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Autore: Eternal Cosmos    30/12/2005    6 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 4 : [No such thing as a shade of grey] Nulla che somigli ad una sfumatura di grigio
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Harry rilasciò un silenzioso gemito, e si girò su un fianco, cercando con le lenzuola di coprirsi il viso dall’implacabile luce del sole invernale. Soffriva di un mal di testa con proporzioni universali (anche detto mal di testa da cicatrice) e la sua gola era maledettamente dolente.
Desiderò avere una pozione per il mal di testa e un’antidolorifica a sua disposizione, ma quando mise la mano sul tavolino per trovare le bottigliette, un’abitudine che aveva acquisito negli anni, la sua mano non trovò nulla se non uno spazio vuoto. La cosa non contribuì ad attenuare il suo umore già molto acido.
Hedwig volò verso di lui, stridendo preoccupata, mentre Nagini spinse a parte le coperte con la sua coda. “Non ssembri molto in forma, giovane masster. Forsse è meglio sse rimani a letto, oggi”, sibilò il serpente, preoccupato.
Harry scosse la testa, stancamente, e si alzò con un grugnito silenzioso e le gambe tremanti; fece una smorfia quando notò il proprio riflesso nello specchio del bagno. “Uh!”
Tossì e fece nuove smorfie, quando il dolore alla gola s'intensificò ancora di più. “Solo la mia fortuna...” Mormorò, ma uscì solo un misero bisbiglio rauco.
Harry tentò di addomesticare le lunghe ciocche di capelli del proprio attuale aspetto e aggrottò le sopracciglia quando rifiutarono di cooperare, proprio come i suoi veri capelli. Quando spinse una parte di essi via dalla faccia, la cicatrice era là, di un adirato rosso, quasi prendendosi gioco di lui e assicurandogli che avrebbe ricordato i suoi doveri al maledetto intero mondo.
In una silenziosa fiammata di rabbia repentina, strinse la mano in un pugno e lo piantò nello specchio, senza rendersene conto... per poi mentalmente prendersi a calci quando il sangue ricoprì i pezzi di vetri rotti. Almeno, nessuno di essi si era conficcato nella sua mano, che era un inizio, ma faceva un male d’inferno, e c’era sangue su tutto il pavimento.
Harry aggrottò le sopracciglia - non faceva comunque male quanto la testa- e sussurrò “Scourgify”. I cocci e le gocce di sangue sul pavimento svanirono.
Nagini scivolò verso di lui quando sentì il suono di vetri rotti, chiedendosi che cosa fosse successo per farlo agire improvvisamente in modo così violento. Poi, il Cobra s'avvide di nuove gocce di sangue sul pavimento, cortesia della mano ancora sanguinante. “Ti ssei fatto male. Hai bissogno d’aiuto?
Harry rivolse un sorriso vuoto a Nagini e scosse negativamente la testa. Fabbricò una benda casalinga e finì di vestirsi, mettendosi un pesante mantello per nascondere la mano bendata senza che fosse sembrato troppo ovvio. Sapeva che Rosmerta aveva bisogno del suo aiuto, oggi più che mai: era un fine-settimana a Hogsmeade e, per la prima volta, Harry temeva tale evento.
Nagini si avvolse sotto il mantello, nel suo solito posticino, lo stomaco del ragazzo. Hedwig volò sulla sua spalla e Harry, camminò stancamente fuori dalla sua camera da letto.
Rosmerta, appena lo vide in quello stato e con la faccia esausta e malaticcia, iniziò ad agitarglisi attorno. “James! Sembra come se ti abbiano maledetto fino all’inferno e ritorno! E stai bruciando dalla febbre! Sapevo che non avrei mai dovuto permetterti di andare fuori, ieri notte!” Evidentemente, si sentiva colpevole ed adirata con se stessa.
Harry scosse la testa, facendola fermare nel bel mezzo della sgridata. “Incubo,” gracchiò a bassa voce lui, la gola incapace di produrre alcuna frase più lunga.
Rosmerta sembrava realmente preoccupata e piuttosto incuriosita dal fatto che un incubo potesse ridurlo in tale stato. “Non ho mai sentito di un incubo che potesse provocare un tale danno alla gola.”
Sembrava confusa, finché Harry bisbigliò “Fascino di silenzio. Sempre.”
Quello non aiutò definitivamente ad alleviare le sue preoccupazioni. “Perché non me ne hai parlato?” D'impulso gli prese una mano tra le proprie e non si avvide del sussulto del ragazzo. Comunque, sentì una sostanza appiccicosa che ricopriva lentamente le sue mani. Appena comprese che si trattava di sangue, il suo sangue, le lasciò libere.
“JAMES! Per Merlino, che cosa è accaduto alla tua mano?” Harry sembrò sconfortato, e mormorò dimesso “Incidente.” In un secondo, un cipiglio deciso oscurò il volto della donna, e Rosmerta abbrancò il braccio di Harry e iniziò a tirarlo verso il camino. Prese un una manciata di polvere e puntò un dito nella direzione del fuoco con una faccia austera. “Tu. St. Mungo. Adesso!” Vedendo che la donna non gli lasciava spazio per qualsiasi protesta, Harry sospirò visibilmente, gettò la polvere ed entrò nel fuoco verde.
“St. Mungo,” bisbigliò quanto più eloquentemente poteva e sentì l’odioso strattone verso la destinazione nuova, mentre Hedwig volava via dal fuoco con un verso roco e indignato prima che il fuoco verde potesse trovarla. Sarebbe stato una vista divertente vederlo inciampare sgraziatamente fuori del fuoco se, solamente, non fosse sembrato così pallido ed ammalato.
Un medi-mago che passava vide il ragazzo e camminò rapidamente verso di lui. “Tutto bene, ragazzo? Non mi sembri molto in forze!”
Harry si trattenne dallo sbuffare forte ed alzare gli occhi al cielo. ‘Questo è l'eufemismo del giorno.’
L’unica cosa che lui bisbigliò fu un debole “Mal di gola, mal di testa”, indicando con la mano le parti in questione.
Il medi-mago aggrottò le sopracciglia e mise la mano sulla fronte di Harry, spalancando gli occhi per l’evidente febbre... come anche per la cicatrice dalla strana forma. Diede a Harry un calamo ed un gruppo di carte e lo fece sedere prima che il ragazzo precipitasse inconscio o qualcosa di simile. “Può riempire queste carte? Tornerò in cinque minuti a visitarla.”
Harry aprì la bocca per protestare ma l’occhiata che il medi-mago gli rivolse gli fece chiudere la bocca, e sedette. Sapeva per esperienza che nulla poteva fermare un dottore una volta che si occupava di un paziente, esperienza che aveva guadagnato dal tentare inutilmente di fuggire dalle cure di Poppy Pomfrey.
“’Kay,” borbottò mezzo-rincuorato. Almeno là avrebbe trovato delle pozioni per il dolore alla testa di una certa qualità, in cambio.
Il medi-mago ritornò alcuni minuti più tardi, facendogli cenno di seguirlo. Arrivati nel suo ufficio, si sedettero e il medico iniziò a controllare la mano di Harry. Non sembrava molto a posto; la benda di Harry era piena di sangue essiccato, e quando il dottore scartocciò le bende, le ferite ritornarono a sanguinare.
“Quelle sono brutte ferite, giovane Mr. ...” Il dottore guardò le carte con la coda dell'occhio. “.. Evans. Che cosa è accaduto?”
Harry gli diede una timida occhiata, mentre il più vecchio puntò la bacchetta verso la sua mano e prese a dire un incantesimo salutare.
“Mi sono arrabbiato. Dato un pugno allo specchio.” Harry s'indicò la gola; non era realmente capace di dire più di poche parole alla volta.
Il dottore sollevò un sopracciglio, mentre gli trovava un qualche genere d’unguento. Si voltò di nuovo a metà strada e recuperò dal proprio scaffale una fiala etichettata contenente una pozione blu. Mise l’unguento sulla mano abusata del più giovane ragazzo, per poi avvolgerla con una benda pulita.
“Là, questo dovrebbe mettere a posto la mano. Per stanotte, sarà come nuova. Doveva essere abbastanza arrabbiato, per dar un pugno ad uno specchio e fare un simile danno!” Scherzò l’uomo. “Comunque, per cosa era così adirato?” Il dottore ridacchiò leggermente.
Harry spostò lo sguardo e si strinse nelle spalle. “Non ricordo.”
Non poteva annunciargli che aveva avuto un incubo causato dalla maledetta cicatrice, che gli aveva causato il bisogno di gridare finché la voce era diventata rauca e la gola dolorante, che aveva dato un pugno allo specchio per la sua vita men che meravigliosa!
Il medi-mago sentiva che il ragazzo stava nascondendo qualcosa, ma non era affar suo indagare, così lasciò cadere l'argomento scomodo. “Ora per la sua gola! Apra la bocca!”
Harry obbedì, benché di malavoglia. Continuava a sentirsi nervoso; non era abituato ad avere qualcuno così vicino a sè, faccia a faccia, ed avere il detto qualcuno che gli guardava dritto in bocca, rendeva tutto ancora più inconfortevole.
“Per Merlino, cos’è che ha fatto! Gridato abbastanza forte da risvegliare i morti e per poi ucciderli di nuovo sfondandogli i timpani? La sua gola è malamente danneggiata! Ci vorrà più di un giorno per farla guarire completamente, anche con la mia miglior pozione per il mal di gola! Bene, gliene darò parecchie dosi, da prendere per il resto del giorno e domani. Per ora, beva questo: è cattivo, ma l’aiuterà a far andare via il dolore, o almeno le gelerà la gola, così che non lo senta.”
Harry prese la fiala e la studiò attentamente. Tolse il tappo e diede un’annusata; non aveva alcun odore, cosa che non gli piacque. Ma ehi!L’uomo era un Medi-Mago qualificato e non un Mangiamorte, così ne ingoiò il contenuto in una volta... immediatamente se ne pentì. La sua faccia si contorse in una smorfia facendo ridere di cuore il dottore.
“Lei è un giovane coraggioso, sig. Evans! Non molte persone hanno il coraggio di bere l’intera fiala in una unica sorsata! Ha ha ha!” Harry gli sparò contro un’occhiataccia scura, ma il dottore l’ignorò, occhieggiando invece la sua cicatrice, con un’espressione seria.
Di questo... Harry provava antipatia anche di più che avere il dottore a pochi centimetri dal suo viso con un bastone conficcato sulla lingua.
Harry si agitò scomodamente, tentando di girare leggermente la testa, così che l’uomo capisse il punto. Non desiderava che il Medi-Mago tentasse di far scomparire la cicatrice; Harry sapeva benissimo che era impossibile nascondere la maledetta cosa, figurarsi guarirla. Aveva ucciso il suo Voldemort e non era scomparsa, così sapeva che la cicatrice era destinata a restare là.
Harry quasi sbuffò ironicamente; il suo marchio distintivo: Harry Potter, Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto-E-Ha-Ucciso-Voldemort, centro di tutte le Profezie, Extraordinaire Cercatore, Maestro nelle Arti Oscure, Animagus Non Registrato... e l’elenco poteva continuare per un bel po'.
Con tutto il suo irrigidirsi, avvertì Nagini avvolgersi più ermeticamente alla sua vita, come se il serpente fosse pronto per attaccare. Clandestinamente, la sua mano accarezzò il Cobra, cercando farla calmare.
Harry spostò via la fronte dallo sguardo indagatore del dottore.
“Per favore, non la tocchi. Questa cicatrice...è una parte di chi sono.” Il cuore di Harry si strinse dolorosamente nel petto alle proprie parole, ma era necessario. Il dottore non doveva scoprire che era una Cicatrice Maledetta, altrimenti avrebbe potuto allarmarsi, e portare attenzione su di lui. E con tutto questo, Harry sentì una improvvisa freddezza in gola; la pozione blu aveva avuto davvero effetto, anche se faceva ancora male quando parlava troppo.
L’uomo retrocesse con espressione abbattuta, come se studiare quella cicatrice fosse davvero interessante ed un mistero da risolvere. “Bene, ma aveva detto di aver anche mal di testa, vero? Pensavo che forse questa cicatrice fosse stata il principio di tutto. E’ piuttosto particolare...”
Harry si strinse nelle spalle ma interiormente s'irrigidì. Il dottore non aveva idea di quanto vicino fosse andato alla verità... o, anche, quanto fosse stato vicino ad incontrare un ex-servitore molto irritabile, anche se sotto Imperius all’epoca, di Voldemort.
Dopo una buona dose di pozione contro il mal di testa, Harry sospirò e finalmente si rilassò sulla sedia.
Il medi-mago ghignò. “Là, va molto meglio. Ho dimenticato qualcosa o è tutto?”
Harry aprì la bocca, esitò, e la richiuse, scuotendo negativamente la testa. Non si arrischiò a chiedere una bottiglia di pozione di Dreamless Sleep alla sua massima concentrazione; QUELLO sì che avrebbe creato del sospetto. “No, grazie mille per tutto.”
L’uomo sollevò un sopracciglio e poi scosse le spalle. Poi si diresse fuori dall’ufficio alla ricerca delle fiale di pozioni per il mal di gola di cui James aveva bisogno. “Ora, sig. Evans, dovrà berne la metà di una fiala ogni ora, finché la gola smetterà di bruciare. Questo e molto riposo.”
Harry accennò col capo al tipico discorso del medico e ritornò nuovamente ai Tre Manici di Scopa, ormai riempitosi durante la sua assenza. Con l’inverno e tutto, stava già iniziando a farsi buio all’esterno anche se erano solo circa le tre di pomeriggio.
I pochi studenti accorgendosi del suo arrivo, liberarono rapidamente lo spazio davanti al camino, ed il ragazzo dai lunghi, scuri capelli ne emerse goffamente. La sua occhiata stanca e rabbuiata li dovette spaventare, perché cambiarono tavole, andando quanto più lontano possibile dal camino, tutti accalcati insieme in un gruppetto.
Quella vista fece quasi sbuffare Harry. Erano tutti Hufflepuff di terzo anno, e ne riconobbe alcuni, anche se piuttosto vagamente. I suoi pensieri furono interrotti dall’assalto di Rosmerta, un ghigno sul viso mescolato ad un’espressione preoccupata.
“JAMES!” Le braccia della donna si chiusero attorno al ragazzo, che fremette quando l’attenzione dei clienti si rivolse a loro, specialmente quella degli studenti.
Harry s'irrigidì mentalmente, e s’incamminarono in un luogo più comodo in cui parlare in privato. I cinque Hufflepuff guardarono il nuovo venuto curiosamente e ad occhi spalancati, quando un gufo bianco volò sulla spalla del ragazzo. Rosmerta e Harry passarono accanto a loro per dirigersi verso la cucina.
“Penso che tu abbia impressionato i ragazzi!” Rise Rosmerta, per poi fargli cenno di sedersi.
Comunque, James le diede una lunga occhiata arcigna. “O come dici tu, o li ho spaventati a morte,” disse lui, in un mezzo bisbiglio.
Rosmerta alzò un sopracciglio, ma ignorò il commento. “La tua gola sembra stare un po' meglio, ma penso che sarebbe migliore per te seguire il consiglio del medi-mago e riposarti. Mi sono già occupata dei weekend a Hogsmeade da sola prima, non devi preoccuparti per me.”
Ma Harry scosse la testa. “Sto bene. Avrà bisogno del mio aiuto,” fu il suo bisbiglio.
Rosmerta sospirò, non sapendo cosa fare; il ragazzo era evidentemente molto stanco, per non dire che riusciva appena a parlare, ma d'altra parte gli studenti richiedevano sempre molta attenzione.
“Penso di avere un’idea. Se davvero vuoi aiutarmi, va bene, ma comincerai solo alle cinque. Nel frattempo, voglio che risali nella tua stanza e che riposi un poco, e non dimenticare di prendere la tua medicina. E se il lavoro diventa troppo pesante, ritornerai a riposare.”
James apri la bocca, per poi richiuderla sonoramente, annuendo. Sembrava un buon compromesso. Poteva godere di almeno due ore di sonno, prima di rialzarsi, sempre che i suoi sogni lo permettessero.
“Ci vediamo alle cinque, allora.” E con ciò James uscì dalla cucina, passando di nuovo accanto al gruppo di Hufflepuff, senza neppure gettare loro un’occhiata, e salì in camera sua.
Sigillò nuovamente la porta e si tolse il mantello con un sospiro. Nagini scivolò dalla sua vita al luogo preferito sul letto. “Finalmente! Credevo che quella creatura umana non ci permettessse più di tornare! Perchè vuoi andare a lavorare quando è evidente che hai bissogno di riposso? Passsare il tuo tempo con ragazzini noiossi e insopportabili; non è l’atmossfera di cui hai bissogno adessso!” L’ammonì il cobra.
Harry l’accarezzò sulla testa, per poi sedersi scompostamente sul letto. La verità era, che voleva tentare di non parlare con nessuno, e non solo perchè la sua voce non stava cooperando al momento.
Non desiderava, al momento, che chiunque diventasse troppo amichevole con lui; sarebbero stati a rischio. Aveva sempre preferito lottare da solo prima, almeno fin da quando il suo Sirius era morto. Harry era anche più vecchio e saggio, e sapeva che la vita non era un gioco più di chiunque altro.
Era riuscito a guadagnare anche il rispetto di Snape del suo mondo, e aveva fatto suo il proposito di non mostrarsi mai se non imponente, di non apparire mai debole; si comportava sempre orgogliosamente e aveva un aspetto implacabile, e quello era ciò che probabilmente aveva spaventato i terzi anni di Hufflepuff.
Harry sapeva anche di non essere un Mago della Luce, e nemmeno uno Malvagio. Ma conosceva molta magia oscura, e la sua mente aveva avuto la sua razione di Imperdonabili. Harry era un mago Oscuro, non malvagio come Voldemort, ma non intendeva dirlo al resto del mondo.
Per loro, Oscuro voleva dire Malvagio; non c’erano ombre in mezzo. Che mondo sciocco.
Con questi ultimi pensieri, le sue palpebre diventarono pesanti, e finalmente, si arrese al sonno.
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Non era stato facile alzarsi, quando Nagini lo aveva spinto leggermente per risvegliarsi, ed ora, piuttosto intontitamente, stava scendendo i gradini, non infastidendosi a mettersi il mantello; il Cobra aveva deciso di rimanere a letto e Hedwig stava ancora dormendo nella suo solito posticino sulla scrivania.
Rosmerta gli dedicò un mezzo sorriso quando lo vide, e Harry si diresse verso di lei, ignorando gli sguardi fissi che lo seguivano.
“Spiacente, James, ma sembri appena uscito dall’inferno. Forse è meglio per te se torni a letto.”
Gli studenti e gli altri clienti guardarono al ragazzo con curiosità, tentando di riuscire a captare pezzi della loro conversazione, parlando a bassa voce sull’aspetto del nuovo venuto; sembrava troppo serio per la sua giovane età, e piuttosto oscuro. Lo guardarono scuotere la testa ed aprire la bocca per rispondere, solamente per venir bloccato da una violenta tosse.
Il ragazzo recuperò una fialetta dalle tasche ed aprì il tappo, mentre Rosmerta posava le mani sui fianchi e gli lanciava un’occhiataccia. “Non hai preso la medicina prima? Ricorda quello che ha detto il medi-mago! Non voglio doverti rispedire a forza a St. Mungo di nuovo!” Lo sgridò.
Gli adulti fremettero, sapendo che Rosmerta poteva diventare molto paurosa quando era arrabbiata, ma videro che il ragazzo non pareva colpito minimamente. Harry fece una risata soffocata e abbatté metà del contenuto della fiala misteriosa che proveniva evidentemente da St. Mungo.
Il ragazzo fece una smorfia al gusto pessimo, ma riuscì a sorridere alla proprietaria del pub ad ogni modo. “Non si preoccupi di me.” Mentalmente, Harry fece una smorfia. ‘Non ti preoccupare davvero: sono stato attraverso cose peggiori, comunque.’
Rosmerta sospirò, alzando gli occhi al cielo, sapendo che il ragazzo era testardo come uno studente di Gryffindor. “Va bene, va bene. Solo consegna questi piatti agli studenti nell'angolo più lontano e ritorna. Ci sarà altro cibo pronto in un solo momento.”
Il ragazzo annuì e prese tre piatti allo stesso tempo, dirigendosi al più lontano angolo della taverna. ‘Oh, meraviglioso, Slytherin. Solo la mia fortuna.’
Harry modulò la sua faccia neutrale non appena riconobbe il colore verde della rigatura sui loro mantelli, ma non poteva dire chi fossero gli studenti o quello di cui stavano parlando. ‘Probabilmente Voldemort’, pensò con una smorfia. Siccome Riddle era ancora vivo qui, era normale che avesse più seguaci.
Harry depositò i piatti sulla tavola, intrudendosi nella loro conversazione. Gregory Goyle, Vince Crabbe e Draco Malfoy, Slytherin del settimo anno, lo studiarono attentamente e Malfoy lo trapassò con lo sguardo. “Chi diavolo sei? Non ti ho mai visto prima, qui.”
Harry mantenne la sua faccia neutrale, alzando solamente un sopracciglio alla scelta di parole del biondo. Draco Malfoy era certamente più rude qui, ed un evidente Mangiamorte dallo sguardo arrogante e freddo nei suoi occhi grigi.
Ma Harry non stava certo per dirglielo. Ingoiando l’odio, prima che la sua magia fuoriuscisse, rispose solamente: “Sono James Evans, e infatti sono nuovo qui.”
Come stava per voltarsi e tornare a prendere altri piatti, il ragazzo biondo gli afferrò il braccio. “Ehi! Sei un purosangue o un sangue-sporco, Evans?”
Harry lo guardò imperturbato. “Sono mezzo e mezzo, ma più questa metà che l’altra.”
Riguadagnò il possesso del proprio braccio con uno strattone, lasciando tre Slytherin molto confusi, per non dire irati. Malfoy si voltò e iniziò a mangiare, guardando il cibo come se volesse squalgliare il piatto. “Non mi piace quel ragazzo... e assomiglia troppo a Black, per i miei gusti.”
Goyle e Crabbe rimasero silenziosi ma evidentemente dalla stessa parte di Draco.
Le lunghe ciocche di capelli di Harry gli coprirono gli occhi mentre sorrise scuramente tra se. Non stava certamente per dire ad ognuno che aveva i poteri di Voldemort e i suoi. Vederlo sogghignare tra sè in quel modo ne faceva un vero ritratto disturbante e pauroso per i più giovani studenti presenti e coloro che stavano in piedi sul suo cammino gli lasciarono frettolosamente il passo.
Harry aveva appena parlato con una delle persone più malvagie di Hogwarts! Non avrebbero avuto fiducia in lui.
Poco dopo, Harry prese altri piatti e camminò nella direzione di una tavola piena di Gryffindor, con loro grande orrore.
Mentre si avvicinava a loro, Harry prese il suo tempo per guardarsi intorno; nessuna traccia di Ron o Hermione in nessun luogo. Neppure di Seamus o Dean, a cui piaceva frequentare questo luogo una volta ogni tanto. Infatti, gli unici Gryffindor presenti erano tra terzo e sesto anno.
Nessun segnale dei suoi amici; forse avevano tutti qualcosa da fare ed erano rimasti a Hogwarts? O era probabile che avessero deciso di non venire solo perché Malfoy era qui. L’animosità tra case rivali, senza alcun dubbio.
Ma era felice di vedere che Colin Creevey del sesto anno ed il suo più giovane fratello, Denis, erano qui con alcuni dei loro amici. Harry posò i piatti e diede al gruppo un piccolo sorriso. Loro s'irrigidirono, ma Harry era completamente rilassato e non mostrò nessun segnale d’ostilità verso di loro.
Colin deglutì e balbettò. “Uh, g-grazie.” Il ragazzo più vecchio accennò col capo e, con un’ultima occhiata a loro ed un “Prego”, andò a prendere degli altri piatti.
“Sei matto, Colin?” Denis Creevey chiese al suo più vecchio fratello. “Ora ti potrà riconoscere ovunque vai e forse tenterà anche di ucciderti! Hai visto Malfoy che gli parlava tanto quanto noi!”
Colin deglutì con paura; sapeva che suo fratello era eccessivamente drammatico, ma ciò non alleviò il sentimento di paura nelle sue viscere.
Un Hufflepuff che era con loro annuì ferventemente, guardando il nuovo cameriere con diffidenza. “Guardalo! Sembra così oscuro, con quel suo sguardo fisso e quella posa fiera! Non è possibile che sia buono!”
Il viso di Colin divenne pallido e respinse il suo piatto. “Grazie, ragazzi, avete appena rovinato la mia cena. Non sono più affamato. Risaliamo a Hogwarts.”
Tutti annuirono, ansiosi di uscire da là. Ebbero tutti la sgradevole sensazione, mentre pagarono e uscirono, che quegli occhi blu e profondi li seguissero finché la porta si chiuse.
Harry sospirò nel mentre dava a un vecchio mago il suo piatto. ‘Le cose sono come devono essere ora. Non mi posso avvicinare a nessuno.’ E con quello, continuò a servire, finché tutti gli studenti se n’andarono, inclusi Malfoy e i suoi scagnozzi.
Rosmerta gli sorrise mentre Harry si sedeva ed ingoiava l’altra metà della fiala. “Hai fatto un ottimo lavoro oggi! Gli studenti erano veramente calmi, in confronto ad altre volte! Penso che le tue occhiate li abbiano spaventati!” Rise la donna.
Ma Harry non lo trovò per nulla divertente. Senza rendersene conto, Harry rispose “Le cose sono come dovrebbero essere.”
Rosmerta lo guardò non capendo. “Che cosa?”
Harry uscì dalla sua fantasticheria e scosse la testa, si alzò, sbadigliò e stirò il corpo stanco. “Nulla. Scusami, stavo pensando ad alta voce. Penso che me ne andrò a letto.”
La donna annuì, dandogli un’occhiata calcolatrice. “Meglio di si, James.”




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- Dreamless Sleep: Sonno senza sogni


  
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