Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ethelincabbages    03/02/2011    8 recensioni
Questa è la storia di quello che sarebbe successo se Harry e Hermione non fossero stati quei retti e leali eroi che noi conosciamo. Questa è la storia di quello che sarebbe potuto succedere in una tenda nascosta nel nulla inglese, una notte di dicembre, tra due ragazzi soli, spaventati e alla ricerca di un po' di calore. Questa è la storia di un errore.
Chi sei, Chris? Chi sei?
Un’incrinatura sul percorso lineare del destino. Sei un pensiero scritto frettolosamente nella stesura di una lettera altrimenti perfetta, una frase sbagliata che hanno cercato con sollecitudine di cancellare, sistemare, riordinare in qualche modo. E non ci sono riusciti.

Avvertimenti: Questa storia contiene una buona dose di drammaticità postmoderna, qualche triangolo amoroso, diversi cliché, personaggi che potrebbero essere considerati Out of Character e personaggi non presenti nella saga originale.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10

Fogli dal passato

Qualcosa ancora non tornava tra il giro d’accordi segnato di fretta su quella consunta pergamena e il suono che usciva dalla chitarra. Era qualcosa che le sue scarse conoscenze di teoria musicale e lo sbadato autore di quello spartito non avrebbero mai potuto risolvere. Non senza un aiuto.
Ted sapeva benissimo chi avrebbe saputo sciogliere il suo dilemma: Chris. Ma ancora non si era concesso di pensare benevolmente a quella testa calda della sua amica. Non doveva, non poteva lasciarle passare anche questa. Chriseys doveva capire che nessuno lì condivideva il suo gusto stupido per gli scherzi idioti. Non ai danni di Victoire. In fondo Ted non chiedeva poi molto: cosa costava a entrambe imparare a tollerarsi senza provocarsi a vicenda? Cosa c’era di difficile? Non avrebbe fatto di certo male ad entrambe cercare di ricordare che una volta, prima di quell’assurdo incidente, si erano volute bene.
Scacciò l’immagine degli occhi lucidi di Chris dopo le sue parole amare durante la lezione, tornando a concentrarsi sulla musica. Chiunque fosse stato l’autore doveva essere un gran pasticcione – testo e accordi si confondevano sotto un pentagramma tutto storto in cui si rincorrevano note vuote, piene e frettolose.
Ogni volta che Ted apriva quei quattro fogli di pergamena ingiallita si chiedeva chi fosse quel musicista incompreso o cosa stesse facendo in quel momento. Magari ora suonava in qualche pub acclamato da pochi accaniti fan, o di nascosto in camera per non farsi sentire dai parenti, o magari era morto in una delle guerre magiche, come tanti, troppi altri. Come suo padre, come sua madre.
Lo spartito gli era caduto in mano per caso mentre spulciava il vecchio libro di Erbologia di Remus Lupin sperando di trovare qualche indicazione utile tra gli appunti paterni. Una delle poche cose intatte che gli restavano di lui: i suoi libri. Consumati, stanchi, ricoperti di appunti confusi o scribacchiati di sciocchezze. Di qua e di là aveva trovato qualche caricatura di vecchi professori, firmata S.B., qualche richiesta stramba da parte di due mani diverse, una enorme, tondeggiante e decisa, e l’altra minuta e tremolante, e qualche correzione agli appunti ad opera di ‘Lils’. Era come se i vecchi amici di suo padre avessero cristallizzato la loro giovinezza in quelle pagine. Non una di quelle persone era ancora in vita, ma i Malandrini avevano lasciato il loro segno anche lì.
Ogni tanto Ted si fermava a leggere quei libri con la mera illusione di sentire suo padre un po’ più vicino. Dietro il capitolo sui Metamorfomagus del sesto volume di Trasfigurazione, c’era una notina che Teddy supponeva fosse di Sirius: “Dovresti conoscere la mia cuginetta!” E sì, l’aveva incontrata poi.
Una volta aveva mostrato i libri a Harry. Erano rimasti ore a guardare quelle grafie così diverse, così importanti. Un ricordo così prezioso, così lontano. Così poco.
Su quello spartito Ted non era riuscito a riconoscere nessuna dei tratti che aveva osservato per così tante volte. Sapeva solo che quello era un bel testo, e aveva voglia di tirar fuori da quella polvere anche la musica. Chris ci sarebbe riuscita in un lampo.
Il pensiero dell’amica non la voleva finire di tormentarlo. Aveva sbagliato? Doveva sul serio sbatterle in faccia quel vecchio errore? Il ricordo dello sguardo deluso di lei sembrava volergli dire di sì. Sì, Ted. L’hai ferita gratuitamente. Ma lei aveva umiliato Victoire, davanti a tutta quella gente; per qualche suo stupido capriccio, per una sua improvvisa voglia di attenzione… Era dal mese precedente che Chris esagerava tutti i suoi comportamenti fastidiosi, gli scatti d’ira, le ore chiusa in solitudine, le risposte lunatiche. Dal mese precedente.
La realizzazione del fatale errore costrinse Ted a maledirsi miliardi di volte mentalmente. Si era ripetuto così tante volte che doveva mostrare all’amica come la vita continuasse, che doveva comportarsi con lei come se nulla fosse accaduto, che non avrebbe dovuto in alcun modo ricordarle la signora Helen, che aveva finito per dimenticare lui. Ora sapeva di essere un piccolo verme strisciante. Era il peggiore amico che potesse trovarsi sulla faccia della terra.
Come aveva potuto pensare che Chris potesse superare indenne la morte della madre dopo solo un mese e qualche giorno?
Abbandonando il suo strumento sul letto, tirò fuori la Mappa del Malandrino dal cassetto accanto a lui. Una voglia tremenda di sapere dove fosse, di andare a cercarla, di chiederle scusa si era impossessata di lui.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Il foglio vergato dalle firme dei quattro malandrini originari si aprì mostrandogli ogni singolo angolo della sua scuola. Torre dei Grifondoro? No. Biblioteca? No. Sala Grande? No. Ingresso? No. Serre? No. Aula di Babbanologia? No.
Attraversando con gli occhi l’aula di Trasfigurazione oltrepassò tranquillo il nome di Victoire, circondata da quelli dei suoi compagni di anno. Nel suo ufficio Harry passeggiava un po’ su e un po’ giù, mentre Hagrid pareva proprio dirigersi da lui. Trovò finalmente il nome Chriseys Granger sulle scale che conducevano alla torre di Astronomia, e proprio mentre le stava salendo, Ted notò un altro nome appressarsi a lei. La risoluzione di parlarle immediatamente si fece più urgente. Cosa diavolo voleva quel pomposo di Damian Blackwood dalla sua amica?
 

*

1 Settembre 2011 – King’s Cross Station, Londra

“Perché non vai?” chiese Harry, gettando occhiate a destra e a manca, a due passi dal treno, dove Chris e Ted erano appena entrati, sperando che né Hermione, né Andromeda Tonks facessero caso alla loro conversazione.
“Miseriaccia! Non capisco davvero perché non potresti dargliela tu?”
Harry si spazientì. Quante volte doveva ancora ripeterglielo? “Perché adesso sono un professore, perderei di credibilità ai loro occhi se gli consegnassi la mappa.”
Ron avrebbe voluto ricominciare a elencargli la sfilza di altri mezzi che avrebbe potuto usare per fare in modo che la Mappa del Malandrino finisse nelle mani di Teddy o di Chris, ma ci rinunciò, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo. C’era una certa qual logica nel ragionamento di Harry che non poteva non condividere.
Harry si era convinto che la mappa dovesse passare di mano in mano, da malandrino a figlio di malandrino, e così nei secoli dei secoli ci sarebbero state generazioni di piccoli impertinenti che eludevano il controllo di Gazza o di chi per lui. Ted era il legittimo erede di quel pezzo di pergamena tanto prezioso, e anche Chris, pur se non legittimamente. D’altronde, la ragazzina si era meritata il titolo di malandrina honoris causa. Il talento per i guai. Un tratto così squisitamente Potter che Harry si era chiesto tante volte come facessero gli altri a non accorgersene.
“Ok, ma sappi che lo faccio solo per Chrissie e Teddy.” Meritavano anche loro un po’ di tempo da Malandrini. “Non di certo per te.” Detto ciò saltò con due balzi nel treno dove un tempo correva eccitato per un nuovo anno di scuola o per una nuova estate. Trovò i due tredicenni quasi subito, stavano riponendo i loro bauli, e per fortuna non c’era nessun altro ragazzino a rompergli le uova nel paniere.
Ted aggrottò la fronte quando lo vide. Nessun adulto saliva mai sul treno. Ron chiuse la porta dello scompartimento dietro di sé, e i due ragazzi parvero sempre più confusi. Ambasciator non porta pena, ma se Hermione lo avesse scoperto, sarebbero stati guai amari.
“Ragazzi, mi è stato affidato un compito.” Ron ispirò profondamente, e continuò la sua declamazione, ora divertito dalle facce dei due ragazzini. Forse questo ruolo di messo non era poi tanto male. “Signor Lupin, ho il piacere …”
“Ron, smettila di parlare come il Ministro!” lo interruppe Chris. Aveva quel tono spazientito e saccente tipico dell’Hermione adolescente. Era inquietante.
“Zitta tu, Hermione II – Il ritorno,” le fece, pizzicandole il naso. Chris spalancò immediatamente la bocca pronta a rispondergli inviperita. Odiava sentirsi paragonata a Hermione, lei non era affatto uguale a quella seriosa rompiscatole di sua sorella! Ron la fermò prima che diventasse tutta fuoco in faccia. “Dai, dai. Sennò non finisco più! E se tua sorella, e tua nonna,” si rivolse a Ted, “vengono a scoprire cosa sto per darvi mi tagliano le mani, se mi va bene. Ecco.” E consegnò nelle mani del piccolo Metamorfomagus la pergamena bianca.
“Un foglio bianco?”
“Oh, no. Non un semplice foglio bianco. Prendi la bacchetta, su, su.” Ted tirò fuori la bacchetta dalla sua tasca posteriore, con l’espressione perplessa e curiosa. Chris stringeva ancora le braccia intorno al petto, offesa dall’atteggiamento di Ron, ma non poté fare a meno di sbirciare. “Ora ripeti ‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.’ Sai chi sono questi quattro, vero Ted?”
“I messeri Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono orgogliosi di presentare la Mappa del Malandrino.” Gli occhi sgranati e le bocche spalancate dei due ragazzini bastarono a Ron per ripagarlo di tutte le noie che Harry gli aveva dato per convincerlo a consegnarla. Dopo un mezzo minuto di contemplazione Ted si risvegliò.
“Lunastorta era il mio papà.”
Ron annuì. C’era un non so che di soddisfacente in questo passaggio di consegne. “Questa è vostra ora. Mi raccomando, fatene buon uso.”

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ethelincabbages