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Autore: Julia Weasley    07/01/2011    18 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 15
Reticenza e segreti
 
La notte era appena calata sull’oscura foresta che si estendeva in tutte le direzioni e sembrava non finire mai, completamente immersa in un silenzio irreale: non si udivano i versi dei gufi e degli altri animali notturni. Era come se qualcosa di oscuro e spaventoso avesse fatto scappare tutte le creature nei dintorni.
Gli unici rumori che infrangevano quel silenzio ovattato erano i passi lenti di un ragazzo, che camminava senza alcuna fretta, come se fosse convinto di non correre pericoli, spezzando i rametti secchi caduti a terra e graffiandosi i pantaloni quando passava accanto agli arbusti e ai rovi coperti di neve.
Era un giovane dall’aspetto malsano, indossava abiti logori e vecchi, e trascinava un sacco dall’aria pesante.
Quel ragazzo era Remus Lupin, ma quasi nessuno dei suoi conoscenti in quel momento sarebbe stato capace di riconoscerlo, tanto aveva trasfigurato i suoi lineamenti.
A causa del gran freddo emetteva una nuvoletta di vapore dalla bocca e temeva che le orecchie e la punta del naso gli si fossero ormai congelati, ma cercava di non pensarci e tendeva lo sguardo in avanti, pronto a cogliere il segnale che gli avrebbe fatto capire di essere arrivato.
Camminava da almeno un’ora quando finalmente scorse un vago chiarore in mezzo agli alberi di fronte a sé e, più si avvicinava, più riusciva a distinguere il bagliore di un enorme falò e i versi e le risate di tutti quelli che vi erano riuniti intorno.
Prima di varcare la soglia della radura, Remus inspirò profondamente, cercando di cancellare dal proprio volto l’espressione di ribrezzo nei confronti di chi stava per incontrare e di calarsi nuovamente nel ruolo che gli spettava e che Albus Silente gli aveva affidato.
« Eccolo, è tornato! »
Una voce rauca e acuta, come quella di un cane che abbaiava, accolse il ritorno di Remus nel branco, subito seguita da altre voci altrettanto dure e stridenti.
« Era ora! Hai portato qualcosa? »
« Tutto per voi » rispose Remus con un tono pacato, lanciando loro il sacco che aveva trasportato. I Lupi Mannari si avventarono contro di esso, estraendone prosciutti e bistecche crude, che iniziarono a divorare intorno al fuoco.
Remus li osservò sbranare la carne senza battere ciglio, e riuscì a restare altrettanto impassibile quando percepì un’ombra che gli si era accostata.
« Bel lavoro. Dove li hai presi? »
Remus alzò lo sguardo e incrociò quello della persona che probabilmente odiava più al mondo.
« In un villaggio ad alcuni chilometri da qui ».
Fenrir Greyback ghignò, scoprendo i denti gialli e macchiati di sangue.
« Quel villaggio sembra incantevole. Credo proprio che andremo a visitarlo, la prossima luna piena ».
Remus strinse i pugni ma non diede a vedere il proprio turbamento e annuì semplicemente. Quella sera aveva prelevato tutto quel cibo dal magazzino di un macellaio ma gli aveva lasciato parecchi soldi come risarcimento, per sentirsi meno in colpa di come si sentiva al momento.
Greyback lo superò, diretto a sua volta verso il cibo che era stato lasciato apposta per il capo branco, e Remus si sentì invadere le narici del tanfo ripugnante di sangue e morte che Fenrir emanava.
Oppresso, non poté fare a meno di fissare la sua nuca con rabbia. Non era facile convivere col mostro che gli aveva rovinato la vita, ma non era quello che trovava davvero intollerabile.
Il branco era composto da una quindicina di adulti, che erano i diretti sottoposti del capo Greyback. Insieme ad essi c’erano altrettanti bambini. Bambini maledetti esattamente come lui ma, a differenza di lui, strappati prematuramente alle proprie famiglie.
Alcuni di essi vivevano allo stato brado da qualche anno, e ormai sembravano essersi adattati alla loro vita da reietti. Ma non potevano essersi anche abituati: alla licantropia non ci si abitua mai, pensò Remus, perché il dolore e la sofferenza che ne consegue si ripetono ogni mese.
Altri invece non avevano ancora accettato quella nuova condizione e se piangevano di giorno, suscitando l’ira di Greyback, di notte erano assaliti dagli incubi peggiori.
Remus ne aveva notato uno in particolare. Doveva essere nuovo, perché non lo aveva mai visto fino a due giorni prima.
Si era impossessato di una coscia di pollo e si era appartato in un angolo, la schiena appoggiata al tronco di un albero, divorando il cibo quasi con rabbia.
Dal momento che Greyback e gli altri non gli davano più retta, Remus si avvicinò con cautela al bambino. Quando gli si sedette accanto, quello lo fissò con sospetto, portando il pollo fuori dalla sua portata.
« Non voglio rubartela » esordì Remus.
Ma lui non si fidava.
« Ho già mangiato » lo continuò a rassicurare. Alla fine il bambino sembrò credergli e tornò ad addentare il pollo crudo.
« Come ti chiami? »
« Timothy » bofonchiò il bambino, con un tono piuttosto scorbutico.
« Il mio nome è Angus Macfow » si presentò l’altro, con lo pseudonimo che usava quando svolgeva quelle missioni da infiltrato nel branco di Greyback.
Timothy non lo guardò né rispose. Al contrario, si perse a fissare il vuoto.
Remus gli lanciò un’occhiata e rabbrividì. Sotto la veste sporca e strappata, una grossa cicatrice spuntava da sotto la nuca e probabilmente proseguiva per tutta la schiena. I capelli rossi gli ricadevano davanti agli occhi, nascondendo i graffi del volto.
Una rabbia incontrollabile lo assalì. Timothy sembrava avere la stessa età di Remus quando era stato morso da Greyback. Gli ricordava tanto se stesso ma, a differenza di lui, quel bambino non aveva avuto la fortuna di essere tenuto ancora in casa dai genitori. Greyback se l’era portato via, strappandolo alla famiglia e privandolo di quel minimo di serenità che avrebbe potuto trovare nell’affetto dei suoi cari.
La sua vita sarebbe stata come quella degli altri Lupi Mannari, una progressiva e inarrestabile discesa verso un abisso fatto solo di violenza e bestialità.
« Hai paura? »
Timothy lo guardò con perplessità, ma Remus sapeva di non aver sbagliato. Ricordava quando aveva la sua età: voleva essere confortato da chi sapeva per esperienza personale cosa significasse essere un Lupo Mannaro. Lui si era dovuto arrangiare da solo, ma sperava di poter dare un minimo di sostegno a quel bambino.
« Sì » rispose quello, chinando il capo, con un tono funereo. Poi alzò di nuovo lo sguardo, puntandolo sulla luna in fase crescente. « Tra pochi giorni diventerà piena, e per me sarà la prima… Farà male? »
Remus si sentì invadere da una terribile sensazione di pena. Odiava essere lì e vedere ogni volta gli sguardi impauriti negli occhi di quelli che un tempo erano stati bambini normali, come tutti, desiderosi e impazienti di avere la loro prima bacchetta magica e di poter diventare grandi maghi.
« Non preoccuparti. Siamo in una foresta, quindi ti limiterai ad inseguire gli animali… »
« E allora perché tu sei ricoperto di cicatrici? »
Remus esitò, ma alla fine si decise a dirlo.
« All’inizio ho cercato di trattenermi. Mi facevo legare prima della luna piena, perché non volevo rischiare di uccidere nessuno. Ma le corde erano sempre poco robuste, e in assenza di prede la mia violenza si ritorceva contro me stesso, e mi ferivo da solo ».
Timothy adesso sembrava molto meno scorbutico. Il suo sguardo malinconico colpì Remus così tanto che si convinse che non lo avrebbe mai dimenticato, neanche in mille anni.
« Erano i tuoi genitori a legarti? Come mai ti hanno tenuto con loro? » domandò, rannicchiandosi con le ginocchia flesse al petto.
« Speravano che sarei stato sempre lo stesso bambino che conoscevano, ma non è stato così… » mentì Remus. Si sentiva quasi in colpa a mentire sul comportamento dei suoi genitori, che al contrario gli erano stati accanto fino alla fine.
« Bè, erano umani » commentò Timothy, con un tono improvvisamente glaciale. « Greyback dice che ci considerano inferiori, ed è vero. Sono cattivi e malvagi. Mio cugino mi ha trattato malissimo quando… mi è successo. Mi chiamava “ibrido” e “animale”. I miei alla fine gli hanno dato retta ».
Remus non sapeva cosa dire. Era impressionato dalla naturalezza con cui Timothy raccontava la propria esperienza. Certe volte dimostrava di essere ancora un bambino, ma in altri momenti il lavaggio del cervello operatogli da Greyback stava già iniziando a dare i suoi frutti.
« Tu credi che tutti i maghi siano cattivi? » gli chiese.
« Sì, tutti gli umani. Perché, tu ne conosci alcuni che non lo sono? »
Ora aveva parlato con un tono più ingenuo e infantile. Remus ne fu quasi sollevato: non riusciva a immaginare quel bambino diventare un mostro assetato di sangue e di vendetta.
« Bè, può darsi… » mentì. Non poteva farsi saltare la copertura, anche se avrebbe dato qualsiasi cosa pur di salvarlo dal destino che lo attendeva e fargli capire che Greyback non gli raccontava la verità: esistevano davvero delle persone disposte a voler bene anche ad un Lupo Mannaro. E invece tacque di nuovo.
« Lo sapevo, non esistono ».
Detto questo, Timothy gli voltò le spalle e si sdraiò di lato sull’erba tenera e umida della radura, tremando per il freddo.
Remus gli posò il proprio mantello sulle spalle, e lo osservò mentre si addormentava, pensando a quello che Timothy sarebbe diventato se avesse continuato a vivere in quel branco.
Era la maledizione che avevano in comune: Timothy non sarebbe mai vissuto come un bambino normale, non sarebbe mai andato a Hogwarts né avrebbe mai conosciuto degli amici come quelli che lui aveva avuto la fortuna di incontrare.
Remus lasciò vagare lo sguardo lontano, fissando la luna senza vederla davvero.
Già, gli amici, pensò, con una certa preoccupazione. Quando il gruppo dei Malandrini si era ufficialmente formato, si era realizzato il suo desiderio più grande. Fino a prima di cominciare la scuola non aveva mai creduto che delle persone potessero fare tanto per lui, e invece loro tre lo avevano fatto, sfidando ogni regola e correndo moltissimi rischi, solo per lui.
Ma ora una strana inquietudine minacciava quel quadro perfetto, come un’ombra che lo ricopriva lentamente. Il sospetto che nell’Ordine della Fenice ci fosse un traditore lo tormentava da ore: Silente non era riuscito a convincere nessuno.
Era preoccupato per l’incolumità dei suoi amici. Se c’era davvero una spia, erano in pericolo.
Non aveva la più pallida idea di chi poteva essere. Peter era terrorizzato, e per questo aveva cercato subito un capro espiatorio, ma che la colpevole fosse Rachel gli sembrava improbabile.
Quello di cui sospettava di più era Mundungus Fletcher. Non era esattamente un membro dell’Ordine, ma forniva dei buoni informatori tra la gente di malaffare che frequentava per i suoi commerci illegali. Ma di sicuro Mundungus non sapeva nulla degli spostamenti del vecchio Ministro della Magia.
Remus scosse la testa: gli faceva male.
C’era un pensiero che cercava di uscire dagli anfratti della sua mente, ma lui cercava disperatamente di ignorarlo, tanto era assurdo.
Non era giusto farsi venire il minimo dubbio su uno dei suoi migliori amici. Era un comportamento da perfetto ingrato.
Ma non riusciva a spiegarsi come mai Sirius non si fosse presentato alla riunione di quella sera, sparendo dalla circolazione senza avvertire nessuno, nemmeno James. Che cosa aveva da fare di così importante per piantarli in asso senza neanche avvisare?
Non riusciva proprio a spiegarselo.
 
 
« Certo che Sirius ci è andato giù pesante » disse Rachel, osservando il labbro sanguinante di Regulus per poi alzare lo sguardo e incrociare quello di Perseus, il quale stava nascondendo un sorrisetto estremamente compiaciuto. Lei lo guardò molto male, e quello ebbe almeno il buon gusto di far finta di nulla.
« Non è niente » bofonchiò Regulus, imbarazzato.
« Sta’ fermo un attimo » gli disse Rachel, rimarginandogli il taglio con un colpo di bacchetta. « Ecco fatto ».
Lui non la guardò e si soffermò a fissare l’orologio che si trovava sulla credenza della cucina di casa Queen, con un’espressione molto imbarazzata.
Rachel se l’era immaginato. Regulus di certo non voleva essere costretto a rispondere a domande su come fosse andato il suo incontro con Sirius, non in presenza di altre persone come Perseus e Diane. Quanto a lei, per il momento era disposta ad aspettare ancora un po’. Attraverso la porta del salotto aveva sentito i due fratelli ricominciare a litigare come da copione, ma non era intervenuta, lasciando loro la possibilità di comportarsi come due persone mature, per una buona volta. E a giudicare dalle facce imbarazzatissime con cui erano usciti dalla stanza, aveva avuto un’ottima idea.
Aveva appena finito di complimentarsi con se stessa, quando Sirius e Silente si affacciarono alla porta della cucina. Dovevano appena aver finito di discutere sulle persone che avrebbero potuto sapere del ritorno di Regulus, e Sirius non sembrava molto soddisfatto.
« Bene » esordì Silente, « credo che ci siano un paio di ultime cose da decidere. Naturalmente Regulus dovrà rimanere al sicuro. Dal momento che non potrà tornare a casa sua, mi chiedevo… »
« Non c’è problema, resta con noi » esclamò Rachel, con entusiasmo.
« E dove lo mettiamo? Non c’è posto » sibilò Perseus, fissando il ragazzo con aria omicida.
« Non dovete sentirvi obbligati » disse Regulus cupo, rivolgendosi ai signori Queen. Naturalmente, pensò Rachel, non era abituato a dover chiedere ospitalità. Doveva sentirsi anche piuttosto umiliato in quel momento.
« Non pensarci neanche, non ho alcuna intenzione di farti uscire da questa casa, con tutti i pericoli che corri. E, caro, ti ricordo che abbiamo una stanza per gli ospiti » disse Diane, in tono minaccioso.
« Ah, giusto… » ribatté Perseus, mentre Silente sembrava divertito dalla situazione.
« Perfetto. Regulus, faremo in modo di trovarti comunque una bacchetta nuova. Quanto ad Alphard, sarà meglio che gli offra anche la mia protezione. Naturalmente so che è un mago in gamba, ma me lo ricordo fin da quando studiava a Hogwarts, e non è mai stato molto prudente… Comunque, credo sia ora di togliere il disturbo » disse il Preside.
« Professore, vuole qualcosa da mangiare? » disse Diane.
« No, grazie, ormai è mezzanotte passata. L’unica cosa che voglio fare adesso è una gran bella dormita » rispose cordialmente l’uomo.
Perseus lo accompagnò alla porta.
« Credo che andrò anche io » esordì Sirius, quando Silente si fu Smaterializzato oltre il cancello della villa.
Rachel diede una leggera gomitata a Regulus, che si riscosse e lo seguì fuori dalla cucina. Rachel inizialmente pensò di lasciarli da soli, ma non poté resistere alla tentazione di assistere alla scena e si decise a raggiungerli.
« Cosa hai raccontato a Silente di così importante da farlo venire addirittura qui? » stava chiedendo Sirius, fermo nell’ingresso.
« Niente di particolare » mentì Regulus.
« Come no. Tu ne sai qualcosa? » replicò Sirius, rivolgendosi alla ragazza.
Rachel scosse la testa a sua volta. Se Regulus era così deciso a non coinvolgere il fratello nella questione degli Horcrux, lei non poteva comportarsi diversamente.
« D’accordo ». Sirius non sembrava affatto convinto, ma non insisté. « Un’altra cosa. Insomma… sei proprio sicuro di restare qui? »
« Perché non dovrei? » rispose Regulus, perplesso.
« Non lo so, ma mi è sembrato che la tua presenza non fosse molto gradita… »
« Oh, ignora mio padre, sembra un cane mastino ma alla fine l’unica cosa che sa fare è borbottare » rispose Rachel, divertita.
Sirius ridacchiò e si rivolse a Regulus con un’espressione ironica.
« Sarà, ma stai attento. Secondo me sarebbe capace di piazzare un troll da guardia davanti alla porta della tua stanza ».
« Non lo farà solo perché la stanza degli ospiti si trova proprio attaccata alla sua » disse Rachel, sorridendo all’espressione orripilata di Regulus.
« Bè, cerca di non impazzire e di fare il bravo bambino che sei sempre stato. Non vorrei che ti sbattesse fuori di casa. Sarebbe davvero una seccatura per me essere costretto ad ospitarti » disse Sirius.
« Senti chi parla. E non ci tengo affatto a stare a casa tua. Piuttosto preferirei dormire sotto un ponte » replicò Regulus, indignato.
Rachel non sapeva se preoccuparsi o meno, ma capì che a quanto pareva quei due erano capaci di intrattenere una conversazione solo in quel modo, stuzzicandosi a vicenda.
« Meglio per me… Be’, io vado… ciao ».
« Ciao… »
« Buonanotte, Sirius » esclamò allegramente Rachel, per rompere quel silenzio imbarazzante che si era creato. Lui uscì nel giardino e, come aveva fatto Silente qualche minuto prima, si Smaterializzò.
Rachel richiuse la porta e lanciò un’occhiata a Regulus.
« Allora? »
« Allora cosa? » fece lui, estremamente a disagio.
« Non fare il finto tonto, mi devi raccontare tutto. Avete fatto pace? »
Regulus esitò.
« Bè, non proprio… più o meno » cercò di non sbilanciarsi troppo.
Rachel gli lanciò un’occhiata esasperata.
« Come sarebbe più o meno? »
« Non abbiamo parlato molto, sai come siamo fatti, no? »
La ragazza incrociò le braccia, sbuffando sonoramente. Doveva aspettarsi che Regulus non sarebbe corso da lei a raccontarle per filo e per segno di cosa avesse parlato con Sirius, ma ricevere almeno un breve resoconto non le sembrava una pretesa così esagerata.
« Ma per lo meno vi siete chiariti? »
Stava morendo dalla curiosità, anche se sapeva quanto fosse restio a mostrare i suoi pensieri riguardo Sirius.
« Sì… »
« Wow, che loquacità… »
« Senti, devo rendermene ancora conto ».
Rachel abbandonò subito il tono sarcastico che aveva usato prima.
« Hai ragione, scusa. Negli ultimi due giorni hai avuto troppi shock. Non insisterò più, per ora ».
Regulus sorrise.
« Te lo racconterò, non temere. Anche perché so che saresti capace di usare la Legilimanzia per scoprirlo ».
« Puoi scommetterci! »
« A proposito » disse Regulus, tornando immediatamente serio. Prese le sue mani nelle proprie e le si avvicinò, parlandole all’orecchio come per non farsi sentire da nessun altro. « Grazie, di tutto ».
Rachel si sentì percorrere da un brivido e rispose abbracciandolo forte e posando la testa sulla sua spalla, immensamente felice per lui.
 
 
Quando Albus Silente rientrò nel suo ufficio di Preside a Hogwarts, la stanza era immersa nel buio e il silenzio era interrotto solo dai respiri più o meno pesanti dei ritratti che sonnecchiavano.
Con un colpo di bacchetta accese le lampade, rischiarando l’ambiente che lo circondava. Colpiti dalla luce, parecchi Presidi si agitarono nelle loro cornici, borbottando qualche lamentela, ma poi tornarono subito a dormire, o a fingere di dormire, a seconda dei casi.
« Ciao, Fanny » sussurrò alla sua Fenice, appollaiata sul trespolo. Questa lo guardò e chinò la testa sotto la carezza del mago, per poi chiudere di nuovo gli occhi.
« Phineas, è successo qualcosa durante la mia assenza? » domandò Silente, lanciando un’occhiata al ritratto alla sua destra.
L’uomo appoggiato alla cornice continuò a russare rumorosamente, forse troppo.
« Phineas, so che sei sveglio ».
« Forse dovrei prestargli il mio cornetto acustico » intervenne Dexter Fortebraccio, sarcastico.
« Phineas! » strillò Everard.
« Insomma, che maniere! » protestò Phineas, indignato. Fece scorrere lo sguardo sui ritratti che lo guardavano male e infine su Albus. « Silente! Stavo dormendo, se non te ne eri accorto ».
« Certo, certo. Volevo solo sapere cosa è successo mentre ero via, dal momento che ti avevo affidato l’incarico di sostituirmi ».
« Oh, niente di particolarmente interessante. Gazza è venuto a lamentarsi ancora una volta di Pix. Pare che quel Poltergeist abbia fatto irruzione nelle cucine, distruggendo la cena e terrorizzando tutti gli elfi domestici. Ordinaria amministrazione, insomma » rispose Phineas, con il suo solito tono annoiato. « E tu invece come mai te ne sei andato a gironzolare a quest’ora della notte? »
Albus ignorò i sussurri scandalizzati degli altri Presidi. Non si preoccupava del modo sarcastico con cui Phineas gli si rivolgeva. Anzi, lo trovava molto divertente, a dire la verità.
« Ordinaria amministrazione » rispose, rivolgendosi un sorriso.
Phineas inarcò un sopracciglio, indignato, poi si appoggiò di nuovo alla propria cornice, borbottando tra sé.
Albus si diresse verso la propria scrivania e si sedette, appoggiando i gomiti sul ripiano.
« Sembri preoccupato » osservò Dilys Derwent.
« Lo sono, infatti » rispose lui. Non aggiunse altro, e i suoi predecessori parvero intuire che al momento sarebbe stato meglio non fare ulteriori domande.
Silente fissava un punto imprecisato del proprio ufficio, ma la sua mente era altrove.
Non si riteneva una persona che si faceva prendere facilmente alla sprovvista, ma quella sera aveva avuto parecchie sorprese. La quantità impressionante di informazioni che aveva assunto nel giro di poche ore sembrava premere per uscire dalla sua testa, e il mago sentì il bisogno di riversarle nel Pensatoio che teneva proprio nel suo ufficio.
Mentre vi versava i ricordi più recenti, poteva vederli prendere forma: Malocchio che gli rivelava i propri sospetti riguardo ad una spia nell’Ordine della Fenice, Rachel Queen che gli raccontava dell’impresa folle e disperata che aveva compiuto con una Giratempo, e Regulus Black vivo, che gli svelava il più grande segreto di Lord Voldemort.
Horcrux.
Non gli sembrava vero. Aveva compiuto decine e decine di ricerche su quello che Voldemort aveva potuto fare per rendersi quasi immortale, ma adesso aveva la risposta.
Un Horcrux era al sicuro. Bastava informarsi su come distruggerlo e non sarebbe stato un enorme problema. Ma tutti gli altri? Dove li avrebbe cercati?
Albus si posò le dita sottili sulle tempie, cercando di restare lucido come sempre. Non aveva bisogno di farsi prendere dallo sconforto. L’indomani mattina avrebbe convocato Horace Lumacorno e lo avrebbe interrogato. Si chiese perché non ci avesse pensato prima. Horace era il professore che più di tutti aveva legato con Tom Riddle, a scuola. Sarebbe partito da lui; dopo di che, avrebbe approfondito le ricerche che già aveva iniziato da tempo sul passato del mago oscuro più potente di tutti i tempi. Con un po’ di fortuna, forse sarebbe riuscito a capire quanti e quali Horcrux fossero stati creati.
Il suo sguardo vagò per un attimo intorno alla stanza, per poi posarsi di nuovo su Phineas Nigellus, il quale stava avendo un vivace scambio di opinioni con Armando Dippet.
Un po’ gli dispiaceva tenerlo all’oscuro del fatto che Regulus fosse vivo. Temeva che non avrebbe trattenuto l’entusiasmo e avrebbe rischiato di non tenere la bocca chiusa in presenza dei suoi ultimi parenti a Grimmauld Place. Tuttavia ricordava bene il suo sguardo cupo e distrutto, quando la notizia della morte di Regulus si era ormai diffusa in tutta la comunità magica.
« Phineas, ti rendi conto che per colpa di Voldemort l’erede su cui la tua famiglia riponeva ogni speranza non c’è più? » gli aveva detto quel giorno, ben conscio di quanto quell’argomento gli stesse a cuore.
« Alla faccia della sensibilità, Silente! Falla finita. Lo so bene, e non ho bisogno che me lo venga a dire tu! » aveva risposto Phineas, furibondo.
« Chiedo scusa. Mi auguro che d’ora in poi non esalterai più le imprese di Voldemort come se fosse un salvatore della comunità magica e che mi aiuterai invece a sconfiggerlo ».
Phineas aveva taciuto per parecchio tempo, la fronte corrugata e il viso contratto in un’espressione di immenso sconforto. Da che Silente era diventato Preside, Phineas non era mai rimasto zitto per così tanto tempo.
« D’accordo » aveva detto alla fine di quella lunga riflessione.
Ora Silente avrebbe potuto raccontargli che in realtà l’erede che rimpiangeva era vivo, ed era certo che Phineas sarebbe stato talmente fiero del proprio discendente che non avrebbe dato più pace a nessuno, continuando a esaltare la superiorità dei componenti della propria famiglia. Ma non poteva dirglielo, non in quel momento. Doveva restare un segreto: lo sapevano già troppe persone.
Con un sospiro, si raddrizzò sulla sedia, pensando a quel ragazzo che tanto lo aveva stupito. Il suo sbigottimento non era dovuto all’indubbio intuito di Regulus, che era riuscito a scoprire un segreto tanto pericoloso come quello degli Horcrux, ma piuttosto al modo in cui era stato disposto a pagare volontariamente per i propri errori.
Regulus era sempre stato un tipo individualista e non aveva mai voluto l’aiuto di nessuno, e Silente ricordava perfettamente il suo netto rifiuto di farsi tirar fuori dal guaio in cui si era andato a cacciare. Anche quando aveva capito il proprio sbaglio, non aveva chiesto aiuto a nessuno, affrontando la morte spontaneamente. Il suo rimorso doveva essere talmente enorme…
Albus lanciò un’occhiata al libro che si trovava sulla scrivania, perso nelle proprie riflessioni. Regulus non poteva saperlo, ma lui sapeva bene come ci si sentiva ad essere in preda ad un rimorso bruciante. Lo capiva, ma non si sentiva affatto migliore di lui. Regulus era stato disposto a morire nel silenzio pur di salvare la sua famiglia. Questo lo aveva colpito più di ogni altra rivelazione di quella sera.
E tu, Albus? Che cosa sei stato disposto a fare per la tua famiglia? si disse, sospirando e passando le dita sulla copertina rigida del libro di fronte a sé. Sei sempre stato un egoista… E continui ad esserlo.
Forse, pensò, sarebbe stato meglio dedicarsi interamente alla ricerca degli Horcrux, invece di continuare a perseguire quell’aspirazione ossessiva che era stata la sua rovina.
E con una sorta di ripugnanza verso se stesso, ripose nel cassetto della scrivania la sua copia delle Fiabe di Beda il Bardo. Almeno per il momento.

 
 
*Angolo autrice*
Buon anno a tutti! Spero che abbiate passato delle belle vacanze e che questo capitolo interamente introspettivo non vi abbia annoiato troppo, ma dovevo scriverlo. E ora passo a spiegarvi un paio di cosucce... oltre alla solita solfa che non sono per niente convinta del capitolo, ma tanto ormai si tratta di normale routine. -.-"

Non avevo previsto di inserire i Doni della Morte così presto, ma mi sono ricordata che Silente in quel periodo li stava già/ancora cercando. Infatti dopo la nascita di Harry chiederà in prestito il Mantello dell'Invisibilità di James, per poterlo studiare. Ora ha deciso di dedicarsi di più agli Horcrux, ma naturalmente incapperà di nuovo nei Doni, quando troverà l'anello dei Gaunt... ma di questo parlerò prossimamente! Per ora ho voluto scrivere qualcosa dal punto di vista di Silente, perché avrà un ruolo fondamentale nella storia (ma va'!).

Finalmente sono riuscita ad inserire Remus da qualche parte! XD Ammetto di essermi incartata tantissimo con lui. Ho scoperto che è un personaggio di cui mi piace più leggere che scrivere, ma spero comunque di averlo descritto decentemente, o almeno di non essere linciata dalle sue fan. E lo so che il suo pseudonimo fa schifo, ma sono pessima quando devo scegliere nomi falsi! XD
Riguardo al suo accenno a Mundungus, non faceva parte del primo Ordine della Fenice, ma ormai in "Eroi..." lo avevo inserito in un capitolo, quindi ho deciso di renderlo più un informatore che un membro vero e proprio. Anche lui mi servirà, almeno farà qualcosa di utile nella sua insulsa esistenza -.-"
Timothy è un OC, uno dei bambini sottratti alle proprie famiglie e "allevati" da Greyback. Non so ancora quanta importanza gli darò, ma diciamo che Remus lo prenderà sotto la sua ala protettiva.

Le spiegazioni sono concluse, per oggi! XD Ne approfitto per comunicarvi con immensa gioia che "Eroi non si nasce, si diventa" è finita tra le storie scelte! *______* Sono contentissima di questa cosa, e ringrazio meissa_s per averla segnalata (grazie, cara!! **), ma anche tutti voi che mi avete seguita finora.
E so che ho già risposto alle recensioni, ma quelle allo scorso capitolo mi hanno fatto particolarmente piacere, dal momento che era un capitolo che sognavo di scrivere da secoli! Quindi vi ringrazio ancora! Le ho adorate, una per una! Avete scritto delle cose meravigliose! <3

Detto questo, il prossimo aggiornamento sarà il 17 gennaio. Rivedrete un po' di gente dell'Ordine, Barty e anche quel simpaticone di Voldemort! ;)
Alla prossima!
  
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