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Autore: ValeWolf    27/12/2005    6 recensioni
Ron/Hermione al 100%. I nostri due testardoni dovranno prima capire i propri sentimenti, poi ammetterli a loro stessi, e alla fine dovranno anche fare lo sforzo di confessarseli... Ecco le evoluzioni del loro rapporto in un ipotetico sesto anno del trio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV

Capitolo IV

Solo Ron

 

You know I got black eyes
But they burn so brightly for her
This is a blind kind of love
Oh oh oh, the sweetest thing

(U2 - Sweetest Thing)

 

Ginny si presentò alla prima colazione dell’anno scolastico con un sorriso di scherno. Si avvicinò velocemente agli altri tre, li guardò trattenendo a stento le risate e porse loro una domanda ben precisa. «Allora, vi siete ripresi?».

Ron mugugnò qualcosa di incomprensibile a causa dell’enorme quantità di Pancakes che gli ostruiva la bocca, segno che stava bene visto che come al solito si stava ingozzando di cibo. Tutto l’imbarazzo di Hermione si era tramutato in sollievo per il non aver apparentemente combinato danni e giocherellava a testa bassa con i suoi cereali e un mezzo sorrisetto stampato in faccia. La sua attenzione fu però richiamata dalla giovane Weasley.

«Ginny, Ginny!», esclamò concitata. «Confermami che non abbiamo fatto niente di… inopportuno…»

«Ehm…», fece Ginny, a disagio. «Se vuoi te lo dico, ma…»

«Oddio-che-è-successo!», esclamò Hermione tutto d’un fiato, sull’orlo di una crisi isterica.

«Ma niente di grave, stai tranquilla», Ginny cercò di rimediare, ma Hermione, ormai nuovamente preoccupata, non ne voleva sapere di stare zitta e incitava Ginny a continuare. Ron sbuffò divertito da dietro il suo boccone troppo grosso, e subito dopo prese a tossire, diventando via via più rosso un po’ perché gli era andato di traverso del cibo, un po’ per l’imbarazzo di stare soffocando davanti a tutta la scuola. Certo questo non giovava alla sua reputazione di perdente. Nonostante tutto gli venne da ridere per il suo grado di idiozia, impedendo così maggiormente la propria respirazione. Harry, seduto accanto a lui prese a dargli energiche pacche sulla spalla, approfittando per esagerare e fargli qualche dispetto. Certo, prima aveva riassunto la sua aria assente, ma ora che era a Hogwarts sembrava meno pensieroso. Forse presto sarebbe tornato tutto come prima. Ma come sarebbe potuto senza Sirius? Al ricordo del suo padrino, Harry smise subito di colpire Ron con la mano, sentendosi come in colpa per aver sorriso un momento. Ron inghiottì a fatica, gettò uno sguardo interrogativo a Harry, poi riconcentrò su Ginny la sua attenzione, anche lui curioso di sapere cosa avevano fatto da ubriachi. Si asciugò con due dita gli occhi, bagnati dalle lacrime causate dalle risate e dalla tosse. Posò lo sguardo sulla sorella. Ginny attese che la comica scenetta fosse finita prima di cominciare a parlare. Tenne lo sguardo fisso su Harry, che non sembrava per nulla interessato al loro discorso. Sospirò, sperando che tornasse sorridente. L’ennesima scossa di Hermione la indusse a continuare.

«Ok, ok!», la assecondò. «Niente di grave, solo… credo che tu abbia quasi scagliato una maledizione contro Malfoy», finì tutto d’un fiato Ginny.

Ron, che aveva i gomiti appoggiati al tavolo, scivolò in avanti picchiando il mento contro il tavolo e rovesciando una brocca di succo con un braccio. Hermione si era bloccata nell’atto di portarsi un cucchiaio alla bocca, e pian piano la stretta sulla posata si fece più lieve finché non le cadde di mano nella tazza, schizzando latte un po’ ovunque. Ma la ragazza non parve rendersene conto. Era del tutto immobile. Harry aveva alzato lo sguardo e finalmente fissava Ginny, anche se non si poteva dire che la guardasse con un interesse. Ron si era raddrizzato sulla panca, ricomponendosi. Lentamente un sorriso incredulo ed ebete comparve sul suo viso. Aveva uno sguardo felice e fiero. Hermione, come ricordandosi di respirare, boccheggiò un paio di volte, tentando di parlare. Alla fine un suono stridulo e angosciato le uscì dalle labbra. Il sorriso di Ron si allargò.

«Andiamo, Hermione, finalmente abbiamo dato una lezione a quell’arrogantello di…»

«Un momento!», lo interruppe la sorella. «Ho detto quasi, non ha concluso niente»

«In che senso?», chiese Hermione con un filo di voce, in apprensione.

«Beh, nel senso che siete stati interrotti», disse Ginny, come se la cosa fosse ovvia. Il sorriso di Ron divenne qualcosa di un po’ deluso.

Hermione si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, poi rivalutò le parole dell’amica e un nuovo problema spuntò nella sua testolina. «Interrotti?», ribadì, «Vuol dire che qualcuno mi ha beccato a lanciare un incantesimo a Malfoy?»

«No», rispose Ginny, con troppa calma per i gusti di Hermione, che le lanciò un’occhiata per spronarla a continuare in fretta. Intimorita, la ragazza riprese a parlare speditamente, incespicando nelle parole per la foga ed il timore di Hermione. «Ecco, vedi, ehm, il, sì, un Corvonero… Colin mi ha detto che vi ha visti mentre stavate per essere attaccati da Malfoy, ma lo sapete bene come lui ingigantisca sempre tutto»

«Quindi?», chiese Ron, con uno sguardo un po’ cupo. Improvvisamente si era ricordato di qualcosa. O meglio, di qualcuno. Sperò che Hermione non ne avesse ricordo. Non voleva litigare ancora e sicuramente se fosse saltato fuori l’argomento si sarebbero urlati addosso, e lui si era ripromesso di non farlo. Evidentemente il suo desiderio fu esaudito, perché Hermione non dava segno di aver capito chi fosse il Corvonero.

«Beh, Malfoy si difende dicendo che sei stata tu ad attaccarlo, ma non è questo ciò che ha visto il Caposcuola…»

«Un momento», la interruppe Hermione. «Il Caposcuola di Corvonero mi ha vista mentre attaccavo uno studente?», chiese, sempre più preoccupata.

«Ma no!», disse subito Ginny. «A quanto pare Malfoy ti ha disarmato prima che vi beccasse, così praticamente la punizione l’ ha beccata solo lui. Ovviamente va cianciando che non è colpa sua e così via, ma è la sua parola contro quella del Caposcuola, quindi non conta molto… oltretutto quel Beadle è un tipo alla Percy, quindi gode di molta fiducia da parte dei professori…»

Ron storse la bocca, ricordando l’impressione che il bellimbusto gli aveva fatto, ma si astenne dal commentare apertamente. «E che hanno fatto a Malfoy?», chiese invece.

«Gli faranno pulire la sala dei trofei, o qualcosa del genere. Volevano anche sospendergli l’incarico di prefetto, ma a quanto pare la decisione finale spettava a Piton, che ovviamente ha difeso il suo pupillo»

«Se lo sarebbe meritato», intervenne improvvisamente Harry, aspro. «Almeno questa volta non ci sarebbe stato il suo caro paparino a difenderlo». Fece una smorfia persino troppo crudele, poi tornò a chiudersi in se stesso. Gli altri tre si lanciarono un’occhiata.

«Sta ancora ad Azkaban?», chiese Hermione. Non aveva avuto molti contatti col mondo della magia durante l’estate, ma riceveva comunque tutti i giorni la Gazzetta del Profeta, che era tornata a pubblicare articoli obbiettivi, e l’avrebbe saputo se Lucius Malfoy fosse stato rilasciato o fosse evaso. In realtà con quella domanda voleva solo spingere Harry a parlare.

«È ovvio, no?», disse invece Ron, senza capire le intenzioni della ragazza. «Voglio dire, le accuse contro di lui erano troppo pesanti, no?»

«Era la parola di Harry contro la sua», disse Hermione, cercando di suscitare una reazione da parte di Harry.

Ron la guardò, estremamente stupito, e pensando che Hermione stesse accusando l’amico non riuscì più a trattenersi. «Che vuoi dire?», sbottò. Lei gli lanciò un’occhiata allusiva che ovviamente Ron non afferrò. Prima che potesse ribattere, però, la professoressa McGranitt passò a consegnare loro l’orario delle lezioni.

«Perfetto!», disse Ron, «Niente Pozioni di lunedì… chissà che quest’anno riesca a godermi il weekend».

Hermione lo guardò pensosa. «Ron… quando abbiamo le ronde?»

«Che?», chiese Ron, tutto intento a fissare il suo orario.

«Le ronde, sai, quelle cose che ogni tanto si deve fare se si è prefetti…», disse, sarcastica.

«Ah», disse Ron. «Oh…», aggiunse, non appena si rese conto di non saper rispondere alla domanda di Hermione.

«Bravo, Ron, hai imparato due vocali», fece Ginny, sorridendo, felice che il possibile litigio fosse stato sviato.

«Ehm… tu non lo sai?», chiese invece Ron, ignorando la sorella.

«No», rispose Hermione, passandosi disperata le mano fra i capelli. «Ecco cosa succede quando si fanno delle cretinate…»

«Oh, andiamo, non è poi così grave, andremo a chiedere l’orario… diremo che abbiamo perso il foglio su cui avevamo accuratamente appuntato tutto»

«Non è solo questo, Ronald», esclamò lei, inviperita dalla voce annoiata del ragazzo. «Abbiamo combinato fin troppi guai! E io non posso credere che l’effetto dell’alcol duri per tutta la notte e il giorno seguente. In fondo non abbiamo bevuto così tanto!» Ginny, essendo a conoscenza della situazione, arrossì furiosamente, e per non farsi scoprire da Hermione bevve un sorso troppo lungo dalla sua tazza. Ron guardò l’amica senza capire a cosa si riferisse, e probabilmente fu un bene.

«Chi avete alla prima ora?», chiese Ginny, tentando di cambiare argomento.

«Ehm», Ron ricontrollò il suo orario. «Difesa Contro le Arti Oscure…»

«Chi è il nuovo insegnante?», chiese Hermione a Ginny.

Lei fece un grosso sorriso prima di rispondere. «Finalmente uno competente!», disse allegramente.

«Lo conosci già?», chiese Seamus, che li aveva raggiunti solo ora.

Ginny esitò. Non poteva certo dire che conosceva il nuovo insegnante perché i suoi genitori lavoravano per l’Ordine con lui. Ovviamente anche adesso che il Ministero si era deciso ad appoggiarlo, restava sempre un’associazione segreta. Non era prudente, con le spie di Voldemort in circolazione, andare in giro a fare nomi. «No», disse infine. «Non lo conosco, ma ne ho sentito parlare molto bene».

Ron la guardò incuriosito. «Ma chi diavolo è?», chiese.

«Ti senti bene, Ron?», chiese Seamus. «Silente ne ha parlato per un quarto d’ora ieri alla cena… Ha anche detto che le ore di Difesa, visti gli ultimi tempi, saranno almeno tre in più del solito»

«Ma certo che sto bene», fece il rosso con veemenza «Mi chiedevo solo come faccia Ginny ad averne sentito parlare», si giustificò.

«Beh, Elphias Doge è un nome che si sente piuttosto spesso in giro», disse Ginny, rivelando abilmente l’identità dell’insegnante senza farsi scoprire. Harry alzò la teste, prestando più attenzione. Conosceva quel Doge, era andato a prenderlo dai Dursley un anno prima per portarlo al Quartier Generale.

«In giro dove?», chiese Dean, piuttosto distaccato. Anche lui aveva preso posto al tavolo accanto a Seamus.

«Papà mi ha parlato di lui qualche volta», mentì Ginny.

«Silente dice che è un grande sostenitore della lotta contro Voldemort», disse Dean.

«Sì, a quanto pare sa un sacco di roba…», convenne la ragazza. Hermione notò che Dean non la guardava in faccia e si ricordò che i due avevano rotto un paio di settimane prima. Ginny invece sembrava completamente a suo agio.

«Beh», disse improvvisamente Hermione. «Io avrei anche finito di mangiare e dovrei passare in biblioteca un attimo. Harry, Ron, mi accompagnate?»

«In biblioteca il primo giorno di scuola?», chiese Ron storcendo il naso in modo buffo, ma alzandosi dal tavolo per seguire Hermione. Dopo un’ultima occhiata desiderosa alle torte di fronte a lui, scavalcò la panca e si diresse senza altre obiezioni verso l’uscita della Sala Grande. Harry fece lo stesso in silenzio, con un nuovo nome che gli martellava in testa. Sicuramente un membro così importante dell’Ordine non era lì ad Hogwarts solo per insegnare.

«Cosa ne pensate?», disse Hermione, non appena le porte si furono richiuse alle loro spalle.

«Di cosa?», chiese ingenuamente Ron.

«Beh, sicuramente ci sono altri motivi per cui è qui», disse Harry, tornando per un momento il solito ragazzo che cercava di risolvere una questione.

«Già», convenne la ragazza.

«Oh, andiamo», disse invece Ron. «Magari è qui solo perché è bravo»

«Certo, Ronald, e al posto di andare a combattere Voldemort sta qui a perdere tempo con noi studenti», sussurrò Hermione, per non farsi sentire da nessuno, mentre camminavano per i corridoi verso l’aula di Difesa Contro le Arti scure.

«Anche noi abbiamo il diritto di essere preparati al peggio», disse saggiamente Ron, alzando un poco la voce.

«Certo», fece calma la ragazza, «Ma c’è un sacco di gente che saprebbe insegnarci senza far parte dell’Ordine. Non dico che non sia un bene averne un membro come insegnante, anzi, ma secondo me non è questo il solo motivo per cui è ad Hogwarts…»

«Pensi che sia qui per controllare il castello?», chiese Harry, alquanto interessato al discorso.

«Mh, può darsi», rispose Hermione, valutando le ipotesi. «Ma credo che in particolare voglia reclutare un po’ degli studenti più grandi, metterli al corrente della situazione, addestrarli ulteriormente… non mi stupirei se quest’anno venissero organizzate lezioni supplementari di duello, cose così. Un po’ come l’ES, insomma. Ma in realtà credo che la ragione principale per cui è qui sia tu, Harry», aggiunse infine, facendo immobilizzare i due ragazzi.

«Che… che intendi dire?», chiese Harry titubante.

«Che sei tu quello che deve essere preparato maggiormente allo scontri decisivo, Harry», sentenziò. Ron la guardò supplichevole. Non voleva scatenare la furia dell’amico, era stufo che si sfogasse sempre su loro due, anche se a dire la verità ultimamente era stato piuttosto sulle sue. Hermione invece era da quella mattina che cercava di estorcergli qualche confessione. Harry prese un profondo respiro prima di iniziare a parlare.

«Credo di dover parlare a Silente», disse semplicemente. «Non ho intenzione di restarmene un altro anno a far niente»

Né Hermione né Ron trovarono niente da replicare. Si limitarono a continuare a camminare, mentre Harry li informava che sarebbe andato a prendere un appuntamento col preside non appena possibile.

Il mercoledì, due giorni dopo l’inizio della scuola, la professoressa McGranitt aveva chiamato a sé Harry al termine della prima lezione di Trasfigurazione. Sbrigativa, gli aveva detto di presentarsi quella sera dopo cena davanti all’ufficio del preside. Così, poco dopo aver mangiato, Harry vi si diresse, impaziente. Ron e Hermione si ritrovarono a passare la serata da soli, potendo così chiarire alcune faccende. Ma ovviamente Ron non aveva ancora trovato il coraggio di introdurre l’argomento e se ne stava in silenzio, mentre camminavano in silenzio verso la Torre di Grifondoro. Le signora Grassa fece loro un piccolo cenno di saluto prima di lasciarli passare. Una volta entrati nella Sala Comune, fu Hermione che si decise finalmente a parlare.

«Hai chiesto l’orario dei prefetti?», chiese, con voce insicura. Probabilmente temeva di spezzare la calma che si era creata. Dall’inizio della settimana non avevano ancora litigato.

«Ehm, sì», mentì Ron, sorridendole preventivamente.

«Ah sì?», gli disse lei, guardandolo ironicamente, ma senza rabbia. «Allora quando abbiamo il primo turno?»

«Ehm, sì», ripeté stupidamente Ron, continuando a sorriderle. Hermione lo guardò con bonario rammarico.

«Sei irrecuperabile», gli disse.

«Facciamo una partita a scacchi?», propose Ron, ignorando palesemente il commento.

«Beh…», disse Hermione. «Veramente avrei da sistemare il compito di Antiche Rune che mi hanno dato questo pomeriggio…»

«Fai ancora Antiche Rune?», chiese Ron, incredulo.

«Sì, non ti sta bene?»

«No, ma… che lavoro intendi fare dopo Hogwarts?»

«Non lo so ancora, per questo voglio avere una preparazione completa in tutto»

«Secondo me tu pensi troppo al futuro, devi fare quello che ti piace», le disse Ron, affondando le mani nelle tasche dei jeans.

«Ma a me piace studiare Antiche Rune, Ron», gli rispose lei, inarcando un sopracciglio. Non capiva dove volesse andare a parare il ragazzo.

Ron tirò su col naso. «Certo, e a me piace Cura delle Creature Magiche»

Hermione capì. «Ron, sono sicura che Hagrid capirà… insomma, è una materia secondaria, seguo già troppe materie quest’anno»

«Beh, anche Antiche Rune è una materia secondaria, potevi rinunciare a quella», disse Ron, scocciato.

«Non arrabbiarti ora, Ronald», rispose Hermione, mantenendo un tono di voce pacato. «Ho solo pensato a quello che mi potrà servire per un futuro lavoro»

«Quando hai la prossima lezione?», chiese Ron.

Hermione aggrottò le sopracciglia. «Perché?»

«Tu rispondi e basta, tanto se volessi ci metterei un attimo a scoprirlo da qualcun altro», fece Ron, fissandola insistentemente.

«Beh, mercoledì», si arrese lei, guardando Ron con sguardo interrogativo.

Lui sorrise, consapevole di averla incastrata. «Allora puoi giocare a scacchi con me!»

Hermione arrossì. «Che imbroglione!», gli disse, dandogli una pacca sul braccio.

«Andiamo, è la prima settimana, non abbiamo compiti arretrati e possiamo rilassarci forse per la prima e ultima volta nel corso dell’anno.»

Lei sospirò, cedendo alla richiesta dell’amico. Non che poi le dispiacesse molto, avevano un sacco di cose da dirsi. Ron le fece il sorriso di un bambino che trova una montagna di regali sotto l’albero di Natale, poi corse a prendere la scacchiera. Hermione si avviò verso le loro poltrone preferite, accanto al tenue fuocherello che crepitava leggermente nel camino. Poco dopo Ron la raggiunse, raggiante. Non giocavano spesso a scacchi insieme, quasi sempre le partite erano tra Harry e Ron, e Hermione solitamente si limitava a guardare Ron che stracciava inesorabilmente il suo migliore amico.

«Ti avverto, non sarà facile come con Harry», gli disse lei.

Ron storse la bocca. «Oh, lo spero proprio. Mi manca un avversario degno… com’è che tu non giochi mai?»

«Diciamo che mi piace molto di più starvi a guardare», Hermione sorrise dolcemente al ragazzo, che aveva inclinato la testa di lato.

«Perché?», le chiese.

«Mi rilassa. E poi intanto di solito mi porto avanti con i compiti o correggo i vostri»

Ron rise. «Non pensare ai compiti per una sera», le disse, tornando serio. Si sedette sulla poltrona di fronte a lei e appoggiò la scacchiera con i bianchi dalla parte di Hermione. «Prima le signore», le disse.

Hermione sorrise. «Signore?»

«Beh, ragazze», disse Ron, arrossendo come un bambino, e diventando ancora più rosso dopo aver intuito di essere arrossito. Era una specie di reazione a catena, se ci entravi poi era dura fermarsi. Abbassò lo sguardo, cominciando a disporre a casaccio i pezzi sulla scacchiera.

A Hermione venne da ridere vedendolo così agitato per una cosa così semplice, e non riuscì a trattenersi. «Sei adorabile»

Ron si bloccò.

Hermione si rese conto di ciò che aveva detto ed arrossì a sua volta.

Il ragazzo prese coraggio, alzò lo sguardo, straordinariamente riuscì a parlare ed ancor  più incredibilmente disse proprio quella parola: «Quando?»

Hermione rimase a bocca aperta per la domanda inaspettata. «In che senso?»

«Quando lo sono?»

Hermione non era del tutto convinta di aver capito, e inoltre voleva sentirlo dire da Ron, così disse: «Lo sei cosa?»

«Quando sono, ehm, l’ hai detto tu… insomma, adorabile?», disse Ron, impacciato, sprofondando nella poltrona ma continuando a guardare Hermione negli occhi.

Lei sorrise per la dolcezza dell’amico. «Beh, adesso, per esempio». Ron la fissava insistentemente. Si era ritirato su leggermente, appoggiandosi ai braccioli della poltrona.

«Quando?», ripeté, continuando a guardarla negli occhi.

Hermione si arrese sotto il suo sguardo. «Quando arrossisci», confessò, abbassando finalmente gli occhi ed interessandosi alla scacchiera. Ron divenne se possibile ancora più rosso.

«No, ehm, nah… non è vero, è una cosa insopportabile», disse Ron, cercando di essere il più spigliato possibile e spezzando così l’atmosfera di imbarazzo e sincerità che si era creata. «Non… non può essere questo, andiamo, Hermione!», continuò, non capendo nemmeno cosa stava dicendo. Gli si era completamente annebbiato il cervello.

Hermione non smise di sorridergli. «Mi piace quando sei te stesso», gli disse. «Quando non c’è nessuno intorno e non ti preoccupi di mantenere la tua aria da duro perché siamo solo noi due…» Hermione si interruppe perché Ron si era raddrizzato e la guardava con troppa intensità.

«Anche se sono solo Ron?», le chiese con voce roca e triste.

Hermione sbatté gli occhi. Sapeva bene come Ron soffrisse di un complesso di inferiorità, soprattutto nei confronti di Harry, ma non riusciva a capire come potesse parlare di se stesso come di un ragazzo insignificante. Non era famoso quanto Harry, ma non per questo era meno importante. O almeno per lei. Lo guardò negli occhi prima di dirgli l’unica cosa che avrebbe potuto rassicurarlo.

«Perché sei Ron», gli rispose, col tono più controllato che riuscì a trovare. Tremava sotto lo sguardo profondo dell’amico. «Non il sesto Weasley, non il migliore amico di Harry Potter, non il successore di Baston nella squadra di Quidditch di Grifondoro. Solo Ron, ed è la cosa più bella che tu possa essere».

L’espressione persa del ragazzo mutò per far posto ad un timido sorriso, e finalmente si rilassò sulla poltrona, invitando con un cenno Hermione a muovere la sua pedina.

Fine IV Capitolo

 

Oh-ho! Non mi uccidete se ho interrotto qui il capitolo, in realtà non doveva finire così, ma altrimenti non riuscivo proprio ad aggiornare prima di partire… a proposito, mi scuso se non ho aggiornato entro Natale come avevo promesso, vi faccio comunque gli auguroni anche se in ritardo!

Stoppare il capitolo proprio ora però aumenta la vostra curiosità, così aspettate con più ansia il prossimo chappy… intanto potete recensire e dirmi come vi è sembrato questo capitolo che possiamo definire di Ambientazione…

Ma cosa hanno combinato i due scemotti? A voi le ipotesi, ma non illudetevi troppo, è ancora prestino e le fette di salame sono ancora ancorate saldamente agli occhi di entrambi.

Anche gli Special Thanks per questa volta devono saltare, vi dico solo GRAZIE INFINITE e mi farò perdonare la prossima volta, quando risistemerò anche l’immagine (il problema è che il sito in cui è caricata cambia ogni giorno indirizzo, così la caricherò su un altro sito).

Auguro a tutti un BUONISSIMO ANNO, è incredibile quanto lo si dica sempre con facilità, ma ve lo auguro davvero, e in montagna vedrò di scrivere più di un capitolo, anche se potrò pubblicarlo solo dopo.

Alla prossima, un mega bacione a tutti!

Buon Anno!!!!!!!!

  
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