Erano ancora tutti
in casa, sconvolti da quanto appreso qualche attimo prima. Nessuno osava
parlare, quasi che il silenzio che si era venuto a creare poco dopo l’uscita di
Haruna fosse stato imposto, magari con qualche incantesimo ai più sconosciuto.
- Zoldan sta per
attaccare…- sussurrò Albharon con occhi vacui, spezzando così quel silenzio.
- Cosa?!- chiesero
in coro i coniugi Chiba osservandolo stralunati.
- Zoldan sta per
attaccare…- ripetè l’ex-cacciatore di anime dannate – anche da umano certe cose
non cambiano mai. – sospirò poi tristemente.
- Adesso?!- gridò
Usagi incredula.
- Temo proprio di
sì…- si scusò il ragazzo che le stava di fronte.
- Dobbiamo avvisare
le ragazze ed Haruna!- disse deciso Mamoru, uscendo precipitosamente
dall’appartamento.
- Hanno entrambi un
bel caratterino…- si lasciò sfuggire Albharon osservando Usagi, l’unica restata
all’interno dell’appartamento.
- Eh già…- convenne
Usagi, mentre un dolce sorriso le illuminava il viso delicato.
- Glielo dirai?-
chiese gentilmente Albharon osservandola apertamente.
- E tu come lo sai?-
domandò lei alquanto stupita.
- E’ evidente…- si
lasciò scappare il ragazzo, arrossendo leggermente - forse è per questo che
Haruna non vuole che tu usi il Cristallo d’Argento… teme per la vita di
entrambi.- ragionò distogliendo lo sguardo, quegl’occhi erano così puri e
buoni… impossibile non restarne abbagliati.
-
Nessuno lo sa… oltre a te e, ora, inizio anche a pensare che perfino Haruna lo
sappia… E comunque… questa bambina nascerà… I calcoli sono chiari…- rispose
decisa Usagi osservando l’ex-cacciatore.
- Come fai ad
esserne sicura?- domandò lui con curiosità.
- Il mio destino è
già scritto… partorirò una bambina che nascerà il giorno del mio compleanno. -
affermò sicura – La stessa bambina che prima ti stringeva con affetto. – finì
poi con un tenero sorriso.
- Ma a voi umani è
precluso sapere il vostro futuro! - s’inalberò Albharon, seccato da quanto
detto dalla ragazza che gli stava accanto.
- Io non sono
totalmente umana… ma te lo spiegherò al termine di questa battaglia… Sappi solo
che conosco il mio futuro dacché ho quindici anni… E ho fatto di tutto affinché
divenisse realtà… - sussurrò convinta, afferrando il Sailorofono e chiamando le
Sailor.
Albharon la osservò
più attentamente: era una donna veramente molto bella. Occhi azzurri come il
cielo più terso. Capelli color oro, lunghi e lucidi, tanto da sembrare il
prezioso metallo che molti cercavano fino a dannarsi l’anima. Lineamenti
delicati e pelle di porcellana. Mamoru doveva essere molto orgoglioso di lei:
era bellissima… Ma in lei c’era qualcosa… Quel qualcosa in più che solo un
osservatore attento avrebbe notato… Ma lui non aveva fretta… Non più.
Avrebbe atteso con
ansia la fine di quella battaglia, per sapere la storia di quella fanciulla
bellissima. Aveva la certezza che i buoni avrebbero trionfato… perché i buoni
trionfano sempre, anche a costo di grandi sacrifici…
Nello stesso
momento, Mamoru suonò alla porta dell’appartamento accanto al loro, la porta si
aprì subito quasi come se Haruna fosse proprio lì dietro ad aspettarlo.
- Se sei venuto per
farmi cambiare idea ti sbagli di grosso!- lo accolse la sorella con sguardo
truce ed incrociando le braccia sul petto.
- Alzo bandiera
bianca…- iniziò Mamoru entrando in casa - Zoldan sta per attaccare… almeno così
ha detto Albharon….- s'affrettò a precisare.
- La resa dei conti
è finalmente giunta…- sussurrò Haruna appoggiandosi alla parete e chiudendo
stancamente gli occhi.
- Ti senti bene?- le
chiese lui dolcemente, accarezzandole una guancia. Era palesemente preoccupato
per la ragazza, che appariva fragile ed indifesa. Nessuno avrebbe mai
immaginato che potesse scatenare l’intero potere del Cristallo d’Oro.
- Sì, sono solo
stanca di combattere. Restate in casa… e non uscite per nessuna ragione al
mondo… Chiaro?- domandò Haruna decisa, osservando il fratello. Non avrebbe
accettato risposte negative e non avrebbe permesso al fratello ed alla cognata
di sacrificarsi al suo posto.
Era ritornata la principessa
ribelle e decisa di Illusion, colei che non si faceva intimidire da niente e da
nessuno. Colei che aveva cambiato il proprio destino. Colei che era andata
contro tutti ed aveva pagato il fio della sua colpa con l’esilio e con la
cancellazione dai libri di storia.
- Tu non...- iniziò
a dire cercando di farla ragionare ma davanti a quello sguardo di fuoco non
poté far altro che desistere da ogni sforzo e sospirare tristemente -
D’accordo…- acconsentì il giovane a malincuore, ignorando non senza fatica la
stretta al cuore che l’aveva colto dacché aveva risposto.
- Ricordati la
promessa che mi hai fatto… Proteggi Luce… E se non dovessi tornare… Crescila
come fosse tua figlia… - strinse i pugni cercando di non pensare a
quell’eventualità - Ti voglio bene Endimion... anzi Mamoru... non riuscirò mai a
ricordarlo. - disse abbracciandolo con trasporto, mentre una lacrima solitaria
scendeva a rigarle il viso di porcellana.
Non permetterò a
Zoldan di portarti via da me… non adesso che ti ho ritrovata… pensò Mamoru abbracciando la sorella.
- Devo andare ora…-
sussurrò mentre, senza guardarlo, usciva silenziosamente dalla porta.
- Forse Mamoru ed
Usagi rimarranno a casa… Ma non Sailor Moon e Tuxedo Kamen!- affermò risoluto,
uscendo a sua volta dall’appartamento e tornando a casa propria.
- Qui dovrebbe andare
bene… sì…- disse lo spettro comparendo in un vicolo buio e malfamato di Tokyo e
guardandosi attorno con aria furtiva: non era ancora giunto il momento che i
terrestri lo vedessero.
Sogghignò e conficcò
con forza una lama nera per terra: questa entrò nella terra quasi fosse di
fuoco e la strada del semplice burro.
Il cielo iniziò pian
piano ad incupirsi, mentre il sorriso del fantasma si allargava sempre di più:
- Il mio signore
sarà fiero di me…- sibilò con orgoglio crescente.
Il sole sparì sotto
la coltre di nubi minacciose che si andavano addensandosi sempre di più,
qualche lampo e tuono qua e là, fecero presagire solo un acquazzone, insolito
per quel periodo, ma pur sempre un semplice e banalissimo temporale.
- Cos’hai fatto?!-
tuonò una voce alle spalle del fantasma.
- Ah… siete voi… mi
ero spaventato…- ammise lo spettro, inchinandosi in segno di rispetto.
- Ti ho fatto una
domanda!- ribatté aspro il nuovo venuto.
- Ho attuato il
piano…?- rispose incerto, osservandolo impaurito.
- Ed hai sbagliato…-
disse la voce disintegrando il subordinato che gli stava di fronte.
- Non posso fare
altro… purtroppo non sono riuscito ad evitare il peggio… Devo rientrare! Ma
prima voglio fare un’ultima cosa... - sibilò prima di svanire nel nulla,
com’era venuto.
La stanza era buia e
silenziosa, Luce si mosse nel sonno facendo cadere a terra le coperte che la
scaldavano e restando solo con il pigiamino azzurro con gli orsetti.
Lentamente un’ombra
uscì dall’angolo in cui si era rifugiata, in religioso silenzio coprì la piccola
e le rimboccò le coperte. Il suo tempo stava per scadere... lo sentiva... ma
non riusciva ad andarsene, non poteva abbandonarla di nuovo.
Con una mano
tremante le scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso paffuto e
sorrise nel vedere quando fosse somigliante alla madre.
Sentendo quel tocco
leggero sul viso, la piccola Luce aprì pigramente gli occhi trovandosi davanti
un viso a lei noto. Restò ferma qualche istante intenta ad esaminarlo, quando
capì chi aveva di fronte scattò a sedere sul letto abbracciandolo forte.
- Papà! – gioì
felice.
- La mia bambina. –
mormorò Marcus stringendola forte.
- Dove sei stato
papino? – chiese la piccola con il broncio e le lacrime agli occhi – Perché
c’era quell’uomo cattivo che ti somigliava tanto?
Marcus le accarezzò
il viso e le baciò la fronte.
- Ti prometto che io
e la mamma lo cacceremo via quell’uomo cattivo. Ma tu devi promettermi che
farai la brava e che sarai sempre forte.
Luce annuì
vigorosamente.
- Ora devo andare ma
ti do la mia parola che tornerò presto. Ti voglio bene Luce, ti voglio tanto
bene.
- Anch’io ti voglio
bene papà. – fece prima che l’uomo sparisse davanti ai suoi occhi.
La porta della sua
camera si aprì poco dopo e Luce vide entrare un uomo che non aveva mai visto.
- Tu chi sei? –
chiese curiosa stringendo a se un orsacchiotto di pezza.
- Il mio nome é Albharon
principessina.
- E cosa vuoi da me?
L’ex cacciatore sorrise e
allungò una mano verso la bambina.
- Vieni con me... andiamo dal
tuo papà.
Una ragazza correva
verso il punto di ritrovo, dove si era data appuntamento qualche minuto prima
con le sue amiche.
Rei fissò il cielo
plumbeo…
- Non promette
niente di buono… devo sbrigarmi!- disse aumentando il ritmo della corsa.
- Rei aspettaci!- la
chiamò Makoto raggiungendola.
- Mako-chan! Non ti ho visto!-
disse la miko fermandosi - Minako non è con te?- chiese stupita la giovane
guardandosi attorno.
- Sì… sarà rimasta
indietro…- ammise sconsolata la ragazza con la coda, riprendendo fiato.
- C’era
d’aspettarselo…- convenne Rei scuotendo la testa avvilita. Come al solito per
l’interpellata la puntualità era un mero optional.
- Non… è anf…
gentile… anf… parlare… alle anf… spalle… anf… Ci… sono… anf… anch’io!- annaspò
Minako comparendo in quel mentre alle spalle delle due.
- Possiamo andare
adesso?!- chiese la miko con finto rimprovero.
- Aspettatemi!-
chiamò una voce.
Tutte e tre
guardarono nella direzione in cui proveniva la voce.
- Ami?!- chiesero
sorprese osservando la nuova venuta.
- E’ colpa di Usagi…
mi ha chiamato per ultima!- si difese la guerriera di Mercurio.
- Meglio andare…
quei nuvoloni non promettono nulla di buono…- disse Rei scrutando il cielo.
- Cielo carico di
nuvoloni… violenti acquazzoni…- citò Minako.
- Veramente il
proverbio è: cielo a pecorelle pioggia a catinelle…- la corresse Ami con aria
avvilita.
- Ed io cos’ho detto?!- si
offese la guerriera di Venere.
- Meglio andare…-
tagliò corto Makoto riprendendo la corsa.
- Ma io sono appena
arrivata!- protestò la ragazza mettendo il broncio.
- Non ce tempo…-
disse Ami sorpassandola.
- Ehi! Aspettatemi!-
protestò lanciandosi all’inseguimento.
Intanto, alla base
sotterranea di Zoldan.
- Cos’è successo?!
Perché non ricordo nulla?!- protestò osservandosi allo specchio incollerito.
- Stai
invecchiando?- lo derise la ormai nota voce.
- Piantala… tanto
tra un po’ andrai a far compagnia a tua moglie…- sibilò velenoso.
- Non è detto… Ho
fiducia in Haruna…- rincarò la voce.
- Non esserne tanto
sicuro… Distruggerò la Terra e mi vendicherò! Non avrò pietà per nessuno!-
minacciò Zoldan.
- Le ho portato il
vino… mio Signore…- disse uno spettro comparendo in quel mentre e guardandosi
attorno.
Vide la stanza vuota
ed osservò il suo padrone: chissà con chi stava parlando, in quella stanza non
c’era nessuno.
- Appoggialo lì…-
rispose seccato Zoldan, evitando lo specchio - Sparisci!- esplose, vedendo lo
spettro ancora lì.
- Hai perso il tuo
autocontrollo?- si burlò nuovamente la voce, mentre Zoldan afferrava il calice
di vino rosso.
- Smettila!- urlò,
scagliando il calice contro lo specchio. Il calice si frantumò, mentre lo
specchio s’incrinò soltanto.
- E’ il momento
della resa dei conti…- sibilò Zoldan, prima di sparire, raggiungendo i suoi
seguaci.
- Zoldan sta
preparando un attacco in grande stile…- affermò Ami digitando alcuni dati sul
suo mini computer.
- La presenza di
energie negative è palpabile…- ammise la miko premendosi le mani sulle tempie.
- Haruna non ci
vuole in questa battaglia. - precisò Usagi con tristezza.
- Errore… Haruna non
vuole Mamoru ed Usagi… Non ha detto di non volere Tuxedo Kamen e Sailor Moon…-
disse il giovane.
- Allora siamo a
posto. - rispose convinta la donna abbracciando il marito.
- Usagi non è
gentile da parte tua…- le fece notare Minako osservandola con una punta
d’invidia.
- Scusate!- disse
liberando il marito dalla sua presa.
- Meglio
trasformarci!- propose Ami chiudendo il computer ed osservando le sue compagne.
- Ok!- dissero
tutti, trasformandosi in quel mentre.
Uscirono poco dopo,
diretti verso la battaglia.
Haruna era già
arrivata ed indossava il vestito da principessa. Lo scettro brillava ad
intermittenza. Entrambi erano guardinghi, in attesa che il nemico facesse la
sua prima mossa.
Vari spettri
volavano sulle strade di Tokyo ora deserte, facendo scappare i pochi temerari
che non erano ancora arrivati al sicuro nelle loro case. Haruna osservava
tutto, ma rimaneva immobile, non poteva perdere la concentrazione ora, ogni
errore le sarebbe stato fatale.
- Sei arrivata. – constatò
una voce ad Haruna.
- Zoldan…- sibilò
lei con disgusto, cercando la figura ben nota.
- Esatto… ora il tuo
maritino è sotto controllo… non intralcerà più i miei piani… Accetta di darmi
il tuo potere… Divieni la mia regina… Hai solo da guadagnare…- propose Zoldan
invitante.
- Mai…- rispose pronta la donna
- Marcus… lo so che puoi sentirmi… ribellati… ti prego… Cristallo d’Oro…
Azione!- invocò la giovane, indirizzando il colpo verso Zoldan.
- Cristallo
fantasma… Scudo oscuro, azione!- le fece eco Zolda.
Il colpo di Haruna
si fermò sulla barriera generata dal demone, ben lontano da quest’ultimo.
- Cosa pensavi di
fare, eh?- la derise lui con cattiveria - sei sola… l’ultima volta con te c’era
la Regina Selene… ma ora è morta…- sghignazzò lui perfido.
- Ci sono io!- disse
una voce alle sue spalle.
- Serenity?- chiese
lui sbalordito. Sapeva che era morta per mano di Beryl. Non era plausibile
vederla ora in carne ed ossa lì davanti a lui
- E non è sola!-
dissero in coro le Sailor dietro alla loro leader.
- Arrenditi Zoldan.
- disse Tuxedo Kamen, avvicinandosi a Serenity.
- Come vedi Zoldan…
Haruna non è più sola… e non c’è solo il Cristallo d’Oro, ma anche quello
d’Argento…- disse Serenity calma.
- Ora posso
rispondere alla tua domanda: voglio sconfiggerti! E riprendermi mio marito!-
urlò Haruna con gli occhi lucidi.
- Marcus è morto… ma
potresti sempre raggiungerlo…- fece lui invitante, ignorando i nuovi venuti.
- Il mio papà non è
morto!- disse una vocetta alle spalle di Haruna.
Questa si voltò
sconvolta:
- Luce cosa ci fai
qui?!- chiese preoccupata la ragazza, osservando il visino in lacrime della
figlia.