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Autore: Lucenera88    14/01/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è stata scritta anni fa, per cui ad affiancare Ash saranno Misty e Brock.
Anche in merito ai Pokémon, stesso discorso: non seguo l'anime dell'ultima serie, per cui vi prego di essere clementi.
Tratta di una strana disavventura accaduta a Fire City, quando Ash e i suoi amici sono coinvolti negli oscuri accadimenti che si celano dietro un combattimento con il capo-palestra della città.
La storia comprende tutti i personaggi, ma in particolare si incentra su Jessie e James.
Spero che vi piaccia, sebbene la storia sia un po' datata.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock, James, Jessie | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12 – bisogna salire! 

Si rizzò a sedere urlando.
“Si è svegliata” sentì qualcuno dire; aprì le palpebre a fatica, come se fossero state pesantissime, e si ritrovò in un ambiente non eccessivamente illuminato. Delle sagome le stavano di fronte, e in pochi secondi riconobbe le facce apprensive di James e di quei due bambocci di Fire City.
“Jessie! Grazie al cielo!”
Jessie sbatté le palpebre. “Jim” farfugliò, rendendosi conto solo dopo alcuni secondi che erano letteralmente anni che non lo chiamava così.
“Mi hai fatto prendere uno spavento” fece lui, dopodiché si voltò di lato tossendo vistosamente.
“Come ti senti? Ce la fai ad alzarti?” chiese Sukie avvicinandosi a lei, e Ben fece lo stesso finendo proprio sotto il naso di Jessie.
“Via, via! Ché mi serve aria!” Jessie balzò all’in piedi scacciando tutti e tre e si mise in una posa altezzosa, rivolta ai suoi tre acerrimi nemici.
“Arrendetevi subito…”
“Jessie, ti sembra il momento?” la interruppe Brock, cosa che la irritò terribilmente.
“Chiudi la fogna, Moccioso Grande, è sempre il momento buono!” lo freddò brusca, dopodiché scostò i capelli di lato e recitò, dito puntato in avanti:
“Arrendetevi subito o preparatevi a soffrire!”
“Sia…” tosse, “mo il Tea…ohe…doete..cahire…”
“Nella galassia portiamo pena e dolore!”
“Perhé… perhé… huahahuhh…!”
Jessie si sgonfiò totalmente alla vista di James in preda ad una tosse convulsa[1].
Quindi si guardò intorno, nel tentativo di riprendere coscienza di dove fosse e che cosa stesse succedendo. James smise di tossire, ma nemmeno gli altri sembravano granché in forma: i due bambocci erano sporchi di qualcosa che sembrava fuliggine, e il piccolo biondo si stringeva la spalla con una mano. Il moccioso aveva un braccio sporco di sangue - anche la manica della giacca ne era insozzata - e pure la mocciosa sembrava sconvolta.
“Si… si può sapere che diamine sta succedendo?” le parole le morirono quasi in gola.
“Ti ricordi di Jessiebell, o dobbiamo spiegarti tutto daccapo?” domandò Miriam, serissima.
“Sì, ricordo… più o meno…”.
“Bene: ci siamo rifugiati all’interno del palazzo, ma ci sposteremo”. Miriam guardò Phil, poi aggiunse: “presto. Ora che si è svegliata non possiamo rallentare”.
“Rallentare? Ma che significa?” Oramai era sempre più confusa. Si sentì improvvisamente le gambe molli e andò giù, ma James la sorresse in tempo.
Ash si premette forte la mano ferita: bruciava in una maniera indicibile, tanto che oramai il dolore del braccio era passato in secondo piano.
“Dà qua”. Misty gliela prese e ne sfilò il polsino lacerato che oramai non serviva più a niente, gettandolo a terra.  Tirò dalla tasca degli shorts un pacchetto di fazzolettini di carta, e ne premette un paio sulla ferita. Quindi si tolse il codino dai capelli, che era già molto allentato facendola sembrare uno spaventapasseri,  e lo infilò alla mano del suo amico così da tener ferma la medicazione provvisoria.
“Lo so che non serve a molto, ma almeno si arresta un po’ la fuoriuscita di sangue” disse. Premette con le dita sui fazzoletti, e quasi restituì la mano al legittimo proprietario.
Ash restò qualche minuto interdetto, poi riuscì a dire un impacciato “grazie, Misty”.
Miriam attraversò la sala, dirigendosi in direzione della parete da dove era caduto il grosso mobilio che stava disteso intralciando il passaggio come un poderoso cadavere. Bussò producendo un rumore vuoto, e subito dopo ordinò ai suoi due Pokémon proprio accanto a lei:
“Sfondatela!”
Entrambi i due Evee si lanciarono contro la parete con un attacco Azione, e il legno ammuffito celato sotto la carta da parati cedette sotto i colpi con un rumore che fece sussultare tutti.
“Pi…” Pikachu, stordito, si svegliò mentre Ash l’aveva ripreso in braccio. Il ragazzino gli rivolse un sorriso tranquillizzante.
“Come va, Pikachu?” gli bisbigliò. Il roditore non riuscì a fare altro che a squittire un “pi…” intontito.
“Presto, ci sono delle scale!” informò Miriam dopo aver rientrato i due Evee nelle sfere, e si apprestò a salire i gradini seguita a ruota dagli altri, Ash per ultimo. Era completamente buio, avanzavano alla cieca e velocemente, il rumore dei piedi che pestavano sui gradini di legno marci e vuoti.
“Come facciamo ad orientarci?” chiese Phil, e Miriam rispose prontamente:
“Se ricordo bene, queste portano al piano di sopra” fece una pausa, poi continuò: “fidatevi”.
“Fidarci?” sbraitò Jessie mentre saliva le scale con furia, “io non so nemmeno che diamine succede, ed io mi devo anche fidare?”
“Proprio tu, ladruncola, devi fidarti più degli altri se ci tieni alla pelle” le rispose Miriam con sufficienza, continuando a salire i gradini. Si avvertiva un forte odore di ammuffito, l’umidità era pesantissima tanto che sembrava quasi difficile respirare.
“Ahio!”
“Ehi!”
“Idiota, guarda dove metti i piedi!”
“Ma che succede?” chiese Ash, perplesso. Si erano fermati improvvisamente.
“Abbiamo raggiunto un’uscita” disse Miriam che, bloccata da un ostacolo invisibile, aveva fatto sì da intralciare la marcia di tutti gli altri che la seguivano. Poggiò una mano sulla parete legnosa, così umida e marcia che il bagnato si avvertiva immediatamente al tatto, fece un passo indietro atterrando con un piede direttamente su quelli di Phil e mollò un calcio con l’altro, aprendo un piccolo squarcio.
“Aspetta, ti aiuto” Phil che le era dietro, comprese le sue intenzioni, si aggrappò con la mano contro il muro umido e mollò un altro calcio che aprì un ulteriore varco. Miriam e Phil, quindi, si sforzarono a suon di spallate per far cadere il pezzo di legno marcio che stava tra i due buchi, e dopo un calcio di Phil anche l’ultima scheggia cedette lasciando spazio per un passaggio sufficientemente grande.
Uscirono uno per uno e respirarono di sollievo dopo la malaria a cui erano stati costretti, ritrovandosi in una saletta piccola e priva di arredamento. Solo alcuni quadri ammuffiti che rappresentavano paesaggi rupestri stavano malamente attaccati alle pareti, e in un angolo si trovava un lavatoio mentre dal lato opposto c’era una nicchia scura che aveva tutta l’apparenza di un focolare rustico. La luce debole penetrava da una sere di tre finestrelle tonde in alto a destra che davano all’esterno, troppo piccole e dalla pietra troppo massiccia da poter essere allargabili manualmente. Quello che aveva l’apparenza di un corridoio buio era dalla parte opposta del passaggio, e la luce artificiale filtrava da qualche fessura nel soffitto.
“E ora, dove siamo?” chiese Sukie, direttamente rivolta a Miriam. La donna lasciò passare qualche secondo, poi ebbe come un’illuminazione.
“Siamo al piano intermedio. Questa è una saletta di passaggio per la servitù, da qui si possono raggiungere le camere private dei signori”. Sorrise, per metà soddisfatta. “Sembrava impossibile, ma forse non siamo poi tanto lotani dalla meta. Devono esserci altre scale che conducono direttamente alle stanze private. Ci basterà entrare in una delle camere che danno ad ovest e salire sul tetto passando per la finestra, così come ho fatto io per entrare”.
“Senti, Indiana Jones in gonnella” proruppe Jessie, “non ci ho capito un’acca! Perché quella befana è diventata una specie di superpokémon?”
Miriam la guardò di sottecchi, poi sospirò.
“Allora, per farla molto semplice: tutti noi abbiamo una ghiandola detta pineale, che funziona un po’ come il nostro terzo occhio. In poche parole, il suo è un terzo occhio particolarmente sviluppato, e mantiene delle caratteristiche ereditate dai Pokémon che nell’uomo non sono presenti. Parliamo, ragazzi, della capacità di trarre energia, dei meccanismi di auto-conservazione del Pokémon ferito in battaglia. E ci sono le caratteristiche psichiche: quelle le permettono di copiare e riprodurre – nei limiti del possibile – attacchi Pokémon. E di comandare i Pokémon stessi”.  Si fermò. “Un essere umano non potrebbe sostenere una simile potenza per tutta la vita, ecco perché è solo in determinate condizioni che le vere potenzialità di Jessiebell sono riuscite ad emergere. E qui entra in gioco la posizione dei pianeti ed il Tempo del Potere. Ma abbiamo dei punti di vantaggio dalla nostra”.
Dalla collana dov’erano attaccate le sfere Poké fece uscire nuovamente i suoi due Pokémon Evee, che si sedettero accanto a lei. Miriam si accovacciò, e indicò loro il collare argentato che entrambi indossavano.
“Vedete questo?”
“Sì, ce l’hanno tutti i tuoi Pokémon” disse Ben.
“E’ un collare particolare” confermò Miriam. “E’ fatto con una lega speciale che al contatto influisce positivamente sui Pokémon, proteggendoli da eventuali attacchi inibitori o di confusione di altri Pokémon psichici. E, per ora, sono l’unica protezione che abbiamo contro i poteri psichici della signorina Jessiebell”.
“Sì, ma… come hai intenzione di liberare i nostri Pokémon?” chiese Ash. “Non dirmi che hai dell’acciaio extra con te!”
Pika-chuuu!

Fu in quel momento che gli altri notarono la sua presenza.
Pikachu si era completamente ripreso, e tra le braccia del suo padrone era spaventoso con un’espressione crudele dipinta sulla faccia. Piccole scariche elettriche venivano emanate dalle sue gote, e tra le sue mani Ash sentiva il ringhiare sommesso che veniva emesso dal torace. Pikachu, con uno strillo combattivo, aumentò le scariche dalle gote tanto che Ash fu costretto a lanciarlo per aria e ad allontanarsene, per evitare di esserne colpito.
“Piiiiiikaa!”

“Come ha fatto a seguirci senza che ce ne accorgessimo?” esclamò Ben, esterrefatto.
“Veramente l’ho portato io” rispose Ash, ma non ebbe il tempo di completare la frase che fu sollevato per il bavero della giacca da Phil, fuori di sé.
“Come sarebbe veramente l’ho portato io? Ma sei fuori? Tutti i Pokémon sono diventati assassini e tu che fai?”
“Basta, Phil!” gridò Miriam.
“Lascialo, gli stai facendo male!” esclamò Misty accorrendo da lui, ma fu spinta a terra da una testata di Pikachu che saltò in aria atterrando su tutte e quattro le zampe.
“Pikaa!” squittì Pikachu rabbioso, puntando Ash come sua preda. Phil mollò la presa e si parò davanti ad Ash per proteggerlo, mentre il roditore si preparava a prendere la rincorsa per sferrare quello che doveva essere un attacco Locomovolt.
“Neptune, Pluto!” l’ordine di Miriam fu anche più lento dei suoi due Pokémon che si pararono contro il Pikachu per arrestare la sua folle corsa, inondando la saletta di scariche elettriche vaganti che costrinsero i presenti a gettarsi a terra.
“No!” gridò Ash liberandosi dalla presa di Phil, “così gli farete del male, fermi!”
Ash si rialzò in piedi, Misty gli afferrò la giacca strillando a sua volta, nel boato prodotto dalle scariche e dagli attacchi dei due Evee: “Ash, fermati! Sta’ qua! Sta’ qua, diamine!”
Lui non se ne curava, e strattonò al punto da stracciare la manica della giacca e da sfilarsela per correre incontro al suo indemoniato amico in difficoltà.
“Ho detto feeeeeermiiiii!”
Ash fu accidentalmente colpito alla schiena da un attacco Colpocoda di Pluto; emise un gemito strozzato, la schiena inarcata, prima di cadere al suolo.
“Ash!” strillò Misty, lasciò cadere la giacca stracciata al suolo e si precipitò dal suo amico, il cuore che le batteva a mille.
“Ash, no!…”
Si sentì strattonare e gettare di lato; Brock le aveva afferrato il polso spingendola all’indietro, proprio nel momento in cui Neptune e Pluto si mettevano in formazione per contrastare una scarica elettrica bluastra del Pikachu posseduto che aveva mirato proprio in direzione della ragazza.
“Ma non è possibile!” esclamò Miriam, “un Pikachu non può avere un livello tanto alto da tenere testa a due Evee del mio calibro!”
“Pikachu non è un Pokémon normale” riuscì a dire James in un fil di voce, spaventato come non mai.
“E adesso che è impazzito, sembra ancora peggio del solito” aggiunse Jessie che fissava inorridita l’entità della luce emessa dal Pokémon, con la sgradevole sensazione che prima o poi quelle scosse avrebbero beccato anche lei friggendola da capo a piedi.
“Neptune, attento!”
Pikachu aveva evitato agilmente l’attacco Idropompa di Neptune e si era lanciato in picchiata contro il corpo privo di sensi di Ash.
“Cosa avrà intenzione di fare?” strillò Ben.
“Oddio” fece Brock, “non può usare un Codaccia…”
Misty si era nuovamente lanciata nella mischia, gettandosi praticamente contro Pikachu che non si risparmiò e le sferrò contro il suo potente Codacciaio. Sentì un gelo che le attraversò la spalla, e la scossa di dolore le sconquassò tutto il torace. Cercò di urlare, ma nemmeno in quello riuscì, mentre i suoni si affievolivano attorno a sé.
“Misty!” gridò Brock, ma si fermò, incapace di agire.
“Bisogna fare qualcosa!” disse Sukie, “se Pikachu li colpisce con la scossa, moriranno”.
“Pluto, Stordiraggio! [2]” strillò Miriam, paonazza, “possibile che non riesci ad abbatterlo?”
Pluto lanciò il suo Stordiraggio contro Pikachu, ma non fu abbastanza veloce da evitare una scossa elettrica talmente forte da farlo brillare come una torcia per alcuni secondi con guaiti terribili prima di cadere al suolo.
“Pluto!”
Pikachu ebbe strada libera verso le sue due prede. Li guardò famelico, le gote che sprigionavano scosse elettriche, e si preparò al colpo di grazia:
“Piiii… ka…”
D’improvviso, però, si bloccò.
“Che succede?” fece Jessie terrorizzata mentre si stringeva quanto più forte possibile ad un James ancora più terrorizzato di lei.
“Dev’essere lo Stordiraggio” ipotizzò Brock.
Miriam era rossa in faccia, e rimase con la bocca aperta senza dire una parola per un paio di secondi. Poi si riprese ed ordinò:
“Neptune! Finiscilo!”
Neptune si rialzò a fatica dal colpo ricevuto alla zampa posteriore, e approfittando della Confusione di Pikachu gli sferrò contro un Iper Raggio non eccessivamente forte che però fu sufficiente a mandare al tappeto il pericoloso avversario.
Non appena Pikachu sbatté con il muso sul pavimento, tutti ad eccezione di Jessie e James che erano rimasti pietrificati dalla paura accorsero in aiuto dei loro amici.
“Misty, apri gli occhi!” la pregò Brock, sollevandole il busto da terra. La spalla era nera, colpa dell’attacco troppo forte da sopportare.
“Ha un ematoma spaventoso” disse preoccupato a Ben, che si era affacciato per vedere di che si trattava.
“Se solo il mio Shroomish fosse con me, saprebbe curarlo” commentò il bambino, preoccupato. I capelli sciolti di Misty erano tutti rovinati, e alcuni così sporchi da starle azzeccati sulla fronte e sulle guance.
Ash non era certo messo meglio. Phil cercò di caricarlo in braccio:
“E’ messo non bene” informò, “ma forse si riprenderà”.
Il colpo alla schiena era stato di una pericolosità quasi fatale, ma per fortuna l’Umbreon aveva l’autocontrollo necessario per evitare che l’attacco potesse realmente uccidere.
“Pluto, Pluto!” Miriam intanto si era inginocchiata davanti al suo Pokémon, che fumava ancora come carne arrosto. Non c’era quasi più segno del lucido manto nero che lo caratterizzava; solo spaventose chiazze rosse lungo tutto il suo corpo.
“Ti prego, Pluto” mormorò disperata, ma bastava guardarlo in faccia per convincersi della realtà.
Pluto era morto.

 

 

Salve a tutti, e felice 2011! Lo so, ho scritto di nuovo in ritardo… Questo capitolo ha attraversato una lunga gestazione, soprattutto perché da qui in poi scriverò ex-novo e quindi sarà molto più difficile creare qualcosa di decente. C’è anche da dire che avevo preparato una “scaletta” da seguire nel capitolo, ma alla fine non sono riuscita a seguirla. Solita storia: non sono io che scrivo i capitoli, sono piuttosto i capitoli che si scrivono da soli.
Sarà un mese piuttosto impegnativo, e fino alla fine di febbraio non posso garantire di essere veloce perché, purtroppo, ho ben altro da preparare – e chi mi segue da un po’ di tempo sa anche di che si tratta…
Ringrazio chi mi segue, e spero di non deludere le aspettative per questa FF!
Alla prossima!

 
Note:

[1] motto del film “Pokémon Ranger e il Tempio del Mare”. Scena in cui i membri del Team Rocket si scambiano i corpi e recitano il seguente motto:
Jessie: “Arrendetevi subito o preparatevi a soffrire!”
James: “Siamo il Team Rocket e lo dovete capire”.
Jessie: “Nella galassia portiamo pena e dolore!”
James: “Perché questo è il destino noi che abbiamo nel cuore!”
Meowth: “Meowth, il mio sì che è un bel nome!”
Di seguito il link youtube del motto: http://www.youtube.com/watch?v=5wRyfP2TE00

[2] Stordiraggio (Giapponese: あやしいひかり Doubtful Light) è una mossa che non infligge danno di tipo Spettro introdotta nella prima generazione. Stordiraggio causa Confusione al nemico. (http://wiki.pokemoncentral.it/Stordiraggio_(mossa))

   
 
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