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Autore: VaniaMajor    08/02/2011    1 recensioni
Dopo la morte di Soichiro, sembra che Sesshomaru non debba far altro che prendere possesso del Regno dell'Est. Al suo interno, però, si nasconde una trappola micidiale, in cui il Signore dell'Ovest cade insieme al fratello Inuyasha. Stavolta toccherà a Kagome e Anna trovare un modo per salvarli...da loro stessi! Terzo capitolo della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Ok, ora si comincia sul serio! Vediamo in quali nuovi guai si cacceranno Inuyasha, Sesshomaru e compagnia!

«Da dove spunta quel ramen istantaneo?» chiese Kagome, con oscuro cipiglio, mentre camminava con Inuyasha lungo i corridoi del castello.
«Dal tuo zaino.- ammise Inuyasha, biascicando tra la grossa mole di spaghetti che stava masticando- E successivamente dalle cucine. Ho chiesto a Rika se me lo faceva scaldare.»
«Ma stiamo andando a pranzare, Inuyasha! Non potevi aspettare ancora qualche minuto?» protestò Kagome, scuotendo il capo. Inuyasha si strinse nelle spalle.
«Non mi piace come si mangia qui.» borbottò, prima di bere il brodo a lunghe sorsate. Guardò il fondo del contenitore, quasi aspettandosi che si riempisse di nuovo da solo, poi si rassegnò e lo lanciò a uno dei servitori perché lo buttasse. «E grazie!» disse, salutando.
«Inuyasha, sei impossibile.- brontolò Kagome- Sei l’unica persona che conosco che abbia tanto entusiasmo per quei ramen.»
«E che c’è di male?- rispose Inuyasha, serafico- Conosco qualcuno che li catalogherebbe come ‘disgustoso cibo umano’.» Sogghignò quando vide una luce accendersi negli occhi di Kagome.
«Probabilmente hai ragione.- ammise Kagome, sorridendo, poi tornò seria- Senti, Inuyasha…non sarebbe meglio che tu la dessi vinta a Sesshomaru, per stavolta?»
Inuyasha la fissò come se fosse impazzita.
«Kagome, ma stai scherzando?!» chiese, incredulo.
«Lo so che sei arrabbiato per i motivi che lo hanno spinto a chiederti questo favore…beh, a ordinartelo.- ammise Kagome, vedendo l’occhiata ammonitoria di Inuyasha- Però cosa ti costa? Dopotutto, noi viviamo al villaggio di Edo, che è nel territorio dell’Est, quindi…»
«Non mi interessa. Voglio godermi un po’ di vita tranquilla.» Mise un braccio sulle spalle di Kagome e la strinse a sé, inalando il profumo dei suoi capelli corvini. «Non ti piacerebbe, Kagome?- chiese, piano- Un po’ di tranquillità?»
Kagome sorrise e lo abbracciò a sua volta, annuendo.
«Certo che mi piacerebbe.- mormorò, sollevandosi poi sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia- E mi piacerebbe anche tornare a casa, Inuyasha. Perciò, che ne diresti di dare il contentino a tuo fratello e di tornare al villaggio di Kaede?»
«Mmh…messa giù così, la prospettiva diventa più attraente.» borbottò Inuyasha, riflettendo.
«E quindi?» lo incalzò Kagome, sorridendo radiosa.
«E va bene, cederò.- disse Inuyasha, sorridendo di fronte alla sua espressione gioiosa- Ma non subito. Voglio tenerlo ancora un po’ sulle spine.»
«Allora sei incorreggibile! Non litigare anche a tavola, ok?- lo sgridò Kagome- Tanto poi vi fate prendere tutti e due come due bambini litigiosi e ci andiamo di mezzo io ed Anna perché cerchiamo di dividervi.» Inuyasha sbuffò, poi guaì quando Kagome lo afferrò dolorosamente per un orecchio. «Inuyasha!» ringhiò lei, con voce terribile.
«Va bene, va bene! Cercherò di…ahi! Di non litigare.- promise Inuyasha, scontento- Adesso lasciami, Kagome! Mi stai staccando un orecchio!»
Kagome lo lasciò andare, sbuffando, e Inuyasha si toccò l’orecchio offeso per assicurarsi che fosse ancora al suo posto.
«A volte vorrei davvero non averti tolto quel rosario.- disse la ragazza- Sapeva essere molto utile.»
«Oi! Kagome!» protestò Inuyasha. Kagome rise, scuotendo il capo, quindi gli fece una linguaccia e cominciò a correre.
«L’ultimo che arriva è uno stupido!» trillò. Inuyasha la osservò con stupore, constatando per l’ennesima volta quanto Kagome fosse facile ai cambiamenti d’umore, poi rise e si mise a correre a sua volta.
«Non avresti dovuto sfidarmi!» disse, raggiungendola in due balzi e caricandosela in spalla. Kagome lanciò un gridolino, poi rise, mentre Inuyasha la trasportava in quel modo indecoroso fino agli appartamenti di Sesshomaru. Con lei, risero anche tutti i servitori che incontrarono.
Qualche minuto dopo, Kagome e Inuyasha erano seduti a tavola, nella sala da pranzo privata di Sesshomaru. L’atmosfera era piuttosto silenziosa, il che di norma presagiva l’imminente inizio di qualche discussione, ma quel giorno pareva che i due contendenti fossero ammantati da un’aura di pigrizia e nessuna delle tipiche frasi atte a cominciare lo scontro era ancora stata pronunciata.
Inuyasha piluccava distrattamente il cibo e Sesshomaru, come sempre, non si degnava di mangiare, limitandosi ad essere presente. Inuyasha aveva il sospetto che suo fratello ritenesse in qualche modo denigrante il mostrarsi mentre mangiava. Sesshomaru, quel giorno, aveva un’espressione pensierosa e sembrava ignorare completamente la loro presenza.
Anna e Kagome si erano invece servite del ben di dio che era stato loro preparato e mangiavano lanciando occhiate sospettose ai due, che non erano mai stati così tranquilli da settimane. Kagome guardò Anna con aria interrogativa e la ragazza dai capelli biondi si strinse nelle spalle. Kagome corrugò appena le sopracciglia. Anche se Inuyasha le aveva promesso di porre fine ai litigi, non poteva certo sapere cosa stesse frullando nella mente di Sesshomaru. A quanto pareva, non lo sapeva nemmeno Anna. A un certo punto,  infischiandosene delle regole della buona creanza, Sesshomaru si alzò con un movimento fluido mentre ancora le ragazze stavano mangiando e fece per uscire dalla stanza.
«Sesshomaru! Dove…» disse subito Anna, alzandosi a metà.
«Torno subito.» disse lui, uscendo senza voltarsi.
«Feh! Che ha oggi quell’idiota di mio fratello?- disse Inuyasha dopo qualche istante, sprezzante- E’ un po’ troppo tranquillo. Non mi ha ancora rivolto nemmeno un insulto.»
«Non so cos’abbia.- ammise Anna, corrugando la fronte- Sta rimuginando qualcosa, mi pare ovvio, ma non ho idea di cosa si tratti. Non mi ha messo a parte di nulla.»
«Finché gli serve a non rompermi le scatole, può rimuginare quanto gli pare.» sentenziò Inuyasha.
«Inuyasha!» disse Kagome, indignata.
«Non lo sto provocando, Kagome, quindi non ho rotto la mia promessa! Sto solo parlando con Anna, che sa benissimo che razza di imbecille ha a fianco.» disse Inuyasha, soddisfatto, incrociando le braccia sul petto. Prima che Anna o Kagome potessero replicare, la porta si aprì di botto e un contenitore per pergamene lo raggiunse alla testa con violenza, facendolo quasi ribaltare.
«Mi rincresce doverlo ammettere, ma credo che sia stata la miko umana, alla fine dei conti, a rimetterci nel mettersi con un insulso e patetico semi-yokai come te.» disse Sesshomaru, con perfetto tempismo e una buona dose di disprezzo. Rientrò nella stanza, sordo alle risposte poco gentili sbraitate da Inuyasha, quindi si sedette di nuovo alla tavola e porse un foglio al fratello irato, dando alla sua rabbia un grado d’importanza che rasentava lo zero. «Tieni, Inu-baka.- disse, con voce gelida- Sforza quel poco di cervello che ti è rimasto e leggi quella lista. Vedi se c’è qualche nome che ti risuona nella memoria.»
«Che roba è?» chiese Inuyasha, sgarbato e offeso, afferrando la lista. Era in realtà un lungo elenco di nomi di luogo, che Inuyasha scorse velocemente. Una volta finito, gettò con aria svogliata il foglio sul tavolo, dove fu requisito da Anna, che si mise a leggere a sua volta. «No, non conosco nessuno di questi posti.- disse Inuyasha, cupo, incrociando di nuovo le braccia sul petto- A che ti serve saperlo?»
Sesshomaru recuperò il foglio dalle mani di Anna senza troppi riguardi.
«Sesshomaru!» protestò lei, iniziando ad arrabbiarsi per quella totale mancanza di considerazione.
«Questi sono luoghi di potere situati nell’Est.- disse Sesshomaru, lanciando ad Anna un’occhiata che poteva essere di scuse come poteva benissimo non esserlo- Visto che gironzoli in quella zona da tempo, pensavo potessi averne visitato almeno uno.»
«No, nemmeno uno.- sentenziò Inuyasha, acido, poi ebbe una sorta di ripensamento e si voltò verso Kagome- Vero, Kagome?»
Kagome si fece passare il foglio e anche lei lo lesse fino in fondo.
«No.- disse infine, scuotendo il capo- Non mi ricordo di nessuno di questi luoghi. Penso che Miroku li avrebbe nominati, nel caso vi fossimo passati.»
«Ho pensato la stessa cosa.- disse Inuyasha, poi si rivolse di nuovo a suo fratello- Ma a che ti serve quella lista? E cosa intendi con ‘luoghi di potere’?»
Sesshomaru fece per rispondere, quando la porta si aprì di botto, facendo entrare nella stanza Rin, che aveva le guance rosse per la corsa e un sorriso luminoso come il sole di giugno. Dietro di lei arrancava Jaken.
«Sesshomaru-sama! Guardate cos’ha trovato Rin!» disse la bambina, con voce argentina, sollevando le braccia e mostrando a tutti un fagottino fulvo. Tre delle quattro persone alla tavola rimasero con tanto d’occhi, mentre Kagome batté le mani, emettendo un gridolino eccitato.
«Kyaaa!!! Ma è un gattino!- esclamò, correndo a vederlo da vicino- Com’è carino, Rin-chan!»
«Vero, Kagome-chan?» disse Rin, stringendosi di nuovo al petto il cucciolo, che iniziò a fare le fusa. Kagome gli accarezzò il pelo folto.
«Un…gatto?» disse Inuyasha, faticando a non mettersi a ridere. Un gatto nel Palazzo del Signore degli Inu-yokai! Quella sì che era bella!
«Perdonatemi, Sesshomaru-sama!- gracidò Jaken, prosternandosi- Non so da dove sia entrata quella bestiaccia. Provvederò subito a sbatterla fuori dalle mura del…»
«Rin può tenerlo, non è vero?- lo interruppe Rin, agitata, guardando alternativamente Sesshomaru e Anna- Rin può tenere questo gattino?»
Anna accennò un sorriso, poi parve ripensarci e guardò Sesshomaru, che non aveva ancora pronunciato una sillaba. Il Signore dei Demoni dell’Ovest si trovò nella scomoda posizione di dover scegliere tra il suo primo istinto di far volare fuori dal Palazzo quella bestiaccia e la tentazione di cedere di fronte a quelle due paia d’occhi supplichevoli.
«Che non mi capiti mai fra i piedi, Rin.» disse infine, gelido come sempre.
Il sorriso di Rin divenne, se possibile, ancora più ampio.
«Grazie, Sesshomaru-sama!!!» strillò, assordandoli tutti e mettendosi a saltellare dalla gioia. Jaken, incerto se essere contento di aver evitato una punizione o essere depresso per la presenza del gatto, sospirò e si alzò dal pavimento.
«Mi raccomando, Rin. Dovrai badare tu al micio.» disse Anna, alzandosi per andare a fare due carezze al gatto.
«Non preoccuparti, nee-chan! Rin baderà ad Akake!» disse la bimba, fiera.
«Akake?» chiese Anna, grattando il gatto sotto le orecchie e ricevendo in cambio rumorose fusa.
«Sì, perché ha il pelo rosso.- disse Rin, contenta, poi guardò Sesshomaru con aria speranzosa- Volete accarezzarlo anche voi, Sesshomaru-sama?»
Inuyasha non resse più e scoppiò a ridere, battendo la mano sul tavolo. Sesshomaru lo fulminò con un’occhiata e Anna, prevenendo una risposta caustica, si rivolse a Jaken.
«Jaken, perché tu e Rin non andate nelle cucine a farvi dare qualcosa per sfamare il gatto?» disse, sorridendo.
«Io? C’è Rika per queste cos…- iniziò a protestare Jaken, ma un cenno imperioso di Sesshomaru bloccò le sue lamentele- Ehm…andiamo, Rin. Lasciamo che Sesshomaru-sama e gli altri finiscano di pranzare.»
«Oh, ma certo!- esclamò la bambina- Scusate Rin per l’interruzione! A dopo!»
Ciò detto, la bambina uscì dalla stanza insieme a Jaken e la porta si chiuse alle loro spalle.
«Rin-chan è davvero adorabile.» disse Kagome. Quella bambina le faceva sempre venire la voglia di abbracciarla forte.
«Vero.- disse Anna, con un sorriso molto materno- Mi chiedo però come ci sia finito, qui dentro, quel gatto.»
Guardò Sesshomaru e sorrise. Era felice che il demone avesse permesso alla bambina di tenersi il cucciolo. Inuyasha, però, continuava a ridacchiare e lo sguardo di Sesshomaru lasciava presagire che nei prossimi secondi avrebbe interrato il fratello nel pavimento. Kagome, con grande presenza di spirito, riprese a parlare.
«Sesshomaru, ci stavi parlando dei luoghi di potere.» ricordò, tornando a sedersi e rifilando a Inuyasha una dolorosa gomitata nelle costole. Anna le lanciò un’occhiata complice, tornando a tavola a sua volta. Ormai le due avevano una tale esperienza nel prevenire le liti dei due fratelli che quasi si leggevano nel pensiero. Nemmeno Sesshomaru parve troppo lieto di veder sfumare l’occasione per riempire di legnate il fratello minore, ma ritornò senza cambiare espressione di un millimetro all’argomento originale.
«Ho intenzione di visitare questi luoghi.- disse, battendo un lungo artiglio sul foglio- Come ho già detto, sono luoghi di potere, vale a dire, per erudire gli ignoranti, che sono luoghi con particolari caratteristiche che possono favorire noi yokai.»
«Ehi! Ignorante a chi?!» sbottò Inuyasha, punto sul vivo.
«Un po’ come la nostra Fonte dei Desideri?» chiese Anna.
«Qualcosa del genere.- ammise Sesshomaru- Alcuni di essi sono molto più potenti. Intendo visitarli, ora che l’Est è in mano mia.»
«Mi sembra una buona idea.» disse Anna, sorridendo.
«Non mi dispiacerebbe fare una gita, in effetti.- disse Kagome, eccitata- Siamo chiusi in casa da troppo tempo, non vi sembra?»
«Chi vi ha detto che verrete anche voi?» chiese Sesshomaru, caustico.
«Chi vi ha detto che io voglia passare altro tempo con questo qui?!» disse Inuyasha, seccato. Nessuno dei due venne ascoltato dalle ragazze, che ormai erano immerse nei preparativi di quella gradita pausa dalla routine.
«Potremmo chiedere anche a Sango e Miroku di venire con noi!» stava dicendo Kagome.
«Magari! E’ un pezzo che non li vedo.- disse Anna- Sarà bellissimo viaggiare tutti insieme.»
«Forse non è la stagione adatta, ma quando si è in compagnia si può sopportare tutto.» asserì  Kagome, annuendo.
«Sono certa che ci divertiremo!» disse Anna, allegra.
«Feh! Non ci ascoltano nemmeno!» disse Inuyasha, incredulo, scuotendo il capo. Scambiò con Sesshomaru la prima occhiata non bellicosa della giornata. Con quelle due nei dintorni, riuscire a litigare diventava una cosa quasi impossibile. Ancora peggio, imporre in qualche modo la propria volontà diventava una mera illusione.
«Quando partiamo?» chiese infatti Anna, voltandosi verso Sesshomaru con una luce radiosa negli occhi.
«E dove andiamo?» chiese Kagome, felice.
Inuyasha sospirò, arrendendosi all’evidenza, e guardò a sua volta Sesshomaru in attesa di una risposta. Dopo un minuto di silenzio, anche il principe dei demoni capitolò.
«Partiremo domani.- disse, soffocando un sospiro- La nostra prima meta sarà la Grotta dell’Eco.»

***

Canticchiando fra sé, Sango uscì dalla casa della vecchia Kaede. Rabbrividì a contatto con l’aria gelida e si soffiò aria calda nelle mani, poi alzò gli occhi al cielo, che quel giorno era di un bianco lattiginoso.
«Nevicherà, stanotte.» mormorò, corrugando la fronte. Scrollò le spalle e si diresse sul fianco della casa per prendere la legna.
Ovunque attorno a lei, si sentivano i colpi di martello e i rumori della ricostruzione del villaggio, che era ormai alle sue ultime battute. Dopo il disastroso conflitto tra l’Est e l’Ovest, e la battaglia finale svoltasi tra il villaggio e il Goshinboku, circa la metà delle case di Edo era stata gravemente danneggiata, quando non rasa del tutto al suolo. Una volta che gli ultimi scontri si erano spostati più ad est, la popolazione del villaggio era tornata e aveva cominciato la ricostruzione. Ormai non era rimasto molto da fare e fortunatamente tutto era stato approntato prima che l’inverno prematuro decidesse di prendere il sopravvento sul più mite autunno.
Fino a pochi giorni prima, anche Minako, la miko che un tempo aveva sfidato Kagome, e il giovane Kentaro con l’armata ai suoi ordini, erano rimasti al villaggio a dare una mano, ma ormai erano ripartiti per le loro terre d’origine, avendo intenzione di arrivare alle loro case prima che cominciassero le nevicate, che la sacerdotessa aveva previsto abbondanti. Mancavano all’appello solo Inuyasha e Kagome, che erano tornati quasi subito al castello di Sesshomaru, per discutere chissà cosa. Sango sospirò, iniziando a riempirsi le braccia di ciocchi. Non vedeva l’ora che Kagome tornasse. La sua compagnia le mancava moltissimo, soprattutto ora che era in corso una strenua lotta con…
Un paio di braccia maschili le circondarono la vita e la strinsero forte, facendola spaventare.
«Eri distratta.» disse Miroku, sbirciando il viso della ragazza da sopra la sua spalla, sorridendo.
«Miroku!!- esclamò Sango, col cuore in tumulto- Che razza di modi! Arrivarmi alle spalle così di soppiatto!»
«Volevo farti una sorpresa.» disse il monaco, baciandole una guancia. Sango borbottò qualcosa e Miroku rise, per poi baciarla sulla bocca. Sango non si fece pregare, ma quando le intenzioni del monaco divennero un po’ più serie, si svincolò dalle sue braccia. Miroku sfoggiò un’aria ferita e Sango sospirò. Quella scena, e la discussione che ne sarebbe seguita, erano ormai quasi giornaliere.
«Miroku…- disse, stanca- Ti ho già detto che per questo dovrai aspettare finché non saremo sposati.»
«Lo so, dolce Sango.- sospirò il monaco- E’ proprio per questo che sto cercando in tutti i modi di sposarti adesso. Sei tu che non vuoi.»
«Non è che non voglio!- replicò Sango, arrossendo- Ma lo sai…vorrei…»
«Vorresti sposarti in primavera, per ricordare il compleanno di Kohaku.- disse Miroku, annuendo- Lo so, Sango. E una parte di me è anche d’accordo, ma sai…è difficile starti a lungo lontano.»
Gli comparve sul volto un sorrisetto malizioso e Sango borbottò: «Baka hentai.» dandogli un debole pugno sul braccio. Miroku rise e la abbracciò ancora, più dolcemente.
«Ti aspetterò, piccola Sango.- mormorò Miroku, spedendole un piacevole brivido lungo la schiena- E ora forza, lascia che sia io a raccogliere questa legna per te.»
«Stai forse dando della debole all’erede degli Sterminatori di Demoni?!» disse Sango, fingendo di arrabbiarsi. Miroku si gettò in ginocchio implorando pietà, facendola scoppiare a ridere. Non c’era nessuno che donasse felicità al suo cuore più volte ferito quanto Miroku. Ridendo a sua volta, Miroku si alzò da terra e raccolse la legna, quindi accompagnò Sango dentro casa. Kaede stava rintuzzando il fuoco morente, mentre Shippo e Kirara giocavano in un angolo.
«Ciao, Miroku!» salutò il kitsune, allegro.
«Buongiorno, Kaede-sama! Ciao Shippo!» disse Miroku, cordiale.
«Buongiorno, Miroku-sama.- rispose l’anziana donna- Sei venuto a insidiare di nuovo la virtù di questa povera ragazza?»
Sango arrossì e Miroku si finse offeso.
«Kaede-sama, come potete anche solo pensare che io…» iniziò a replicare, atteggiando il volto ad un’espressione virtuosa. Kaede rise e gli fece cenno di smetterla con il soliloquio.
«Non ci sarebbe nemmeno da chiederlo, Miroku.» asserì Shippo, annuendo con veemenza.
Miroku si strinse nelle spalle e sorrise. Per quell’inverno, Sango avrebbe vissuto in casa di Kaede. La sua abitazione e quella di Miroku erano state distrutte, e il monaco si era messo d’impegno, aiutato da altri abitanti del villaggio, per costruire la casa in cui avrebbero vissuto una volta sposati. Ora come ora, Miroku viveva nella casa ormai costruita, ma Sango ci sarebbe entrata solo a primavera. Ogni volta che ci pensava, Miroku, a dispetto della sua aria serafica, andava in depressione. Aveva bisogno di avere accanto Sango come l’aria che respirava. Quasi quasi preferiva viaggiare come facevano un tempo. Ora che conducevano una vita normale, non passavano più insieme ogni istante della giornata. In quel momento, un uomo entrò in casa di corsa.
«Perdonate il disturbo, Kaede-sama.- ansimò- Sono stati visti due demoni volanti atterrare nella foresta di Inuyasha.»
«Due demoni volanti?» chiese Kaede, corrugando la fronte rugosa. Sango e Miroku si scambiarono un’occhiata.
«Kagome-chan!» esclamò Shippo, saltando subito in piedi.
«Potrebbero essere Inuyasha e Kagome di ritorno.- disse Sango, annuendo- Sesshomaru ha molti di quei demoni nel Palazzo.»
«Oppure potrebbe essere qualche guaio.- aggiunse Miroku, scambiando uno sguardo d’intesa con Sango- Andiamo noi a dare un’occhiata, Kaede-sama.»
«Torniamo subito.» aggiunse Sango, mettendosi a tracolla l’Hiraikotsu. Shippo e Kirara si misero immediatamente alle sue costole e il gruppetto uscì di nuovo nella giornata gelida.
«Spero davvero che si tratti di Kagome-chan.» disse Sango, affrettando il passo.
«Era ora che tornassero, accidenti!» disse Shippo, fremente d’aspettativa. Non vedeva Kagome da tanto tempo e le era mancata molto. A conferma delle sue parole, una sagoma vestita di rosso, con lunghi capelli d’argento e una ragazza sulle spalle, balzò fuori dalla foresta e andò loro incontro.
«Ehi! Sango-chan! Miroku-sama!» gridò la ragazza a gran voce, sventolando una mano.
«Kagome-chan!» gridò in risposta Sango, mettendosi a correre. Kagome scese dalla schiena di Inuyasha mentre questo stava ancora correndo e si gettò tra le braccia dell’amica.
«Bentornati!- disse Miroku, sorridente- Ce ne avete messo di tempo!»
«Feh! Non me ne parlare.- disse Inuyasha, con una smorfia- E’ stata una tortura.»
«Ma cosa voleva esattamente Sesshomaru?» chiese Miroku, cercando di sovrastare il cicaleccio di Kagome, Sango e Shippo. Inuyasha scosse il capo e non aggiunse altro, lasciandogli la curiosità.
«Coraggio, non stiamo qui al freddo.- disse Sango, sorridendo e tirandosi dietro Kagome- Andiamo in casa di Kaede-sama.»
«Va bene, ma non possiamo restare a lungo.» disse Inuyasha, sbuffando.
«Perché no?- chiese Shippo, mettendo il broncio- Kagome, devi subito tornare a casa?»
«No, no.- lo rassicurò Kagome- E’ solo che Sesshomaru e Anna ci stanno aspettando.»
Indicò la zona attorno al Goshinboku.
«Ci sono anche loro?» chiese Miroku, sorpreso.
«Cosa dovete fare ancora? Non vi hanno tenuti abbastanza lontani da noi?» chiese Sango, perplessa.
«Stiamo per iniziare un viaggio.- disse Kagome, sorridendo e prendendo a braccetto l’amica- O meglio, una gita.»
«Una gita?» chiesero in coro Miroku, Sango e Shippo. Inuyasha roteò platealmente gli occhi e Kagome sorrise, soddisfatta.
«Si va alla Grotta dell’Eco.- asserì- E questa volta dovete venire anche voi.»

   
 
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