Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: RoseScorpius    07/01/2011    69 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



15

Spesso non c'è un momento giusto...

ma c'è sempre un momento sbagliato



 

Dicono che la sfortuna non esiste. Dicono che se inciampi davanti al più figo della scuola è un caso, se succede due volte è una coincidenza, e se succede tre volte o hai dei seri problemi di equilibrio o c'è qualcuno nascosto dietro l'angolo che ti lancia l'incantesimo Gambemolli.

Io so solo che quando giochi ai dadi e c'è un numero che non deve venire fuori i dadi, fregandosene altamente di tutti gli studi compiuti sulla probabilità, due volte su tre scelgono di far saltar fuori proprio quel numero. E che quando decidi di non fare i compiti di Storia della Magia, perché tanto il professore non li controlla mai, hai un buon ottanta per cento di probabilità che quel giorno il professor Ruf decida di ritirare i temi per casa. Non vogliamo chiamarla sfiga? Chiamiamola la perversa dinamica del cosmo secondo cui se una cosa può andare male, lo fa. 

Perché se una volta nella vita c'è un momento sbagliato, puoi star certo che la gente sceglierà proprio quello per venire a disturbarti.

 

***

 

La festa dello zio Harry, com’era prevedibile, fu un fiasco. Non che Draco avesse creato problemi: al contrario, si era comportato estremamente bene per i suoi standard, passando tutta la sera fingersi il simpatico animaletto da compagnia di mia madre. Il problema era che gli altri non avevano intenzione di comportarsi bene, ed essendo gli altri più o meno una trentina di persone, le cose non potevano che andare a rotoli. Più precisamente a rotoli sull’erba del giardino, nel bel mezzo di una rissa alla babbana. Ed infatti, tanto per finire in bellezza, la festa si era conclusa con un plateale “vaffanculo, lurido Mangiamorte!” urlato da mio padre. E uno schiantesimo a mio padre lanciato da mia madre. E un “tu! Come ti permetti?” di nonna Molly, accompagnato da un sonoro ceffone sulla guancia di mamma. E… bhe, a quel punto Draco si era sentito in dovere di accorrere in difesa della sua donna, e viste le cose irripetibili che aveva detto a nonna Molly non c’era da stupirsi che papà, George, Charlie e Bill avessero tentato di ucciderlo. 

E, suppongo, non c’era nemmeno da stupirsi che il giorno dopo Draco avesse schiavizzato tutta la famiglia per farsi riverire e coccolare, visti i suoi precedenti da malato (o presunto tale). Mamma, verso le dieci, fu costretta ad uscire per risolvere il casino diplomatico che si era creato e per scusarsi ufficialmente con lo zio Harry e con nonna Molly (anche se, per una volta, né lei né Draco avevano molto di cui scusarsi) e così io e Scorpius restammo da soli a fare da crocerossini all’uomo sottiletta (lo avevo ribattezzato così dopo che papà, George, Bill e Charlie gli si erano buttati addosso in contemporanea, spiaccicandolo a terra). 

Gli stavo appunto portando la borsa del ghiaccio, quando un irritante scampanellare mi annunciò la presenza di Al: solo lui era così rompipalle da suonare Jingle Bells con il campanello anche in piena estate. Roteai gli occhi e andai ad aprire, premurandomi di lanciargli un’occhiataccia. « Al, che vuoi? » grugnii.

Albus mi rivolse un sorrisetto astuto che non mi piacque per niente. « Ciao, c’è Scorpius? »

« Certo che c’è. » risposi, vagamente esasperata « Dove vuoi che sia, se non chiuso in casa a sbavare su qualche libro? » 

Albus mi rivolse un’espressione compiaciuta e, senza chiedere niente a nessuno, entrò in casa. Draco, che se ne stava steso sul divano davanti ad una vecchia puntata di “The OC”, non gli risparmiò un’occhiata infastidita. 

« Buongiorno, Draco. » lo salutò Al, educatamente « Come stai? »

« Mpf. » fu l’unica risposta che ci fu dato di avere. Scorpius, che se ne stava seduto sul tavolo della cucina con un libro appoggiato sulle ginocchia, alzò lo sguardo sul suo migliore amico. 

« Al, cosa ci fai qua? » chiese, vagamente perplesso. 

Fino a quel momento ero stata così impegnata a servire sua maestà l’uomo sottiletta che non mi ero nemmeno accorta che suo figlio portava gli occhiali. Mi chiesi come diamine avesse fatto a recuperarli, ma preferii non indagare, soprattutto perché scoprii di essere stranamente contenta di vederlo di nuovo in versione secchione: certo, senza occhiali e con mezzo sedere al vento era indiscutibilmente più figo… ma non era lui.

Al gli rivolse uno sguardo molto significativo. « Dovevamo parlare di qualcosa, noi due, o sbaglio? » chiese.

« Tu dovevi parlare di qualcosa. » lo corresse, irritato. 

Al scosse la testa, con l’aria di chi ha a che fare con un bambino particolarmente cocciuto. « E a me cosa ne viene? »

« La domanda è cosa ne viene a me. » replicò Scorpius.

Ma di cosa diavolo stanno parlando?

Al mi scoccò un’occhiatina maliziosa. « Secondo te? »

Ma che cavolo…?

Mi voltai verso Scorpius, cercando di incrociare il suo sguardo, ma il biondastro sembrava disposto a guardare ovunque tranne che nella mia direzione. « Hai intenzione di continuare a rompere con questa storia assurda ancora per molto? » chiese, esasperato.

Il volto di mio cugino si aprì in uno dei suoi classici (ed insopportabili) ghigni Serpeverde. « Solo finché voi due idioti non vi darete una mossa. »

E chi sarebbe il secondo idiota?

Scorpius sbuffò, sbatté il libro sul tavolo ed afferrò il suo migliore amico per il braccio, trascinandolo fuori dalla cucina. « Se proprio ti diverti a parlare di queste assurdità potresti almeno essere così gentile da farlo in privato? » sibilò.

« Come ti pare. » sogghignò Al. Poi, voltandosi verso di me, aggiunse. « Hai letto i messaggi? » 

Ebbi la netta impressione che le mie guance si fossero trasfigurate in una griglia. « Ehm... » avevo provato con scarsa convizione a cercare i cellulare, quella mattina, ma il bastardo sembrava essersi volatilizzato nel nulla « no, ma... » gli rivolsi un sorriso colpevole « lo farò oggi, promesso. » 

Al roteò gli occhi, esasperato. « Non devi prometterlo, Rose, devi farlo. » 

« Sì, sì, lo farò... » risposi, annoiata.

Egocentrico. Gli dà fastidio l'idea di aver speso soldi per mandarmi dei messaggi che non ho letto.

Albus aprì la bocca per dire qualcosa, ma Scorpius lo sollevò di peso da sotto le ascelle e lo trascinò via, promettendogli una morte molto lenta e dolorosa se non fosse stato zitto.

Rimasi impalata accanto al tavolo, con il ghiaccio che mi si scioglieva tra le mani, mentre i due Serpeverde sparivano su per le scale. 

I ragazzi non sono normali…” 

Insomma, erano più misteriosi di due ragazze che parlano in codice delle mestruazioni! Sapere su cosa diamine stessero confabulando era chiedere troppo, vero?

La voce irritata di Draco interruppe le mie inconcludenti riflessioni. « Allora, questo ghiaccio arriva? » 

« Si, principessa. » grugnii, trascinandomi in soggiorno. 

Draco se ne stava mollemente stravaccato sul divano, in una posa molto poco aristocratica, ma d’altro canto anche l’occhio nero ed il labbro rotto che si ritrovava erano piuttosto insoliti per i suoi standard. Gli porsi la borsa del ghiaccio senza fare commenti, e gli tirai un paio di pizzicotti ai polpacci per convincerlo a spostare i piedi e lasciarmi un angolino di divano dove sedermi. A quel punto tanto valeva guardarsi per la quinta volta la prima stagione di OC. 

Chissà se ho ancora delle Orecchie Oblunghe infondo al baule… forse potrei fare una cosa molto vile e…

« Stanno parlando di ragazze. » intervenne Draco.

Mi voltai verso di lui, confusa. « Eh? »

L’uomo sottiletta si esibì in una perfetta espressione annoiata. « Tuo cugino e Scorpius » ripeté « stanno parlando di ragazze. »

Oddio, magari stanno parlando di Domi… infondo Al la conosce molto meglio di Scorpius, e quindi sarebbe naturale che gli desse dei consigli su come conquistarla…” mi affrettai a scacciare quei pensieri funesti dalla mente e a tirare un calcio nel sedere al modello, per farlo smettere di singhiozzare.

« E chi ti ha chiesto niente? » chiesi, irritata.

Draco si strinse nelle spalle, e si sistemò meglio il ghiaccio sulla tempia. 

« E comunque pensavo che fossero le ragazze quelle che parlano di ragazzi, » aggiunsi « mentre i maschi si chiudono in bagno a farsi seghe… » 

« Credo che tu abbia una visione un po’ distorta del genere maschile. » commentò Draco, ironico. 

« Capita, quando gli unici termini di paragone che ho siete tu e tuo figlio. » lo rimbeccai. 

« E tuo padre. » aggiunse lui, sfiorandosi l’occhio nero con una smorfia. 

Quattro contro uno… dovevo ammettere che papà e gli zii non si erano comportati in modo molto onorevole, in quell’occasione. Spostai lo sguardo sullo schermo della televisione, evitando i suoi occhi grigi. 

« Quando papà ti ha tirato quel gancio destro » dissi « avresti dovuto pararlo, invece di schivarti. Era completamente scoperto: avresti potuto fargli saltare i denti anche ad occhi chiusi. » 

Draco mi lanciò un’occhiata velenosa. « Non ho bisogno di prendere lezioni da te. »

Mi strinsi nella spalle. « Come ti pare. La faccia è tua. »

I seguenti minuti si trascinarono avanti lenti ed imbarazzati, mentre la televisione trasmetteva i consueti sketch pubblicitari, occasionalmente inframmezzati da OC. 

Darei la chiappa sinistra per sapere cosa stanno tramando quei due...” mi ritrovai a pensare. Ma poi, quando realizzai che con ogni probabilità l'argomento delle loro cospirazioni era mia cugina, decisi che la chiappa sinistra preferivo tenermela. 

Abbassai lo sguardo sul livido violaceo che faceva bella mostra di sé sul dorso della mia mano destra, irritata: non solo Al si presentava a casa mia e poi non mi calcolava minimamente, ma osava anche attentare alla mia felicità aiutando Scorpius a conquistare Dominique?

Infido Serpeverde dei miei stivali! Ma non doveva far sposare me e Scorpius?

Decisi che, prima di fare cose di cui avrei potuto pentirmi, sarei andata a prendermela con il sacco da boxe. Mi alzai e quando passai accanto a Draco ne approfittai per appoggiare la mano dolorante sulla borsa del ghiaccio che si teneva sulla tempia. Il sopracciglio dell'uomo sottiletta scattò immediatemente verso l'alto, e le sue labbra sottili si arricciarono in un'espressione a metà tra il perplesso e lo schifato. 

« Cosa sarebbe questo pseudo gesto di affetto? » indagò. 

Roteai gli occhi e gli sventolai davanti al naso il dorso della mano, cedendo di buon grado alla tentazione di mostrargli anche il dito medio. « Pseudo gesto di affetto un cavolo. » grugnii « Ieri, mentre ti stavamo trascinando via, papà ha cercato di lanciarti una maledizione Cruciatus e quando l'ho placcato mi è caduto con il ginocchio sulla mano. Quindi comincia pure a sentirti in colpa. » 

Draco inarcò anche il secondo sopracciglio, ed emise un lungo fischio. « Wow. » 

Wow cosa? Mica gli ho detto che gli voglio bene!” Anche perché, fino a prova contraria, io non gli volevo bene. E lui non aveva alcun diritto di farsi venire strane idee: lo avevo fatto solo perché lo zio Harry era disperato, e mi sarebbe dispiaciuto che papà rovinasse ulteriormente la sua festa. E me n'ero anche già ampiamente pentita.

« Ho detto che devi sentirti in colpa, non che devi gioire del mio dolore. » gli ricordai, irritata.

Draco mi rivolse un'occhiatina maliziosa. « Lo so quello che hai detto. » 

« E allora perché fai quella faccia? » 

« Quale faccia? » chiese, sfoderando il sorrisetto divertito di chi la sa lunga. 

Ecco, precisamente questa.”

Sbuffai e me ne andai in giardino a passo marziale, chiedendomi per la centesima volta perché diamine non avevo lasciato che papà lo cruciasse.

 

***

 

Un'ora dopo stavo ancora picchiando selvaggiamente il sacco da boxe, in attesa che il potere calmante di quello sfogo si decidesse a farsi sentire.

Pugno. “Se fosse la faccia di Domi le avrei rotto il naso.” Calcio. “Perché non è la faccia di Domi?” Gancio sinistro. “Perché Domi non esiste e basta?” Pugno. “Sempre detto che zio Bill e zia Fleur scopano troppo...” Gancio destro. “E poi le bionde sono stupide.” Pugno. “Scorpius è troppo intelligente per lei.” Calcio. “Che ne sa lei di cosa gli piace?” Pugno. “Che ne sa lei di sua madre, della sua famiglia, dei suoi amici?” Altro pugno. “Scorpius non potrebbe mai essere felice con lei.” Calcio rotante alla Chuck Norris. “Wow, mi è venuto davver...?

Mi bloccai di colpo, perché ruotando il capo nel mio maldestro tentativo di calcio rotante avevo incontrato due iridi verde chiaro, fisse su di me. Sentii le guance andare a fuoco, e mi affrettai a ricompormi, spostandomi dalla fronte alcuni ciuffi di capelli sudati e lisciandomi la maglietta stropicciata sulla pancia. 

« Malfoy, cosa...? Ouch! »

Mi portai una mano alla tempia, nel punto dove il sacco da boxe, spinto dalla forza del mio ultimo calcio, mi aveva restituito il colpo.

Oh, perfetto, adesso ci si mette anche il sacco da boxe per farmi fare la figura dell'idiota davanti a Scorpius!” Come se ne avessi bisogno: Scorpius pensava già che fossi un'idiota. E al momento non me la sentivo di dargli torto.

« Tutto bene? » chiese Scorpius, alzando un sopracciglio, ed il modello mi suggerì che nei suoi occhi fosse passata una scintilla di preoccupazione. Lo misi a tacere in un modo molto poco ortodosso.

« Uhm... sì, sto bene... » borbottai, massaggiandomi la testa. 

Le labbra di Scorpius si incresparono in un sorrisetto divertito. « Sei brava. » disse. 

Mi posai le mani sui fianchi, nella posa più eroica che riuscii a trovare. « Certo che sono brava. » sbuffai « La cintura nera non me l'hanno data solo perché mi stava bene addosso. »

Scorpius annuì. « Sì, so che la meriti: sei brava. »

Inarcai un sopracciglio. « Ho capito, lo hai già detto. »

Scorpius arrossì leggermente, e puntò lo sguardo sulla campagna che si stendeva per miglia in lontananza, nel timido bagliore del sole inglese. « Sì... ehm... già. » 

Mi voltai e ripresi ad allenarmi, eseguendo ogni movimento con la massima forza e precisione. Mi sentivo vagamente idiota per il mio atteggiamento da “guarda come sono figa, Scorp”, ma Calvin (come avrei potuto chiamarlo altrimenti?) si leccò il labbro superiore e mi assicurò che stavo andando alla grande. Non che la sua opinione contasse qualcosa, comunque.

Quando mi fermai a riprendere fiato, tentando di assumere una posizione che non sembrasse quella di un naufrago che striscia sulla spiaggia allo stremo delle forze, mi accorsi che Scorpius si era alzato e si era portato alle mie spalle. 

In risposta al mio sopracciglio inarcato si avvicinò al sacco da boxe, e lo sfiorò con la punta delle dita. « Come hai fatto quella mossa, prima? » chiese. 

Sbattei le palpebre un paio di volte, troppo stupita per riuscire a mettere assieme anche solo un monosillabo. 

Scorpius mi sta chiedendo di spiegargli una mossa di Karate?

« Quale? » riuscii a sussurrare alla fine, scrutandolo con apprensione, quasi sicura che da un momento all'altro i suoi vestiti si sarebbero afflosciati sull'erba e ne sarebbe sbucato fuori un alieno verde con la testa incastrata in una boccia per pesci rossi.

Scorpius esitò per un momento, e lanciò un'occhiata vagamente preoccupata al sacco da boxe, come se ci avesse ripensato. « Quel... ehm... quella specie di calcio... » disse infine, cauto.

« Intendi questo? » chiesi, e sollevai il ginocchio lateralmente per poi stendere la gamba con uno scatto. Scorpius si spostò con un balzo appena prima che il sacco da boxe gli arrivasse sul naso, ed annuì. « S-sì, questo. » notai che aveva le guance un po' più pallide del solito, e mi guardava come se fossi una bestia molto pericolosa, ma la cosa non mi impedì di sentirmi felice: nessuno dei miei amici, a parte Hiro, si era mai mostrato interessato allo sport babbano e un po' violento che tanto amavo, ed il fatto che Scorpius volesse conoscerlo, anche se era palese che non gli piacesse, mi face sentire importante. Insomma, voleva dire che in qualche modo, anche se non come avrei voluto io, magari, gli importava di me.

Gli rivolsi un gran sorriso. « Bhe, è semplice. Per iniziare puoi fare un passo di lato, e poi sollevare il ginocchio così. » spiegai, accompagnando le parole con i gesti. « E poi devi solo stendere il resto della gamba. » alzai i palmi delle mani verso l'alto, facendo un gesto molto eloquente in direzione del sacco. « Prova. » 

Scorpius deglutì un paio di volte, e si sistemò gli occhiali sul naso. « Non credo di essere molto portato per... » 

« Oh, avanti, è facile! » lo incoraggiai.

Scorpius lanciò un'occhiata diffidente al sacco, e sollevò la gamba destra da terra, ruotando la caviglia con un'espressione tutto fuorché convinta stampata in viso. Alla fine parve decidersi, e fece un paio di passi indietro, come se stesse prendendo la rincorsa. Mi morsi le labbra per non ridere, e rimasi ad osservare le sue mosse senza fare commenti. 

Scorpius chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, come un soldato che sta per scendere sul campo di battaglia, poi si scagliò sul sacco, tirandogli un calcio con la punta delle dita del piede, con un movimento che mi ricordò tanto un passo di danza classica. Non capii mai come diamine ci riuscì, ma dopo aver colpito il sacco, che non si mosse di un millimetro, perse l'equilibrio e cadde all'indietro, rovinando sull'erba a pochi passi dai miei piedi.

« Ahia... » piagnucolò, massaggiandosi la punta del piede come un bambino che è caduto per l'ennesima volta, provando a muovere i primi passi. 

Confrontata con la gloriosa scena che mi aveva proposto Calvin, in cui lui, vestito da pugile e con una miriade di goccioline di sudore che gli scivolavano tra gli addominali ben delineati, prendeva a pugni il sacco, la performance di Scorpius era stata decisamente patetica. Eppure i miei ormoni rincitrulliti riuscirono, non si sa bene come, a trovarla dolce. 

Oddio, sto impazzendo davvero...

Ma nonostante tutto scoppiai a ridere, e mi lasciai cadere sull'erba accanto a lui. Non pensai nemmeno a quello che stavo facendo, tanto mi veniva naturale in quel momento, e quando mi ritrovai a cingergli le spalle da dietro, appesa alla sua schiena come un koala (o un Albus, a seconda) era troppo tardi per pensarci. E la cosa peggiore fu che non mi sentii minimamente in imbarazzo, nemmeno quando Scorpius posò le sue mani sulle mie per liberare il collo dalla mia presa. « Hai ragione, sei un disastro. » sghignazzai « Ma puoi sempre darti alla danza classica: secondo me saresti bravo... »

Scospius si divincolò dalla mia stretta, e mi lanciò un'occhiataccia. « Non sei spiritosa. » grugnì. 

« Non volevo esserlo. » risposi, senza preoccuparmi di nascondere un ghigno derisorio. 

Scorpius sbuffò e rotolò di lato sull'erba, allontanandosi da me. Restai a guardarlo, con un'espressione rapita che ringraziavo il cielo di non poter vedere, mentre si sfilava gli occhiali e puliva le lenti dall'erba sull'orlo della maglietta, scoprendo una fascia di pelle chiara appena sotto l'ombelico. Stavo cominciando a adorare anche il suo ventre piatto, liscio come una roccia ben levigata, senza le collinette marmoree degli addominali che Calvin esibva con tanto orgoglio (e tanta gioia dei miei ormoni). 

Merlino, sono pazza.”

Quando Scorpius mi beccò a guardarlo con le bave alla bocca, e mi rivolse un'espressione interrogativa, mi trovai costretta a dire qualcosa che non fosse “hai un bavaglino? Non vorrei sbavarmi la maglietta...”, e che possibilmente giustificasse il mio sguardo languido. 

« Ehm... come mai hai ricominciato a portare gli occhiali? » chiesi.

Scorpius arrossì leggermente, ad abbassò lo sguardo sull'erba. « Non ci vedevo niente... » tossicchiò, e le sue guance assunsero una sfumatura di rosa più intenso « Non ho mai avuto il coraggio di mettermi le lenti: mi fa senso l'idea di ficcarmi qualcosa negli occhi... e poi mi piacciono gli occhiali: mi fanno sentire più... » s'interruppe bruscamente, e tacque. 

« Ti fanno sentire più...? » lo incitai, curiosa. 

Scorpius scosse la testa. « Lascia perdere, è una cosa stupida. »

Incrociai le gambe, divertita. « Bhe, allora è il genere di cosa che fa per me: sono cinque anni che lo dici. »

Scorpius sorrise, e si appiattì i capelli sulla fronte, come se sperasse di sottrarre il suo volto stranamente colorito al mio sguardo curioso. « Giura di non ridere. » ordinò. 

« Giuro sulla mia bacchetta. »

Scorpius inarcò un sopracciglio, lanciandomi uno sguardo vagamente allusivo. « Le femmine non dovrebbero giurare sulle bacchette. » osservò.

Ci misi un po' per decidere che sì, Scorpius Santarellino Malfoy aveva appena fatto un doppio senso sconcio, e poi mi ci volle un altro poco (ma neanche tanto poco) per riprendermi da quella shockante conslusione. Calvin a quel punto tentò di togliersi le mutande per mostrarmi la sua, di bacchetta, ma lo fermai in tempo e lo relegai in un angolino del mio cervello da dove, legato e imbavagliato, non avrebbe più potuto nuocere alle mie facoltà mentali. 

« Questa non era per niente nel tuo stile. » commentai, senza rismarmiargli un'occhiataccia: non mi piaceva quando si metteva a fare il cafone. Prima di tutto mi ricordava terribilmente uno a caso dei miei cugini idioti, e in secondo luogo non era assolutamente un comportamento da lui.

Scorpius chinò il capo, in un muto cenno di resa. « Hai ragione. Stavo cercando di distogliere la tua attenzione dalla storia degli occhiali. »

« Bhe, non ci sei riuscito. » dichiarai « Avanti, sto aspettando. » aggiunsi poi, avvicinandomi un po' per potergli piantare in faccia uno dei miei migliori sguardi da bambina insistente. 

Scorpius farfugliò qualcosa di incomprensibile e ricambiò il mio sguardo, arrossendo. « Ecco, mi piacciono gli occhiali perché mi fanno sentire più... sicuro. » balbettò « Lo so che non ha alcun senso, ma è come se vedessi il mondo attraverso una finestra, come se io fossi dentro e tutto il resto del mondo fosse fuori... e mi sento come se ci fosse una barriera che mi protegge da tutto quello che succede fuori... »

Terminò la frase in un sussurro, il volto completamente paonazzo, e rimase a guardarmi in attesa di una risposta, di un giudizio, con quegli occhi limpidi come l'acqua trasparente di un ruscello. 

Era stupendo quando Scorpius dava voce ai suoi pensieri senza censure, perché i suoi occhi dicevano la stessa cosa che comunicavano le sue parole. Forse stavo diventando una romanticona rammollita, ma ero convinta che i suoi occhi fossero così belli perché erano una finestra sul vero Scorpius, quello che stava nascosto dietro i suoi silenzi chiusi, dietro quegli occhiali da secchione, dietro quei pensieri troppo timidi per diventare parole. Ero sicura che il vero Scorpius fosse bellissimo, senza bisogno di jeans aderenti o muscoli.

« Rose? »

Arrossii violentemente, vergognandomi da sola dei pensieri orribilmente sdolcinati che il mio unico neurone superstite aveva formulato.

« Ehm... che c'è? » chiesi, un po' bruscamente, pregando che le mie guance tornassero ad assumere un colore un po' meno appariscente. 

Scorpius mi stava studiando, come se cercasse di capire cosa mi stesse passando per la testa. Pregai che non ci riuscisse. « Adesso pensi che sono pazzo, vero? » chiese. 

Fui così sollevata dalla sua domanda che non potei evitare di scoppiare a ridere. « Oh, bhe, no... ognuno ha le sue stranezze. » Scorpius parve sollevato almeno quanto me, e mi rivolse un timido accenno di sorriso. 

« E a proposito di gente strana... » aggiunsi, mettendo su una convincente espressione da Sherlock Holmes « Si può sapere cosa stavi tramando con Al, prima? »

Scorpius si affrettò a distogliere lo sguardo dal mio. « Niente che ti riguardi. » rispose, freddamente.

Preda della curiosità, e probabilmente anche di qualche istinto masochista congenito, decisi di giocare d'azzardo, sperando che il (dubbio) istinto maschile di Draco ci avesse preso. 

« Tanto lo so che parlavate di ragazze. » buttai lì, con nonchalance. 

Scorpius ebbe un piccolo sobbalzo, e le sue guance si tinsero di un adorabile rosa. « Non è assolutamente... » 

« Sei arrossito. » lo interruppi, sfoderando un ghigno trionfante « Quindi ho ragione. » 

Colta dall'improvviso senso di potere universale che smascherare Scorpius mi aveva dato, decisi di spingere la lama più a fondo. « E, se non sbaglio, stavate parlando della ragazza che ti piace. »

Una vampata di rosa intenso si espanse su tutto il viso del biondastro, che abbassò lo sguardo sui suoi piedi con l'espressione contrita di chi è stato beccato con le mani nel barattolo della Nutella. « A me non... » 

« Oh, sì invece. » sogghignai « Sei arrossito di nuovo. E ho come l'impressione che se adesso ti dicessi che quella ragazza è una Weasley prenderesti fuoco... »

Scorpius questa volta ebbe la decenza di arrossire in silenzio, badando bene a tenere gli occhi lontani dai miei. Sorrisi, trionfante, ma mi ritrovai a fronteggiare lo sguardo di profondo biasimo di Calvin. “E se anche gli facessi ammettere che gli piace Dominique cosa ci avresti guadagnato?” chiese, indispettito. 

Uhm... in effetti... e comunque nessuno ti ha dato il permesso di parlare!

Lanciai un'occhiata di sottecchi a Scorpius, che aveva tutta l'aria di voler sprofondare nella terra del giardino e liquefarsi nel nucleo del pianeta. Dovevo davvero essere masochista... 

« Bhe, io vado a farmi una doccia. » conclusi, e mi affrettai a svignarmela.

 

***

 

Quel pomeriggio, dopo aver inutilmente rivoltato la mia stanza alla ricerca del cellulare, misi in atto con grande maestria la prima parte dell'operazione LSD. Verso le cinque mi avvicinai a mia madre con aria furtiva, e le misi in mano una tazza di tè.

« Per rilassarti. » spiegai, davanti al suo sopracciglio inarcato « Dev'essere stata dura andare a parlare con Harry e nonna Molly dopo quello che è successo... » le rivolsi un perfetto sorriso da figlia amorevole, e cominciai a massaggiarle le spalle. « Ora devi solo riposarti... per la cena non ti preoccupare, cucino io. » a dire il vero avevo schiavizzato Scorpius per farlo, ma non c'era bisogno che mamma sapesse quel dettaglio « Magari potremmo guardarci un bel film assieme, come quando ero piccola, ti ricordi? Ci siamo fatte fuori tutti i classici Disney... e poi era da tanto che volevo passare un po' di tempo sola con la mia mammina... »

Mamma si voltò verso di me, squadrandomi da capo a piedi con uno dei suoi migliori sguardi da Inquisitore. « Hai rotto il mio vaso cinese? » chiese. 

« Come? » sbattei le palpebre un paio di volte, confusa « No, assolutamente no, perché pensi una cosa del genere? »

Miseriaccia... forse dovevo essere un po' meno amorevole...

« Perché dovresti chiamarmi mammina se non stai per dirmi qualcosa che in condizioni normali scatenerebbe la mia ira? » replicò mamma, sarcastica. 

Ok, lasciamo perdere la scenetta della figlia amorevole e passiamo agli affari... e Calvin, smettila di infilarti cioccolatini nelle mutande.”

Mi sedetti sul divano, accanto a lei, posai le mani sulle ginocchia e sfoderai il miglior sorriso persuasivo di cui disponessi. « In verità non ho fatto niente. » dissi « Però volevo chiederti una cosa... in effetti più che altro è una proposta... cioè... » esitai, conscia di essere in procinto di sparare una balla non indifferente « ecco, lo sai che Draco non mi va proprio a genio... » ovviamente non era quella, la balla « però se a te piace, mi sta bene così. » quella era la balla « Ma... insomma, non mi fido troppo di lui, se devo essere sincera. E voglio essere sicura che ti ami davvero, e che non ti farà mai soffrire, prima di concedergli la mia approvazione. » 

Che non gli avrei comunque mai e poi mai concesso, ovviamente. 

Conclusi il mio brillante monologo con un'espressione profondamente preoccupata,  complimentandomi con me stessa per il mio innato talento di attrice. 

Mamma si portò la tazza alle labbra, pensierosa, e sorseggiò il suo tè. « Suppongo che sarebbe bello se tu la smettessi di detestare Draco... » mi rivolse uno sguardo curioso, in un tacito invito a continuare la mia proposta. 

« E bhe... » dissi, certa di avere la vittoria in mano « non è niente di speciale... ma pensavo che magari potremmo fargli conoscere i nonni Granger. » Un sorriso smagliante ed un veloce sbattere di ciglia completarono alla perfezione la mia espressione convinta e convincente. 

Mamma storse le labbra in una smorfia. « Non credo che sia una buona idea, Rose. A Draco non piacciono i Babbani. » 

« Ma è proprio questo il punto! » esclamai, interpretando alla perfezione il fervore di chi si sente molto partecipe della causa che difende « Se ti ama davvero sarà felice di sopportarli per te. E poi sono secoli che non andiamo a pranzo dai nonni, e avevo voglia di vederli... » mi preparai a sferrare il colpo decisivo, con un'adorabile faccina innocente « E poi Draco e Hugo non si sono ancora conosciuti come si deve, e a Hugo farebbe piacere sapere chi è l'uomo di sua madre. »

Mamma rigirò il cucchiaino nella tazza, pensierosa. « Non lo so, Rose... mi piacerebbe presentarlo ai miei genitori, ma non sono sicura che la cosa finirebbe bene... e poi, dopo la festa di Harry, ne ho abbastanza di riunioni di famiglia per il resto della vita... »

« Ma mamma! » protestai « Se ti ama sul serio andrà tutto benissimo: in fondo si è comportato bene anche alla festa dello zio, e non credo che i tuoi genitori abbiano voglia di prenderlo a pugni, no? Loro non lo conoscono nemmeno, non avranno nessun tipo di pregiudizio su di lui. » posai una mano sulla sua, sorridendole « Mamma, sul serio, mi fa paura l'idea che tu stia con uno stronzo che potrebbe farti soffrire. » “Ragion per cui che non posso permettere che stiate assieme.” « Questo dimostrerebbe che Draco è disposto a mettere da parte tutti i suoi vecchi pregiudizi per te, e allora... bhe, sarei più tranquilla. Insomma, è tanto strano che mi preoccupi per mia madre? »

Mamma sospirò, e scrutò il fondo della sua tazza come se cercasse una risposta ai suoi dubbi nelle foglie del tè, nonostante avesse sempre fieramente dichiarato che la Divinazione era un inutile spreco di tempo. « Rose, io... » 

Le piantai addosso uno sguardo pieno di affetto. « Mamma, per favore. Tu ti sei sempre fatta in quattro per me e Hugo, hai sempre controllato che ci tenessimo alla larga dai guai e che non frequentassimo le persone sbagliate... lascia che, per una volta, siamo noi figli a preoccuparci per te. »

Mamma chinò il capo, con aria stanca. « E va bene. Parlerò con i nonni per... »

« Stupendo! » esclamai, alzandomi di scatto dal divano « Siamo invitati da loro domami, all'una. Ti voglio bene mamma. »

E dopo averle schioccato un bacio sulla fronte corsi in camera. 

Modestia a parte, sono un genio.”

 

***

 

Dopo la cena che Scorpius aveva servilmente preparato stavo percorrendo il corridoio del primo piano, diretta alla mia stanza, quando un urlo mi squarciò i timpani. Sobbalzai, e squadrai la porta chiusa della camera matrimoniale con diffidenza.

« Oddio, Draco! »

Ehm... che succede?

Calvin aveva un'idea, e me la lasciò intendere ficcandosi un dito dentro l'elastico delle mutande, ma lo misi a tacere con prontezza. Figurarsi, non stavano mica facendo quello. Quante volte mi capitava di urlare “oddio, Al!” o magari “oddio, Domi!”?

...

« Oh, Merlino! È enorme! »

Sgrdshmgrpfrtmgrrr...”

Non poteva essere quello. Non in casa mia

Non enorme. Non quello di Draco!

« Hermio... oh, Cristo! »

La mia infanzia è perduta per sempre...

« Draco! » 

Mi meravigliai del fatto che mia madre riuscisse ad essere isterica anche mentre faceva quello.

« Sto venendo! »

Anche Draco non scherzava, però...

« Aaargh! »

Ma argh proprio un cavolo!

Battei un violento pugno sulla porta. « Se proprio dovete scopare potete almeno farlo in silenzio, cazzo?! » 

Per un magico istante tutto tacque e sperai che Draco fosse morto durante un orgasmo. Poi la maniglia della porta si abbassò, ed il viso pallido del sopraccitato ossigenato demolì tutte le mie speranze. 

« Come scusa? »

Draco mi rivolse uno sguardo confuso, e notai che era vestito di tutto punto, con tanto di cravatta allacciata a dovere, anche se aveva i capelli leggermente scarmigliati, e teneva una scopa al contrario in mano.

Cos'è, una nuova forma di perversione sessuale, farlo con il manico di una scopa?

Un nuovo urlo isterico di mia madre mi convinse a spostare lo sguardo dentro la stanza. Mamma era in piedi, del tutto vestita, sul letto, e stava indicando con orrore un enorme coso nero a sei zampe che si aggirava per il pavimento. 

« Draco, uccidi quello scarafaggio! » strillò.

Draco si voltò verso di me, ed inarcò le sopracciglia, come a chiedermi “dicevi?”

Arrossii violentemente. « Uh... ah... uh... »

Mi stavo giusto fiondando su per le scale di camera mia, chiedendomi se mi sarei mai ripresa dalla vergogna, quando un secondo urlo isterico, questa volta emesso dalla voce di Scorpius, mi fece battere la testa sul basso tetto della mansarda.

Che succede adesso, c'è un ragno?” pensai, seccata, tornando in corridoio per scoprire il motivo di quella nuova crisi di nervi. Scorpius uscì dal bagno sibilando un colorito insulto a Merlino, e mi sbatté contro. Lo spostai con una spinta seccata, nonostante i miei ormoni (e Calvin, che si era messo a ballare la lap dance su un palo ricoperto di Nutella) non fossero per nulla dispiaciuti di quel contatto.

« È morto qualcuno? » chiesi, sollevando un sopracciglio con sarcasmo.

Scorpius ringhiò qualcosa di non meglio definibile, e si spostò la mano dalla gola, rivelando un piccolo taglio sanguinante. 

« Odio i rasoi. » sibilò. 

Sentii la pelle della fronte tendersi attorno al mio sopracciglio, ormai così alzato da arrivare quasi all'attaccatura dei capelli. « E cosa stavi facendo, con un rasoio? » 

« Mi stavo depilando l'ombelico... » rispose, sarcastico. La mia espressione da “oh, bhe, se ti diverti” lo convinse ad aggiungere, con voce irritata. « Secondo te cosa stavo facendo? » 

Il mio sopracciglio non accennò ad abbassarsi. « E perché ti stavi facendo la barba? » 

Oh, quindi niente ombelico?” chiese Calvin, deluso dal suo nuovo giochetto erotico smontato sul più bello. 

Niente ombelico.” concordai “Ora smettila. Sia di parlare, sia di fare quella... cosa... con l'ombelico.

Scorpius e Calvin mi lanciarono un'occhiata offesa in contemporanea. « Me l'avevi detto tu, che dovevo farmi la barba! » protestò il primo, mentre Calvin scriveva “sciopero” sulla parte anteriore dei suoi boxer.

Cercai di ignorare il modello e di concentrarmi sul biondo in carne ed ossa che mi stava davanti con la gola rigata di sangue. « Si, bhe... e da quando tu fai una cosa perché io ti ho detto di farla? »

Scorpius arrossì leggermente e si voltò in direzione della camera dei nostri genitori. « Vado a chiedere a tua madre se ha una pozione rimarginante. » disse, asciutto. 

« Non ti conviene. » lo fermai, precipitosamente. Quando il verde chiaro dei suoi occhi tornò a posarsi sul mio viso, con aria interrogativa, non potei impedirmi di arrossire. « Sono un po' isterici, al momento... ehm... se vuoi ho dei cerotti, in camera mia... » 

Scorpius mi studiò per un paio di secondi, pensieroso, poi parve decidere che non lo avrei ucciso con un cerotto, e scrollò le spalle. « D'accordo. »

« Vieni. » dissi, affrettandomi a voltargli le spalle per nascondere l'imbarazzante color semaforo rosso che avevano assunto le mie guance.

Mentre ci arrampicavamo su per le strette scale della mia squallida mansarda, Calvin mi lanciò uno sguardo di velata approvazione. “Allora non sei stupida come sembri.

Se è questo che pensi, non ho intenzione di attirarlo in camera mia con l'inganno per poi stuprarlo.” replicai, seccata.

Calvin incrociò le braccia al petto, e mise il muso. “Non sempre le apparenze ingannano...

Arrivati in camera, sotto lo sguardo di attesa che mi rivolse Scorpius, realizzai di non avere idea di dove avevo nascosto il kit di pronto soccorso per i miei eventuali (e frequenti) infortuni. Lanciai un'occhiata preoccupata alle ante dell'armadio, conscia del fatto che se le avessi schiuse anche solo di un millimetro avrebbero rigurgitato tutto il loro contenuto sul pavimento, e ai cassetti del comodino, che avrebbero potuto contenere (e contenevano) di tutto, dai calzini sporchi a residui di cibo in decomposizione. 

« Ehm... Scorpius... » balbettai, torturandomi le mani « ti dispiacerebbe... chiudere gli occhi per un secondo? »

Scorpius probabilmente pensò che fossi una pazza, ma almeno ebbe la gradita idea di farlo in silenzio, e chiuse gli occhi senza fare commenti. Mi fiondai sui cassetti, e cominciai a rivoltarli più in fretta possibile, finché, sotto una scatola dei Tiri Vispi Weasley riempita di chiodi, trovai il maledetto kit di pronto soccorso. 

« Posso aprirli, adesso? » chiese Scorpius. 

Schiacciai tutto il contenuto del cassetto sul fondo ed in qualche modo riuscii a chiuderlo. « Sì... ehm... ci sono. »

Quando le palpebre di Scorpius si rialzarono, rivelando quel verde pallido che – cavolo e stracavolo – aveva soppiantato il rosso Grifondoro nella mia personale scala di gradimento dei colori, mi feci trovare con disinfettante e batuffolo di cotone in mano. 

« Hem... » tossicchiai, imbarazzata, e feci un paio di passi nella sua direzione. Scorpius se ne stava impalato in mezzo alla stanza, ed evidentemente stava aspettando che tirassi fuori una scala e raggiungessi la sua gola senza la minima collaborazione da parte sua. « Se ti abbassi, magari... » sbuffai, cercando di dare un tono seccato alla mia voce, per nascondere l'imbarazzo. 

Scorpius grugnì qualcosa a proposito di tappi e si sedette sul mio letto. « Ok... » borbottai, pregando che le mie guance non andassero in autocombustione. « Allora, ehm... » 

« Il cerotto. » mi ricordò Scorpius. 

Annuii. « Giusto. » 

Appoggiai un ginocchio sul letto, ed il leggero contatto della mia coscia con la sua mi fece correre un lungo brivido lungo tutto il corpo, poi alzi lentamente le dita, in un gesto un po' goffo e incerto, e le posai sul suo mento, facendoglielo alzare per scoprire la ferita. Ritrassi la mano lentamente e malvolentieri, indugiando un paio di istanti più del dovuto sulla pelle morbida, fresca di rasatura, della sua guancia. 

Era così... 

Così come? Pensa a come sei tu, piuttosto: sei un'idiota.

Mi affrettai ad allontanare la mano dal suo viso, e pulii e disinfettai la ferita facendo del mio meglio per evitare qualsiasi contatto tra le mie dita e la pelle bianca della sua gola. Cominciavo a capire perché i vampiri erano così attratti dalle gole, se sembravano tutte gridare “succhiami!”...

Finita l'operazione, mi alzai per rimettere il disinfettante al suo posto e prendere un cerotto. Quando tornai accanto a Scorpius, ero così impegnata a guardarlo e pensare cose abominevoli comprendenti lui e il mio letto, che mi accorsi di essermi sistemata dalla parte sbagliata solo quando ebbi nuovamente posato il ginocchio sul materasso. 

Complimenti, Rose.”

Squadrai la ferita, che si trovava dalla parte opposta della sua gola, mentre la certezza di essere una perfetta cretina si faceva prepotentemente strada nelle mia testa. 

Una cosa era certa: non potevo alzarmi e sistemarmi dalla parte giusta fischiettando come se nulla fosse; Scorpius non aveva bisogno di altri motivi per credere che fossi un'idiota. Ostinata, appoggiai un ginocchio alla sua coscia e così, in bilico, stesi il braccio per raggiungere la ferita. Spostai anche l'altra mano dal materasso per aprire il cerotto, facendola scivolare vicino al suo corpo per avere un appiglio se avessi perso l'equilibrio: mi mancava solo di cadere come un'equilibrista ubriaca. Ma nel  calcolare quella mossa non avevo considerato quanto stessi tremando, né avevo considerato il fatto che avrei sfiorato involontariamente il suo ventre con il dorso della mano, né tantomeno avevo pensato che Scorpius avrebbe sussultato così violentemente, mandando definitivamente a farsi friggere il mio già traballante equilibrio. 

« Cazz... »

Il mio ginocchio scivolò giù dalla sua coscia, e per non cadere mi dovetti appendere alle sue spalle con entrambe le mani. Ma la cosa peggiore fu quando realizzai di essere seduta a cavalcioni sulle sue gambe. 

Miseriaccia!

Sbattei le palpebre un paio di volte, confusa dai suoi occhi così vicini ai miei, dal suo volto stupito ed imbarazzato, dalle sue labbra leggermente schiuse, alla stessa altezza delle mie. 

Calvin fece scorrere un dito sull'elastico dei suoi boxer. “Bella mossa, rossa.”

Stai. Zitto.”

Se mi fossi sfiorata le guance ero sicura che mi sarei scottata. Miseriaccia, mi trovavo seduta a cavalcioni sulle sue gambe, e tenevo entrambe le mani posate sulle sue spalle... Merlino, cosa avrebbe pensato adesso? Che ero un'idiota, sicuro. Perché io ero un'idiota.

Decisi che a quel punto la soluzione era far finta di niente, esattamente come avrebbe fatto Domi, e comportarmi con disinvoltura. Non ci riuscii molto bene, a giudicare dalla fatica che feci per attaccare il cerotto al posto giusto, ma perlomeno ci riuscii. 

Mi rialzai in fretta, ansiosa di scappare dall'altra parte del pianeta e sotterrarmi da qualche parte, ma ancora una volta i miei calcoli non tennero conto della distanza decisamente troppo piccola che c'era tra me e Scorpius: nella fretta di alzarmi e fuggire, sfiorai il suo viso con il mio. Bhe, ad onor del vero più che altro gli tirai una craniata sul naso, ma la sostanza è che feci un salto all'indietro di mezzo metro, e se Scorpius non avesse avuto la prontezza di avvolgermi un braccio attorno alla schiena mi sarei ritrovata spiaccicata sul pavimento. 

« Oh... scu... scusa... » balbettai. 

Voglio morire. Calvin, uccidimi.

Le guance di Scorpius si tinsero di un adorabile color corallo. 

Adorabile? ADORABILE? Rose, non ti sembra che la situazione sia abbastanza tragica anche se non la peggiori con questi pensieri melensi?

« Figurati... e... ehm... grazie, per il cerotto. »

Mi ha detto grazie! Non è...?” interruppi quel pensiero prima che potesse diventare troppo degradante per la mia condizione di creatura senziente, e tentai di fare mente locale. Ma l'unica conclusione a cui giunsi era che io mi trovavo ancora a cavalcioni sulle sue gambe, avevo ancora le mani sulle sue spalle, e come se non bastasse adesso la sua mano destra era appoggiata alla base della mia schiena, pericolosamente vicina all'orlo superiore dei pantaloni. 

Volevo alzarmi e scappare – no, in verità non volevo. L'unica cosa che volessi davvero in quel momento era sentire la pressione della sua mano che avvicinava il mio corpo al suo, e le sue labbra che... – dovevo alzarmi e scappare – sì, decisamente, dovevo. O almeno, avrei dovuto...

« Rose? » 

La voce morbida mi fece sobbalzare il cuore nel petto e quando alzai gli occhi sui suoi il suo respiro caldo mi avvolse il viso, mandando a funghi quel briciolo di sanità mentale che mi restava. 

« Si? » sussurrai. 

Merlino, amavo i suoi occhi. Erano chiarissimi, ma molto più caldi ed espressivi di un banale paio di occhi color cielo. E poi... bhe, poi erano suoi.

E io ero cretina, sì.

« Ecco... insomma... » Scorpius arrossì, ma non distolse lo sguardo dal mio viso « pare che tu abbia capito che mi interessa una certa Weasley... » nei suoi occhi brillava una strana luce di attesa, come se fossi un professore e mi stesse chiedendo se lo avrei promosso ad un esame « quindi... bhe, mi chiedevo cosa ne pensi... insomma, credi che potremmo stare bene... insieme? »

Momento momento momento...

Mi stava chiedendo la benedizione per sposarsi con mia cugina? Cioè, cosa si aspettava che gli dicessi? “Sì, sarei tanto contenta se vi sposaste ed io passassi il resto dei miei giorni a bere e drogarmi per superare il trauma.”

Sbuffai, indispettita. « E perché lo chiedi a me? »

Lo sguardo di Scorpius si fece confuso. « A chi dovrei chiederlo, scusa? »

« Bhe... a lei, per esempio? » proposi, sarcastica. 

Scorpius sbatté le ciglia chiare un paio di volte, guardandomi come se stesse cercando di stabilire se lo stavo prendendo in giro o se facevo sul serio. « … lei? » chiese infine, perplesso « Scusa, ma di chi stai parlando? » 

« Di chi stai parlando tu? » replicai.

« Bhe, mi sembra ovvio che sto parlando di... »

Il suono di passi che salivano la scala della mansarda ci fece sobbalzare, e mi affrettai ad allontanarmi da lui. Quando l'odiosa testa bionda di Draco fece capolino nella mia stanza, mi trovavo seduta sulla scrivania e stavo sfogliando un libro con aria noncurante.

« Scorpius, puoi venire giù un secondo? » disse. 

Scorpius mugolò un accenno di protesta, ma si alzò dal letto ed imboccò le scale, sparendo dal mio campo visivo. Draco mi lanciò uno sguardo strano e, prima di chiudersi la porta alle spalle, gettò il mio cellulare sul letto. 

« Era sotto il divano. » grugnì « E la prossima volta che lo pianti in giro giuro che te lo faccio evanescere. »

Quando finalmente se ne andò mi lasciai cadere sul letto, ignorando del tutto il cellulare. 

Non ci capivo più niente: ero convinta che a Scorpius piacesse Dominique, ma non lo facevo così puttaniere da... da cosa? Forse ero io che mi facevo troppi film mentali...

Tutta colpa di Calvin.



   
 
Leggi le 69 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RoseScorpius