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Autore: sassy86    13/01/2011    0 recensioni
"gli mostrai di come mi sentissi il tassello mancante del puzzle messo li per dare equilibrio al tutto. mi sentivo un ripiego. la soluzione al triangolo edward-bella-jacob...." spesso mi sono chiesta cosa si prova a sapere di poter vivere in eterno, o meglio mi sono chiesta cosa provassero i cullen a quel pensiero... è la prima volta che scrivo spero vi piaccia! QUESTA è LA VERSIONE RIVEDUTA è CORRETTA!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Emmett aveva tanto insistito perché andassimo tutti in uno di quei grandi centri commerciali, in cui gli umani si rinchiudono quando fa freddo.
 Il Natale era alle porte e tutti i negozi del erano addobbati a festa.
Un altro Natale.
Che cosa stupida.
Tutti attorno a me si affannavano per cercare il regalo giusto per i propri cari, il vestito nuovo per la festa. Tutti correvano.
 Mi annoiavo. A me non interessava nulla di tutto quello.
L’aria era satura dell’odore degli umani ed il caldo soffocante dei caloriferi, rendevano l’odore ancora più intenso. A volte sembrava quasi si infrangesse sul mio viso.
La mia famiglia avanzava tra uno scaffale e l’altro, imitando gli umani. Cercavano cose che già possedevano. Eppure dicevano che era questo il bello del Natale.
L’ennesimo Natale.
Cosa cambiava da un anno all’altro? Sempre finzioni e  bugie. Ogni anno la stessa storia. Si andava al centro commerciale, si guardavano le vetrine e si compravano i tanti costosi regali che ci saremmo scambiati alla vigilia.
Ma la vigilia di cosa?
Cosa o chi aspettavamo?
Alice era la più entusiasta di tutti ed Emmett si faceva travolgere dalla sua felicità nonostante il mio palese umore nero. Naturalmente la mia privacy era disturbata dai mie due fratelli, diciamo più sensibili, che continuavano a guardarmi di sfuggita, come a tenermi d’occhio. Non avevo più neanche la libertà di essere triste. Ed arrabbiata.
Si. Ero molto arrabbiata.
Mi innervosiva il caldo odore del cibo dei punti di ristoro, il fatto che i bambini mi guardassero e mi indicassero ai loro genitori, i quali rimanevo imbambolati a fissare la mia bellezza. La mia finta bellezza. Non ero bella.
Lo ero stata. Quando ancora potevo aspirare ad una vita normale. Ora la mia bellezza era solo il frutto della compassione di Carlisle e del suo veleno.
Li osservavo: avevano tuti strani visi, con delle strane pieghe della pelle. Rughe d'espressione o segno del tempo che passa. C'erano persone anziane con odori molto forti, bambini che sapevano di pulito, ragazze molto belle e spensierate. sui loro visi splendeva un sorriso raggiante e sincero. ma nonostante tutto, mi fermavo a fissare le piccole imperfezioni della loro pelle. Io non ne avevo.
C'erano persone grasse che mangiavano quei disgustosi hot dog pieni di strani intrugli per nulla invitanti.
Poi c'erano signore il cui aspetto indicava chiaramente che non si curavano. Capelli grigi e corti, spettinati. Come potevano presentarsi così? Donne mediocri.
Capitava che qualcuno, distratto, si scontrasse contro di me. Ma quella che incontrava non era la fragile spalla di una giovane ragazza, ma il corpo marmoreo di un vampiro.
Che stupidi gli umani.
Si affannavano, si scambiavano gli auguri, si sorridevano.
Che stupidi.
Avrei voluto urlargli “Ehi, perché vi scambiate questi regali e perché vi fate gli auguri?!”
Ingenui.
Non sapevano che un altro mondo li spiava, che altri esseri immortali erano fra loro. Gli stessi esseri che se avessero voluto avrebbero messo fine con poche falcate alle loro mediocri vite.
Fu allora che Edward si girò verso di me, lanciandomi uno dei suoi tanti sguardi ammonitori che mi riservava da circa settanta anni.
Proprio lui che più di chiunque altro avrebbe potuto capirmi. Se ne stava lì, fermo vicino ad un ripiano colmo di scarpe sportive. Gli passai vicino e lo guardai  arrabbiata.
Era mio fratello, ma certe volte si comportava come uno stupido.
Lui aveva la sua bella famiglia e nonostante leggesse nel pensiero non poteva sapere nulla del mio dolore. Lui era padre. Era riuscito, non senza fatica a costruirsi una sua vera famiglia.
Anche io avrei combattuto per averne una. Avrei passato prove peggiori di quelle superate da Edward e Bella. avrei potuto avare anche io una famiglia.
Una famiglia legata da veri vincoli di sangue. Mentre io facevo parte di una famiglia che col sangue aveva un altro tipo di legame.
 
 Salve a tutti! Questo piccolo rientro è nato da una noiosa serata in un centro commerciale con i miei genitori. Mi anniavo a morte, quando mi sono accorta che mi ero messa fissare la gente, sperando nessuno se ne accorgesse, come se tutte le persone attorno a me fossero esseri diversi. Ed è in quel momento che la mia pazzia mi ha suggerito che forse era così che Rosalie si sentiva.
Ho provato a gauradre gli altri con distacco.... spero di esserci riuscita!
un abbraccio
Francesca
 


  
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