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Autore: Gipsy Danger    09/01/2011    2 recensioni
Sesta classificata e vincitrice del premio giuria nel contest "Amore Fraterno" di Rota; prima classificata e vincitrice dei premi Stile e Originalità nel contest "Sulle orme di Nessuno" di Fatafaby.
Kail ha diciassette anni, vive da normale adolescente e si è sempre dichiarata figlia unica.
Yash, suo fratello, di anni ne dovrebbe avere ventisette, ma la vita gli è stata negata prima ancora che potesse conoscerla.
Quando Kail lo scopre, finisce per spalancare, inavvertitamente, la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Spetta a lei, ora, scoprire perché Yash ha bisogno del suo aiuto e difendere la memoria di suo fratello con l’unica arma che ha a disposizione: la scrittura…
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 2
(Piece of Memory)

Martedì.

Kail si lascia avvolgere nell’abbraccio di Val e la stringe forte di rimando.
“Mi sei mancata un casino.” Dice, ed è davvero così, ma per qualche motivo la sua voce le suona estranea. Troppo baldanzosa, troppo felice. D’altronde non avrebbe il coraggio di presentarsi davanti all’amica – appena tornata dal mare con il suo ragazzo, sprizzante gioia da tutti i pori- in qualunque altro modo.

Poi è il turno di Elle. Elinor, con cui ha suggellato un patto il giorno stesso in cui l’ha incontrata, Elinor, sua sorella di spirito. Kail si fa avanti e la bacia sulle guance, velocemente, perché Elle è come un gatto: non va pazza per le effusioni se non è lei per prima a venirle a cercare.

Kail si trattiene a stento dall’aggrapparsi a lei e seppellirle la faccia nella spalla. Sente un formicolio nello stomaco. E un pizzicore agli occhi. E- no, di piangere non se ne parla. Ma perché, poi? Ha passato una notte di merda. In bianco. Seduta al tavolo della cucina.

Non ha più fatto sogni, ma non è riuscita a chiudere occhio fino all’alba. Poi, con la luce grigia che penetrava tra le tende, si è addormentata. Finalmente.

“Mamma, che faccia.” Commenta Sarah, scherzosa. “ Che ti è successo, Kail?”
La diretta interessata fa un sorriso tirato. Le altre ridono.
“Sei caduta dal letto?” Anche.
“Si è infilata in uno strip club e non ci ha invitate.”  Magari.
“Hai dato una festa!” Certo. Con me e un fantasma.

Kail si stringe nelle spalle.
“Naw. Ho solo buttato giù qualche idea per...” si umetta le labbra. “Per una nuova long fic.”
Coro di oh di disappunto.
“Fino a che ora, tanto per sapere?” si informa Elle.
Kail si gratta la nuca. “Le cinque?” prova, sperando che il radar per le panzane dell’amica sia spento.

Eleinor sorride. “Masochista.” Non sembra affatto convinta. Ma non insiste, per quieto vivere.
Kail risponde con una smorfietta divertita e la prende a braccetto. Se la tira dietro verso la porta della piscina.

‘Masochista.’
Non sai quanto, vorrebbe mormorare.

Per tutta la notte ha scritto e riletto e scritto e riletto, danzando con le parole.
Dietro ad ogni personaggio che ha bussato alla porta della sua immaginazione c’era sempre l’Ombra del suo sogno.
E quel pensiero.
Quel e se fosse-?

Come si fa a distruggere la vita ai propri personaggi quando ognuno di loro potrebbe essere il Mai nato?
Kail ha scritto e riletto, scritto e riletto, ma non ha cancellato nulla, terrorizzata alla prospettiva di essere fonte di rovina per qualche innocente.

*

Più tardi, sotto l’ombrellone, mentre le altre ragazze si lanciano in acqua con entusiasmo, Kail si spalma la crema solare, infila la maglietta per coprire la cicatrice sul fianco e fa due calcoli in silenzio.
Secondo quanto ha stabilito, avrebbe ventisette anni, il suo bambino mai nato. Dieci di più di lei, concepito l’anno in cui i suoi genitori si sono sposati. Il fratello maggiore che ha tanto richiesto e mai avuto.
Lui lavorerebbe già, probabilmente avrebbe già trovato una ragazza che lo ami, fatto progetti con lei per avere una famiglia…
Lui.

Un sorrisetto involontario le increspa le labbra. La decisione di considerare il Mai Nato un maschio è stata così spontanea da non sembrare neanche sua.  Forse perché ha sempre desiderato un fratello maggiore piuttosto che una sorella: qualcuno che potesse difenderla dalle prese in giro e aiutarla ad avere più fiducia in sé stessa.

Tutte le volte che ho tormentato mamma perché non ha fatto altri figli acquistano un significato completamente diverso, ora. Aggiunge tra sé, amara, e il mezzo sorriso- o quello che era- si dissolve dalla sua faccia.

Kail rotola sulla pancia, si mette l’mp3 e prende il vecchio quaderno di appunti che ha ripescato la sera prima, nella foga di trovare qualcosa su cui scrivere. Sfoglia le pagine tanto per distrarsi, regolando il volume della musica finché i bassi e la batteria quasi non l’assordano. Passa in rassegna bozzetti e storyboard mai completati, schizzi di personaggi, annotazioni sulle loro theme songs…

Sul disegno di Elle ci inciampa quasi per caso.

È un foglio a quadretti ripiegato in quattro e incollato alla pagina sottostante per l’angolo con un pezzettino di scotch. A giudicare dai margini mangiucchiati dovrebbe risalire alla terza media.
Come in tutti i disegni di Elinor, i tratti della figura rappresentata sono così leggeri che a malapena traspaiono dall’altra faccia del foglio.

Per poter vedere che rappresenta, Kail deve dispiegarlo. Il foglio si apre docilmente sotto le sue dita- e il disegno le viene incontro come una scena reale.

È un uomo.
Che cammina in una selva di pezzi di vetro, ferro arrugginito, statue mutilate, mentre il vento si infila nei suoi vestiti scuri e sgualciti.
Che sembra sparire nella bruma, evanescente come un fantasma.

La dedica è scritta in un angolo. Piccola e discreta, nella scrittura tonda ed elegante che caratterizza Elinor.
Kail la deve leggere due volte perché le parole facciano improvvisamente presa dentro di lei.

Facciamo anche tre volte.

Il suo cuore, tanto per rispettare la matematica scombinata di questi ultimi due giorni, salta un battito.

‘Ricordami com’ero una volta.’ c’è scritto.
E poi c’è quel particolare da professionista. Elle, artista in potenza, ha aggiunto un tremito. Come se la figura si stia per girare, indecisa.

Kail batte le palpebre, si riscuote. Ha le labbra schiuse in una muta richiesta.

‘Voltati, voltati, voltati...’


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