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Autore: Morgan__    06/01/2011    4 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roma
Febbraio
Aanno Domini 1500




I polmoni mi facevano male,come quando correvo da bambina per i campi intorno alla villa di campagna della mia famiglia,e la testa mi girava dandomi anche una leggera sensazione di nausea allo stomaco.
La pelle del viso,immerso a forza nell'acqua gelida,mi faceva male,come se fosse attraversato da migliaia di aghi fini e appuntiti.
Trattenevo il respiro,per evitare che l'acqua mi entrasse dal naso o dalla bocca,da almeno un minuto buono. Negli ultimi tempi avevo imparato a accumulare aria per lunghi minuti,quindi,rispetto alle prime esperienze,riuscivo a resistere meglio.
La prima volta che fui sottoposta a quella tortura per poco non affogai. Fortuna che le guardie non appena si erano accorte che stavo per morire mi avevano tirata fuori. Ma di certo non l'avevano fatto per bontà d'animo.
Sentì una strattonata di capelli e in pochi secondi la mia testa riemerse dalla tinozza d'acqua gelida.
-Dov'è il Frutto?-mi chiese la voce impaziente e dura di Cesare Borgia.
-Non-lo-so!-risposi io come d'abitudine.
E di nuovo giù al suo cenno della testa.
Da quando ero arrivata a Castel Sant'Angelo,il Valentino aveva partecipato a tutte le mie sedute per costringermi a parlare. Solo ultimamente Cesare non si era fatto vedere per alcune settimane e questa era la prima volta dopo un mese che si rifaceva vivo. Oltre a quella tortura mi sottoponevano a una serie di frustate almeno una volta ogni due settimane,la mia schiena era attraversata da ferite più o meno profonde. Qualcuna si era già cicatrizzata mentre altre erano più fresche. Altre ancora ogni tanto mi si riaprivano. Fortunatamente mi veniva garantito un medico che faceva il minimo,ma almeno evitava che si infettassero.
Alcuni giorni mi facevano addirittura saltare i pasti,lasciandomi a digiuno.
Di nuovo riemersi dall'acqua e non appena scossi leggermente la testa per cercare di togliermi le ciocche di capelli bagnate che mi si erano attaccate al viso,fissai negli occhi il mio peggior nemico.
-Non volete ancora parlare,mia cara?-mi chiese con uno dei suoi soliti sorrisi sulle labbra.
-Potete anche tagliarmi la lingua,l'effetto sarebbe lo stesso.-risposi tra i denti fissandolo con odio.
Lo vidi accentuare il sorriso,per poi avvicinarsi a me e ad inginocchiarsi alla mia altezza.
Mi prese il mento tra le mani e me lo fece alzare a forza per guardarlo negli occhi. Avvicinò il suo viso al mio e io d'istinto mi ritirai.
-Non dovete avere paura di me.-
-La mia non è paura,Borgia. La mia è repulsione verso una creatura malvagia e perversa.-mormorai.
-Così mi offendete,mia cara. Lo sapete che l'ultima persona che ha osato offendermi è finita sul patibolo?-mi chiese serafico.
-Meglio la morte che continuare con questa messinscena. Tanto sarà sempre la stessa cosa. Non so di quale Frutto state parlando,e se lo sapessi non ve lo direi.-conclusi avvicinando il mio viso al suo inconsapevolmente.
-Sapete,mi state convincendo. È da sei mesi che tento di farvi parlare,ma voi niente. Però...siete ormai l'unica Colonna in vita,quindi l'unica che deve sapere per forza dove si trova il Frutto che io tanto voglio.-
-Allora continuate pure a fare come volete. Per me è indifferente.-affermai con orgoglio.
Anche in uno stato come quello io dovevo,e volevo,mantenere la mia dignità. La dignità della famiglia Colonna.
Rimanemmo per dei secondi in silenzio,a fissarci negli occhi.
Poi tutto accadde in una frazione di secondo. La sua bocca si impose sulla mia.
Rimasi per qualche secondo paralizzata dalla sorpresa,poi iniziai a dimenarmi per farlo staccare da me,e ci riuscii.
Le sue labbra ripresero la piega di quel suo sorriso sinistro. Il suo bacio,pensai con ribrezzo,era un suo modo di imporsi sulla mia psiche,per farmi capire,anche in quel modo,che io ero alla sua mercé.
Allora,mi venne d'istinto,gli sputai sul viso facendogli sparire quel suo dannato ghigno e in compenso ricevetti un suo schiaffo così forte che mi fece voltare la testa e mi spaccò il labbro.
-Frustatela!-ordinò perentorio prima di uscire dalla sala per lasciarmi ai miei due aguzzini che mi fecero alzare in malo modo dal pavimento su cui ero inginocchiata.


Sentivo delle voci di sottofondo,ma mi sembravano troppo lontane per capire a chi appartenessero. Ero ancora in stato di dormiveglia,il mio corpo era tutto intorpidito dal sonno. A quanto pare durante le frustate ero svenuta,di nuovo.
Cercai di aprire leggermente gli occhi e di riordinare la mente.
La schiena mi bruciava come se fosse percorsa da carboni ardenti,ma sentivo distintamente che il busto era stato fasciato da garze sterilizzate,quindi il medico doveva essere già passato mentre ero ancora addormentata.
Ora che avevo ripreso i sensi capii distintamente di trovarmi stesa sul mio letto di cella in pancia in giù.
-Come è stato il viaggio a Roma,eri nella carrozza privata di Cesare!-
-Sei patetica Lucrezia.-rispose una voce femminile. Ero sicura di averla già sentita da qualche parte.
Sentii un leggero tonfo.
-Di che ti ha parlato?Dei suoi piani per Napoli?Ti sono piaciuti?-dalla sua voce direi che fosse proprio arrabbiata e gelosa marcia della nuova arrivata.
-Non me ne ricordo.-sentii rispondere.
-Forse ricorderai questo!-
Sentii la donna urlare. Doveva essere stata colpita con qualcosa.
-Cosi impari ad alzare la cresta!-poi sentii dei passi. Lucrezia stava uscendo dalla cella adiacente alla mia.-Rinchiudila e portami la chiave.-la sentii ordinare,poi di nuovo dei passi che mano a mano si fecero più lontani. Se n'era andata.
Mi rimisi a pensare alla voce della donna che in quel momento si trovava nella cella adiacente alla mia.
Ero sicurissima di averla già sentita da qualche parte,ma dove?
Di certo non a Roma,o per lo meno non me ne ricordavo,e nemmeno al convento o nei dintorni di Siena.
Forse mi sbagliavo,forse in realtà quella voce non l'avevo mai sentita da nessuna parte.
Eppure il dubbio mi rimaneva.
Decisi di lasciar stare e di riposarmi ancora un po' quando all'improvviso mi ritorno in mente un ricordo di qualche anno prima,quando andai alla corte degli Sforza,a Milano. Anche allora sentii la stessa voce,la voce della Contessa Caterina Sforza,figlia di Galeazzo Maria Sforza,Duca di Milano.
Ricordavo quando la vidi per la prima volta,fiera nel suo comportamento e regale nei suoi movimenti. Subito provai un moto di stima nei suoi confronti e durante la mia permanenza alla corte divenimmo amiche.
Mi alzai,facendo attenzione a non farmi del male,dal letto per poi avvicinarmi alle grate del cancello della cella,per vedere se ci fossero delle guardie a portata d'orecchio che ci potessero sentir parlare.
Vidi due guardia all'altra estremità della stanza;troppo lontane per sentirci.
Ritornai a letto e mi sdraiai su un fianco rivolta verso il muro. Non dovevo sprecare troppe energie.
-Caterina!-bisbigliai a voce abbastanza alta,in modo che solo lei mi potesse sentire.
Dannazione,parlare anche a così bassa voce mi dava delle piccole fitte di dolore.
Non sentii alcuna risposta,così riprovai-Caterina!-
Stavolta alzai un po' di più la voce.
-...chi è?-mi sentii rispondere con voce circospetta.
Sospirai di sollievo non appena mi rispose.
-Caterina,sono Giulia Colonna.-risposi con lo stesso tono di prima.
Non ricevetti alcuna risposta per diversi secondi,tanto che temetti che non mi avesse sentita.
-Che cosa ci fate qui?-mi chiese all'improvviso sorpresa.
-Voi cosa ci fate qui?-chiesi in risposta con una nota di ironia.
-Seriamente,Giulia. Cosa fate in una cella di Castel Sant'Angelo? Coma mai i vostri genitori hanno permesso che foste rinchiusa qui dentro?-mi chiese in una volta sola.
Rimasi sorpresa da quell'ultima domanda. Davvero che non sapesse niente della mia famiglia?Insomma,erano passati sei mesi,ormai la notizia doveva essere giunta fino a Milano e in tutta la Romagna!
-Non lo sapete?-
-Cosa?-mi chiese confusa.
-I miei genitori sono morti,e anche mio fratello.-spiegai abbassando un po' il tono e chiudendo gli occhi.
Altri secondi di silenzio.
-Mi dispiace...quando è successo?-la sua voce sembrava sinceramente dispiaciuta.
-Sei mesi fa circa...è da allora che io sono qui.-
-Perché vi hanno arresta?-
Non risposi. Per quanto mi potessi fidare di Caterina Sforza,forse il peso che portavo non poteva essere rivelato nemmeno a lei. Come l'avrebbe presa se le avessi detto che i Borgia mi stavano torturando ormai da sei mesi per un manufatto dai poteri incredibili?Che grazie a quel manufatto io riuscivo a leggere nella mente delle persone? Mi avrebbe presa per pazza.
Perché non risponde?
Dannazione!Ecco che ricominciava!Mi tappai le orecchie con le mani in un moto di auto-protezione. Non sarebbe cambiato nulla,ma se non altro quel gesto mi dava conforto.
-Giulia?-
-Non posso dirvelo.-risposi. Mi passai le dita della mano destra sul viso e in quel momento notai che le lacrime stavano solcando le mie guance. Mi arrabbiai con me stessa. Mi ero ripromessa che non mi sarei mai rimessa a piangere. Forse era per il fatto che sapevo,o per lo meno credevo,che entro poco sarei morta. E il dolore ormai era diventato troppo forte anche se cercavo di nasconderlo,per farmi vedere forte dai miei nemici,che ogni giorno mi schernivano e mi torturavano come il peggior malfattore di tutto lo Stato Pontefice.
Perché non mi vuole rispondere?Che cosa ha fatto di così grave da essere arrestata?Come mai la sua famiglia è stata uccisa?
Le continue domande di Caterina mi stavano martellando la testa. Entro poco avrei avuto un'emicrania incredibile,come sempre. Però non potevo chiederle di smetterla,avrebbe capito che qualcosa non andava.
-Se non mi volete dire niente,va bene,non vi preoccupate.-disse dopo un po'. Si era arresa per fortuna. Sospirai di sollievo.
-Grazie.-risposi.
All'improvviso sentii dei rumori strani provenire dall'altra parte della stanza.
Sentii un suono strozzato e poi un tonfo,come se qualcosa di pesante fosse cascato per terra. Tentai di alzarmi dal letto ma la schiena non me lo permise. Ero totalmente ricoperta di dolori. Non potevo nemmeno fare un lieve movimento della schiena che subito una fitta dolorosa si espandeva per tutto il mio corpo. Decisi che era meglio stare ferma in ascolto.
-Ezio,tu cosa ci fai qui?-percepii nella voce di Caterina una nota sorpresa.
A quanto pare la contessa non si era aspettata che il nuovo arrivato avrebbe fatto la sua comparsa. Come avesse fatto ad eludere le guardie non lo sapevo,ma se era arrivato fino a qui voleva dire che,chiunque fosse questo Ezio,era stato molto silenzioso e molto bravo.
-Una visitina dal sarto.-sentì rispondere da una voce maschile profonda e ironica.
Aveva anche il senso dell'umorismo. Allargai le labbra in un piccolo sorriso.
Il primo dopo sei mesi.
-Se mi salvi farai solo infuriare Cesare.-sentì controbattere.
-Per fortuna non è qui. Per caso,non c'è una seconda chiave?-
-La guardia l'ha data a Lucrezia,quindi,temo di no.-
-Sai dove si trovi?-
-Le sue stanze sono in cima al castello.-
-D'accordo resta qui,fai conto di avere già la chiave!-
-Aspetta!-esclamò all'improvviso Caterina.
-Cosa?-
-Nella cella accanto alla mia c'è una mia cara amica,potresti guardare in che condizioni si trova?-chiese allo sconosciuto.
-Caterina...-iniziò l'uomo prima di venire interrotto di nuovo dalla contessa.
-Ezio,ti prego. Vai a vedere in che condizioni è.-gli chiese in tono di supplica.
Sentii l'uomo sospirare arrendevole-E va bene.-
Poi ascoltai i suoi passi farsi sempre più vicini alla mia cella. Tentai di alzare il capo per vedere l'identità dell'uomo che si era fermato davanti alla mia cella,ma tutto quello che vidi fu una sagoma completamente vestita di bianco con una fascia rossa alla vita e ricoperta dall'armatura. Tentai di vedere il volto ma era celato da un cappuccio bianco che ricordava molto la testa di un'aquila.
Subito capii di chi si trattava.
Era un Assassino.
Negli ultimi tempi,prima di andarmene da Roma,quelle poche volte che i miei mi permettevano di andare al mercato,sentivo i popolani parlare di una figura misteriosa,avvolta di bianco,che stava facendo strage di ricchi nobili. Inoltre ne avevo sentito parlare anche dai nobili romani durante le feste mondane. Tutti quelli che parlavano di lui lo descrivevano come un uomo privo di morale,che uccideva i nobili solo per il proprio profitto. Tutti avevano paura dell'Assassino.
Inoltre qualche giorno fa avevo sentito da alcune guardie che un Assassino aveva tentato di uccidere lo Spagnolo nella Cappella Sistina.
-Madonna,mi sentite?-lo sentii chiedere all'improvviso dopo vari secondi di silenzio assoluto che a me parvero ore.
-Si.-
-Come state?-
-Una meraviglia...-risposi sarcastica.
Lo sentii trattenere il respiro per una frazione di secondo per poi intravedere,da sotto il cappuccio,le sue labbra che si allargavano in un sorriso divertito mentre incrociava le braccia al petto.
-Che cosa c'è di così divertente?-chiesi accigliata.
-Avete il coraggio di scherzare anche in un momento del genere,Madonna,mi sorprendete.-rispose mantenendo quel suo sorriso.
-Di certo mettersi a piangere e a brontolare non cambia le cose,Signore.-risposi scorbutica.
Va bene,io e lui non avremmo avuto mai un buon rapporto,già lo so;pensai.
-Davvero,Madonna,in che condizioni siete?-mi chiese stavolta seriamente.
Notai il suo cambiamento d'umore,così risposi altrettanto sincera:-Non sto per niente bene,in più credo di avere anche un po' di febbre.-spiegai.
-Ho capito.-rispose prima di scomparire dalla mia vista. Appoggiai la testa sul braccio,in attesa di capire quello che sarebbe successo.
-Non sta bene,Caterina. Mi dispiace ma per ora posso far evadere solamente te.-lo sentii affermare convinto.
Chiusi gli occhi. Per un momento avevo sperato di poter...
-Ezio...-sentì la protesta di Caterina morire sul nascere.
-Niente ma,Caterina. Prima di tutto devo portarti fuori di qui prima che loro abbiano l'opportunità di torturarti. Lo sai com'è no? Non compromettere la confraternita.-lo sentii spiegare enigmatico alle mie orecchie.
-E va bene. Ma promettimi,Ezio,che tornerai per liberare anche lei.-la sentii replicare seriamente.
-Va bene. Ora vado.-mormorò prima di uscire dalla sala nel massimo silenzio.
Passarono dei secondi in completo silenzio. La tensione,che si era creata non appena l'Assassino se n'era andato,era davvero insopportabile per me. Sentivo come se i segreti che portavamo entrambe,più o meno importanti,stessero gravando sulle nostre spalle e sulle nostre teste come macigni pesanti. Quei segreti mi impedivano di parlare,di pronunciare una singola sillaba da quanto erano soffocanti.
-Caterina...-la chiamai dopo diversi minuti.
-Ditemi...-
-Come fate a conoscere un Assassino?-le chiesi semplicemente,senza giri di parole.
Non sentii alcuna risposta da parte sua. Questo doveva essere uno dei suoi segreti.
-Ne ho sentito parlare dal popolo e dai nobili romani. Quell'uomo uccide le persone,Caterina. Come fate a fidarvi di lui?-le chiesi. Ma subito dopo mi sentii una stupida visto che io stessa se avessi potuto avrei ucciso con le mie stesse mani il Valentino.
-Lui non uccide persone innocenti,Giulia. Lui aiuta le persone in difficoltà,le aiuta a liberarsi da coloro che li vogliono soggiogare con il proprio potere. Se sapeste la verità,cambiereste idea.-la sentii rispondere in un sussurro,che sentii ugualmente.
-Allora ditemela. La verità.-replicai.
-Non posso dirvela.-rispose dopo un po'.
Sospirai rassegnata. Tanto sapevo già come sarebbe andata a finire. Non appena loro sarebbero scappati,quella che sarebbe stata accusata per averli aiutati sarei stata io. E allora sarei stata torturata fino alla morte.
All'improvviso un'immagine mi attraversò la testa. No,non era un'immagine. Era un ricordo.
Chiusi gli occhi immediatamente lasciando che esso si impossessasse del mio essere. Non volevo vedere cose che non dovevo ma opporre resistenza era del tutto inutile visto che mi causava solo un senso di nausea e un mal di testa continuo. Era raro che oltre ai pensieri,dalla mente delle altre persone,potessi prendere,involontariamente,anche dei ricordi. In quei momenti era come se stessi sognando ad occhi aperti,c'ero con il corpo ma non con la mente.

-No,Caterina. Non posso chiederti di sacrificare i tuoi figli.-era la stessa voce dell'Assassino, solo sembrava più giovane. Mi guardai attorno e capii che ci trovavamo su uno dei torrioni delle mura della città di Forlì. Il cielo era ricoperto di nuvole che promettevano pioggia e la città era completamente deserta.
Ritornai con l'attenzione su Caterina,che per la prima volta la vidi sconvolta, e sull'Assassino.
Nonostante portasse una tenuta diversa da quella che aveva quando lo vidi oltre le grate della cella,ero sicura che fosse Ezio.
-Nessuno sta sacrificando niente. Vai e riportameli Ezio.-
-Si,hai la mia parola.-disse prima di prendere un sacchetto di velluto tendente al rosso con rifiniture d'oro,dalla forma sferica,e porgerlo alla contessa
-La Mela deve restare nella cittadella. Tenetela al sicuro.-
Non guardai dove si stava dirigendo Ezio perché la mia attenzione era del tutto concentrata sul quello che Caterina stava tenendo in mano.
Non seppi perché...ma la sensazione che mi pervase assomigliava molto alla stessa sensazione che provavo quando mi trovavo accanto al frutto.

All'improvviso mi risvegliai del tutto. Alzai leggermente la testa e mi guardai attorno ritrovando le solite mura della mia cella. Che strano...era come se il ricordo mi avesse gettato fuori contro la mia volontà. Era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere,di solito mi accorgevo quando un ricordo stava per finire perché iniziavo a vedere tutto in modo sfuocato,ma questa volta l'ultima immagine che avevo visto era ben nitida,quindi il ricordo doveva continuare. E invece ero stata buttata fuori. Come se non fossi desiderata.
Ripensai all'oggetto che teneva Caterina tra le mani. Che fosse anche quello un manufatto simile a quello che custodiva la mia famiglia? La sensazione di soggezione era la stessa.
-Se io vi dicessi la mia verità,voi fareste altrettanto?-le chiesi all'improvviso.
Ma non sentii alcuna risposta. Così,con le mille domande che mi attraversavano la testa, restai in silenzio anche io.


Sentii dei passi avvicinarsi. L'Assassino doveva essere tornato.
-Salute,Lucrezia. Mi sei mancata.-
Rimasi in silenzio a sentirli parlare.
-Vai a farti fottere,puttana!-
Davvero fine.
-E' sempre un piacere. Portala qui,prendo io la chiave.-la sentii ordinare-Che classe!-disse ironica.
-Guardie,guardie!-sentii urlare da Lucrezia,per poi sentire un rumore metallico e Caterina intimarle di stare un po' zitta.
-Puoi camminare?-sentii chiedere dall'Assassino.
-No...-sentii rispondere dalla contessa prima di ascoltare dei passi strascicati avvicinarsi alla mia cella. Sollevai il capo.
-Giulia?-
Era Caterina. Notai che portava una sottoveste tutta lacerata e sembrava provata dalle ultime vicende che doveva aver subito.
-Si?-
-Torneremo a prendervi,ve lo prometto.-la sua voce era convinta. Sapeva tanto di promessa.
-Va bene.-risposi non del tutto convinta.
-Avete la mia parola.-sentii affermare dall'Assassino. Lo guardai,tentando di avere un contatto con i suoi occhi celati dal cappuccio. Speravo di vedere nei suoi occhi la convinzione che aveva la sua voce. Avrei voluto essere sicura e convinta di quello che mi stavano dicendo.
Ma nemmeno sapevo se sarei sopravvissuta abbastanza per vedere l'alba di domani.
-...andate,prima che arrivino le guardie.-mormorai ritornando ad appoggiare il capo sul braccio.
-Dovremo uscire dalla porta principale.-sentii affermare l'Assassino poco prima che i loro passi si facessero lontani. Ero di nuovo sola.
Con questa sensazione di solitudine mi coprii,con la coperta lacera,fino alle spalle. E intanto le lacrime avevano ripreso il loro cammino.



Angolo Autrice:

Allora,da dove cominciare?
Prima di tutto vi ringrazio per il benvenuto in questa sezione^^!Sono proprio contenta di aver iniziato a scrivere sugli Assassini**!
Poi,passando al capitolo. Che dire...mi piace e allo stesso tempo non ne sono del tutto soddisfatta. Ho paura di aver affrettato le cose mettendo di già il fatto che Giulia,in casi rari,riesca anche a rivivere dei ricordi;però allo stesso tempo avevo bisogno di un qualcosa per cui Giulia potesse fidarsi di nuovo di qualcuno. Quindi farle vedere che anche gli Assassini sono a conoscenza dei frutti(anche se lei ancora non è certa) forse la potrebbe aiutare nei prossimi capitoli a fidarsi un po' di più di loro. Dovevo trovare uno sblocco che la favorisse. Anche se non volevo rivelarlo così in fretta. Ma ormai è fatta. E rivedere il capitolo mi avrebbe resa ancora più indecisa<.<
Poi,non so se lo sapete,molto probabilmente si,ma per sicurezza faccio chiarezza sul come mai ho nominato Cesare Borgia come il Valentino:in seguito al suo matrimonio con Carlotta d'Albret,Cesare ottenne il titolo di Duca del Valentinois,da qui Duca di Valentino o il Valentino.
Poi,magari vi è sfuggito che ho scritto che Giulia Colonna è l'ultima della sua famiglia,ma,come avrete letto nel prologo,in vita c'è anche la zia. In realtà sua zia è sorellastra del padre di Giulia,quindi,nonostante sia stata riconosciuta dalla famiglia,non è mai venuta a sapere dell'esistenza del frutto,anche perché il segreto rimaneva di padre in figlio. Augusto ha deciso di volontà propria di dirlo anche alla figlia.
Vi volevo fare una domanda,visto che Assassin's creed lo conosco da pochissimo tempo.
C'è più di una mela vero?mi pare di aver letto da qualche parte che i frutti dell'Eden a forma di sfera fossero quattro o qualcosa del genere. Non vorrei dire una cavolata,ma mi pare che anche nel due durante i file da sbloccare vi sia diverse volte la mela con sotto numeri diversi di identificazione. Se mi date la risposta mi fate un favore<.< Poi...non mi sembra che debba dire altro a proposito del capitolo,quindi posso passare ai vostri commenti:
Enio: Grazie del benvenuto^^!Allora,sperando di spiegarmi al meglio,rispondo alle tue domande u.u Giulia intendeva carnefice nel senso colui che esegue l'uccisione e l'assassino colui che da l'ordine e quindi il diretto responsabile. Lei non vuole vendicarsi del Capitano,che è una semplice marionetta,ma di Cesare. No,a quei tempi Ezio non era ancora a Roma,infatti se riguardi all'inizio del prologo,i fatti si svolgono a Giugno,molto prima che Ezio arrivi a Roma,e cioè a dicembre,se non mi sbaglio. In più la risposta l'hai anche durante questo capitolo quando scrivo che Giulia lo riconosce attraverso quello che ha sentito dal popolo e dai nobili. Penso che anche prima che arrivasse a Roma,Ezio aveva fatto parlare di se,insomma...non è che una ventina di uccisioni,anche se a distanza di anni,passano inosservate se a capo di tutto c'è sempre la stessa persona. Quindi questa è la prima volta che Giulia Colonna e Ezio Auditore si incontrano^^. Spero di essere stata abbastanza chiara^^! Ma lo sai che è stato veramente un colpo di fortuna trovare questa famiglia?Che poi se ascolti mentre giri per la città senti alcune volte i banditori che annunciano che la famiglia Colonna sta organizzando dei giochi in cui ci sono dei premi xD! Comunque ero da subito partita con il fatto che il mio frutto doveva per forza avere origine con la storia di Roma e BINGO! Ecco la bella famigliola patrizia romana!Davvero,non ho potuto resistere anche se all'inizio non ero del tutto convinta di metterci quel cognome<.< Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,alla prossima^.^
Lady_Kadar:Ringrazio anche te per il benvenuto*si inchina*. Ti ringrazio per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^!Come già scritto il fatto di aver trovato la famiglia Colonna è stato puro caso,ma ringrazio ancora il mio curiosare tra gli argomenti presenti su Wiki xD!Alla prossima!
_Zafrina_:Grazie mille per i complimenti^^!Quasi quasi mi fai arrossire *///*!Comunque,come puoi vedere,Giulia non solo riesce a leggere nella mente ma anche a rivivere i ricordi,anche se in casi rari. Purtroppo non riesce ancora a governare questo potere ma grazie a qualcuno-che conosciamo bene-più avanti imparerà u.u. Poi vi spiegherò anche come mai riesce a fare queste cose^^!Spero che questo capitolo sia piaciuto anche a te!Alla prossima^^!

Alla prossima^^.
Morgan

  
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