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Autore: sihu    11/01/2011    12 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 59

LA PRIGIONIA DI JAMES

Al castello era piombato un silenzio irreale quando Silente durante la cena aveva chiamato prima gli insegnanti e poi i prefetti, perché accompagnassero gli studenti nelle loro stanze. L’aria era carica di tensione, e gli studenti lo sapevano bene. Lo sguardo del vecchio preside era quello degli momenti peggiori, non solito sorriso bonario che riservava a quelli che venivano spediti nel suo ufficio dopo avere combinato un qualche disastro. L’espressione seria dell’uomo lasciava trasparire che doveva essere successo qualcosa di veramente molto grave. Lily strinse forte la mano di Remus mentre I due capiscuola si dirigevano dai professori, entrambi temevano che si trattasse di James.

Al tavolo degli insegnanti tutti erano pallidi e spaventati, solo Anderson era la calma fatta persona. Questo dettaglio, in particolare, non convinceva del tutto Remus. Si trattava di un comportamento strano, nonostante il ragazzo continuasse a ripetersi che doveva essere per via del suo passato auror che lo aveva preparato meglio degli altri colleghi a gestire le emergenze.

Sirius continuava a guardarsi intorno, troppo agitato per fare caso ai particolari. L’unico suo pensiero fisso era il suo amico James, di cui non si aveva nessuna notizia da troppo a lungo. Lo avevano cercato in lungo ed in largo per il castello, per ore, ma non avevano trovato nessuna traccia che spiegasse quella sparizione improvvisa. Persino la mappa del malandrino non li aveva aiutati. Intorno a lui gli altri ragazzi erano in silenzio, fermi ai loro posti nonostante l’ordine del preside di tornare nelle loro case, decisi a capire cosa stava succedendo. Harry era il più scosso, per quanto si desse da fare per non darlo a vedere. Ron, Hermione, Ginny e Neville si tenevano in disparte mentre Tartufo continuava a spostarsi da una parte all’altra, inquieto, senza riuscire a trovare pace. Zhoana e Regulus invece non perdevano di vista Sirius, sicuri che il ragazzo era ad un passo dal cedere. Entrambi sapevano bene che i suoi nervi non avrebbero retto ancora molto a lungo. Frank teneva Alice per mano, silenzioso e pallido. Era stato lui a vedere James per l’ultima volta e non riusciva a darsi pace per non averlo seguito. Se fosse andato con lui, forse non sarebbero stati in quella terribile situazione ma avrebbero riso tutti insieme di chissà quale scherzo o impresa che i malandrini avevano recentemente messo a segno.

Quando Remus e Lily tornarono, tutti non poterono fare a meno di notare gli occhi gonfi della ragazza e il viso tirato di Remus. Qualunque cosa avesse detto loro il preside, non doveva essere una buona notizia.

“Allora?” chiese Sirius, frenetico. Remus sospirò e Lily singhiozzò più forte.

“Parlate, dannazione..” esclamò Harry, vicino a perdere il controllo. 

Al suo fianco, Regulus guardava frenetico nella Sala, quasi si aspettasse che James sbucasse dal nulla da un momento all'altro, con il solito sorriso che andava da un orecchio all’altro. Per quanto ognuno cercasse di allontanare quell’idea, la paura che fosse successo qualcosa di brutto a James era una sorta di fantasma che diventava sempre più reale man mano che il tempo passava ed il ragazzo non compariva.

Un rumore improvvisò risuonò nel grande salone quasi vuoto, sottolineando l'ingresso di tre uomini in uniforme che avanzavano lenti e pesanti. Frank strabuzzò gli occhi, incredulo, mentre suo padre, accompagnato dal padre di James e da Alastor Moody, si dirigeva rapido verso il preside. Robert Potter era pallido, scosso ed era sorvegliato a vista dai due colleghi, quasi temessero che potesse cadere a terra da un momento all’altro.
Hermione chiuse per qualche istanti gli occhi e si aggrappò forte a Ron. Tutta quella agitazione, accompagnata dalla presenza dei tre migliori auror del mondo magico non era certo una buona notizia. Specialmente perché il signor Potter aveva l’aria di un uomo al quale avevano appena comunicato una pessima notizia. 
I tre marciarono fino al tavolo degli insegnanti, dove erano rimasti solamente Silente e Anderson e si fermarono a lungo a parlare. Dopo diversi minuti Paciock e Moody si allontanarono in direzione diverse, lasciando Potter solo con il Preside e con l’altro insegnante. Il vecchio preside parlava ancora, ma Robert sembrava non starlo a sentire. Guardava fisso di fronte a se, improvvisamente molto più vecchio di quanto in realtà fosse.

“Si tratta di James..” iniziò Remus, terribilmente serio.

Il ragazzo, più pallido che mai, non riusciva a staccare gli occhi dal padre di James. Non aveva mai visto quell’uomo così stanco e così distrutto come lo vedeva in quel momento. Ancora una volta si fermò ad osservare Anderson, e vide che l’uomo stava sorridendo. Qualcosa dentro di lui si ribellò, si trattava di una visione intollerabile; come poteva un insegnante, un auror che aveva difeso a lungo la comunità magica da maghi malvagi, sorridere in un momento del genere?

Il ragazzo sentì la rabbia montargli dentro, incontrollabile come durante le notti di luna piena, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per trattenersi dall’aggredire l’uomo.

Sirius, a pochi passi da lui, inizio a ridere mentre il suo cuore perdeva qualche battito. Zhoana al suo fianco gli stringeva una mano con tutta la forza che possedeva, cercando di calmarlo e di dimostrargli la sua presenza, ma lui non se ne accorgeva quasi. La risata nervosa divenne presto una risata isterica mentre il viso di Harry diventava sempre più pallido. Non poteva essere vero, doveva trattarsi di un sadico scherzo organizzato da quel cretino del suo migliore amico. L'ennesimo modo per spaventarli a morte prima di saltare fuori dal nulla dicendo una qualche cavolata delle sue. Questa volta, però, non l’avrebbe passata liscia. Lo avrebbe strozzato con le sue mani e poi lo avrebbe abbracciato forte, urlandogli che era un cretino ma che era felice di rivederlo vivo.

“È sparito..” continuò Remus, stupito dalla reazione dell'amico.

Ginny osservava il malandrino, stupita. Sirius sembrava folle, completamente fuori di se. Lo stesso uomo distrutto dalla perdita del suo migliore amico che aveva conosciuto anni prima al quartiere generale dell’ordine della fenice. Il suo sguardo passò in rapida sequenza da Sirius a Tartufo, quasi per assicurarsi che il mago non stesse facendo qualche pazzia delle sue. L’animale era mogio, triste, lo sguardo fissò sul padre di James.

“Non è possibile.” prese a mormorare Regulus, a mo di litania.

Erano stati James e suo padre ad accoglierlo, quando era stato allontanato dalla sua famiglia, accogliendolo in casa come un figlio e trattandolo come un fratellino minore da proteggere. Senza di lui forse non sarebbe nemmeno riuscito a chiarire le cose con suo fratello. Da quando passava le sue giornate con i malandrini, finalmente si sentiva bene, accettato. Non aveva bisogno di dare ragione a qualcuno o comportarsi seguendo un codice. Poteva essere se stesso e basta, senza farsi problemi. L’idea che fosse successo qualcosa a James gli sembrava intollerabile, profondamente ingiusta.

“Non è al castello!” esclamò Remus, stizzito, passando in rassegna i volti degli amici.

Sirius, stravolto dal dolore e dalla pazzia, era aggrappato a Zhoana, quasi lei potesse fargli da ancora per superare questo momento difficile. Frank consolava Alice, trattenendo a stento le lacrime, e fissava con insistenza il padre nella remota speranza che andasse da lui per fornirgli qualche spiegazione. Hermione, Ron, Neville e Ginny fissavano Harry, al fianco di Lily, in attesa che il ragazzo reagisse in qualche modo, sfogando così il suo dolore.

La ragazza, sul punto di crollare, stava ancora cercando di assimilare del tutto le parole che il preside le aveva rivolto poco prima. Il viso di Harry, invece, era semplicemente indescrivibile. Vedere suo nonno in quello stato, rannicchiato su una sedia di fronte a Silente, era infinitamente peggio di qualsiasi maledizione, fattura o incantesimo che gli fosse mai stato scagliato. Avrebbe affrontato anche tutti i Mangiamorte, Bellatrix comprese, pur di riavere indietro suo padre e vedere sorridere suo nonno. A pochi passi dai ragazzi vi era Tartufo, improvvisamente quieto ed immobile. Fissava dritto davanti a sé, quasi non volesse ascoltare quello che i ragazzi stavano dicendo.

“I professori lo hanno ribaltato da cima a fondo. Qualcuno deve averlo portato o via, o peggio..” singhiozzò Lily, la voce ridotta a poco più che un sussurro.

Harry si avvicinò a lei, cingendole la vita. Sapeva che un abbraccio non serviva a nulla in quella situazione, ma sperò che potesse quanto meno darle un briciolo di sollievo.

“Se fosse morto i mangiamorte ci avrebbero già fatto ritrovare il cadavere!” disse Hermione, pensierosa. Dopo lo spavento e la disperazione iniziale la calma era tornata ad essere preponderante il lei. Dovevano essere logici, era l'unico modo per aiutare James prima che fosse troppo tardi.

“Hermione, non credo sia il momento.” suggerì Ron, abbracciandola più forte. La ragazza arrossì, ed annuì velocemente. Remus guardò la ragazza, ammirando la sua determinazione, la sua forza e la sua infinita dolcezza.

Hermione era una ragazza eccezionale, ed aveva pienamente ragione, ma in quel momento era troppo difficile ragionare con razionalità, anche se sapeva che era certamente la cosa migliore da fare.

“Ha ragione lei, dobbiamo rimanere calmi e ragionare..” esclamò Ginny, decisa.

Il suo sguardo incontrò quello disperato di Harry, si avvicinò appena per sfiorargli il viso, poi tornò seria. Doveva essere forte e sostenere  Harry, era l'unica cosa da fare.

“Come faccio a restare calmo quando mio padre è scomparso?” chiese Harry, isterico, senza preoccuparsi di misurare le parole. Per il ragazzo aveva poca importanza se erano ancora nella Sala Grande, ormai quasi deserta, o se anche Alice e Frank erano con loro. Erano tutti dettagli stupidi. La sola cosa importante a cui non riusciva proprio a smettere di pensare era che suo padre era sparito, proprio quando lo aveva finalmente ritrovato. Tutti i suoi sforzi di cambiare il futuro, aggiustando quanto era andato storto nel suo passato, si erano infine scontrati con la realtà e con il fato, che si era fatto beffe di loro.

“Padre?” chiese Frank, incredulo e sconvolto.

Ron, Hermione e Ginny si scambiarono un'occhiata carica di significato, ma nessuno era in condizioni di prendere iniziative.

“Si, è suo padre.. Vedi, si tratta di una lunga storia.” iniziò a spiegare Neville, prendendo in mano la situazione e cercando di prendere tempo. Al suo fianco il grosso cane nero non scodinzolava più ma fissava attonito e stralunato I presenti. Non gli importava più di nulla, tutti i piani erano andati a rotoli. James era sparito, nessuno sapeva dire chi lo avesse preso o dove fosse stato portato, ma di certo non era al castello. Erano stati chiamati persino gli auror, i migliori, ma nessuno di loro aveva saputo fare nulla. Non c’era nulla che andasse bene o quanto meno nel verso giusto.

“Credete di cavarvela con così poco?” chiese ancora Frank, furioso, fulminando tutti I presenti uno per uno. Non gli importava che tutti i presenti fossero distrutti dalla notizia della sparizione di James, voleva delle spiegazioni e non era disposto ad aspettare o a farsi prendere in giro. Neville aprì la bocca per replicare, ma qualcuno lo precedette.

“No, Frank. Sta tranquillo, adesso tuo figlio ti racconta tutto quanto dall’inizio.” mormorò una voce roca che suonava terribilmente familiare.

Sirius si girò piano, il cuore che batteva all’impazzata. Dove fino a pochi istanti prima c’era Tartufo ora si trovava un mago scompigliato che gli sorrideva nervoso. Tutti i presenti alzarono lo sguardo su di lui, chi stupito, chi incredulo e chi semplicemente spazientito.

“Complimenti Sirius, bel casino!” esclamò Ginny, furiosa.

Come al solito Sirius aveva detto loro cosa fare, aveva insistito perché lo facessero e aveva finito per fare il contrario. Esattamente come aveva fatto con Harry.

A quelle parole tutti riconobbero l’uomo adulto, compreso Sirius che crollò a terra svenuto.

Remus imprecò a bassa voce, chinandosi sull’amico. Non sapeva che diamine stava accadendo, ma di una cosa era sicuro; due Sirius Black nella stessa stanza erano decisamente troppi.

 

***

James aprì nuovamente gli occhi, sperando con tutto se stesso di avere fatto il più terribile e realistico incubo della sua vita. Una volta Harry gli aveva raccontato che in passato gli era spesso capitato di essere tormentato da terribili sogni, ma James era abbastanza sicuro che quello che la sua mente ricordava, vero o meno, era infinitamente peggio.

Tutto quello che desiderava in quel momento era svegliarsi nel suo letto, nella loro stanza nella torre, in mezzo al loro solito casino fatto di vestiti abbandonati ovunque, calzini sporchi, libri mezzi disfatti, resti di festini notturni a base di schifezze e di cibo rubato dalle cucine, pozioni e scherzi più o meno consentiti.

Fu una folata di vento a distruggere definitivamente tutte le sue aspettative, unita alla consapevolezza che la superficie su cui stava giacendo era decisamente troppo dura ed irregolare per essere sia il suo letto che il pavimento della loro stanza dove ogni tanto finiva con il ritrovarsi dopo essere rigirato troppo nel letto.

Quando finalmente si decise ad aprire del tutto gli occhi ed aggiustarsi bene gli occhiali sul naso, miracolosamente intatti o quanto meno poco danneggiati, il ragazzo scoprì di essere ancora nel luogo buio del suo incubo. Portò istantaneamente una mano alla testa, costatando che la ferita era ancora là dove l'aveva scoperta prima. James non sapeva quanto a lungo aveva dormito, ma sicuramente non doveva essere molto. Il luogo dove si trovava, infatti, era ancora immerso nella stessa oscurità di prima così come l’aria lugubre che si respirava era la stessa.

Imprecò a bassa voce e si tirò a sedere, guardandosi intorno con circospezione.

Non c'era traccia della sua bacchetta, almeno per quel poco che riusciva a vedere. Forse qualcuno gliela aveva tolta, oppure era rimasta nella sua borsa insieme alla custodia dei suoi occhiali.

Il ragazzo sospirò, cercando di concentrarsi. Fin da piccolo aveva imparato da suo padre che la migliore cosa da fare in una situazione critica era restare calmi, e questa aveva tutta l'aria di essere una situazione critica. Doveva analizzare freddamente l’ambiente circostante, riconoscerlo e cercare di elaborare un piano che lo portasse in salvo o quanto meno che gli permettesse di chiedere aiuto.

Ricostruì brevemente gli avvenimenti: qualcuno lo aveva colpito alla testa quando era rimasto solo subito dopo gli allenamenti, stordendolo, e lo aveva portato in quello strano posto. Una prigione, una grotta o forse una casa abbandonata. L’unica cosa di cui era sicuro era che si trovava a Nord, forse addirittura fuori dall’Inghilterra.

Intorno a lui non c'era il minimo rumore, solo il silenzio più assoluto. Niente voci, rumori di passi o altri suoni che facessero pensare alla presenza di colui che lo aveva portato lì. Era solo, o almeno così sembrava. Il suo rapitore doveva averlo abbandonato da qualche parte e se n'era andato, fregandosene di quello che sarebbe stato di lui una volta sveglio.

James si alzò, appoggiandosi ad una parete, scoprendo di zoppicare e di reggersi a mala pena in piedi. Studiò con quanta più attenzione il suo corpo e scoprì un grosso livido grande quanto un pugno sulla gamba destra, forse dovuto ad un calcio. Guardò ancora intorno a lui, cercando di fare adattare la sua vista a tutta quella oscurità.

Il posto in cui si trovava era decisamente strano, spoglio, senza mobili o finestre. Non vi era nemmeno in pavimento, solo del terriccio umido e pieno di sassi appuntiti che gli avevano graffiato le braccia. Intorno a lui c'era anche della neve e in lontananza si sentiva un lupo solitario che ululava alla luna.

Lasciò la stanza e si diresse con circospezione in quella attigua, aggrappandosi alle pareti rocciose, e si ritrovò in un ambiente del tutto identico a quello precedente. Esasperato alzò gli occhi al cielo, e si accorse dell'immenso soffitto a volta: si trovava in una grotta, abbandonata chissà dove in un posto sperduto e freddo sul fianco di una montagna decisamente ripida.

Quell'improvvisa scoperta lo sconvolse, facendolo ricadere a terra. Era spacciato.

Il suo rapitore doveva averlo abbandonato lì perché sapeva benissimo che nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo e che lui non sarebbe riuscito ad andarsene. Probabilmente la prima casa o il primo villaggio abitato era a diversi chilometri, oltre la foresta infestata da chissà quali pericolosi animali, troppo lontano perché qualcuno potesse sentire le sue urla o i suoi appelli. Chi lo aveva abbandonato non si era nemmeno preoccupato di lasciargli del cibo, dell’acqua o quanto meno qualcosa con cui difendersi dal freddo. Chiunque fosse il responsabile, James era sicuro che voleva vederlo morto.

Il suo viso si bagnò di lacrime di rabbia. Si era fatto fregare come un novellino; che ne sarebbe stato di lui? Tutti i suoi propositi di combattere e di difendere le persone che amava dai Mangiamorte e da Bellatrix erano andati in fumo, persi. Aveva giurato a se stesso che avrebbe combattuto, che avrebbe cambiato quel destino che li voleva tutti morti ed alla fine aveva dovuto arrendersi. Probabilmente sarebbe stato il primo a morire.

I suoi genitori, Sirius, Remus, Lily sarebbero stati distrutti dal dolore. Harry poi, non avrebbe sopportato l'ennesimo abbandono. Avrebbe creduto che fosse colpa sua e avrebbe smesso di lottare. James poteva vedere chiaramente i loro visi, pallidi e stravolti, quasi fossero tutti di fronte a lui. Gli occhi dei suoi cari lo guardavano severi, pieni di biasimo per averli abbandonati, per non aver saputo difendersi e difendere gli ideali per i quali aveva scelto di schierarsi e combattere.

Improvvisamente James realizzò di sentirsi stanco. Troppo esausto persino per pensare.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare, scivolando nel sonno. Quando si sveglio stava peggio di prima. Il freddo pungente aveva ripreso a tormentarlo, accompagnato da una fortissime sete. Si guardò intorno, frenetico, senza trovare traccia di acqua. Al suo rapitore non doveva importargli gran che della sua sopravvivenza. Forse lo aveva abbandonato in quella grotta abbandonata dal mondo proprio perché morisse di stenti, la morte peggiore per un guerriero come lui.

Il ragazzi si rannicchiò in un cantuccio, cercando disperatamente di scaldarsi un po', ignorando la sete ed il senso di debolezza che si stava pian piano diffondendo nel suo corpo. Era solo, abbandonato e stava iniziando a stare male. Di lì a qualche ore avrebbe avuto la febbre alta e avrebbe preso a delirare. Sentiva di essere spacciato. Non aveva possibilità, lo sapeva, ma lo stesso prese a pregare perché qualcuno lo trovasse e lo portasse in salvo.

Se c’era un dio, una divinità o forse se suo fratello Stephen lo stava ascoltando in quel momento, James implorò che guardasse giù e che gli venisse in aiuto.

ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, come promesso questo è stato un aggiornamento lampo per ripagarvi della lunga attesa. unico neo, per tutte le rivelazioni dovete aspettare il prossimo capitolo. ad ogni modo, credo sia stato uno scambio vantaggioso!

BabyRiddle: grazie milleee!
 
Brando; grazie milleee! beh, superare quel capitolo era difficile, ad ogni modo credo che in quanto complessità i prossimi non scherzeranno. ti assicurò che succederà di tutto, veramente!

Amgan: grazie milleee!

Jamie_Lily: grazie milleee! hai perfettamente ragione, chi lo ha rapito dovrà avere paura di quei tre, specie ora!

Marty_Youchy: grazie milleee! le tue parole sono bellissime, come sempre. sono onorata che leggi la mia storia!

FunnyPink: grazie milleee! non ti dico chi ha rapito James, ma se vuoi ti dico chi non lo ha rapito: Peter! lo odio a tal punto da non volerlo nella mia storia nemmeno come colpevole!

Millyray: grazie milleee! ho mantenuto la promessa?

Lady_Saika: grazie milleee! si, Bellatrix ha preso il posto di Anderson!

  
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