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Autore: bluemary    06/02/2011    5 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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-Capitolo 12: Una difficile alleanza-

Kilik camminava senza alcun entusiasmo attraverso l’ampia prateria che lo avrebbe portato a Northlear.
Era già il secondo giorno che trascorreva in compagnia di Rafi, eppure in quel momento si sarebbe gettato con piacere tra le braccia soffocanti della solitudine, di cui aveva imparato a sentire la mancanza. La sua avversione per la giovane guerriera, ben lungi dallo scomparire, si era perfino acuita durante quelle ore di viaggio, complici i sorrisini sarcastici che lei gli rivolgeva, le sue risposte dure e sprezzanti e l’impassibile silenzio con cui era stata accolta ogni sua domanda o provocazione.
Perfino il pensiero di poter contare sull’aiuto di un altro combattente contro gli Oscuri non gli era di nessun conforto, se il suo unico alleato, in quella che ormai aveva raggiunto le dimensioni di una lotta personale, era quella ragazza dagli occhi verdi.
Rafi continuava ad avanzare senza degnarlo di uno sguardo, con il suo passo veloce oltrepassava senza alcuna fatica le erbe sempre più alte che la circondavano e, chiusa nella sua giacca di cuoio, pareva non sentire l’intenso caldo del tardo mattino che invece stava torturando l’Etereo. Ogni tanto rallentava come per orientarsi, ed in quei momenti la sua mano scendeva fino a chiudersi sul corto pugnale che portava alla gamba destra, mentre i suoi occhi si fissavano ora sull’orizzonte, ora sul terreno.
Nonostante ci fossero diversi sentieri che portavano a Northlear, compresa un’ampia strada in terra battuta, percorsa quotidianamente da un gran numero di viaggiatori, la ragazza aveva preferito scegliere una via più nascosta, in modo da giungere alla meta senza dare nell’occhio.
Dopo qualche minuto parve più incerta del solito nello scegliere la destinazione da seguire, così Kilik lasciò trasparire tutta la sua irritazione con un sospiro simile ad uno sbuffo, senza però osare rompere il silenzio quando lei lo trafisse con un’occhiata minacciosa. Si sfidarono con lo sguardo per qualche secondo, prima che Rafi riprendesse la marcia, addentrandosi in uno dei numerosi boschetti alla loro sinistra.
Dopo pochi passi i due ragazzi trovarono un ruscello, così ne approfittarono per riempire le borracce ormai quasi vuote e togliersi dal volto le tracce del sudore e della fatica.
Il contatto con la fresca acqua cristallina rinfrancò quasi subito l’Etereo, che per qualche secondo accarezzò l’idea di fermarsi per un bagno, resistendo poi a quest’impulso solo grazie alla consapevolezza della sua missione: la sua guida non avrebbe certo accettato di fermarsi un paio d’ore per un motivo tanto futile.
Inconsapevolmente lanciò un’occhiata a Rafi, immobile a parecchi metri da lui, e vide con sorpresa che si era tolta la corta giacca di cuoio con cui aveva viaggiato, rivelando una camicia di tela con le maniche rimboccate fino sopra i gomiti e la sottile scollatura chiusa da due lacci neri. Fece un sorriso sarcastico nel notare che perfino la sua gelida compagna, nonostante l’apparente indifferenza, aveva patito il caldo quasi quanto lui e adesso si stava sciacquando le mani ed il volto, passando poi a bagnarsi i corti capelli biondi.
Le si avvicinò lentamente, incuriosito dall’espressione stranamente pacifica con cui la ragazza si lasciava baciare dal sole, con il viso rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi. Solo quando fu a pochi passi da lei notò che aveva slacciato i sottili lacci della camicia, aprendola fino quasi alla curvatura del seno, in modo da potersi rinfrescare il più possibile. Nonostante l’avversione profonda nei suoi confronti non si fosse ancora sopita, rimase a guardarla senza nemmeno rendersene conto, quasi affascinato dalla pelle candida del collo e delle spalle, messa in evidenza dalle luccicanti goccioline d’acqua che la percorrevano simili a gemme preziose. Fu per seguire la scia di una di esse che i suoi occhi scesero all’altezza del cuore e, lì dove la stoffa tornava a coprire la pelle, scoprirono l’inizio di una cicatrice circolare.
Come spinto da un’improvvisa sensazione di pericolo alzò la testa e si rese conto che Rafi aveva aperto gli occhi, sorprendendolo a fissarla all’altezza del petto.
Lo sguardo della ragazza si fece di ghiaccio, mentre legava rapidamente tra loro i lacci che chiudevano la sua camicia di tela e gli dava le spalle, avvolta da una collera silenziosa eppure quasi palpabile.
Kilik arrossì, sentendo l’imbarazzo arroventargli le guance come se fosse stato un bambino colto in fallo, prima di cancellare tutto con una smorfia rabbiosa.
Nonostante ancora adesso non riuscisse a spiegarsi in virtù di quale strano fenomeno fosse rimasto a fissare una persona tanto insopportabile, era certo di essere stato guidato unicamente dalla curiosità e l’idea che lei lo avesse frainteso lo irritava oltre misura.
- Non stavo cercando di spiarti, avevo solo notato la cicatrice. - la avvertì, profondamente arrabbiato con se stesso per questo strano bisogno di giustificare le proprie azioni, e con la sua compagna per quello sguardo glaciale con cui gli aveva dato le spalle.
- Come te la sei fatta? - domandò, dopo qualche secondo di silenzio.
Rafi parve irrigidirsi all’improvviso.
- Non sono affari tuoi. - replicò con voce dura, infilando la giacca di cuoio nello zaino con gesti rabbiosi che contrastavano con la sua solita impassibilità. Una volta sistemato l’indumento si diresse verso l’Etereo, con uno scintillio di minaccia negli occhi verdi. Senza alcun preavviso lo prese per il bavero della sua corta tunica, avvicinandolo al suo volto a tal punto che lui poté vedere le ombre racchiuse nel suo sguardo.
- Se vuoi vivere dimentica immediatamente ciò che hai visto. - sibilò, prima di lasciarlo andare con uno spintone simile ad un pugno.
Kilik fu costretto a fare un passo indietro per mantenere l’equilibrio e, prima ancora che potesse replicare, la sua compagna si era già rimessa in marcia dandogli la schiena.
Fu allora che si rese conto del profondo rancore, più intenso e violento di una semplice antipatia, che, come le nuvole in un cielo in tempesta, si stava addensando nel suo petto. Rafi era stranamente facile da odiare, più degli Oscuri, dell’impero, perfino dei soldati che gli davano la caccia. Strinse i pugni con espressione sorpresa, quasi sconvolto di trovare tante ombre nel proprio animo. Aveva sempre creduto che l’amore sarebbe stata la più violenta e travolgente delle emozioni, eppure, specchiato in quegli occhi gelidi e sprezzanti, si riscopriva più bravo ad odiare. Non era una consapevolezza piacevole, ma sentiva senza possibilità di errore quella rabbia ribollire nelle sue vene, troppo bruciante per poter essere ignorata, mentre l’espressione dura di Rafi tormentava senza tregua i suoi pensieri.
La odiava tanto intensamente da non riuscire a respirare, la sua presenza era come un drappo soffocante di veleno che, stilla dopo stilla, gli corrodeva la pelle ed il cuore. E contemporaneamente ne era attratto, spinto da una curiosità quasi morbosa di scoprire quali ombre del passato si agitassero ancora nelle sue iridi gelide e avessero creato una crudele assassina senza pietà col corpo di una giovane donna.
Si rimise in cammino, raggiungendola dopo pochi passi.
- Allora, come pensi di sconfiggere gli Oscuri, umana? - le chiese con una vena di sarcasmo in cui era rinchiuso tutto il suo rancore per il silenzio a cui lei pareva volerlo costringere. Nonostante le presentazioni, nessuno dei due sembrava propenso a chiamare l’altro per nome, quasi tra loro vigesse il tacito patto di mantenere il più possibile le distanze e non permettersi alcuna confidenza all’infuori di ciò che potesse servire per la loro missione comune.
La risposta arrivò dopo qualche secondo, priva di ogni emozione e quasi prevista.
- Questo non ti deve interessare.
Lottando contro l’irritazione sempre più pressante, Kilik continuò il suo interrogatorio.
- Sono un tuo alleato. Come posso aiutarti se non mi riveli le tue intenzioni?
- Voglio che occulti le mie armi con la magia. E, una volta che sarò al cospetto di Ghedan, me la vedrò con lui. - rispose Rafi con aria annoiata, senza nemmeno guardarlo. Accelerò impercettibilmente il passo, nel vano tentativo di lasciare indietro il compagno e le sue domande
- Forse intendevi parlare al plurale.
- La tua presenza non sarà necessaria.
L’Etereo si irrigidì.
- Sei pazza se pensi di poter battere un mago tanto potente solo con la spada. - esclamò, prima di continuare con un tono di voce appena meno convinto, che non nascondeva del tutto la menzogna insita in quelle parole - Io sono l’unico in grado di contrastare il suo potere.
- Non credo che il tuo aiuto mi sarebbe di grande utilità. - replicò la guerriera, voltandosi per la prima volta verso il compagno, con un sorriso sarcastico, quasi avesse intuito alla perfezione i dubbi che lo attanagliavano. E che adesso, esplodevano in lui con un’esclamazione rabbiosa.
- Quello che tu credi non mi interessa, io combatterò quel bastardo indipendentemente dal tuo volere, e saranno le mie mani ad infliggergli il colpo di grazia!
- Come preferisci, ma sappi che preferirei salvare la vita ad un Oscuro piuttosto che ad un Etereo. Non dimenticartelo quando ci ritroveremo contro Ghedan.
Il ragazzo le lanciò un’occhiata inorridita.
- Spero che tu stia scherzando!
Le labbra di Rafi si schiusero nel solito sorriso sprezzante.
- Hai ragione, probabilmente lascerei morire entrambi.
Camminarono fianco a fianco per qualche metro, ancora avvolti da quelle ultime sarcastiche parole, prima che Kilik decidesse ad affrontare la domanda che, insidiosa, gli tormentava la mente con una certezza dal sapore amaro.
- Perché odi tanto noi Eterei?
Lei gli sorrise con il gelo sulle labbra.
- Perché esistete.
- Questo è assurdo.
Nuovamente il silenzio scese ad abbracciarli, un muto compagno per la guerriera, un insidioso nemico portatore di sofferenza e ricordi per il mago.
- E allora per quale motivo mi aiuteresti a salvare il mio popolo? - chiese ancora Kilik, desideroso in pari misura di lanciare una frecciatina a Rafi e soddisfare la propria curiosità. In cuor suo era convinto che, per quanto distaccata ed irritante lei potesse sembrare, il suo atteggiamento indifferente fosse troppo marcato per riflettere la sua reale personalità e le servisse unicamente come scudo per mascherare le sue debolezze.
- Non ho mai detto che vi avrei aiutato. - replicò lei in tono sferzante, quasi avesse ricevuto un insulto.
Come faceva quando qualcosa la irritava, socchiuse le palpebre, lasciando appena intravedere l’iride verde in quel suo sguardo pericolosamente simile a quello di un felino pronto alla caccia.
- Gli Eterei sono la feccia di Sylune, e l’unico motivo per cui voglio sconfiggere gli Oscuri e liberarli dall’Esilio è che in questo modo potrò finalmente spargere il loro sangue.
Kilik impallidì, sgomento dalla violenza di quelle parole pronunciate con un odio quasi folle e totalmente inaspettato; attese il solito sorriso sarcastico con cui più volte era stato deriso, forse sperò perfino di riuscire a distinguerne i contorni sulle labbra sottili della compagna, eppure il volto serio con cui Rafi lo stava fronteggiando, gli diede l’assoluta certezza che, per la seconda volta da quando la conosceva, lei gli aveva rivelato un frammento della sua vera natura.
Un ghigno improvviso le stravolse l’espressione
- E liberare così la mia terra da una stirpe tanto ignobile.
L’Etereo si fermò di scatto, i pugni contratti.
- Sono stanco di tollerare i tuoi insulti ed il tuo odio. - ringhiò, mentre allargava le gambe in una posizione di minaccia e sollevava una mano, pronto a richiamare la sua magia - Dì un’altra cosa contro il mio popolo e ti assicuro che te ne farò pentire.
- Avanti, Etereo. Fallo! - lo sfidò la guerriera, un sorriso folle sul volto pallido e solitamente privo di emozioni.
Kilik socchiuse gli occhi.
Nonostante la violenta collera che si agitava dentro al suo petto, la sua parte razionale era ancora abbastanza forte da permettergli di controllarsi e non uccidere Rafi, tuttavia troppo a lungo aveva trattenuto la sua rabbia per poter ignorare quell’ultima provocazione.
Con gli occhi fissi sulle verdi iridi della sua compagna cominciò a condensare sul palmo della sua mano destra il poco potere che possedeva, dosandolo alla perfezione in modo da mandarla gambe all’aria senza procurarle danni seri, giusto un monito per mostrarle come anche lui potesse risultare pericoloso.
Rafi lo guardava, apparentemente impietrita dalla curiosità e dalla sorpresa di vedere un esponente della magia fare uso delle sue capacità; nessuno si sarebbe potuto accorgere del movimento impercettibile con cui portò le sue dita a stringere l’impugnatura della spada.
Sorpreso dalla sua immobilità, l’Etereo attese qualche secondo prima di attaccare, forse sperando in un segno di pentimento che l’avrebbe fermato, forse temendolo, ma un sorriso beffardo fu l’unica risposta alla sua esitazione. Con un sorriso ugualmente oscuro e pervaso di soddisfazione, lanciò il colpo.
Rapida come il felino di cui talvolta pareva assumere le sembianze, Rafi lo evitò appiattendosi al suolo, per poi atterrare Kilik con un violento sgambetto.
Prima ancora di potersi rialzare, il ragazzo si ritrovò il freddo acciaio della spada premuto contro la gola, mentre l’impietoso piede della ragazza infieriva sul suo petto, impedendogli di muoversi.
Si morse un labbro a sangue, umiliato per la facilità con cui era stato sconfitto. Troppo preoccupato di dosare il proprio potere per non ferirla l’aveva sottovalutata, pensando di trovarsi di fronte ad una normalissima donna di poco più giovane di lui, solo adesso gli tornò in mente il momento della sua liberazione, quell’ombra letale ed implacabile che uccideva con la bravura di un’esperta mercenaria.
Non appena Rafi gli spostò il piede con cui lo teneva inchiodato al suolo, Kilik si mosse per cercare di alzarsi, ma venne prontamente bloccato dal gelido bacio del metallo sul suo collo. Sollevò la testa fino ad incontrare gli occhi della sua avversaria, e fu allora che, con un improvvisa scarica di paura, si rese conto di aver sfidato una pericolosa assassina e forse non sarebbe stato l’orgoglio l’unica vittima di quello scontro. La guardò senza riuscire a parlare, mentre la fredda lama della spada premeva sempre più crudelmente contro la sua gola. Gli occhi verdi della ragazza, solitamente impassibili, brillavano di una luce feroce che rendeva il suo volto pallido quasi irriconoscibile, stravolto da un ghigno minaccioso da cui non avrebbe potuto aspettarsi nessuna pietà.
- Rafi. - mormorò, chiamandola per nome per la prima volta da quando l’aveva incontrata.
Lentamente la ragazza ricompose i suoi lineamenti in un’espressione seria, ma continuò a sovrastarlo con uno sguardo minaccioso.
- Anche tu sei uno di loro. - mormorò con voce remota, quasi in quel momento i suoi pensieri appartenessero ad una realtà in cui lei sola era in grado di entrare, mentre le iridi viola di Kilik si specchiavano due occhi totalmente privi di umanità o compassione. Per un attimo l’Etereo ebbe l’atroce certezza che quella ragazza lo avrebbe ucciso all’istante, in quel prato soleggiato, senza nemmeno una spiegazione o un accenno di rimorso.
L’arma tremò leggermente, poi Rafi parve riprendere il controllo sulla propria rabbia, stringendo l’elsa con tanta forza da illividirsi le nocche. Fece un passo indietro all’improvviso, lasciando che una smorfia infastidita prendesse il posto del folle sorriso con cui era quasi arrivata ad uccidere lo stesso ragazzo salvato due notti prima.
- Dammi solo un altro pretesto e lo farò. - lo minacciò, prima di rinfoderare la spada, il furore dello scontro sostituito dalla solita impassibilità.
Si rimise in marcia senza nemmeno voltarsi per vedere se il compagno la seguiva.
Kilik si rialzò lentamente, spolverandosi i calzoni nel tentativo di dominare la rabbia
- Umana. - mormorò, fissando la schiena di Rafi con un’intensità quasi bruciante, mentre il suo sguardo dai bagliori viola esprimeva un odio senza limiti - Una volta uccisi gli Oscuri mi occuperò anche di te.
   
 
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