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Autore: Gipsy Danger    16/01/2011    1 recensioni
Sesta classificata e vincitrice del premio giuria nel contest "Amore Fraterno" di Rota; prima classificata e vincitrice dei premi Stile e Originalità nel contest "Sulle orme di Nessuno" di Fatafaby.
Kail ha diciassette anni, vive da normale adolescente e si è sempre dichiarata figlia unica.
Yash, suo fratello, di anni ne dovrebbe avere ventisette, ma la vita gli è stata negata prima ancora che potesse conoscerla.
Quando Kail lo scopre, finisce per spalancare, inavvertitamente, la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Spetta a lei, ora, scoprire perché Yash ha bisogno del suo aiuto e difendere la memoria di suo fratello con l’unica arma che ha a disposizione: la scrittura…
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4:
Andare a caccia di ricordi non è mai un bell’affare. Quelli belli non li puoi più catturare e quelli brutti non li puoi uccidere.
(Her)


Mercoledì.

Kail si sveglia alle sei e mezza. Da sola.

La casa è silenziosa, invasa dall’aria fresca che precede l’alba. Suo padre, a quest’ora, è già all’ospedale a preparare farmaci. E sua madre… sua madre…
Ha avuto uno dei suoi schizzi ed è andata a fare la spesa, ci scommetto. O ha sentito l’impellente bisogno di fare un salto al negozio di bricolage e tornerà carica di carta con i micetti e roba da decorare…

Sospira. Si rigira nel letto per un po’, poi si decide a scendere. Zampetta in cucina, così com’è – maglietta e slip. Sul frigo c’è un biglietto appuntato con una calamita.

Andata da nonna per preparare le valigie. Torno per mezzogiorno. Fai colazione e compiti! Bacio, mamma.

Ecco. Risolto il mistero.

Kail si prepara una tazza di latte freddo, zucchero e fiocchi d’avena. Resta in piedi di fianco al bancone e giocherella con il cucchiaio, inzuppando i cereali finché non diventano fradici.

Ne mangiucchia qualcuno, in silenzio, riflettendo.

Ricorda confusamente di aver sognato di essere di nuovo sulla scia dell’Ombra, su una strada spazzata da un vento rovente.
Lastricata di vetri in frantumi.
E di schegge di ferro.
E di ogni dannata schifezza che si possa abbandonare per strada, se è per questo.
Si controlla le piante dei piedi, tanto per precauzione, ma per fortuna il sangue e lo sporco sono rimasti indietro, nel sogno: è illesa.

“Bene, almeno questo.” Borbotta, corrugando la fronte. Che altro, poi?

Ah.
Stavolta ha corso.
Ed è inciampata.
Ed è caduta e quando ha battuto le costole e la faccia per terra, con cocci di vetro ad un soffio dal viso, si è accorta di aver schiacciato un foglio. Un foglio di carta bianco sporco da fotocopie, come quelli che papà porta in blocco dall’ospedale: il primo di una lunghissima serie.

Una pagina con una data in cima e  il mio nome.
C’era anche un titolo.
Titolo. Data. Nome.
E un post- it con su scritto-

Il post-it si è staccato e tramutato in cenere tra le sue mani prima che potesse leggere più di una o due parole.
Quelle che ha fatto in tempo a scorgere sono diventate ombre ancora più in fretta.

Kail rimette il cartone del latte in frigo, torna in camera, accende il computer e si raggomitola sulla sedia, aspettando che si apra la schermata iniziale. Apre la cartella STORIE-2007. Ci trova più di una trentina di sottocartelle.

“Cazzo.” Commenta. E poi. “Ti pareva.” Non è mai stata una gran lavoratrice, neanche nel campo della scrittura. Perché cavolo il suo periodo stacanovista doveva coincidere proprio con quello in cui ha scritto quella storia?

Trovare l’affare in questione sarà un casino.

Accende l’mp3, mette il volume al minimo. Sbuffa. La freccia del mouse punta la prima sottocartella della (lunga) serie. “Kesenai Tsumi”.  

Kail si mordicchia il labbro.
“Va bene…partiamo da qui.” Si dice, ferma.
E comincia a cercare.

Verso le sette si apre una finestra pop-up di msn. Moonracer. Vero nome: Miriam. Kail l’ha conosciuta su un forum di fan fiction- uno dei tanti del circuito.

Moon parla poco e scrive tanto. Kail è una delle poche persone a cui dice di essere attaccata. La chiama nee-chan, sorellina.
Dopo tre anni in cui ha scoperto di avere nervi incredibilmente saldi quando si tratta di consigliarla, sostenerla e dissuaderla dal fare cazzate di epiche proporzioni, Kail comincia ad avere seri dubbi su quel nomignolo e se le piaccia o meno essere chiamata così.

A due giorni di distanza dalla scoperta del Mai Nato il solo pensiero di qualunque parola riguardante il rapporto fraterno, oltretutto, brucia da morire.

Ma sorvoliamo.

07:05 Moonracer_Miri scrive:

Ciao.

Kail esala un sospiro. Miriam è monosillabica, come al solito. Lascia perdere per un paio di secondi la one-shot che ha sotto gli occhi – tanto non è quella giusta- e mette mano alla tastiera.

07:06 Tsamsiyu_Kail_Eira scrive:

Ciao.

Pausa. Per tre minuti.

07:09 Moonracer_Miri scrive:

Sono arrivata a metà del secondo capitolo.

I ‘come stai’ si sprecano, con Miriam. Importa solo quello che mette nero su bianco nei suoi racconti: Kail è lì per leggerli e commentarli, quindi neanche a lei è concessa una domanda di circostanza così comune.
È un’altra cosa di cui a Kail non potrebbe fregare di meno, ma oggi la mancanza della collega scrittrice le dà sui nervi. Lei vuole sentirsi chiedere come va. Sarebbe una sacrosanta valvola di sfogo.

Beh, almeno per i cinque minuti in cui Miriam la starebbe ad ascoltare prima di tornare sul suo argomento preferito: sé stessa.

Kail rimette le dita sulla tastiera.


07:10 Tsamsiyu_Kail_Eira scrive:

Scusa, Miri, oggi non faccio betaredaggio. Ho un problema.

07:12 Moonracer_Miri scrive:

…oh.

Ancora pausa.

Kail stringe le labbra.
“Niente ‘che problema?’, niente ‘mi dispiace’, niente ‘posso aiutarti?’, mi raccomando.” ringhia, sommessa. Si schiaffa una mano sulla fronte “Oh, ma che razza di illusa! Mettitela via, è una partita persa. Non te lo chiederà mai.”

Lascia perdere msn, improvvisamente silenzioso, e si tuffa di nuovo nelle sottocartelle, maledicendo una volta di più la sua mania di creare le raccolte Bozze, Randoms e Capitoli completi per ciascuna delle idee che le vengono in mente.
Scarta un paio di primi tentativi di lemon abbozzati in terza media, ne approfitta per rimettere a posto alcuni file sciolti- drafts per una fan fiction in fase di stallo mai ripresa.

Poi trova:

Blood Tribute.

E si ferma.
È questo.

07:15 Moonracer_Miri scrive:

Comunque…hanno indetto un nuovo concorso su Words&Worlds. Sembra che in palio ci sia la possibilità di far pubblicare qualcosa da una vera casa editrice. Il tema è l’urban fantasy.

07:16 Moonracer_Miri scrive:

Io pensavo di partecipare con quel racconto di fantascienza che ho scritto tempo fa, Survivor. Sono ancora convinta che sia il migliore tra i miei lavori. Tu?

07:19 Moonracer_Miri scrive:

Nee-chan?

07:19 Moonracer_Miri scrive:

Ma ci sei?


“Ci sono. Credo.” Risponde ad alta voce Kail.

Qualcosa le turbina nel petto. Una strana sensazione. ‘Buffo’ si dice, pensosa. ‘Assomiglia a quella che precede la consegna delle verifiche.’
Anzi, in effetti è proprio uguale: disagio, respiro corto, freddo. L’impressione che la sua mano sia stretta da quella di un’altra persona.
‘Buffo’ ripete. ‘ Ora che ci faccio caso: non sembra neanche mia.’

Kail rabbrividisce. Apre di nuovo msn. Ha bisogno di riprendere la calma e non vedere quel nome per almeno un paio di secondi.

07:20 Tsamsiyu_Kail_Eira scrive:

Ci sono. Sorry.

Moonracer_Miri è offline


Uno sbuffo le raggiunge le labbra. Miriam ha sempre staccato senza dire ne a ne bah, certo, ma dopo tre anni la cosa comincia a diventare stancante.

“Avvertire no, vero?” brontola, ficcandosi in bocca una cucchiaiata di cereali fradici.

La manda a farsi fottere. Torna alle storie; appena posa di nuovo gli occhi su Blood Tribute si sente annodare lo stomaco dalla stessa sensazione di prima.
La cartella sembra così dannatamente minacciosa, tutto d’un tratto.
Esita.

Avanti.” Mormora la Voce, rauca di impazienza. È così improvvisa che Kail sussulta. Il cucchiaio le cade di mano e finisce nella tazza, spedendo schizzi di latte sulla scrivania e in faccia alla ragazzina.
“Che cazzo-” ansima Kail, mettendo giù la ciotola. Le è finito del latte in un occhio, ma non è quello il motivo per cui non riesce a continuare.
Ha un nodo alla gola- e stavolta è di qualcosa troppo simile alla paura.

Pausa.
La Voce parla di nuovo. Quieta, mesta. Soffice.
Ti prego.” Mormora. “Vai avanti.”

Kail rimane immobile per un paio d’istanti. Ha sempre sostenuto di essere “matta”, scherzando con le sue amiche, e va bene. Scrive, quindi immaginarsi che i propri personaggi le parlino e le raccontino le proprie storie come se fossero persone vere non è un sintomo preoccupante, e va bene anche questo.

Ma questo è troppo. Questa…voce, questo qualcuno nel retro della sua testa. Non l’ha mai sentito. O forse sì? Forse no?

“Ok.” Sussurra, chiudendo gli occhi. Fa un respiro profondo. “Okay. Stai calma. Fai finta che sia la…voce della coscienza. Okay? Va tutto bene.” Aspetta. Quando la Voce non si fa risentire, poggia di nuovo le dita sul mouse. “Okay.

Apre la cartella.
Poi word.

Da qualche parte, nella sua testa, qualcuno esala un sospiro.
Di sollievo? Di approvazione?
Kail non riesce a capirlo.
Non ci voglio pensare.
Comincia a leggere le pagine- quasi cento- che si srotolano sotto ai suoi occhi.


*

Pomeriggio. L’aria è pesante e i raggi del sole che lo trapassano lo scottano. Incidono su di lui tracce brucianti.
Secondo alcuni gli spiriti non provano dolore, ma sono tutte balle. Almeno, per lui: ha la nausea, la luce gli dà fastidio e vorrebbe rintanarsi in un angolino buio il più in fretta possibile. È solo colpa sua, in ogni caso: si è svegliato prima del calare della notte, troppo presto.

Peggio: è in cucina, dove chiunque potrebbe percepirlo.
Ma tanto non c’è nessuno, no? A parte loro due, s’intende.
Mam-…la donna che avrebbe dovuto essere sua madre è tornata ed è dovuta uscire di nuovo poco dopo, causa problema in ufficio. Il…padre…è ancora a lavorare. Torna verso le sei, come sempre.
Kail è seduta al tavolo della cucina. Lui spia da sopra la spalla di sua sorella, curioso.
Davanti a loro:

Una pila di fogli tenuti insieme con nastro adesivo e graffette, su cui campeggia il titolo Blood Tribute.
La cartelletta di disegni di Elle.
Una penna.
Il suo diario, aperto.

Kail  prende il quadernetto a spirale e rilegge le sue note. Ha cominciato a buttare giù corte frasi per ricordarsi ciò che è successo, bene attenta a lasciare i sentimenti fuori dalle pagine a quadretti su cui ha posato la penna.

Lunedì 16 agosto.

Scoperto sul libretto pediatrico. Maschio o femmina? Nome?
Voce nel pomeriggio.
Sognata Ombra.

Martedì 17 agosto.

Trovato disegno Elle. Identico a sogno.

Martedì-Mercoledì 17\18 agosto

Secondo sogno. Ombra su strada in una città in rovina. Inciampata su libro. Sulla copertina: anno 2007, titolo “Blood Tribute”, mio nome.
Cercato libro.
Trovato nei vecchi scritti di terza media-prima liceo.
Voce si è fatta risentire.
Riletto Blood Tribute.
Ripresi vecchi disegni di Elle.

Senza saperlo, Kail ha tracciato uno scheletro di eventi che non ha nulla di dissimile allo storyboard di una storia.

‘Deformazione professionale’ si dice lo spirito, con un mezzo sorriso.  

Kail rimette a posto il diario, meccanica. Prende la cartella di disegni. La apre. Diversi fogli scivolano fuori: bozzetti di animali, ritratti di persone, figure umane intere, schizzi di visi, nasi, occhi, ciocche di capelli, mezzi busti.
E, naturalmente il disegno dell’Ombra, staccato dal vecchio blocco di appunti e spostato lì dentro.

Il cuore dello spirito fa una capriola. Trattiene il fiato.
Kail si blocca, aggrotta le sopracciglia e si passa una mano sulla nuca. Vorrebbe dire “piantala, mi fai venire un infarto, così!”, ma non le va di parlare all’aria. Si sentirebbe una pazza.

Beh… più matta del solito, in ogni caso.  

“Scusa.” Mormora lui. Appoggia la propria guancia- impalpabile come aria- alla tempia della sorella, appoggia le mani sullo schienale della sedia su cui è seduta e si sporge con lei a guardare il disegno dell’Ombra.

Kail rimette a posto il resto delle tavole e dispiega ancora una volta lo schizzo. Poi si allunga e prende Blood Tribute. Sfoglia il malloppo di pagine scritte fitto fitto.
Si ferma.
Legge.

‘ “Cosa vuoi?”
L’uomo si fermò in mezzo ai rottami, senza girarsi a guardare il ragazzino. Gli occhi chiari erano fermi.
“ Che tu abbia un po’ di fiducia.” Commentò, in tono quasi distratto. “ Non dovresti avere paura di me, sai. Io non voglio farti del male.”
Leo fece una smorfia.
“ Non so nemmeno chi sei. “
Il giovane sorrise.
“ Te l’ho già detto.” La sua voce si raddolcì. “-fratellino. Se non l’hai ancora accettato non è certo colpa mia-”
“Ancora con questa storia! Io non ho fratelli. Non ne ho mai avuti.”
“No. Non te ne ricordi, ecco tutto.”

“Non te ne ricordi …” cita Kail. Socchiude gli occhi. “Dio, no. Non può essere.”
Allunga una mano. Sfiora con l’indice quelle righe, leggera, quasi reverente.
“Yash.” Bisbiglia. “ Cosa c’entra Yash in tutto questo?”

Lo spirito trema. Per un attimo prova un dolore al petto, come se quel debole, fragile contatto tra lei, lui e le lettere che li collegano sia così caldo da ustionarlo.
Poi quell’attimo passa, e per la prima volta nella sua non-vita sente uno strano groppo. Un nodo che non va né su né giù e sembra voglia strozzarlo.

Si sente triste. Terribilmente triste ed euforico allo stesso momento, lì dove si trova, avvolto intorno a sua sorella.

Restano immobili, così (inconsapevolmente abbracciati per un lungo attimo). Infine, Kail si alza, riluttante.
Deve chiamare Elle.

Lo spirito non si muove.
Si fa rotolare ‘Yash’  sulla lingua. Il nome del personaggio che Kail ha sentito più vicino. Il nome del personaggio con cui ha litigato più spesso, di cui ha scritto di più.
Di quello che è stato, fin’ora, solo un fratello di carta per un protagonista in cui lei si rispecchia senza saperlo.

Il nome che forse gli apparterà.

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