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Autore: Afaneia    30/12/2010    6 recensioni
Cantami o diva di quella classe che un giorno, per motivi a lei ignoti, si trovò nella Troade, nel campo di battaglia dove da dieci anni Achei e Troiani si scambiavano ferite, furiosi, per gli occhi di Elena bella cintura; e canta anche di quegli eroi che, dalla Troade, si trovarono nello stesso giorno in un'aula nella quale bisognava lottare per sopravvivere...
Genere: Parodia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Allora...mi scuso come sempre per l'ormai inevitabile ritardo. Sebbene il capitolo fosse già pronto da un bel pezzo (lo ammetto) non sono mai riuscita a ricopiarlo tutto a causa dei numerosi impegni che mi portano via anche gran parte delle serate. COmunque, colgo l'occasione per salutare di cuore i lettori e per augurare loro un magnifico anno nuovo!

Passiamo ora ai ringraziamenti: un calorosissimo grazie ad Amaerize, Arwins ed Elessary per le cortesi recensioni, che mi hanno fatto davvero molto piacere; ad Amaerize e a Karin93 per aver aggiunto la storia alle preferite; ad americanpeople95, Arwins, Beatriz Aldaya, ginnyx, reader e Smolly_sev per averla infine messa tra le seguite.

Infine non mi resta altro da augurarvi se non una buona lettura e, ancora, un buon anno!

Canto VII- La "Missione Tabacco" e l'ira di Ares.

Frattanto, al campo Acheo si stava affrontando, a dire il vero senza grande successo, una fase di crisi profonda. Alle ragazze mancavano i loro fidanzati, i loro vestiti, i loro trucchi e le loro docce. Ai ragazzi mancavano le loro fidanzate, le loro Play-Station, i loro computer e le loro felpe. Ma soprattutto, in tutto il campo si stava diffondendo una drammatica crisi d’astinenza da tabacco. Almeno per quanto riguardava i fumatori, ossia Antos, Ghiuné, Eirene, Xene e Futon. Praticamente mezza classe. Soli, i non fumatori sopravvivevano tranquillamente senza dolersi di non poter fumare.

Il problema saltò fuori quando Erè, passeggiando con Glukutes, vide Futon e Xene che, stesi in un prato vicino all’accampamento, cercavano di accendersi dei fili d’erba usando due sassi come pietre focaie. A questo punto si rivelò necessario convocare in fretta un’assemblea di classicisti nella tenda dei due Atridi. Solo Emon rimase chiuso nella sua tenda, perché come abbiamo detto non usciva granché da lì, e non ne sarebbe uscito ancora per diversi canti.

- Gente, il problema è serio: voi senza sigarette non potete sopravvivere ancora a lungo, perciò dobbiamo trovare una soluzione!- proclamò Margherites, salita in piedi sul tavolo per farsi vedere. – Bisogna bene che ve ne procuriate in qualche modo, perché vi ricordo che abbiamo ancora quaranta giorni da trascorrere qui!

- E abbiamo scoperto che il nostro metodo non funziona- commentò Xene a bassa voce, guardando Futon.

- Insomma, il punto è che dovete procurarvi delle sigarette, ma purtroppo l’America verrà scoperta solo tra tremilacinquecento anni!- intervenne dolcemente Glukutes.

- Scusate, ma se qualcuno di noi a Troia avesse portato delle sigarette dalla classe, dovreste solo incontrarlo e farvele dare…- disse Ybris.

Improvvisamente Antos saltò su esclamando: - Aner!

- Ce le ha lui?

- Ho visto che si metteva in tasca il pacchetto mentre entrava in classe quel giorno! Speriamo solo che non se le sia già fumate!

- Non credo, lui fuma poco…- borbottò Ghiunè. – Chi mi preoccupa è Pur, lei sì che fuma a camionate!

- Beh, tentar non nuoce…- commentò Margherites a bassa voce, seduta ora sul bordo del tavolo. – Se riuscite a incontrarlo…ma di certo non potrete andargli a bussare a casa chiedendogli di darvele, dato che è a Troia! A meno che qualcuno di voi fumatori abbia fiato a sufficienza da introdursi all’interno delle mura, o da incontrarlo fuori, se solo la storia lo prevedes…

La fanciulla aveva pronunciato le ultime parole via via più lentamente e in tono sempre più sbasso e ispirato, voltandosi a poco a poco sul tavolo; e progressivamente anche tutti gli altri studenti avevano finito per voltarsi a loro volta verso un unico punto, che poi tutti insieme cominciarono a guardare con eguale fissità…

- Figlioli? Perché guardate tutti me?- chiese Antos nervosamente.

 

Il giorno dopo, di buon mattino, le due fanciulle si fecero aiutare a indossare l’armatura, convocarono l’assemblea e chiamarono all’assalto della città, sostenendo che entro breve essa sarebbe caduta nelle loro mani Sapevano entrambe che avrebbero dovuto interrogare i soldati sulla loro volontà di proseguire o meno la guerra, ma avevano deciso di saltare quella parte per evitare perdite di tempo, dato che la crisi d’astinenza si aggravava di minuto in minuto. Ma le due non avevano fatto i conti con Tersite, il soldato semplice che ne secondo canto si oppone ad Agamennone insultandolo. Ebbero bene a ricordarsene quando il soldato, brutto come la fame e spaventoso nel modo di parlare, levò la sua voce sopra il clamore dell’esercito e gridò: - Atride, di che ti lamenti? Che brami ancora? Piene di bronzo hai le tende, e molti donne sono nelle tue tende, scelte, ché a te noi le diamo per primo, quando abbiam preso una rocca; e ancora hai sete d’oro, che ti porti qualcuno dei Teucri domatori di cavalli, riscatto pel figlio preso e legato da me o da un altro dei Danai? O vuoi…

- Ehi, tizio! Piantala, insomma, di che oro parli?- sbottò la fanciulla adirata, dato che il solo metallo che l’aveva colpita nella sua tenda era quello delle armi e dell’armatura, pesantissima, che le serrava il petto e le era larga di spalle (in quanto non esisteva una sola armatura da donna in tutto l’esercito acheo, purtroppo) e pertanto s’irritava molto al sentir nominare quell’argomento. Frattanto Antos si chinava su di lei e mormorava:

- Probabilmente non è possibile saltare a piè pari certi brani del poema, alcune cose le dobbiamo affrontare per forza! D’altronde se saltiamo certi pezzi così importanti…

- Hai ragione, per caso ti ricordi come finiva la faccenda nel…

In quel momento le due giovani udirono un colpo secco e si voltarono verso Tersite…ma Tersite non c’era più. Al suo posto videro Ybris, in piedi tutto gongolante con lo scettro in mano, che esclamò:  - E’ così facile picchiar la gente, qui!

- Ybris! Che cosa hai fatto?- esclamò Antos, vedendo Tersite steso a terra, con una gran macchia violacea sulla schiena, nel punto dov’era stato colpito.

- Antos, è così che si risolve la cosa nel secondo canto, non ti ricordi?

Nella loro mente si aprì d’improvviso un panorama di ricordi sulle loro letture iliadiche di quarta ginnasio: Odisseo che picchia Tersite…

- Eh, si vede che eravate troppo prese a guardare il culo del professor Kallistos!- commentò Ybris scuotendo il capo.

 

I due Atridi guidavano la moltitudine immensa dell’esercito Acheo, silente e minaccioso, spalleggiate da vicino dai loro compagni di classe; ed era la prima volta che nell’aria c’era una tale tensione, al punto che la classe, di solito tanto allegra e chiassosa, avanzava cupamente senza troppo entusiasmo.

A un tratto apparve davanti a loro lo spettacolo terribile delle mura di Troia dalle quali sgorgava, ininterrotto, il fiume dei soldati; e li capeggiavano Trikes e Pur, le due classiciste, che avanzavano coraggiosamente sui loro carri da guerra.

Immediatamente Antos, memore del piano formulato coi compagni, balzò giù dal carro e si gettò di corsa contro Trikes; la quale, pensando che semplicemente l’amica stesse rispettando la trama originale dell’Iliade, si girò e tornò di corsa verso Troia.

Terrorizzata all’idea di perdere quella magnifica occasione, Antos che tutti conoscevano come “la poltronaia” raddoppiò la velocità di corsa e si mise a urlare: - Trikes! Trikes, vieni qui!

Per sua fortuna, in quel momento furono chiuse le porte di Troia e la classicista rimase miseramente chiusa fuori. La compagna ebbe così modo di raggiungerla e le saltò addosso con tutta l’armatura esclamando: - Trikes, un momento!

- Antos! Cosa c’è?- chiese a bassa voce la ragazza, stupita da quell’espressione confidenziale che, certo, stonava un po’ con un campo di battaglia omerico.

- Sai se Aner ha qualche sigaretta?

- Mi pare di avergli visto il pacchetto ieri, però non so…- balbettò la classicista confusa. - Perché me lo chiedi?

- Forza, noi siamo tutti in crisi d’astinenza, io non ce la faccio più a stare senza e c’è Futon che tra un po’ si fuma anche i buoi sacrificali! Puoi mandarlo a chiamare?

- Ma Aner è Elena, non può uscire dalla rocca…- obiettò Trikes.

- Infatti io e te adesso diremo di voler combattere tra di noi e manderemo un araldo a chiamare Priamo; all’araldo daremo un biglietto da consegnare ad Aner, per dirgli di dare il pacchetto a Priamo e di farglielo portare giù!

- E…chi ha progettato questa genialata?- domandò Trikes, alquanto scettica.

- Tutti noi- replicò Antos fieramente.

In pochi minuti fu allora deciso che si mandasse un araldo a cercare Priamo all’interno della rocca; e, un momento prima che questi partisse, Antos gli affidò un’anfora da consegnare a Elena, all’interno della quale aveva lasciato scivolare un biglietto, scritto di suo pugno, così concepito:

“URGENTE

Aner, se hai delle sigarette mettile nell’anfora e dalla a Priamo, qui al campo sono tutti in crisi d’astinenza da tabacco!”

Curiosamente armato d’anfora, l’araldo venne allora spedito a Troia e si recò subito sulla torre, dove sedevano gli anziani, tra cui Priamo, ed Elena la bella, ovverossia Aner, che se ne stava rannicchiato in un angolo, imbarazzato e arrabbiato perché quei vecchi porci non facevano altro che fissarlo con la bava alla bocca come se fosse stato una bella ragazza. Subito l’araldo si appressò a Priamo e gli riferì l’invito dei capi degli Achei; e mentre il vegliardo faceva preparare il carro per sé e per Antenore, egli si rivolse ad Aner e gli porse l’anfora, dicendo: - Sire Menelao ti manda questo, Elena Tindarea!

Perplesso, Aner prese dalle sue mani l’anfora e la scrutò senza troppa convinzione. Supponendo che certamente la compagna doveva avere qualche motivo per inviargli un oggetto del genere, immediatamente vi guardò dentro e trovò il biglietto; alla cui lettura, piuttosto sorpreso, tirò fuori dalla tasca del chitone un pacchetto di sigarette e lo lasciò cadere dentro l’anfora con un profondo sospiro. Fatto ciò, restituì l’anfora all’araldo perché questi la riportasse a sire Mene…pardon, ad Antos.

Quando dunque sire Priamo fu in procinto di partire sul suo carro, Ideo (tale era il nome dell’araldo) si aggregò a lui per ritornare nella pianura. Là, mentre Margherites, Ybris e Aiskiuné intrattenevano il vecchio re coi giuramenti e i sacrifici, Antos, Ghiuné, Eirene e Xene si appartarono e aprirono l’anfora.

- Finalmente!- esclamò Antos, estraendo avidamente il pacchetto. – Mi sento rinascere!

Ma quando l’aprì, la classicista vide al suoi interno una sola sigaretta.

Occorsero alle fanciulle tre minuti interi per riprendersi dallo shock e dalla delusione…ma come accade a tutte le ragazze, allo shock e alla delusione si sostituì una tremenda incazzatura.

- Quel maledetto di Aner! Poteva dircelo semplicemente che ne aveva una sola! Che bisogno c’era di prenderci in giro?

- Eppure lo sa benissimo in quanti siamo a fumare qua al campo!

- Vi giuro che quando torniamo in classe gli faccio la testa come un culo!

Fu in quel preciso momento che si udì, al di là dei vari gemiti di sconforto e delle varie promesse di vendetta, una flebile risatina ormai troppo nota… lentamente, ormai conoscendo la risposta, le quattro si volsero.

- E ora ditemi come pensate di fare fino alla fine dell’Iliade con una sola sigaretta in tutte quante siete!- disse l’Omino, che quel giorno indossava, oltre alla sua solita tunichetta bianca, anche una sorta di mantellina rossa fiammante (probabilmente per rendersi visibile sul campo e non essere calpestato dai soldati).

- Guarda che bastardo questo Omino!- sbottò Xene contrariata.

- Ma non è giusto! Noi dobbiamo interpretare gli eroi dell’Iliade, ma sarebbe più giusto se fossimo ad armi pari! Loro erano certamente avvantaggiati rispetto a noi perché non erano in crisi d’astinenza!- protestò Antos imbronciata.

L’Omino, che stava per risponderle argutamente come al solito, d’improvviso si fermò e retrocedette, fregato: - Non ci avevo pensato!

Subito i classicisti gli furono addosso per approfittare del guadagnato vantaggio e anzi lo pressarono tanto con parole, che l’Omino esplose in questa esclamazione: - Va bene, va bene, basta, avete ragione!

- E quindi…?- domandarono i fanciulli, angosciati e speranzosi.

- Quindi basta! Acconsento a che voi non soffriate maggiormente la mancanza di fumo fino alla fine del poema, sebbene la vostra condizione non mi convinca più di tanto. Comunque accontentatevi di questo prima che io cambi idea! E datemi quella sigaretta! Non proverete più il bisogno fisico di fumare finché sarete qui, ma se toccherete del tabacco fino ad allora tornerete al punto di partenza! Ah ah ah ah!

E con la sua solita risatina, l’Omino scomparve portandosi dietro il pacchetto pressoché vuoto di sigarette.

In quel momento le classiciste udirono la voce di Margherites chiamare: - Antos, vieni! Preparati a combattere!

 

Ora, ci si figuri la situazione di Antos e Trikes. Due ragazze egualmente giovani, egualmente pigre, due ragazze che come massimo peso nella loro vita avevano portato una o due buste piene d’abiti dopo una giornata di shopping.

Immobile davanti alla compagna tremante, Antos pose mano alla spada e cercò di tirarla fuori dal fodero, ma poiché risultava troppo pesante per la sua mano, la ragazza si buttò in ginocchio e si protese verso il terreno, vi appoggiò la fronte sollevando il sedere e iniziò a far scivolare verso il basso l’arma pesantissima, facendosi aiutare dalla forza di gravità.

- Che figura, che figura- mormoravano gli adolescenti nascondendosi il viso tra le mani, mentre i guerrieri osservavano la scena a occhi sgranati e l’esile classicista si rotolava sul terreno per sguainare la spada. Frattanto Trikes, sollevata timidamente la lancia con ambo le mani, provò a scagliarla…riuscendo a stento a ricoprire una miserevole parabola di un metro e mezzo.

In quel momento, giunse dal cielo a sottrarla dal ridicolo una candida nuvola bianca; una nebbia avvolse la classicista e sostò un poco sul campo di battaglia, al punto da impedire e distogliere lo sguardo dei due eserciti. Al momento del suo discioglimento, Trikes non c’era più.

Pochi momenti dopo, infatti, la ragazza si ritrovò nelle sue stanza sulla rocca, già aspettandosi di vedere, voltandosi, Afrodite e di doverla ringraziare. Ma quando si volse, non c’era nessuna Afrodite.

C’era invece un uomo alto e bellissimo dai folti ricci neri e dai chiari occhi azzurri del colore del ghiaccio, i quali a dire la verità, per com’erano sgranati e stranamente fissi, parevano un po’ quelli di un drogato.

- Ehm…sei Afrodite Citerea?- chiese timidamente Trikes, pensando che la dea si sarebbe offesa se lei non fosse stata in grado di riconoscerla in tutte le sue forme.

- Macché Afrodite!- sbottò l’uomo, sgranando ancor di più i suoi -già di per sé inquietanti- occhioni blu. – Io sono Ares distruttore di uomini, il dio della guerra lacrimosa!

- Eccoci, perfetto!- replicò Trikes, tutta rossa, spalancando le braccia per la figuraccia appena fatta. – Dimmi!

- Fanciulla candido peplo, vengo a dirti che bramo i tuoi occhi neri quali tizzoni ardenti!

- Sono fidanzata!- disse immediatamente Trikes, mostrandogli un sottile anello d’argento all’anulare che, nonostante tutto, non si era voluta togliere.

- E’ un rifiuto questo, Trikes bella cintura?

- Accidenti, sì!

- Mortale maledetta!- gridò Ares, arrossandosi tutto in viso per la furia. – Mai nessuno, uomo o donna, mortale o immortale, ha osato rifiutarsi a me, Ares distruttore di uomini! Possa nessun uomo mai interessarsi a te, e possa tu morire inviolata nel tuo letto, sventurata mortale!

E detto ciò, Ares si allontanò, andò su, verso le cime d’Olimpo, proprio mentre anche l’Omino (il quale ancora si chiedeva se aveva fatto bene o male a concedere quella grazia agli studenti) ritornava alla sua dimora alle falde dell’inviolabile montagna.

   
 
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