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Autore: ferao    11/02/2011    8 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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L'ho letto dieci volte prima di riscriverlo. L'ho riletto, e l'ho riscritto ancora. Poi ho aggiunto un finale. Poi l'ho tolto. Nonostante l'impellente bisogno di studiare diritto commerciale, non ho fatto altro, la sera, che pensare a questo capitolo.
Noostante ciò, non sono ancora del tutto convinta; ma se l'avessi tenuto ancora in lavorazione, c'era il serio rischio che mi impantanassi e non lo finissi più, per tutte le volte che ci avrei messo le mani.
Alcune avvertenze:
1) ci sarà un cambio di tono un po' drammatico. Non prendetevela con me: non è colpa mia se Percy è un cretino insensibile, ok? una cerca di fare del proprio meglio, ma qui siamo al livello dei miracoli, e devono ancora mandarmi il manuale di istruzioni per imparare a farli.
2) La signora Bennet è come Adams: non avrebbe dovuto avere tutto sto spazio, ma è prepotente e se lo è preso lo stesso. Spero non vi dispiaccia.
3) La metafora della vetrina non è mia, ma di Andrea De Carlo. Non mi piace come autore, e non mi è piaciuto nemmeno "Due di due", da cui è tratta la suddetta metafora, ma questa mi sembrava TROPPO calzante e non ho potuto non sfruttarla. Spero di non aver violato nessun copyryght, e che le ammiratrici di De Carlo non mi boicottino per questo.
4) Anche "Rosemary's Baby" è venuta fuori per caso. Io volevo solo dire che la vicina della signora Bennet si chiamava Rosemary, e mi arriva Audrey con il suo orribile sense of humour a farmi quella battuta cretina. E vabbè, io sono solo una cronista...
5) Vediamo un po' la linea temporale: siamo situati esattamente al capitolo 16 di "Harry Potter e il principe mezzosangue", "Un Natale molto gelato". Ve lo dico, così, se non doveste capire una certa scena del capitolo, sapete dove andare a cercare, anche se il prossimo risolverà i vostri rovelli.

Ciò detto, vi ringrazio molto per il coraggio dimostrato finora affrontando la lettura di questa long fic, e per i complimenti che ho ricevuto; spero che questa storia continui a non deludervi, e prometto che scriverò i prossimi capitoli e la terminerò entro l'anno, anche perché non è giusto che questi poveri personaggi siano sbatacchiati di qua e di là senza ritegno. Giusto?
Buona lettura! :D

PS: il povero Adams... non arrabbiatevi, eh?

Gelide sorprese

 

Quando aprì gli occhi, il mattino dopo, Percy era ancora lì, accanto a lei.
Audrey notò, con immenso piacere e sorpresa, che non dormiva, ma la osservava con sguardo delicato. Ricordò che Ben non lo aveva mai fatto: se ne andava appena sveglio, anche se era domenica e non doveva andare al lavoro.

A essere onesti, era la stessa cosa che Percy aveva fatto per sei anni con Penelope; ma nella vita si cambia, giusto?
Basta trovare qualcosa – o qualcuno – che ci spinga a cambiare.
- Buongiorno, signor Weasley… - mormorò piano Audrey.
- Buongiorno, signorina Bennet… - rispose lui, sorridendo.
Audrey sbadigliò, poi si spostò un po’ da lui, per stiracchiarsi. Immediatamente sentì nostalgia del suo corpo, così tornò a stringersi contro di lui.
- Cos’è? Hai freddo?
- No, ma sto meglio così…
Rimasero ancora un po’ abbracciati, senza dirsi nulla. Poi Percy parlò:
- Comunque, buon Natale, Audrey.
- Buon Natale anche a te.
- E grazie per il regalo…
Audrey fece un gran sorriso, guardandolo negli occhi.
- Grazie a te, Percy…
Il ragazzo rispose anche lui sorridendo. Strofinò il viso contro la spalla nuda di lei, poi si stropicciò gli occhi e fece un gran sbadiglio.

- Sai, non sono riuscito a togliermi un pensiero dalla testa...
- Davvero? Neppure dopo quelle cose? Pensavo di essere più brava...
Percy arrossì, imbarazzato, ma lei rise. - Avanti: cos'è che ti turba, capo?
- Mi chiedevo... Adams aveva detto che sarebbe venuto al Ballo, no?
- Mmm... Mi pare di sì. Ha detto che in fondo poteva anche venire da solo, giusto per incontrare un po' di persone e stare in compagnia.
- Ma ieri non l'abbiamo visto.
- Mi pare proprio di no...
- Ecco, il problema che mi assilla è: dove diavolo si è cacciato Adams?
Audrey ci pensò su. - Sai che non ne ho la più pallida idea? Magari più tardi gli mando un gufo per fargli gli auguri e mi informo su come sta.
- Mi pare un'ottima idea. - Ridacchiò. - Sai che prima di invitarti al ballo avevo pensato addirittura che ci saresti andata con Adams?
- Adams? Merlino santo, non nego che sia un bel ragazzo, ma è del genere che a noi donne è proibito.
Percy aggrottò le sopracciglia, ma bastò un'occhiata eloquente di Audrey per fargli capire cosa intendeva. - Meglio così – commentò. – Perlomeno non dovrò controllare che tenga le mani a posto sul luogo di lavoro.
Per tutta risposta, Audrey lo colpì sulla spalla, fingendosi offesa. Seguitarono a scherzare così per qualche minuto; poi, con disappunto di Audrey, Percy si alzò dal letto, cercando i vestiti. Fece giusto in tempo a trovare e indossare le mutande (che chissà come erano finite nell’angolo della stanza più lontano dal letto) quando la porta della stanza si spalancò.
- Audrey, ma che ci fai ancora a letto a quest'ora? - La signora Bennet piombò nella stanza, senza badare a ciò che vi accadeva dentro.

Un tipetto decisamente simpatico, la mamma di Audrey; piccola e minuta, al contrario della figlia; inarrestabile, sempre di buon umore, con mille cose per la testa e l'energia di dieci Giganti; ma - secondo il parere della stessa Audrey – un po' troppo vulcanica ed espansiva.
E non parliamo della voce. Parlava in modo velocissimo e un pochino petulante, con la tendenza a crescere di un tono e mezzo tutte le volte che faceva un discorso un po' lungo. E li faceva spesso.
Insomma, per farla breve, questa donna-tornado scelse proprio l'istante in cui il povero Percy indossava le sue mutande per fare irruzione nell'appartamento d sua figlia e nella sua stanza da letto.
Penserete: bella sfiga, eh?
Dispiace anche a me raccontare una cosa simile, ma non prendetevela con me; prendetevela con la mamma di Audrey.

Per fortuna, alla suddetta signora Bennet non mancava l'intelligenza; perciò le bastò un secondo, e uno sguardo terrificato di Audrey, per capire: il suo viso diventò di tutti i colori, mentre notava le condizioni della figlia e spostava lo sguardo su Percy, che istintivamente afferrò un cuscino per coprirsi.
Per circa dieci secondi, nessuno disse nulla. La situazione sarebbe stata estremamente comica, se solo tutti e tre non si fossero trovati in estremo imbarazzo.

Su tutti incombeva lo stesso pensiero:
Cavolo!

Alla fine, la signora Bennet cercò di riprendersi e disse:
- A… Audrey, non mi presenti il tuo amico?
- Ehm… Mamma... Lui… Capo... Ehm...
- Sono Percy Weasley, molto lieto, signora Bennet. - Il ragazzo decise che doveva comunque salvare un po’ di dignità, e si avvicinò alla donna tendendole la mano, sempre coprendosi il corpo con il cuscino.

Cavolo! Che razza di figura...
La signora Bennet fece indugiare per un momento di troppo uno sguardo malizioso su di lui, facendolo avvampare, ma alla fine gli strinse la mano. – Felice di conoscerti, caro.
Guardando poi la figlia (ancora sconvolta dalla scena cui aveva appena assistito) disse:

- Adesso capisco perché non mi hai sentita entrare, e soprattutto perché non sei ancora in piedi. È vero che per te il tempo scorre in modo diverso da noi comuni mortali ma...
- Mamma, ma che stai dicendo? E come mai sei qui, di prima mattina?
- Prima mattina? Aud, sono le undici e mezzo! Dovevamo andare a pranzo dallo zio Roman a mezzogiorno, ricordi?
Ad Audrey prese un colpo. Undici e mezzo! Avevano davvero fatto tardi! E se non si fosse sbrigata a prepararsi, avrebbero fatto ancora più tardi!
- Cavolo! - gridò, balzando fuori dal letto con scatto felino. - Mamma, muoviti, dammi una mano o non ce la farò mai!

La signora Bennet scosse la testa, ridendo. La sua piccola confusionaria.
Rifece il letto e mise in ordine il vestito che la figlia aveva indossato la sera prima, mentre Audrey si vestiva in fretta e furia e correva in bagno.
In tutto ciò, il povero Percy, tuttora seminudo ad eccezione di mutande e cuscino, veniva totalmente ignorato. Non sapeva assolutamente cosa fare, né dove guardare per sentirsi meno in imbarazzo.
Alla fine la signora Bennet lo guardò. - Beh – fece, – tu non ti vesti?
- Oh! Io... Ehm...
- Avanti, ho più del doppio della tua età, mica penserai che mi imbarazzi se ti vesti davanti a me!
Lei non si imbarazza? E io?!
Intuì però che era meglio non discutere con quella donna, e si infilò i vestiti mentre la signora Bennet lo osservava di sottecchi, incuriosita. Non aveva mai incontrato uno dei ragazzi di sua figlia, a parte Ben, e questo non era neanche tanto male! Certo, peccato per quei capelli rossi... Ed è un po' troppo smilzo per i miei gusti. Ma vabbè, Aud è strana...
Nel frattempo Audrey era rientrata in camera e controllava di avere tutto in borsa; la signora Bennet scelse quel momento per raccontarle ciò che non riusciva più a tenersi dentro.
- Aud, ascolta, non puoi capire cosa mi ha raccontato la mia vicina!
- Mamma, sono come al solito in ritardo, non trovo le chiavi di casa e tu vieni a raccontarmi i pettegolezzi della tua vicina?!
- Perché non fai un Incantesimo di appello... - suggerì timidamente Percy.
- Perché non trovo la bacchetta!
- È sotto il comodino, Aud. Allora, senti, la figlia di Rosemary, Margareth, è andata a una festa ieri sera, e indovina chi ha visto in atteggiamenti piuttosto... intimi con un uomo?
- Aspetta, Margareth non è la tizia che chiamavamo “Rosemary's Baby” perché appena mi vedeva cercava di sbranarmi? - chiese Audrey acchiappando al volo le chiavi che era appena riuscita ad Appellare.
- Oh sì, ma è molto migliorata da quando aveva cinque anni. Ma fammi finire! Non vuoi sapere di chi sto parlando?
La voce petulante di sua madre le stava persino impedendo di pettinarsi decentemente i capelli. Approfittando del piccolo momento di confusione, Percy era riuscito ad andare al bagno a lavarsi; nonostante la porta chiusa, però, riuscì a sentire la signora Bennet dire:
- Oh, chi se ne importa, te lo dico lo stesso: si tratta di Ben!
Audrey drizzò le antenne, fermando le braccia a mezz'aria mentre cercava di farsi una treccia. Da dentro il bagno, Percy non poté fare a meno di ridere sotto i baffi. “Lo sapevo, io, che il Paguro doveva avere un buon motivo per lasciar perdere Audrey! Insomma, se non sei attratto da lei vuol dire che non ti piace il genere femminile!”
Audrey invece non l'aveva presa con la stessa filosofia. Spalancò gli occhi a più non posso e boccheggiò.
La madre, tranquilla come se non avesse appena sconvolto la sua unica figlia, si limitò a dire: – Oh, ma Aud, questa treccia è un disastro! Lascia, ci penso io!
- Mamma... Hai detto Ben? Cioè Ben il mio ex?
- Ah, è il tuo ex! Non me lo avevi mica detto tesoro! Beh, meglio così, temevo di sconvolgerti troppo. Comunque sì, proprio Ben, quello che sembra un mollusco...
Ah, allora forse la mia teoria non è sbagliata. Che sia davvero un Paguro gigante?
- ... Insieme a un altro uomo, capito? Adesso che ci penso, Audrey, non sarà mica colpa tua se ha cambiato gusti? Guarda che agli uomini basta poco, eh?
A Audrey iniziavano a ronzare le orecchie. Sia chiaro, non provava più nulla per Ben; era stata la classica storia non-seria che può capitare più di una volta a una ragazza giovane come lei.
Ma... certo, non era cosa da tutti venire a sapere dalla tua cara mamma – la quale è ancora convinta che tu stia con un uomo – che lo stesso uomo si è trovato a pomiciare con un altro uomo ancora! È un po' confuso, lo so, ma di certo i pensieri di Audrey in quel momento non erano molto chiari. Tanto che si ritrovò a chiedersi:
Non sarà mica stata davvero colpa mia?

Fortunatamente si riscosse da quei pensieri: come potevano venirle in mente cose del genere?
Tutta colpa della mamma!

Mentre Percy usciva dal bagno, sentì Audrey che, ripresa la lucidità, domandava:
- Scusa mamma, ma stiamo glissando su un dettaglio fondamentale: chi sarebbe quest'altro uomo? Margareth ne sa qualcosa?
- Oh, certo che sì! Sai quanto è pettegola e petulante quella lì! Ha avvicinato Ben e si è fatto dire tutto! Lui le ha detto che si sono conosciuti in un pub Babbano, ma non ha aggiunto altro. Ci credi? Margareth non è riuscita a sapere niente di niente! Ha solo commentato che era un gran bel pezzo di…
- Mamma!
- … ragazzo, con un grosso...

- Mamma, smettila!
- ... sorriso, e, ma una come lei nota subito queste cose, sembrava davvero ben dotato...
- Percy, uccidimi, ti prego! - implorò Audrey, mentre Percy non riusciva più a tenere le risate.
- ... di carattere. Aspetta, com'erano le parole... Ah sì: un dandy in jeans.
Audrey spalancò gli occhi e guardò Percy, che ricambiò lo sguardo stralunato.
Oh cavolo.

Poi guardarono la signora Bennet.
- Un dandy in jeans?
- Hai presente Oscar Wilde? Ecco.
I due giovani si guardarono di nuovo. E lo stesso pensiero passò a entrambi.

Avrebbero potuto risparmiarsi la fatica di chiedere ad Adams come stava.


 

- Non so se è il caso che venga anch’io…
- Percy, non dire sciocchezze! In casa dello zio, più si è meglio è!
- Dico davvero, io non voglio disturbare…
- Audrey ha ragione, ragazzo, non darai fastidio a nessuno. E poi è solo un pranzo.
Un pranzo di Natale (
di conseguenza immenso), insieme alla famiglia della ragazza con cui hai avuto un (interessantissimo) tête-à-tête solo la sera prima. “Chi potrebbe desiderare altro?” pensò, sarcastico.

Forse avrei fatto meglio ad andarmene appena sveglio...
Per impedire altre discussioni, la signora Bennet trasformò l'abito da cerimonia di Percy in un comune completo scuro e si Smaterializzò afferrandolo praticamente per la collottola.
Arrivati di fronte alla villetta dello zio di Audrey, la signora Bennet suonò il campanello, e la porta si aprì quasi subito.
- Zia Lucy! Zia Audrey! Meno male che siete arrivate, i bambini mi stanno facendo impazzire… Piacere, mi chiamo Judith. - Una ragazzina di sì e no dodici anni con lunghe trecce strinse la mano a Percy, poi corse ad abbracciare Audrey.
- Ciao, piccolina! Dove sono il nonno e il papà?
- Stanno finendo di apparecchiare la tavola, nonno Roman sta facendo un disastro con gli incantesimi Levitanti…
Accompagnati da Judith, entrarono nella casa che da dentro sembrava grande il doppio. Era tutto molto ordinato, ma qua e là c’erano i segni della presenza di diversi bambini: aeroplanini di carta, un modellino di scopa volante, giocattoli… Tutto questo diede una forte e fastidiosa sensazione di dejà – vu a Percy.

Cavolo... me lo dovevo aspettare.
Entrati nella grande sala da pranzo, si trovarono davanti l’intera famiglia di Audrey: lo zio Roman, un uomo di circa sessant’anni che gli strinse la mano vigorosamente, e i suoi figli, i famosi quattro cugini di Audrey, di età compresa tra i trentuno e i trentasette anni, con mogli e figli al seguito. In tutto, quattordici o quindici persone.


Se il marchio dei Weasley era costituito dai capelli rossi, quello dei Bennet riguardava in pratica tutto l'ovale del viso. Gli zigomi, la fronte, lo spazio tra occhi e naso, persino il mento erano riprodotti con precisione quasi millimetrica sui visi di zio Roman, dei suoi quattro figli e della figlia del suo defunto fratello, Audrey (con le dovute differenze che ci sono tra viso maschile e femminile), e anche i bambini avevano preso pochissimo delle rispettive madri. Percy fu impressionato, trovandosi di fronte tutti quei visi quasi uguali. Per un attimo un'immagine perversa attraversò la sua mente: un bambino uguale a Audrey coi capelli rossi. Per fortuna svanì all'istante.
Non appena ebbe finito le presentazioni, Percy chiese dov’era il bagno. Trovatolo, vi si chiuse dentro, quasi ansimando. Doveva riprendersi, doveva cercare di tornare lucido.
Perché tutto ciò gli ricordava troppo il Natale alla Tana.
 

Fanculo.
Aveva sperato, forse anche pregato di non trovare una famiglia così.
Rischiava seriamente di crollare quel giorno.
Fanculo.
Lottava da due (tre?) anni contro quella sensazione: quella nostalgia pungente che lo assaliva quando pensava troppo a lungo ai suoi.
La verità è che ricordare la sua famiglia gli faceva ancora male; tanto male.
Non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per come aveva chiuso con loro, e al tempo stesso cercava di convincersi che era tutta colpa loro, che non lo avevano mai apprezzato per com'era. Lo avevano trattato male, quando avrebbero dovuto essere felici per lui, per il suo successo e la sua sfolgorante carriera.
Fanculo.
La sua promozione ad assistente del Ministro era stata accolta con gelo; gli avevano dato dell'incapace, dicendogli che la promozione serviva solo a controllare le mosse di Silente.
Come se lui non avesse le capacità adatte per quell'incarico.
Come se lui non potesse farcela da solo.
Fanculo.
Il suo orgoglio finora lo aveva aiutato a camminare ancora con la testa alta, a non sentirsi un imbecille e a fare il suo dovere come al solito. Lo aveva sostenuto, tenuto in piedi, lo aveva spinto ad andare avanti, sempre più avanti.
Solo grazie al suo orgoglio, al suo amor proprio, riusciva a sentirsi davvero qualcuno.
Senza il suo orgoglio, si sarebbe praticamente sgretolato.
Fanculo.
Ciò però non gli impediva di sentirsi morire, quando vedeva una famiglia allegra.
E quella di Audrey era la madre di tutte le famiglie allegre. I Bennet erano chiassosi, esuberanti, erano tanti.
Oltre a ciò, erano due (o tre?) anni che non trascorreva il Natale coi suoi. Non era particolarmente religioso, ma nonostante ciò aveva sempre dato un certo significato al Natale. Stare lontano dai suoi, in quel periodo, era ancora più difficile.

Voi direte, giustamente: ma diamine, perché non fa pace con loro e basta? Cos'è, si diverte a stare male?
Vi rispondo: probabilmente voi non avete lo stesso orgoglio di Percy. E, se è così, sono molto felice per voi, perché il suo dannato orgoglio lo sta letteralmente facendo a pezzi.
Percy sapeva benissimo di aver reso infelici i suoi, e di essere a sua volta infelice; ma nulla al mondo, nulla, lo avrebbe spinto a far visita alla sua famiglia. Nemmeno a Natale.
Non doveva farlo, perché doveva dimostrare di valere qualcosa anche senza di loro.
Non sapeva a chi, ma doveva dimostrarlo.
Si lavò il viso più volte, atteggiò il viso a una serietà di ghiaccio.
Nulla lo avrebbe turbato, nulla doveva turbarlo.
Fanculo.
Non sono crollato finora, non crollerò oggi. Non per colpa di questa famiglia.

  

- Avete visto l’ultima partita delle Holyhead Harpies? Mai visto le ragazze così in forma…
- Mamma, posso lasciare il secondo?
- William, smettila di tirare il sale addosso a Max!
- Tutto bene, Percy?
Il ragazzo si riscosse. Audrey, vicino a lui, gli sfiorava la gamba con la mano sotto il tavolo. Lui la prese, distrattamente, e lei sobbalzò quando sentì quanto era fredda. Praticamente ghiacciata.
- Sì, tutto a posto…

- Stai pensando a qualcosa?
- No... Non preoccuparti...
- Percy, sei così serio... se posso fare qualcosa dimmelo.
Doveva essere serio. Altrimenti quella situazione lo avrebbe spezzato. E non poteva permetterselo.
- Tutto bene, davvero. - Si sforzò di sorridere alla ragazza, ma ne uscì solo una smorfia.

Come ho avuto modo di ribadire già un paio di volte, Audrey non era stupida; e fu abbastanza intelligente da non insistere per sapere cosa turbava Percy.
Anche se potrebbe essere un pelo più gentile... Vabbè...
La stessa cosa pensò Percy. Si rese subito conto di aver ferito la ragazza, e stava per scusarsi, quando qualcosa bussò alla finestra. Era un allocco, più precisamente l'allocco del Ministro Scrimgeour.
Prontamente Percy si alzò, e andò a prendere il messaggio che portava.
"Odio disturbarti anche a Natale, Weasley, ma avrei bisogno di una mano. Vieni immediatamente davanti al Ministero. Grazie."
Il ragazzo si voltò verso i Bennet. Tutti, compresi i bambini, lo fissavano, improvvisamente zittiti. Deglutì, e si sentì avvampare.
- Io… ho da fare, mi dispiace. Grazie infinite per il pranzo.
Fu salutato cordialmente da tutti, e accompagnato fuori da Audrey.
Appena in giardino, lei lo abbracciò. Lui ristette un po' irrigidito, al che lei fece per scansarsi, ma Percy glielo impedì ricambiando infine la stretta.
- Cattive notizie?
- Non ne ho idea.
- Vuoi che ti accompagni?
Per un momento Percy fu tentato di rispondere di sì. Gli sarebbe piaciuto avere ancora accanto a sé Audrey.
- Meglio di no. Il Ministro non ama intromissioni sul lavoro.
- Va bene.
Percy si sentiva diviso. Da una parte il sollievo di allontanarsi da quella casa, dall'altra il dispiacere di staccarsi da Audrey. - Facciamo che ci rivediamo stasera?
- Sicuro di volerlo?

Percy la guardò interrogativo. - Perché me lo chiedi?
- Oggi non hai aperto quasi bocca. Sei stato... lontano. Se vuoi stare da solo stasera, non preoccuparti, fai come meglio credi.
Cara ragazza.
- Audrey, stasera avrò bisogno di stare con te. Allora, ci vediamo?
- Va bene. Casa mia o casa tua?
- Meglio casa mia, non voglio altre sorprese come quella di stamattina.
Sorrisero.
- A dopo. Magari farò anche in tempo a tornare qui.

- Ci conto. A dopo.

 

Il Ministro lo aspettava, intabarrato in un lungo cappotto. Percy si avvicinò, e lui gli fece un cenno di saluto col bastone.
- Salve Weasley. Ti ringrazio di essere venuto, non volevo disturbare ma… sai…
- Nessun problema, Ministro, sono sempre disponibile per lei.

- Spero di non aver interrotto nulla di importante.
Piuttosto che ammettere una cosa simile col suo Ministro, Percy si sarebbe fatto affettare la lingua.
- Assolutamente no. Ero stato invitato a pranzo fuori e...
- Bene, bene. - Il Ministro fece uno dei suoi sorrisi cortesi ma indifferenti. – Dimmi, Weasley, è molto che non rivedi la tua famiglia?

Percy deglutì. Non capiva dove volesse andare a parare, ma non gli piaceva.
Si sistemò gli occhiali, nervoso.
- Come, prego?
- Sai, Weasley, persone come noi sono convinte che la vita giri intorno al nostro lavoro, e finiamo per trascurare le cose davvero importanti; la famiglia è una di queste, figliolo.
Percy non rispose. Quella discussione gli piaceva sempre meno.
- La famiglia – seguitò Scrimgeour, – ti rimane accanto anche nei momenti più difficili; si può discutere, litigare, arrabbiarsi con la famiglia, ma alla fin fine non ci si può allontanare da essa più di tanto. Non sei d'accordo?
Il sorriso fintamente cordiale di Scrimgeour si scontrò col volto di ghiaccio di Percy, ma non cedette.
- Orbene, Weasley, che ne dici se adesso io e te andiamo a trovare i tuoi? In fondo sono curioso di sapere da che famiglia viene il mio prezioso assistente; e poi, vuoi mettere la sorpresa che farai loro?
Parlò ancora a lungo, su questo tono, ma Percy non l'ascoltava. Era diventato di marmo.
Lui amava il suo lavoro, e amava essere ben considerato dal Ministro. Ma questo no. No. No.
Non poteva presentarsi ai suoi, non quel giorno, non così, non...
Non dopo tutto quel tempo.
E soprattutto non in quel modo.
Ma Percy non avrebbe mai detto di no al suo superiore. Per nulla al mondo.
Fu con una voce irriconoscibile che disse:
- Certo, Ministro. Sarebbe molto bello presentarle la mia famiglia.
Il sorriso di Scrimgeour si allargò ancora di più.
- Splendido, splendido, figliolo! Naturalmente, però, diremo che è stata una tua idea; non vorrei mettere in imbarazzo i tuoi...
Naturalmente.
Faceva freddo, freddissimo. Sembrava che quell'inverno non sarebbe mai passato.
Percy gelava, fuori e dentro.

  

Tornato finalmente a casa, quella sera, Percy si stupì di trovare il camino acceso. Poi ricordò che aveva dato appuntamento lì a Audrey, e che probabilmente lo stava aspettando.
Infatti la vide sulla sua poltrona, rannicchiata. Doveva essersi assopita guardando il fuoco.

Percy le lanciò uno sguardo. Dormiva con un'espressione corrucciata, la treccia che sua madre le aveva fatto quella mattina si era disfatta. Non appena però lui fece scricchiolare un'asse del pavimento, Audrey si svegliò con un sobbalzo, lo guardò e sorrise. - Ehi...
Non la salutò nemmeno. Non riusciva neppure a guardarla negli occhi.
Voleva solo una cosa: che se ne andasse.
Non la voleva lì, punto e basta. Voleva stare solo, solo, solo.
Senza nascondere il proprio malumore, andò dritto verso il camino, e lo spense con un tocco di bacchetta.
Nulla avrebbe potuto scaldarlo quella sera.
Audrey lo guardò stranita; non si aspettava che Percy si comportasse così.
- Percy... Cosa...
- È meglio che tu vada via - le disse seccamente.
- Ma che dici? Percy...
- Va' via, ho detto.
Sentendo quel tono, Audrey si arrabbiò. Cosa sono, un puntaspilli?
- E perché mai, di grazia?
- Non sono affari tuoi. Non devo giustificarmi con te.
Quella frase la ferì davvero. Si avvicinò a Percy, lo costrinse a guardarla negli occhi. Si spaventò per quello che vi vide.
Ghiaccio.
Nient'altro. 

Fu quello che la convinse ad andarsene. A rimandare le spiegazioni a un altro giorno, se ci fosse stato.
Prese di corsa cappotto e borsa e uscì, asciugandosi una lacrima di rabbia.
Lo lasciò solo, seguita dal suo profumo di mela.
E quando Percy fu solo, si permise di crollare. Di frantumarsi, come un pezzo di ghiaccio.

   
 
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