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Autore: leocaccino    22/02/2011    6 recensioni
Thomas è uno scrittore molto famoso in tutto il mondo
Alex è un liceale impacciato e timido
Questa è la loro storia....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Flowers serie'
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                                                               - Capitolo 14: Diciottesimo compleanno –
 





 L’estate era letteralmente volata e l’amore tra Thomas e Alex cresceva sempre più. I due avevano passato le vacanze estive in città, a fare lunghe passeggiate nei parchi o chiusi in casa, stesi sul divano a coccolarsi. La causa principale per cui erano rimasti in città era stata il lavoro dello scrittore. Doveva rispettare molte date di consegna e la sua scusa per non muoversi dal suo studio era stata “Non riesco a concentrarmi se sono in un altro posto al di fuori del mio studio”. Alex non l’aveva presa molto bene e inoltre era anche triste per un altro motivo: tra Lucas e Debby non era andata bene. Erano usciti per due mesi buoni dopo l’incontro combinato da Alex, poi tra loro era crollato tutto. In fondo Lucas non ce la faceva a stare con qualcuno che serviva solo da distrazione e Debby non sopportava le attenzioni che il moro riservava solo per il ricciolo. Alex per questo ci stava male, non voleva che il loro “fidanzamento” si rompesse solo per colpa sua. Si sentiva un po’ la causa di tutto.
- Dai Alex, tirati su – lo incoraggiò Lucas. Il biondo alzò lo sguardo triste sull’amico in piedi davanti a lui – Non sono abbattuto io e lo sei tu? – chiese ironicamente il moro per far sorridere l’altro.
- Mi dispiace, tutto qui – sussurrò l’altro. Alex prese a guardare l’amico con attenzione: la maglia a giro maniche e i pantaloncini corti gli donavano e mettevano in risalto il suo fisico atletico.
- Ti ripeto, non m’importa nulla – Lucas sorrise – Adesso sorridimi – lo pregò dopo. Alex provò a mimare un sorriso poco convinto e tutto quello che riuscì a creare fu un sorriso arcaico. Il moro guardandolo non riuscì a trattenere le risate. Si piegò in due dal ridere accusando però dolore ai muscoli.
- Ecco cosa succede quando giochi tre giorni di fila per tutto il pomeriggio a basket – lo ribeccò il ricciolo – Ben ti sta – aggiunse sorridendo. In fondo era vero, i due avevano passato tre pomeriggi di fila insieme al ritrovo. Alex aveva ballato qualche ora con i ragazzi della gara e Lucas aveva giocato a basket tutti e tre i pomeriggi.
- Non è giusto che a te non faccia male nulla – si lamentò il moro toccandosi gli addominali – Insomma hai ballato fino a un’ora fa – poi si sedette al fianco del biondino, sul una panchina di pietra – E poi non fai attività fisica con Thomas di notte? – Alex gli mollò una gomitata nel costato – Dai scherzavo – si scusò Lucas - Però rispondi – aggiunse subito maliziosamente.
- Non lo abbiamo ancora fatto – sospirò Alex.
- Sei ancora vergine, quindi? – costatò subito l’altro – Possibile che un uomo dell’età di Thomas che ha già provato il piacere del sesso non voglia farlo con la persona che ama, cioè tu? –
- Credo che si trattenga – il riccio poi sventolò l’indice – Però ultimamente anch’io, quando sono vicino a lui, sento come un calore al basso ventre – arrossì. Parlare di queste cose lo imbarazzava da morire.
- Tu vorresti fare l’amore con lui? – la domanda diretta di Lucas spiazzò il biondino, che contrastando l’imbarazzo rispose lo stesso di getto.
- Sì – quando però si accorse di quello che aveva appena detto, gli venne quasi voglia di sotterrarsi vivo e non farsi mai più vedere.  
- Allora che male c’è? – il moro fece spallucce – Se vi amate e se entrambi volete farlo, perché vi trattenete? –
- Non lo so – Alex scosse la testa – Tu dici che questa sera dovrei farlo con lui? –
- No, no, non dico questo – sospirò Lucas – Insomma la prima volta deve essere naturale, non puoi programmarla – Alex alzò un sopracciglio – Ti spiego, la mia prima volta avrei voluto che fosse in un letto, sotto le coperte, non chiedevo una camera lussuosa di hotel, mi sarebbe bastata la mia cameretta – sospirò rumorosamente – Invece la mia prima volta è stata nel bagno di un bar – Alex sgranò gli occhi – Squallido, vero? – logicamente non era una domanda ma un’affermazione – Eppure non me ne pento, perché lo volevo veramente, è stata come una reazione chimica. Ecco perché ti sto dicendo che il sesso non si programma ma se si vuole veramente, non ti deve importare il luogo o il momento -           
- Terrò conto del tuo consiglio – il sorriso di Alex contagiò anche Lucas.
- Fra nemmeno due settimane compirai diciotto anni, non dovresti più aver bisogno del mio parere o del mio consiglio – lo ribeccò affettuosamente l’altro.
- Probabilmente diciotto anni non bastano per proseguire la vita da soli, dando conto solo a se stessi – Alex si alzò dalla panchina ormai bollente sotto il sole di settembre.
- Già, abbiamo bisogno sempre di qualcuno per camminare sulla retta via – lo canzonò il moro.
- Sì e la mia retta via, ora, è quella di casa, altrimenti Thomas mi farà una lunga scenata di gelosia – Alex stampò un bacio sulla guancia di Lucas e corse verso casa.
- Ciao – gli gridò dietro il moro che si teneva una mano sulla guancia baciata dal biondino.
 
Quando Alex entrò in casa, non c’era nessuno. Olga era in vacanza da ormai una settimana, era andata in un isolotto ad abbronzarsi: Thomas gli aveva spiegato che ogni volta che tornava dalle sue due settimane di vacanza, la donna era nera come un carboncino. Possibile che Thomas fosse ancora nel suo studio a lavorare? Insomma, dopotutto quando era uscito, lo aveva lasciato a ticchettare sulla tastiera del suo computer, non voleva credere che lui fosse ancora lì. Alex approfittò di quell’occasione per cambiarsi in santa pace, evitando una predica che aveva sentito già il giorno prima. Trovò anche il tempo di farsi una doccia fredda e veloce per togliersi la calura e il sudore di dosso. Mentre era sotto il getto d’acqua fresca, si mise a pensare alle parole di Lucas.
“Forse dovrei fare io il primo passo e dirgli che voglio fare l’amore” sospirò “No, no, Lucas mi ha detto che deve essere come una reazione chimica, che deve succedere senza programmazioni” Alex uscì dalla doccia con ancora mille pensieri che gli ronzavano in testa. Che cosa doveva fare? Dopotutto era anche la sua prima volta e lui non sapeva come agire. Mentre pensava al modo per far capire a Thomas che non riusciva più a trattenere le sue voglie, si diresse verso lo studio dello scrittore, ormai vestito e profumato. Quando entrò, partì subito in quarta a parlare, non voleva essere interrotto o avrebbe sicuramente perso il filo del discorso, o meglio si sarebbe perso nello sguardo serio di Thomas.      
- Ciao Thomas, senti avrei una cosa da dirti – il biondino guardò la poltrona su cui era seduto lo scrittore, il monitor acceso – Però ti chiedo di non interrompermi – nessun cenno, nessuna risposta – Io ci ho pensato molto e sono arrivato a una conclusione – Alex si torturò le mani - Insomma è un argomento abbastanza delicato che io non riesco però più a tenermi dentro - ancora nessuna parola da parte dello scrittore – Beh, ecco io vorrei fare l’amore con te, solo che quando siamo a letto a coccolarci non ho il coraggio di dirtelo perché ho paura che la mia voglia non sia corrisposta – Alex si avvicinò lentamente alla poltrona di pelle – E poi essendo la mia prima volta non so cosa fare, insomma sono un po’ inesperto – il ricciolo poggiò le sue mani sulle spalle di Thomas e scoprì che i suoi muscoli non erano per niente tesi, anzi erano molto rilassati – Thomas ?- Alex lasciò la presa sulle spalle dello scrittore e avvicinò il viso a quello del più grande. Lo guardò bene nella penombra dello studio: i suoi occhi erano chiusi e le labbra, leggermente aperte, lasciavano passare un lieve e silenzioso respiro. Thomas stava dormendo. Quindi non aveva sentito nulla?Alex sospirò e poi corse in camera a prendere una coperta per coprire Thomas. Quando però stava per lasciarlo solo nello studio, si ricordò di aver scorto un’unica scritta sul foglio bianco nel monitor. Si riavvicinò e la lesse a bassa voce.
- Voglio Alex – il biondino sgranò gli occhi sorpreso. Lo scrittore non aveva scritto nulla oltre a quelle due parole. Non era riuscito a trovare l’ispirazione per tutta la giornata e poi magari si era addormentato. Lentamente ticchettò sulla tastiera in modo da scrivere una frase. Quando ebbe finito, la rilesse mentalmente.
“Sono tornato, se mi vuoi, sono in biblioteca”
 
Non passò nemmeno un’ora dal ritorno di Alex. Thomas si era appena svegliato e aveva letto, anche se ancora insonnolito, la frase che aveva scritto il suo “piccolino” sul monitor. Non si ricordava nemmeno come si era addormentato. L’unica cosa che rammentava era di aver voglia di stare con Alex, soli, a coccolarsi sul letto. Quando però lesse che sopra la frase scritta da Alex, c’erano altre due parole scritte da lui, arrossì. Che il biondino le avesse lette? Dopo averci pensato un po’, restando in piedi davanti al monitor che si stava lentamente spegnendo insieme al computer, decise di andare nella biblioteca. Lì, come letto nel messaggio, trovò Alex immerso nella lettura di un libro. Era concentrato e non lo aveva nemmeno sentito arrivare. Thomas quindi si fermò sulla porta, a braccia incrociate, a guardarlo. Era così carino con quell’espressione da volpino in fase esplorativa. Thomas sorrise fra se e se e continuò a guardarlo, finché il ricciolo non alzò gli occhi dal libro e incontrò quelli seri e profondi dell’altro.
- T-Thomas, da quanto tempo sei qui – chiese chiudendo il libro e rialzandosi per metterlo apposto.
- Da un po’ – sorrise lo scrittore – Comunque continua pure a leggere, io devo fare una telefonata –
- No, non preoccuparti, mi stavo annoiando – Alex mise il libro al suo posto, poi tornò con lo sguardo fisso su Thomas – Comunque, chi devi chiamare? – la curiosità lasciò spazio alla gelosia nella mente del biondino.
- Devo fare un giro di telefonate per una cena di lavoro – ad Alex venne un colpo.
- Quando sarebbe questa cena di lavoro? – chiese un po’ preoccupato.
- La settima prossima, solo che se non prenoto ora ristorante e hotel, non troverò più posto – Thomas estrasse il cellulare dalla tasca. Alex invece abbassò lo sguardo.
- Capisco – sussurrò flebilmente. Thomas gli sorrise e poi lasciò la stanza.
 Passò lentamente un’ora, Thomas si era chiuso nel suo studio per delle lunghe telefonate di prenotazione e per quanto Alex avesse cercato di origliare, si per gelosia sia per curiosità, non era riuscito a sentire nulla. Il biondo quindi, arresosi, si chiuse in bagno. Ne uscì solo quando sentì Thomas spegnere il cellulare e abbandonarsi sul divano. Si avvicinò lentamente a lui, mentre lo scrittore faceva scrocchiare le dita.
- Thomas – lo richiamò all’attenzione – Stasera cucino io. Che cosa vuoi per cena? -  l’altro si girò verso di lui e gli sorrise.
- Quello che vuoi tu, amore mio – Alex sgranò gli occhi, era la prima volta che lo chiamava in quel modo, con tanta leggerezza soprattutto. Deglutì in preda all’imbarazzo cercando di non arrossire troppo. Si guardò un attimo intorno, poi puntò nuovamente lo sguardo verso gli occhi dolci dello scrittore. Almeno lui era felice.
- Ok – rispose lapidario, cercando di nascondere la vergogna. Poi sgattaiolò in cucina e provò a cucinare qualcosa di commestibile. Provò a imitare i piatti che erano stati serviti molte volte da Olga ma nulla, l’unico risultato era di pietanze stupide o troppo semplici.
- Guarda che non ti devi complicare la vita per cucinare qualcosa – Thomas gli cinse i fianchi con le braccia.
- Non vorrei avvelenarti – Alex provò a divincolarsi ma senza successo.
- Non potresti mai farcela – gli morse poi la punta dell’orecchio delicatamente – Riesci solo ad addolcirmi – Alex si chiese perché Thomas fosse così erotico.
- Allora dammi una mano tu – il ricciolo prese il sacchetto di farina mezzo vuoto e lo rovescio sui i capelli dell’altro, che mollò subito la presa dalla sua vita – E attento a non sporcarti – Scoppiarono entrambi a ridere e poco dopo Thomas si vendicò sporcando di sugo il viso di Alex. I due cominciarono una battaglia con il cibo e quando uscirono dalla cucina, erano completamente sporchi ma felici. Sul volto di entrambi c’era un grosso sorriso. Cenarono sorridendosi ogni tanto, ancora tutti sporchi di farina, sugo e quant’altro c’era in cucina.
- Sai che sei proprio bello? - Alex guardò il viso infarinato di Thomas sbigottito, mentre un grande sorriso si disegnava sulle labbra dello scrittore solo per lui.
- Grazie, anche tu sei bello – il biondino cercò di non arrossire.
- No, io sono figo – Thomas scoppiò a ridere, contagiando anche Alex. La serata continuò allegramente. Tra baci, risate e tante coccole. Alex aveva perfino dimenticato della gelosia provata il pomeriggio e quella piccola voglia che cresceva lentamente.
 
La settimana passò in fretta e il fatidico giorno del compleanno di Alex arrivò. Era il diciassette settembre e Alex si era appena svegliato. Al suo fianco aveva trovato Thomas, che ancora dormiva beatamente. Il biondino si strofinò gli occhi con il dorso delle mani, poi guardò il suo fidanzato attentamente: le sue labbra erano socchiuse, i capelli scompigliati sul cuscino e il petto si alzava e abbassava lentamente. Era uno spettacolo per gli occhi. Mai quanto, però, la sera prima, quando nel momento in cui si stavano baciando, lo scrittore aveva deciso di dare libertà ai muscoli togliendosi la maglietta e i jeans. Era la prima volta che Alex lo vedeva in boxer. Con questi pensieri che gli ronzavano in testa, il riccio si spostò in bagno per farsi una lunga doccia fredda, anche per far calare l’eccitazione. Quella era una delle poche volte che era riuscito a svegliarsi prima di Thomas. Inoltre Olga era tornata dalle sue vacanze e quindi non c’era più bisogno che i due preparassero a turno i rispettivi pasti. Quando Alex uscì dal bagno, pulito e profumato, si recò subito in sala da pranzo, per aspettare Thomas. Lì continuò a torturarsi mentalmente. La sera prima lo scrittore gli aveva detto che la cena di lavoro che organizzava da una settimana doveva tenersi proprio quella sera, il giorno del suo compleanno. Possibile che lo scrittore non si fosse ricordato che Alex compiva gli anni? Il filo dei suoi pensieri però fu interrotto proprio dall’entrata nella stanza da parte di Thomas.
- Buon giorno amore – il più grande schioccò sulla fronte del riccio un bacio – Dormito bene? -
- Sì, grazie – rispose l’altro flebilmente.
- Come mai quel tono così afflitto? – chiese Thomas sedendosi.
- Nulla, non preoccuparti –
- Non mi sembra nulla – Thomas sospirò – Forza, voglio sapere di che si tratta –
- Sai che giorno è oggi? – Alex alzò lo sguardo sull’altro.
- Il diciassette settembre, perché? – chiese quasi sorpreso l’altro. Il biondino lo fulminò con lo sguardo. Poi si alzò senza toccare nulla di quello che c’era in tavola e si avviò verso la porta. Possibile che il suo ragazzo non ricordasse la data del suo compleanno? Prima di uscire dalla porta però provò a fare un ultimo tentativo.
- Non ti ricorda nulla questa data? – gli chiese girandosi verso di lui.
- Sì – ad Alex si accese un barlume negli occhi – Stasera ci sarà la mia cena di lavoro – Alex uscì dalla stanza senza parlare, solo rivolgendo al suo fidanzato un flebile sorriso. Si sentiva triste e a passo lento raggiunse la camera da letto dove cominciò a spogliarsi e a cambiarsi per uscire, non voleva aspettare che Thomas si accorgesse che quel giorno era il suo compleanno e magari che avrebbe voluto festeggiarlo con lui, in modo romantico. Infatti, appena vestito si fiondò nel bagno e si aggiusto la matita, per non avere le sue famose “occhiaie da panda”. Poi tornò in sala da pranzo e avvisò Thomas che usciva, andava al ritrovo, con Lucas e altri amici.
- Torni prima che io esca? – chiese con un pizzico di gelosia il più grande.
- Non lo so – non voleva vederlo uscire per rendersi conto che sarebbe rimasto solo tutta la serata – Non credo comunque –
- Capisco – si arrese Thomas.
- Ciao, io vado – si voltò e con tono acido aggiunse – Buona cena di lavoro –
“ E buon pranzo solitario” aggiunse mentalmente. Poi girandosi di scatto, uscì dalla stanza e infine dall’appartamento. Prese un autobus per arrivare al ritrovo, voleva arrivare il prima possibile.
 
- Mi stai dicendo che non ha ricordato il tuo compleanno? – la faccia di Lucas era piena di stupore. Il moro era arrivato da un po’ e aveva ascoltato Alex sfogarsi. Si era anche meravigliato che il biondino non avesse pianto nemmeno un po’.
- Ultimamente è molto stressato per il libro nuovo – Alex aveva perdonato il suo fidanzato poco dopo essere arrivato al ritrovo – E’ meglio che lui vada a questa cena di lavoro, deve essere una cosa importante –
- Non stavo parlando della cena di lavoro – specificò Lucas alzando l’indice – Intendevo che lui non ti ha fatto nemmeno gli auguri – cominciò a sventolare il dito davanti al viso del biondino – Insomma, compi diciotto anni –
- Te l’ho detto, deve aver accumulato troppo stress e ha avrà avuto un vuoto mentale – sorrise il biondino. Gli piaceva prendere in giro Thomas, non lo faceva sentire più tanto “piccolo” nei suoi confronti. 
- Già – la risatina divertita contagiò anche Lucas – Il tuo ragazzo sta diventando vecchio – quella battuta smorzò la tensione.
- Non mi ci far pensare dai, oggi è il mio compleanno, voglio divertirmi –
I due cominciarono con una partita a basket, poi Alex insegnò al moro qualche passo di danza mentre aspettavano gli altri ballerini del ritrovo. Al loro arrivo Lucas tornò a giocare a basket e Alex cominciò a ballare seriamente. Arrivò anche l’ora di pranzo che fu accolta con grande felicità dai due migliori amici. Insieme, infatti, andarono a mangiare in un piccolo bar nelle vicinanze. Arrivò anche il pomeriggio, senza nemmeno una telefonata di Thomas. Erano le cinque in punto e di Thomas nemmeno un segno di vita. Fu Alex a preoccuparsi. Quel giorno sembrava quasi che i ruoli si stessero capovolgendo. Il biondino prese subito il cellulare dalla tasca dei jeans e chiamò il suo ragazzo. Uno squillo, due, tre, quattro squilli. Nulla, nessuno rispondeva. Staccò la chiamata e provò con il cellulare di Lucas. Nulla di nuovo. In Alex crebbe la preoccupazione.
- Lucky io vado a casa, non vorrei che fosse successo qualcosa – spiegò mentre prendeva la sua borsa e la metteva a tracolla.
- Dai non drammatizzare – il moro provò a dissuaderlo – Magari avrà lasciato il cellulare a casa e sarà uscito – nemmeno il tempo di una risposta che il rumore di una brusca frenata attraversò i timpani dei ragazzi presenti nel ritrovo. Tutti si voltarono verso l’unica via d’accesso per arrivare lì. In piedi, appoggiato a un muro, c’era Thomas Rey munito di occhiali da sole scurissimi. Alex sgranò gli occhi mentre si avvicinava a lui e ogni ragazzo del ritrovo tornava a farsi gli affari propri: probabilmente nessuno, oltre i due migliori amici, lo aveva riconosciuto come “il famoso scrittore”.
- Ciao piccolino – lo scrittore gli arruffò i capelli, poi alzò lo sguardo su un tizio vestito con un’uniforme da basket rosso fuoco: Lucas – Ciao Lucas – il moro fece un ghigno di risposta. Tra i due non correva buon sangue.
- Che cosa ci fai tu qui? – Alex riportò l’attenzione su di lui.
- Sono venuto a prenderti – sorrise – Tu ed io abbiamo un appuntamento romantico, amore – Thomas manteneva un tono sereno e dolce, anche in modo da non far sentire ai restanti ragazzi quello che diceva.
- Tu non avevi una cena di lavoro – sbottò acido il biondo. In tutta risposta però Thomas fece un risolino.
- Ci credevi veramente? – si tolse gli occhiali da sole e li agganciò al taschino della camicia – Era solo un modo per non farti scoprire la sorpresa che ho preparato per i tuoi diciotto anni – poi avvicinò il viso a quello del più piccolo – A proposito, auguri – e unì le labbra alle sue. Lucas fece una smorfia di disgusto. Quando i due si staccarono Thomas infilò le mani in tasca e si girò aggiungendo – Vieni piccolino, andiamo – Alex non se lo fece ripetere, salutò Lucas velocemente e poi seguì il suo ragazzo. Gli si affiancò e insieme raggiunsero una fiammante Spider rossa.
“Ecco da cosa proveniva il rumore di prima” Alex sorrise a quel pensiero.
- Io sarei un po’ sudato, non vorrai mica farmi uscire in queste condizioni – avvisò Alex appena entrati in macchina.
- Prima ti porto a casa e poi usciamo – Thomas mise in moto e partirono subito. Lo scrittore nel viaggio non aprì bocca, semplicemente non aveva nulla da dire. Ogni tanto faceva un sorriso al suo ragazzo, che ricambiava con entusiasmo.
- Come mai hai usato la scusa della cena di lavoro? Sai pensavo ti fossi dimenticato del mio compleanno – fu il ricciolo a interrompere quel gioco di sorrisi, sguardi e silenzio.
- Beh diciamo che non volevo che tu scoprissi la sorpresa che stavo organizzando per te, insomma volevo farti rimanere un po’ nel dubbio – il più grande sorrise di gusto – E poi ero sicuro che se non ti avessi tenuto segrete le mie intenzioni tu non avresti voluto festeggiare anche con i tuoi amici ma solo con me – Alex sgranò gli occhi. In effetti, se Thomas gli avesse detto che stava organizzando un’uscita romantica per loro due, lui non sarebbe mai andato al ritrovo, avrebbe preferito rimanere in casa e passare uno dei giorni più importanti della sua vita con la persona che amava. Si chiese, con paura, se Thomas ormai lo conoscesse troppo bene – Sai a volte il messaggio va adattato al ricevente, piuttosto che ostinarci a spedirlo così com’è – con un ultimo sorriso, Thomas frenò: erano arrivati a casa.
 
Dopo una bella doccia rinfrescante e un cambio d’abiti, Alex era pronto per l’appuntamento con Thomas, o meglio: per festeggiare i suoi diciotto anni. Scese di corsa per le scale e raggiunse la Spider rossa, dove lo aspettava Thomas. Erano le sette in punto e lo scrittore fece cenno di sbrigarsi. Quando Alex fu dentro l’auto, guardò attentamente il suo ragazzo: indosso aveva una camicia a maniche lunghe e un gilet nero gessato, chiuso da tre bottoni sull’addome e lasciato sbottonato sul petto. Anche la camicia era leggermente sbottonata. Ad Alex non venne un collasso per poco, Thomas era indubbiamente bellissimo, soprattutto confrontato a lui e al suo campionario di vestiti. Ora come ora era vestito come uno sfigato di prima categoria: maglietta a mezze maniche verde aderente e jeans neri. Sembrava un quindicenne al primo appuntamento con una ragazzina più piccola di lui. Si sentiva un po’ uno stupido.
- C’è qualcosa che non va? – mentre poneva la domanda, il più grande mise in moto l’auto.
- No, non preoccuparti – rispose prontamente il biondino, poi sorrise falso – Andiamo? – non voleva stressare il suo ragazzo con i suoi complessi d’inferiorità. Il viaggio fu silenzioso. Solo Thomas ogni tanto spiccicava qualche parola, magari una battuta. Alex rimase pensieroso per tutto il tragitto che durò un buon quarto d’ora. Quando arrivarono, il ragazzino si trovò davanti al ristorante più in della città. Entrati il ricciolo diede un’occhiata in giro, tutti i tavoli erano occupati da coppie o colleghi di lavoro, Tutti rigorosamente in “giacca e cravatta”. Lo guardavano un po’ tutti come se fosse un alieno o una strana creatura mutante. Gli sguardi passavano da lui al suo ragazzo, trasformandosi in ogni volta da ripudio a stupore totale. Thomas chiamò si avvicinò al bancone placcato in oro e bronzo e sussurrò qualcosa all’orecchio del cassiere. In poco tempo i due si ritrovarono in una saletta adiacente a quella d’entrata, fatta preparare apposta da Thomas. La stanza era piccola, provvista solo di due o tre tavoli, tutti vuoti.
- Siamo soli, non preoccuparti – lo rassicurò Thomas cingendogli le spalle con le braccia – Il padrone del locale è un mio amico e mi ha lasciato prenotare tutta questa sala, qui nessuno ci vedrà – Alex sorrise di sincera gratitudine – Ho pensato che tu non fossi abituato al lusso e ai fan che ti assalgono… - Alex lo interruppe con un bacio diretto sulle labbra. Thomas era stato dolcissimo. Magari aveva anche speso un capitale per mangiare in quel posto. Poco dopo quel contatto, entrambi si sedettero a tavola e ordinarono. La cena passò tra una risata e l’altra. Ogni tanto si creò anche l’occasione per baciarsi. Era stata sicuramente una serata romantica. E dopo la cena non era ancora finita. Thomas fece salire velocemente in macchina il suo amato e lo portò in un posto che aveva chiamato “speciale”. Con la Spider prese la super strada per uscire dalla città. Ci volle un’ora buona di macchina, tra stradine strette e in salita. Alla fine, però, il tragitto valse la sorpresa. In cima a una stradina di campagna stretta e tortuosa c’era uno spiazzo da dove si vedeva tutta la città. Da lì sopra il luogo in cui i due fidanzatini abitavano, sembrava un grande flipper.
- E’ bellissimo! – esclamò il biondino.
- Sono felice che ti piaccia – Thomas sorrise e abbracciò teneramente l’altro.
- Thomas – chiamò mentre affondava la testa sul petto del suo ragazzo – Ti amo –
- Ti amo anch’io piccolino – gli alzò la testa e lo baciò dolcemente.
 
 
 
 
 
 



 
Eccomi qui… Sono un po’ in ritardo ma ho postato… Scusate ancora il ritardo… Scusate se non rispondo alle recensioni ma vado di fretta… Scusate di nuovo… 
 
 
               



  
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