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Autore: sweetPotterina    10/02/2011    13 recensioni
Hermione Granger decide di intraprendere il suo nuovo anno ad Hogwarts per poter completare la sua carriera scolastica. Con sè, porta però un piccolo segreto: il suo matrimonio con Ronald Weasley.
Troppo confusa riguardo i suoi sentimenti, si troverà di fronte a delle scelte da prendere che segneranno per sempre la sua vita: tra sbagli, gesti impulsivi ed imprevisti, scoprirà che a volte se lo si vuole veramente i sogni possono diventare realtà e come intraprendere la via apparentemente più facile non sia sempre la scelta giusta.
Dal secondo capitolo:
-Granger, che ci facciamo qui?
-Ho bisogno di un piccolo favore.
Era sconcertato. Cosa mai poteva volere la Mezzosangue da lui? E, soprattutto, cosa mai poteva darle?
-Di cosa si tratta?
Hermione lo guardò per un lungo istante prima di rispondere –Io voglio che tu faccia l’amore con me.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ombra costante'
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CAPITOLO VI
SENZA DI TE

E' sincero il dolore di chi piange in segreto.
(Marziale)

 


Un respiro profondo e poi un altro ancora.
Alzò il proprio sguardo sul grande specchio di fronte a lui e si scrutò attentamente: niente in ciò che vedeva rifletteva l’immagine di uno sposo felice.
Non gli si avvicinava nemmeno lontanamente.
Ma del resto, quando mai un uomo, a pochi minuti dalla celebrazione del suo matrimonio, era felice?
Nervoso forse, teso probabilmente, dubbioso sicuramente.
Si passò una mano sulla folta chioma rossa, lisciata per l’occasione per ordine di sua madre, provando a farla tornare al suo aspetto originale che senz’altro più apprezzava.
Tuttavia, tutti quei prodotti che erano stati spruzzati sulla sua testa, sembravano aver reso i suoi capelli come la pietra, impossibili da modellare a suo piacere.
La testa, intanto, gli faceva male e sembrava scoppiargli terribilmente, come una piccola trottola che acquista sempre maggiore velocità, rischiando così di schiantarsi e finire in mille pezzi.
Stava per sposare Hermione Granger, la sola donna che aveva sempre amato, e non solo non lo credeva davvero possibile, ma non era nemmeno del tutto sicuro di volerlo.
Non così.
Tese le braccia dritte lungo il fianco per il nervoso, impedendosi di allentare il nodo alla cravatta che con tanta eccitazione suo fratello Bill gli aveva sistemato.
Come tutto il resto della sua famiglia, era felicissimo del suo grande passo, diversamente da lui.
Da quando la sera prima era andato a dormire per l’ultima volta nella sua camera alla Tana, testimone di diverse avventure, aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto, insonne, vittima di ricordi incancellabili e di segreti impossibili da ignorare.
All’alba, ricomponendosi, aveva deciso per l’ennesima volta di buttarsi ogni remora alle spalle, fiducioso che per la nuova vita che lo attendeva ne sarebbe valsa la pena.
Adesso, tuttavia, non ne era poi così sicuro.
Fingere era insopportabile, come una spina nel fianco troppo profonda.
Ogni falsità rimbombava poi nella sua mente, sgretolando ogni sua certezza, ferendolo lentamente.
Ascoltare era divenuto pesante, come un grande sacco che pian piano si colma dall’interno.
Le bugie che ormai erano divenute il suo pane quotidiano, si erano mischiate con la realtà, facendogli perdere ogni cognizione e ogni punto di riferimento.
Sarebbe stato così per sempre?
Se lo chiedeva ormai ogni secondo, scandito dalle lancette dell’orologio, che sembravano marcare attimo dopo attimo la sua condanna.
La sua testa emetteva l’unica risposta che non voleva sentire e il suo cuore implorava ancora la speranza di un futuro diverso di quello che gli si prospettava.
Non era questo quello che lui aveva desiderato, per cui aveva tanto lottato.

Lisciò per l’ennesima volta il risvolto della giacca, tastando attentamente il tessuto liscio e setoso sotto i suoi polpastrelli: il vestito nuovo di zecca che indossava, gli era stato donato da suo fratello Charlie con i suoi migliori auguri.
A meno di un'ora dalla celebrazione, solo in quella piccola stanza, continuava a far su e giù senza tregua, consumando la suola delle sue scarpe anch’esse nuove e provando inoltre tutte le posizioni possibili, da una piccola sedia in legno, al pavimento, senza darsi pace.
Le gambe gli tremavano, le mani gli sudavano e lo stomaco era una nuvola nera che si contorceva minacciando una tempesta.
Alla fine non aveva trovato scelta che concentrarsi sul suo aspetto che ormai da molti giorni non si rischiava a guardare, impaurito dalla verità che avrebbe trovato riflessa.
Ignorando nuovamente il suo volto, si concentrò su ciò che stava sotto il suo mento e trattenne un respiro nel costatare che in fondo, per la prima volta nella sua vita, era perfetto.
Nessun fronzolo fuori posto, nessun colore sgargiante e appariscente, nessun taglio strambo o inappropriato: il suo vestito nero cadeva sul suo corpo come se gli fosse stato cucito addosso, risaltando la sua corporatura e i suoi occhi azzurri, rendendo persino meno appariscenti i suoi capelli rossi.
Incoraggiato, alzò lo sguardo sul suo viso, per poi rimanere scioccato da ciò che questo gli rimandava: nessuna gioia o adrenalina solcavano il suo volto sempre rilassato e sorridente, ma solo paura.
Una fottuta paura di commettere il più grosso errore della sua vita.
Sentì le urla di sua madre e dei passi avvicinarsi, così velocemente coprì lo specchio con il vecchio telo, mettendosi al centro della stanza in attesa, con le mani giunte dietro la schiena. Immobile.
I passi si fermarono e sentì bussare alla porta. Non disse nulla e poco dopo riconobbe sua madre varcare la soglia.
-Tesoro, sei pronto? È ora.
Ron fece un lieve cenno col capo fingendo ancora una volta un sorriso tirato.
Sua madre le venne in contro prendendogli la mano.
–Oh, Ron, sei perfetto. Siamo tutti così fieri di te!
Il viso della signora Weasley si adombrò di un sottile velo di commozione nel riconoscere in suo figlio l’uomo che era diventato, nonostante per lei sarebbe stato sempre e solo il suo piccolo bambino.
Ron strinse le dita della mano libera in un piccolo pugno e con l’altra abbracciò forte sua madre, per poi porgerle il braccio con un nuovo sorriso.
-Andiamo?
Non vedeva l’ora che tutto finisse.
Sua madre però non si mosse, mostrando improvvisamente uno sguardo serio.
Aveva sperato ingenuamente, fino all’ultimo, che lei non si fosse accorta del suo vero stato interiore, ma adesso si sentiva davvero uno stupido per aver solo pensato che questo potesse essere possibile. Niente sfuggiva a Molly Weasley, lo sapeva da sempre.
-Qualcosa non và?- chiese tentennante.
-Ron, tu sai cosa c’è che non và. Vi ho osservati nell’ultimo anno e so che tra voi qualcosa è cambiato. Potrai dirmi quanto ti pare che è soltanto nervosismo prematrimoniale, ma io so che c’è dell’altro sotto.
Un brivido perforò la sua schiena, consapevole ormai di essere stato scoperto. Nessuna traccia di dolcezza o commozione imperversava sul suo volto, era agguerrita e pronta a stanare la vera verità.
-Mamma…
-Il matrimonio non è un gioco e se voi non siete ancora pronti, se tu non sei ancora pronto, potete aspettare.
Nessuna esitazione nelle sua parole, e nessuna sorpresa fu ascoltarle. Sapeva che sarebbe stata in grado di buttare fuori tutti gli invitati se era ciò che desiderava.
In quel momento desiderò tornare bambino, quando in vista di un problema troppo grande correva sotto le gonne di sua madre, che prontamente riusciva a proteggerlo a spada tratta.
-No, mamma. Io voglio davvero sposare Hermione, non è questo.
-E allora cos’è? Per caso, Hermione è… in stato interessante?
Era imbarazzata dalla sua stessa domanda, anche se non diede a vederlo.
Ron dal canto suo rimase stupito di come sua madre fosse arrivata ad una conclusione del genere. Quando capì il significato delle sue parole non poté evitare che l’imbarazzo tingesse le sue gote del solito rosso fuoco.
-Cosa?
-Puoi dirlo a me, tesoro- rispose rassicurante Molly.
-No, mamma! Hermione non è incinta, no, diamine!
Era esasperato Ron in quel momento, tanto quanto Molly fu sollevata nel sapere infondato quel suo piccolo dubbio.
–E allora cosa c’è che non và?
-Niente, assolutamente niente. Io amo Hermione e la sposo perché è questo quello che voglio. Sono solo nervoso mamma e… così mi stai facendo solo innervosire di più.
Lo sguardo determinato di Molly si spense, sostituito da un certo rammarico e una lieve delusione.
Ron si pentì subito della sua reazione e avvicinandosi a sua madre cercò di scusarsi.
-Mamma, io…
-No, hai ragione tu. Va bene così. Se è questo quello che vuoi davvero io non ho nient’altro da dire- proruppe la signora Weasley, con un mesto sorriso che però non raggiunse i suoi occhi.
Ron capì che non poteva fare niente per migliorare quella situazione, senza ulteriori implicazioni.
-Adesso faremmo meglio ad andare.
-Già.
A braccetto varcarono la soglia e uscirono via, sperando di star facendo entrambi la cosa giusta.
È tutto pronto e va tutto bene pensò Ron, prima di ricordarsi di respirare ancora e ancora.

Era bellissima!
Un passo, poi ancora un altro.
Lentamente, troppo, Hermione stava percorrendo la navata della piccola chiesa avvolta dal suo incantevole abito bianco, che per tradizione non gli era stato concesso di vedere.
Lo aveva ritenuto stupido ma adesso, era felice che sua sorella lo avesse trattenuto, perché l’effetto d’insieme era sbalorditivo.
Lei era meravigliosa, assolutamente meravigliosa, accompagnata dalla dolce melodia della marcia nuziale.
Aveva sempre saputo che sotto quei ricci ribelli, quel viso sempre stanco e trascurato si nascondesse qualcosa di bello, ma non avrebbe mai immaginato che lo fosse a tal punto.
Ed era sua, tra poco per sempre.
L’aveva amata tanto in quegli anni, in tanti modi, e oggi sentiva il suo cuore battere forte all’idea che presto lei, la ragazza più affascinante e intelligente che avesse mai conosciuto, sarebbe divenuta sua moglie.
Mia moglie.
Cosa aveva fatto per meritare tanto?
Ogni maledettissimo dubbio, ogni stupido pensiero che lo aveva assillato in quei mesi fino a farlo impazzire, si sgretolò di fronte il suo dolce viso, che avanzando lo guardava teneramente. La vide finalmente sorridergli, tanto che il suo cuore in quell’istante perse un battito, perché in quelle piccole fossette riconobbe la sincerità che tanto gli era mancata.
Improvvisamente la consapevolezza che quel matrimonio non partisse da basi forti e giuste non gli importò, perché seppe che col tempo avrebbero trovato la strada giusta insieme e sarebbero stati felici davvero.
Stava facendo la scelta giusta.

Ancor prima di volerlo davvero, il suo cuore dettò i comandi ai suoi arti, che subito si mossero verso la sua sposa.
Avanzando a pochi centimetri dall’altare tese la sua mano ad Hermione, che intanto si era appena fermata alla fine della traversata.
Attese con pazienza suo padre che la baciava un’ultima volta, innalzando il velo dal suo volto, e attese ancor più in trepidazione il momento in cui lei si voltò, a capo chino verso di lui, per sfiorare le sue dite delicatamente prima di legarle alla sua mano.
In quel momento, mentre ogni cosa prendeva il suo posto e il suo cuore sembrava esplodere dal suo petto per la felicità, vide cadere un’invisibile lacrima dal volto di Hermione, tanto che non seppe dire se fosse reale o frutto della sua immaginazione.
La verità venne celata dal suo cuore che, dopo aver battuto un’ultima volta, sembrò cadere in un tonfo sordo sul pavimento a talmente rapidità che ebbe paura di potersi schiacciare.
Fu allora che capì che era finita.
Lei non voleva sposarlo e, non importava quanto tempo avrebbero potuto passare insieme a lavorare sul loro rapporto per ritrovare quella felicità e quell’amore che avevano perduto, non lo avrebbe amato mai.
E come a voler dare un’ultima prova a ciò che sembrava ormai chiaro come il sole, vide Hermione, adesso di fronte a lui mentre la cerimonia prendeva inizio, sorridergli con i suoi occhi lucidi.
Chiunque avrebbe potuto pensare che fosse solo emozionata e commossa, ma lui sapeva che dietro quegli occhi lucidi c’era solo un enorme tristezza e sulle sue labbra arcuate semplicemente finzione.

Passarono i minuti, forse molti di più, ma Ronald rimase in silenzio ad osservarla attentamente, mentre le parole del pastore sembravano risuonare lontane alle sue orecchie.
Nonostante in realtà fosse a pochi passi da loro, non riusciva a lasciare le mani di Hermione nemmeno per un istante, come per paura che da un momento all’altro potesse scapparle via. Magari sarebbe stato meglio, in fondo.
Hermione intanto non riusciva a sorreggere il suo sguardo sempre più pressante, così se ne stava con il capo chino o rivolta verso il pastore, che invece non sembrava essersi accorto della tensione tra i due sposi.
Ron non sapeva cosa fare, se far continuare quella pagliacciata o fermare tutto per chiederle spiegazioni: si sentiva uno stupido per non averlo fatto prima, per essersi fatto lasciare rapire dalla paura di conoscere la verità.
Non si accorse di stringere eccessivamente le mani di Hermione fino a quando lei si voltò finalmente verso di lui, chiedendogli mutamente cosa stesse facendo.
Non lo sapeva nemmeno lui.
Ron allentò la presa ma non gli fece nessun cenno, continuando a scrutare ogni suo lineamento, come se nel suo volto potesse trovare la soluzione ai suoi casini.
Hermione intanto sembrava farsi sempre più nervosa, ticchettando con il tallone delle scarpe e corrugando la fronte per lanciare mute domande al suo sposo in cerca di una qualche risposta che spiegasse le pieghe del suo volto.
Sapeva di essere un libro aperto per lei e di non riuscire a nascondere il suo turbamento e la sua paura.
Ma cosa poteva dirle?
Improvvisamente realizzò che doveva dirle l’unica cosa che aveva sempre avuto paura di chiederle.
Si avvicinò ulteriormente a lei con un solo passo, sotto gli occhi straniti del pastore che però non aveva smesso di continuare la sua celebrazione, facendola indietreggiare impercettibilmente per lo spavento.
-Sei sicura… di volermi sposare?- chiese con un soffio, all’orecchio sinistro di Hermione.
Sentiva che il suo cuore risiedeva nelle sue mani.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto ad ignorare ogni dubbio, ogni incertezza.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto ad aspettare paziente che tornasse ad amarlo.
Una parola e Ron sarebbe stato disposto a cancellare ogni cosa del loro passato per un nuovo futuro.
Una sola parola e a Ron sarebbe bastato, per l’eternità.
In quel preciso istante, ai due sposi, parve che la chiesa fosse caduta nel silenzio più profondo solo per poter far rimbombare tra le pareti i loro cuori che avevano preso a palpitare violentemente, scuotendo il loro petto.
Ron la sentì trattenere il respiro, mettendo una mano al petto, e avrebbe voluto prenderla a schiaffi per quei secondi che stava perdendo nel dargli una risposta.
Sembravano ore interminabili.
Alla fine, quando Hermione sembrò aprir bocca, il pastore li interruppe con un colpo di tosse.
-Hermione Jane Granger, promette, al qui presente Ronald Bilius Weasley, di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nelle malattia, e di amarlo e onorarlo per tutti i giorni della sua vita?
Erano già arrivati a quel punto?
Se a Ron parve che il tempo si fosse fermato, ad Hermione piuttosto sembrò di essere sotto Pietrificus Totalus. La gola improvvisamente sembrò attraversata dal deserto più arido e la gola, prosciugata fino all’ultimo soffio di aria.
Il pastore corrugò la fronte e Ron sentì Hermione iniziare a tremare, prima che i suoi occhi si colmassero di lacrime silenziose.
-Hermione…
Lei però iniziò a scuotere piano la testa e a trattenere i singhiozzi.
-Ron…io…
Non seppe perché, ma per l’ennesima volta in quella giornata l’amore e l’istinto di protezione per lei prevalsero.
-Può darci solo un minuto?- chiese allora al pastore, ormai sbigottito.
Tutta la sala si alzò in mormori confusi e sbalorditi, ed Harry, il suo testimone di nozze, lo affiancò nell’immediato per chiedergli spiegazioni.
-Ron che succede?
-Harry, per favore.
Una muta richiesta di aiuto che subito venne accolta dal sorriso riassicuratore del suo migliore amico.
Vide Ginevra avvinarsi ad un Hermione che intanto aveva sgranato gli occhi sorpresa, ma la fermò con un cenno prima di prendere per mano Hermione per portarla con se fuori dalla chiesa.
-Dobbiamo parlare, Hermione.
-Sì.

Prendi ora il più lungo respiro
punta gli occhi nei miei
ci parliamo da grandi davvero
se vuoi

Ron l’aveva portata alle spalle della chiesa, ove si estendeva una piccola radura che, credendolo inutile, non avevano addobbato, ed era quindi stata lasciata alle cure di Madre Natura.
Mentre attraversava le piante alte, in cerca di un punto in cui potevano parlare senza essere disturbati, imprecava contro se stesso per aver portato Hermione via dall’altare prima che avesse potuto rispondere.
Sapeva che così, in caso di risposta negativa, l’avrebbe salvata dal caos che si sarebbe scatenato in chiesa, ma non gli importava, perché per quanto la detestasse in quel momento, odiava più se stesso.
Continuava a mentirsi spudoratamente, prendendosi da solo gioco del suo cuore e insultando la propria intelligenza: altro che istinto di protezione per Hermione, era scappato via di lì con lei perché aveva avuto una fottuta paura.
Paura che lei potesse dirgli di no, ammettendo i suoi veri sentimenti, ponendo così fine alla loro vita insieme e, allo stesso tempo, alla sua felicità.
Non sapeva come avrebbe potuto reagire di fronte a quel rifiuto, proprio adesso che era ad un passo dal coronare il suo sogno.
Ma aveva avuto anche paura che lei dicesse di sì.
Era ormai quasi un anno che lei teneva duro a quell’assurda situazione, lottando contro se stessa e il suo volere, in nome dell’amicizia e altri stupidi principi.
La determinazione e l’altruismo erano una delle tante cose che amava di lei, ma adesso stava passato ogni limite inimmaginabile, mettendo a rischio le loro vite.
Anche se la sua vita, sarebbe stata a rischio in ogni caso.
Se si fossero sposati, avrebbe avuto la donna che aveva sempre amato e per cui aveva lottato, ma sarebbe stato anche costretto a vivere una vita impregnata di falsità e di un amore non ricambiato.
I dubbi e le incertezze su una famiglia che in realtà non era una famiglia lo avrebbero fatto impazzire ed infine, la speranza di un amore che non sarebbe mai rinato lo avrebbe ucciso.
Era davvero questo quello che voleva?
Se invece non si fossero sposati, beh, si sarebbe risparmiato i dubbi e le incertezze, naufragando nel dolore, in attesa della morte.
Perché alla fine, senza Hermione, non c’era vita. Lei era tutto.
Doveva scegliere il male minore? Forse.

Si erano fermati e, mettendo un po’ le distanze, adesso si guardavano l’uno di fronte all’altro, senza stavolta alcun spettatore.
C’erano che loro due, così come sarebbe dovuto sempre essere.
Era arrivato il momento di somministrare l’amara pillola mortale, per saggiarla finalmente dalle loro stesse labbra.
Hermione non piangeva più, sapeva che era arrivato il momento della cruda verità, quella che il suo migliore amico meritava di sentire fin dall’inizio, ma che per paura gli aveva fin'ora nascosto.
Aveva sempre avuto ragione Harry, incredibile a dirsi!
La voce di Ron la destò dai suo pensieri, alzando gli occhi nei suoi, così come meritava. Basta bugie e sotterfugi, era stanca di lottare.
-Hermione, sto aspettando.
Da dove poteva iniziare?
-Mi dispiace- sussurrò, certa che comunque lui l’avrebbe sentita.
Ron, infatti, la udì benissimo, come se quelle due paroline appena accennate gli fossero state urlate.
È tutto vero, fu l’unica cosa che pensò.
Se da qualche parte era rimasta una qualche speranza, una piccola illusione, questa era stata spazzata via, come in una gelida folata d’inverno.
Serrò i pugni e cercò di mantenere la calma, nonostante volesse solo urlare.
-Quando…- provò a chiedere, ma le parole gli si strozzarono in gola.
-Poco dopo la battaglia… credo- rispose nervosa Hermione.
Non sapeva cosa poteva dire per rendere meno tagliente quella situazione. Non voleva ferirlo, ancora.
L’occhiata confusa che le mandò Ron la spinse a proseguire.
-Io non so quando tutto è iniziato, anche perché non so nemmeno cos’è che è iniziato. Quando mi hai detto di amarmi e abbiamo iniziato a stare insieme ogni cosa in me è esplosa per la felicità, non esisteva e non esiste parola per spiegare come mi sono sentita, Ron. Improvvisamente ogni cosa era perfetta, più bella perché aveva preso il posto giusto. Tu mi amavi e volevi stare con me. Esattamente come io avevo sempre sognato. Non sai quanto tempo avevo aspettato quel giorno e dopo tanti anni era finalmente arrivato.
Ron la ascoltò attentamente, ma ogni parola, anziché farlo stare meglio, lo faceva stare peggio, perché non riusciva a capire cosa fosse andato storto se tutto era stato perfetto.
Dove aveva sbagliato, dunque, se aveva mai sbagliato?
Sapeva che era sincera, non gli avrebbe mai mentito, e sapeva anche lei che quella era la resa dei conti per entrambi.
Per un attimo rivide nei suoi occhi, di nuovo vivi nel ritrovare quei ricordi, la stessa animosità con cui gli si era gettata al collo quando le si era dichiarato.
Nessuno in quel momento era stato più felice di loro, lo sapeva dal più profondo del cuore, eppure adesso quella consapevolezza non faceva altro che ferirlo.
-Poi, cos’è successo?- chiese, allentando il nodo alla cravatta.
Hermione si era fermata e stava attendendo una sua qualunque reazione, ma lui non era più un bambino.
Ron la vide sospirare a lungo e riprendere il discorso. Si torturava le mani e i piccoli ciuffi che erano sfuggiti dalla sua elegante acconciatura. Non era mai stata così bella.
–Ci credi che non lo so? Da quando è finita la guerra e tutto è stato travolto dalla tranquillità e dalla routine, ha iniziato a cambiare qualcosa in me. Niente mi è sembrato più lo stesso. Anche se avevo tutto quello che ho sempre desiderato, sentivo che c’era qualcos’altro che mi mancava, qualcos’altro di cui sentivo il bisogno e che non potevo fare a meno di avere.
-Cosa?- si ritrovò a chiedere impulsivamente, avvicinandosi.
La vide chinare il capo e aggiungere in un sibilo indistinto. –L’amore.
-L’amore? Mi prendi in giro? Questo è proprio quello che non ti mancava, Hermione. Tutti ti amano, infinitamente, me per primo- sbottò Ron, improvvisamente fuori di sé.
Come poteva dirgli una cosa del genere?
La ragazza si affettò a spiegarsi.
-Lo so, Ron, lo so. Anch’io vi amo, non potresti immaginare quanto.
Ron di fronte quell’implicazione fece una smorfia. Se lo avesse amato anche lei allo stesso modo non sarebbero a quel punto.
-Ma io parlo di un altro tipo di amore.
Ron si arrestò e la guardò torvo. –Che diavolo stai dicendo? Di che parli?
-Dell’amore quello vero, tra un uomo e una donna, che li lega in modi inimmaginabili.
-E noi che saremmo, Hermione?
-Amici, Ron. Certo, tu sei molto più che un amico, sei sempre stato un po’ speciale per me, più di Harry. Ma pur sempre solo un amico.
Quelle ultime parole, volate dietro una lieve folata di vento invisibile, lo gelarono sul posto.
Amici.
Stava per dire qualcosa, o forse no.
Ormai le forze lo stavano abbandonando, contrariamente a quanto aveva immaginato non era in grado di sostenere un simile rifiuto, non da lei.
La sentì proseguire, avvicinandosi.
-Non so cos’è stato, se è stata la guerra o tutto il tempo che è passato da quanto ho capito di provare qualcosa per te, ma improvvisamente mi sono resa conto che non provavo più lo stesso che provavi tu. Ho lottato così tanto per noi che alla fine mi sono dimenticata per cosa stavo combattendo, cieca di fronte a quel sentimento che in realtà invisibilmente stava scemando. Forse ho vissuto troppo a lungo nella convinzione che non mi avresti mai amato, abituandomi infine all’idea, cercando così di continuare a vivere comunque.
Poteva continuare a raccontargli di come ogni suo abbraccio non la faceva sentire più a casa, di come ogni sua carezza non riuscisse a farle battere il cuore, di come ogni suo bacio non provocasse più quel fuoco che la portava a stringerlo a se per chiedere di più.
Poteva, inoltre, raccontargli di Draco, di quell'amore sbagliato che sembrava essersi impossessato del suo cuore, a cui più volte aveva cercato di resistere invano.
Poteva raccontargli molto altro, ma sarebbe stato crudele.
E poi a cosa sarebbe servito, se non ad infliggere altro dolore?
La verità, è che l'amore per Draco l'aveva soltanto aiutata ad aprire gli occhi, a capire cosa mancava nella sua vita e di cosa aveva realmente bisogno.
Con o senza Draco, non avrebbe mai amato Ron veramente.
Ron, intanto, l’aveva guardata negli occhi senza distogliere mai lo sguardo, perché voleva farsi del male.
Non voleva sentire quelle parole che lo stavano ferendo più di un Cruciatus, ma ne aveva bisogno per mettersi il cuore in pace. Vedeva quanta sofferenza c’era nei suoi occhi, quanta fatica le stava costando quella confessione che sperava di non dover mai fare, ma non era minimamente paragonabile a quello che stava provando lui in quel momento.
Era come se qualsiasi certezza e convinzione si fosse sciolta nell’acido bollente, bruciando lentamente il suo cuore, che intanto sembrava sanguinare sotto la presa di una morsa dal quale non poteva sfuggire.
Sapeva che lei non era stata più la stessa ma, dopo quello che avevano vissuto nel periodo in guerra, chi lo era stato davvero?
Persino lui era riuscito a svegliarsi e a capire come il tempo, che sembra di fronte a noi infinto, in realtà è breve, molto più di quello che siamo disposti ad accettare.
Glielo aveva insegnato la morte di suo fratello Fred.
Per questo non aveva perso un attimo di più e si era affrettato a recuperare il tempo perso.
Non avrebbe mai creduto che fosse tempo perso in partenza, che in lei si era già spenta quella fiamma che invece in lui si era appena accesa.
-Vuoi dire che sono arrivato troppo tardi?- provò a chiedere, come a cercare un capo espiatorio.
-No, non voglio dare la colpa a te. Tu non c’entri nulla, Ron. Sono io che sono cambiata, è colpa mia se tra noi non ha funzionato. E credimi, non sai quanto ho pregato di poterti amare come tu meriti, ma non c’è l’ho fatta.
Hermione gli si era avvicinata, carezzandogli teneramente una guancia. I suoi occhi erano lucidi, lo sapeva senza nemmeno doverli guardare.

C'è un dolore che è un viaggio da fare
che come viene andrà
ci soffio ma non può bastare
per ora resta qua...con me.

Prese la mano di Hermione con l’istinto di stringerla, ma poi una lacrima caduta sulle sue dita lo fece infuriare, scacciandola via come una mosca indesiderata.
Era lui la vittima, non lei.
-Credi che a me faccia sentire meglio sapere che ti dispiace? Che hai provato e riprovato, ma alla fine non ci sei riuscita? Guardaci Hermione, noi stiamo per sposarci. O forse, dovrei dire stavamo.
Hermione provò a riavvicinarsi, ma Ron non glielo permise.
Toccarla, averla vicina, gli faceva troppo male.
-E smettila di piangere!
Vederla così, rendeva tutto di più difficile di quanto già non fosse, perché non riusciva a prendersela con lei.
Merlino, perché dev’essere tutto così difficile!
-Mi dispiace Ron, davvero. Se solo mi fossi resa conto prima di tutto questo, avrei fatto in modo di risparmiarti questo dolore, avrei fatto in modo di non arrivare mai a questo punto. Ma sono stata una stupida, credevo…
-Che cosa, Hermione? Che se mi avessi sposato avremmo comunque potuto vivere come un allegra e felice famiglia, mentre in realtà tra noi ci sarebbero state solo menzogne e bugie? Mentre tu alle mie spalle pregavi che io morissi in modo da non doverti più sentire legata a me?- urlò con quanto fiato in gola, sfogando tutta la sua rabbia.
Hermione spalancò gli occhi inorridita da quel pensiero e, rincorrendolo quando lui le diede le spalle, cercò di rispondere tra un singhiozzo e l’altro.
-Cosa? No, Ron, no! Come puoi pensare questo? È vero che io ho pensato che tra noi potesse funzionare comunque, ma non potrei mai volere una cosa del genere. Tu per me sei una delle persona più importanti nella mia vita!
Una, non la persona più importante.
Ron non sapeva cosa fosse più giusto fare, avrebbe voluto urlarle contro tutta la sua rabbia, tutto il suo dolore, ma era innegabile che anche lei, sotto quei fiumi di lacrime, stesse soffrendo.
Non stava forse per sposarlo, nonostante non era ciò che realmente voleva, solo per non ferirlo?
Chi aveva allora torto? Aveva davvero importanza, poi?
-Avresti dovuto dirmi tutto fin dall’inizio- buttò giù infine, voltandosi verso di lei.
-Hai ragione, sono stata una stupida e un insensibile a tenerti nascosta una cosa del genere. Ma ho avuto paura Ron, tanta paura.
Aveva avuto paura anche lei. Poteva biasimarla per questo?
In fondo, non era stato anche lui vittima di quel sentimento così meschino?
Sospirò, sperando di ricacciare via quella trappola mortale che sembrava aver imprigionato il suo cuore. Le si avvicinò, non riuscendo più a vederla in quella situazione, stringendola infine tra le sue braccia, mentre le lasciava sfogare le lacrime, nell’incavo della sua spalla, che tante volte aveva trattenuto in sua presenza. Quante volte l’aveva vista fingere un sorriso per nascondere il luccichio nei suoi occhi?
-Mi dispiace, mi dispiace tanto Ron, credimi- continuava intanto a ripetere Hermione, in una lenta e straziante litania.
Ron sciolse la sua acconciatura solo per poter nascondere il volto tra i suoi ricci. Solo per poter nascondere tutto il suo dolore.
Gli sarebbe mancata, più dell’aria, ne era certo.
Cosa sarebbe successo adesso tra loro?
Fu a quel punto che si rese conto che era finita davvero, che la fragile creatura che teneva tra le sue braccia non era più sua, che non gli apparteneva. Era arrivato il momento di lasciarla andare, e magari, forse, un giorno, sarebbero stati felici, in un modo o nell’altro.

C'è una cura che è fatta di bene
ma il bene cos'è?
e' la fatica di un passo indietro
per fare spazio a te.

-Mi perdonerai mai, Ron?- le chiese improvvisamente Hermione affiorando dalla sua spalla, ormai tutta inzuppata.
Ron la strinse forte, coscio che era l’ultima volta, e poi le sorrise, passando un polpastrello sulla sua guancia bagnata, accarezzando la sua pelle rosata e morbida.
-Non lo so, Hermione.
Voleva odiarla, con tutto il suo cuore, sarebbe stato tutto molto più semplice, ma non ci riusciva.
Hermione deglutì e, poggiando la fronte sul suo mento, gli fece una promessa.
–Io riuscirò a farmi perdonare, Ron.
Il rosso non le credette neppure per un istante: non perché pensasse che lei non avrebbe lottato per ricostruire il loro rapporto - sapeva che avrebbe fatto di tutto per non perderlo mai-, ma perché era convinto che mai nessuno avrebbe potuto fare qualcosa anche solo per assopire il suo dolore.
Era troppo grande.
-Credo sia meglio che adesso io vada.
Qualcosa nel suo petto premeva per uscire e non voleva esplodere proprio di fronte a lei, sarebbe stato troppo per il suo orgoglio.
E poi temporeggiare, starle vicino per sentirla ancora, era divenuto sempre più difficile.
Voleva solo dimenticare.
Hermione lo guardò stupita.
-Harry potrebbe seriamente pensare che io ti abbia uccisa- cercò di sdrammatizzare Ron, con poca convinzione. Hermione gli sorrise, in fondo sapeva quanto dura era in quel momento per Ron, e lo avrebbe assecondato solo per poter alleviare almeno un po’ il suo dolore. E poi certe situazioni non erano mai state il suo forte.
Improvvisamente si rese conto di come fosse cresciuto. Era davvero divenuto un uomo.
-Ne avresti avuto tutto il diritto, ma hai ragione, è meglio se rientriamo- disse semplicemente, sciogliendo l’abbraccio.
Ron la trattenne. -È meglio se vado solo io.
-Ma, è colpa mia. Sono io che devo spiegare a tutti…
-No, Hermione, ci penso io, davvero, tu è meglio se ti allontani. E poi con mia madre in giro, non mi stupirei se se ne fossero già andati tutti. Credo avesse già capito qualcosa.
Hermione si rabbuiò nel ripensare alla sua famiglia.
-Grazie- gli rispose allora, non trovando altre parole più appropriate.
I loro sguardi rimasero incatenati come a volersi trasmettere mille altre parole ancora, sicuramente inutili e tristi come le precedenti.
Il silenzio li cullò, interrompendo il tempo e fermando lo spazio intorno, come a volergli regalare un ultimo momento tutto loro.
La tensione trafiggeva il cuore e le mani di Ron, come le gambe di Hermione tremavano per l’aspettativa del momento cruciale.
Cosa dirsi?

Vale una vita quest'istante segreto
che piega tutti e due
che di un silenzio fa un saluto
e da una fa due vie.

Niente.
Alla fine Ron si chinò su di lei, trasportato da un ultimo impeto, dettato dalle profonde iridi ambrate della strega che lo piegarono per sfiorare le sue labbra in un amaro bacio, dal sapore di un triste addio.
Hermione non si ritrasse, ma rispose lievemente al suo bacio.
-Ti amerò per sempre, Hermione- sussurrò infine Ron, la voce che vibrava, scossa dal suo cuore che chiedeva pietà.
Hermione lasciò correre un’ultima lacrima.
–A modo mio, Ron, anch’io ti amerò per sempre.
Ancora cullato da quelle poche parole si sentì spingere indietro mentre, come a rallentatore, lei sfuggiva dalla sua presa e le dava le spalle correndo via.
La sua immagine diveniva sempre più piccola, così come quell’organo che ormai al centro del suo petto aveva smesso di pulsare.
Non aveva più senso, d’altronde.
Ogni ragione di vita era svanita dietro l’orizzonte con lei.

***


-Che hai combinato?
–Non ti ci mettere anche tu Harry, non è il momento.
-Non è il momento? È il momento eccome. Che ti è saltato in mente oggi, Hermione? Perché cavolo gli hai detto di sì?
–Cos’è? Non vuoi che i tuoi due migliori amici si sposino? Silenzio.
-Oh Harry, è… è stato così improvviso e lui, era lì, in ginocchio, con gli occhi pieni di speranza che mi fissavano. Non ho avuto scelta.
–Dai, non fare così. Andrà tutto bene.
-Hai ragione Harry, andrà tutto bene.
–Che vuoi dire adesso?
–Semplice: finita la scuola io e Ron ci sposeremo così come abbiamo deciso.
-Hermione, ma che stai dicendo? Non è giusto.
-La famiglia Weasley mi vuole bene come fossi una loro figlia e Ron mi ama immensamente: non potrei mai dargli una simile delusione per un mio capriccio. E poi, chissà, potrei tornare ad amarlo un giorno, il tempo aggiusta tutto.
-Stai dicendo un mucchio di cazzate. Qui non si tratta di un capriccio, ma del fatto che tu vuoi sposarti con una persona che non ami. Non pensi che prendendolo in giro in questo modo sia ancora peggio, poi?
-No, se lui non lo saprà mai.
-Senti, io ti ho promesso che avrei mantenuto il segreto, ma lui è il mio migliore amico e non posso accettare che una ragazza lo prenda in giro in questo modo, anche se quella ragazza sei tu. Anche Ron merita una donna che lo ami tanto quanto la ami lui.
-E credi che io non lo sappia? Che non ci abbia già pensato? Anche a me non piace dovergli mentire, ma è l’unica scelta giusta e tu lo sai: lui così sarà felice e anch’io, perché comunque ricorda che è anche il mio migliore amico e gli voglio un bene infinito.

-Bene, Hermione, non amore.
-Harry, ti prego, tu sai quanto vorrei amarlo, ma non ci riesco!
-D’accordo, non dirò nulla
, per ora… ma non credere che me ne starò con le mani in mano fino alla fine mentre i miei due migliori amici si rovinano la vita.
-Grazie, Harry.
-Non ringraziarmi, vedi di pensarci su. Seriamente.


Quel giorno, ormai lontano, Harry aveva sigillato la stanza in cui si era rinchiuso con Hermione, dimenticandosi però di imperturbarla. Fu solo un caso che Ron fosse passato di lì e avesse sentito tutto.
Solo Merlino sa quanto abbia poi dovuto pentirsi, nei mesi successivi, di essere rimasto lì, dietro la porta, ad ascoltare quelle parole.

 

 

Salve a tutti gente! Come và? Per chi se lo sta chiedendo, no, questo non è l'epilogo. Prima di chiudere questa storia dovevo parlare di altre cose altrettanto importanti - si lo so a voi di Ron non ve ne frega nulla- ma lui, per quanto detesti ammetterlo, è uno dei protagonisti in questa storia, seppur non dello stesso calibro di Draco ed Hermione. Mi è sembrato giusto raccontare cosa è successo a Ron in tutto questo tempo, e sopratutto del momento in cui tutto tra lui e Hermione è finito. Diversamente dalle altre mie storie, Ron, qui, è davvero una vittima innocente, che a me fa molta tenerezza. Mi è dispiaciuto molto per lui mentre scrivevo questo capitolo, che sinceramente mi ha stretto un pò il cuore. Oltretutto volevo svelare un pò il mistero che c'era dietro e che però nessuno ha notato. Insomma ragazze, vabbè che Ron è un cretino, ma davvero credevate che in tutti questi mesi in cui Hermione era una pezza stritolata dalle sue stesse lacrime non si accorgesse di niente? Eppure vi ho sempre detto che con lui si è sempre dovuta sforzare di nascondere le apparenze, ma poteva mai riuscirci con il suo migliroe amico per quanto ottuso potesse essere? Io credo di no. Anche se molto è dovuto alla scena finale, in cui svelo che Ron aveva ascoltato la scena del prologo, con relativo seguito della discussione tra Harry ed Hermione. So cosa state per dire, che allora è colpa di Ron che ha fatto finta di niente per tutto questo tempo, decidendo di sposare Hermione comunque anche se sa di non amarlo, ma non è quello che fanno molte donne di oggi, accecate dall'amore, tenendo in casa un uomo che sanno che le tradisce? L'amore rende ciechi e in questa storia mi pare di averlo dimostrato più volte. Questo svela quindi anche i dubbi che perversano in questo capitolo fin dall'inizio Ron. Come Hermione ha avuto paura, ma non di ferire l'altro come accade ad Hermione, ma di ferire se stesso, perchè lei, è l'unica donna che abbia mai amato davvero. Un'ultima cosa voglio dirla sul confronto che ha avuto con Hermione. So che molti potevano aspettarsi il finimondo, ma nella mia versione, Ron dopo la guerra è molto maturato e tutti i mesi che ha passato a crogiolarsi nel dubbio su quello che aveva sentito alla Tana lo ha in un certo senso preparato a quel giorno. Infatti per lui non è stata nessuna sorpresa sentire quelle parole, ma solo profondo dolore. e poi non si sente di prendersela con lei, nonostante come ho detto avrebbe voluto a tutti i costi odiarla, sa che ci ha provato e che insomma entrambi hanno fatto tutto il possibile per provare a far funzionare il loro rapporto, anche se alla fine non è servito. I libri non li ricordo molto, ma almeno nei film credo che Ron si sai sempre mostrato un pò debole nei confronti di Hermione, e che se anche alla fine litigavano lui le teneva testa solo per orgoglio e non perchè continuasse a detestarla. L'amore aveva sempre sciolto ogni rancore ancora prima che questo nascesse. A mio modo di vedere si intende.
I piccoli righi in corsivo a sinistra sono tratte da una canzone di Eros Ramazzotti, "Ci parliamo da grandi", che mi è sembrata molto appropriata per questo capitolo.
Spero di aver detto tutto, in ogni caso, ponete pure qualsiasi domanda. Risponderò ad ogni recensione con il nuovo metodo, ma avviso che potrei dimenticarmi di qualcuno, spero proprio di no, perchè ho ricevuto diverse recensioni tramite il sistema dei messaggi personali, e questo può far si che li perda di vista. In proposito quindi ricordo di mandare le vostre opinioni scrivendo in basso nell'apposita casella delle recensioni: che sia chiaro, a me non importa un bel niente come me li mandate, a me fa piacere che lo fate, un immenso piacere anzi, solo che non vorrei poi dimenticare di perdervi, perchè ci tengo davvero tanto a ringraziarvi uno per uno. Siete fantastici e mi incoraggiate sempre a proseguire, anche quanto lo stress, il tempo o la poca voglia non me lo permetteno. Ogni vostra parola, anche una piccola, mi fanno sempre piacere e felice. Grazie tante quindi, davvero di cuore!!!
Ringrazio anche tutti voi che avete aggiunto la mia storia tra le seguite, i preferiti e le ricordate.
Mi raccomando continuate a recensire, anche perchè, visto che questo capitolo è un pò particolare, mi sento un pò incerta se proporverlo...non gettatemi tanti pomodori mi raccomando, magari qualche lattuga, è più morbida XD
Un bacione e un abbraccio, alla prossima!
ps: scusate gli errori, ma vado di fretta, provvederò ad aggiustare in seguito!!!

   
 
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