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Autore: Julia Weasley    13/02/2011    14 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 18
Macchie che non vengono mai via
 
Regulus chiuse il libro con un colpo secco, sospirando e lanciando un’occhiata fuori dalla finestra della stanza che ormai era in un certo senso diventata sua. Aveva la sensazione che la sua mente fosse rinchiusa e costretta dentro una morsa, incapace di giungere a qualche, seppur minima, conclusione.
Aveva letto già parecchi libri su vari oggetti storici o antichi, o almeno quelli che era riuscito a trovare in casa Queen, ma ancora non aveva avuto alcuna illuminazione su quali potessero essere gli altri Horcrux.
Era molto frustrante rimanere lì senza poter fare niente per andare avanti nelle indagini… e quello che gli dava più fastidio era che Silente non gli aveva più fatto sapere nulla. Rachel gli diceva che stava compiendo delle ricerche, ma il Preside manteneva il massimo riserbo, e Regulus non lo trovava giusto. In fondo, era stato lui a raccontargli degli Horcrux. Non poteva lasciarlo all’oscuro di tutto.
Posò il libro sulla scrivania, sbuffando per l’irritazione. Non sopportava essere messo da parte in quel modo. Anche se si era ridotto a dover accettare l’ospitalità dei genitori di Rachel, era sempre un Black, e nessuno poteva trattarlo in quel modo, tanto meno quel furbo di Silente.
Doveva assolutamente distrarsi in qualche maniera, altrimenti sapeva che sarebbe impazzito.
Uscì dalla stanza, diretto verso il salotto, dal quale proveniva la voce agitata di qualcuno. Incuriosito, Regulus entrò, per poi rendersi conto che la voce proveniva dalla radio: Perseus stava ascoltando la radiocronaca di una partita di Quidditch.
Regulus esitò sulla soglia, incerto. In casa c’erano solo loro due: Diane aveva il turno della domenica al San Mungo, e Rachel sarebbe tornata da un momento all’altro, ma intanto lui poteva approfittare della situazione. Da giorni cercava di ristabilire un minimo di rapporto con quell’uomo, ma non ci era ancora riuscito. Il fatto che per riappacificarsi con Alphard gli ci fossero voluti vent’anni non era molto incoraggiante.
Stava ancora fermo sulla soglia, indeciso se andare avanti o tornare indietro, quando Perseus si accorse della sua presenza.
« Ah, sei tu » disse, con poco entusiasmo.
A quel punto, Regulus non poté più evitarlo, ed entrò.
« Che partita è? » esordì. Gli sembrava di trovarsi sui carboni ardenti e temeva che da un momento all’altro Perseus lo avrebbe afferrato e scaraventato fuori dalla stanza.
« Falmouth Falcons contro le Vespe di Wimbourne » rispose quello, laconico.
Regulus deglutì.
« Posso ascoltarla? »
« No ».
Lui chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e invocare la pazienza. Se fosse stato un altro momento, se ne sarebbe andato, ma adesso non aveva più intenzione di farsi trattare in quel modo. Così, ignorando la risposta di Perseus, si andò a sedere su una poltrona.
Quello gli lanciò un’occhiataccia, ma non disse nulla. Probabilmente non se l’aspettava. Così decise di cambiare strategia.
« Accomodati pure, eh… Che razza di idiota » disse subito dopo, irritato. Regulus lo guardò, perplesso e offeso, ma Perseus lo tranquillizzò. « Mi riferivo al cronista. È spudoratamente dalla parte delle Vespe ».
Il ragazzo annuì. Era un fortuna che Perseus stesse ascoltando la partita: i silenzi imbarazzanti erano riempiti dalle parole del cronista e la sua cronaca poco imparziale dava qualche spunto di conversazione.
« Le Vespe sono in testa! » stava dicendo. « I Cacciatori dei Falcons non riescono a segnare da dieci minuti, grazie ai magistrali Bolidi scagliati dal nuovo acquisto della squadra a strisce gialle e nere, il poco più che ventenne Ludo Bagman. È stato sicuramente un ottimo acquisto… »
« Conosco questo Bagman » disse Regulus, stupito. « Giocava nella squadra di Quidditch di Tassorosso. Aveva un paio di anni più di me ed era molto bravo ».
« Lo sto notando.  È entrato nel Quidditch per professionisti solo un mese fa. È uno dei Battitori più forti del mondo. Per colpa sua, le Vespe di Wimbourne stanno già vincendo il campionato ».
Regulus gemette, contrariato.
Subito dopo, si rese conto che Perseus lo stava fissando, ma lui continuò a far finta di niente, con lo sguardo rivolto alla radio. Pensava che l’altro avrebbe preferito non farsene accorgere.
« Senti un po’, ragazzo » disse invece l’uomo. Regulus non osò distogliere lo sguardo dal suo, stavolta. « Stai ascoltando la cronaca di una partita di cui non ti importa nulla, perché nessuna delle due squadre è quella che tifi tu. Si può sapere cosa vuoi da me? »
Regulus inspirò profondamente, deciso a non apparire più troppo docile come aveva fatto, senza successo, fino a quella sera.
« Vorrei che mi dicesse cosa devo fare per farle cambiare idea su di me, una volta per tutte ».
Perseus aprì la bocca e tacque, rendendosi conto di non sapere cosa rispondere. Non si aspettava quell’improvviso cambio di atteggiamento, ma Regulus lo aveva fatto apposta per spiazzarlo. Irritato, si voltò di nuovo in direzione della radio. I Falcons stavano perdendo, e Regulus notò con preoccupazione che l’uomo aveva i pugni talmente serrati che avrebbe potuto stritolare qualsiasi cosa. Forse aveva esagerato, pensò.
Tuttavia, quando Perseus parlò di nuovo, disse qualcosa che lo sorprese.
« Che vuoi che ti dica? Vuoi che ammetta di aver esagerato qualche volta? O che ti dia una pacca sulla spalla? Oppure che ti ringrazi per aver salvato la vita di mia moglie? Bè, scordatelo ».
Regulus lo guardò, stupito.
« Sta dicendo che, se non fosse per l’orgoglio, lo farebbe? E che non ce l’ha più con me? »
Perseus alzò gli occhi al cielo, sospirando.
« Ora non esagerare. Diciamo che non sento più l’irrefrenabile impulso di ucciderti non appena ti incrocio per i corridoi ».
« Questo mi conforta, ma allora perché continua a trattarmi a pesci in faccia? »
« Semplice, perché mi diverto a terrorizzarti » rispose Perseus con un ghigno.
Regulus non sapeva se offendersi o ridere, ma non fece nessuna delle due cose, perché si era improvvisamente reso conto di somigliare a Perseus molto più di quanto avrebbe mai giurato. In fondo anche lui e Sirius continuavano ad insultarsi a vicenda tutte le volte che si vedevano. Era per gioco, ma soprattutto per orgoglio. Non potevano certo abbracciarsi di nuovo: era successo una volta, ma era stato un evento eccezionale che entrambi erano decisi a non ripetere… e a non farne parola con nessuno.
Si chiese come avesse fatto a non accorgersi che quella di Perseus fosse tutta scena. Eppure Rachel gli aveva detto più volte che suo padre non era affatto terribile come sembrava.
« Comunque non sono terrorizzato » disse, risentito.
« Oh sì, invece. Ora però chiudi il becco e fammi ascoltare la partita. Ecco, tieniti occupato con questa » sbottò Perseus, offrendogli una Burrobirra.
« Grazie » rispose Regulus, ancora frastornato, ma all’improvviso molto più di buonumore.
« Non fare quella faccia. Continuerò a trattarti come ho sempre fatto » lo avvisò Perseus, burbero.
 
Quando Rachel rientrò in casa quel pomeriggio, rimase attonita quando vide Regulus e suo padre ascoltare la partita insieme.
« Non ci posso credere! » non poté fare a meno di esclamare. « Allora è proprio vero che a Natale sono tutti più buoni ».
« Non cantare vittoria troppo presto » l’avvertì subito suo padre. « Il Natale passa in fretta ».
« Ok ».
Rachel andò a sedersi accanto a Regulus, ancora incredula. Quando incrociò il suo sguardo, si sentì all’improvviso liberata da tutto lo stress che aveva accumulato quel giorno.
Per tutta la mattina non aveva fatto altro che crearsi una quantità enorme di problemi, perché non sapeva come gestire la sua scoperta sul fatto che Remus Lupin fosse un Lupo Mannaro. Per il momento aveva deciso di far finta di niente, almeno finché non avrebbe avuto occasione di parlarne col diretto interessato, ma fingere era complicato.
Mentre nella sua testa si svolgevano questi pensieri, rivolse un sorriso rassicurante a Regulus, e lui ricambiò.
Ma subito dopo accadde qualcosa. Il sorriso sul volto del ragazzo si dissolse nel giro di pochi istanti, sostituito da un’espressione tesa e sofferente, mentre lui stringeva i pugni, irrigidendosi.
Rachel cercò di intercettare di nuovo il suo sguardo, che ora sembrava incomprensibilmente vuoto, per capire cosa gli fosse successo, ma Regulus si alzò all’improvviso.
« Scusate, devo andare di là… » bofonchiò, senza riuscire a nascondere il tono cupo con cui aveva parlato.
Perplessa, Rachel lo seguì con lo sguardo mentre usciva dal salotto.
« Che cosa gli è preso? » domandò Perseus, altrettanto dubbioso.
« Non ne ho idea… Vado a vedere come sta ».
La ragazza si alzò, uscendo a sua volta. Lo aveva sentito usare le scale, così salì al piano di sopra, trovandolo nella sua stanza. Era seduto sul letto e teneva le braccia conserte.
« Che ti succede? » domandò lei, entrando nella stanza.
Regulus scosse la testa.
« Niente » rispose in fretta.
Rachel sospirò, esasperata. Ormai sapeva riconoscere una sua bugia ad occhi chiusi, ed era evidente che non stesse affatto bene.
« Ti senti male? »
« No, sto bene » replicò lui, testardo.
La ragazza si sedette accanto a lui, notando il suo sguardo fisso e perso nel vuoto.
« Dimmi che cos’hai » insisté, stavolta con più impeto. Non c’era nulla da fare: per convincerlo non serviva a nulla essere gentili.
Lui sbuffò, a disagio.
« Niente, è passato ».
« È passato cosa? La vuoi smettere di fare il misterioso? »
Regulus la guardò, incerto. Sembrava nascondere qualcosa che lo tormentava, anche se lei non capiva come potesse aver cambiato umore nel giro di qualche secondo, senza che nessuno avesse detto nulla.
Ma infine lui si decise.
Rachel lo guardò sollevarsi la manica e mostrarle il polso sinistro, sul quale era stato impresso a fuoco il Marchio Nero. La ragazza sgranò gli occhi, stupita, mentre un’ansia crescente si impadroniva di lei. Non si aspettava una cosa del genere; era stata presa alla sprovvista.
« È il modo che Tu-Sai-Chi usa per convocare i suoi seguaci. Quando tocca il marchio di un Mangiamorte, quelli di tutti gli altri bruciano, e loro devono raggiungerlo subito » spiegò Regulus, tetro. « L’ho ricevuto quando mi sono unito a loro… »
Lei guardò il serpente che usciva dal teschio, impressionata.
« Quindi è per questo che te ne sei andato. Ti ha iniziato a fare male » sussurrò in un fil di voce.
Regulus annuì.
« Lo odio » disse con rabbia, coprendolo subito dopo.
Rachel aprì la bocca per dire qualcosa che potesse sollevargli il morale, ma non sapeva cosa dire.
« È solo una cicatrice. Ormai non conta più niente… » tentò, ma Regulus scosse la testa.
« Non è solo una cicatrice » disse. Per un attimo diede segno di voler aggiungere qualcosa, ma si trattenne.
« Ti fa tornare in mente brutti ricordi? » lo incoraggiò lei, sapendo quanto fosse difficile per lui dire tutto quello che gli passava per la testa.
Regulus annuì.
« Odio vedermelo addosso » aggiunse. « Ogni volta che brucia, mi ricorda tutti gli sbagli che ho fatto e tutte le persone che ho visto morire. Non lo sopporto ».
Rachel lo prese per mano, cercando di consolarlo. Improvvisamente si rese conto che non era bastato salvarlo dalla caverna per permettergli di lasciarsi alle spalle la sua vita da Mangiamorte. Regulus aveva ancora bisogno di superare i propri sensi di colpa.
« Non devi più pensare a quel periodo. Tu non sei più un Mangiamorte. Pensa a quello che hai fatto per recuperare l’Horcrux ».
Lui però non sembrava affatto convinto.
« Non riesco a non pensarci. Anche se lo vorrei, ogni volta che questo marchio mi fa male, mi ricordo ogni cosa. Penso anche a come sarebbe stato se non fossi mai diventato un Mangiamorte. La mia famiglia non mi crederebbe morto, tu non avresti dovuto affrontare un lutto e non sarebbero successe tante cose che non avrei voluto ».
Rachel non aveva la più pallida idea di come comportarsi per aiutarlo. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, ma più lo vedeva stare male più desiderava sostenerlo.
« Senti » disse ad un certo punto, prendendo in mano la situazione. « Non ti servirà a niente deprimerti per questo. Hai sbagliato, ma tutti sbagliamo: siamo esseri umani ».
« Ma non dovevo sbagliare! Lo vuoi capire che delle persone sono morte per colpa mia? Pensi che serva a qualcosa cercare di non pensarci? » sbottò lui con un tono più aggressivo del solito. Sembrava arrabbiato, ma con se stesso.
« Hai ragione, non servirà a niente. Ma è inutile anche stare qui a non fare altro che compiangerti. Adesso sei diverso e stai lottando per ciò che è giusto, ed è questo che conta. Devi essere orgoglioso di quello che hai fatto, perché pochi si sarebbero comportati come te ».
Lui non riuscì a non apparire rassicurato da quelle parole, ma era ugualmente giù di corda.
« So che sono cambiato, ma questo segno mi resterà per sempre. Non verrà mai via e continuerà a bruciare » disse, riferendosi sempre al Marchio Nero.
Rachel gli posò la testa sulla spalla.
« Allora vorrà dire che ogni volta ci sarò sempre io a ricordarti chi sei davvero, cioè la persona più coraggiosa che conosca, e che ti ammiro proprio per questo ».
Regulus tacque per parecchi secondi, immerso in qualche riflessione.
« Penserai che sono un ingrato. Tu mi hai salvato la vita, e io sto sempre a lamentarmi per qualsiasi cosa » disse poi.
« No che non lo sei. In fondo non abbiamo mai parlato davvero di come ti senti, ed è anche colpa mia. Forse ero troppo felice del tuo ritorno per pensare ai tuoi rimorsi. Per di più sei chiuso in casa da giorni, senza poter uscire, e mi dispiace. Proverò a convincere Silente a trovare una soluzione, perché non potrai nasconderti per sempre… anche se la vedo difficile. Intanto, lamentati pure. Sono sempre e ancora la tua migliore amica, in fondo, e ti sopporto da otto anni: ormai ci ho fatto l’abitudine » scherzò.
« Molto divertente » rispose Regulus, ironico. Il malumore non gli era passato, ma almeno sembrava meno depresso di prima.
Rachel lo abbracciò, nel tentativo di infondergli tutto il sostegno che poteva dargli. Lui le scostò una ciocca di capelli dal viso, e con quel semplice gesto le fece battere il cuore all’impazzata. Lei si ritrovò a desiderare che quell’attimo non finisse mai. Quando le loro labbra si sfiorarono, per alcuni istanti parve a entrambi che non valesse la pena preoccuparsi d’altro. Era un oblio perfetto.
Ma all’improvviso qualcuno suonò alla porta d’ingresso, rompendo l’incanto.
Rachel sbuffò, maledicendo il tempismo del visitatore.
Anche se vivevano sotto lo stesso tetto, erano pochi i momenti in cui lei e Regulus riuscivano a restare soli, e anche quelle poche volte non potevano mai esagerare perché, se non c’erano Diane e Perseus, ci pensava Sory a controllare la situazione. Rachel sospettava che suo padre avesse dato all’elfa l’espresso ordine di tenerli d’occhio, e poi di riferire a lui: in effetti, Sory aveva preso l’abitudine di spuntare a sorpresa dai posti più impensati.
Così, cercando di ristabilire i regolari battiti cardiaci, tutti e due uscirono dalla stanza e si affacciarono con cautela dalle scale, guardando Perseus avvicinarsi alla porta e chiedere chi fosse. Dopo un po’, l’uomo aprì la porta, lasciando entrare qualcuno.
« Sirius… Che ci farà qui? » chiese Regulus, ostentando molto disinteresse nella domanda, per compensare il tono fin troppo entusiastico che aveva usato all’inizio.
« Sarà venuto per salutarti. Non è così strano, sai? » rispose Rachel, facendo finta di niente.
« Per noi lo è. Comunque starà cercando di nuovo di sapere cosa nascondiamo io e Silente. Ma spreca il suo tempo: non gli parlerò mai degli Horcrux ».
I due ragazzi scesero le scale, raggiungendo Sirius all’ingresso.
« Come mai sei qui? » chiese Regulus, mentre Perseus se ne tornava davanti alla radio.
« Bè, visto che domani è la Vigilia e la festeggerò a casa Potter, ho pensato bene di fare un salto qui per compiere il mio dovere di fratello rinnegato e diseredato e romperti un po’ le scatole » rispose Sirius, rivolgendosi ad un esasperato Regulus con una smorfia beffarda.
« Non avevo dubbi: rompere le scatole è la tua specialità » ribatté l’altro, sarcastico.
Sirius ignorò la frecciata e fece un gran sorriso.
« Non ho disturbato, vero? »
« Oh, no… » rispose Rachel, ironica.
Guastafeste, non poté fare a meno di pensare.
« Perfetto! Puoi uscire in giardino? Devo presentarti qualcuno » disse Sirius, senza far caso al tono di lei, e rivolgendosi al fratello.
« Scherzi, vero? Non avrai portato qualcun altro qui, mi auguro » intervenne la ragazza, allarmata. Sirius mosse la mano come per scacciare un moscerino.
« Non ti agitare, è tutto a posto. Voglio solo farvi conoscere la donna della mia vita » continuò a dire, con una strana espressione.
Sia Regulus che Rachel non poterono evitare di reagire con stupore e scetticismo a quella straordinaria rivelazione.
« Tu? Ci stai prendendo in giro ».
« Certo che no. Puoi uscire in giardino, vero? »
Regulus cercò con lo sguardo Rachel e lei annuì, sospirando: gli incantesimi di protezione si estendevano fino alla palizzata.
Quando uscirono, Sirius indicò loro qualcosa che non somigliava neanche lontanamente ad una donna. E non era nemmeno una ragazza. In effetti, Rachel non riusciva proprio a capire di cosa si trattasse.
« Che cos’è quel mucchio di ferraglia? » domandò Regulus, dando voce alle sue perplessità.
Sirius gemette, indignato.
« Quel gioiellino è la mia vita, quindi vacci piano: non ti permetto di offendere la mia motocicletta » rispose.
Regulus lo guardò come se fosse convinto di avere a che fare con una persona un po’ suonata.
« E che roba è? »
« È un mezzo di trasporto, naturalmente ».
Non appena Regulus intuì che doveva trattarsi di un mezzo di trasporto Babbano, Sirius scoppiò a ridere: in effetti l’espressione disgustata del ragazzo era molto spassosa.
« Così sarebbe questa la donna della tua vita. Mi sembrava troppo strano… » commentò Rachel, ridacchiando.
Il ragazzo fece una smorfia, per poi rivolgersi al fratello con un ghigno.
« Vuoi provarla? »
« Scherzi? Non salirò mai su una cosa fabbricata da Babbani » rispose Regulus, schifato.
« Ma io ho apportato delle modifiche. Adesso può volare » insisté Sirius.
« Niente può essere meglio di una scopa ».
« Non capisci nulla. Rachel, almeno tu provala ».
« Ehm, no grazie. Mentre voi bambini giocate, io andrò a preparare del tè » declinò lei l’offerta. Non si fidava molto di quei marchingegni Babbani, ma soprattutto conosceva troppo bene l’indole scherzosa di Sirius, e preferiva rimanere con i piedi ben piantati per terra, piuttosto che accontentarlo.
La prudenza non è mai troppa, pensò. Soprattutto se hai a che fare con quella peste di Sirius Black.
Tuttavia, si soffermò a vederli chiacchierare dalla finestra della cucina. Le sembrava quasi impossibile che stessero parlando di nuovo, anche se più che altro bisticciavano… ma non era quello l’importante.
Non li aveva mai visti così: quando frequentava Hogwarts, li aveva guardati allontanarsi sempre di più, fino a raggiungere uno stadio in cui non si rivolgevano neanche la parola.
E Regulus, anche se era molto bravo a nasconderlo, non le era mai apparso così contento, nonostante tutto quello che dovevano ancora affrontare.
Ben presto però smise di fare quei pensieri: pochi minuti dopo rischiò di rovesciarsi addosso la teiera bollente quando Sirius accese la moto all’improvviso, e il rombo del motore fece spaventare Regulus così tanto che quest’ultimo continuò a maledire il fratello per i successivi dieci minuti, mentre l’altro lo prendeva in giro senza ritegno, con la sua risata simile ad un latrato.
« Per la millesima volta, non mi sono spaventato » ripeté Regulus poco dopo, quando rientrarono in casa per bere il tè.
« Ah, certo. Sei solo saltato su come un grillo » lo schernì l’altro. « E stavi cadendo a terra per la paura ».
« Non è vero » sbottò lui. « Vado a lavarmi le mani. Che diamine hai messo su quella cosa? »
« È il grasso del motore » rispose l’altro, ridacchiando.
« Che schifo… »
Regulus andò in bagno, bofonchiando tra sé, e Rachel ne approfittò per porgere a Sirius una tazza fumante di tè.
« Sai, è stato molto carino da parte tua venirlo a trovare proprio oggi » disse, dopo averne bevuto un sorso.
Sirius aggrottò la fronte.
« Davvero? Oh no! La mia doveva essere una visita sgradita » si preoccupò.
Rachel alzò gli occhi al cielo.
« Quando la finirete con questa farsa del “non me ne frega niente di lui” saremo tutti più felici. Lui non te lo confesserà mai, ma era un po’ depresso oggi, e gli ha fatto bene rivederti. Quanto a te, lo so che ci tieni, anche se nemmeno tu lo ammetterai mai ».
« Oh, per favore, non dire assurdità » gemette Sirius scuotendo la testa: era chiaramente orripilato.
« Ok, lasciamo perdere… »
Rachel esitò, incerta se rivolgergli la domanda che gli premeva oppure no. Si era decisa a parlarne in seguito, e non con lui, ma non era nella sua natura restare in silenzio quando qualcosa non andava.
Lui si accorse della sua esitazione e ne chiese il motivo.
« Non ti piacerà » rispose Rachel, agitata.
« Parla pure ».
« D’accordo » si decise infine lei, traendo un profondo respiro prima di iniziare a parlare. « L’altra sera stavo per uscire da casa di Dedalus e… bè, mi è capitato di sentire una conversazione tra te e i tuoi amici ».
Sirius s’irrigidì.
« Ah… » fu il suo unico commento. « Hai origliato? »
Lei arrossì.
« Non ho origliato… cioè, non volontariamente. La porta era aperta... Comunque, non è questo il punto » sbottò, nervosa.
« Non c’è nessun punto di cui discutere. Remus è sempre stato quello che conosci, e il fatto che certe notti diventi un po’ diverso non cambia nulla. Gli permette solo di fare da infiltrato nel branco di Greyback ».
Rachel non sapeva cosa dire. Era una situazione molto imbarazzante. Fino a quel momento, gli unici Lupi Mannari di cui aveva sentito parlare erano quelli che attaccavano apposta gli umani, e che vivevano allo stato brado. Non aveva mai saputo dell’esistenza di licantropi come Remus. Ma i fatti le dimostravano che esistevano eccome, nonostante i pregiudizi che lei stessa aveva sempre condiviso con la maggior parte della comunità magica. Evidentemente, i Lupi Mannari pacifici non facevano notizia quanto quelli malvagi.
« Ma come…? » provò a chiedere, ma Sirius la interruppe.
« Se vuoi discuterne, fallo direttamente con lui. È un suo segreto, e io non voglio dirti nulla senza averlo interpellato. Mi dispiace ».
« Hai ragione. Vorrà dire che ne parlerò con lui ».
« Ti chiedo solo un favore: non raccontarlo a Regulus. Sai com’è fatto, e non gradirebbe questa notizia. Se devo essere sincero, non ho voglia di litigare di nuovo con lui, ora che le cose sono vagamente migliorate » aggiunse Sirius, con un tono deciso.
« Va bene » fece Rachel. Poi aggiunse, prima di potersi trattenere: « C’è altro che dovrei sapere? »
Stavolta fu Sirius a tentennare, ma infine rispose con decisione.
« No ».
Ma la sua breve esitazione non riuscì a ricacciare indietro le decine di domande e sospetti che si affollavano nella testa di Rachel, e che esigevano delle risposte.
 


*Angolo autrice*

Ciao a tutti! E' una fortuna che sia riuscita a pubblicare, perché non mi funziona internet senza fili, mentre sul pc fisso sì... bah! -.-"  Per questo non sono ancora riuscita a recensire le storie che qualcuno di voi ha aggiornato, ma lo farò presto!
Il titolo è preso dal capitolo 25 del Calice di Fuoco. E' una cosa che dice Barty/Malocchio a Severus e che mi è rimasta così impressa che quando ho scritto questo capitolo la mia mente l'ha subito ricordata. Per un ex Mangiamorte non deve essere piacevole sentirsi bruciare il Marchio Nero a tutte le ore del giorno.
Avrete notato che Regulus ha avuto una faccia più tosta del solito nell'affrontare Perseus, ma penso che sia normale. Dopo tutto quello che ha fatto nella caverna, il padre di Rachel non lo spaventa più di tanto! XD
Infine, riguardo a Rachel, sto cercando di capire come potrebbe reagire una strega come lei. Da come ne parla Remus nei libri, mi è sempre parso di intuire che a trattarlo bene fossero solo in pochi, mentre anche chi non lo disprezzava aveva una gran paura di lui. E Rachel fino a questo momento fa parte della categoria che si limitava a temere i Lupi Mannari. Comunque, al momento sa contenere le prorpie paure e ragionarci su.
Ora che ho detto tutto, vi do appuntamento al prossimo capitolo, che pubblicherò (a meno che internet non faccia stupidi scherzi) il 28 febbraio.
  
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