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Autore: VaniaMajor    05/02/2011    4 recensioni
Dopo le avventure in La Fonte dei Desideri, Ranma, Ryoga e Mousse si trovano nella difficile situazione di dover combattere contro i tre fratelli Mario, possessori di un colpo micidiale, per evitare che questi sconosciuti si fidanzino con le sorelle Tendo a causa di una vecchia bugia di Genma Saotome! Ranma riuscirà a salvare Akane e a battere il colpo invincibile della Mano degli Dei?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Ci siamo! E' arrivato il momento della sfida!!

Il sole era del colore della cenere, quella mattina. La luce che illuminò le cime degli alberi e che rese inutile il fuoco acceso all’interno dell’accampamento era fredda e bigia, in perfetto accordo col vento tagliente che prometteva neve e gelo entro il pomeriggio. Tre ragazzi erano seduti accanto alle braci che si andavano spegnendo. Uno di loro aveva sul volto un’espressione così affranta da spezzare il cuore.
«Ryoga…- disse Ranma, stuzzicando gli ultimi rimasugli delle fiamme con un legnetto- Se non te la senti, possiamo posticipare.»
«Ehi, Saotome!» protestò Mousse, con le braccia conserte, immusonendosi alla prospettiva di prolungare oltre l’attesa.
«Abbi un po’ di pietà per lui, Mousse!- disse Ranma, acido- Non hai visto cosa gli è successo? Poverino!»
«No, Ranma. Non darmi del poverino.» mormorò Ryoga, guardando lontano. Chiuse gli occhi e sorrise appena, amaro. «Un vero combattente non può calpestare il proprio orgoglio solo perché è stato ferito.- disse, serio- Ho lanciato la sfida e combatterò. Sconfiggerò Eikichi quest’oggi, quindi tornerò a Nerima con voi e poi partirò per un viaggio. Lascerò il ricordo del volto di Akari alle mie spalle.»
«Ne sei certo, Ryoga?» chiese Ranma, preoccupato.
«Certo.» asserì Ryoga.
«Ma sei così triste…» continuò Ranma, osservando l’amico sciogliersi in lacrime.
«Non insistere, Ranma. Ryoga ha ragione.- disse Mousse, sospirando- Tra l’altro, questo stato d’animo lo aiuterà a sconfiggere Eikichi più velocemente.»
«Anche questo è vero.» ammise Ranma, quindi tirò un gran respiro e batté una mano sulla spalla dell’amico affranto. Akane, Shan Pu e la vecchia Obaba uscirono dalle loro tende.
«Siete ancora qui, voi tre?- chiese l’anziana donna- La sfida non era per le prime luci dell’alba?»
«Stiamo andando, vecchia.» ringhiò Ryoga, asciugandosi le lacrime con un gesto secco e alzandosi in piedi.
«Voi che fate, ci aspettate qui?» chiese Ranma, seguendo l’esempio dell’amico.
«Io voglio venire a vederti.» disse Akane, facendo un passo avanti, ma Obaba la fermò.
«Andate soli. Meno distrazioni avrete, meglio sarà.» disse, ignorando il viso deluso di Akane.
«Dovrebbe essere una faccenda piuttosto veloce.- disse Ranma, annuendo- Se va tutto come deve andare, potremo andarcene oggi pomeriggio stesso.»
«Finalmente! Tutto questo freddo mi stava rovinando la pelle.» sentenziò Shan Pu, togliendosi una ciocca di capelli dalla spalla.
«Vedrai che mi farò onore, Shan Pu.» disse Mousse a un albero lì accanto, gonfiando il petto.
«Ricordatevi: niente distrazioni.- rammentò loro Obaba, seria- Basta un attimo di deconcentrazione e la loro Kami no Te avrà libero accesso alla vostra mente.»
«State tranquille. Sarà questione di pochi minuti.» asserì Ranma, fiducioso, quindi i tre voltarono le spalle al campo e si inoltrarono nella foresta.
«Avrei voluto assistere allo scontro.» borbottò Akane, incrociando le braccia sul petto.
«Suvvia, fanciulla! Come ha detto il consorte, sarà davvero una faccenda breve.- disse Obaba- Basterà loro attivare il Kamen no Ken e quindi spedire i tre Mario nel mondo dei sogni. Una volta aggirata la Kami no Te, si troveranno di fronte avversari piuttosto deboli.»
«Insomma, un mese di addestramento per un combattimento di pochi minuti?- chiese Shan Pu, contrariata- Che dannata stupidaggine!»
«Io sono preoccupata per Ryoga.» mormorò Akane.
«La sua depressione gli farà da scudo, come sempre.- tagliò corto Obaba- Ora coraggio, ragazze. Smontiamo il campo e prepariamoci. Non mi dispiacerebbe affatto rivedere il mio ristorante entro stasera.»

***

Li videro arrivare a passo deciso, sbucando fuori dalla foresta. Ranma e i suoi due amici avanzavano verso di loro, che attendevano con una certa impazienza davanti alla porta di casa.
«Non posso crederci.- disse Eikichi, tra i denti- Non capisco se il loro sia fegato oppure idiozia.»
«E’ semplice testardaggine.- disse Tsukasa, a braccia conserte- Non vogliono arrendersi alla sconfitta. Oggi inculcheremo loro il concetto che sfidare i fratelli Mario corrisponde a un suicidio.»
Il maggiore lanciò un’occhiata a Shinji per invitarlo a dire la sua, ma il più piccolo rimase in silenzio, continuando a scrutare con occhi attenti l’avversario che si andava avvicinando. Tsukasa strinse le labbra in una linea sottile. Quello stupido di Shinji e le sue idee indipendenti…In qualità di capofamiglia, lui non avrebbe mai permesso a Shinji di sposare Hikaru, contravvenendo al volere paterno. Presto avrebbero di nuovo sconfitto i tre ragazzi di Nerima e Minako e le sue sorelle avrebbero dovuto guardare in faccia la realtà e rassegnarsi a diventare le loro spose. Shinji e Ranko si sarebbero sposati, e questo era quanto. Fortuna che almeno Eikichi era ancora dalla sua parte.
«Buongiorno.» salutò Ranma, che ormai era a portata di voce.
«Buongiorno a voi.» salutò Tsukasa, freddo, mentre gli altri facevano un cenno col capo.
«Scusate il ritardo. Trovare questa casa si è rivelato un po’ complicato.» disse Ranma. Eikichi guardò alle sue spalle.
«Dove sono Ryoko e le altre?- chiese, acido- Stamattina non le abbiamo trovate in camera. Pensavamo fossero con voi.»
«Lo erano. Si stanno preparando a partire.» disse Ranma.
«Tzè! Siete molto sicuri di voi, vedo.- disse Tsukasa, sarcastico- Sappiate, però, che qualunque trucco abbiate in mente, esso fallirà.»
«Oh, io non credo proprio.» disse Mousse, con un sorriso maligno.
«Vogliamo cominciare?- chiese Shinji, saltellando da un piede all’altro- Si congela, a stare qui fermi.»
«Sì, mi sembra un’ottima idea.- disse Tsukasa, con un sorrisetto, mettendosi in posizione- Bene, preparatevi a…»
«Fermo lì!- disse Ranma, contrariato, rimanendo a braccia conserte- Chi ti ha detto che sarà un combattimento tre contro tre?»
«Cosa?» chiese Eikichi, sospettoso.
«Uno contro uno, Ranma?- chiese Shinji, eccitato- Perfetto! Mi prenoto per essere il tuo avversario!»
«E io per essere il tuo.- disse Mousse, puntando un dito contro Tsukasa- Devo cancellare l’onta di cui mi hai macchiato.»
«Non so di cosa stai parlando, ma va bene, ragazzino.- disse Tsukasa, facendo un cenno perentorio- Seguimi in palestra.»
Mousse schioccò le nocche e, con un sorrisetto, seguì il maggiore dei fratelli Mario dentro la casa.
«Noi potremmo andare sul retro.» propose Shinji, allegro.
«Mi sembra una buona idea, Shinji.» ammise Ranma, incamminandosi con lui.
Eikichi e Ryoga si scambiarono un’occhiata astiosa.
«Pare che mi sia rimasto solo tu, ragazzo con la bandana.» disse Eikichi.
«Per tua sfortuna, aggiungerei.- disse Ryoga, cupo- Sei comunque l’avversario che avrei scelto.»
«Ah sì? Molto interessante.- sogghignò Eikichi, mettendosi in posizione- Ti farò pentire di questa tua decisone e Ryoko sarà mia.»
«Questo è tutto da vedere, dannato.- ringhiò Ryoga, preparandosi al combattimento- Questa volta non perderò.»

***

Mousse e Tsukasa si fronteggiavano in silenzio, all’interno delle calde mura della palestra di casa Mario.
«Qual è il tuo nome?- chiese Tsukasa, cupo- Vorrei conoscere il nome del mio avversario.»
Mousse fece un sorrisetto, quindi allargò un braccio con un gesto teatrale.
«Il mio nome è Mousse e provengo dalla Cina.» disse, con un inchino beffardo.
«Bene, Mousse. Ti avverto che non avrò pietà per te.- disse Tsukasa, mettendosi in posizione- Chiunque cerchi di dividermi dalla mia Minako merita la morte.»
«La tua Minako?! Sei fuori!- ringhiò Mousse- Mi viene la nausea al pensiero di passare altri cinque minuti con te!»
«Cosa significa?! Anche tu ami Minako?!- sbottò Tsukasa, irato, fraintendendo le parole di Mousse- Beh, rassegnati! Lei è destinata a sposarmi!»
«Non hai capito niente, idiota.» sentenziò Mousse, venendo avanti. Tsukasa fece mezzo passo indietro, preparandosi a lanciare il Kami no Te no Ken. “Coraggio, Mousse. E’ il momento di sconfiggere questo damerino.- si disse Mousse, di colpo concentrato- Ricorda che lo fai per Shan Pu.”
«Te la sei cercata, ragazzino!- gridò Tsukasa, portando avanti la mano ad artiglio- Kami no Te no Ken!»
Mousse chiamò a raccolta tutti gli insegnamenti di Obaba e mascherò la propria mente. Sentì il colpo di Tsukasa, reso più potente dall’ira, tentare di forzare la sua Kamen, ma esso si infranse di fronte alla ferrea volontà di Mousse. Tsukasa rimase basito, incapace di credere che il suo colpo infallibile non avesse avuto alcun effetto, quando Mousse gli fu addosso, colpendolo al viso con qualcosa di duro e pesante che il maggiore dei fratelli Mario non vide nemmeno.
«Hai pagato cara la tua sicurezza, eh?- disse Mousse, sarcastico, al giovane steso a terra- Beh, questo è solo il principio! Hai fatto un grave errore nel baciarmi, dannato porco!»
Ciò detto, avviluppò uno scioccato Tsukasa in metri e metri di corde e lo fece roteare per aria, spedendolo poi a cozzare contro la parete.
«Cosa…- rantolò Tsukasa, dolorante nel corpo e nello spirito- cosa dici?! Sei disgustoso!»
«Quello disgustoso sei tu!» disse Mousse, gelido, schioccando le nocche e venendo avanti per finire l’avversario.
«Cosa stai insinuando?!- sbottò Tsukasa, tentando senza molto successo di rialzarsi- I miei baci sono solo per Minako! Mi viene la nausea al solo pensiero di baciare un dannato uomo!»
Mousse si fermò, quindi un sorrisetto terribilmente maligno gli comparve sul volto.
«Ah sì?» chiese, mellifluo. Sotto gli occhi perplessi di Tsukasa, Mousse si avvicinò ad un secchio per le pulizie abbandonato in un angolo della stanza. «Guarda un po’ chi è Minako, dannato idiota.» disse, versandosi il contenuto sulla testa.
Mousse ebbe la soddisfazione di vedere Tsukasa impallidire, quindi diventare paonazzo, boccheggiando come un pesce per poi decidere che tutto quello era troppo per lui. Tsukasa perse i sensi e Mousse lanciò lontano il secchio. Finalmente si era vendicato e vendicato su tutta la linea.
«Trovati un’altra vittima, Tsukasa.» disse, a mo’ di saluto, dirigendosi verso l’uscita. Quando arrivò alla porta, i suoi passi si fermarono. Si voltò di nuovo a guardare il corpo inerte del maggiore dei Mario, con un’espressione di profondo rammarico.
«Forse…» mormorò, pensieroso. Scosse il capo. «Forse non l’ho colpito abbastanza!» sentenziò, allegro, tornando indietro. Quando Mousse uscì dalla palestra per cercare dell’acqua calda, dieci minuti dopo, Tsukasa sembrava la vittima di una particolarmente sadica Kami no Te.

***

«Molto bene, moccioso. Preparati a essere sconfitto per la seconda volta.» disse Eikichi, schioccando le nocche.
«Piantala di chiacchierare e cominciamo.- disse Ryoga, cupo- Non vedo l’ora di ridurti al silenzio.»
«Sei molto coraggioso, o molto stupido.- sogghignò Eikichi, mettendosi in posizione- Ti farò pentire delle tue parole, ragazzo con la bandana.»
«Il mio nome è Ryoga Hibiki.- rispose lui- E ti avverto che se non cominci tu, comincerò io.»
Eikichi storse la bocca in una smorfia, irato.
«Ci siamo, moccioso.- disse, puntando in avanti la mano- Ti farò assaggiare l’inferno!»
«E’ un luogo che conosco a sufficienza!» replicò Ryoga, preparandosi e scattando in avanti.
«Kami no Te no Ken!» gridò Eikichi, stringendo la mano a pugno. Fu quantomai sorpreso quando il suo avversario continuò a correre verso di lui senza il benché minimo tentennamento.
«Crepa, Eikichi!»  gridò Ryoga, saltando e puntando alla faccia di Eikichi con un calcio volante. Il ragazzo ebbe appena il tempo di rotolare via, ancora stupefatto. Il calcio di Ryoga aprì una voragine nel terreno davanti a casa Mario.
«Ma che diavolo…come hai potuto…» rantolò Eikichi, rendendosi conto che, perso il suo punto di forza, era nettamente inferiore a quel ragazzo.
«Mai sentito parlare del Kamen no Ken?» disse Ryoga, facendo partire un pugno contro Eikichi. Il ragazzo riuscì in qualche modo a parare il primo pugno, ma un secondo lo raggiunse in pieno, facendolo schiantare contro i gradini dell’ingresso.
«Il Kamen…- mormorò Eikichi, senza fiato, mentre Ryoga si avvicinava a lui, circondato da un’aura negativa percepibile- Non è possibile!»
«Grazie a te ho dovuto subire onte a non finire.- disse Ryoga, con voce cupa- Senza contare che è anche colpa tua se ho perso la cosa che per me era più importante.» Ryoga strinse i denti, cercando di impedire alle lacrime di spuntare. Il ricordo dell’espressione di Akari nel vede Ryoko trasformarsi in lui era amaro come il fiele. «Devi scontarle tutte, Eikichi!» gridò, facendo partire un pugno megagalattico, mentre il giovane a terra cercava senza troppa convinzione di proteggersi incrociando le braccia sopra la faccia.
«Ryoga-san…ah!»
Una vocina tremante proveniente dalla porta d’ingresso frenò l’impeto di Ryoga, che si distrasse per alzare lo sguardo. Per metà all’interno della porta socchiusa, Akari stava guardando la scena con le mani schiacciate sopra la bocca.
«Torna in casa, Akari!» disse Ryoga, disperato, distogliendo lo sguardo.
«Ti sei distratto!» esultò Eikichi, facendolo tornare con i piedi per terra. Ma era troppo tardi. Eikichi allungò la mano e strinse il pugno. Ryoga non ebbe nemmeno il tempo di pensare a difendersi. La Kami no Te lo colpì con tutta la sua forza.

***

«Ti sei allenato molto, Ranma?» chiese Shinji, accompagnando Ranma sul retro della casa.
«Abbastanza.» minimizzò Ranma, con le braccia incrociate dietro la testa. Shinji scoppiò a ridere.
«Quanto somigli a tua sorella, Ranma!- sghignazzò- Vi esprimete nello stesso modo.»
«Trovi?- disse Ranma, con un sorrisetto- Ti stupiresti nel sapere quante cose abbiamo in comune.»
«Beh, spero che ci divertiremo.» disse Shinji, sorridendo.
«Lo spero anch’io, Shinji.- disse Ranma- Vedrò di non colpirti in faccia, almeno Hikaru non avrà da ridire.»
Shinji arrossì.
«Ranko ti ha detto di Hikaru?- borbottò- Che linguaccia…»
Ranma rise e dopo un momento sorrise anche Shinji.
«Comunque, io non sarei così sicuro, fosse in te.- disse il più piccolo dei fratelli Mario- Già una volta ti ho battuto.»
«Ma allora non sapevo con cosa avevo a che fare.- disse Ranma, prendendo posizione- Ora hai davanti a te un uomo completamente diverso, Shinji.»
«Beh, sarà interessante vedere il frutto del tuo allenamento.- disse Shinji, preparandosi a sua volta- Sappi che non mi risparmierò, Ranma.»
«Non vorrei che tu lo facessi.» sogghignò Ranma, concentrandosi. Finalmente era arrivato il momento di mettere a frutto il mese di allenamento.
«Molto bene. Cominciamo!»  esclamò Shinji, portando avanti la mano destra. Ranma rimase fermo dov’era, senza accennare a una reazione. Voleva essere del tutto certo che il suo Kamen no Ken funzionasse a meraviglia fin dal primo colpo. Shinji non capì questo suo atteggiamento, ma decise di non stare a ragionarci sopra. Come aveva già detto, non si sarebbe risparmiato. Quello era un combattimento tra uomini.
«Kami no Te no Ken!» esclamò, torcendo la mano e chiudendo le dita a pugno. L’unica reazione di Ranma fu un lieve sbattere di palpebre, dopodiché il giovane col codino portò avanti le mani a sua volta ed esclamò: «Moko Takabisha!» Una violenta sfera di energia interna colpì Shinji al petto, mandandolo lungo disteso a terra.
«Ugh…ma che diavolo…» disse Shinji, alzandosi faticosamente sui gomiti.
«Ti arrendi Shinji?» chiese Ranma, a braccia conserte.
«Kami no Te no Ken!» gridò ancora Shinji, facendo un ultimo tentativo. Ranma corrugò appena la fronte, nient’altro.
«Ranma…hai imparato il Kamen no Ken?! E’ l’unica tecnica al mondo in grado di contrastare quella della mia famiglia!» chiese Shinji, sbalordito. Ranma fece un sorrisetto e Shinji si scagliò su di lui, i pugni chiusi. Ranma ebbe la conferma che cercava: tolto il colpo micidiale della Kami no Te no Ken, i fratelli Mario erano molto più lenti dello standard a cui lui era abituato. Non ebbe alcuna difficoltà a schivare il colpo di Shinji. Girò su se stesso, caricando la gamba, e colpì il ragazzo alla schiena, mandandolo lungo disteso. Shinji, dopo un istante di sbalordimento, fece per alzarsi ma poi si accasciò di nuovo a terra, ridendo e tossendo.
«Sei grande, Ranma.- sghignazzò, voltandosi sulla schiena e chiudendo gli occhi- Tolta la Kami no Te, non ho più niente da opporti. Mi arrendo, amico mio.»
«Mi fa piacere saperlo, Shinji. Non mi andava di malmenarti troppo.» disse Ranma, offrendo una mano a Shinji, che si alzò a sedere.
«Non male questa tecnica con l’energia interna.» borbottò, avvertendo fitte dappertutto.
«E’ una delle mie specialità. Anche Ryoga e Mousse, però, hanno delle cosette in serbo. A quest’ora dovrebbero aver già concluso.» disse Ranma, stiracchiandosi. Non sembrava, ma parare due volte di seguito la Kami no Te lo aveva stancato non poco. Shinji aveva molta forza di volontà, sotto la facciata allegra e scherzosa.
«E così, le tue sorelle sono libere.- disse Shinji, sospirando, attirando di nuovo la sua attenzione- Mi fa piacere per loro.»
«Ah già! Riguardo a questo, Shinji…» disse Ranma, avvicinandosi alla fontanella.
«Mh?» chiese Shinji, seguendo i movimenti del ragazzo col codino. I suoi occhi si allargarono a dismisura quando Ranma si spruzzò con dell’acqua fredda e al suo posto comparve Ranko. «Ra…Ranma?» balbettò Shinji.
«Credo sia meglio tu lo sappia, Shinji.- disse Ranma, asciugandosi la faccia- Io e Ranko siamo la stessa persona. E se lo vuoi sapere, non ho sorelle e non mi chiamo nemmeno Tendo.»
«Cosa?- chiese Shinji, attonito- Io…Ranma, non ci capisco più niente!»
Ranma sorrise.
«In breve, io e gli altri due ragazzi che hai visto siamo stati bagnati dall’acqua di una fonte maledetta e per questo a contatto con l’acqua fredda ci trasformiamo in donne.- spiegò Ranma, sospirando e incrociando le braccia sul petto prosperoso- Il mio vero nome è Ranma Saotome e quell’idiota di mio padre ha promesso al vostro le tre figlie del suo migliore amico. Una di queste l’hai conosciuta.»
«La ragazza coi capelli corti?» disse Shinji, ancora scosso.
«Akane, esatto.- ammise Ranma- Che, tra l’altro, è la mia fidanzata.»
Shinji appuntò lo sguardo su Ranma, quindi cominciò a ridere.
«Oh, santo cielo! Che casino!- disse, tra le risa- Ti sei sostituito alla tua fidanzata per paura che la portassimo via?!»
«E’ esatto.- ammise Ranma, con un sorrisetto, stringendosi nelle spalle- Senza contare che avevo tutta l’intenzione di sfidarvi di nuovo. Allora? Che mi dici?»
Shinji scosse la testa, ridacchiando.
«Beh, Ranma, o Ranko che tu sia, sono contento che tu mi abbia dato abbastanza fiducia da raccontarmi questa storia.» disse, allungando una mano verso Ranma, che lo tirò in piedi.
«Mi sembri un tipo in gamba, Shinji.- disse Ranma, sogghignando- Amicizie così non vanno buttate via, se possibile, e ho già i miei guai a gestire le mie due identità senza dover fingere di essere l’uno o l’altra a seconda della persona con cui sto parlando.»
Shinji sorrise, quindi parve riflettere.
«Senti, Ranma, ma non mi hai appena detto che non hai sorelle?» chiese, titubante. Ranma annuì.
«Infatti sono figlio unico.» disse.
«Ma allora i due ragazzi che erano con te…» sbottò Shinji, allarmato.
«Sono Ryoko e Minako nella loro vera forma.» ammise Ranma, annuendo con aria cupa.
«Ed Eikichi…e Tsukasa…- balbettò Shinji, mentre la sua voce iniziava a tremare per una tremenda risata trattenuta- Per tutte queste settimane…hanno…»
«Corteggiato due uomini.» finì per lui Ranma.
Shinji scoppiò a ridere a gran voce, appoggiandosi a una spalla di Ranma per mantenere l’equilibrio, mentre anche Ranma, trascinato, iniziava a ridere a sua volta.

***

«Sei finito!» esclamò Eikichi, chiudendo il pugno e torcendo la mano. Ryoga imprecò tra sé, ormai preda della Kami no Te.
«Ryoga-san!» gridò Akari, sulla porta.
Ryoga digrignò i denti per il dolore, mentre la sua schiena si arcuava all’indietro e le braccia gli si torcevano in modo innaturale.
«Allora, che mi dici, bamboccio?- ansimò Eikichi, alzandosi a sedere con fatica sempre tenendo il pugno teso di fronte a sé- Non sei più così sicuro di te, adesso, vero?»
“Maledizione!- pensò Ryoga, chiudendo gli occhi con una smorfia, mentre il sudore gli scivolava, freddo, sulla pelle- La vista di Akari mi ha distratto!”
«Sarei stato più clemente, se non mi avessi dato tanto filo da torcere.- disse Eikichi, che ancora faticava a rimettersi in piedi- Ora, però, ti assicuro che una lunga permanenza in ospedale non te la toglierà nessuno.»
“E’ quello che mi merito. Già, è così.” pensò Ryoga, affranto. Eikichi torse di nuovo il pugno e le gambe di Ryoga cedettero per il troppo dolore, costringendolo sulle ginocchia. “Sono un dannato fallito.- pensò Ryoga- Dovrei lasciarlo fare. Non mi merito nulla di meglio. Non voglio vivere, se non posso più vedere la luce che splendeva negli occhi di Akari quando pronunciava il mio nome.”
Al solo pensiero di essere odiato da Akari, sentiva di voler morire. Il dolore che gli stava procurando Eikichi era nulla al confronto di ciò che aveva provato la sera prima. Akari stava assistendo alla sua sconfitta. Stava facendo la figura dell’uomo debole davanti a lei, che già aveva sufficienti motivi per odiarlo. E ancora non aveva nemmeno potuto spiegarsi con lei, farle capire che non intendeva ingannarla! No. Non poteva soccombere prima di essersi chiarito con lei!
Eikichi avvertì che qualcosa nella sua vittima stava cambiando. Il viso del ragazzo con la bandana era quasi assente, nonostante la tortura che stava subendo fosse certamente dolorosa. In più, la sua aura combattiva stava diventando sempre più pesante.
«E’ ora di farla finita.» mormorò, preparandosi a dargli il colpo di grazia.
«Mi dispiace per te, Eikichi.- disse Ryoga, con voce del tutto priva di vita, guardando il cielo- Purtroppo, ti è capitato come avversario un ragazzo davvero, davvero sfortunato.»
«Che vai blaterando?» chiese Eikichi, turbato da quella mancanza d’espressione. Non riuscì nemmeno a finire la frase. Dal corpo di Ryoga partì verso l’alto una possente colonna di energia.
«Ma cosa…» gridò Eikichi, prima che l’energia invertisse il suo corpo e crollasse con tutta la sua potenza sopra lo sventurato giovane, che crollò al suolo e lì rimase, privo di sensi, interrato per circa quattro centimetri nel suolo del viale d’ingresso.
«Shishi-Hoko-Dan, Eikichi, al tuo servizio.» borbottò Ryoga, libero dalla costrizione della Kami no Te, scrocchiando le ossa doloranti. Alzò lo sguardo sulla porta. Akari era ancora là. Ryoga si alzò in piedi con calma, quindi guardò la ragazza con occhi colmi di tristezza. «Akari-chan…- mormorò, schiarendosi la voce fattasi debole- Io ho concluso ciò per cui ero venuto qui.»
Akari non rispose e Ryoga abbassò lo sguardo sui propri piedi, stringendo i pugni.
«Io non ho mai voluto ingannarti, Akari-chan.- disse Ryoga, tra i denti- Io e Ryoko siamo la stessa persona, è vero, ma ti assicuro che questa trasformazione non è stata fatta allo scopo di ingannarti! A causa del maestro di Ranma ora mi trasformo in questo modo miserabile.» Serrò le palpebre, ricacciando indietro le lacrime.
«Ryoga-san…» mormorò Akari, venendo avanti di un passo.
«No, Akari-chan, fammi finire!- la interruppe lui, con impeto- Ho attuato questa farsa solo per salvare Akane e le sue sorelle, te lo giuro! Quando ho saputo che tu eri cugina dei Mario, io…non sapevo più che fare! Ormai avevo dato la mia parola e per questo non sono fuggito, ma ti assicuro che tutto volevo fare, tranne che ferirti!»
«Ryoga-san…» accennò ancora a parlare Akari, venendo avanti di un altro passo.
«Io ti voglio bene, Akari-chan!» esclamò Ryoga, con le lacrime agli occhi, guardando dritta in viso Akari, che si fermò, a bocca aperta. Ryoga si asciugò le lacrime con un gesto secco. «Ma capisco che ora tu mi odi.- disse, amaro- Non preoccuparti. Partirò per un viaggio e seppellirò i miei sentimenti. Non ti darò più fastidio, Akari-chan. Dimentica questo povero stupido.»
«Ryoga-san?!» esclamò Akari, quando Ryoga le voltò le spalle e si mise a correre.
«Addio, Akari.» singhiozzò, allontanandosi.
«Ryoga-san!» gridò Akari, correndogli dietro.
In quel momento, Ranma e Shinji da un lato, Mousse dalla casa, e il gruppetto di Akane, Obaba e Shan Pu dal bosco, giunsero nei pressi del viale, attirati dallo Shishi-Hoko-Dan di qualche minuto prima.
«Ma che succede?!» chiese Ranma, vedendosi sfrecciare di fianco un Ryoga in lacrime. «Ehi, Ryoga! Dove corri?» gridò.
«Aspetti, Ryoga-san!!» gridò ancora Akari, cercando di star dietro al giovane con la bandana senza troppo successo. Shinji la prese per un soffio mentre inciampava, mentre gli altri si avvicinavano per capire cosa fosse successo. Ryoga scomparve nel folto.
«Akari, che succede?» chiese Shinji, perplesso.
«Oh, cugino! Ryoga-san non ha capito!- disse Akari, sull’orlo delle lacrime, aggrappandosi al suo giaccone- Crede che io lo odi, ma questo non è vero!»
«Allora non ce l’hai con lui, Akari-chan?» chiese Akane, preoccupata, avvicinandosi di corsa. Akari scosse il capo.
«No, lo giuro! Sono rimasta solo sorpresa nel sapere che Ryoko-san e Ryoga-san sono la stessa persona.- singhiozzò Akari- E ora lui se n’è andato…ho paura che non lo rivedrò mai più!»
«Non preoccuparti, Akari.- disse Ranma, serafico- Prima o poi ce lo ritroveremo in casa e quando accadrà glielo diremo noi, a quel maiale frettoloso, che non gli porti rancore.»
«Quanto la fai facile, tu, Ranma.- lo rimproverò Akane, abbracciando Akari- Sai che Ryoga penserà subito che tu gli stia mentendo.»
«Vorrà dire che chiameremo Akari non appena si ripresenterà a Nerima.» disse Ranma.
«Che ne dici, invece, di venire a casa mia da subito, Akari-chan?- disse Akane, sorridendo alla ragazza- In questo modo, sarai già lì quando Ryoga tornerà.»
«Akane-san, sei così buona…» mormorò Akari, annuendo con timidezza e tirando su col naso.
«Non ho capito molto, ma credo che presto io e ‘Ryoko’ potremmo diventare parenti.» disse Shinji, scambiando un’occhiata con Ranma, che sorrise e si guardò attorno.
«Abbiamo finito qui, o è una mia impressione?» chiese, notando Eikichi ancora svenuto a faccia in giù sul selciato.
«E’ esatto, Saotome.- disse Mousse, che era tornato in forma maschile- Tsukasa sta facendo un risposino in palestra. Tu, piuttosto?»
«C’è da chiederlo?» disse Ranma, acido, facendoli ridere.
«Ho perso, lo ammetto.» disse Shinji, sorridendo. Ranma guardò Obaba, che annuì.
«I nostri bagagli sono fatti, futuro marito.» disse. Ranma batté le mani.
«Coraggio, dunque.- disse, con un sorriso, guardando Akane, che gli sorrise a sua volta- Direi che è arrivato il momento di tornare a casa.»

   
 
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