la manina delicata le ragazze di fronte a loro.
Sybil si girò di scatto verso Chris, già all’erta per via della sicura reazione dell’amica. Perché Chris avrebbe sicuramente reagito combinando qualche casino da far imbestialire mezza scuola. Perché Chris non sapeva gestire le proprie reazioni. Perché Chris aveva un reale problema con la propria indole vendicativa. E Victoire riusciva sempre a scatenare tutti i suoi istinti vendicativi.
La bacchetta di Chris scintillava pericolosa, esattamente come gli occhi della proprietaria. “È infantile reagire a una provocazione del genere.” Chris ignorò Sybil. “Credo seriamente che se la fai cadere da lassù si spezzerà l’osso del collo, e non mi piace andare a trovare le persone ad Azkaban. E poi non te lo perdoneresti mai, neppure tu.”
“Mmh…” mugugnò, mentre adocchiava il vecchio Gazza, che ripuliva lo stadio con scopettoni e secchi giganti qualche spalto più in alto. “Che ne dici di una doccia fredda?” E con un gesto repentino della bacchetta, il contenuto di uno dei secchi del custode di Hogwarts finì dritto dritto sulla testa di Blondie.
   
 
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