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Autore: Halley Silver Comet    22/02/2011    5 recensioni
Il Regno di Cefiro è pervaso dalla pace e dalla serenità. Hikaru, Umi e Fu, le tre salvatrici di questo mondo così lontano, sono tornate alla loro vita di sempre, inconsapevoli di cosa sta riservando loro il destino...
Per festeggiare l'uscita della ristampa del celebre capolavoro delle CLAMP, vi propongo questo mio piccolo lavoro.
[N.B. Questa storia è basata solo sul manga e non tiene conto minimamente dell'anime]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ascot, Clef, Ferio, Lantis
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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MKR

Canto II

Fulgens Focus


Il corridoio principale dell’ala est rimbombava di passi, nel silenzio della notte.
Fiero e sicuro, Lantis procedeva con passo spedito verso la stanza dello specchio: voleva vederci chiaro e scoprire quale fosse il segreto di quell'oggetto comparso dal nulla.
L’unica cosa del quale era certo, riguardava il legame che quella sfera rossa aveva con Hikaru, la sua Hikaru. Quando aveva sfiorato la biglia scarlatta, questa aveva risposto, illuminandosi. Possibile che si fosse trattato di una semplice coincidenza? No. Le altre due sfere avevano reagito solo al tocco di altre due distinte persone, guarda caso, Ferio ed Ascot, i quali avevano lo stesso interesse che aveva anch’egli, Lantis di Cefiro, nel riprendere il contatto con i Cavalieri Magici, ormai assenti da mesi.
Hikaru. Il solo pensiero della ragazza dalla chioma infuocata fece affrettare l’andatura dello spadaccino: voleva rivederla, doveva rivederla. Da quando l’aveva conosciuta aveva imperato cosa fosse la serenità, la quale, negli ultimi anni, gli era mancata abbastanza.
Nel corso delle visite che Hikaru aveva fatto su Cefiro, aveva parlato molto con lei, anche se non era mai riuscito ad esprimerle chiaramente ciò che provava nei suoi confronti. Ci aveva provato più volte, ma la ragazza, con le sue osservazioni dettate dalla sua semplicità, lo aveva sempre spiazzato. Come quando gli aveva detto che le sarebbe piaciuto, si, sposare Lantis, ma anche Eagle… Appunto, Eagle. Il ragazzo costituiva un ostacolo non indifferente al rapporto che Lantis avrebbe voluto instaurare con il Cavaliere del Fuoco.
Il comandante di Autozaam aveva mostrato un certo interesse verso Hikaru e questo non era sfuggito a Lantis, procurandogli non pochi ripensamenti. Amava Hikaru e rispettava Eagle come un fratello, ma chiedergli di scegliere tra uno di due era qualcosa di inconcepibile: non sarebbe mai stato capace di rinunciare ad uno in favore dell’altra… Eppure, Lantis sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo. Certo, se anche Hikaru fosse stata innamorata di lui, Eagle avrebbe certamente accettato la cosa con più condiscendenza…
Improvvisamente si ritrovò davanti alla pesante porta di rovere.Oltre i suoi battenti c’era il famoso specchio.
Lo spadaccino si era messo d’accordo con Ferio ed Ascot, i ragazzi avevano deciso che ognuno avrebbe affrontato lo specchio da solo.
Lantis sarebbe stato il primo. Appoggiò le mani contro la porta e spinse in avanti; i cardini cigolarono, ma i battenti si aprirono. Il pezzo di vetro incorniciato era lì, come sempre, illuminato dal pallore lunare.
Il ragazzo si portò avanti, raggiungendo il tavolino. Ora si poneva un problema: come interagire correttamente con lo specchio.
A parte la reazione della sfera rossa, il cimelio non aveva dato altri segni di vita, nonostante Clef le avesse tentate tutte. Che servisse una formula magica, capace di rivelare il segreto dello specchio?
Lantis ci pensò un po’ su: non aveva trovato alcun tipo di incisione sulla cornice, nessun indovinello, nessun verso da decifrare o da recitare. Scartò quest’ipotesi, concentrandosi su altro.
Forse avrebbe dovuto rompere il vetro… no, non sarebbe stata una mossa intelligente: era abbastanza certo che quell’oggetto dovesse rimanere integro. Per una frazione di secondo, rimpianse di essersi proposto per primo al confronto con lo specchio, ma siccome non sarebbe stato da Lantis arrendersi così, non si diede per vinto: appoggiò le mani sul tavolo, determinato a farsi venire un’idea adeguata.
Hikaru.
Quel dolce sorriso gli apparve nella mente come un lampo che, nella notte nera, illumina le tenebre. Doveva trovare il modo di costringere quel pezzo di metallo e vetro a collaborare. Ma come?
Inconsciamente, passò nuovamente l’indice sulla sfera rossa, mentre era perso nei suoi pensieri che, ovviamente, convergevano sul Cavaliere del Fuoco. La biglia si illuminò all’istante, risplendendo di un luce scarlatta e intensa.
L’attenzione di Lantis venne richiamata dall’evento e lo spadaccino si rese conto che la sfera si era staccata dalla cornice: ora, ruotava su sé stessa, rossa come il fuoco, creando un vortice fiammeggiante che aveva invaso tutta la stanza.
Rosse erano le pareti, rosso era il pavimento, rossa era la luce della luna che continuava, imperterrita, a filtrare dalle finestre.
“Salute a te, Lantis di Cefiro” echeggiò una voce profonda.
-Chi sei?-chiese il ragazzo, per nulla intimorito.
“Io sono il Fuoco e sono giunto a te attraverso lo Specchio dei Sogni.”
-Lo Specchio dei Sogni? Come quello di cui parla la leggenda?-propose Lantis, sospettoso.
“Questo è lo Specchio della leggenda, l’oggetto che permette il contatto tra mondi paralleli, mosso dalla forza di volontà delle persone.”
-E perché è venuto da noi?- fece il giovane, continuando il suo interrogatorio sottolineando il plurale, come a mettere in evidenza anche il coinvolgimento di Ferio ed Ascot.
“A questa domanda non posso rispondere, perché forze più grandi hanno deciso il nostro incontro, Lantis di Cefiro.”
-Allora spiegami quale sarà il tuo ruolo!-
La voce dell’Elemento non stava affatto dissipando i dubbi dello spadaccino, semmai li stava aggrovigliando ancor di più.
“La volontà di rivedere Colei alla quale appartengo è forte nel tuo animo. Se vuoi, io posso darti la possibilità di incontrarla.”
Lantis rimase interdetto: l’Elemento gli stava proponendo di condurlo da Hikaru?
-Come faccio a sapere che non mi stai ingannando?-domandò il giovane, curioso di vedere la reazione del Fuoco.
“Tu cosa senti?” replicò la profonda voce in tono tranquillo.
Lantis chiuse gli occhi e lasciò che venisse toccato dall’aura dell’Elemento: avvertiva un grande potere, ma nessun desiderio di inganno.
Che quell’Elemento fosse il Fuoco, dominato da Hikaru, non vi era alcun dubbio. Dunque, davvero gli sarebbe stata offerta la possibilità di rivederla?
Lo spadaccino riaprì gli occhi, seppur non completamente.
“Ti sto forse raccontando menzogne, Lantis di Cefiro?”disse la voce, beffarda.
-No, stai dicendo la verità. Ma come hai intenzione di portarmi al tuo Cavaliere?-
“Al tuo, vorrai dire. Sono io che appartengo a lei, non il contrario” precisò l’Elemento”mentre voi due vi appartenete vicendevolmente.”
-Ciò non toglie che tu non mi abbia ancora detto in che modo mi consentirai di avere un contatto con lei.-fece Lantis, dimostrando di non aver perso il filo della discussione.
“La chiave è la tua forza di volontà. Sei stato capace di evocarmi dallo specchio, ora devi solo affidarti a me. Vieni avanti.”
Senza esitazione, Lantis avanzò verso il cimelio: ne uscì una grande fiammata che, con il suo calore, avvolse tutta la stanza. Ardeva, ma non bruciava.
Ed infine, ecco che apparve, fiero e maestoso, lo spirito del Fuoco: un possente guerriero dall’armatura lucente si erigeva maestoso tra le fiamme.
Lantis non si lasciò intimorire e attese pazientemente che l’Elemento facesse la sua mossa.
“Vieni da me, Lantis di Cefiro. Non aver timore e lascia che sia il tuo impavido cuore a guidarti.-
Lo spadaccino ubbidì al comando del Fuoco, sicuro che dietro non ci fosse alcuna trappola. Ora percepiva distintamente uno stralcio dell’aura che emetteva anche Hikaru quando combatteva.
Quell’essere era davvero il Fuoco, guardiano del Cavaliere dalla rossa treccia.
Una volta che il giovane fu giunto davanti allo spirito, quest’ultimo gli mise una mano sulla testa e con la sua voce calda e profonda, gli sussurrò:”Libera la tua mente e segui la tua volontà. Fidati di te stesso…”
Un calore, lo stesso calore che aveva percepito quando aveva toccato la sfera scarlatta, si impadronì del suo corpo. Per un istante si fece più intenso, poi sparì del tutto.
Lantis aprì gli occhi e se ne rese conto.
Non era più su Cefiro.

Ci volle qualche secondo, affinché Lantis capisse dove fosse finito. La stradina nel quale si trovava era deserta e silenziosa: era fiancheggiata da alcune grandi costruzioni che il ragazzo riconobbe come le case nelle quali abitavano gli abitanti della Terra. Una volta, Hikaru gli aveva portato delle fotografie rappresentanti il suo mondo.
-Questa è casa mia!-aveva detto mostrandogli una tipica casa giapponese, tutta su un piano, con tanto di giardino lussureggiante e porticato.- e qui c’è la palestra dove mi alleno con i miei fratelli.-
-Tu vivi in questo posto?-le aveva chiesto Lantis, piano.
-Si, vivo assieme ai miei tre fratelli. La mia casa è bellissima e non la lascerei per nulla la mondo! Anche se…-
-Anche se?-aveva incalzato Lantis, preoccupato per la brusca interruzione.
-Si, insomma, un giorno dovrò andarmene! Quando andrò al college e poi, quando mi sposerò!-aveva concluso al fanciulla , sorridendo dolcemente. Lantis era rimasto a fissarla, pensando a quanto sarebbe stato bello vivere sulla Terra con la sua Hikaru, in una di quelle strane ma graziose casupule. In fondo, ormai non aveva nulla a trattenerlo su Cefiro, sebbene fosse il suo pianeta natale. Quel regno non aveva più bisogno di lui, ma egli aveva bisogno del Cavaliere del Fuoco, per tanto avrebbe potuto benissimo trasferirsi ed iniziare una nuova vita altrove. Ma prima avrebbe dovuto accertarsi dei sentimenti di Hikaru.
Lo spadaccino mise da parte i suoi ricordi e solo allora si guardò: non aveva più la divisa nera della Guardia Reale, bensì un pantalone scuro e una giacca avvitata color panna.
“Vestiti terrestri” suppose. Non vi badò più di tanto, considerando che aveva una priorità più urgente: trovare Hikaru.
Essendo un giovane abituato a cercare razionalmente la soluzione ai problemi, ordinò mentalmente tutte le nozioni utili che aveva a disposizione. Ma non  reputò nessuna di queste funzionale a risolvere il suo problema. Inspirò a fondo, deciso a non arrendersi, quando avvertì un flusso di aria calda che andava espandendosi per la stradina deserta; riconosciuto l’indizio come un segno del Fuoco, Lantis percorse la direzione indicatagli, lasciandosi guidare dal tepore.
Dopo aver percorso un paio di isolati, l’aria calda si dissolse, lasciando il giovane davanti ad un enorme ingresso in pietra e in legno. Intravide sulla targa di metallo, appesa ad una colonna, la scritta “Famiglia Shidou” e immediatamente capì di essere arrivato. Con ritrovata fiducia, varcò la soglia, ritrovandosi in un vialetto coperto da un lastricato di marmo. Lantis non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi intorno che, immediatamente, gli venne incontro un grosso cane bianco. Non sembrava avere brutte intenzioni, anzi scodinzolava allegro. Si fermò a pochi passi dal giovane, guardandolo con curiosità.
-Scommetto che tu sei Hikari.-sussurrò Lantis, abbassandosi e tendendo una mano aperta all’animale.
Hikari si avvicinò lentamente, annusando al mano di Lantis: certamente dovette trovarla di suo gradimento, poiché si lasciò accarezzare con tranquillità.
-Hikari, sei qui?-domandò una voce fresca e gioviale.
Si affacciò dalla palestra un visetto sorridente che rimase letteralmente basito nel vedere chi c’era in giardino. Sgranò gli occhi e balbettò: -L-lantis!-
Lo aveva riconosciuto anche se indossava abiti inconsueti per lui.
Il giovane si rizzò in tutta la sua maestosa altezza, rivolgendo un dolcissimo sguardo alla ragazza. Scendendo dalla passerella, il Cavaliere del Fuoco si mosse verso il giovane, ancora incredula.
-Ma come hai fatto ad arrivare qui?- gli chiese senza smettere di guardarlo.
-E’ una storia lunga.-comnciò Lantis.
-Hikaru! Cosa stai facendo?- tuonò una voce.
La ragazza si voltò di scatto.
-Satoru! Ecco, vedi…-
-Chi è quel ragazzo?-continuò il fratello maggiore della fanciulla, senza staccare uno sguardo di ghiaccio da Lantis.
-Un amico.-si affrettò a rispondergli la sorella.
-E come si chiama?-
-Lantis.-affermò egli stesso, prendendo la parola.
-Satoru, Hikaru, cosa state facendo?- chiesero anche Masaru e Kakeru, essendo sopraggiunti in quell’istante.
-A quanto pare la nostra Hikaru ha visite.- commentò freddamente Satoru.
-E questo chi è?-chiese Masaru, squadrando sospettosamente il nuovo venuto.
-Si chiama Lantis,-rispose Hikaru tentennante- è un mio amico, è tanto che ci conosciamo e…-
-Che cosa?- urlò Kakeru- Cosa hai detto?-
La ragazza realizzò solo in quell’istante ciò che aveva detto e si portò le mani alla bocca: aveva appena condannato Lantis a subire una sfuriata di gelosia da parte dei fratelli.-
-Di un po’, come ti sei permesso di uscire con nostra sorella senza il nostro consenso?- fece truce Masaru.
-Perché, avrei dovuto chiedere il vostro permesso? Vostra sorella mi sembra grande abbastanza da sapersi guardare da sola!- rispose a tono Lantis.
Non avrebbe potuto scegliere parole più sbagliate. Gli occhi di Satoru, lampeggiarono inviperiti, nonostante fosse il più calmo dei tre fratelli.
-Tu! Come osi dire queste oscenità! Mia sorella è ancora una bambina! Ti faremo vedere noi come ci si comporta!-sibilò il ragazzo adirato –Ti daremo una lezione che non ti scorderai! Masaru, Kakeru!-
-Si, Satoru!- risposero pronti i due fratelli minori.
-Conducete questo insolente in palestra!-
-Non possiamo fargliela passare liscia! La nostra adorata Hikaru non si tocca.-gridò infiammato Masaru.
-Gli faremo passare la voglia di fare il gradasso!- gli fece eco Kakeru.
Hikaru scosse la testa, sempre con le mani sulla bocca.
-Lantis, mi dispiace!-
-Tranquilla, non c’è niente da temere. Un giorno sarebbe dovuto accedere, tanto vale che facciamo subito.- concluse sbrigativo il giovane.
C’era un piccolo particolare che i fratelli di Hikaru non avevano considerato, sfidando Lantis di Cefiro. Egli era il migliore spadaccino del pianeta.

-Sarò io il tuo primo avversario!-intimò Masaru, rivolto a Lantis.
Il giovane non lasciò trapelare alcuna emozione, sicuro di sé.
-Bene.-
-Le regole sono quelle del kendo e se perderai, Lantis, non dovrai più azzardarti ad avvicinarti a nostra sorella!- abbaiò Kakeru.
-E se dovessi vincere?-
-Hai una bella faccia tosta! Questo non succederà mai, ma se dovesse capitare, ebbene, ci faremo da parte.-gli rispose Masaru, mentre finiva di prepararsi.
Anche Lantis stava ultimando i preparativi, aiutato da Hikaru.
I due sfidanti si misero uno di fronte all’altro e Kakeru diede il via all’incontro.
Satoru osservava tutto dalla sua postazione sul fondo della palestra, mentre la sorella gli era accanto con le mani giunte, pregando che tutto andasse per il meglio.
Masaru era partito subito all’attacco, rimanendo spiazzato dall’agilità di Lantis.
-N-non è possibile!-commentò, sbigottito.
-Avanti, fratello, non puoi permettere che quel bell’imbusto faccia il cascamorto con la nostra sorellina!- lo incitava Kakeru.
Lantis si muoveva con somma eleganza, schivando prontamente tutti gli attacchi di Masaru. Il ragazzo era sempre più sorpreso. Da dove era saltato fuori quel tizio? Sembrava davvero che fosse nato con la spada alla mano.
-Basta! Mi arrendo, sono sfinito!- gemette Masaru, gettando al sua spada di legno da una parte e atterrando sul pavimento, carponi.
-Masaru! Che cosa stai facendo?- strillò Kakeru -Come puoi dire così?-
-Lantis, non avevo mai incontrato nessuno come te… devo ammettere che sei davvero forte.-
Hikaru, nel vedere il risultato di quel primo scontro, sorrise e Satoru non lasciò inosservato quel particolare.
-Perdono, fratello!-sussurrò Masaru, mentre si dava il cambio con Kakeru.
-Tranquillo, ci penserò io!-rispose il ragazzo, pieno di boria.
Lantis appariva stranamente calmo, sembrava che ciò che stesse accadendo non lo turbasse minimamente. Una ruga comparve sulla fronte di Satoru, mentre Hikaru guardava con apprensione e silenziosamente il suo Lantis.
Ben presto, l’ardore e la foga di Kakeru vennero meno, dovendosi arrendere anch’egli all’evidenza dei fatti: Lantis era davvero molto forte, aveva un modo di combattere superlativo. C’era tecnica, c’era vigore, c’era astuzia, c’era talento.
-Ah, getto la spugna!-fece lamentoso Kakeru, afflosciandosi al suolo, sconfitto e avvilito.
Masaru lo aiutò a rialzarsi ed entrambi i fratelli si rivolsero al maggiore, con sguardo suppilce.
-Satoru, tu sei il migliore di noi! Fatti valere e imprimi una sonora sconfitta a questo presuntuoso!-
Il ragazzo si alzò e lanciò uno sguardo alla sorella che osservava Lantis senza emettere una sillaba. I suoi occhi brillavano ogni volta che lo spadaccino schivava un colpo o segnava un punto a suo favore. Dunque doveva tenere molto a quel giovane…
-Vai, Satoru!- gridò Masaru.
Lantis ed il fratello di Hikaru si misero uno davanti all’altro, pronti a cominciare l’incontro.
Satoru Shidou sapeva bene di aver di fronte un tipo di avversario che non aveva mai incontato prima di allora.
Si inchinarono lievemente e cominciarono; il maggiore dei fratelli lasciò che fosse lo spadaccino a fare la prima mossa, così da prendere tempo.
Lo aveva osservato durante gli scontri con i suoi fratelli e aveva trovato il suo modo di combattere eccezionale. Sembrava che dentro di lui regnasse l’essenza del Fuoco stesso.
Quel ragazzo che aveva davanti doveva essere davvero un grande combattente dal cuore puro, per custodire in sé una tale forza. Satoru cercava di cogliere di sorpresa Lantis in tutti i modi, ma non ci fu verso di sorprendere lo spadaccino di Cefiro.
Per la prima volta, Satoru fu messo in difficoltà. Dal canto suo, Lantis cercò di non usare il massimo delle proprie potenzialità, poiché non avrebbe voluto far del male ai fratelli di Hikaru. La ragazza non glielo avrebbe mai perdonato. Ma nel contempo, non voleva farsi sconfiggere: il suo desiderio più grande era stare con la sua Hikaru e battere Satoru e i suoi fratelli era l’unico modo per ottenere la loro approvazione.
Lo scontro si protrasse per un po‘, poi, quando le forze cominciarono a venire meno, Satoru ebbe un cedimento, tuttavia Lantis non ne approfittò: non sarebbe stato onorevole.
Colpito da quel gesto, Satoru mise da parte la spada e, cogliendo negli occhi di Hikaru il fulgore di un sentimento semplice e delicato, disse solo queste brevi parole:- Mi hai dimostrato quanto vali, Lantis. Ti avevo sottovalutato, ed un bravo guerriero non dovrebbe mai fare un simile errore.-
Poi si avvicinò e gli sussurrò:-Mia sorella è una persona eccezionale, vedi di trattarla con rispetto.-
-Io la rispetto più di me stesso.- rispose Lantis, non lasciandosi cogliere impreparato.
Satoru e Lantis sostennero ciascuno lo sguardo dell’altro, infine il maggiore dei ragazzi Shidou richiamò i suoi fratelli.
-Masaru! Kakeru! Andiamo, per noi qui non c’è più niente da fare.-
-Ma Satoru…-
-Lascia stare, Kakeru. Lantis si è meritato di vincere.- affermò serenamente Satoru.
Il ragazzo si rimise al suo posto e annuì.
I tre fratelli salutarono Hikaru e si raccomandarono a Lantis, dopo di che uscirono dalla palestra.

-Lantis, sei stato bravissimo! Mai nessuno era riuscito a battere in fila tutti e tre i miei fratelli.-si congratulò Hikaru, raggiungendo il giovane.
Egli non disse nulla, si limitò a fissarla, beandosi del suo incantevole sorriso.
-Come stanno tutti gli altri?-chiese all’improvviso la ragazza.
-Bene.-rispose Lantis.
-Ed Eagle? Si sta riprendendo, non è vero?-
Il ragazzo si arrestò. Perché chiedeva di Eagle?
-Purtroppo Fu, Umi ed io non siamo potute venire ultimamente perché siamo alle prese con lo studio per l’esame di ammissione al college…- continuò la fanciulla.
Ecco dunque perché le ragazze non si erano fatte vedere!-
-… però vi pensiamo spesso! Pensiamo a Clef, Ascot, Ferio, Zazu, Geo… e al mio caro quarto fratello Eagle! Allora, non mi vuoi proprio dire come sta?-
Lantis la scrutò e lasciò affiorare sulle proprie labbra un sorriso sereno.
“Al mio quarto fratello Eagle…” Ah, piccola e dolce Hikaru! Ti preoccupi sempre di tutti e Lantis temeva che in realtà amassi un altro! Eagle avrebbe capito? Lantis si augurò di si…
-Bene, va migliorando.-affermò il ragazzo.
-Sono contenta! Prometto che presto verrò a trovarvi tutti…-
-Hikaru?-la interruppe Lantis.
-Si?-
-Che ne diresti, se venissi a vivere sulla Terra?-
-Cosa? Lasceresti Cefiro?-
-Ormai lì non c’è più niente che mi tiene legato…-
Hikaru si fece triste.
-E’ per colpa nostra, se non hai più un fratello…-
Lantis sentì il dovere di bloccarla, non solo verbalmente, ma anche fisicamente. La prese per le spalle con un gesto non troppo brutale e le disse:- No, Hikaru, voi avete fatto ciò che era giusto! La verità è che qui sulla Terra c’è qualcosa di fondamentale per me… una cosa senza la quale non potrei vivere.-
-Davvero? E che cos’è?-chiese la ragazza con curiosità.
Lantis si avvicino è spostò le mani sui fianchi di lei, cingendole delicatamente la vita con il braccio sinistro, mentre con la mani destra le accarezzava il viso.
-Non riesci proprio ad immaginarlo?-
Hikaru sorrise, abbandonandosi al tenero bacio che Lantis, dopo essersi chinato, le stava donando.
-Piano, altrimenti Satoru potrebbe ripensarci!-fece ella ridendo.
Lantis inarcò un sopracciglio e Hikaru scoppiò in una risata argentina.
-Mi farebbe davvero piacere se tu venissi qui, sulla Terra… ma Cefiro è il tuo mondo…-
-Il mio mondo è dove sei tu. Hikaru, con te ho trovato una serenità indescrivibile, è come se fossi nato una seconda volta.-fece Lantis.
La ragazza si strinse al giovane, in un abbraccio caldo e sicuro.
-E’ stato il Fuoco a mandarti da me, vero? Lo sento.-sussurrò senza staccarsi.
-Si.-
-E allora è destino che dobbiamo stare insieme.-
Quel bel momento venne interrotto da Hikari che giunse, saltellando e scodinzolando, sotto il porticato.
-E’ un bel cane.-commentò Lantis.
-E’ il migliore!-rispose Hikaru, accarezzandolo.
La giornata stava per giungere al termine, ormai il sole era oltre l’orizzonte.
Hikaru e Lantis s soffermarono a guadare quel disco infuocato, sapendo che era ora di separarsi.
-Verrò quanto prima.-decise Hikaru.
-La prossima volta tornerò indietro con te… durante questo periodo di tempo cercherò di organizzarmi.-
-Dovrai incominciare una nuova vita.-lo avvertì Hikaru con premura.
-E' da sempre che non faccio altro. Non mi spaventa.- fece egli, chinandosi nuovamente e baciando la ragazza.
-A presto.- lo salutò Hikaru.
Un dolce tepore invase sia Lantis che il Cavaliere del Fuoco.
Fu un istante: lo spadaccino era tornato su Cefiro.

-Ben tornato, Lantis di Cefiro!-lo accolse una voce possente.
Il ragazzo si riprese e si ritrovò nella stanza dello specchio. Il Guardiano del Fuoco stava scomparendo lentamente: aveva portato a termine il suo compito.
-Grazie.-disse Lantis.
Il guerriero fiammeggiante chinò il capo e in un bagliore scomparve all’interno della biglia rossa, che ora aveva smesso di vorticare, facendosi lucente, in netto contrasto con le altre due, rimaste opache.
Lantis si ritrovò al buio.
-A presto, Hikaru.-rispose sottovoce, mentre si stava girando in direzione della porta, facendo frusciare il nero mantello.



  
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