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Autore: Laitalee    31/01/2011    9 recensioni
Harry Potter, dieci anni dopo la fine del settimo libro, incontra Dudley Dursley al Paiolo Magico, perchè questi ha bisogno del suo aiuto... che succederà?
Sono gradite le recensioni! Buona lettura.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I due arrivarono di fronte al muro e si fermarono. Dudley non capiva, non sapeva cosa ci fosse dietro quel muro e guardava il cugino perplesso. Harry si fermò, prima di aprire il passaggio verso Diagon Alley.

“Vedi Dudley... io ci soffrivo moltissimo a tornare a casa, perché il mondo magico è diventato la mia vera casa, dal primo momento in cui ho visto questo posto. Ogni volta che tornavo da voi mi sentivo esiliato dal posto a cui appartenevo realmente. Avrei preferito mille e mille volte farmi strappare un braccio che tornare a casa vostra, perché questo è il mio mondo. Il posto a cui appartengo.” concluse, estraendo la bacchetta e toccando certi mattoni.

I mattoni si spostarono silenziosamente ed il mormorio di centinaia di voci emerse, prima di poterne vedere l'origine. Una folata di aria li avvolse, profumata di incenso ed erbe aromatiche e zucchero candito e filato, come se fossero davanti alla porta di un bazaar o di un lunapark. Una lunga strada affollata si aprì di fronte a loro, affollata di cappelli appuntiti da mago, di tutti i colori possibili. Gente abbigliata da mago camminava senza quasi guardarli, quando si affacciarono sulla via. L'apertura nel muro si chiuse alle loro spalle, appena l'ebbero oltrepassata. Vi erano negozietti su entrambi i lati, e di fronte ad essi erano posati gli oggetti più strani, in esposizione. Nessuno parve far caso alla coppia che entrava, ed Harry prese il cugino sotto braccio, per farlo smuovere dall'entrata. La sua celebrità venne subito loro incontro, quando molti, tra maghi e streghe, si girarono a salutarlo, sorridendo, man mano che si inoltravano nella via. Dudley non credeva ai propri occhi, non emetteva più nemmeno un suono. Guardava ogni vetrina con occhi spalancati e quando arrivarono di fronte al negozio di animali, si attaccò alla vetrina con entrambe le mani, ad osservare i gufi messaggeri e le gabbie piene di animali di tutti i generi.

“La tua civetta.... dio quanto te l'invidiavo, Harry, era bellissima. Ce l'hai ancora?” chiese con un fil di voce.

Harry sorrise, e scosse la testa.

“Purtroppo no. È stata una delle vittime di Voldemort, disgraziatamente. Ora ho un barbagianni, piuttosto bizzoso, devo ammettere. Ma Edvige mi manca molto...”

«Ha ucciso anche la tua civetta?» L'omone strabuzzò gli occhi. «Ma sei sicuro che non possa più tornare?»

Harry sorrise alla domanda. Dio sapeva se non gliel'avevano rivolta tutti quelli a cui aveva raccontato la sua storia, negli ultimi dieci anni. Giornalisti, scrittori, conoscenti, colleghi appena conosciuti... tutti, malgrado avessero saputo della battaglia ad Hogwarts, e del successivo funerale del Signore Oscuro, a cui aveva addirittura presenziato, volevano essere rassicurati che ormai l'incubo fosse veramente finito. Soprattutto coloro che la prima volta avevano faticato a credere nel suo ritorno, ora temevano di vederlo tornare. Nel suo ufficio di Auror arrivavano ogni giorno segnalazioni del suo avvistamento, tutte false, ovviamente. Era come quel cantante babbano di cui parlava ogni tanto Hermione, quel Prestley, i cui fan erano convinti avesse finto la sua morte per potersi godere i soldi senza il peso della fama, e non si rassegnavano alla sua morte. In senso opposto, la sua celebrità aveva reso Voldemort più immortale di quanto non fosse stato veramente, e la paura lo faceva vedere ovunque. Scosse la testa.

“Non ti devi preoccupare, Dud.. posso garantirtelo io e possono dirtelo anche quelli che erano con me quando è morto: non tornerà mai più.” Istintivamente si portò una mano alla fronte, ad accarezzarsi la cicatrice. Non gli aveva mai più fatto male, da quel giorno, e quella era la sua maggior sicurezza.

Harry non sapeva bene dove portarlo, e lo seguì mentre il babbano si incuriosiva a guardare tutte le vetrine, facendogli da cicerone, finché non arrivarono di fronte al negozio dei gemelli Weasley, ora gestito da Ron e da George, il sopravvissuto della coppia. Stava aprendo la porta, quando una voce femminile lo chiamò. Alle loro spalle, una bella donna, alta e magra, con un gran cespuglio di capelli fulvi e ricci, stava arrivando con la mano alzata a salutarlo ed un ampio sorriso in volto.

“Hermione!” Sorrise di rimando Harry. “Non ci crederai ma stavo giusto pensando a te, pochi minuti fa... ti ricordi di mio cugino Dudley Dursley? Non ricordo se vi siate mai incontrati...” Disse, girandosi a presentare il cugino.

“Non credo ci siamo mai incontrati, no... ma ho molto sentito parlare di te” Sorrise, allungando una mano a stringere l'enorme zampa di Dud. “Piacere di conoscerti! Come mai in visita a Diagon Alley?”

“E-ecco, io...” Balbettò, stringendole la mano. “Ho chiesto a Harry dei consigli... e, ecco...”

“Pare che suo figlio sia un mago! E visto che dovrà andare a Hogwarts, ho pensato bene di fargli vedere il quartiere magico, così può farsi un'idea del nostro mondo...”

“Ma davvero?” La donna guardò l'amico, le sopracciglia alzate e gli occhi che parevano volerle uscire dalla testa. “Straordinario! Vedrai Dudley, a tuo figlio piacerà la nostra scuola! Sono anche io figlia di babbani, sai?” Sorrise all'omone, che stava arrossendo nuovamente. “Quando ho scoperto di essere una strega i miei sono stati entusiasti della notizia... certo, non è stato facile adattarsi alle caratteristiche di questo mondo, ma non sarà difficile, vedrai... quanti anni ha tuo figlio? Magari andrà a scuola con qualcuno dei nostri...” cercava di metterlo a suo agio, intenerita dal palese imbarazzo del gigante, che continuava a guardarsi attorno tra il terrorizzato e l'affascinato.

“Ha sette anni. Bobby. Si, ecco... e fa già come lui.” concluse indicando il cugino. “Fa volare le cose, rompe i bicchieri senza toccarli...”

“Si fa ricrescere i capelli quando il taglio nuovo non gli piace...” Ridacchiò Harry, che aveva raccontato quell'episodio all'amica mille anni prima, a scuola.

Dud annuì, sorridendo ed aggiungendo ancora un velo di cremisi alla sua carnagione.

“Sto cercando di capire come fare, con lui... come vivete? Cosa fate di normale?” chiese, poi intercettò un'occhiataccia di Harry ed abbassò lo sguardo, passandosi la manona tra i capelli. “Insomma, com'è la vita dei maghi? Come si fa a crescere un piccolo mago, se sei un babbano e di magia...” non terminò la frase, non sapendo che aggiungere. Non poteva dire all'amica di Harry che li aveva sempre considerati dei mostri, esattamente come i suoi gli avevano insegnato.

“Non siamo dei mostri... siamo persone normali, Dudley. Ci facciamo delle famiglie, lavoriamo, esattamente come i babbani. E possiamo agevolmente abitare i due mondi, ed io, come tantissimi maghi e streghe che arrivano da famiglie babbane possono dimostrare. Ma che ne dite se entriamo in negozio? Ci facciamo offrire un tè da mio marito e facciamo due chiacchiere con tranquillità.”

Il negozio quella mattina era semideserto, era il periodo di Pasqua e non erano in molti a comprare scherzi, senza contare che spesso gli acquisti venivano fatti via posta, più che al bancone, per rispettare l'anonimato di chi richiedeva oggettistica speciale. Dietro al bancone, seduto su uno sgabello, intento a leggere il giornale, c'era l'amico storico di Harry ed ora marito di Hermione. Era diventato alto e robusto, con gli anni, quasi più dell'altissimo George, sempre magro come un lampionaio. Questi era intento a impacchettare qualcosa che cinguettava, ed insieme commentavano le notizie di sport, quando videro i tre entrare in negozio.

“Buongiorno!” Esclamò Ron, che sapeva dell'incontro di Harry con il cugino, il solo con cui l'auror aveva voluto confidarsi. “Non immaginavo di vederti arrivare, Harry...”

Harry rispiegò la situazione, mentre Dudley avrebbe tanto voluto seppellirsi sotto un paio di metri di terra. Era ormai talmente rosso che scaldava la stanza. I due fratelli non trattennero l'ilarità a sentir narrare la scoperta del piccolo mago in famiglia, e risero fin quasi alle lacrime, malgrado Hermione cercasse in tutti i modi di frenarli, per non umiliare ulteriormente Dudley. Non era il caso che l'omone incrementasse i suoi pregiudizi, visto che ora c'era di mezzo anche un bambino, ma fu Harry a riuscire a riportare tutti alla calma.

“Sentite,” Disse, “Mio cugino è venuto a cercarmi per capire meglio il nostro mondo, ora che grazie a Bobby dovrà frequentarlo pure lui, che ne dite di mostrarglielo, invece di ridere?”

“Giusto, Harry!” Disse George, “Io direi di iniziare proprio da noi. Che cosa vuoi sapere, Dud? Noi proveniamo da una famiglia di maghi, puoi chiederci qualsiasi cosa.”

Si spostarono nel retro del negozio, dopo aver esposto il cartello di torno subito alla vetrina, e prepararono bevande calde per tutti, mentre si accomodavano attorno al tavolo che i due rossi usavano per pranzo, quando non tornavano a casa per il troppo lavoro in negozio.

“V-veramente io avrei da chiedere a lei...” Disse indicando vagamente Hermione. “Tu sei quella che è stata nella situazione di Bobby, giusto? Sei figlia di gente come me, come hanno fatto i tuoi?” Chiese, guardandola da sotto in su, i piccoli occhietti che cercavano comprensione.

“La cosa più difficile sai cos'è stata, Dudley? La lontananza. Sapermi lontana per così tanti mesi, era difficile per loro tanto quanto per me. Ed agli inizi non fu facile comprendere il mondo dei maghi, anche perché a differenza tua non avevamo qualcuno che potesse spiegarcelo. Le differenze sono tante, è vero, ma sono facilmente superabili, con qualcuno che ti guida.” Disse Hermione con calma, meditando ogni parola. Dudley la guardava a bocca aperta, senza perdersi nemmeno una sillaba. “Quando siamo venuti qui per la prima volta ero quasi più spaventata io di loro, sai? Mi terrorizzavano tutte le stranezze che vedevo, scope volanti, calderoni, bacchette magiche... cose che fuori dal mondo magico sono solo favole, qui sono reali, questo mi ha spaventata più di tutto. Eppure quando ci sono entrata dentro, è stato meraviglioso. Ora non saprei nemmeno pensare di vivere senza la magia. È stato un dono meraviglioso, veramente.”

Dudley stava lasciando raffreddare la tazza di caffè di fronte a sé, incapace di parlare. Si girò a guardare Harry, interrogativo.

“Tu.... eri venuto qua con quel gigante, vero? Non te l'ho mai chiesto. Come è stato venire qua per la prima volta?”

Harry sorrise, prima di rispondere. Prese fiato e lasciò che la sua mente si riempisse di ricordi. Era come se fosse successo il giorno prima.

“Un luna park, Dud.... incrociato con il paradiso. Non so darti l'idea di come mi sono sentito. Da un lato, è vero, ero spaventato anche io. Dall'altro..... Dio del cielo. Come faccio a spiegartelo? Lo sapevo di esser strano, mi ci avete fatto sentire tutta la vita, tu ed i tuoi. Strano, indesiderato. Ma qua... ero normale. Ero speciale, è vero, a modo mio, per il mio nome, per il mio passato, ma in un modo diverso da come mi sentivo a casa. La mia difficoltà non è mai stata adattarmi al mondo magico, ma tornare a casa da voi. Trovarmi diviso tra due mondi, uno che mi respingeva ed uno in cui avrei voluto passare ogni istante della mia vita, malgrado all'epoca fosse molto più pericoloso di ora, sopratutto per me.”

Dud strinse le labbra, annuendo ed abbassando il testone. Sospirava, sbuffava. Prese il fiato un paio di volte, cercando di parlare, ma si vedeva che non era abituato a farlo.

“Io... mi spiace, Harry. Non deve esser stato facile, per te. Io non l'ho mai capito, quanto male ti stavano facendo i miei. E quanto te ne ho fatto io. Giusto adesso, che vedo Bobby fare tutte quelle cose....” Si agitava sulla sedia, come se fosse fatta di sassi aguzzi. Il faccione era un insieme di macchie di tutti i colori, come se la sua epidermide non sapesse più che colore assumere per star dietro a tutte le emozioni che provava. “Per questo ho voluto cercarti. Non voglio assolutamente che mio figlio soffra quello che hai sofferto tu. I miei...” Prese fiato, lo trattenne nei polmoni, per qualche minuto. “Sbagliarono, con te furono dei mostri: non si trattano così i bambini.” Disse, tutto d'un fiato. Si passò una mano sul viso, cercando di nascondere le lacrime che minacciavano di spuntargli dagli occhi.

Harry era come paralizzato. Mai in tutta la sua vita si sarebbe aspettato quelle parole dal cugino. Gli Weasley tacevano, imbarazzati, e fu Hermione a cogliere l'attimo.

“Ora che lo hai capito, Dudley, potrai evitare di fare lo stesso errore con tuo figlio. Questo è lodevole.” Annuì, battendo una mano sulla robusta spalla dell'uomo. “Perchè non venite tutti e tre, tu, tua moglie, tuo figlio a farvi un giro a Diagon Alley, nei prossimi giorni? Pian piano tu e tua moglie potrete conoscere meglio il nostro mondo, ed il tuo piccolo potrà cominciare a capire cosa lo aspetta.”

Guardò significativamente Harry, che dopo qualche istante capì dove voleva andare a parare.

“Ottima idea! Possiamo vederci con Ginny ed i nostri bambini, non sarebbe male se conoscesse i suoi parenti, finalmente, ti pare?”

Dudley finalmente sorrise. Mosse il testone per annuire, grato.




Grazie per tutte le recensioni. Sarà lunga aggiornare questa storia perchè ho veramente poco tempo per scrivere, ma abbiate fiducia, non me la dimentico! 
   
 
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