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Autore: ValeWolf    06/01/2006    7 recensioni
Ron/Hermione al 100%. I nostri due testardoni dovranno prima capire i propri sentimenti, poi ammetterli a loro stessi, e alla fine dovranno anche fare lo sforzo di confessarseli... Ecco le evoluzioni del loro rapporto in un ipotetico sesto anno del trio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V

Scusate se ancora una volta mancano i ringraziamenti, ma sono tornata da poco e non ho fatto proprio in tempo, non mi sembrava il caso di ritardare l’aggiornamento, mi rifarò col prossimo chap!

Buona lettura!

 

Capitolo V

Situazioni

 

"Pink it's my new obsession
Pink it's not even a question,
Pink on the lips of your lover, cause
Pink is the love you discover

(...)

Pink it was love at first sight
Pink when I turn out the light, and
Pink gets me high as a kite
And I think everything is going to be all right
No matter what we do tonight"
(Aerosmith - Pink)

 

Avevano quasi finito la partita, ma come al solito Ron non aveva ancora trovato il coraggio di parlarle… e Harry sarebbe tornato tra non molto, ormai. Aveva poco tempo per poter parlare a quattrocchi con Hermione.

«Hermione», cominciò. Lei alzò lo sguardo, ordinando distrattamente alla sua torre di avanzare di qualche casella. «Miseriaccia!», esclamò Ron. Gli aveva fatto scacco, e per salvarsi il ragazzo avrebbe dovuto sacrificare la propria regina. «Vai, vai», disse al pezzo senza esitare. Non che avesse molta scelta. Hermione sorrise con sfida a Ron. Lui accantonò nuovamente i suoi buoni propositi di parlarle e si concentrò attentamente sulla partita, accettando la sfida che la ragazza gli aveva appena lanciato. Alla fine rimasero solo con i due re e qualche pedone, e Ron alzò di nuovo lo sguardo. «Incedibile», le disse.

«Io ti avevo avvertito, non sono Harry»

«Oh, sì-sì, si capisce. E meno male che non sei lui», aggiunse, ridendo nel vedere il sorriso imbarazzato sul viso di lei. Poi prese un profondo respiro, pensando che comunque l’atmosfera era già imbarazzata e tanto valeva non rimandare. «Senti, Hermione…». Un forte ticchettio lo interruppe nuovamente. «Miseriaccia, ma non si può mai parlare, qui?», esclamò aprendo la finestra a un grosso gufo bruno. Quello si andò a posare sulla poltrona dove prima sedeva Ron, aspettando il ritorno del ragazzo e bagnando tutti  cuscini, poiché fuori pioveva piuttosto violentemente. Ron sfilò bruscamente la busta dalla zampa dell’uccello.

«È di Fred e George», disse mentre prendeva in mano il pacco allegato. Avrebbe volentieri messo tutto da parte per finire il discorso nemmeno cominciato con Hermione, ma capì che altrimenti il gufo non se ne sarebbe andato, e non voleva uno spettatore dagli occhi enormi e gialli mentre le parlava. Chissà che Fred e George non gli avessero fatto qualche incantesimo per farsi successivamente riferire quello che il gufo avrebbe visto e sentito. «Perché non l’ hanno mandato con la posta del mattino?»

«Lo sai come sono, se possono fare di testa loro e dare fastidio non perdono l’occasione»

Ron sorrise, aprendo la busta. «Già, mi mancheranno quei due qui a Hogwarts…», poi sfilò la lettera, ma subito la lasciò cadere come se fosse rimasto scottato, prendendo a scuotere febbrilmente la mano con un’espressione terrorizzata sul viso. Indietreggiò e ricadde seduto sulla poltrona, con gran disappunto del gufo bruno, ma si trattenne dall’urlare. Anche se con lei poteva essere se stesso, come gli aveva fatto notare poco tempo prima, non era proprio il caso di mettersi a frignare davanti alla ragazza che… Ron scosse la testa, era solo questione di orgoglio, non aveva bisogno di fare bella figura con Hermione, che cosa ci avrebbe guadagnato mai? Beh… E di nuovo negò con la testa.

«No?», fece Hermione, in ginocchio davanti a lui, preoccupata. «No, non stai bene o no, stai bene?» Lui aggrottò le sopracciglia, prima di scrollare un’ultima volta la mano.

«No, bene, sto bene», disse a corto di fiato. Hermione era molto vicina a lui, ma probabilmente lei pensava che la mancanza di ossigeno fosse dovuta allo spavento. Ron invece sapeva bene che era lei a fargli quest’effetto. Estrasse la bacchetta, scansando gentilmente la sua migliore amica, e la puntò contro la lettera. «Ehm», disse, scegliendo l’incantesimo più opportuno. «Stupeficium», mormorò, e un piccolo getto di luce rossa colpì la busta illuminandola per un breve attimo. Ron si avvicinò e la raccolse disgustato, poi svuotò sul tavolo il suo contenuto. Un ragnetto schiantato e una lettera scivolarono fuori.

Hermione sorrise, rassicurata. «Mi hai fatto prendere un colpo…»

«Mi dispiace», disse Ron mentre raccoglieva la lettera stando ben attento a non sfiorare nemmeno il ragno.

«…ma in fondo avrei dovuto aspettarmelo da uno come te», aggiunse amichevolmente.

«E con questo che cosa intendi dire?», le chiese con un sorriso falsamente incredulo e scandalizzato. Era strano, normalmente avrebbe risposto malamente, ma per una volta si era accorto del tono scherzoso dalla ragazza, e inoltre non gli andava di litigare.

«Mah, forse dovrei insegnarti a cogliere le allusioni, Ron», lo punzecchiò lei, mettendoglisi accanto e appoggiandogli una mano su braccio, per leggere con lui la lettera dei gemelli. Ron la aprì molto lentamente, così che rimanessero vicini in quel modo per più tempo. Alla fine fu però costretto a iniziare a leggere.

 

Fratellino, siediti, perché stai per ricevere una notizia bomba.

 

Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata scettica e tornarono a leggere.

 

Abbiamo quasi terminato l’allestimento del negozio e così abbiamo anticipato la festa di apertura. Inutile rimandare… si terrà alla fine della prossima settimana, sabato sera festa di inaugurazione, domenica di apertura. Sistemiamo tutto noi per la scuola, incredibilmente mamma è disposta a chiedere dei permessi per tutti. Dillo tu a Ginny. Vestiti decentemente, ti abbiamo spedito un nuovo vestito da cerimonia, è nel pacco che ti abbiamo mandato col gufo… a proposito, non credo che se ne andrà prima di averti visto scartare la scatola.

 

«Come volevasi dimostrare», disse Ron. Hermione lo guardò interrogativa, ma lui le fece segno di lasciar perdere.

 

Facci un po’ di pubblicità a Hogwarts, Ronnino. Ti aspettiamo sabato pomeriggio a Diagon Alley, e vedi di portarci anche Hermione, zucca vuota. Ovviamente è invitato anche Harry. Saluti,

George, Fred

PS: piaciuto il nostro MiniMolliccio Tascabile, Ronnie? Purtroppo si trasforma una sola volta e poi smette di funzionare, ma è immune al Riddikulus e per togliertelo dai piedi devi trattarlo come ciò in cui si è trasformato. Articolo acquistabile ai Tiri Vispi Weasley, fai circolare la voce.

 

Ron, che era diventato incredibilmente rosso leggendo l’ultima parte della lettera, quella in cui si parlava di Hermione, prese a balbettare. «Ah, ehm, allora io andrei a… sai, non ho intenzione di scartare il mio pacco qui, davanti a tutti…». Hermione annuì ricordando i precedenti.

«Beh, ci… ci vediamo domani, allora», le disse Ron, chinandosi a raccogliere la scatola.

«S-sì… grazie per la partita, per… per la serata»

Ron le fece un sorrisetto vispo. «Come la chiudiamo?», le chiese, indicando con la testa la scacchiera.

«Patta?», propose Hermione.

Ron sorrise largamente. «E sia», acconsentì, ignorando le proteste del re nero che inveiva sostenendo di essere in vantaggio. Non era vero, avevano finito davvero pari, nessuno dei due aveva pedine sufficienti per dare una svolta al gioco.

«Buonanotte», le disse Ron, dopo un lungo momento di silenzio. Era evidente che non desiderava andarsene.

«’Notte», disse Hermione, e senza riuscire a trattenersi gli sfiorò la punta del naso con un dito. Dannazione! Eppure lei non era un’impulsiva, era Ron quello che agiva d’istinto.

E fu proprio per non cedere a quest’ultimo che Ron le rivolse un sorriso più breve di quanto non avesse voluto e fugò alla volta del proprio dormitorio, con il pacco sottobraccio e l’ennesima questione rimasta irrisolta.

La sera in cui aveva parlato con Silente, Harry era rientrato a notte fonda e aveva trovato la Sala Comune completamente deserta. Sorridendo al pensiero del clima di tensione che poteva esserci stato in quella stanza fino a poche ore prima, era salito in dormitorio, dove tutti erano profondamente addormentati, e aveva rimandato al giorno seguente il resoconto della serata a Ron e Hermione. Per fortuna aveva scelto l’ora di Trasfigurazione per parlarne ai due, così che Ron si era dovuto trattenere dal protestare.

«Prenderò lezioni supplementari quasi ogni sera», disse Harry quando le domande dei due si erano fatte troppo insistenti per essere ignorate. «Piton riprenderà a insegnarmi Occlumanzia», prese ad elencare, mentre Ron storceva la bocca e gli dava comprensive pacche sulla spalla. «Hagrid mi dirà dell’Ordine, degli incantesimi usati dai Mangimorte e delle diverse creature dell’esercito di Voldemort. Doge mi darà lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure e la McGranitt di Incantesimi e Trasfigurazione Avanzati… Ma la cosa più impostante è che Silente mi darà lezioni private di duello – quello vero, non quella schifezza che ci aveva insegnato Allock…». Lo sguardo ammirato di Hermione si era trasformato in preoccupazione, ma Ron sembrava entusiasta.

«Silente ti insegnerà a combattere come fa lui?»

«Sì, o almeno, finché potrà… ha detto che prima o poi dovrò arrangiarmi da solo, quando non avrà più niente da insegnarmi».

«Cioè», aveva chiesto Ron, «secondo Silente tu supererai presto il suo potere?»

«Ma certo, no? Altrimenti come farà a sconfiggere Voldemort?», aveva risposto Hermione, ma nemmeno lei ne sembrava convinta. Harry era stato zitto: non era assolutamente convinto di poter raggiungere quei livello, ma se non altro ci avrebbe provato. Sapeva di non essere all’altezza né di Silente, né tanto meno di Voldemort, ma doveva tentare di raggiungerli per poter battere quest’ultimo.

Si riscosse dai propri pensieri e decise di dare la notizia che avrebbe sconvolto Ron.

Colpì distrattamente la scarpa che aveva davanti, mormorando «Portus» senza che accadesse niente, poi si girò verso Ron, senza però guardarlo negli occhi. «Sai che non potrò più giocare a Quidditch, vero?», gli disse, depresso. Ron si immobilizzò nell’atto di colpire la sua bottiglia di vetro. Hermione smise di fare congetture sul futuro di Harry e si concentrò sui due ragazzi.

«Insomma», continuò Harry, «ho già troppe cose da fare e…». Si interruppe vedendo lo sguardo spaesato di Ron.

«Ma non possono toglierti il Quidditch!», disse con una sfumatura di supplica nella voce.

«Non sono io che scelgo, insomma, io vorrei continuare, ma…»

«Tanto non hai bisogno di allenarti, sei già abbastanza bravo. Tu… tu puoi sempre partecipare alle partite e…»

Ron continuò a protestare finché non si guadagnò un rimprovero di Hermione, che come al solito lo accusò di essere un bambino, e infine una sgridata dalla McGranitt, che interruppe tempestivamente il litigio fra Ron e Hermione. Era la seconda volta, quell’anno, che la professoressa salvava senza saperlo la situazione tra loro, e Harry si lasciò scappare un sorriso pensando a cosa avrebbe detto la Cooman circa il destino, che a quanto pareva non li desiderava litiganti.

Alla fine Ron si era calmato, ma era stato zitto per tutto il resto della lezione. Aveva anche fatto cadere la bottiglia che doveva trasformare in una Passaporta, facendo perdere dieci punti a Grifondoro. A cena, comunque, avevano trovato altre novità, che avevano momentaneamente allontanato Ron dal problema del Quidditch. Per quella sera si era indetto un piccolo banchetto per spiegare alcune novità a tutti gli studenti. Silente si era alzato per tenere un piccolo discorso ed era calato il silenzio nella Sala Grande.

«Desidero innanzitutto congratularmi», cominciò il Preside, sorridendo in direzione del tavolo di Grifondoro, «con gli organizzatori del gruppo clandestino di Difesa delle Arti Oscure che si è tenuto l’anno passato. Ovviamente era una cosa assolutamente proibita dal corrente Inquisitore Supremo, e quindi largamente approvata da me…», continuò, suscitando risate fra i tavoli. «Mi complimento soprattutto con l’ideatrice di questo progetto e…»

Ma Ron non ascoltò gli altri ringraziamenti perché si era voltato raggiante verso Hermione, seduta accanto a lui. Lei gli aveva sorriso e lui non ci aveva più capito niente… ma che diavolo gli prendeva?

«Ehi, Ron, ti conviene ascoltare!» Harry lo aveva riportato alla realtà. Ron lo guardò e notò che tratteneva a stento le risate, probabilmente per l’espressione che aveva in quel momento. Si sentì arrossire ancora di più e decise di ascoltare, ma gli venne in mente che a Hermione piaceva quando lui arrossiva…

«Per questo motivo», stava dicendo Silente, «Abbiamo convenuto di organizzare corsi pomeridiani di Magia Difensiva Pratica. Tutti coloro che volessero iscriversi, sono pregati di rivolgersi ai Direttori delle proprie Case. A seconda del grado di preparazione, gli studenti verranno divisi in gruppi…»

Nei giorni seguenti, la McGranitt rivolgeva continue raccomandazioni ai Grifondoro che desideravano partecipare, e non si asteneva nemmeno dal minacciare quelli che di solito non seguivano le regole della scuola.

«È incredibile», disse Ron una sera. Lui e Harry erano seduti davanti al fuoco, una delle poche serate libere di Harry, e giocavano a scacchi. «Ancora non abbiamo iniziato ad allenarci che già ci raccomanda di fare attenzione e di non combinare guai… l’anno scorso ce la siamo cavata benissimo senza professori, che vuoi che succeda quest’anno»

Hermione rispose, pensierosa come al solito. «Secondo me è preoccupata… non vuole che gli alunni dimostrino di poter far parte dell’Ordine»

«Per te è un modo per valutare le nostre capacità?», le chiese Ron.

«Potrebbe…»

«Silente vuole prepararci tutti al peggio», disse Harry, con un tono che metteva fine alla conversazione.

«Harry, sai qualcosa che non vuoi dirci?», domandò cauto Ron. «Guarda che se non puoi dircelo, non fa niente, basta saperlo…»

«Io non so niente», disse Harry brusco, muovendo un pedone. Ron lasciò perdere il discorso per non scatenare l’ira di Harry e sorrise, facendogli scacco matto.

«Sai, dovrei iniziare a giocare con Hermione…», buttò là Ron.

«Hermione?», fece Harry, poi si rivolse all’amica. «Quando hai imparato a giocare a scacchi?»

«Dopo il primo anno ho deciso che è una delle cose indispensabili da sapere per salvarsi la pelle», rispose Hermione, sorridendo. «Poi sono diventata esperta guardando le vostre infinite partite, ho imparato le mosse di Ron e visto te perdere tante di quelle volte che mi sarebbe impossibile commettere i tuoi stessi errori»

Ron scoppiò a ridere, e Harry li guardò entrambi leggermente offeso.

«Ha ragione, sai? Fai sempre gli stessi sbagli…», gli disse Ron.

«Prova a stare attento alle mosse dell’avversario», suggerì Hermione.

«Facile a dirsi, Ron è un mostro negli scacchi!»

«Non è vero, l’ ho quasi battuto l’altro giorno. Abbiamo pareggiato!», disse Hermione, curiosa di vedere la reazione di Harry.

Lui rimase a bocca aperta, poi incrociò le braccia e finse di arrabbiarsi. «Cos’è, avete intenzione di allearvi contro di me?», urlò, ridendo, mentre si godeva quell’attimo di serenità.

«Oh, sì», disse Hermione.

«Assolutamente sì!», concordò Ron.

«Ah, ma guardate che se mi ci metto anch’io a combattere contro voi due, vi sbaraglio subito!», minacciò Harry, maligno. Le risate si attenuarono perché in effetti i due ragazzi avevano capito che cosa potesse usare Harry come arma per farli stare zitti. Ron divenne subito rosso, Hermione parve soppesare i pro e i contro dell’intera faccenda ma alla fine, guardando le orecchie di Ron, fu vinta dalla compassione e smise di punzecchiare Harry, chiedendosi da quale momento ogni accenno a lei e Ron insieme era diventato motivo di così tanto imbarazzo.

La seconda settimana di scuola era terminata tranquillamente. Nel pomeriggio sarebbero partiti tutti per Diagon Alley, per la festa di apertura dei Tiri Vispi Weasley. Alla fine la signora Weasley si era arresa e aveva accettato la professione dei figli, soprattutto perché sembrava essere molto più proficua di tutti i lavori degli altri Weasley messi insieme.

Hermione si diresse al bagno dei prefetti, decisa a farsi una rilassante nuotata nella splendida vasca prima di partire. Voleva essere profumata e in ordine per la serata, ma non voleva ammetterne il motivo. La verità era che voleva passare la serata con Ron.

In quell’ultima settimana, con Harry spesso assente e Ginny impegnata con i compiti essendo nell’anno dei G.U.F.O., lei e Ron avevano passato sempre più tempo insieme. C’erano momenti in cui erano rilassati e si divertivano come avevano sempre fatto. In quei momenti, Hermione si era resa conto di quanto Ron fosse importante per lei, perché senza di lui sarebbe stata sola. Non poteva fare a meno di Ron come amico, ma in altri momenti sembrava che l’amicizia non bastasse più. Tra di loro calava il silenzio, portandosi dietro un forte imbarazzo, e allora Hermione si ritrovava a pensare che quell’atmosfera non poteva esistere tra sue semplici amici. Il fatto era che guardando Ron perdeva la capacità di pensare e quindi di parlare. Ogni cosa gli sembrava stupida da dire, si sentiva a disagio eppure non desiderava che quella sensazione passasse, non voleva che si separassero…

In quel fine settimana avrebbe dovuto capire cosa stava succedendo. Per ora, si sarebbe rilassata nella vasca, cercando di scacciare la stanchezza accumulata nelle ultime notti insonni. Raggiunse la porta del bagno e pronunciò la parola d’ordine. La porta si aprì cigolando e lei entrò nel bagno illuminata da un candeliere. Già parecchie bolle aleggiavano nella stanza.

«Hermione!»

Lei si voltò al suono di quella voce famigliare, sgranando gli occhi per lo stupore. Ron, che era immerso nella vasca, al posto di rimanere fermo dov’era, nascosto dalla densa schiuma, scattò in piedi d’istinto.

«Oddio-Ron-scusa», strillò Hermione, voltandosi con una mano sugli occhi. Fortunatamente la vasca era alta anche considerando la statura del ragazzo e parte del suo corpo rimase coperto. Hermione non esitò nemmeno un attimo e prese subito la porta, correndo fuori dalla stanza per il corridoio.

Nemmeno Ron perse tempo. Ascoltando la parte impulsiva di sé, si issò fuori dal bagno, agguantò velocemente il suo accappatoio e corse dietro alla ragazza infilandoselo.

«Hermione, aspetta!», le urlò dietro. Lei si bloccò subito, incredula, mentre Ron la raggiungeva di corsa. «Devo… dobbiamo parlare», disse ansimando, prendendole un polso e facendola voltare. Lei lo squadrò un attimo prima di annuire. Aveva un aspetto piuttosto scarmigliato e l’accappatoio gli era scivolato da una spalla, ma copriva ciò che doveva.

«Io…», cominciò Ron, inspirando profondamente. Era talmente preso da quel discorso che non si era reso conto della situazione, e forse proprio per questo aveva mantenuto il suo colore normale. «Devi scusarmi per quello che è successo il primo giorno di scuola… se ti ho fatto sentire a disagio. Cioè, non avrei dovuto andarmene in giro così, è solo che…»

Hermione si perse nel profumo di bagnoschiuma del ragazzo, chiedendosi perché avesse scelto proprio quel momento per fare un simile discorso, ma non stupendosi più di tanto… in fondo Ron si era sempre comportato in modo strano.

«Sì, nemmeno io stasera avrei dovuto entrare così, senza bussare. Non pensavo fosse occupato…», lo interruppe lei.

«Cioè, non mi sgridi?», Ron fece il suo solito sorrisetto furbo. «Non mi dici che sono uno scemo che non ragiona e che…»

«Siamo pari, no?», fece Hermione, interrompendolo per la seconda volta. Voleva che quella conversazione terminasse il prima possibile. «In fondo non è successo niente»

«Oh, no, saremmo pari se io vedessi per due volte te come tu hai visto me», la sua espressione si fece, se possibile, ancora più furbesca.

«RON!», lo rimproverò Hermione, ma rideva.

«Si, beh… una volta per colpa tua e una volta per colpa mia… dovresti avvertirmi la prossima volta che fai un bagno»

Se Ron voleva la guerra, allora lei gliela avrebbe data volentieri. «A proposito di bagni… non credi che sia ora di rivestirsi?»

Ron abbassò lo sguardo sul proprio corpo e si ricordò della situazione. Arrossì furiosamente, perdendo tutta quella sicurezza che aveva sfoggiato fino a quel momento.

«Ah, sì, ehm… ecco, vado», disse, e schizzò via lasciando Hermione sola in mezzo al corridoio, vincitrice e sorridente. Guardandolo correre via imbarazzato, si disse che non c’era bisogno di tutto il weekend per capire cosa provava per Ron. Era bastato un attimo.

Fine V Capitolo

 

Ahi, che faticaccia che ho fatto a scriverlo, spero sia venuto bene… Non l’ ho nemmeno riletto perché volevo pubblicarlo prima dell’uscita del 6°!

A proposito, POCHE ORE! Sono EUFORICA… GNAAAV! (= esclamazione impronunciabile che esce dalla mia bocca incapace di formulare frasi di senso compiuto).

Allora, il prossimo capitolo arriverà con un po’ di ritardo e sarà ambientato alla festa di Fred e George… non dico altro. Voi intanto recensite che mi ispirate, prometto che la prossima volta ringrazierò tutti come si deve! Un bacioneeeeeeeeee

 

***PICCOLO ANGOLO DEDICATO AL 6° LIBRO! WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! CHIUSO ANGOLO, IGNORATE I MIEI SCLERIIIII!***

  
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