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Autore: Yellow_Falling_Leaves    29/12/2010    4 recensioni
Alyssa è una ragazza all'apparenza superficiale, ma che in realtà soffre molto per i genitori assenti nella sua vita. Come punizione, la spediscono in un collegio per persone ricche, dove si aspetta di trovare solo persone insopportabili. Quello che per lei era l'inferno, diverrà un punto di riferimento. Lì dove c'è Ryan, il bullo della scuola, stronzo e cafone, che odia. Ma si sa, l'odio è una delle tante sfaccettature dell'amore..
«Ehi, quello è mio!» ringhiai.
«Non c’è mica scritto il tuo nome sopra. E poi, l’ho preso prima io» e gli diede un morso, amicando in mia direzione.
Quel tipo mi guardava dall’alto del suo metro e ottanta suonati, con un’aria da chi si credeva fermamente superiore.
«Come prego?».
«Ho detto che l’ho preso io, quindi è mio.»
«Ma lo stavo prendendo io!» Assurdo che discutessimo su un panino, ma era il mio pranzo, quel panino. Da ricordare che era l’ultimo.
«Per quando mi riguarda, potevo benissimo credere che stessi prendendo il passato.» fece saccente. «Ma fammi il piacere, chi mangerebbe quella roba?» mentre lui accennava un sorriso divertito, velocemente, mi allungai e afferrai il panino dalle sue mani.
«Grazie»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Solo l’inizio
-Ehi, Ally?!- mugugnai infastidita. -Ally, sono già le sei e venti...
Le sei e venti..? Perché Roby mi aveva svegliato così presto?
Un momento: non era la voce di Roby...
Spalancai gli occhi e mi misi a sedere con uno scatto. Mi guardai intorno, e pian piano feci mente locale. Purtroppo, non era stato un incubo. Ero davvero in questo stupido collegio, e davvero era così presto.
La mia coinquilina mi guardava divertita, con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto:-Buongiorno.
-’Giorno..- borbottai, tirandomi un po’. Le mie ossa scricchiolarono, ed emisi contro la mia volontà un verso strano. Accipicchia com’era scomodo ‘sto materasso!
-Fammi indovinare: speravi fosse un incubo.
-Ma è la cruda realtà- risposi automaticamente, mentre mi sgrovigliavo le coperte di dosso.
-La colazione è tra venti minuti..
-Così presto?-
-Come alternativa, c’è il turno delle 6 e dieci, ma io non mi sveglierò mai alle 5 e mezza- precisò, pacata.
La guardai sbigottita, un po’ perché era presto, un po’ per lo shock: -Nemmeno io!
Cassie era vestita di tutto punto, con quell’orribile divisa che le donava lo stesso, e i capelli castani-ramati legati in una coda a lato. La gonna a scacchi, verde scuro e nero, le arrivava alle ginocchia, e teneva alto il colletto del dolcevita bianco, sopra cui c’era un pullover nero.
Mi trascinai in bagno, mentre lei trafficava con qualcosa vicino al suo letto. Mi lavai velocemente, indossai quell’ammasso di stracci –che chiamavano uniforme- e allacciai i lacci verdi – oh Dio mio!- delle Converse nere.
-Cassie, il trucco è ammesso in questo carcere?- le chiesi, tornando nella stanza.
-Ovvio che no! Solo ed esclusivamente all’ultimo sabato del mese.-
Dio, una prigione era molto meglio. Uff, anche i trucchi, mia passione sopra tutte, erano vietati. Mi chiedevo sinceramente cosa si potesse fare qui dento. Due giorni che ero qui, ed ero arrivata alla conclusione che le cose concesse erano ben poche. Anche per respirare c’era un divieto, come minimo.
Presi l’orario delle lezioni, e preparai la borsa con i cinque libri delle materie. Cassie mi consigliò di lasciarla pure qui, tanto ci saremmo ritornate dopo.
Ci avviammo per i corridoi e raggiungemmo la sala in cui avevamo pranzato ieri.
Non c’erano molti studenti, non ancora almeno. Sia io che Cassie prendemmo solo una tazza di latte e caffè, e ci accomodammo ad un tavolo. Dopo poco, arrivò anche Jessica. -Buongiorno!- esclamò, allegra. Ma dove trovava tutta quell’energia?
-Ma come fai?- borbottai. Se aveva un trucco, me lo doveva assolutamente dire. Dovevo trovare un qualsiasi modo per rendere questa permanenza il più indolore possibile.
-A far che?- chiede, confusa.
-A essere così vivace di mattina..
Lei ridacchiò, -Bo!-
-Fidati, è lei così attiva di suo..- commentò Cassie, portando la tazza alle labbra. La imitai, e appena bevvi un goccio di latte, quasi non sputai tutto in faccia a Jessica. Ma che schifo era?!
Cassie e Jessica risero apertamente, che sceme! Potevano almeno avvisarmi che la colazione avrebbe attentato la mia salute! Era nociva questa roba; ma l’aspetto quasi decente ingannava..
Allontanai la tazza, schifata: -Domani prenderò assolutamente qualcos’altro- dissi.
Cassie storse il naso: - non ti conviene, è la cosa più commestibile di tutte!- mi avvisò, e io sgranai gli occhi.
Bene, appunto da tenermi sempre a mente: non fare colazione.
Ormai avevo capito che volevano uccidere le persone che entravano in questo istituto. Tra orari impossibili e pasti che nuocevano gravemente alla salute...non so, chi sarebbe mai uscito vivo di qui?
Finimmo di far colazione, poi ci demmo appuntamento davanti alla nostra classe.
Io e Cassie tornammo nella nostra stanza, prendemmo il nostro zaino e ci avviammo. Erano le 7.30, e i corridoi cominciavano a riempirsi di ragazzi.
-Come mai prima c’era quasi deserto, e ora le persone sembrano essersi triplicate?- chiesi, curiosa.
-Perché sono quei tipi che preferiscono morir di fame senza far colazione né pranzo, considerando le schifezze che ci sono, ed escono solo ora.- Riflettei due volte, soppesando bene le ipotesi, prima di dirmi d’accordo con loro. Forse anche io avrei rinunciato ai pasti, per dormire un po’ di più. Tanto, meglio morire di stenti, che morire avvelenate!
Se avessi saputo prima, che qui il cibo avrebbe fatto schifo, probabilmente mi sarei portata dietro delle scorte. Anche se non sarebbero durate nulla, considerando che mangiavo come un porcello.
Arrivammo all’alula; ci accostammo vicino alla porta, aspettando Jessica, che sarebbe arrivata a momenti.
Nel corridoio si sentivano delle risate farsi sempre più vicine. Alcune erano abbastanza tonanti, ed erano le meno, e sopra quelle facevano differenza delle altre, che sfioravano lo stridulo. Mi ricordavano quelle del giorno prima, nell’aula mensa. Infatti, passò davanti a noi una ragazza bionda e snella, con al suo seguito una mandria di altre ragazze anonime, e tre ragazzi. Come dimenticarlo, il tipo tra gli altri due: era il cafone che aveva tentato di rubarmi il pranzo. Com’è che si chiamava? Bryan McQualcosa...
-Ecco Ryan McCarty e Amber Morgan con pollaio al seguito..- mi mormorò Cassie, facendo finta di nulla, passandosi una mano tra i ricci. Ah..Beh, ci ero vicina no? Ryan, Bryan..Erano simili!
Anche oggi era impeccabile, con i pantaloni a vita bassa e il pullover probabilmente seppellito da qualche parte nel suo armadio al posto che addosso a lui. L’unica cosa che mi piaceva di lui era lo stile.
Mi riservò uno sguardo curioso, che volontariamente ignorai. Quel tipo non mi ispirava proprio simpatia.
La bionda si fermò davanti a Cassie, e la guardò per qualche secondo con un sopracciglio alzato. Ahia, girava una pessima aria.
-Montgomery.- la salutò con un’espressione che mi fece girare le scatole. Si credeva un po’ troppo Miss Mondo, questa tipa. Le conveniva abbassare la cresta con me, o non mi sarei fermata davanti all’idea allettante di strapparle i capelli.
Proseguì all’interno, seguita da quell’ammasso di gente un po’ troppo assoggettata.
-Wow.
Cassie rise per il mio commento molto articolato. Arrivò anche Jessica, e entrammo a nostra volta.
La classe era avvolta nel più brutale dei casini. E meno male che li immaginavo delle mummie. Però, analizzando meglio la situazione, la parte dominante del casino stava dove c’era Miss Mondo e co. Continuavano a ridere- le ragazze mi davano tanto l’aria di sforzarsi. Odiavo le persone che arrivavano ad annullarsi per piacere (tra virgolette, poi) ai popolari della scuola.
-Sfortunatamente noi abbiamo già la coppia.- mormorò Cassie, mordendosi nervosa le labbra. Oh oh, cominciamo ad avere un brutto presentimento.
–L’unico posto libero è vicino a..- Cassie fece un sorrisino divertito,- McCarty.
Oh.
Fantastico. Io me lo sentivo che come secondo giorno sarebbe stato una merda.
-Ragazzi, al posto!- entrò l’insegnante, che, guarda guarda, era niente popò di meno che la strega che mi aveva rinchiusa qui dentro. La titolare con gli occhialetti da Harry Potter. Ancor meglio.
I ragazzi erano tornati quieti come agnellini, e solo io rimanevo impalata a fissare il posto vuoto accanto a McQualcosa.
-Insomma, signorina Stewart, si sieda! C’è un posto vicino al signor McCarty.
Arrossii, mentre Cassie e Jess ridevano per la mia pessima performance. Mi sedetti sulla sedia, spingendola il più lontano possibile da lui, neanche avesse la peste. Infantile? Sì. M’importava? Meno di zero.
La tipa con gli occhialetti era l’insegnante di lingue. Meglio di così! In grammatica non ero un asso, però me la cavavo. In quanto ai temi..beh, ero bravina prima. Solo che dubitavo avrei preso i bei voti che ottenevo prima, con questo giunco secco e rugoso con gli occhiali.
Cominciò a spiegare, con quella voce altisonante che sfiorava il nasale. E l’idea di ascoltare proprio non mi sfiorava nemmeno.
Senza contare che dovevo concentrarmi per non voltarmi verso il mio vicino. Era come se mi calamitasse. Era innegabile che fosse uno spettacolo per gli occhi, ma c’era dell’altro. E io non intendevo voltarmi verso di lui. Non volevo.
-E quindi, com’è che ti chiami?
Sussultai, sentendo la sua voce vicina ai miei capelli. Non mi voltai, e piantai gli occhi alla lavagna.
-Io sono Ryan, piacere. - con la coda dell’occhio lo vidi accigliarsi. Povero, si sentiva ferito nell’ego, il ragazzo. Pallone gonfiato. Tzè. Non attaccava la scenetta del gentile, con me. Sapevo per certo che non lo era.
-Senti- proseguì- mi dispiace per ieri, sono stato proprio maleducato. Puoi perdonarmi? Possiamo fare un passo indietro, e ricominciare col piede giusto?-
-No.
Secco, conciso, no. Non mi abbacinava con due scuse e un’aria da finto pentito.
Probabilmente-ferito nell’orgoglio- aveva deciso di rinunciarci, con me. Notai, sempre senza farmi notare, che aveva un’espressione più che shoccata. Il tipo non doveva essere abituato a sentirsi rispondere ‘no’ dalle ragazze. Si voltò verso l’insegnante, e stette tutta la lezione a rimuginarci sopra. Vedevo passare tutte le sue emozioni sul viso. La maggior parte delle volte, era un’aria da bastardo che diceva ‘io posso tutto’, come se ne fosse realmente convinto. E su questo, potevo giocarci una mano. Poi c’erano i momenti da narcisista afflitto con drammi esistenziali, e poi ancora indifferenza. Erano questi gli stati d’animo che leggevo nei suoi occhi, e che si alternavano da sessanta minuti.
-Signorina Stewart. – mi richiamò la docente. Mi fece cenno di venire, poi mi consegnò due lettere. –Sono da parte dei suoi.
Questo poi, era il limite. Non solo mi spedivano qui, ma come minimo c’era anche una ramanzina tutta da subirmi. L’unica cosa positiva, è che c’era anche una busta da parte di Roby.
Mi riaccomodai al posto, e aprii la prima lettera, quella dei miei. Via il dente, via il dolore, dopotutto.
Alyssa,
io e papà siamo davvero delusi dal tuo comportamento. Pensavamo fossi diversa, che qualcosa di buono ti avessimo insegnato.
Ti abbiamo dato tutto: una casa, un’istruzione, una dignità.
E tu ci ripaghi così. Portandoti a casa un poco di buono, completamente ubriaca.
La cameriera ci ha detto che solitamente sei impeccabile. Noi vorremmo crederle; ma vedendo la situazione, non possiamo.
Siamo scettici di fronte alle belle parole che quella signora ci rivolge, siamo arrivati a pensare che lo faccia solo per non perdere il lavoro. Magari è timorosa di dirci che nostra figlia non sa comportarsi. Ancor peggio sarebbe sapere che sei tu a proibirle di riferirci i problemi che crei.
Confidiamo che, almeno questo, non sia così.
Ti abbiamo mandato lì, in quell’istituto, per darti una seconda chance. Non vederla come una punizione, perché non lo è. Solo vogliamo che tu abbia un’istruzione migliore, che tu sia colta, e che al tuo ritorno tu sia diversa da come ti abbiamo lasciata, selvaggia e ribelle.
Regolati. Non combinar guai.
Mamma e papà.
Quando finii di leggere, avrei tanto voluto scoppiare a piangere, a urlare.
Non solo mi avevano spedita qui, con l’ipocrita intezione di darmi una seconda possibilità, ma si erano presi meriti che non avevano, come avermi dato una dignità e quant’altro. Certo, sull’istruzione e la casa, mi pareva ovvio. Chi doveva assicurameli, se non i miei genitori?
La cosa shoccante è che erano convinti che i loro soldi mi avessero dato tutto. Ma quanto si sbagliavano.
Sì, mi avevano dato i miei vestiti, la mia casa, la mia auto...
Mi avevano dato tutto, tranne l’affetto di cui avevo bisogno.
Cosa ancor più meschina, da parte loro, oltre il fatto che mi ritenessero una specie di vandala, era che trattassero Roberta come una nullità.
La cameriera..ma chi si credevano di essere? Roby era molto più ricca di loro due, ma non perché portasse abiti firmato o guidasse una ferrari. Perché aveva un grande cuore, una cultura, e una saggezza infinita.
E soprattutto lei aveva due cose che loro – i miei- non avevano. La mia stima e il mio affetto. Roby, che mi aveva cresciuta e protetta, se li era conquistati. Legarsi a lei, per altro, era facile come respirare. Era una persona così buona che era inevitabile.
Non dovevano nemmeno permettersi di darle dell’incapace, quegli ipocriti. Non sapevano niente di me, loro, niente. Erano capaci di non ricordarsi che giorno fossi nata. Figurarsi..molte volte non si ricordavano nemmeno di averla, una figlia... Perciò cosa pretendevo?
Stropicciai il foglio, ficcandola poco delicatamente nella tracolla, poi passai il dorso della mano sulla guancia, dove mi era scappata una lacrima di rabbia.
Ero fatta così. Quando mi arrabbiavo o innervosivo solamente, piangevo. Sfogo più umiliante di quello non c’era.
Aprii il più delicatamente possibile quella di Roberta, sperando di ricevere un po’ di sollievo.
Cara, carissima piccola Ally.
Due giorni che sei partita, e già sento la tua mancanza.
La casa è così ordinata, che mi fa una gran tristezza. Dovresti essere qui, a spargere riviste, scarpe e maglioni in giro per il salotto, e invece, probabilmente, ora starai piangendo per la frustrazione. E tu odi piangere.
Ti scrivo questa lettera, e i tuoi di ciò sono all’oscuro, sperando di farti spuntare un piccolo sorriso.
So che sarai triste. Ti hanno tolto tutto, e sono davvero contraria a questa punizione. Mi manchi, tanto, Ally. Sai che per me, tu sei tanto.Sai che senza di te sono triste. Vivo in questa casa da sola, ora. E’ più triste di quando eravamo in due. Ma almeno, tu davi un po’ più di colore a tutto questo bianco e grigio.
Allys, io so che è stato un equivoco, quello con i tuoi. Loro non sanno veramente come sei, e hanno frainteso malamente. Però il danno è fatto.
Mi raccomando, piccola mia, sii giudizievole. Sai bene la distinzione su cosa è giusto e cos’è sbagliato. Te l’ho insegnato io, e vorrei che facessi fruttare i miei consigli. So che lo farai.
Quindi, dimostra ai tuoi che sei una brava ragazza, e torna da me.
Spero di rincontrarti presto, mi amorcito.
Cerca di essere felice, là nella verde Inghilterra.
Con tanto,tanto affetto,
Roby.
Strinsi la lettera al petto, sorridendo teneramente.
La mia Roby mi conosceva troppo bene. Avevo qualcosa di lei, adesso, e l’avrei conservato a lungo: il suo ciondolo d’oro a forma di Argentina. Ci teneva tantissimo, a questo piccolo pegno. Gliel’aveva regalato suo marito, prima di morire giovane.
E ora, lei me l’aveva spedito, confidando che lo conservassi e tenessi bene. Lo legai al collo, e ripiegai delicatamente la lettera, mettendola nel diario.
Il professore entrò.
Aveva l’aria da antipatico, e lo odiai ancor più quando mi domandò di fare una breve presentazione.
Oltre la brutta esprerienza, le altre tre ore passarono in un soffio. Il mio compagno era soddisfatto per aver scoperto il mio nome di battesimo, ma comunque non mi rivolse la parola per il resto della giornata.
Ora stavo tornando ai dormitori in compagnia di Jessica e Cassie.
-Ehi, Ally..abbiamo notato prima che eri giù..cosa ti ha dato la prof?
E io che credevo che nessuno mi avesse vista! Non se n’era accorto il mio vicino, troppo impegnato a chiacchierare, come potevano averlo notato loro?
-Due lettere..una dei miei. Io li odio. Non solo mi hanno spedito qui, ma si danno di quelle arie da genitori perfetti! E non dovrebbero, sapete, perché non possono essere definiti tali!
-Ally, calmati.
-Non posso, non posso farlo, Cassie! Non hai letto quello che mi hanno scritto. Si credono infallibili come madre e padre, ma sono davvero..pessimi! Non mi conoscono nemmeno un po’, non ci sono mai stati per me! Mi hanno affidata da quando avevo due giorni alla mia tata, e dall’ora si sono sempre fatti sentire una, massimo due volte all’anno! Immaginatevi quando sappiano di me!-
Il mio sfogo proseguì a lungo, anche in camera nostra, dove Jessica ci aveva seguite. Finii per mostrare il mio lato debole anche a loro, scoppiando in un pianto isterico. Odiavo avere crisi di nervi, poi non sapevo controllarmi. Loro mi stettero vicino, e cercarono di capirmi.
Quando mi calmai, le ragazze mi parlarono di un corso di musica che si teneva da quel momento, fino a maggio. Loro erano tentate di andarci. Era una novità per quel luogo, dove il divertimento era vietato in ogni modo possibile.
-Beh, potremmo provare.
-Sì, dai..speriamo bene...- commentò Jess, - se bisogna studiare anche per quello, però..io mollo.
-Anche io, non preoccuparti.- commentò Cassie.
-Ma sì,non fasciamoci la testa prima di iniziare.- feci. Bisognava cominciare ottimisti, in questi casi.
Avrei dovuto farlo anche io, quando avevo ricevuto la notizia del mio trasferimento. Però non potevo di certo sapere che cosa mi attendeva.
*
Oh mamma. E' da un secolo che dovrei postare..Scusatemi tanto.^^"
Sono stata un po' presa, in questo periodo. Sono un caso disperato...U.U"
Beh, questo è un capitoletto transitorio per introdurre bene la storia. Dal prossimo, si farà un po' piu avvincente. Qui piu che altro, ho voluto evidenziare il rapporto che aveva con la sua tata, che sarà spesso nominata, credo, e i genitori sempre assenti che l'hanno mandata lì. Ovviamente, li odia.
E' da capire, dopotutto, però. Non ci sono mai stati per lei, e adesso prendono decisioni su due piedi. Questo a lei è andato alla testa.
Beh, spero vi sia piaciuto, un pochino almento...spero di ricevere qualche commentino, solo per sapere che ne pensate. ^^
Beh, BUON ANNO!
  
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