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Autore: dreams96    21/02/2011    2 recensioni
Silenzio.
Ero seduta sul quel prato verde illuminato da quella luce calda del sole.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

BEAUTIFUL TIME

A scuola:  
“Ciao Mark, volevo farti una domanda, ma se vuoi puoi anche non rispondermi.”
“Dimmi tutto. Ma non preoccuparti, anzi mi fa piacere!” – disse lui sorridente
“Tu scrivi canzoni?”
“Certo che si. Io amo scrivere canzoni, soprattutto in inglese.” – disse ancora sorridente.
“Wow!” – dissi sorpresa
“Se vuoi un giorno di questi ti faccio ascoltare la prima canzone in inglese che ho scritto, ma sempre se vuoi”
“C-c-certo. Mi farebbe molto piacere” – riposi io con felicità
Come avevo fatto a trovare tutto questo coraggio? Non so spiegarmelo.
Appena arrivata a casa, mangiai di corsa e andai nella mia camera, per studiare scienze sociali, perché il giorno dopo avevo l’interrogazione.
Ad un certo punto, mentre studiavo mi arrivo un messaggio: era Mark. Non capivo più niente. Ero fuori di me. Il cuore mi batteva a mille e non avevo nemmeno il coraggio di leggerlo.
Ma la mia curiosità me lo fece leggere:
“Ciao Eve. Ti ricordi stamattina che ti avevo detto che un giorno di questi ti avrei fatto ascoltare quella mia canzone? Siccome sono solo a casa, se ti va potresti venire da me così facciamo merenda insieme e poi te la faccio ascoltare. Aspetto una tua risposta. Baci Mark”
Io? A casa con lui? Da soli? Senza nessuno? Merenda insieme?
Ma quante domande mi ponevo. Mi preparai, e siccome anche io ero a casa da sola presi le chiavi e mi incamminai verso casa sua.
Lui abitava vicino a casa di Corinne e visto che ero da quelle parti al ritorno sarei passata da casa sua.
Io non sapevo come comportarmi con lui. Non avevo così tanta confidenza da starci da sola a casa con lui.
Volevo ritornare a casa, ma pensai: “Ma perché spreco questa opportunità. Quando mi ricapiterà ancora?”.
Lui abitava in una villetta, per conto suo. Aveva due gatti e un cagnolino.
Arrivai davanti al cancello bianco della sua villetta.
Suonai e…
.. E lui mi venne incontro e mi salutò dandomi un bacio sulla guancia.
Io dal quel gesto arrossì e lui mi disse:
“Vieni pure, entra!”
“Grazie per l’invito. Non voglio disturbare.” – dissi io con voce bassa.
“Ma non disturbi affatto. Anzi mi fa piacere, così magari ci conosciamo meglio e mi godo questo pomeriggio con qualcuno.”
Parlammo della nostra famiglia. Non so perché avevamo tirato fuori questo discorso, ma non mi interessava. Sapevo solo che lui mentre parlava continuava a sorridermi.
Anche lui come me aveva una sorella e solo che sua sorella aveva 5 anni e si chiamava Katie. Mi fece vedere una sua foto. Era bellissima. Aveva un faccino piccolo e quei capelli biondi e lisci che la facevano sembrare una fatina. Mi sarebbe piaciuto conoscerla dal vivo.
Dopo aver finito di parlare della nostra famiglia, lui prese la sua chitarra, ci mettemmo sul divano e lui mi cantò la canzone che aveva scritto. La canzone s’intitolava: “Inside my head”. Sembrava strano come titolo di una canzone, ma il significato e il ritmo mi fecero rimanere li, ipnotizzata. Sentivo la melodia dolce, e il modo in cui la cantava lui. Era spettacolare. Dopo che finì di cantarmela mi disse: “Come ti è sembrata? È stupida vero come canzone?”
Io sinceramente risposi: “Io posso solo dirti una cosa, è stata FANTASTICA. E non permetterti a dire che è stupida come canzone perché non è vero. Il significato della canzone mi ha fatto riflettere molto. Mi piacerebbe tanto se ne scrivessi altre. Sai, se faresti dei concerti tutte le ragazze impazzirebbero per te e le tue canzoni!”
Io quando mi resi conto che avevo detto così, mi fermai e gli chiesi scusa per quello che avevo detto. Ma era la pura verità.
Lui non si offese, e poi perché doveva offendersi, gli avevo fatto un complimento.
Mi sorrise e dopo un po’ mi disse: “Ne sto scrivendo un’altra. Ma non ti posso rivelare niente. È un mistero. La ascolterai quando l’avrò finita. Sai, devo dirti una cosa. Mi piace che tu mi dici queste cose. Mi piace il tuo modo di essere. Tu dici le cose come le pensi e questa è una buona cosa”.

Si erano fatte le 17.30 ed era arrivato il momento di andare a casa. ormai era tardi e non potevo più andare da Corinne, perché dovevo finire di studiare.
Lo salutai con un bacio sulla guancia, lo ringraziai per tutto e mi incamminai verso la strada di casa.

Fortunatamente a casa, quando arrivai non c’era ancora nessuno e potevo godermi quel silenzio per riflettere bene su tutto. 
  
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