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Autore: Gipsy Danger    22/01/2011    2 recensioni
Sesta classificata e vincitrice del premio giuria nel contest "Amore Fraterno" di Rota; prima classificata e vincitrice dei premi Stile e Originalità nel contest "Sulle orme di Nessuno" di Fatafaby.
Kail ha diciassette anni, vive da normale adolescente e si è sempre dichiarata figlia unica.
Yash, suo fratello, di anni ne dovrebbe avere ventisette, ma la vita gli è stata negata prima ancora che potesse conoscerla.
Quando Kail lo scopre, finisce per spalancare, inavvertitamente, la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Spetta a lei, ora, scoprire perché Yash ha bisogno del suo aiuto e difendere la memoria di suo fratello con l’unica arma che ha a disposizione: la scrittura…
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 5

(One step closer)

Sabato pomeriggio.

Il primo motivo per cui Kail ha deciso di chiamare Elle riguarda la storia che è andata a ripescare dai meandri del computer.

Blood Tribute è nata lo stesso anno in cui Kail ha conosciuto Elle: il primo, vero racconto che la sua mente contorta abbai mai partorito dopo un’infanzia passata a inserire sé stessa in svariati film e cartoni animati. Ha subito almeno due stesure a distanza di un paio di anni l’una dall’altra, crescendo con la maturazione di stile di Kail, ma la trama (salvo ripensamenti) è rimasta sempre quella: un’antica faida tra un gruppo di cacciatori di taglie, assoldati per difendere la Capitale del loro Paese, e il loro ex-leader, portato dall’ambizione all’apice del clan nemico.

Elle è stata la prima a conoscere lo storyboard, quando si trattava ancora di un mozzicone di solo tredici capitoli. La prima a cui Kail ha raccontato nei dettagli la storia dei singoli personaggi. La prima a leggere i capitoli iniziali, in Verdana 12, insicuri e traballanti.

La prima a conoscere Yash fino in fondo.
…Beh, forse la prima no.
Ma comunque è stata lei a prendere a cuore il personaggio. Kail no. Lo ha sempre ritenuto uno stronzo. Uno stronzo con lati positivi, certo, ma prima di tutto un egoista senza speranza.

Ora?
Ora non è più tanto sicura di cosa pensare.

“Fammi capire…”riprende Elinor, appoggiando il bicchiere di succo di frutta sul tavolo. “Dunque. Hai scoperto di avere un fratello che è…scusami. Morto prima di nascere.”

Kail annuisce. “E poi ho cominciato a fare sogni assurdi.”
“E scusa se è poco. Dev’essere stato uno shock. Mi sembra normale che tu sia rimasta impressionata al punto da-”
“ E quando siamo andate in piscina mi è capitato, per caso, uno dei tuoi vecchi disegni.”

Fruscio di carta. Kail appoggia sul tavolo il foglio che ha pescato nel blocco quattro giorni prima. Lo dispiega con cura, attenta a non sbavare il tratto di carboncino con le dita.
Sotto gli occhi di entrambe appare l’Ombra, in marcia attraverso la distesa di rottami.
Kail soffoca un brivido. Flash del suo primo sogno le passano davanti agli occhi- la sensazione di calpestare viticci di fibre ottiche e ricci di fil di ferro e la strana sagoma simile a fumo cardato che avanza davanti a lei, senza voltarsi.

Anche Elle sussulta, ma per ben altro motivo.
“Ugh! Oddio, questa roba è vecchissima. Guarda che schifo che fanno le proporzioni…ha le gambe come stecchi!”
Kail sbuffa, allungando uno schiaffetto alla mano dell’amica che punta, spietata, i cosiddetti difetti.

“A parte il fatto che secondo me è meraviglioso.” Ringhia, stizzita. “ E che devi smetterla di coprirti il capo di cenere come se per ogni capolavoro sfornassi una schifezza…”
Elle fa una smorfietta. “Ma è così.”
“Guarda che ti picchio!”
“E io te le restituisco. Vai avanti.”

Kail si umetta le labbra.
“Ti ricordi da cos’è tratta la scena?” domanda.

Elinor fa uno dei suoi mezzi sorrisi sghembi che Kail invidia tanto.
“E come scordarselo? È BT.” Decreta. Una punta di nostalgia le tinge la voce, perché è da un paio di anni che Kail ha mollato la seconda stesura. Mancanza di tempo e paura di non riuscire a fare abbastanza per la prima storia davvero importante della sua vita. “Il primo sogno del protagonista riguardo il suo passato.”

Kail fa un bel respiro. E spara a zero.
“Anche il mio.”

Silenzio.

“E sai che è dall’inverno del 2008 che non scrivo una parola per quella storia, quindi non può avermi influenzata.”

Ancora silenzio. Elle è seria.
“Non ti chiedo se sia uno scherzo, perché non sarebbe proprio il caso. E perché so che sai che ti prenderei a pugni se lo fosse.” Afferma. Cerca di buttarla in ridere, ma la sua voce è malferma e i suoi occhi marrone scuro brillano.

Senza stupore, senza pregiudizi.

Kail ricambia l’occhiata. Le labbra le si deformano in quello strambo sorrisetto che le viene spontaneo, quando si trova a fronteggiare qualcosa che le mette l’ansia. Sente di aver fatto la scelta giusta.

*

Più tardi, la risposta ancora sfugge dalle loro mani come sabbia.
Afferrarla è il passaggio più difficile.

“Insomma, non riesco a capire come possa essere successa una cosa del genere.”

“ Beh, pensaci. Yash è l’unico personaggio che non è ancora finito nel dimenticatoio per tutto questo tempo: sembra che siate appiccicati con l’attack.”

“Ehi, non è colpa mia. È lui che fa la cozza…non mi molla mai, me lo sono trascinato dietro per un’infinita di one-shot solo perché mi rompeva di lasciarlo da solo.”

“Lo vedi?”

“Beh, anche il protagonista, Leo, ci è attaccato. Non per sua volontà, povero tesoro bistrattato da tutti, ma…”

Lo spirito ha cominciato ad apprezzare quel nome, ma per il momento ‘Yash’ non è suo tanto quanto non lo è “Francis”, come lo volevano chiamare i genitori di Kail. Fa niente. Aspetterà.
Si crogiola nel salotto di Elle, invisibile alle ragazze, e si abitua lentamente all’idea che manca così poco.

Così dannatamente poco, perché Kail arrivi a capire quello che vuole da lei. Manca solo la spinta giusta- ed Elinor è lì per dargliela. Ci stanno arrivando insieme, ragionando.

Starle ad ascoltare è piacevole. Rende tutto più reale.
Ma c’è sempre quel brivido di aspettativa che lo percorre…

“…ma Leo si ritrova Yash come una sorta di fratello maggiore.
Il suo passato, il suo futuro, il fatto che valuti così tanto la necessità di lottare e proteggere i propri cari: sono tutti fili di un unico intreccio che li lega l’un l’altro. Cavolo, Kail, mi cadi sui fondamentali? L’hai scritta tu, quella storia. L’intera trama di Blood Tribute è basata sulla fratellanza, sia essa di sangue o di spirito.”

“Lo so, lo so! È solo…ci credi se ti dico che me ne accorgo solo ora, con te che lo puntualizzi? Non ci ho mai fatto caso. Evidentemente ero troppo presa dal resto.”

Chiamiamola prudenza. Chiamiamola diffidenza. Proprio lui, poi, non ha forse  pieno diritto di essere cauto? la vita l’ha rifiutato ancora prima che gli venisse offerta la possibilità di mettersi alla prova.
Lo spirito sospira.
Ha già sperimentato la delusione una volta. Sa quanto brucia. Non ha voglia di trovarsi ancora una volta faccia a faccia con quel tipo di sofferenza.

Non riesce davvero a trattenersi. Probabilmente convivrà fino all’ultimo con la paura di veder sfumare la sua ultima chance tra le mani.

È uno strano tipo di angoscia che monta come la marea. Lo trascina per vertiginosi alti e precipitosi bassi, riempiendolo di fiducia per poi strappargliela dalle mani.
Spera di essere perlomeno a mezza strada tra il picco e il baratro, quando sarà ora del confronto diretto.

Perché è a questo che ci si sta avviando.
Lentamente. Inesorabilmente.

“Il resto?”
“Sì. Del tipo, una Voce nella mia testa che mi dice di andarmi a stampare il secondo draft di Blood Tribute. Per fare cosa, non lo so.”

Elle va alla libreria senza dire niente. Sfiora le coste dei libri con la punta delle dita, cercando. Sembra sovra pensiero e non fa una piega davanti a quest’ultima frase dell’amica.
Kail ha l’ennesimo brivido. Sembra che il calare delle tenebre abbia fatto diventare permanenti i tremiti occasionali che l’hanno scossa per tutto il pomeriggio.

Sente anche lei quanto pesi questo momento? Quanto sia precario? Si chiede lo spirito, accovacciato in un angolo del divano. In ventisette anni di non esistenza farsi domande e cercare risposte è stato il suo unico passatempo. Non se n’è ancora stancato.

Tutto parte da un ‘e se…?’, in fondo.

“C’entra Yash, c’entra tuo fratello, c’entra una storia che è stata un aborto in sé, dato che ce l’hai sempre avuta sotto mano e mai portata a compimento. Dimmi se ho dimenticato qualcosa.”
“Io e te. Soprattutto te.”

Elle inarca un sopracciglio. Ha una domanda sospesa sopra la testa come un fumetto: Che c’entra lei?
Kail incrocia le braccia al petto.
“Ho bisogno che tu mi dica cosa fare.”

Le risponde una risata tirata. “Ti pare? Io?”

Kail annuisce. “ Sei tu l’esperta in materia onirica.”
Il secondo motivo per cui ha chiamato Elinor prima di tutte le altre è proprio questo.
Sono le stranezze ad avere paura di lei.
Mai il contrario.
 
L’interpellata fa un vago gesto con la mano. Pesca un vecchio manuale dalla copertina rivestita a mano: impossibile indovinare il titolo coperto dalla carta marmorizzata.

Kail non demorde.
“Allora? Blood Tribute, Yash, il bambino mai nato. Ti fa venire in mente niente?”
“Solo l’ovvio. Cioè che tuo fratello vuole qualcosa da te. Qualcosa che riguarda Blood Tribute, e Yash nella fattispecie. Il che ha una certa logicità, considerato che rapporto hai con quel personaggio.”

Una risata sbuffata.

“E non ridere. Non sono io quella che l’ha chiamato nel sonno.”

Lo spirito non reagisce per un paio di secondi, stupito. Un timido sorriso gli attraversa il volto.
‘Davvero?’ chiede.
Ovviamente, nessuna delle due lo può sentire.

“È stato secoli fa! Ed ero ammalata, oltretutto. Non ci stavo con la testa. ”
“Certo.”
“Davvero!”
“Va bene, va bene, non ti scaldare! Cristo. Comunque…”

Bang. Kail si scansa appena in tempo per evitare che il libro appena lasciato cadere sul tavolo da Elle le riduca le dita a frittata. Lancia un’occhiataccia all’amica.
“Scusa, mi è scivolato di mano.” Dice sbrigativa Elinor. “Su, fatti un po’ in là. Ti voglio mostrare una cosa.”

Si siede sulla stessa sedia di Kail; non è la prima volta che si dividono il posto, quindi nessuna delle due si lamenta di avere solo mezzo posto a testa.

Lo spirito resta dov’è. Non ha il coraggio di avvicinarsi.

Elle alza la copertina rigida, salta la prefazione e va direttamente al capitolo uno.
Kail butta l’occhio sulle prime righe. Poi guarda l’amica, perplessa.

“Questo ci dovrebbe essere d’aiuto?” puntualizza, cercando di suonare scettica.
“Se aspetti che tuo fratello si faccia avanti e ti dica che accidenti vuole potrebbero passare mesi.” La rimbecca Elinor, seria. “Addirittura, potrebbe non farlo proprio e andarsene. Quindi, se non vuoi che questa storia si trascini ancora per molto, devi essere tu a fare il primo passo e chiedere che cosa gli serve.”

Pausa.

“A un morto?” domanda Kail, amara.
Elle scuote il capo. “ Non si può chiamare ‘morto’ uno che non è neanche mai nato.” La corregge. “Comincia a leggere. Dall’inizio.”

Kail sospira, appoggia il mento su una mano e abbassa gli occhi sulla pagina.
Solo a rileggere il titolo si sente stupida.
E speranzosa.
Magari l’idea della sua migliore amica non è poi così balorda. Dopotutto, in Blood Tribute ha funzionato.

Capitolo uno. Cos’è un sogno lucido e come ottenerlo.

 
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