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Autore: Miwako_chan    28/01/2011    4 recensioni
“Co-mor-bo-si-tà” Sillabo incerto sperando che almeno questa volta abbia capito bene.
“Si, Naruto. Bravo, finalmente ce l’hai fatta.”
Incrocio le braccia imbronciandomi. Giuro, non la sopporto quando mi tratta da stupido.
“Io per te sono come una comorbosità.” Mi spiega Sakura giocherellando con le dita tra le ciocche rosa.
“E quindi?” Domando indisponente, irritato più che altro dal fatto che non ho ancora ben afferrato che cacchio vuol dire sta comorbosità.
“Avrò rilevanti implicazioni nel tuo esito finale.” Mi dici sorridendo. Pari quasi contenta.
“Sarebbe?” Esclamo stranito. È anche vero che sono un emerito baka, ma oggi a Sakura proprio non la riesco a capire.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Comorbid














Correva velocissimo tanto che i piedi a malapena sfioravano il suolo. Il nome di Sakura, conficcato come un chiodo fra marginali pensieri, non faceva altro che riecheggiare la sua importanza.
Desiderava unicamente raggiungerla il prima possibile, prenderla con sé e riportarla al sicuro, perché in qualsiasi luogo se sola nello stato mentale in cui versava, sarebbe stata in pericolo.
Con il vento che gli sferzava violento sul volto, percorse rapido il campo in erba. In breve apparve all’orizzonte il margine del faggeto indicatogli da Hinata insieme alle lunghe ombre degli alberi che oscuravano il verde del prato. Aggiunse potenza alla spinta delle gambe e tendendo le braccia all’indietro pervenne a una perfetta posizione aerodinamica. Nello slancio si sollevò dal terreno spiccando un salto dalla notevole altezza, in modo da poter sorvolare la restante distanza che lo divideva dal bosco.
L’aria, divenuta sottile e tagliente dalla velocità, gli scompigliò i capelli biondi fischiandogli con prepotenza nelle orecchie, mentre la maglia nera sbatacchiava vibratamente gonfiata dal vento.
Al culmine del balzo scorse una figura rossastra ai piedi di due maestosi faggi proprio al principio della selva. Acuì lo sguardo rimanendo sospeso tra le brezze.
In pochi attimi riconobbe in quella figura il volto di Sakura, la quale sollevò gli occhi al cielo lasciando che una luce di pura malizia le riverberasse nelle iridi smeraldine. Dopo un labile sorriso indietreggiò fuggendo nel profondo della vegetazione.
“Dannazione!” Sibilò a denti stretti osservando l’amica scomparirgli da davanti agli occhi.
Senza esitazione si gettò a capofitto nella sua direzione. Atterrò provocando due profondi solchi nel suolo, e ripartì subito all’inseguimento inoltrandosi nel fitto degli alberi.
Correva sebbene non avesse nemmeno una misera pista da seguire, Sakura era scomparsa senza lasciar tracce. Eppure non si dava per vinto.
Era mosso più che dalla ragione dalla feroce collera che gli cresceva nel cuore verso se stesso, verso la sua completa incapacità di aiutare le persone che amava. Verso la sua incredibile bravura nel lasciarsele sfuggire tra le mani.


“Sakuraaaaaaa!” Gridò accovacciandosi sul ramo di un albero. Si guardò intorno scoraggiato, rendendosi tristemente conto di non riuscire più a orientarsi. Serrò i pugni in un moto di rabbia fin quando non scorse per un breve istante una sottile figura cremisi tra l’intrico dei rami.
“S-Sakura!” Sgranò gli occhi celesti ritornati più vividi che mai e scattò rapidissimo in direzione della compagna.
Appena qualche falcata e la sagoma svanì confondendosi tra il fogliame.
Naruto iniziò a chiamarla con voce tanto forte quanto disperata. Come in uno scherzo di cattivo gusto, l’immagine di Sakura continuava ad apparire e svanire all'improvviso. Ormai al limite della sopportazione, quando l’amica si rivelò per l’ennesima volta, con uno scatto fulmineo riuscì a portarsi a brevissima distanza da lei. Sakura si rigirò per guardarlo in volto e tempestiva spiccò un salto scomparendo oltre le fronde dei faggi. Naruto avvertì il polso della ragazza sfuggirgli via dalla mano che si richiuse stringendo il nulla. Non perse tempo scagliandosi anche lui al di là dell’apertura tra le chiome degli alberi.
I forti raggi del sole lo colsero di sorpresa abbagliando i suoi poveri occhi ormai abituati alla penombra della boscaglia. Atterrò pochi metri più avanti in una piccola radura dalla caratteristica forma a mezzaluna. Riprese fiato poggiandosi sulle ginocchia sfiorate dalla fresca erba ricoperta da teneri e sporadici fiorellini bianchi. Notò con profondo sollievo che anche Sakura aveva deciso di arrestare finalmente la sua fuga, fermandosi a poca distanza da lui.

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Hinata si fermò trafelata al margine del faggeto. Era sempre stata troppo lenta, non aveva avuto nessuna speranza di poter raggiungere Naruto.
Respirò forte scostandosi le ciocche bagnate dalla fronte. Sul terreno davanti a lei facevano bella mostra due profondi solchi e poco più avanti delle impronte di sandali, segno inequivocabile che i due si fossero diretti nel fitto del bosco.
Congiunse le mani al seno attivando il Byakugan e immediatamente piccole vene iniziarono ad affiorarle ai lati degli occhi di perla.
Gettò un ultimo sguardo sconsolato alla borsa che portava con sé. Un’ampia macchia violacea faceva sfoggio sul chiaro tessuto.
Con un breve sospiro si scalzò la tracolla dalle spalle e si addentrò correndo tra i faggi.
Povera torta di mirtilli.

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La radura era circondata da un lato da alti faggi, mentre il margine rettilineo della sua conformazione a semicerchio cadeva a precipizio, diventando nient’altro che uno dei due lati rocciosi di un profondissimo strapiombo, in fondo al quale era possibile scorgere il letto di un fiume riarso dalla siccità estiva.
Naruto schiuse le labbra alla ricerca d’aria e sollevandosi in piedi puntò il vivido sguardo su quello di Sakura. Un rivolo di sudore gli percorse una tempia andando a ricongiungersi sulla gote con il lungo graffio provocato da una ramo particolarmente appuntito. Così come la guancia anche entrambe le braccia erano ricoperte da segni rossastri dovuti allo sfregamento con ruvide cortecce. Strofinò d’impulso con il dorso della mano la bruciante abrasione, lasciando una striatura di rosso sfumato sul lato del volto.
“Sakura-chan torniamo a casa.” Mormorò arcuando le sopracciglia in una mesta espressione.
La ragazza rimase impassibile dondolando le braccia mollemente abbandonate ai fianchi. Accennò un sorriso sul volto tirato, spalancò gli occhi verde reale e stringendosi in un abbraccio incominciò a ciondolarsi a testa bassa.
Improvvisamente uno stormo di anitre selvatiche striò l’azzurro del cielo librandosi oltre le fronde degli alberi con chiassosi starnazzi. Naruto volse lo sguardo in alto colto di sorpresa da quell’inaspettato trambusto.
Proprio in quel momento Sakura prese a volteggiare seguendo la cornice di un immaginario cerchio dall’ampio raggio di cui lui era centro. Eseguì lineari volteggi, semplici piroette aiutandosi con l’apertura delle braccia per mantenere l’equilibrio ed eleganti salti da cervo ridiscendendo sulla punta dei piedi. Sfociarono sulle sue labbra con naturalezza frequenti risate, graziosi sorrisi accompagnati da sguardi compiaciuti.

Naruto rigirò sul posto per riuscire a seguire i flessuosi e cadenzati movimenti di Sakura. Schiuse leggermente le labbra, incapace di porre fine a quel controverso balletto.
“Sono felice Naruto-kun, sapessi quanto sono felice.” Cantilenò allusiva. “Ho trovato Sasuke-kun, l’ho trovato finalmente.”
Si fermò un attimo chinandosi in avanti e inclinò armoniosamente il viso, mentre la brezza leggera le scompigliava i capelli rosati.
“E non sai quanto questo possa rendermi felice.” Soggiunse infine socchiudendo con dolcezza le iridi verdi.
Naruto abbassò lo sguardo stringendo con forza i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Sempre il nome di Sasuke su quelle labbra, come appiccicoso miele.
“Sakura torniamo a casa. Ora.” Pronunciò perentorio cercando di non lasciar trapelare il profondo sconforto che lentamente aveva iniziato a penetrare nel suo animo.
La ragazza proruppe per risposta in una risata cristallina. Le parole di Naruto non erano altro che fresca acqua che scivolava via senza lasciar segno. Non la toccavano minimamente. L'unica cosa degna di rilievo era l’irreversibile piega a cui avrebbe condotto gli eventi, la sua eccezionale soluzione per portare tutti e tre alla salvezza contemplando il sacrificio di uno.
Questo, però, Naruto non poteva immaginarlo. Lui sapeva solo che Sakura stava male, che aveva bisogno d’aiuto e che tutto il resto poteva anche aspettare.
Haruno del resto di fronte a quell’ingenuità non reagiva in altro modo se non ridendo, tanto valeva che lo lasciasse fare, era così esilarante in un certo senso vederlo impegnarsi per il nulla.
“Ora vieni con me Sakura-chan, andiamo insieme da Tsunade-sama e tutti insieme risolveremo il problema, ti aiuteremo Sakura-chan, ma ora devi venire con me, per favore.” Insisté con decisione mista a dolcezza incominciando ad appropinquarsi verso l’amica. Sarebbe uscito da quel bosco solamente insieme lei, si ripromise che a tutti i costi l’avrebbe ricondotta indietro.
Sakura permise a Naruto di avvicinarsi, l’osservava sorridendo fiduciosa. Lasciò che quella calda mano stringesse con forza la sua, bianca e fredda. Cadaverica.
“Sakura-chan, andrà tutto bene, vedrai.”
Amava i sorrisi di Naruto, erano sempre stati incredibilmente belli.
S’inarcò fulminea su se stessa sfilando un kunai dalla fascia in cuoio allacciata alla coscia, e tenuta coperta da un lembo dello smanicato.
Con ancora il riso sulle labbra si puntò l’arma sotto il mento.
“Allontanati immediatamente, o giuro che mi ammazzo.” Sibilò tagliente.
Naruto sgranò gli occhi celesti, esterrefatto. Sakura era completamente imprevedibile, nessuna azione partorita dalla sua mente inferma poteva darsi per scontata, e mai si sarebbe perdonato se a causa sua si fosse anche solamente procurata un graffio. Perciò senza pensarci due volte l’assecondò lasciandole la mano e indietreggiando di pochi passi.
Non riusciva in alcun modo a distogliere lo sguardo attonito dalla punta affilata del kunai che Sakura perseguiva a pungolarsi sulla morbida pelle. A bocca schiusa si ritrovò a balbettare frasi sconnesse come suppliche.
“Sakura, non fare follie.” Sussurrò infine sbiancando in volto. Si sentiva completamente spiazzato, in balia degli eventi, senza alcuna possibilità di prendere il controllo della situazione.
“Follie no, io non ne faccio Naru-chan. Piuttosto se fossi in te, starei attenta a non farle.” Computò sarcastica facendo schioccare la lingua contro il palato.
Naruto cercò di recuperare un poco di freddezza e autocontrollo respirando profondamente. Era pur sempre Sakura, la Sakura che conosceva da anni, con cui era cresciuto insieme. Possibile che non riuscisse a trovare un modo per approcciarsi a lei, una via d’uscita da quell’assurdità?
Scosse la testa, frastornato, provando a ritrovare la calma e tentando di escogitare una qualunque strategia per riportarla alla ragione.
“Sakura,” Mormorò dopo un’ampia pausa. Avrebbe provato a far leva sui ricordi dell’intima conversazione che avevano sostenuto nel suo monolocale la notte.
“Che vuoi?” Domandò brusca, punzecchiandosi sul collo con maggior frenesia il kunai, consapevole di quanto questo potesse angosciarlo.
“ti ricordi cosa ti ho detto la notte scorsa?” Sorrise piano in modo da sembrare incoraggiante.

Naruto era sempre stato tanto innocente quanto ingenuo e questo suo aspetto stuzzico l’ilarità di Sakura. S’irrigidì sul posto posizionando le braccia tese lungo i fianchi e le gambe perfettamente appaiate.

“Tornerà te lo prometto. Non so quanto ci metterò per trovarlo e riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta la vita, che ti riporterò il nostro Sasuke. Salverò Sasuke, fosse l’ultima cosa che faccio.” Pronunciò in tono solenne contraffacendo la voce fino a raggiungere distorti e possenti vocalizzi.
“Parole, parole, parole. Soltanto questo tu sei.” Sogghignò piano, assaporando in pieno l’immagine del volto distrutto di Naruto che la guardava a occhi sbarrati.
Il ragazzo mostrò sulle labbra una smorfia dolente. Sakura poteva anche prendersi gioco di lui, ridicolizzarlo come meglio credeva o come la sua follia le dettava, ma non le avrebbe permesso di mettere in dubbio la promessa, o meglio l’obiettivo che con tutto se stesso si era prefissato di mantenere.
“Sakura, io intendo ancora mantenere la mia parola! Non potrei mai abbandonare Sasuke, come non potrei mai abbondare te!” Rispose con forza strattonandosi la maglia all’altezza del cuore.
Lei si passò velocemente una mano tra i capelli spiegandoli al vento, come ansiosa di liberarsi presto dai discorsi di Naruto.
“Ne sono convinta che tu non potresti mai abbandonare Sas’ke. Molto meno del fatto che non abbandoneresti me, sporco traditore.” Ridusse gli occhi a strette e verdi fessure sputando con rabbia le parole.
“S-sporco traditore? Ma che stai dicendo? “ Sussultò confuso.
“Che cosa sto dicendo? Che cosa sto dicendo? Sto dicendo la verità. Sporco traditore.” Reiterò ridendo, ma di un sorriso strano, simile piuttosto a una smorfia contrita atta a nascondere l’incontenibile rancore.
“Io davvero non riesco a seguirti…”
Fu interrottò prontamente da Sakura. Non aveva alcuna intenzione o desiderio di lasciarlo parlare, ormai aveva cominciato, e non si sarebbe trattenuta dal vomitargli addosso tutta la verità. Principiò così a schernirlo recitando con vocina infantile e pigolante.
“Sakura-chan, ma io ti capisco perché… Perché anch’io amo Sasuke.” Congiunse le mani all’altezza del seno e sollevò lo sguardo come colta da una chimerica vocazione.
“Non è forse questo che mi hai detto la notte scorsa, quando ti accusai di non capire i miei sentimenti per Sasuke? Prova a negarlo!” Cambiò repentinamente atteggiamento iniziando a sbraitare e a puntarsi con violenza l’arma al collo.
Abbassò di colpo il capo rovesciando la frangia bionda sul viso. Serrò le labbra in una stretta e dolorosa espressione.
“Prova a negarlo!” Strepitò Sakura rossa in volto scuotendo nella foga la chioma rosata, nessun tentativo di soffocare la rabbia.
Naruto mantenne la stessa identica posizione limitandosi a voltarsi lievemente di lato.


Non so bene il motivo, eppure proprio adesso mi torna alla memoria quel giorno passato.
Era un bel giorno, settimane prima che decidessi di partire.
Seduti in un prato, io e Sakura.
Non c’erano fiori di ciliegio nell’aria. Non era quella la stagione,
però lei c’era.
Parlammo di Sasuke.
Parlavamo sempre di Sasuke,
quando eravamo solo noi due.
In un certo senso, forse, ci sembrava di tornare tutti insieme.



“Prova a negarlo, dai.” Insisté velando d’insensata amabilità la voce. Gli porse i palmi delle mani invogliandolo a darle una qualche spiegazione, che per certo non avrebbe degnato di ascolto.
Naruto alzò finalmente lo sguardo avanzando di due impercettibili passi.
“Non posso negarlo, Sakura-chan.” Confermò pacatamente. Non c’era più ragione per mentire -non ce n’era mai stata- da quando le speranze erano cadute una dopo l’altra.
Sakura trattene una triste risata coprendosi malamente la bocca con il dorso della mano.
“Lo vedi che sei uno sporco traditore? Lo vedi come lo ammetti? E tu che te n’eri andato per salvarlo, che mi hai lasciata sola per riportarlo da me. Da me? O da te? Quale promessa? Nessuna promessa.” Iniziò a vaneggiare camminando avanti e indietro pestando con furia gli steli dei minuscoli fiorellini candidi. Persa nei meandri delle sue riflessioni si portava una mano tra i capelli, mentre con l’altra, incurvando innaturalmente il polso, si strusciava la lama del kunai provocandosi lunghe striature rossastre sul collo.
“Hai sempre voluto salvarlo solo per te stesso! L’avresti riportato da te allontanandolo da me! E io cosa avrei dovuto fare? Guardarvi sparire senza dire niente, senza fare nulla?!” Scoppiò in grida esasperate lasciando sgorgare incurante lacrime furiose e brucianti.
Naruto inghiottì aria, ogni lacrima su quel volto era l’ennesimo squarcio nel suo cuore. Si sforzò con tutto se stesso di guardare Sakura negli occhi deciso a ribattere, ma ogni discorso gli morì in gola di fronte al suo viso segnato dal pianto di disperazione, di fronte a lei, che con le sue ragioni e la sua malinconica follia riusciva a renderlo inerme e piccolissimo.
“E poi dimmelo, dimmelo che cosa c’entra Hinata. Quella piccola, stupida, ingenua Hinata.” Scosse la testa ridendo e singhiozzando insieme, il kunai a percorrerle veloce la linea bluastra della giugulare.
“Ti odio lo capisci, vero? Odio come hai preso in giro tutti quanti dall’inizio alla fine. Non è Sasuke il vero traditore, ma solo tu. Hai tradito la mia fiducia, hai tradito Hinata, hai tradito quell’insulso sentimento che tu chiami amore!”
Non c’era modo di risollevare gli angoli della bocca verso il cielo.
“Adesso basta!” L’urlò di Naruto squarciò l’aria spezzando le parole di Sakura, che rimasta basita a fissarlo cessò di singhiozzare.
Socchiuse gli occhi celesti provando un leggero quanto melenso torpore nel pronunciare la successiva frase.



Mi disse che in medicina esiste un termine.
Comorbosità.
Disse anche di sentirsi “malata”.
Io sorridevo guardando il cielo.
È sempre stata così, così… Melodrammatica Sakura.
Non volevo ascoltare, ma soffrivo ugualmente.
Parlò tanto di amore, affetto e amicizia.
Ovviamente, ripeté ogni volta il nome di Sasuke.
Forse, solo per poterlo sentire.



“So perfettamente che il mio sogno per Sasuke è atto a rimanere tale e sono certo, al contrario di quello che tu possa pensare, che il mio amore per Hinata è sincero. Nessuno dei due lascerà il posto nel mio cuore, come nessuno dei due sentimenti soffocherà o allontanerà in alcun modo l’altro, mai.” Sorrise piano mortificato.
“Anche tu, Sakura, non mi permetterò mai di lasciarti andare, non sopporterò che questo accada.”
Sakura fece cadere nel vuoto l’ultima frase senza degnarla di un commento, rabbrividì solo, scossa dai fremiti del pianto.
“Dici che è un sogno,” Si asciugò le guancie bagnate scostandosi i capelli che fastidiosi le si appiccicavano in viso. “ma allora perché desideri così tanto riportarlo indietro? Non ti vorrà, è solo un sogno, no? E così vale per me, anche se mi rifiuto di crederci.” Sussurrò lieve mordendosi il labbro, mentre gli occhi verdi affogavano nell’acqua.
Naruto sollevò per un breve istante lo sguardo al cielo, come per ricercare il coraggio di mettere a nudo i suoi pensieri e sentimenti.
“Non rivoglio Sasuke per me, e probabilmente non desidero riportarlo indietro solamente per mantenere fede alla promessa che ti ho fatto. Salverò Sasuke solo per se stesso.” Rispose cercando di mantenere un tono calmo, nonostante ci fossero le forti emozioni pronte a incrinargli la voce. Avanzò di qualche passo cogliendo l’occasione concessagli da una Sakura assorta; infatti la giovane teneva lo sguardo basso e il braccio con cui stringeva il kunai flesso a mezz’aria, finalmente lontano dal suo collo.
“Potrò anche rassegnarmi e sacrificare i miei sentimenti per Sasuke, ma lo salverò ugualmente e salverò anche te. Non intendo arrendermi finché vivo. Insieme, solamente insieme riusciremo a far tornare tutto come prima.” Allungò la mano verso di lei che lo guardò stupefatta, accortasi solo allora di quanto si fosse avvicinato.
Si portò le mani al volto cercando di proteggersi con un gesto istintivo. Proprio in quella circostanza, Naruto notò stupidamente per la prima volta i lividi scuri che percorrevano un braccio della kunoichi.
“Sakura, ma che ti è successo?!” Esclamò apprensivo, perdendo in un sol momento, vinto dalla preoccupazione per l’amica, qualsiasi coerenza con gli avvenimenti presenti.
Sakura fu costretta ad arretrare portando sul volto i segni di un evidentissimo atteggiamento fobico.
“Ti ho detto di starmi lontano! Stammi lontano! Stammi lontano! Lontano! Lontano! Lontano!” Strillò raggiungendo acuti così perforanti da rendere irriconoscibili le parole. Si ritrovò poi a mordendosi con tale furia il labbro inferiore da farselo sanguinare. Agitandosi come un’ossessa, tracciò sul collo sfregi a fior di pelle che subito iniziarono a spillare gocce vermiglie.
Naruto arretrò velocemente sconvolto dalla reazione di Sakura. Sbiancò in volto nel terrore che l’amica potesse recidersi la gola da un momento all’altro.
Si ritrovò a supplicarla quasi piangendo, ma le sue urla non cessavano sprofondando in un delirio sempre più incolmabile.
“Tornare tutto come prima?! Tornare tutto come prima?! Non Farmi ridere!” Farfugliò scoppiando subito dopo in una risata sguaiata, mettendo in evidenza i candidi denti macchiati dal sangue del labbro rotto. Ripiegò il collo percorso da sottilissimi rivoli sanguinanti.
“Sakura, ti prego!” Esalò Naruto, senza ascolto.
“Non farmi ridere! Non farmi ridere! Non farmi ridere, non farmi ridere, non farmi ridere, non farmi ridernon farmiriderenonfarmi ridernonfarmiridernonfarmi ridere non farmi ridere farmi non ridere farmi ridere non…” Si chinò verso il basso cingendosi l’addome sorpresa da un’incontenibile ridarella.
Sputò tra i fili d’erba saliva mista sangue e con lentezza eccessiva iniziò a dirigersi ricurva verso il ciglio del dirupo, strappando al suo passaggio gli alti steli dei soffici fiori.
Naruto la fissò a occhi sbarrati. E ora che cosa avrebbe voluto fare? Gettarsi di sotto? Si preparò all’azione portandosi con discrezione più vicino a lei.
Sakura intuì immediatamente le sue intenzioni e si bloccò sul posto traffigendolo con sguardo raggelante.
“Non un passo se non vuoi che prima mi sgozzi e poi mi lanci nel vuoto.” Sillabò lentamente come a voler far intendere il concetto a una persona dallo scarso comprendonio.
“Sakura perché stai facendo tutto questo? Ti prego ascoltami, cerca di ragionare, si può sapere cosa credi di ottenere? Non possiamo arrivare a tanto…” La voce di Naruto si ruppe nel tentativo di trattenere le lacrime.
“Sono certo che c’è ancora un modo per poter risistemare le cose, ci sarà pur qualcosa che io posso fare.” Levò lo sguardo terso su Sakura senza poter nascondere la dolce supplica suggellata in ogni parola.
Haruno sospirò affranta, snervata dal dover ancora una volta ribadire il concetto.
“Risistemare le cose. Far tornare tutto come prima. Ti rendi conto di quanto siano inconsistenti queste parole, vuote di significato? Mi dispiace Naruto, ma ormai ogni cosa è compromessa, non c’è modo, non c’è più soluzione. Non so come dirtelo. Puoi continuare se vuoi a mascherarti sotto questo finto eroismo, chiuderti gli occhi di fronte alla verità, credere ancora in qualcosa. Puoi sperare, Naruto, e non sarò certo io a costringerti a non farlo. Non ho alcun interesse a cambiare i tuoi istinti da martire, a bloccare l’afflusso” Si fermò in una piccola pausa assottigliando lo sguardo, come se una certa irritazione avesse preso il sopravvento a tal punto da toglierle la voce.
“delle tue stupide frasi ricolme d’insulse fantasie di salvezza a cui nemmeno tu riesci più a credere. Salverò quello, salverò quell’altro. Inizia a salvare te stesso, se sei tanto bravo. ” Riprese a parlare rocamente scostandosi una ciocca dietro l’orecchio, mentre sul volto iniziò a delinearsi un cinico sorriso.
“La vuoi la verità?” Gliela offrì così, come a un cane il biscotto.
Naruto gettò lo sguardo a terra, perfino quei timidi e bistrattati fiorellini bianchi parevano malinconici. “Quale verità?” Si limitò a domandare con gli occhi lucidi.
“Io ti detesto.” Allungò la smorfia sulle labbra.



Disse di essere la mia comorbosità.
Sillabavo incerto quel termine. Era brutto, suonava male.
Soprattutto, non lo capivo.
Spiegò d’avere importanti implicazioni nel mio esito finale.
-Quale esito se non la morte?-
Rideva giocando con le ciocche rosate.
Non aveva alcuna intenzione di rispondermi.
Poi iniziò a guardarmi, sembrava aver dimenticato qualcosa.
“La comorbosità è”
Carezzava i fili d’erba, ansiosa.
“una patologia secondaria non necessariamente correlata con la patologia principale.”
Accennai a una smorfia d’assenso.
Si avvicinò al mio viso.
Volse per un attimo lo sguardo al cielo,
quasi volesse verificare la stessa intensità di azzurro nei miei occhi.
“Io e Sasuke siamo due sintomi della stessa malattia.”
Sussurrò lieve, le tremava la voce.





“Ti odio dal profondo del cuore.” Lo disse con una tale leggerezza da sembrare una soave dichiarazione d’affetto. Quelle parole simili a petali incandescenti si posarono sulla pelle di Naruto ustionandola, la liquefecero fino a raggiungere il suo intimo strinandogli il cuore.
Il ragazzo si chinò in avanti come se fosse stato fisicamente percosso da quella frase.
“La verità fa male, Naruto, ma credimi, era un macigno così pesante che non vedevo l’ora di liberarmene.” Continuò osservandosi le unghie scheggiate della mano, poi la placida espressione degli occhi mutò assumendo tratti allucinati e rabbiosi.
“Detesto la tua inettitudine, la tua stupidità, tutto, odio tutto di te! Mi hai lasciata sola come un cane, non hai saputo nemmeno mantenere la promessa! Hai tradito me e Sasuke con quella stupida ragazzina! Lo capisci il perché ti odio?! Lo vuoi vedere il motivo?! Manuke! Manuke! Manuke*!” Urlò in un continuo crescendo della voce, dapprima sibilata e soffocata dalla furia e poi scoppiettante ed esasperata nella collera in piena.
Naruto rimase stoico sotto i colpi vibranti degli insulti di Sakura, questa volta non chinò il volto, ma sorbì tutto con coraggio e apparente impassibilità.
Sakura avanzò di qualche passo avvicinandosi pericolosamente al ciglio del dirupo.
“Sei solo un vile e io solo una stupida ad aver provato a credere in te. Sei fatto solo di parole e finta speranza, Naruto. Solo di promesse mai mantenute, sei solamente questo.” Fece sfociare un sorriso ricolmo di amarezza che le disciolse dal viso le ombre taglienti della rabbia.
Si levò una brezza leggera che le carezzò i capelli rosati messi a cornice del volto. Seppur tenue, il venticello strappò i delicatissimi petali dei bianchi fiorellini e li librò nell’aria trasportandoli via con sé.
“Sakura… Forse hai ragione, io non sono ancora riuscito a mantenere la promessa fatta, ma conosci la mia determinazione tu sai che…” Non vi riuscì. Non poté terminare la frase. Una lacrima silenziosa uccise le sue parole sul nascere, morirono in gola per poi essere usurpate dalla voce aspra di Sakura che riprese prontamente la parola.
“Ora che sai tutto questo. Che sai il ribrezzo che mi provochi, il voltastomaco che mi nasce al solo vederti. Ora che sai quanto ti odio, dimmi Naruto, mi vorrai salvare ancora?” Accennò un sorriso sporgendo con espressione birichina un piede nel vuoto. Granelli di terriccio e sassolini capitolarono giù dalla parete di nuda roccia. Naruto perse un battito nell’osservare l’amica in una posizione così rischiosa, avrebbe voluto stringerla subito tra le braccia e portarla via da lì il prima possibile, ma temeva per come avrebbe potuto reagire, probabilmente commettendo la peggiore delle follie. Deglutì il groppo alla gola intanto che il cuore gli palpitava sfrenato.
“Allora? Mi salverai ugualmente, Naruto-kun?” Reiterò la domanda inclinando graziosamente il viso.
Naruto sollevato che fosse tornata con tutti e due i piedi ben saldi a terra prestò attenzione alle sue parole. Lasciò sfociare sulle labbra un sorriso appena accennato.
“Non importa se mi odi, mi fa malissimo certo, ma non importa. Per quanto tu mi possa detestare io non ti lascerò mai Sakura. Ti salverò ancora e ancora fino a che non avrai cambiato idea su di me fino a che non starai bene. Ti salverò ora e sempre.” Mormorò pacato, l’ennesima promessa da suicidio.
“Allora, se stanno così le cose…” Bisbigliò a fior di labbra sovrapponendo con creanza la punta dei piedi.
“Accomodati.”
Aprì le braccia e si gettò di schiena nel vuoto.


Il tempo sembrava essersi fermato. Davanti agli occhi di Naruto ogni secondo sembrava trascorre con innaturale lentezza.
Il corpo di Sakura, quel sorriso spensierato stampato sul volto, gli occhi verdi fissi su di lui come a chiederli –Cosa aspetti? Vieni-. Restavano lì, fermi, crocefissi nel vuoto. La Sakura che lui vedeva non voleva cadere, non sarebbe caduta.

“Sakura!!”
Non riuscì nemmeno a riconoscere come suo l’urlo che dilaniò l’aria, che già le sue gambe si muovevano autonome e disperate. Mai gli erano sembrate così lente, tanto da esser certo che mai avrebbe potuto raggiungerla, che mai sarebbe riuscito a coprire quelle poche falcate che lo dividevano da lei.
Si lanciò in avanti, tentando il tutto per tutto e riuscendo insperatamente ad afferrare appena in tempo la mano di Sakura. Non poté più trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrere velandogli gli occhi cerulei.
“Sakura.” Sussurrò a fior di labbra, pronto a issarla al sicuro prima che i suoi piedi perdessero quel poco di aderenza rimastagli al terreno.
Un sorriso febbrile si fece largo sul volto della ragazza, solo in quel momento Naruto comprese che Sakura si stava opponendo resistenza.
Puntò i piedi sulla parete rocciosa e con tutta la forza che aveva in corpo afferrò entrambe le braccia di Naruto tirandolo giù di peso. Colto alla sprovvista, il ragazzo non riuscì a reagire in tempo, perdendo così irrimediabilmente il precario equilibrio.
Ebbe un tuffo al cuore quando il vuoto lo accolse. Il vento fortissimo iniziò a sferzargli il volto costringendolo a socchiudere gli occhi.
Sakura si aggrappò a lui in un morboso abbraccio intrecciando le gambe intorno alla sua schiena. Naruto tentò di liberarsi cercando di scorgere un qualche possibile appiglio per riuscire a salvare entrambi; ma Sakura non glielo permise, gli bloccò ogni possibile movimento e immergendo il viso nell'incavo del suo collo andò a stuzzicargli le labbra con i capelli rosati spazzati dalle brezze.
“Andiamo da Sasuke insieme.”
Nonostante i fischi perpetui e frastornanti del vento, riuscì a udire ugualmente le parole di Sakura sussurrate a pochissima distanza dal suo viso.
Subito dopo la ragazza gli prese il volto tra le mani e senza alcun preavviso gli sferrò una violentissima testata, fronte contro fronte.
Naruto rimase frastornato avvertendo all'istante una spiacevole sensazione di bagnato, poté immaginare il rivolo di sangue che aveva preso a colargli fra gli occhi.
Quando Sakura tornò ad abbracciarlo con forza, un lancinante dolore alla testa lo colse e in pochi attimi incominciò ad annebbiarsi la vista.

C’erano ancora davanti a lui, seppur ottenebrati da irreali ombre nere, gli occhi verde smeraldo di Sakura appena socchiusi.
C’era, tra contorni indefiniti, il suo lieve sorriso di soffusa beatitudine.
C’erano quei bei capelli rosa, purtroppo offuscati, che spiegati dall’aria arrivavano a solleticargli il naso.
Che gli occhi fossero chiusi o aperti, ormai non faceva più differenza.
Era arrivato il buio.
E anche il vuoto, anzi quello c’era sempre stato,
ed era molto peggio del buio.




Rimasi ad osservare il cielo, senza altre domande.
Ora, non voglio dire che avessi compreso il concetto,
semplicemente, mi andava bene così.
O almeno, per un attimo pensai che andasse bene.
Mi voltai verso Sakura.
Presumibilmente con espressione da ebete.
“Aspetta, aspetta…” Mormorai pensoso.
Lei sorrise.
“Se tu e Sasuke siete due sintomi della stessa malattia,

la malattia, qual è?”
Socchiuse gli occhi pungolandomi con un dito la spalla.
“Baka.” Si lagnò divertita.
“È l’amore, no?”

















Manuke*= stupido.




Angolino Autrice:

In primis, mi scuso profondamente per il vergognoso ritardo, ma non starò a giustificarmi visto che gli impegni, in fin dei conti, ce li abbiamo tutti.
Non perdo tempo neanche a commentare il capitolo che passo subito a rispondere alle recensioni:

Vaius: Come sempre ti ringrazio moltissimo per aver recensito! Sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. ^-^
In effetti hai ragione, Hinata la sto un po’ maltrattando e poi in questo capitolo non compare quasi, ma spero che sia riuscita a fartelo apprezzare ugualmente.
Il prossimo sarà l’ultimo… E no, non è uno scherzo xD
Ti ringrazio ancora per il tuo interesse, appoggio e sostegno che sono stati determinanti per questa storia.

wari: Levatelo della testa che le tue recensioni mi secchino, anzi, se proprio vuoi la verità be’, io le adoro u__ù
per il semplice fatto che mi stai aiutando veramente tantissimo e riconosco perfettamente che non sia cosa da poco spendere il proprio tempo per scrivere, come le chiami tu, degli elenchi della spesa, solo per darmi una mano nel migliorare questa storia. E poi non è assolutamente colpa tua se vengono così lunghe (tra l’altro le trovo stupende anche per questo), per lo meno io la vedo in questo modo, se facessi meno errori, sicuramente, tu non ti ritroveresti a segnalarmeli e le recensioni sarebbe di certo più corte.
Dopo aver postato questo capitolo, ho corretto tutti gli errori che mi hai indicato nello scorso, ti ringrazio moltissimo e dico che hai perfettamente ragione, devo stare più attenta con il lessico, facile usarne uno forbito, ma poi devo anche saperlo usare. Per quanto riguarda l’osservazione sugli epiteti associati a Hiashi, ecco, li vorrei spiegare in questo modo: poiché non lo reputo Hiashi un vero padre per Hinata, ho deciso di usare dei sinonimi, un po’ grotteschi, della parola padre per evidenziare la distanza, il profondo distacco emotivo tra i due. Mi dispiace se l’intento sia risultato un po’ ridicolo.
La farfalla di quella specie esiste davvero, il suo nome volgare è Large Blue. Felicissima che tu abbia apprezzato certi dettagli e alcune dinamiche della storia, in particolare l’inutile comparsa di Touei. *-*
All’inizio della recensione hai scritto che 'sta volta andava un po’ meglio. Non mi sento di dire che sia andata effettivamente meglio o che sia stata tu disattenta, ma di una cosa sono certa, che nel precedente capitolo ho davvero cercato di fare meglio, di sforzarmi di migliorare, e questo grazie alla tua recensione che ha saputo spronarmi!
Quindi, semplicemente, GRAZIE.


Missredlights: Grazie mille per aver recensito! Mi dispiace se lo scorso capitolo ti abbia fatta un po’ alterare, ma mi sa che in questo sia andata ancora peggio! Però se volevi che Sakura facesse una brutta fine, forse, forse, sono riuscita ad accontentarti xD Comunque, spero tanto che ti sia piaciuto! *-*
Un bacio.


Non trovo per niente giusto rispondere così tardi alle vostre recensioni, quindi non aspetterò più di postare il capitolo successivo per farlo. Detto questo, sperando che il capitolo non vi abbia schifato più del dovuto…

Al prossimo aggiornamento! ^O^


Ringrazio, ovviamente, anche tutti i lettori!











  
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