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Autore: MedusaNoir    23/02/2011    1 recensioni
Poi notò un altro particolare, apparso tra i vapori del fumo, e rimase pietrificato dov’era.
La studentessa aveva lunghi capelli rosso rame che ricadevano dolcemente sulla schiena. Ascoltando meglio, Piton si rese conto di conoscere quella canzoncina...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Piton si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Gli ci volle un po’ per ricordare il motivo che l’aveva strappato dal mondo dei sogni; sentendo un altro piccolo rumore nella stanza accanto, ricordò. Si alzò silenziosamente, attento a non far scoprire all’avventato nottambulo che era stato scoperto. Infilò il mantello sopra la camicia da notte grigia, spostando i lunghi capelli unticci dietro le spalle. Lanciò uno sguardo allo sporco specchio appeso di fronte e vide un giovane ragazzo, di non più di ventidue anni, restituirgli un’occhiata storta.

Come mai si trovava ancora ad Hogwarts? Ah sì, ricordò, mentre il sonno evaporava ormai del tutto, aveva preso la cattedra del professor Lumacorno… era stato Silente a suggerirgli quel posto: faceva parte della sua “seconda possibilità”.

Scacciando dalla mente pensieri che avrebbero potuto deviarlo dal suo compito, si avviò verso la porta del suo ufficio e la aprì lentamente. La giovane impertinente che si era intrufolata nella sua classe gli dava le spalle, canticchiando tranquillamente tra sé mentre preparava una pozione. Piton trattenne a stento un sorrisetto sadico, riflettendo su quale punizione infliggere a quella studentessa che tanto avventatamente aveva osato venire lì ben oltre la fine dell’orario di lezione, senza rendersi conto che poteva essere scoperta. Si stava avvicinando a lei senza fare rumore quando si accorse dalla divisa che portava che si trattava di una Grifondoro. Meglio, pensò: gli sarebbe dispiaciuto togliere punti ad una Serpeverde. Poi notò un altro particolare, apparso tra i vapori del fumo, e rimase pietrificato dov’era.

La studentessa aveva lunghi capelli rosso rame che ricadevano dolcemente sulla schiena. Ascoltando meglio, Piton si rese conto di conoscere quella canzoncina, l’aveva sentita meno di dieci anni prima, nella stessa aula… E ricordò.

Lei.

 

- Muoviti, Sev, non voglio che Lumacorno ci scopra! - , lo esortava una ragazza dietro una massa di capelli rossi, arruffati per il vapore della pozione. – Passami l’elleboro… -

- Tieni, Lily - . Un giovane Piton la osservava rapito, posandole sulle mani l’ingrediente richiesto.

- Sta venendo bene… meno male! - , esultò Lily, scrutando la superficie argentea in cima al calderone.

- Era ovvio, sei la migliore pozionista di Hogwarts –

- Grazie, Sev - . Gli restituì un sorriso gentile, guardandolo con i suoi splendenti occhi verdi. – Spero che Lumacorno non si arrabbi quando saprà che siamo stati qui… no, non credo: sarà fin troppo felice di vedere il regalo che gli abbiamo preparato… - . Riprese a canticchiare, allegra, mentre Piton chiudeva gli occhi, beandosi al suono della sua voce…

 

La studentessa continuava a mescolare ingredienti, lanciando ogni tanto un’occhiata al libro sul banco. Piton si avvicinò ancora di più, nervoso.

Non è possibile, sto sognando, si disse. Non può essere lei…

Terrorizzato all’idea che scomparisse, lasciandolo di nuovo solo, e allo stesso tempo desideroso di sfiorare ancora i suoi soffici capelli Piton allungò una mano, tentando di prenderne delicatamente una ciocca.

La ragazza sussultò, lasciando andare immediatamente lo strumento con cui stava mescolando la pozione. Piton la guardò, esterrefatto.

Era rossa, doveva avere tredici anni, la stessa età di Lily nel ricordo, ma i suoi occhi… erano grandi, spaventati e scuri.

Non era Lei.

Piton sentì crollare il pavimento sotto i suoi piedi: no, non così presto, si ritrovò a pensare, non adesso… non ora che il dolore era così forte, implacabile. Non dopo così poco tempo dalla morte della sua amata, della sua Lily… il destino non poteva avergli giocato un tale scherzo.

La voce della studentessa lo riportò alla realtà.

- Professore - , tentava di discolparsi, tremante. – Mi scusi… Volevo… volevo solo… solo tentare di rifare il compito dell’altro giorno… era andato male, e allora… -

- Vattene - , si limitò a dire fra i denti Piton. Sentiva la rabbia crescere dentro di sé, il dolore farsi più marcato, quasi visibile; saliva agli occhi e non trovava il modo di fermarlo. – VATTENE! - .

La ragazza scappò dall’aula raccogliendo la borsa, senza lasciarsi indietro. Piton cadde su una sedia e, senza darsi pena che fosse abbastanza lontana da non sentirlo, si rese vittima della propria sofferenza, lasciando che sgorgasse fuori di lui come voleva, con lamenti, singhiozzi e lacrime.

   
 
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