Taa daan! Sono tornata:) ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo,
grazie soprattutto all' assurdo numero di verifiche che ho in questo periodo
-.- Scuola.
Che brutta cosa.
Comunque, grazie mille a tutti. Anche a Soffiotta, che ogni tanto
sparisce.
Ocean
Has no one told
you she's not breathing?
[ Hello, Evanescence]
Secondo mese
Luglio 2001
Il primo mese della mia gravidanza passò, scorrendo
piano, senza che io fossi mai andata dal medico o dal ginecologo. Non ne avevo
neanche intenzione, a dire la verità.
Non mi erano mai piaciuti quel tipo di medici,
che mettevano le mani dappertutto, anche e soprattutto dove non dovevano.
Ma se fosse stato questo, il problema più grande,
avrei fatto i salti di gioia.
Megan –la mia adorata, dolce e amata migliore amica
Megan- mi dannava la vita ogni singolo istante delle mie giornate con allusioni
al fatto che forse avrei dovuto informare i miei genitori del mio stato
interessante, cosa che, naturalmente, cercavo di posticipare con ogni singola
cellula del mio misero corpo.
Oltre a questo, Matt era stato dato per disperso,
almeno per me. Si era fatto sentire un paio di volte per “mantenere le apparenze”,
come si premurava di assicurarmi ogni volta che ci vedevamo.
Mantenere le apparenze per lui era piombare in casa
mia senza preavviso, con la certezza che i miei fossero in casa, per recitare
la sua parte da fidanzatino verginello che portava i cioccolatini alla sua
bellissima rosellina (testuali parole). Inutile sottolineare che la
sottoscritta aveva dovuto soffocare i conati di vomito per non destare
sospetti.
Poi basta. Non un messaggio, una chiamata. Ero pur
sempre incinta di suo figlio, cazzo!
Nonostante fossi così enormemente incazzata con lui,
non avevo la minima intenzione di chiamarlo per urlargli contro. Avevo pensato
che la cosa sarebbe stata come fargli avere mie notizie, e non mi andava
proprio di fargli un favore così grande.
Se voleva sapere come stavo, doveva prendere in mano
il suo simpatico cellulare da fighetto e chiamarmi.
O scrivermi.
E allora sì che lo avrei riempito di parole.
^^
Unico aspetto positivo della mia “situazione” era che,
per dirla così, mi erano cresciute le tette.
Sembra stupido da pensare, in una posizione come la
mia, quando il corpo è prossimo a dilatarsi e espandersi fino a non avere più
una forma, ma io non ero mai stata una persona razionale.
Avevo notato che i reggiseni iniziavano ad andarmi
stretti, e la pancia ancora non si vedeva, quindi sfoggiavo la mia – finalmente
piena – terza il più possibile.
Passavo le notti per locali, spesso accompagnata da
Meg ma altrettante volte da sola, cercando di vivere il più possibile quei
pochi, ultimi mesi di normalità. Ero conscia che una volta visibile la pancia
avrei ridotto drasticamente le pubbliche uscite.
La gente parlava troppo.
Io odiavo chi parlava troppo.
Io odiavo la gente.
^^
- Davvero, Kelsey, così peggiori le cose.-
- Ti ho detto di no, Meg. Voglio vivere, ancora un
po’.-
- Jaden, per favore! Diglielo tu!-
- Kelsey,- iniziò lui, bloccandosi un attimo alla
vista del mio sguardo assassino- Forse… be’, non lo dico solo perché me lo
chiede Megan…-
- No, certo.- lo interruppi.
- No, infatti. Dicevo…-
- Figuriamoci.-
- Cosa?-
- Niente… continua, continua. Mi interessa.- dissi,
sbadigliando senza curarmi di coprirmi la bocca.
- Dicevo che se tu lo dicessi ai tuoi non daresti che
una prova di responsabilità, il che sarebbe un punto a tuo favore.-
- Sai Jaden, io so che in realtà tu la pensi come me…
non devi darle per forza ragione. Lei è il demonio.-
Meg mi fulminò con lo sguardo. – Non cercare di
plagiarlo.-
- Vedi, Jad? È così che fa! Cerca di convincerti con
le sue occhiatacce strategiche!-
- Kelsey, finiscila!-
- Neanche per sogno! Lui deve sapere! Siamo in
un paese libero! Posso fare quello che voglio!-
Megan si girò verso di me, sorridendo in maniera alquanto
sadica.
- E allora perché sei legata sul sedile posteriore
della macchina di Jad?-
- Perché siete due traditori bugiardi, ecco perché!-
I due esseri (perché solo così potevano essere
definiti), avevano fatto irruzione in casa mia prelevandomi con la forza, e,
tanto per assicurarsi che non mi buttassi dall’ auto mentre era in corsa, mi
avevano immobilizzata con una cintura e gettata come un sacco di patate sul
sedile posteriore.
Una cintura.
Ma dico io.
- Sono incinta! Dovreste avere rispetto!-
- Ma noi ti rispettiamo… è per questo che lo
facciamo.- disse Jad sorridendomi dallo specchietto.
- Almeno volete dirmi dove stiamo andando?-
- È una sorpresa.- disse Meg abbassando il finestrino
e accendendosi una sigaretta.
- Da quando è che fumi?- chiese Jad stralunato.
- Giusto, Meg. Spiega un po’…-
- Solo qualche volta… raramente. Quando sono
preoccupata, principalmente. Niente a che fare con la dipendenza, tranquilli.-
- Spero bene per te, ragazza- dissi io mostrandole il
pugno.- Perché potrei farti smettere io.-
- È la prima cosa intelligente che ti sento dire,
Kelsey.- disse Jad ridendo.
- Ma… sei morto!- dissi io cercando di colpirlo,
incurante del fatto che stesse guidando e che avrebbe potuto farci morire
tutti.
- Siamo arrivati!- gridò Meg all’ improvviso.
Subito non capii dove eravamo.
Poi vidi l’ edificio.
St. Kathleen’s Hospital.
- Vaffanculo!- urlai.- Io la dentro non ci entro!-
- Sì che ci entri! -
- No! Scordatevelo! Vi denuncio per sequestro di
persona incinta!-
- Non credo che si possa.- disse Jad entrando nel
parcheggio e infilandosi nel primo posto libero.
- Non potete obbligarmi.-
- Sì che possiamo…- disse Meg scendendo e spegnendo la
sigaretta a terra.
- Non vedo come.- risposi stringendo i denti.
- Aspetta che ti spiego.- disse Jad prendendomi per le
gambe e tirandomi fuori senza problemi.
- No! Cazzo, Jared, mettimi giù! Non voglio entrare!-
- Kelsey, non rompere i coglioni. Adesso entriamo
tutti e tre insieme e tu dici che Jared è il padre del bambino e tenti di fare
la persona civile.-
- Obbligami.-
- Ho chiamato Matt, lui è d’ accordo con me.-
- Tu hai…? Ma come ti sei permessa! Potevamo parlarne,
almeno!-
- Parlarne? Kelsey, tu sei la negazione della
discussione pacifica!-
- Basta tutte e due, adesso!- ci interruppe Jad.-
Entriamo.-
L’ ospedale puzzava di pulito. E di detersivi e
medicine e tristezza. All’ accettazione stava una donna sui trenta, bionda e
pallida, così immobile da sembrare finta.
Sembrava una bambola di porcellana, solo che le
bambole di porcellana di solito non hanno le occhiaie.
Chissà da quanto non dormiva.
Meg si avvicinò e le sorrise. – Megan Russell, ho un
appuntamento con la dottoressa Williams tra…- guardò l’ orologio alla parete –
tre minuti.-
Lo studio della dottoressa A.J. Williams, se
possibile, era ancora meno ospitale. Non mi andava per niente di farmi toccare
da quella lì, ma Megan mi teneva d’ occhio.
Se mi fossi comportata male, mi avrebbe sbranata.
E sapevo che l’ avrebbe fatto.
La situazione stava prendendo una brutta piega.
Dopo una lunga e logorante serie di convenevoli, la
dottoressa mi fece stendere sul lettino e mi fece cose che – oddio, mi
viene male solo a pensarci – non cito solo per il mio immenso rispetto
al pubblico pudore.
- Allora, Kelsey- disse poi la tipa togliendosi gli
occhiali – come stai?-
Perché non me lo dice lei?
- Bene, credo.-
- Hai spesso nausea o vomito?-
Ma non sono la stessa cosa? Comunque sì, ovvio. Sono
incinta, cazzo!
- Tutte le mattine, quasi. Ultimamente di più.-
- Sei sieropositiva?-
Ma che cazzo…?
- No, no. Neanche in famiglia.-
- Tu?- fece, rivolta a Jad.
- Nemmeno.-
- Bene, siete fortunati. In quanto alla nausea, è
normale che tu ce l’ abbia.-
Questa donna è un genio.
Non stavamo risolvendo un benedetto cavolo, e sapevo
da Meg che la visita non sarebbe durata ancora per molto. Se la tipa aveva
anche studiato, per venirmi a esporre queste noiose illuminazioni, tutto quello
che mi sentivo di dirle era che secondo la mia modesta opinione aveva
buttato un bel po’ di anni della sua vita nel cesso.
Ma naturalmente questo non glielo avrei mai detto.
Non con Megan nei dintorni, almeno. E soprattutto non
mentre mi visitava e aveva libero accesso a zone sensibili del mio corpo.
Quando finalmente ebbe finito, mi sorrise e mi disse
di scendere dal lettino.
- È tutto a posto, per il momento. Ci vediamo tra
qualche settimana.-
- Grazie.- borbottai io sistemandomi la maglia. Non
sopportavo il fatto che mi avesse messo le mani dappertutto senza problemi. La
donna non si meritava il mio rispetto.
O lo meritava solo in minima parte.
- Molte grazie, dottoressa Williams.- salutò Megan.
- Arrivederci cara, salutami tua madre.-
Un secondo. Si conoscevano? Ecco come aveva fatto Meg
ad ottenere una visita gratuita! Mi sfiorò il pensiero che forse avrei dovuto
mostrarmi un po’ più riconoscente con la dottoressa, ma la riconoscenza non era
nel mio patrimonio genetico. Abbandonai l’ idea.
Quando uscimmo, rincorsi Megan.
- Meg! Ma… mi hai pagato la visita?-
- No.-
- E allora… era gratuita?-
- Nemmeno. Dio mio, non hai neanche un po’ di
fantasia?- Ok, era leggermente urtata. Però non mi sembrava di essermi
comportata così male.
- Senti un po’, che ti ho fatto?- Era troppo nervosa
per essere solo leggermente urtata. Mi nascondeva qualcosa, ne ero
sicura.
Meg sbuffò solo, cercando il cellulare nella borsa e
salendo nella vecchia Camaro di Jad.
- Allora?- chiesi, sedendomi dietro.
- Matt, Kelsey. È stato Matt a pagare la visita.- Mi
disse Megan fulminandomi. Poi si mise a scrivere un messaggio, tutta
concentrata sul display.
- Matt? Ma… come? Perché?-
- Forse non è il bastardo senza cuore che credevamo
all’ inizio.-
- O forse è solo bravo a mascherarlo.- sentenziai io,
stendendomi molto comodamente sui due sedili.
- Giù i piedi dalla mia tappezzeria.- mi disse Jared
guardandomi male.
- Fidati.- gli risposi chiudendo gli occhi e
lasciandomi cullare dal moto dell’ auto.
Mi addormentai.
^^
Mentre me ne stavo stravaccata su uno dei tappeti
della sala del soggiorno cercando di capire qualcosa – anche la più
insignificante delle cose, per occupare il tempo – di quello che alla
televisione Oprah Winfrey stava amabilmente discutendo con un suo molto
importante ospite, tanto per farmi una cultura generale, ricevetti un
messaggio.
E quando mi resi conto di chi fosse l’ ameba che
finalmente si era degnata di scrivermi, per poco non iniziai a fare i salti di
gioia, sorprendendo per prima me stessa.
Matt – Matt! – evidentemente era tornato in
possesso della conoscenza necessaria per l’ uso dei touch screen, ed era
riuscito a mettere insieme due parole di fila.
Anzi, una parola e un segno di punteggiatura.
-Novità?
Ma per chi cavolo mi aveva presa?
In ogni caso, per una volta nella mia vita decisi di
essere cortese.
-Stronzo.
Andiamo, mi ero trattenuta. Soprattutto perché a
scrivere tutte le parolacce che avevo in mente sarei rimasta lì fino alla
nascita del bambino, e la prospettiva non mi ispirava molto.
Tre secondi dopo il mio cellulare squillò.
- Pronto.- risposi, con il tono più annoiato che mi
riuscì.
- Si può sapere chi cazzo ti ha insegnato le buone
maniere?- chiese una voce che conoscevo troppo bene.
- Ma da che pulpito…-
- Non fare la stronza con me. Ti conosco, Kelsey.-
- Già, in confronto a te Freud era uno che scriveva le
parole crociate.-
- Spiritosa.-
- Dico sul serio. Ma passiamo ai fatti, non ho tempo
da perdere. Che vuoi?-
- Volevo solo sapere come stai, ecco. E come sta il
bambino.-
- Io sto bene, il bambino anche. Fine della
conversazione.-
-Aspetta.-
- Che c’è, ancora?-
- Mi… dispiace. Di non esserti stato vicino, di essere
scomparso. È che tutto questo mi confonde, molto.-
Matt mi stava chiedendo scusa. Si stava scusando. Si
stava umilmente scusando, cercando di rimediare ai casini che aveva contribuito
a creare. E nonostante questo mi stupisse e mi eccitasse particolarmente – e
come fosse umanamente possibile, eccitarsi per delle scuse, mi è tuttora oscuro
-, probabilmente gli estrogeni nel mio corpo si stavano riproducendo come
conigli, perché schizzai molto, molto male.
- Ah.- risposi, stringendo la presa attorno al
telefono.
- Tutto… tutto qui?- chiese Matt un po’ stupito.
- Be’, cosa ti aspettavi? Credevi che sarei
stata felice di sentirti? Che avrei accolto la tua voce con piacere? O che ti
avrei ringraziato per esserti degnato di farti sentire, dopo quasi due
settimane di silenzio?- stavo alzando un po’ la voce. – Se ti aspettavi questo,
be’, mi dispiace molto per te, perché hai chiamato per niente!-
- Kelsey, ma che…?-
- Sei solo capace a chiedere, Matt? Cosa credevi, che
pagandomi la visita sarebbe stato tutto a posto? Pace amore come prima?-
- No, non era questo l’ obiettivo! Non ti ho pagato la
visita per farmi perdonare!-
- No! Però non deve essere stato difficile, tanto sei
abituato a pagare donne, vero?-
- Senti, si può sapere cos’ hai?-
- Niente! Io non ho assolutamente niente, a parte un
enorme e spropositata voglia di prenderti a pugni!-
- Mettiamo in chiaro una cosa, io non ho nessun altra,
ho capito quali sono le mie responsabilità! E anche se fosse, non vedo come la
cosa dovrebbe interessarti!-
- Non mi interessa, infatti! Ma non voglio che mi
tratti come una delle tue amichette, io sono incinta di tuo figlio, cazzo! La
mia vita è rovinata!- urlai, iniziando a piangere.
- Kelsey, maledizione! Non ho bisogno di sapere da te
quello che devo fare!-
- Mi hai rovinato la vita, Matt… stavo così bene,
prima…- singhiozzai.
Matt non rispose, per un attimo pensai che avesse
messo giù. Poi sentii la sua voce mentre si rivolgeva a qualcuno – una donna –
mentre le diceva in malo modo di andarsene.
“Ben ti stà, troia.”
- Kelsey, non piangere, per favore.- sembrava che si sentisse in colpa.
- Ma come faccio? Tu… tu non capisci cosa sto
passando!- Non riuscivo più a fermarmi, ormai. Ero come un fiume in piena con
gli argini troppo bassi. Non si può asciugare tutta l’ acqua che ne fuoriesce
con un semplice fazzoletto.
- Sì che capisco, lo capisco! Solo… aspetta un
secondo.- disse, con un’ ansia che da lui non mi
sarei mai aspettata. Il cuore mi batteva forte, ma non riuscivo a spiegarmi
bene il perché. Poi sentii la sua voce rivolgersi di nuovo alla donna di prima,
alla troia.
<< Veloce, amore.>> sussurrò lei ridendo.
<< Arrivo.>> Le rispose lui, sempre piano, mentre il rumore attutito di un bacio
copriva la risata di lei.
Sentii il mondo cadermi addosso. Se fino a quel
momento ero stata sicura che la mia vita fosse finita, be’, dovevo ricredermi.
La mia vita era finita, e ora lo era anche la mia anima. Sentii qualcosa –
qualcosa di indescrivibile, che non avevo mai provato prima – nascermi all’
altezza dei polmoni, e opprimerli. Non riuscivo a respirare bene.
- Kelsey?-
Non sapevo bene cosa provavo nei confronti di Matt, ne
perché, improvvisamente, mi sentissi così male. Eppure c’era qualcosa… Qualcosa
che stava facendo crescere in me una furia ceca, odio allo stato puro. Non mi
ero mai sentita così violenta.
- Kelsey, ci sei?-
Forse mi ero innamorata di Matt. Sarebbe stato logico.
Mi sentivo così perché il solo pensiero che lui fosse con un'altra mi faceva
impazzire.
- Kelsey, amore, ci sei?-
Amore?!
- Vaffanculo!- gli urlai, spaventando anche me stessa
e lanciando con tutte le mie forze il cellulare contro il muro, dove con un
rumore secco, quasi liberatorio, si ruppe in diversi pezzi, che, con mio sommo
piacere, si sparsero per la stanza.
^^
Ok, ok. Matt è un bastardo. Però, forse, (e dico forse) riuscirà a farsi
perdonare.
Forse.
Non so quando riuscirò ad aggiornare... booooooh. Chi vivrà vedrà XD
Un bacione:)
Pickwick