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Autore: Lucenera88    13/02/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è stata scritta anni fa, per cui ad affiancare Ash saranno Misty e Brock.
Anche in merito ai Pokémon, stesso discorso: non seguo l'anime dell'ultima serie, per cui vi prego di essere clementi.
Tratta di una strana disavventura accaduta a Fire City, quando Ash e i suoi amici sono coinvolti negli oscuri accadimenti che si celano dietro un combattimento con il capo-palestra della città.
La storia comprende tutti i personaggi, ma in particolare si incentra su Jessie e James.
Spero che vi piaccia, sebbene la storia sia un po' datata.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock, James, Jessie | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13 – fuoco… ed acqua!

Pluto era morto.
“No, Pluto…” piagnucolò Miriam, accasciandosi per terra. Abbassò la testa per nascondere le lacrime, mentre le sue spalle tremarono per un secondo.
Phil guardò un attimo il corpo senza vita del Pokémon, con Ash caricato in spalla.
“Miriam…”
Dopo quella parola strozzata, ci furono alcuni secondi di silenzio.
Nessuno si mosse. Né Jessie e James, stretti l’un l’altro, né Phil e Brock con i due ragazzi in braccio; né Sukie e Ben, pietrificati da quanto avevano visto.
Neptune, zoppicando, si avvicinò al suo amico Evee, lo annusò e si discostò immediatamente dal corpo, terrorizzato dall’odore di bruciato e di morte. Pianse a guaiti, che risuonarono nella saletta come una nenia funeraria.
Pikachu era disteso supino, e mosse brevemente una zampina gialla, immerso in un sonno profondo.
Dopo alcuni secondi di sbigottimento, Miriam sospirò, si strofinò i dorsi delle mani sugli occhi e scattò all’in piedi con più grinta di prima. “Dobbiamo anda…” disse, girandosi dietro di sé. I suoi occhi neri incontrarono quelli di Philip, e si interruppe. Phil aveva Ash caricato in spalla come se fosse stato un sacco, e lei vi lesse in volto tanta compassione. Sulla faccia di Miriam, invece, era dipinta una brutta maschera di professionalità, e i suoi occhi spalancati e vigili lasciavano trasparire una disperata incredulità.
“Dobbiamo andare” ripeté con più convinzione, guardando gli altri. “Jessiebell avrà intercettato la nostra posizione tramite quel Pikachu”.
“Vorresti dire che adesso sa dove siamo?” esclamò James sbigottito, mollando finalmente la presa dalla sua compagna.
“E anche molto bene, oso dire” confermò subito l’agente. Sembrava aver già abbandonato il dolore per il suo amico appena trapassato: agli occhi del Team Rocket – e di Ben e Sukie – Miriam era tornata fredda ed efficiente come un soldato in missione doveva essere.
“Jessiebell è collegata con i Pokémon che controlla” continuò, sganciando una sfera Poké dalla collana. “Se vuole, può venire a sapere di tutto tramite loro”.
Si inginocchiò di fronte a Pluto. Il povero Umbreon era immobile e rigido, tanto da sembrare un pupazzo, e stava su un fianco.
“Addio, amico mio” mormorò, mentre distendeva avanti a sé il braccio con la sfera dilatata, e premette il tasto sulla Pokéball per il richiamo manuale della materia [1] . Il corpo senza vita di Pluto si illuminò di una luce rossastra, per finire rinchiuso nella sfera che l’aveva ospitato da vivo.
In quell’istante sentirono un boato, e la camera sembrò tremare leggermente.
“Cosa è stato?” disse Sukie in un filo di voce, spaventata.
Il boato si ripetè, accompagnato da un altro tremore poco rassicurante.
“Presto!” gridò Miriam in allerta. Non c’era tempo per le commemorazioni, dovevano raggiungere i piani alti. “Di là!” disse indicando il corridoio in ombra che presumibilmente portava all’uscita. Immediatamente tutti si diressero in quella direzione, ma poterono fare solo pochi passi perché un terzo rumore molto più forte seguito da una esplosione scosse nuovamente il terreno facendo cadere Ben, Sukie e James. Sukie gridò, l’esplosione era proprio nel corridoio che si era per un istante illuminato, per poi immettere un fumo nero irrespirabile.
 “Conosco…conosco… con…” James riebbe un accesso di tosse peggiore del precedente, mentre gli altri erano intenti a coprirsi la bocca con le mani, gli occhi lacrimanti.
“Cosa diamine succede?” gridò Ben, allo stremo delle forze.
“Una conduttura è scoppiata” disse Ben, interrompendosi ad un verso terrificante di un Pokémon di loro conoscenza.
“Weesing!”
Il grido in coro non poteva che essere più terrorizzato. Il Pokémon comparve nel bel mezzo del fumo nero, le tre facce sorridenti e malefiche.
“Ma come ha fatto?” esclamò James, tossendo.
“Deve averci raggiunto seguendo un’altra strada” disse Miriam, intuendo l’entrata in scena del Pokémon-Veleno proprio dalla parete sfondata del corridoio che avrebbero dovuto percorrere.
“Neptune!”
Il Pokémon si lanciò con foga contro Weesing, che però riuscì a schivare i primi attacchi nascondendosi nella nebbia densa che lui stesso aveva provocato. Neptune fu per un attimo spiazzato, e quell’attimo fu fatale perché concesse all’avversario il tempo per sbucare all’improvviso come un razzo dalla nube di fumo e colpire in pieno Brock, che cadde con un gemito al suono facendo ovviamente ruzzolare anche Misty.
“Moccioso Grande!” esclamò Jessie, avanzando di qualche passo. Ma era inutile: il fumo si era addensato fino alla vita, e non si riusciva a vedere dove fossero Brock e Misty.
“Ben, facciamo qualcosa!” gridò Sukie, ma fu immediatamente sbalzata da Weesing, che rimbalzava per la stanza seguita da Neptune, nel tentativo di colpire un James che correva di qua e di là tossendo nel tentativo di non farsi beccare.
Sukie e Ben si accovacciarono trattenendo il respiro nella fitta nebbia, nel tentativo di recuperare i due.
“Ragazzi!” li richiamò Phil non vedendoli più.
“Non… voglio… fahe… la fine… della palla … da biliardo!” gridava a fatica James correndo a destra e a manca, quando qualcosa gli fece lo sgambetto e cadde addosso a Phil, il quale a sua volta finì per terra perdendo Ash.
Oramai Weesing era pronto ad attaccare, ma Neptune riuscì finalmente a beccarlo con un pistolacqua debole ma efficace. Weesing gemette prima di cadere anch’esso nel fitto della nebbia.
“Questa non ci voleva!” esclamò Miriam, mentre Phil si rialzava da terra tossendo: “ho.. herso… il ragazzo…”
Improvvisamente sentirono un ruggito provenire dal passaggio da cui erano entrati, James riaffiorò tossendo e tremando e si strinse a Jessie:
“E’ Charizard!” gridarono insieme, terrorizzati fino alla punta dei capelli.
Charizard si udiva dall’entrata da cui erano sbucati, evidentemente non riusciva a salire il passaggio stretto, ma sarebbe stati solo questione di minuti. Il possente drago lanciò potentissimi getti di fuoco che illuminavano in maniera spaventosa il corridoio, ringhiando e tentando così di demolire il passaggio.
“Se non ce ne andiamo subito di qui, finiremo abbrustoliti!” gemette Jessie.
“Il fuoco, il fuoco!” strillò Sukie, in preda a crisi respiratorie. “Il fuoco, il fuoco, aiuto!”
 “Calmati, Sukie!” le gridava Ben, ma lei era entrata nel panico più totale.
Anche Neptune era intimorito: da solo non ce l’avrebbe mai fatta a tener testa a un drago di quelle dimensioni.
Non c’erano vie d’uscita, non avevano tempo e dovevano pensare in fretta.
Phil guardò il lavatoio, poi ebbe un’illuminazione.
“Miriam” disse, “se il tuo Vaporeon riuscisse a sfondare il lavatoio, potrebbe aiutarsi con il getto d’acqua per contrastare Charizard”.
“Servirà molta, ma molta acqua per contrastare Charizard” disse lei, “ad ogni modo possiamo tentare. Vai, Neptune!”
Neptune così sfondò il lavatoio, emanando un getto d’acqua che rigenerò il Pokemon sfinito dalla fatica.
Con degli accessi di tosse spaventosi, Brock si rialzò da terra e si guardò intorno perplesso, cercando di respirare regolarmente. “Che succede?” esclamò, mentre si chinava per recuperare Misty issandola con un braccio intorno al collo. La ragazza mormorò qualcosa, cercando di aprire gli occhi: chiaro segno che stava per riprendersi.
“Misty!”
“Bro…” Misty aprì gli occhi, ma  li richiuse immediatamente, in preda ad una tosse convulsa. “Cosa…Ash?”
I ruggiti di Charizard si fecero più forti. Oramai, sia il Team Rocket sia i due ragazzini erano paralizzati dalla paura.
Misty avvertì un qualcosa tirare dalla tasca degli shorts, e sentì un rumore sordo per terra. “Le mie sfere Poké!” gridò cercando di abbassarsi, ma fu trattenuta su da Brock.
Le sfere si aprirono con una luce rossa che perforò la nube di fumo – che si stava pian piano addensando al pavimento grazie anche all’acqua – e immeditamente due Pokémon balzarono fuori schizzando nel pozzo d’acqua formatosi lì dov’era il lavatoio.
 “Staryu! Horsea!”
“Oddio, altri Pokémon posseduti!” strillò James, trasalendo.
“No, aspettate, questi sembrano lucidi” disse Ben guardandoli mentre questi saltellavano nell’acqua.
“Jessiebell non deve averli richiamati in precedenza” disse Miriam. “Forse perché non li ha ritenuti utili come Pokémon che necessitavano di un campo d’acqua per combattere”.
“Bene!” Sukie era euforica, “ci serviranno per contrastare il Charizard!”
“Quei due cosetti? Non farmi ridere, Sukie” commentò Phil, nervoso. “Conosco il mio Charizard e il suo livello è molto alto. Non durerebbero un secondo”.
“Per lo meno avremo calamari arrosto come ultimo pasto” commentò Jessie, e si beccò in pieno viso una spruzzata di nero di seppia dal piccolo Horsea che aveva mal gradito la battuta.
Ben ebbe però un’illuminazione.“Ci sono!”  
Si rivolse a Miriam. “Miriam, dal lavatoio sembra esserci un canale abbastanza grande per Horsea e Staryu. Sai se esiste un convoglio dell’acqua nelle vicinanze?”
“Di sotto dovrebbe esserci una cisterna d’acqua molto grande, se non sbaglio” disse lei, “ per via della lavanderia”.
“Bene!” esclamò il piccolo, “Se i Pokémon raggiungono la cisterna, potrebbero aprire un varco per noi ed inondare Charizard” disse.
“Sempre che ce la facciano” commentò Phil.
Senza neanche ricevere l’ordine, Horsea e Staryu si tuffarono nel canale del lavatoio.
“Neptune, vai anche tu!” disse Miriam.
Neptune entrò nell’acqua e si liquefece, per poter entrare nel canale.
“Oddio!”
Il ruggito di Charizard era oramai indice che c’era poco da fare. La bestia stava salendo, avendo demolito l’entrata del passaggio, le fiamme alte diventavano sempre più vicine.
Sempre più vicine.
Più vicine.
Quando la testa di Charizard fece capolino nella sala, le narici emananti vapore, Sukie lanciò un urlo disperato e svenne, cadendo per terra.
“Sukie!” gridò Ben, accovacciandosi su di lei.
Il Charizard demolì l’ultima parte del passaggio e si fece strada nella saletta. Era diabolico. Se avesse lanciato un suo attacco di fuoco con tutto quel fumo, certamente sarebbero andati tutti all’altro mondo.
Improvvisamente, ci fu uno schizzo potente da un lato del pavimento che venne sfondato, facendo tremare la stanza e mettendo in difficoltà lo stesso Charizard.  In poco tempo, l’acqua inondò la sala. Charizard cercò di riparare gettando fuoco, ma non ci riuscì, soffocato da un getto d’acqua che lo colpì in pieno petto: Neptune era emerso dal fumo e dall'acqua tenendo in bocca una manica nera familiare.
“E’ Ash!” Misty si affrettò a prendere il braccio dell’amico svenuto, e ad issarlo dandogli degli schiaffetti sul viso. “Svegliati!”
Charizard si sentiva oltraggiato dall’attacco del piccolo cane d’acqua. Neptune, però, non gli diede l’occasione di lanciare il suo fuoco: lo attaccò da tutti i punti confondendolo, e con un attacco azione potente lo affondò con la testa nell’acqua. Era velocissimo, e Horsea e Staryu contribuivano ad attaccare il Charizard stordito per evitare che potesse alzare la testa dall’acqua. Infine,  Charizard imbestialito attaccò con la coda in maniera tanto violenta da sollevare un’ondata che sbolazò tutti, senza contare che l’acqua aumentava a vista d’occhio. Ash stava affogando di nuovo, ma Misty si tuffò e lo riportò su, facendolo appoggiare a Brock.
“Dove vai?”
Misty andò in apnea e, evitando abilmente Charizard che continuava ad agitarsi, scese fino alla piccola macchia inerme sul pavimento. La afferrò e risalì in superficie.
“Pikachu!” esclamò Ben, che oramai non toccava più e nuotava a fatica, tentando come gli altri di tenersi lontano dagli attacchi.
In quel momento, il Geloraggio di Neptune colpì una parete, mancando di poco Jessie e James. La parete scricchiolò sotto il colpo e il peso dell’acqua, ed improvvisamente crollò sotto i loro occhi. Questo provocò una specie di vortice, l’acqua sbalzò tutti – uomini e Pokémon – in varie direzioni.
Ash aprì brevemente gli occhi, tossendo acqua, per poi richiuderli, sommerso nuovamente.

Note:
[1] pare che la Pokéball possa anche racchiudere, occasionalmente, oggetti oltre che Pokémon: “Nel mondo dei Pokémon, gli scienziati hanno provato varie tecniche avanzate per tentare di convertire la massa in energia e viceversa per molti anni. La Poké Ball è un esempio pratico del risultato ottenuto. Quando una Poké Ball viene lanciata verso un Pokémon e viene a contatto con esso, si aprirà automaticamente. Il Pokémon viene convertito in energia pura che è evidenziata dallo sprigionamento di una grande quantità di luce rossa mentre il Pokémon viene risucchiato. La palla si chiude automaticamente una volta terminato il processo. (…)Gli esseri umani possono essere catturati dentro le Poké Ball. Questo è accaduto, per scopi umoristici, nei primi episodi della serie animata.”(http://it.wikipedia.org/wiki/Pok%C3%A9_Ball). Ancora, sembra che “sia negli anime, sia nei giochi, è stato mostrato che oggetti possono essere contenuti nelle pokéball, venendo catturati apparentemente nella stessa maniera in cui vengono catturati I Pokémon. Questa gag è stato usato in diverse occasioni nell’anime, soprattutto nell’episodio  Primeape Goes Bananas , dove Ash cattura accidentalmente un onigiri – una palla di riso alla giapponese, nda – nel tentativo di catturare un Mankey selvatico. Gli oggetti contenuti nelle Pokéball sono stati presenti sin dai primi videogiochi”(http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Pok%C3%A9_Ball). Inoltre, quando un Pokémon viene liberato, mentre nel videogioco la pokéball si distrugge, nell’anime torna al proprietario da vuota. In questo caso, dal momento che la pokéball è in grado di convertire la materia in energia a prescindere che si tratti di un Pokémon o no, ho pensato che Miriam potesse portare con sé il corpo di Pluto: lasciarlo dov’era sarebbe stato davvero fuori luogo.

 
Salve… mi scuso davvero per l’imperdonabile ritardo, ma… il capitolo era già scritto da un pezzo, mancavano solo le rifiniture che non ho mai avuto né il tempo né l’ispirazione per ultimare il lavoro… nel complesso avrei sicuramente potuto fare molto meglio con questo, ma i capitoli di collegamento non sono per niente il mio forte. Vi annuncio già che per un po’ sarò occupata, dal momento che mi laureo giovedì e devo ancora studiare la tesi e memorizzare un testo in lingua >_> In più, dovrei recuperare il programma di un semestre di specialistica entro marzo, quindi avrò poco tempo per scrivere con tranquillità.
Ma non disperate! Non lascio la mia FF a metà dell’opera ;-)
A presto e buon San Valentino!

   
 
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