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Autore: lames76    23/02/2011    1 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Il cavaliere ed il drago stavano fronteggiandosi guardandosi male.
"Olimpia", la voce dell’umano ruppe il silenzio.
Il drago spostò il capo da un lato con fare interrogativo.
"Visto che io non intendo andarmene senza di te e tu non mi sembri propenso a venire, credo che alla fin fine mi ucciderai", aggiunge il ragazzo, "Quindi, dopo averlo fatto, dovresti andare a riferirle che sono morto"
L’enorme lucertolone era perplesso, "E chi sarebbe?"
"La persona per cui preferisco farmi uccidere piuttosto che darti retta ed andarmene", rispose lui tranquillo. Vide che il drago non aveva capito così aggiunse, "L’esercito dei demoni è troppo numeroso, anche con l’aiuto di tutti i giganti non potremmo mai farcela a vincere, solo il tuo aiuto sarebbe determinante. Se veniamo sconfitti lei morirà, non ne dubito e questo non posso permetterlo. Quindi, per lei, non me ne andrò da qui senza di te..."
Il mostro sbuffò del fumo dalla bocca, "Lo stai facendo per una donna?"
"No, non per una donna", rispose lui sorridendogli, "Per l’unica donna che io abbia mai veramente amato"
"Ah ho capito", il drago si rizzò seduto ed incrociò le zampe anteriori, "Visto che la tua scarsa intelligenza non poteva rivaleggiare con la mia hai deciso di puntare sui sentimenti..."
"Guarda che io sto dicendo la verità", continuò lui scocciato, "Per lei morirei mille volte e nel modo più doloroso!"
"Se continui così potrei accontentarti", mormorò in modo intimorente.
"Bene, se lo farai, cosa di cui non dubito visto che tu stesso hai detto più volte che non posso farti nulla, esaudisci il mio desiderio ed avvisala... e magari, visto che sei lì potresti anche salvarla aiutandola a distruggere l’esercito dei demoni...", lo stava guardando diritto negli occhi.
Il lucertolone sbuffò sonoramente, "Va bene lo farò! Ma tu mi prometti che non scapperai tutto in giro come prima e che ti farai schiacciare subito?"
Il cavaliere annuì.
Il bestione sollevò un artiglio per colpirlo e poi lo abbassò con potenza.
Si fermò a pochi centimetri dal capo del giovane che sentì uno spostamento d’aria che per poco non lo sbatté in terra.
"Lo sapevo!", pensò trionfante il settimo cavaliere, "Si è impietosito!"
"Ah già dimenticavo", bofonchiò il drago sollevando nuovamente la zampa, "Come faccio a riferirle la notizia della tua dipartita se non so come ti chiami?"
"Menion...", inghiottì amaro il giovane sentendo le sue speranze sgretolarsi.
"A bene!", ruggì il mostro, "Addio Menion!"
Tornò ad abbassare la zampa contro di lui.


Ed alla fine era iniziato.
L’esercito dei demoni, a dirla tutta notevolmente ridotto rispetto all'inizio, ma ancora sterminato in quanto a numero di unità, era giunto nei pressi della Bianca Torre e si era posizionato circondandola.
Ordinato e disciplinato, seguendo alla lettera gli ordini del Gorsh, aveva predisposto l’assedio, facendo in modo, per ora, di non avvicinarsi più di tanto alle mura e tenendosi ben al di fuori del raggio degli archi e delle balestre.
"La nostra torre sorge in mezzo ad una pianura, non ci sono alberi nelle vicinanze, quindi faticheranno nel trovare materiale per le armi d’assedio", sorrise il re dei nani fregando le mani tra loro.
"Mi scusi sire", lo interruppe Due Lune con gentilezza, "Ma visto che tra le loro fila ci sono anche mostri alti più di sei metri... credo non abbiano bisogno di armi d’assedio"
Effettivamente alcuni mostri giganteschi stavano, ordinatamente, raccogliendo i macigni più grandi e li stavano accatastando in un’unica pila. Altri stavano facendo quello che sembrava un allenamento per sciogliere i muscoli delle braccia, mimando i gesti che avrebbero eseguito per lanciare i macigni verso di loro.
"Mirate ai mostri grandi!", urlò Olimpia rivolta agli artiglieri gnomi.
I piccoli gnomi accusarono il ricevuto e si voltarono verso i bersagli. Saettarono alla loro folle velocità a destra ed a sinistra, compiendo quella che aveva tutta l'aria di essere una triangolazione, poi si voltarono verso i centauri, incaricati di spostare le catapulte, le uniche armi che, all'attuale distanza, potevano raggiungere i mostri e diedero loro le istruzioni su come posizionarle e quanto caricarle.
Nonostante la velocità di esecuzione degli esseri fatati, quando questi lasciarono partire i loro colpi, anche i mostri nemici avevano oramai iniziato a lanciare.
Enormi pietre e macigni iniziarono a fischiare nell'aria, per poi ricadere contro i rispettivi bersagli con boati assordanti.
I colpi dei difensori erano di una precisione chirurgica, ma provocavano pochi danni alle armate nemiche. Per fortuna erano rapidi e continui.
Per contro, i colpi dei demoni erano tremendamente imprecisi, ma provocavano immani danni alle mura colpite.
Dopo una decina di minuti di quello scambio, tre dei demoni giganti lanciatori erano a terra, stesi dal continuo essere colpiti dalle armi dei difensori, ma delle sei catapulte poste sugli spalti solo due erano ancora in grado di funzionare ed una porzione delle mura era in pessimo stato.
Olimpia aveva partecipato ad un assedio, dalla parte dei difensori, anche se di proporzioni notevolmente minori, quando era entrata, con le tre sue amiche, nella città di Apis per fare rifornimenti, durante un viaggio in Ellesponto.
La cittadina era una delle più rinomate per il commercio delle pellicce ed il periodo propizio aveva portato una banda di briganti ad attaccarla. Le quattro amazzoni erano state tra le artefici della preparazione alla difesa ed erano state accolte con felicità visto che erano presenti solo pochi soldati all'interno delle mura.
L'assedio si era protratto per due settimane e, nonostante l'ottimo aiuto dato dalle quattro donne guerriere, sarebbe finito male per i difensori se Aura non fosse tornata alla testa di un piccolo drappello di soldati, dopo essere sgattaiolata fuori dalle mura una notte, quando le scorte di cibo ed acqua stavano per terminare.
Olimpia aveva compreso come fare per difendersi, aveva compreso come disporre le difese ed aveva imparato che, se non erano presenti fonti di acqua fresca ed ingenti quantità di cibo i difensori erano destinati ad essere sconfitti... soprattutto se non era previsto l'arrivo di eserciti in aiuto.
Ma Olimpia sapeva anche che, prima di tentare un assalto alle mura della città, o in quel caso torre, assediata, potevano passare anche parecchi giorni di bombardamenti con le armi da assedio e poi di preparazione delle torri o delle scale.
Per questo rimase non poco stupita quando vide che, con un ruggito di rabbia e di gioia, i mostri si lanciarono contro gli spalti.
Nonostante la sorpresa riuscì a riscuotersi ed ad ordinare perentoriamente, "Archi!"
Una miriade di frecce venne scoccata dalle armi elfiche abbattendosi sugli aggressori. Metà dei demoni dell'avanguardia furono falciati, ma gli altri proseguirono, calpestando i loro simili caduti e continuando la corsa fino ad arrivare ai piedi delle mura.
"Balestre!", ordinò stavolta Tintinnio ed i nani sollevarono le loro pesanti balestre e, dopo essersi sporti dagli spalti, fecero fuoco verso basso.
Ancora altri demoni caddero, ma gli altri continuarono ad avanzare come posseduti da una forza superiore ed iniziarono a risalire lungo i muri, arrampicandosi come degli insetti.
"Magia!", gorgogliò re Flush ed i suoi tritoni allungarono le mani verso il basso facendo colare del liquido sopra i nemici.
Il liquido, a contatto con l'epidermide dei mostri sfrigolò e quelli che erano giunti più in alto urlarono di dolore e lasciarono la presa cadendo sui successivi.
"Trasmutazione da acqua ad acido", spiegò Tintinnio all'amazzone che la stava guardando confusa.
"Ma li abbiamo solo rallentati", disse l'altra con fare truce.
In effetti i demoni caduti si erano rialzati, avevano guardato i loro compagni che si contorcevano dal dolore di essere stati mezzi sciolti dall'acido e, dopo averli afferrati e posti sopra di loro come degli scudi, avevano ricominciato la risalita.
"Magia!", urlò ancora re Flush ed i suoi tritoni ripeterono il gesti di prima, ma stavolta, i demoni si stavano proteggendo con i corpi dei loro simili e non persero la presa.
"Preparatevi al corpo a corpo!", ordinò Olimpia ed il suo esercito abbandonò le armi a distanza ed impugnò le armi da corpo a corpo pronto alla difesa.
I primi demoni avevano tentato di scavalcare i bastioni ed erano stati abbattuti dai difensori, ma parevano non finire mai, per ogni mostro abbattuto almeno altri due prendevano il suo posto.
Ben presto i difensori dovettero arretrare ed i primi demoni poterono posizionarsi sulle mura e proteggere i loro simili che continuavano a risalire.
"E' troppo presto", pensò l'amazzone rabbuiandosi, "Sono riusciti a salire troppo presto... sono inutile come comandante, se ci fosse Aura..."
Il lamento di un corno risuonò nel vento, seguito da un boato sordo.
Sentì la mano di Due Lune appoggiarsi alla sua spalla e vide che il nativo americano le stava indicando un punto oltre le mura.
L'esercito dei demoni si fermò come congelato e la legione che si apprestava a scalare le mura fu travolta dalla carica di un altro esercito formato da esseri di apparenza umana, alti più di cinque metri e protetti da delle spesse armature complete.
La loro carica colse completamente di sorpresa i nemici e li spazzò via.
Rincuorati da quella vista i difensori sulle mura caricarono a loro volta respingendo i mostri che si stavano asserragliando e scaraventandoli giù dagli spalti.
L'esercito nemico ripiegò, seguendo gli ordini del suo condottiero, e l'esercito dei giganti, comandato dal loro re e da Cyrano, riuscì ad entrare all'interno della Bianca Torre, accolto da un boato di trionfo.
   
 
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