CAPITOLO 59
Al
castello era piombato un
silenzio irreale quando Silente durante la cena aveva chiamato prima
gli
insegnanti e poi i prefetti, perché accompagnassero gli
studenti nelle loro
stanze. L’aria
era carica di tensione, e gli studenti lo sapevano bene. Lo sguardo del
vecchio
preside era quello degli momenti peggiori, non solito sorriso bonario
che
riservava a quelli che venivano spediti nel suo ufficio dopo avere
combinato un
qualche disastro. L’espressione
seria dell’uomo lasciava trasparire che doveva essere
successo qualcosa di veramente
molto grave. Lily strinse forte la mano di Remus mentre I due
capiscuola si
dirigevano dai professori, entrambi temevano che si trattasse di James.
Al
tavolo degli insegnanti tutti erano pallidi e spaventati, solo Anderson
era la
calma fatta persona. Questo dettaglio, in particolare, non convinceva
del tutto
Remus. Si trattava di un comportamento strano, nonostante il ragazzo
continuasse a ripetersi che doveva essere per via del suo passato auror
che lo
aveva preparato meglio degli altri colleghi a gestire le emergenze.
Sirius
continuava a guardarsi intorno, troppo agitato per fare caso ai
particolari. L’unico
suo pensiero fisso era il suo amico James, di cui non si aveva nessuna
notizia
da troppo a lungo. Lo avevano cercato in lungo ed in largo per il
castello, per
ore, ma non avevano trovato nessuna traccia che spiegasse quella
sparizione
improvvisa. Persino la mappa del malandrino non li aveva aiutati.
Intorno a lui
gli altri ragazzi erano in silenzio, fermi ai loro posti nonostante
l’ordine
del preside di tornare nelle loro case, decisi a capire cosa stava
succedendo.
Harry era il più scosso, per quanto si desse da fare per non
darlo a vedere.
Ron, Hermione, Ginny e Neville si tenevano in disparte mentre Tartufo
continuava a spostarsi da una parte all’altra, inquieto,
senza riuscire a
trovare pace. Zhoana e Regulus invece non perdevano di vista Sirius,
sicuri che
il ragazzo era ad un passo dal cedere. Entrambi sapevano bene che i
suoi nervi
non avrebbero retto ancora molto a lungo. Frank teneva Alice per mano,
silenzioso e pallido. Era stato lui a vedere James per
l’ultima volta e non
riusciva a darsi pace per non averlo seguito. Se fosse andato con lui,
forse
non sarebbero stati in quella terribile situazione ma avrebbero riso
tutti
insieme di chissà quale scherzo o impresa che i malandrini
avevano recentemente
messo a segno.
Quando
Remus e Lily tornarono, tutti non poterono fare a meno di notare gli
occhi
gonfi della ragazza e il viso tirato di Remus. Qualunque cosa avesse
detto loro
il preside, non doveva essere una buona notizia.
“Allora?”
chiese Sirius, frenetico. Remus sospirò e Lily
singhiozzò più forte.
“Parlate, dannazione..” esclamò Harry, vicino a perdere il controllo.
Al suo
fianco,
Regulus guardava frenetico nella Sala, quasi si aspettasse che James
sbucasse
dal nulla da un momento all'altro, con il solito sorriso che andava da
un
orecchio all’altro. Per quanto ognuno cercasse di allontanare
quell’idea, la
paura che fosse successo qualcosa di brutto a James era una sorta di
fantasma
che diventava sempre più reale man mano che il tempo passava
ed il ragazzo non
compariva.
Un
rumore improvvisò risuonò nel grande salone quasi
vuoto, sottolineando
l'ingresso di tre uomini in uniforme che avanzavano lenti e pesanti.
Frank
strabuzzò gli occhi, incredulo, mentre suo padre,
accompagnato dal padre di
James e da Alastor Moody, si dirigeva rapido verso il preside. Robert
Potter
era pallido, scosso ed era sorvegliato a vista dai due colleghi, quasi
temessero che potesse cadere a terra da un momento all’altro.
Hermione
chiuse per qualche istanti gli occhi e si aggrappò forte a
Ron. Tutta quella
agitazione, accompagnata dalla presenza dei tre migliori auror del
mondo magico
non era certo una buona notizia. Specialmente perché il
signor Potter aveva
l’aria di un uomo al quale avevano appena comunicato una
pessima notizia.
I tre
marciarono fino al tavolo degli insegnanti, dove erano rimasti
solamente
Silente e Anderson e si fermarono a lungo a parlare. Dopo diversi
minuti
Paciock e Moody si allontanarono in direzione diverse, lasciando Potter
solo
con il Preside e con l’altro insegnante. Il vecchio preside
parlava ancora, ma
Robert sembrava non starlo a sentire. Guardava fisso di fronte a se,
improvvisamente molto più vecchio di quanto in
realtà fosse.
“Si
tratta di James..” iniziò Remus, terribilmente
serio.
Il
ragazzo, più pallido che mai, non riusciva a staccare gli
occhi dal padre di
James. Non aveva mai visto quell’uomo così stanco
e così distrutto come lo
vedeva in quel momento. Ancora una volta si fermò ad
osservare Anderson, e vide
che l’uomo stava sorridendo. Qualcosa dentro di lui si
ribellò, si trattava di
una visione intollerabile; come poteva un insegnante, un auror che
aveva difeso
a lungo la comunità magica da maghi malvagi, sorridere in un
momento del
genere?
Il
ragazzo sentì la rabbia montargli dentro, incontrollabile
come durante le notti
di luna piena, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per
trattenersi
dall’aggredire l’uomo.
Sirius,
a pochi passi da lui, inizio a ridere mentre il suo cuore perdeva
qualche
battito. Zhoana al suo fianco gli stringeva una mano con tutta la forza
che
possedeva, cercando di calmarlo e di dimostrargli la sua presenza, ma
lui non
se ne accorgeva quasi. La risata nervosa divenne presto una risata
isterica
mentre il viso di Harry diventava sempre più pallido. Non
poteva essere vero,
doveva trattarsi di un sadico scherzo organizzato da quel cretino del
suo
migliore amico. L'ennesimo modo per spaventarli a morte prima di
saltare fuori
dal nulla dicendo una qualche cavolata delle sue. Questa volta,
però, non l’avrebbe
passata liscia. Lo avrebbe strozzato con le sue mani e poi lo avrebbe
abbracciato forte, urlandogli che era un cretino ma che era felice di
rivederlo
vivo.
“È
sparito..” continuò Remus, stupito dalla reazione
dell'amico.
Ginny
osservava il malandrino, stupita. Sirius sembrava folle, completamente
fuori di
se. Lo stesso uomo distrutto dalla perdita del suo migliore amico che
aveva
conosciuto anni prima al quartiere generale dell’ordine della
fenice. Il suo
sguardo passò in rapida sequenza da Sirius a Tartufo, quasi
per assicurarsi che
il mago non stesse facendo qualche pazzia delle sue.
L’animale era mogio,
triste, lo sguardo fissò sul padre di James.
“Non
è
possibile.” prese a mormorare Regulus, a mo di litania.
Erano
stati James e suo padre ad accoglierlo, quando era stato allontanato
dalla sua
famiglia, accogliendolo in casa come un figlio e trattandolo come un
fratellino
minore da proteggere. Senza di lui forse non sarebbe nemmeno riuscito a
chiarire le cose con suo fratello. Da quando passava le sue giornate
con i
malandrini, finalmente si sentiva bene, accettato. Non aveva bisogno di
dare
ragione a qualcuno o comportarsi seguendo un codice. Poteva essere se
stesso e
basta, senza farsi problemi. L’idea che fosse successo
qualcosa a James gli
sembrava intollerabile, profondamente ingiusta.
“Non
è
al castello!” esclamò Remus, stizzito, passando in
rassegna i volti degli amici.
Sirius,
stravolto dal dolore e dalla pazzia, era aggrappato a Zhoana, quasi lei
potesse
fargli da ancora per superare questo momento difficile. Frank consolava
Alice, trattenendo
a stento le lacrime, e fissava con insistenza il padre nella remota
speranza
che andasse da lui per fornirgli qualche spiegazione. Hermione, Ron,
Neville e
Ginny fissavano Harry, al fianco di Lily, in attesa che il ragazzo
reagisse in
qualche modo, sfogando così il suo dolore.
La
ragazza, sul punto di crollare, stava ancora cercando di assimilare del
tutto
le parole che il preside le aveva rivolto poco prima. Il viso di Harry,
invece,
era semplicemente indescrivibile. Vedere suo nonno in quello stato,
rannicchiato su una sedia di fronte a Silente, era infinitamente peggio
di
qualsiasi maledizione, fattura o incantesimo che gli fosse mai stato
scagliato.
Avrebbe affrontato anche tutti i Mangiamorte, Bellatrix comprese, pur
di
riavere indietro suo padre e vedere sorridere suo nonno. A pochi passi
dai
ragazzi vi era Tartufo, improvvisamente quieto ed immobile. Fissava
dritto davanti
a sé, quasi non volesse ascoltare quello che i ragazzi
stavano dicendo.
“I
professori lo hanno ribaltato da cima a fondo. Qualcuno deve averlo
portato o
via, o peggio..” singhiozzò Lily, la voce ridotta
a poco più che un sussurro.
Harry
si avvicinò a lei, cingendole la vita. Sapeva che un
abbraccio non serviva a
nulla in quella situazione, ma sperò che potesse quanto meno
darle un briciolo
di sollievo.
“Se
fosse morto i mangiamorte ci avrebbero già fatto ritrovare
il cadavere!” disse
Hermione, pensierosa. Dopo lo spavento e la disperazione iniziale la
calma era
tornata ad essere preponderante il lei. Dovevano essere logici, era
l'unico
modo per aiutare James prima che fosse troppo tardi.
“Hermione,
non credo sia il momento.” suggerì Ron,
abbracciandola più forte. La ragazza
arrossì, ed annuì velocemente. Remus
guardò la ragazza, ammirando la sua
determinazione, la sua forza e la sua infinita dolcezza.
Hermione
era una ragazza eccezionale, ed aveva pienamente ragione, ma in quel
momento
era troppo difficile ragionare con razionalità, anche se
sapeva che era
certamente la cosa migliore da fare.
“Ha
ragione lei, dobbiamo rimanere calmi e ragionare..”
esclamò Ginny, decisa.
Il suo
sguardo incontrò quello disperato di Harry, si
avvicinò appena per sfiorargli
il viso, poi tornò seria. Doveva essere forte e sostenere Harry, era l'unica cosa da
fare.
“Come
faccio a restare calmo quando mio padre è
scomparso?” chiese Harry, isterico,
senza preoccuparsi di misurare le parole. Per il ragazzo aveva poca
importanza
se erano ancora nella Sala Grande, ormai quasi deserta, o se anche
Alice e
Frank erano con loro. Erano tutti dettagli stupidi. La sola cosa
importante a
cui non riusciva proprio a smettere di pensare era che suo padre era
sparito,
proprio quando lo aveva finalmente ritrovato. Tutti i suoi sforzi di
cambiare
il futuro, aggiustando quanto era andato storto nel suo passato, si
erano
infine scontrati con la realtà e con il fato, che si era
fatto beffe di loro.
“Padre?”
chiese Frank, incredulo e sconvolto.
Ron,
Hermione e Ginny si scambiarono un'occhiata carica di significato, ma
nessuno
era in condizioni di prendere iniziative.
“Si,
è
suo padre.. Vedi, si tratta di una lunga storia.”
iniziò a spiegare Neville,
prendendo in mano la situazione e cercando di prendere tempo. Al suo
fianco il
grosso cane nero non scodinzolava più ma fissava attonito e
stralunato I
presenti. Non gli importava più di nulla, tutti i piani
erano andati a rotoli.
James era sparito, nessuno sapeva dire chi lo avesse preso o dove fosse
stato
portato, ma di certo non era al castello. Erano stati chiamati persino
gli
auror, i migliori, ma nessuno di loro aveva saputo fare nulla. Non
c’era nulla
che andasse bene o quanto meno nel verso giusto.
“Credete
di cavarvela con così poco?” chiese ancora Frank,
furioso, fulminando tutti I
presenti uno per uno. Non gli importava che tutti i presenti fossero
distrutti
dalla notizia della sparizione di James, voleva delle spiegazioni e non
era
disposto ad aspettare o a farsi prendere in giro. Neville
aprì la bocca per
replicare, ma qualcuno lo precedette.
“No,
Frank. Sta tranquillo, adesso tuo figlio ti racconta tutto quanto
dall’inizio.”
mormorò una voce roca che suonava terribilmente familiare.
Sirius
si girò piano, il cuore che batteva all’impazzata.
Dove fino a pochi istanti
prima c’era Tartufo ora si trovava un mago scompigliato che
gli sorrideva
nervoso. Tutti i presenti alzarono lo sguardo su di lui, chi stupito,
chi
incredulo e chi semplicemente spazientito.
“Complimenti
Sirius, bel casino!” esclamò Ginny, furiosa.
Come
al solito Sirius aveva detto loro cosa fare, aveva insistito
perché lo
facessero e aveva finito per fare il contrario. Esattamente come aveva
fatto
con Harry.
A
quelle parole tutti riconobbero l’uomo adulto, compreso
Sirius che crollò a
terra svenuto.
Remus
imprecò a bassa voce, chinandosi sull’amico. Non
sapeva che diamine stava
accadendo, ma di una cosa era sicuro; due Sirius Black nella stessa
stanza
erano decisamente troppi.
***
James
aprì nuovamente gli occhi, sperando con tutto se stesso di
avere fatto il più
terribile e realistico incubo della sua vita. Una volta Harry gli aveva
raccontato che in passato gli era spesso capitato di essere tormentato
da
terribili sogni, ma James era abbastanza sicuro che quello che la sua
mente ricordava,
vero o meno, era infinitamente peggio.
Tutto
quello che desiderava in quel momento era svegliarsi nel suo letto,
nella loro
stanza nella torre, in mezzo al loro solito casino fatto di vestiti
abbandonati
ovunque, calzini sporchi, libri mezzi disfatti, resti di festini
notturni a
base di schifezze e di cibo rubato dalle cucine, pozioni e scherzi
più o meno
consentiti.
Fu una
folata di vento a distruggere definitivamente tutte le sue aspettative,
unita
alla consapevolezza che la superficie su cui stava giacendo era
decisamente
troppo dura ed irregolare per essere sia il suo letto che il pavimento
della
loro stanza dove ogni tanto finiva con il ritrovarsi dopo essere
rigirato
troppo nel letto.
Quando
finalmente si decise ad aprire del tutto gli occhi ed aggiustarsi bene
gli
occhiali sul naso, miracolosamente intatti o quanto meno poco
danneggiati, il
ragazzo scoprì di essere ancora nel luogo buio del suo
incubo. Portò istantaneamente
una mano alla testa, costatando che la ferita era ancora là
dove l'aveva
scoperta prima. James non sapeva quanto a lungo aveva dormito, ma
sicuramente
non doveva essere molto. Il luogo dove si trovava, infatti, era ancora
immerso
nella stessa oscurità di prima così come
l’aria lugubre che si respirava era la
stessa.
Imprecò
a bassa voce e si tirò a sedere, guardandosi intorno con
circospezione.
Non
c'era traccia della sua bacchetta, almeno per quel poco che riusciva a
vedere.
Forse qualcuno gliela aveva tolta, oppure era rimasta nella sua borsa
insieme
alla custodia dei suoi occhiali.
Il
ragazzo sospirò, cercando di concentrarsi. Fin da piccolo
aveva imparato da suo
padre che la migliore cosa da fare in una situazione critica era
restare calmi,
e questa aveva tutta l'aria di essere una situazione critica. Doveva
analizzare
freddamente l’ambiente circostante, riconoscerlo e cercare di
elaborare un
piano che lo portasse in salvo o quanto meno che gli permettesse di
chiedere
aiuto.
Ricostruì
brevemente gli avvenimenti: qualcuno lo aveva colpito alla testa quando
era
rimasto solo subito dopo gli allenamenti, stordendolo, e lo aveva
portato in
quello strano posto. Una prigione, una grotta o forse una casa
abbandonata.
L’unica cosa di cui era sicuro era che si trovava a Nord,
forse addirittura
fuori dall’Inghilterra.
Intorno
a lui non c'era il minimo rumore, solo il silenzio più
assoluto. Niente voci,
rumori di passi o altri suoni che facessero pensare alla presenza di
colui che
lo aveva portato lì. Era solo, o almeno così
sembrava. Il suo rapitore doveva
averlo abbandonato da qualche parte e se n'era andato, fregandosene di
quello
che sarebbe stato di lui una volta sveglio.
James
si alzò, appoggiandosi ad una parete, scoprendo di zoppicare
e di reggersi a
mala pena in piedi. Studiò con quanta più
attenzione il suo corpo e scoprì un
grosso livido grande quanto un pugno sulla gamba destra, forse dovuto
ad un
calcio. Guardò ancora intorno a lui, cercando di fare
adattare la sua vista a
tutta quella oscurità.
Il
posto in cui si trovava era decisamente strano, spoglio, senza mobili o
finestre.
Non vi era nemmeno in pavimento, solo del terriccio umido e pieno di
sassi
appuntiti che gli avevano graffiato le braccia. Intorno a lui c'era
anche della
neve e in lontananza si sentiva un lupo solitario che ululava alla luna.
Lasciò
la stanza e si diresse con circospezione in quella attigua,
aggrappandosi alle
pareti rocciose, e si ritrovò in un ambiente del tutto
identico a quello
precedente. Esasperato alzò gli occhi al cielo, e si accorse
dell'immenso
soffitto a volta: si trovava in una grotta, abbandonata
chissà dove in un posto
sperduto e freddo sul fianco di una montagna decisamente ripida.
Quell'improvvisa
scoperta lo sconvolse, facendolo ricadere a terra. Era spacciato.
Il suo
rapitore doveva averlo abbandonato lì perché
sapeva benissimo che nessuno
sarebbe stato in grado di trovarlo e che lui non sarebbe riuscito ad
andarsene.
Probabilmente la prima casa o il primo villaggio abitato era a diversi
chilometri, oltre la foresta infestata da chissà quali
pericolosi animali,
troppo lontano perché qualcuno potesse sentire le sue urla o
i suoi appelli.
Chi lo aveva abbandonato non si era nemmeno preoccupato di lasciargli
del cibo,
dell’acqua o quanto meno qualcosa con cui difendersi dal
freddo. Chiunque fosse
il responsabile, James era sicuro che voleva vederlo morto.
Il suo
viso si bagnò di lacrime di rabbia. Si era fatto fregare
come un novellino; che
ne sarebbe stato di lui? Tutti i suoi propositi di combattere e di
difendere le
persone che amava dai Mangiamorte e da Bellatrix erano andati in fumo,
persi.
Aveva giurato a se stesso che avrebbe combattuto, che avrebbe cambiato
quel
destino che li voleva tutti morti ed alla fine aveva dovuto arrendersi.
Probabilmente sarebbe stato il primo a morire.
I suoi
genitori, Sirius, Remus, Lily sarebbero stati distrutti dal dolore.
Harry poi,
non avrebbe sopportato l'ennesimo abbandono. Avrebbe creduto che fosse
colpa
sua e avrebbe smesso di lottare. James poteva vedere chiaramente i loro
visi,
pallidi e stravolti, quasi fossero tutti di fronte a lui. Gli occhi dei
suoi
cari lo guardavano severi, pieni di biasimo per averli abbandonati, per
non
aver saputo difendersi e difendere gli ideali per i quali aveva scelto
di
schierarsi e combattere.
Improvvisamente
James realizzò di sentirsi stanco. Troppo esausto persino
per pensare.
Chiuse
gli occhi e si lasciò andare, scivolando nel sonno. Quando
si sveglio stava
peggio di prima. Il freddo pungente aveva ripreso a tormentarlo,
accompagnato
da una fortissime sete. Si guardò intorno, frenetico, senza
trovare traccia di
acqua. Al suo rapitore non doveva importargli gran che della sua
sopravvivenza.
Forse lo aveva abbandonato in quella grotta abbandonata dal mondo
proprio perché
morisse di stenti, la morte peggiore per un guerriero come lui.
Il
ragazzi si rannicchiò in un cantuccio, cercando
disperatamente di scaldarsi un
po', ignorando la sete ed il senso di debolezza che si stava pian piano
diffondendo nel suo corpo. Era solo, abbandonato e stava iniziando a
stare
male. Di lì a qualche ore avrebbe avuto la febbre alta e
avrebbe preso a
delirare. Sentiva di essere spacciato. Non aveva
possibilità, lo sapeva, ma lo
stesso prese a pregare perché qualcuno lo trovasse e lo
portasse in salvo.
Se c’era un dio, una divinità o forse se suo fratello Stephen lo stava ascoltando in quel momento, James implorò che guardasse giù e che gli venisse in aiuto.
ebbene si, come promesso questo è stato un aggiornamento lampo per ripagarvi della lunga attesa. unico neo, per tutte le rivelazioni dovete aspettare il prossimo capitolo. ad ogni modo, credo sia stato uno scambio vantaggioso!
BabyRiddle: grazie milleee!
Brando; grazie milleee! beh, superare quel capitolo era difficile, ad ogni modo credo che in quanto complessità i prossimi non scherzeranno. ti assicurò che succederà di tutto, veramente!
Amgan: grazie milleee!
Jamie_Lily: grazie milleee! hai perfettamente ragione, chi lo ha rapito dovrà avere paura di quei tre, specie ora!
Marty_Youchy: grazie milleee! le tue parole sono bellissime, come sempre. sono onorata che leggi la mia storia!
FunnyPink: grazie milleee! non ti dico chi ha rapito James, ma se vuoi ti dico chi non lo ha rapito: Peter! lo odio a tal punto da non volerlo nella mia storia nemmeno come colpevole!
Millyray: grazie milleee! ho mantenuto la promessa?
Lady_Saika: grazie milleee! si, Bellatrix ha preso il posto di Anderson!