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Autore: giulina    19/01/2011    5 recensioni
C'è Alessandro e c'è Giorgia.
Compagni di banco, amici, nemici e forse anche qualcosa di più.
Dal capitolo 1:
-Toh chi c’è! Castelli credevo tu fossi morto travolto da una valanga di neve laggiù in Trentino! Noto con dispiacere che sei ancora vivo- Scherzò la ragazza sorridendo al moro che le si era avvicinato.
-E no mia cara! Le mie vacanze natalizie sono state bellissime e purtroppo per te non ho subito nessuna amputazione e non mi sono rotto nemmeno un ossicino sciando fra le montagne innevate…-
- ….con le caprette che ti facevano ciao! Senti Heidi hai mica un accendino da prestarmi o laggiù, nella baita del nonno, usate ancora i fiammiferi?!-
Dal capitolo 11:
Sotto a quel portone, con la sola luce dei campanelli accanto a loro a illuminare i loro volti, Alessandro e Giorgia si erano continuati a baciare, incuranti dell’ora e di essere visti da qualche passante.
Baci appena accennati, alcuni più profondi, morsi, risate dai respiri spezzati anche in quel momento così intimo, così loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella domenica mattina, Alessandro Castelli, si era svegliato dopo una terribile notte insonne, con le urla isteriche della madre che provenivano dal piano inferiore.

No signori, non stava per essere sgozzata da qualche serial killer, stava semplicemente cantando.

Il ragazzo si nascose sotto le coperte sperando di ritornare tra le confortevoli braccia di Morfeo, da cui era stato brutalmente strappato, ma dopo l’ennesimo acuto della madre, tale Donatella Simetti, Alessandro si alzò riluttante dal letto, borbottando delle frasi non molto carine all’indirizzo della madre, e scese al piano di sotto, sperando che qualche vicino avesse deciso di attuare il piano che aveva in mente da ormai qualche minuto: strangolarla.

Quando arrivò sulla soglia della cucina, la prima persona che vide fu sua sorella.

Chiara, di quattro anni più piccola di lui, sedeva su una sedia al tavolo a L e mangiava una tazza di cereali guardando distrattamente un programma musicale alla tv.

Aveva molti tratti simili al fratello, come il colore scuro degli occhi, il neo vicino alla bocca e le fossette che si formavano quando ridevano. Aveva un viso dolce e solare che la faceva sembrare più grande della sua età.

Era da poco uscita dalla famosa fase di “ribellione” da cui ogni quindicenne passa e ora era in quella fase “salviamo il mondo, peace&love, viva i Beatles e le balene” che la stava completamente rincitrullendo.

Indossava delle strambe magliette del W.W.F. raffiguranti balene sgozzate o poveri banda rinsecchiti e in giro per la casa c’erano almeno una cinquantina di riviste di Focus e di una rivista sconosciuta tale “Salviamo i pelosi“, che non era un messaggio pubblicitario per vietare la depilazione, bensì una rivista per cani abbandonati.

Viveva con la testa tra le nuvole e Alessandro delle volte aveva anche pensato che si facesse di marijuana o sniffasse gesso. Ipostesi abbastanza plausibile.

Sua madre Donatella, un’allegra signora sulla cinquantina dai capelli scuri e gli occhi dello stesso identico colore del figlio che parlava con un simpatico accento fiorentino, stava intonando la nuova canzone di Elisa mentre lavava una tazza all’interno del lavabo che, ahimé, andò in frantumi sul pavimento, non appena si girò verso il figlio.

-Alessandro! Che…che l’è tu l’hai fatto ar viso? E t-tu… c’hai un occhio nero!- Gli chiese seriamente preoccupata la donna avvicinandosi al ragazzo.

-Credevo che mi facesse più figo. Non ti piace?-

Dopo quella battuta ci fu un lungo interrogatorio con di sottofondo la risata di Chiara che non si era persa nemmeno una parola del racconto divertentissimo del fratello.

-Allora non sei gay!- Esclamò la più piccola dei Castelli.

-Certo che no mostriciattolo!- Rispose pronto Alessandro guardandola scandalizzato.

-Chiara! Oh chi te l’ ha detto che ir tu fratello è frufru?- Chiese la signora Donatella mentre cercava nel freezer un pò di ghiaccio da mettere sull’occhio nero del figlio.

-Mamma…..tuo figlio tiene il poster a dimensioni reali di Ibrahimovic sull’armadio e delle volte lo accarezza!- Esclamò Chiara vedendo Alessandro arrossire sugli zigomi.

-Stai zitta! Vogliamo parlare della tua, di camera? Quello schifo Pattinson è da tutte le parti! Una notte mi sono sognato che mi voleva violentare!-

-…e questo confermerebbe la mia teoria sulla tua sessualità- Rispose saccente la ragazza abbracciando la madre.

-Mamma! Hai sentito cosa ha detto quella strega? Mammina dille qualcosa!- Protestò Alessandro ricevendo in cambio la linguaccia di Chiara che scappava a gambe levate dalla cucina.

-Alessandro oh lasciala stare quella bischera! Piuttosto, ma che tu ti sei rincitrullito tutto d’un botto? Cosa tocchi il sedere alle ragazze così? Io son la tu mamma, nini. Non te l’ho insegnata l’educazione eh?-

 

 

Se la mattina era stata devastante, il pomeriggio fu traumatico.

L’occhio leggermente sgonfiato, era diventato di uno strano giallo ittero che ricordava vagamente il colorito dei Simpson.

A pranzo si era dovuto sorbire i sorrisi derisori di sua sorella e le occhiate apprensive di sua madre.

Inoltre ci si era messo anche suo padre, il signor Giuseppe Castelli, che non appena aveva visto l’occhio nero del figlio, gli aveva dato una pacca sulla spalla e detto una frase di conforto.

-Figliolo, ci siamo passati tutti- e riferito alla moglie- Donatè! Hai visto che Sandrino è diventato grande!-

Finito di ripassare per la verifica di fisica del giorno dopo, Alessandro aveva preso le chiavi della macchina deciso a fare un giro per svagarsi un po’, ma soprattutto per evadere da quella casa di matti.

Fermo ad un semaforo rosso, si permise per la prima volta, di pensare a Giorgia.

Erano come impresse a fuoco le parole che gli aveva detto la sera prima. Quelle parole dette con il nodo alla gola e gli occhi lucidi.

 

 

-Sono solo…dei baci-

-Per te. Per te, Alessandro-

 

 

Solo dei baci.

Ma erano veramente solo quello per lui?

Quegli abbracci, quei baci rubati, quei sorrisi che ogni tanto lo bloccavano, quella complicità tra di loro…cos’erano in realtà?

Perché il solo pensare di non poterla più baciare gli provocava una fitta allo stomaco?

Non erano le ragazzine innamorate a provare queste cose, come sentiva a volte dai discorsi di sua sorella? Stava mica diventato frufru?

Era legato a Giorgia. Molto. Ma non era innamorato di lei.

Per Alessandro l’amore era un sentimento troppo forte che ha diciannove anni, era certo di non poter provare.

L’aveva sempre considerata una amica, una amica speciale, con cui prendersi in giro, scherzare.

Non aveva mai pensato a Giorgia come una ragazza per cui provare dei sentimenti.

L’aveva vista cambiare, crescere, diventare una donna.

L’aveva sempre saputo che era bella, ma in quelle ultime settimane era come se fosse diventata…..un frigorifero, Bè non era una bellissima analogia, ma Giorgia era diventata il suo frigorifero e lui….e lui una calamita, di quelle che ti regalano nei pacchetti delle merendine schifose che sua madre comprava. Quelle calamite che devono essere per forza attaccate su un frigorifero perché le attraggono con una forza incredibile.

Come si sarebbe comportata il giorno dopo a scuola? Gli avrebbe parlato? Avrebbero scherzato come sempre? L’avrebbe assalito al muro?

Alessandro era confuso e imbottito di Moment per cui decise di ritornarsene a casa.

Una sana doccia era quello che gli ci voleva magari avrebbe chiesto un consiglio anche a Ibrahimovic.

 

 

La mattina dopo, alle 7 e 50 in punto era sotto casa di Giorgia.

Durante la notte gli era venuta un’idea, secondo Alessandro meravigliosa, e invece di dirigersi verso il Liceo aveva deciso prima di passare dalla sua compagna di classe.

Quando Giorgia uscì dal portone di casa cinque minuti dopo, con la sciarpa in mano insieme a il libro di fisica, in bocca una fetta biscottata ricoperta di Nutella, e vide il moro ad aspettarla fuori dalla macchina che fumava una sigaretta, le prese un colpo apoplettico.

La fetta biscottata cascò sul marciapiedi, su cui si fiondarono diversi piccioni che l’avevano scambiata per Quasimodo di Notre Dame, il libro di fisica era cascato in una piccola pozzanghera color cacca proprio davanti a lei mentre la sciarpa era finita attorcigliata intorno alle gambe e, si sarebbe ritrovata con la faccia dove era finito anche il suo libro ,se non fosse stato per il povero vecchietto che si trovava lì per caso insieme al suo piccolo barboncino e che si sentì prendere per le fragili e rinsecchite spalle tanto da tirare un urlo strozzato credendo che fosse un ladro che lo voleva derubare.

Alessandro che, aveva assistito a tutta la scena, si trattenne da scoppiarle a ridere in faccia e aiutò il vecchietto che era stato scambiato con un bastone da passeggio, a liberarsi dall’ingombrante peso della sua compagna di classe.

 

 

Giorgia, dopo essersi scusata con l’anziano signore che aveva minacciato di denunciarla, era rimasta immobile sotto al suo portone, dopo aver recuperato la sua sciarpa che da un tenue color crema era diventata marrone popò di stercorario e aspettava un cenno dal ragazzo che di fronte a lei, la guardava sorridendo appena.

-Ciao- Le disse Alessandro abbassando lo sguardo sulle sue scarpe e ficcando le mani nelle tasche del giubbotto che indossava.

-Mi devi una sciarpa, un libro di fisica e una fetta biscottata alla nutella, ne sei cosciente?- Gli disse con voce gelida Giorgia.

-Sei cosciente che stavi per essere denunciata per violenza sessuale?-

-Sciocchezze!- Sbuffò la ragazza prendendo il libro di fisica dalla pozzanghera-Quel nonno aveva solo paura che gli rubassi il barboncino nano!- Brontolò cercando le chiavi dell’auto nella tasca dello zaino.

-Credo anche io. Ehm…se non hai nulla in contrario, ti potrei accompagnare io a scuola….eh?- Chiese speranzoso Alessandro accennando un sorriso mentre gli occhi neri brillavano speranzosi.

-No!- Fu invece la ferma risposta del sergente Ceccarini.

Il ragazzo si ritrasse nel suo guscio, offeso.

-Oh…cocorita, per favore. Ti prometto una sciarpa nuova, ti suggerisco a fisica e un barattolo da 1 kg di nutella. Ci stai baby?-

Giorgia finse di pensarci su picchiettando l’indice sul mento.

-Mmm non lo so. E se poi divento una balena ambulante?-

-Ti regalo a mia sorella! È da giorni che chiede a mamma un animaletto domestico-

La ragazza gli tirò il libro fetido di fisica sul viso ma un sorriso increspò le sue labbra non appena salì al posto del passeggero.

 

 

In macchina non volava una mosca.

I nostri eroi se ne stavano seduti impalati nei loro sedili, uno impegnato nella guida, e l’altra a guardarsi una pellicina fastidiosa sul pollice.

-Ehm…studiato per il compito?- Chiese Alessandro gettandole un’occhiata distratta non sapendo bene come incominciare il suo discorso.

-Si anche se non ho capito molto bene il teorema di Gauss quando prendiamo in considerazione un corpo chiuso se all‘interno c‘è un flusso di elettricità-

La faccia perplessa del ragazzo, come se stesse parlando del flusso delle migrazioni in Bangladesh, indussero Giorgia in un muto silenzio rotto solo dal ticchettio fastidioso della freccia indicativa

-Ah…si si…ehm anche, anche io non ho..ho capito bene l’argomento che hai detto te, si- Balbettò Alessandro fermandosi ad un semaforo rosso sperando in un aiuto da qualche divinità sconosciuta.

-Allora…- tentò di riprendere il discorso- ieri cosa hai fatto?-

-Allora la mattina ho studiato fisica e geografia ma dopo un’oretta ho chiuso i libri perché mi scoppiava la testa. Poi nel pomeriggio ho portato a spasso Gigia e fatto un dolce. Poi, fammi pensare..ah! Si, ti ho maledetto per tutta la serata dopo che mi sono vista a uno specchio e ho visto questo!- Ruggì Giorgia abbassando il colletto della sua maglia, mostrando al ragazzo il succhiotto viola che aveva poco sotto la giugulare.

-Un succhiotto perfetto non c’è che dir..ahia! Perché mi hai dato un pugno?- Chiese indignato Alessandro massaggiandosi il braccio.

-Perfetto??? Hai idea di cosa significa andare in giro per la casa con la sciarpa? Sembro un’idiota!- Esclamò Giorgia rossa sulle guance dalla rabbia mentre si risedeva composta sul sedile.

-Scusami ok? Non mi ricordo di averti fatto niente! Forse dopo che te ne sei andata da me ti sei vista con qualcun altro- Borbottò il ragazzo assottigliando gli occhi e cambiando marcia.

-Ti sei fatto una canna di prima mattina? Il vecchietto ti ha dato una botta in testa e non l’ho visto?- Urlò lei alzando le braccia al cielo e sgranando stupita gli occhi.

-Dopo sono andata via razza di cefalopode!-

-Ed io cosa ne posso sapere? Potresti anche esserti andata a strusciare come una gatta in calore su qualcuno!-

Alessandro parcheggiò la macchina sul ciglio della strada per ripararsi dai pugni che gli stava dando quella bestia che sedeva accanto a lui.

-Ho già un occhi nero! Non infierire donna!-

Giorgia si ricompose, sistemandosi dei ciuffi che erano usciti dalla coda che aveva fatto poco prima di uscire di casa e si sedette sul sedile girando lo sguardo fuori dal finestrino.

Accanto a loro le macchine sfrecciavano come se fossero invisibili rompendo il silenzio che aleggiava tra loro due.

-Quando ti ho lasciato fuori dalla discoteca me ne sono andata a piedi a casa. Sono stata sveglia fino alle 4, ho finito un dolce al cioccolato e due tazze di thè. Mi sono addormentata alle 6 di mattina. Te e i tuoi dannati baci, ma cosa ci metti poi in quella lingua? Eroina? Feromoni?- Sbottò Giorgia continuando a guardare il panorama, cioè la scritta “Berlusconi Merda” sulla facciata di un palazzo.

Non lo voleva ammettere ma in quel momento, se la stava facendo in mano. Cosa diavolo le era venuto in testa di raccontargli davvero cosa aveva fatto? Non poteva semplicemente dirgli che aveva ballato la Conga tutta la notte mentre Gigia le faceva da d.j.?

-Anche io. Anche io sono stato sveglio tutta la notte a pensare…a quello che era successo, alle…alle tue parole- Nel silenzio dell’abitacolo risuonò il gemito di Giorgia che si era messa le mani sulla faccia.

-Signore Ale! Sembriamo quei ragazzini pieni di ormoni in subbuglio di Dawson’s Creek!- Ammise la ragazza sorridendo e facendo scoppiare a ridere Alessandro.

-Ti dico di peggio. Sembriamo Step e Babi!- Le rispose il ragazzo picchiettando con un dito il volante.

-Cielo no! Moccia non me lo nominare!- Rise Giorgia mentre i suoi occhi scintillavano.

-Allora…cosa si fa Joey?- Chiese serio lui.

-Forse dovremmo tornare come prima Dawson. Due semplici amici che si insultano e si picchiano senza avere dei contatti troppo..intimi, ecco-

-Mmm….se per te va bene così, allora ci sto-

Forse Giorgia aveva sentito male ma c’era una nota triste nella voce dell’amico, ora che lo sapeva come definire, la stessa nota che aveva sentito lei nella sua voce quando aveva pronunciato quella frase.

-Ok capo!- Si strinsero la mano come per suggellare un patto e sorrisero. Un sorriso finto, di cartapesta visto che entrambi sapevano bene che quel patto si sarebbe andato a far fottere prima o poi…

 

 

 

Buonasera!

Lo so, lo so. Capitolo schifoso che più schifo non c'è nè!

Volevo scrivere qualcosa di decente e simpatico ma non ci sono riuscita. Spero che apprezzerete lo stesso l'impegno che ci ho messo.

Amici. Alessandro e Giorgia hanno deciso di essere amici, senza baci (ahimè) e senza complicazioni. Secondo voi quanto dureranno?

Grazie ancora alle splendide persone che commentato e che leggono la storia.

Che brave anime!

Un bacione enormissimissimo,

Giulia :)

   
 
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