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Autore: Eternal Cosmos    14/12/2005    5 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 3: [Close encounter of the Hooch kind] Incontro ravvicinato del tipo Hooch *
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Era venerdì, 4 giorni dopo la sua improvvisa apparizione. La gente ad Hogsmeade era un po' più a proprio agio al vedere quel ragazzo così giovane che girava per la cittadina come se gli fosse totalmente familiare anche se dichiarava di non venire da quelle parti.
Ogni volta che vedevano volare lì attorno una civetta candida, sapevano che il ragazzo non era troppo lontano. Harry, all'inizio, davvero non aveva idea di che cosa fare là, di che farsene della sua vita. Non poteva solo presentarsi ad Hogwarts così, nel bel mezzo dell'anno scolastico.
Fuori da Hogsmeade nevicava, ma i maghi residenti nella cittadina avevano deciso di creare uno scudo magico che avrebbe respinto la neve. Sfortunatamente, era ancora molto freddo fuori così Harry aveva sempre indosso il suo nuovo mantello in dragonhide con una calda sciarpa, che, ovviamente, non era l'usuale sciarpa rossa e oro.
Aveva anche avuto l'idea perfetta per occupare il suo tempo e rendersi utile, non troppo tempo prima. Rosmerta aveva avuto dei problemi a gestire il pub con solo due sottoposti, che erano stati assunti solamente per cucinare, così Harry riuscì a convincere Rosmerta ad assumerlo ai Tre Manici di Scopa. La donna scoprì presto che James era un alacre lavoratore e ciò rese il suo lavoro in qualche modo meno pesante, con suo gran apprezzamento.
James salutò i clienti regolari che lo conoscevano non appena mise piede nell'affollato pub, tornando da una tarda commissione. Rosmerta prese la busta con un grato, seppur stanco sorriso.
I Tre Manici di Scopa era pieno di gente quella sera e la donna aveva troppo da fare per cavarsela da sola. Lanciò a James uno sguardo da cucciolo e il ragazzo dai capelli scuri sorrise giocosamente e annuì, andando di sopra a cambiarsi.
“Mi spiace James. Lo so che avevo detto che avresti avuto un giorno di riposo, ma non riesco a credere che ce la farei da sola stasera. Da quando ho ricevuto questa nuova varietà di Burrobirra la gente non sembra averne mai abbastanza,” spiegò la donna quando James tornò con la divisa da lavoro, mentre prendeva contemporaneamente le ordinazioni di due clienti.
Nagini aveva scelto di restare nella camera di sopra e sapeva che se Harry fosse stato nei guai, non sarebbe stata troppo lontana per aiutare il ragazzo.
Harry annuì e modulò un'espressione professionale. “Non c'è problema per me. Non avevo nulla da fare stasera, ad ogni modo. Dovrò aiutarti, prima che collassi.”
Rosmerta gli sbuffò contro e lo lasciò portare le ordinazioni ai clienti, cosa che fece efficientemente.
“Un nuovo impiegato? Sembra giovane, non credi?”
Rosmerta fece un salto alla voce invadente e si voltò per guardare uno degli insegnanti di Hogwarts. “Xiomara! Mi hai spaventato! Ancora problemi con i piccoli del primo anno, eh?”
L'insegnante fece una smorfia e mise il broncio, prendendo un considerevole sorso dalla sua Burrobirra. “E' un'altro modo di dirlo, sì.”
Non approfondì l'argomento, così Rosmerta la lasciò stare e camminò verso Harry, che stava trasportando tre piatti contemporaneamente e stava cercando a chi appartenesse ciascun ordine. “Hey James! Serve aiuto?” Rosmerta chiese con una risata negli occhi.
James roteò i propri occhi blu ma annuì comunque. Rosmerta indicò i giusti clienti e lo sguardo del ragazzo dai capelli scuri gelò sull'ultimo di essi. Rosmerta gli sventolò una mano davanti alla faccia e guardò l'insegnante. “Ha degli occhi favolosi, vero?” disse Rosmerta, riferendosi agli occhi gialli da falco di Xiomara.
Harry rinvenne dalla propria fantasticheria e sbattè le palpebre, rispondendo con un lento “Già. Chi è? Non l'ho mai vista qui intorno prima.” Finse perfettamente uno sguardo curioso. Interiormente, il cuore gli batteva in modo selvaggio. Era solo la sua istruttrice di volo del primo anno, ma Merlino, era bello vedere finalmente una faccia familiare da Hogwarts a Hogsmeade.
“Hm, probabilmente la vedrai di più dato che ora lavori qui. Il suo nome è Xiomara Hooch ed è istruttrice di volo a Hogwarts. So che è solo la metà della settimana ma viene qui solo quando i primi anni sono infernali a lezione. La rilassa e le fa dimenticare quei piccoli chiassoni. Sono sicura che ordinerà qualche altra Burrobirra prima di tornare al castello, lo fa sempre.”
Rosmerta sospirò e scosse la testa. “Farai meglio a servire quei pasti, prima che si raffreddino, James,” gli ricordò.
Il ragazzo sussultò e si affrettò verso una coppia dall'aria impaziente. “Scusate il ritardo!”
Scoccò loro un'occhiata dispiaciuta e la strega non potè resistergli. “E' tutto ok!” Gorgogliò lei mentre il marito alzava gli occhi al cielo e iniziava a mangiare. “Ragazzo mio! Sei un giovanotto così carino! Spero che sarai ancora qui la prossima volta che verremo!” disse con enfasi.
Harry sorrise e annuì. “Bene, sarà un piacere servirvi di nuovo. Se vorrete scusarmi, ho quest'ultimo ordine da consegnare. Chiamatemi se avete bisogno di qualcos'altro.”
Si scusò educatamente con la bella coppia e il cuore prese nuovamente a martellargli dietro le costole. ‘Dannazione, Harry! E' solo Hooch! Datti una calmata!’ Si schiaffeggiò mentalmente e posò il piatto di fronte alla borbottante insegnante, facendole fare un salto per il movimento improvviso.
“Oh! Scusa! Non ti avevo visto!” Xiomara arrossì d'imbarazzo e si avvicinò il piatto.
Harry ridacchiò. “Giornataccia?”
Hooch gli indirizzò l'ombra di un sorriso e prese a mangiare.
Il ragazzo dai capelli scuri voleva disperatamente scrollarla dal suo cattivo umore e chiederle degli abitanti di Hogwarts ma sarebbe sembrato troppo sospetto. Sapeva che alcuni ancora non avevano fiducia in lui a Hogsmeade, così si voltò dall'altra parte e andò a prendere altre ordinazioni per le successive ore, chiaramente con l'intenzione di parlare un po' di più con l'istruttrice di volo una volta svuotatosi il pub.
………

Erano circa le dieci quando gli avventori iniziarono ad andarsene verso casa per una buona notte di sonno. Rosmerta congedò James dal lavoro con un gran ghigno; gli affari erano andati particolarmente bene, oggi.
Il ragazzo dai capelli scuri chiese al cuoco due Burrobirre e si diresse verso una Xiomara Hooch ancora borbottante, seduta da sola in un angolo. L'insegnante sussultò quando un boccale di Burrobirra le fu posto davanti, e ancora di più quando il giovane aiutante di Rosmerta le si sedette davanti, sorseggiando un'altra bibita.
Harry ghignò e le fece l'occhiolino per alleviare la tensione. “Questo lo offre la casa, ma per lei è l'ultimo stasera. Ho avuto l'impressione che avesse disperatamente bisogno di un po' di compagnia per essere tirata su.”
Hooch annuì con gratitudine e fece un sorso. “Grazie. Mi scuso per la mia maleducazione di prima ma ho avuto qualche problema con le mie lezioni ad Hogwarts ultimamente. Ad ogni modo, il mio nome è Xiomara Hooch.”
Harry le strinse la mano al di sopra del tavolo. “Piacere. Rosmerta mi ha detto del suo problema. Mi chiamo James Evans. Così, che tipo di guai ha?” chiese con curiosità. Non aveva idea se anche la sua Hooch avesse sperimentato questi piccoli episodi depressivi e voleva sapere che cosa aveva potuto ridurla in quel modo.
La donna dagli occhi di falco sospirò sonoramente e ingoiò un'altra sorsata dalla bevanda. “Bene, probabilmente avrai capito che insegno ad Hogwarts; sono l'istruttrice di volo e insegno ai primi anni come usare correttamente un manico di scopa. Ho sempre avuto qualche problema negli anni passati ma i ragazzi a cui dò lezioni ora non sanno nulla del volare. Oh, qualcuno ne sa, ma non nella maniera in cui vorrei che lo conoscesse. Non hanno idea di ciò che intendo quando domando loro di capire la bellezza del volo.” Hooch apparve imbarazzata. “Non sto dicendo molto di sensato, mh?”
Harry scosse la testa. “Oh no, capisco perfettamente che cosa vuol dire. Anch'io amo volare, non sta parlando con un ignorante in materia. Adoro il brivido del volo, del galleggiare al di sopra delle nubi e poi piombare giù in un tuffo e tirar su la scopa all'ultimo secondo prima di schiantarsi sul terreno. Girare e piroettare con il vento e lasciarsi precipitare in una caduta libera e quindi tirarmi su di nuovo sfrecciando, è un'esperienza emozionante e una volta provata non se ne può più fare a meno. Sei libero di andare dovunque tu voglia, dimentichi i tuoi problemi e semplicemente –senti- il vento che ti soffia tra i capelli…”
Più parlava, più i suoi occhi sognanti si chiudevano e prese a ondeggiare lievemente sulla sedia come se fosse realmente su un manico di scopa, dimenticandosi di ogni cosa attorno a lui. Aveva un'espressione così rapita e appassionata sul volto che toccò l'anima di Xiomara.
Non appena il ragazzo finì, la donna rimase per un momento senza parole e Harry aprì finalmente gli occhi, arrossendo sotto lo sguardo interessato dell'insegnate.
“Non… non avevo mai sentito prima parlare del volo in maniera così appassionata…” sussurrò.
“E’ precisamente ciò che sento io, solo che non sarei mai stata in grado di descrivere le mie emozioni come hai fatto tu. Vorrei che i miei studenti potessero capire quel tipo di cosa. I primi anni, o sono spaventati o vogliono mettersi in mostra, ritrovandosi spesso nell’infermeria, a causa della loro imprudenza. Dal secondo anno in poi, fino al settimo vogliono giocare a Quidditch in maniera pesante e spesso diventano troppo competitivi; Slytherin e Gryffindor, soprattutto. Quelle due case non andranno mai d’accordo, sono nate per odiare l’un l’altra, lo giuro. Il Preside, Albus Dumbledore, ha tentato per molti anni di riunire le due case, ma inutilmente. Quello che non aiuta affatto è la rivalità tra due studenti del settimo anno di Gryffindor e Slytherin: Ronald Weasley e Draco Malfoy. Fin dal loro primo giorno, sono stati alla gola dell’altro, a causa dell’odio esistente fra le loro famiglie.” Xiomara portò la mano di fronte alla bocca, “Sto blaterando, perdonami.”
Ancora una volta Harry, scosse la testa, ma le mani, ora nascoste sotto il tavolo, stavano tremando. ‘Così Ron è qui. Grazie a Dio. Non m’interessa molto Malfoy, ma sembra che tutti quelli che conoscevo nella mia dimensione siano qui. Come per l’inimicizia tra Gryffindor e Slytherin...’
Harry dovette frenarsi dal far apparire sul suo volto un sorriso alquanto oscuro. Voldemort, inconsapevolmente, non solo aveva trasferito alcuni dei suoi poteri a lui quando era un neonato, ma anche una parte della sua eredità, facendo di Harry l’erede di Gryffindor E Slytherin. Non era un erede diretto di Slytherin, chiaramente, ma in un certo senso Tom Riddle era come un secondo ‘padre’ per lui, in un modo molto contorto, strano e oh, così sbagliato.
“Non stava blaterando. Ed io non ci bado per nulla. Meglio lasciare le emozioni uscire, piuttosto che lasciarle inacidire dentro. Ad ogni modo, questa specie di castello m’incuriosisce. Ma non è quello il punto. Che cosa pensa di fare con i suoi primi anni?”
Hooch scrollò le spalle. “Ancora non so. Di' James, quando è stata l’ultima volta che hai volato?”
James le diede un’occhiata affranta ed un triste sorriso. “E’ stato molto tempo fa. Realmente, troppo a lungo, e mi manca molto. Non posso volare nell’area del villaggio, e sta nevicando fuori dalla barriera magica. Non volo più tanto quanto desidero.” Sul suo viso apparve nuovamente quell’occhiata trasognata e Hooch sorrise furbescamente, negli occhi una nuova scintilla.
“Dimmi, forse potremmo organizzarci per una piccola sfida, un uno contro uno, un giorno o l’altro? Sono sicura che Albus, il nostro Preside, non farebbe problemi se t’invitassi. Che cosa conosci di Quidditch?” Gli chiese con un’occhiata abile diretta a lui.
Harry capì al volo e sorrise, un bagliore misterioso nei suoi occhi blu. “So abbastanza, che è tutto quello che LEI ha bisogno di sapere.”
La donna si inclinò di nuovo sulla sedia, l’umore acido dimenticato completamente. “Ooh? E’ così? Che posizione?”
“Mi hanno detto che sarei stato un buon battitore... ma che probabilmente sono nato con un Boccino nelle mani, cosa che senza dubbio dice qual’è la mia posizione.”
Xiomara fischiò. “Un Cercatore, eh? Mi chiedo quanto bravo tu sia. I buoni Cercatori, che realmente sanno come impugnare una scopa, sono rari a Hogwarts. Il meglio che abbiamo ora è Draco Malfoy, settimo anno di Slytherin, ma non capisce la reale bellezza del volare. Tutto quello che vuole fare, è schiacciare la squadra di Gryffindor fin da quando Oliver Wood, il miglior capitano che Gryffindor abbia mai avuto in molto tempo, si è laureato un paio d’anni fa. il Cercatore corrente di Gryffindor, Ginny Weasley, la più giovane sorella del capitano della squadra Ron Weasley, non sta andando bene fin da quando il padre di Malfoy,” e lo disse con un’espressione disgustata, “ha comprato delle Nimbus 2004 per l’intera squadra di Slytherin... Sto di nuovo blaterando, deve essere la Burrobirra.”
Harry ridacchiò, ma mentalmente ghignò. ‘Il vecchio Malfoy è ancora vivo e scalciante, qui, a quanto pare. Probabilmente è ancora nel Ministero. La maggior parte di loro deve essere corrotta, dato che Voldemort è ancora vivo. Questo è davvero un inferno di problema...’
Harry modulò un sorriso, quando Hooch gli chiese se volesse giocare un uno-contro-uno con di lei, per divertimento chiaramente.
Interiormente fu colto dal panico. Era pronto a risalire a Hogwarts ora? La battaglia finale ancora fresca e presente nella sua mente?
‘Non penso.’
Non era capace di annullare completamente il suo nervosismo. Harry non desiderava fare di sè uno sciocco e schiacciare qualcuno in un abbraccio, quando loro non lo avevano mai conosciuto qui. E dato che desiderava attirare l’attenzione di Tom su di sè e non su Hogwarts, era meglio restare il più lontano possibile per il momento.
“Mi spiace, ma non posso. Non adesso, ad ogni modo. Ci sono ancora molte cose da fare qui, per me e...”
Hooch gli diede un’occhiata delusa ma accennò col capo accettando. “Oh. Va bene. Ma se vuoi giocare, vieni a Hogwarts e chiedi di me, sono sicuro che non sarà un problema.”
Con tutto quel parlare, si era fatto abbastanza tardi. Hooch sbadigliò rumorosamente e Harry l’intese come il suo desiderio di risalire al castello. “Vuole che l’accompagni? Mi sembra un po' traballante.”
L’insegnante scosse la testa negativamente e apparve perfettamente lucida, anche se un poco stanca, nonostante il buon numero di Burrobirre. “Naah, starò bene,” la donna declinò l’offerta con un movimento della mano, ma Harry non era affatto dell'idea di permetterle di risalire a Hogwarts da sola, specialmente a quell’ora, fuori al buio e percorrendo la pista che confinava con la Foresta Proibita. Se Voldemort avesse attaccato, come Harry aveva sentito che aveva fatto molte volte, il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto sarebbe stato là a dargli una dannata lotta!
“Rosmerta, torno presto. Scorto Madama Hooch a Hogwarts.”
La proprietaria del pub fece un cenno col capo, mentre puliva un tavolo. “Molto premuroso, da parte tua, James! Ma sii accurato durante il viaggio. La neve è molto spessa, fuori.”
Harry annuì ed omise la seconda ragione ad alta voce: i seguaci di Voldemort erano dappertutto.
Xiomara si mise il mantello invernale ed aspettò che James tornasse dalla sua stanza con abiti più caldi. Quando arrivò, un gufo bianco era appollaiato sulla sua spalla e, inconsapevolmente alle due donne, un grande cobra era nascosto sotto il mantello di dragonhide. “Sono pronto, andiamo!”
Il vento freddo li attaccò appena avanzarono sull’altro lato della barriera magica. La neve, era profonda, così Hooch gettò un fascino di leggerezza su sè e il ragazzo, che le fu grato.
Il ritorno al castello fu silenzioso, e qualche volta Harry sorprese Hooch che gli gettava uno sguardo furtivo. All’inizio, non ci badò, ma dopo quindici minuti iniziò a infastidirlo.
Senza neppure guardarla, le chiese, “Ho qualcosa sulla faccia?” Era un modo gentile per dirle di smettere.
L’insegnante arrossì -e la temperatura fredda, non aiutò- volgendo immediatamente via lo sguardo. “Spiacente. Ma più mi fermo a guardarti più non posso fare a meno di pensare che assomigli molto ad uno degli insegnanti di Hogwarts. So che è sciocco...”
Harry inciampò nella neve, riacquistando a malapena l’equilibrio prima di immergere la faccia nella profonda e spessa coperta, bianca e gelata, che ricopriva la terra.
Hooch gli scoccò uno sguardo interrogativo ma Harry riguadagnò la propria andatura e continuò la sua camminata come se non fosse accaduto nulla, così lei non chiese oltre.
“Oh? Davvero curioso. Ma io non ho famiglia, è impossibile che sia imparentato con chiunque lei stia pensando.” Rispose noncurante.
Hooch gli diede un’occhiata compassionevole ma Harry l’ignorò; odiava quando le persone lo compativano. La sua mente continuava a urlare ‘SIRIUS E’ A HOGWARTS!’ Ma c’era davvero poco che potesse fare adesso, ricordando che doveva stare lontano da tutti per la loro sicurezza. Era il suo piano per sconfiggere Voldemort -di nuovo- e poi uscire alla luce.
Stavano giungendo alla fine del cammino e Harry poteva ora vedere Hogwarts, a malapena, a causa della neve cadente e l’oscurità. Hooch si fermò , guardando Harry con un sorriso grato. “Posso fare il resto del percorso da sola. E’ stato veramente gentile da parte tua, accompagnarmi fino a qui, ma ora sei tu che sei lontano da Hogsmeade.”
Harry le mostrò un sorriso rassicurante ed accarezzò il suo gufo. “Io starò bene, e comunque, ho compagnia. Stia attenta mentre procede per il resto della strada.”
Hooch annuì. “Grazie James! Sei un giovane molto gentile! Spero di rivederti presto! E ricorda! Mi devi un match di Quidditch!”
Harry ridacchiò alla festosità della donna, e salutando si voltò indietro. Hooch lo guardò scomparire nell’oscurità e rientrò senza problemi al castello.
“Sei andata di nuovo a Hogsmeade, vero?”
L’istruttrice di volo boccheggiò, saltando per la sorpresa, la mano che si mosse per giungere al petto. “Severus Snape! Non fare mai più una cosa simile, se non vuoi che Poppy mi visiti per un infarto!”
Hooch fece saettare un'occhiataccia contro il Direttore della casa di Slytherin e quasi fece il broncio all’accorgersi che non aveva effetto sul Maestro di Pozioni. “Giuro, Severus, che la tua camminata silenziosa mi porterà al St. Mungo, uno di questi giorni.” Mormorò, mentre scrollava la neve dal mantello. Gettò un rapido incantesimo essiccante su di esso, prima che potesse bagnare il pavimento; sapeva che Argus Filch poteva diventare alquanto seccante, quando si trattava di pulizie.
Snape osservò la donna, annoiato. “Ti farai uccidere, andando a Hogsmeade da sola di notte.”
Xiomara sembrò spaventata. Poi gli diede un sorrisino. “Severus, non sapevo che t’importasse!”
Il Maestro di Pozioni non abboccò all’esca, essendo conosciuto per la sua indifferenza, e gli ritornò un ghigno. “Appena. Stavo riferendomi solo al tuo comportamento che è comparabile, interessantemente, al comportamento imprudente tipico dei Gryffindor.” Con quelle ultime parole, si allontanò con un fruscio dei suoi abiti, andando a pattugliare i corridoi principali e lasciando Hooch dietro di sè, che alzò gli occhi al cielo per il SUO tipico comportamento da Slytherin.
“Oh! Se proprio lo vuoi sapere, non ero da sola!” Disse rumorosamente, ma non sapeva se l’uomo l’avesse sentita o se gli importasse, mentre scompariva in un’altra sala.
Hooch scosse la testa con un sospiro disperato e risalì ai propri alloggi per riposare.
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Harry sapeva per esperienza che nulla e nessuno stava per attaccarlo sulla sua via del ritorno. I suoi sensi indicavano che non c’era pericolo e la cicatrice non gli doleva. Harry aveva scoperto, durante un’esperienza fatta dopo il suo arrivo, che era fortemente connesso anche al Voldemort di questa dimensione. Aveva rilasciato per un solo minuto il suo permanente muro mentale, ed era stato costretto a richiudere il collegamento appena la testa aveva iniziato a fargli male sul serio.
Voldemort era decismente in forma qui, non c’era dubbio alcuno, ma non aveva il minimo sospetto che ci fosse un Harry Potter -vivo- da qualche parte capace di vedere attraverso i suoi occhi (i quali erano ancora blu, invece del color rosso sangue al quale era abituato Harry, poiché qui non era mai morto)**.
Harry avvertì muoversi qualcosa contro i suoi fianchi e Nagini mise la testa fuori della sua manica sinistra; dato che era un serpente, non le piaceva l’aria fredda, ma iniziava a sentirsi sola laggiù mentre il suo padrone parlava con Hedwig. “Ssei quasi caduto a terra, masster. Cossa è accaduto? Ssono quassi usscita fuori, in quel momento.
Harry guardò in giù verso Nagini e sospirò. “Non ti preoccupare Nagini. Ssono ssolo rimassto ssconvolto da qualcossa che ha detto l’inssegnante. Ti ho parlato tempo fa, di Ssirius Black, e che quando morì ssoffrii moltisssimo nel mio mondo. Bene, apparentemente, qui è un inssegnante a Hogwartss.
Il ragazzo sorrise malinconicamente, non riuscendo a dire di più. Il cobra capì e rimase silenzioso, ritornando ad avvolgersi alla vita di Harry, in un gesto confortante.
Rosmerta diede un grande sospiro di sollievo quando James ritornò. “Finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi! Spero che tu intenda prenderti una buona nottata di riposo, perchè ci sarà un fine-settimana a Hogsmeade per gli studenti di Hogwarts. I Tre Manici di Scopa si riempiranno nuovamente, domani.” Poi, andò a letto, stanca morta del giorno e per la preoccupazione che gli aveva dato il ragazzo finché non era passato attraverso la porta.
Harry ritornò alla sua camera e precipitò sul letto con un gemito. “Maledizione! Non avevo pensato ai fine-settimana ad Hogsmeade...”
Hedwig volò di nuovo sulla scrivania di Harry e Nagini si arrotolò in una ciambella alla fine del suo letto.
Harry si rigirò per tutta la notte, incapace di dormire pacatamente. Gli incubi della morte dei suoi genitori, Sirius che cadeva oltre il velo e Lupin che correva di fronte a lui per proteggerlo dall’Avada Kedavra, e la morte dei suoi amici, continuarono a tormentarlo senza tregua. Non importava quanto potente fosse la sua Occlumanzia, non potè dormire.
La Sleeping Draught che aveva preso non era neanche lontanamente abbastanza forte per fermare gli incubi, ed era in momenti come questo, che Harry ripensava al Maestro di Pozioni in maniera molto affettuosa. C’era, fortunatamente, un fascino di silenzio molto forte sulla sua stanza, perchè stava per avere un gran mal di gola, accompagnato da un mal di testa infernale.



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* Ovviamente il titolo è un richiamo del titolo "Incontri ravvicinati del terzo tipo" del film di Spielberg, la resa italiana non è proprio coincidente :P

** Il dettaglio è carino, peccato che fin dalla prima apparizione del Lord i suoi occhi siano al contrario cremisi anche qui. Svistuccia dell'autrice


- La Sleeping Draught è una pozione soporifera


  
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