CAPITOLO
61
IL
QUADRO COMINCIA A DELINEARSI
“Ha
praticamente detto che è stato Anderson!”
esclamò Remus, scuotendo la testa
dopo aver a lungo soppesato le parole dell’amica.
Il
racconto di Lily era
l’ennesima prova, un po’ confusa forse, che
confermava che il vecchio
professore era in qualche modo collegato a quella storia strana ed
oscura.
Nessun altro professore avrebbe potuto cancellare la memoria di uno
studente,
nemmeno
“No, ha detto che era nell’ufficio di un professore..” precisò Hermione, pensierosa.
Anche lei
come Remus non credeva nell’innocenza del professore ma non
bastava
certo la parola di Piton ad incriminarlo. Per quanto ne sapevano poteva
essere
una trappola, o magari un tentativo di depistarli. Dovevano
assolutamente
saperne di più prima di credere al ragazzo, anche se
sapevano che c’erano buone
possibilità che fosse sincero. Ad ogni modo, allo stato
attuale delle cose
sospettavano di Anderson ma non avevano nessuna idea circa alle
motivazioni che
potevano averlo spinto ad agire in quel modo.
“Secondo te quanti altri professori cancellerebbero la memoria ad uno studente?” chiese Remus, incredulo, scuotendo la testa.
Hermione
aprì la bocca per rispondere, ma
poi preferì tacere. Il licantropo non aveva tutti i torti,
ma c’era qualcosa di
oscuro in quella faccenda che le metteva i brividi. Qualcosa di celato,
un
terribile dettaglio che doveva ancora essere scoperto.
“Ad
un
mangiamorte, vorrai dire.” Specificò Regulus,
pensieroso.
“Non ti seguo..” mormorò Zhoana, fissando con insistenza il fratello minore del suo ragazzo.
Il ragazzo
sospirò, senza staccare gli occhi dal fuoco che ardeva nel
camino.
“Tutti sanno che Piton è un mangiamorte. Un professore avrebbe potuto fargli delle domande per conto di Silente e cancellare la sua memoria subito dopo.” Spiegò Sirius, intuendo cosa doveva stare passando nella mente del suo fratellino.
Tutti loro
sapevano bene che nella lotta ai maghi oscuri tutto era concesso
agli auror in nome della sicurezza del paese. Visto in
quest’ottica un
incantesimo per cancellare la memoria ad un mangiamorte, anche se
costituiva un
fatto decisamente strano, non poteva essere considerata una prova
contro
Anderson.
“Silente non userebbe mai questi modi. Alastor Moody ha più volte chiesto di poter interrogare i ragazzi con il marchio nero, ma Silente ha sempre detto di no. Il preside sostiene che fino a che gli studenti sono al castello sono sotto la sua protezione e c’è ancora tempo per riportarli sulla buona strada.” Spiegò Frank, camminando avanti e indietro per la stanza con l’aria di uno che non sa che pesci pigliare.
Invece che
arrivare a qualcosa grazie alle parole di Piton stavano
solamente escludendo tutte le possibilità, una dopo
l’altra, senza capire che
diamine poteva essere successo.
“Chiunque sia stato, a cancellare la memoria a Piton e a rapire James è qualcuno che non ha nulla da perdere al punto dall’ essere disposto a mettersi sia contro Silente che Voldemort.” Concluse Harry, lasciandosi cadere su una poltrona.
Era
stanco, incredibilmente stanco, ma non poteva certo riposare. Man mano
che le
ore passavano la situazione si faceva sempre più grave e le
possibilità di
ritrovare James in vita diminuivano.
“In questo caso non credo possa essere Anderson..” sospirò Neville, incerto.
Anderson
avrebbe potuto certamente andare contro Voldemort, magari anche contro
Silente ma non contro entrambi. Non nello stesso momento. Non avrebbe
avuto
nessuna ragione per farlo, né tanto meno nessun tornaconto.
“Perché no? Quel vecchio è abbastanza pazzo dal mettersi contro Silente pur continuando ad odiare i mangiamorte.” Disse Frank, pensieroso, ricordando i racconti del padre.
Fin da
quando era bambino, Thomas aveva raccontato al figlio del suo
terribile addestramento insieme a Bob e Al con il vecchio Anderson. La
cosa che
aveva colpito Frank, oltre alle terribili prova a cui sottoponeva i
suoi
allievi e alle precarie condizioni degli allenamenti, era la vena di
pazzia che
sembrava pervadere l’auror. Secondo il signor Paciock alle
volte Anderson
godeva nel vederli soffrire, fallire una prova o trascinarsi
faticosamente fino
alla fine del percorso di guerra che aveva imposto loro e non faceva
che
ripetere che dovevano diventare dei buoni soldati perché lui
potesse andarne
fiero. Voleva controllarli, essere grande, potente e rispettato. Il
dolore, la
fatica ed il sangue dei suoi ragazzi non servivano ad altro che a
glorificare
lui e le sue aspirazioni di carriera. Quando non era stato scelto come
ministro
della magia, infastidito, aveva dato le dimissioni e si era ritirato ad
Hogwarts ad insegnare. Diceva che voleva stare tranquillo e trasmettere
il suo
sapere alle nuove generazioni ma tutti sapevano che il
realtà era solamente
interessato alla carica di preside della scuola alla morte di Silente.
Probabilmente anche il vecchio preside lo sapeva, ma fingeva di non
essersene
reso conto.
“Si, ma perché rapire James?” chiese Alice, confusa.
Frank
alzò le spalle, senza
riuscire a trovare una risposta. Capire cosa passava nella mente di
quel
vecchio auror pazzo era un’impresa che andava ben al di
là delle sua capacità. La
ragazza cercò lo sguardo di qualcuno dei presenti ma in ogni
volto leggeva la
stessa confusione. Non vi era nessuna ragione logica per fare del male
a James.
La sparizione di un alunno non lo avrebbe aiutato in nessun modo a
diventare
preside, ne tanto meno ad ostacolare Voldemort.
“Bellatrix, deve esserci per forza quella squilibrata dietro a tutto questo.” Esclamò alla fine la versione più adulta di Sirius, facendo sobbalzare tutti i presenti.
Solo una
pazza come sua cugina avrebbe potuto architettare un piano simile,
magari trovando il modo di coinvolgere anche Anderson. Harry
alzò di colpo la
testa, dandosi mentalmente dello stupido per non esserci arrivato da
solo.
“Credevo
volesse Teddy..” mormorò confuso il Sirius
più giovane, cercando di incrociare
lo sguardo dell’uomo, seduto a terra con la testa abbandonata
mollemente sulle
ginocchia.
“Che motivo avrebbe di agire in questo modo?” chiese Lily, accigliata.
Bellatrix
aveva dimostrato di essere disposta a tutto, anche andare contro quello
che era
il suo Signore, pur di eliminare il piccolo Teddy e sua nipote. Era
impensabile
che avesse di colpo cambiato idea e bersaglio. Senza contare che il
coinvolgimento di Bellatrix scagionava Anderson e lasciava senza
spiegazione
tutti quei comportamenti assurdi.
“Dimenticate
la logica, state parlando di una pazza. Bella non ha bisogno di una
ragione per
fare del male alla gente, può benissimo torturarla
perché è divertente..”
spiegò il Sirius più anziano, talmente serio al
punto di spaventare gli altri.
“Oppure per fare in modo che Harry non nasca..” mormorò a bassa voce Ginny, cercando di dare senso alle parole dell’uomo.
Per quanto
la rossa trovasse Sirius
infantile, precipitoso e irruento era certa che avesse ragione. Solo
Bellatrix
avrebbe potuto architettare un piano così pazzo, crudele ed
insensato per
arrivare al suo obiettivo.
“Anche,
non ci avevo pensato.” Disse Sirius, alzando appena la testa.
“Perché
andare contro il suo adorato signore?” chiese Ron, incredulo,
avvicinandosi al
mago seduto a terra.
“A questo punto credo si senta più potente di lui, credo voglia superarlo.” Ipotizzò Hermione, pallida.
Quell’eventualità
era decisamente la peggiore di
tutte. Bellatrix, come loro, conosceva il futuro e sapeva almeno a
grandi linee
cosa li aspettava. Con quelle conoscenze, unite a quelle che aveva
accumulato
nei lunghi anni passati come Mangiamorte, poteva diventare una minaccia
ben più
pericolosa di Voldemort stesso.
“Sarebbe terribile, dobbiamo impedire che ne chiami altri dal futuro.” Esclamò Remus, agitato.
I volti
dei presenti si erano fatti più pallidi e tirati, sconvolti
dalle ultime ipotesi. In pochi istanti erano passati a discutere di una
minaccia che si muoveva nell’ombra, che tramava contro di
loro al punto da
volerli morti e che si stava per abbattere sull’intero mondo
della magia senza
che loro sapessero cosa fare per fermarla.
“Non
credo ce ne siano altri.” Sospirò Neville, sicuro.
“Non importa, meglio esserne sicuri.” Aggiunse Alice, preoccupata.
Bellatrix
costituiva una minaccia più grande di Voldemort da sola, se
qualcuno si fosse
unito a lei sarebbe stata la fine. Contrastarla sarebbe diventato
impossibile e
il loro mondo, tutto quello per cui i loro genitori e Silente avevano
lottato
fino a quel momento, sarebbe finito in un soffio.
“Bene, in questo caso andrò subito a parlare con Silente. Ron, vieni con me?” disse Hermione, decisa.
Non
c’era tempo da perdere, era arrivato il momento di agire
prima che fosse tardi.
“Certo.. arrivo.” Si affrettò a dire Ron, seguendo la ragazza.
Harry
guardò i due amici
allontanarsi insieme, diretti verso l’ufficio del preside.
Improvvisamente si
rese conto che la guerra era ricominciata davvero e che tutto quello
che avevano
fatto fino a quel momento sarebbe stato inutile, soprattutto se non
fossero
riusciti a salvare James.
Rimase
per qualche istante a fissare il punto in cui gli amici erano
scomparsi,
chiedendosi se doveva o meno andare con loro. Alla fine decise che non
era
necessario. Ron ed Hermione erano stati al suo fianco tutto il tempo e
conoscevano tutte le sfumature di quello che li aspettava. Poteva
tranquillamente fidarsi di loro, senza paura che potessero dire al
vecchio
preside di più di quello che era necessario dire.
“Remus?” chiamò Sirius, fissando a lungo l’amico.
Il ragazzo
era come in trance, perso nei suoi
pensieri al punto da ignorare tutto ciò che lo circondava.
“Qualcosa
non torna..” sbuffò alla fine il licantropo, non
ancora convinto dell’innocenza
di Anderson nonostante il palese coinvolgimento di Bellatrix.
“Che
vuoi dire?”chiese Frank, accigliato.
“Per quanto pazza e pericolosa sia, non può avere fatto tutto da sola.” Esclamò alla fine Remus, riferendosi alla cugina di Sirius sbucata dal futuro.
L’uomo
alzò
la testa, abbozzando un sorriso. Gli era mancata moltissimo
l’acuta
intelligenza dell’amico e la sua incredibile
capacità di cogliere sfumature che
passavano inosservate alla maggior parte delle altre persone.
“A
questo punto interviene Anderson.” Suggerì
Regulus, pensieroso come l’amico.
“Vuoi
dire che il professore collaborava con lei?” chiese Sirius,
perplesso, fissando
alternativamente il suo migliore amico e suo fratello.
“Potrebbe essere. Lui il braccio, lei la mente. Non è escluso che ce ne fossero altri.” Ipotizzò Frank, grattandosi la testa.
Il
coinvolgimento di entrambi cominciava
a sembrare innegabile, ma i collegamenti tra i due apparivano ancora
piuttosto
oscuri.
Per un
po’ nella stanza cadde il silenzio, interrotto solamente dai
respiri dei
ragazzi.
“Aspetta,
ora ricordo. Anderson aveva fatto chiamare Piton e gli aveva detto che
non si
fidava di Silente.” Esclamò Regulus
all’improvviso, ricordando la conversazione
che aveva avuto tempo prima con il suo vecchio compagno di casa e
maledicendosi
per non essersene ricordato prima.
Avrebbe senza ombra di dubbio semplificato
parecchio le cose, forse avrebbero potuto capire che la donna
era coinvolta prima che James sparisse per mano sua.
“Ne sei sicuro?” chiese Ginny, fissando intensamente il ragazzo.
“Purtroppo si. Piton, Bella e Lucius hanno usato quell’informazione per far accettare me tra i mangiamorte.” Spiegò Regulus, con una punta di amarezza nella voce.
Era stata
proprio quella conversazione ha segnare il suo ingresso
tra le file di quel mago pazzo, per questo la sua mente aveva cercato
di
rimuoverla e cancellarla. Era solo grazie ad Harry se lui alla fine
aveva
trovato il coraggio di mollare tutto e seguire quello che gli suggeriva
il suo
animo. Se non fosse stato per quel ragazzino sbucato dal futuro, quella
conversazione avrebbe segnato per sempre la sua vita. O meglio, la sua
condanna
a morte.
“Gli aveva detto solo che non si fidava di Silente?” chiese Lily, attenta a non perdere nemmeno un dettaglio.
Era sicura
che nelle parole del ragazzo ci fosse
la chiave per trovare James. Doveva per forza essere così o
sarebbe stato tutto
inutile. Non aveva senso salvare il mondo magico se poi non avrebbe
potuto
viverci con l’uomo che amava.
“Gli aveva anche chiesto di seguire voi, per saperne di più su Harry. Credo che sospettasse che tu sapessi di più di quello che dovevi e voleva scoprire perché.” Raccontò Regulus, sforzandosi di ricordare ogni dettaglio, anche il più insignificante.
Tutto
poteva servire per scoprire la verità, incastrare
Anderson, arrestare Bellatrix e ritrovare James.
“Si, ma perché cancellare la memoria a Piton e collaborare con Bella?” chiese il Sirius più piccolo, perplesso.
Nessun
auror, sano o meno di mente, avrebbe mai
collaborato con un mangiamorte.
“Anderson
voleva informazioni su di voi, quindi è andato da un
mangiamorte visto che
Silente non sapeva nulla o non voleva parlarne con lui. Piton ha
parlato, Bella
è venuta a sapere tutto e si offerta di dargli risposte in
cambio di aiuto.”
Ipotizzò il Sirius più grande, pensieroso,
cercando di ricostruire quello che
doveva essere succcesso.
“Questo spiega perché Cygnus ha fatto una brutta fine e perché la memoria di Piton è stata cancellata.” Concluse Harry, fissando intensamente il proprio padrino.
Ogni
dettaglio combaciava e andava a formare un quadro completo e
inquietante.
“Certo,
così tutto torna. Lui fa sparire James dalla scuola, lei lo
nasconde da qualche
parte qui fuori.” Esclamò Frank, battendo un pugno
sul tavolo.
“Dobbiamo fare qualcosa!” esclamò il più piccolo dei due Sirius Black.
Se
Bellatrix stava
nascondendo James da qualche parte, allora il suo amico era in
pericolo. Sua
cugina odiava tutta la famiglia Potter e con il passare degli anni
quell’antico
odio doveva essere andato aumentando. Se James era con lei, allora era
in
pericolo. Nel migliore dei casi lo stava torturando, nel peggiore non
voleva
nemmeno pensarci.
“No,
dobbiamo agire con calma.” Lo ammonì
l’altro, mantenendo la calma.
“Vuoi che ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che hai detto questa frase?” sbuffò Neville, scuotendo la testa.
Ginny
sbuffò, infastidita dall’ennesima
discussione inutile che aveva per oggetto l’ormai nota
impazienza
dell’animagus.
“Davvero ragazzi, c’è la vita di James in ballo. Non solo quella, forse..” continuò Sirius, ignorando le occhiate velenose che Ginny gli lanciava di tanto in tanto.
“Non ti seguo..” mormorò Remus.
Normalmente
sarebbe stato il primo ad ammonire
tutti di fare le cose con calma, ma non in una situazione come quella.
James
era in pericolo e loro lo dovevano aiutare. Non c’era altro a
cui pensare,
dovevano trovarlo e riportarlo a casa al più presto prima
che fosse tardi.
“Bellatrix
vuole uccidere Teddy per cancellare l’onta dalla sua
famiglia, no?” chiese
Sirius, pacato, cercando di spiegare ai ragazzi le ragioni per cui
dovevano
andare con calma.
“Qualcosa
del genere, si.” Rispose Lily, confusa.
“Allora potrebbe essere una trappola, un modo per arrivare al piccolo mentre noi saremo occupati nelle ricerche di James.” Concluse Sirius, con amarezza.
Per quanto
volesse prendere a calci la cugina e salvare l’amico
più di ogni altra cosa, si
rendeva conto che agire in fretta avrebbe solo peggiorato le cose e
messo in
pericolo anche il piccolo.
“Stai
dicendo che dobbiamo lasciare che quella pazza furiosa di tua cugina
uccida mio
padre perché potrebbe essere una trappola? È
ovvio che lo è!” esclamò Harry,
fuori di sé.
Sirius
lo guardò intensamente, senza dire nulla, poi
sospirò. Era normale che Harry
fosse fuori di sé in quella situazione, ma il mago sapeva
bene che doveva
pensare anche a Teddy. Il piccolo era il figlio di Remus, esattamente
come
Harry era figlio di James. La loro sicurezza veniva prima di qualsiasi
altra
cosa, anche della vita del suo migliore amico nel passato ed alla
propria.
Harry e Teddy erano il futuro, l’ultima traccia vivente dei
suoi due amici. Se
doveva vivere in quel tempo li voleva con sé, vivi.
“Ha
ragione, Anderson potrebbe farlo sparire mentre noi andiamo a cercare
James e
Bellatrix.” Esclamò Remus, dandosi
dell’idiota per non averci pensato per
primo.
“Dobbiamo
parlare a Silente, dirgli quello che sta succedendo. Solo lui
può fermare
Anderson.” Suggerì Alice, scattando in piedi
nervosamente.
“Frena,
non abbiamo prove. Non ci crederà nessuno.”
Ricordò loro il Sirius più grande,
restando immobile quasi qualcuno gli avesse lanciato un qualche
incantesimo
bloccante.
“Potremmo parlare con gli auror. Tuo padre, Moody e il padre di James sono ancora al castello, no?” disse il Sirius più piccolo, rivolto a Frank.
Il ragazzo
scosse
appena la testa.
“Sono
rientrati, credo sia rimasto solo mio padre.” Rispose il
ragazzo, pensieroso.
“Devi andarci a parlare!” esclamarono Alice e Zhoana in coro.
L’aiuto dei grandi, in particolare degli auror, sembrava l’unica cosa che poteva sbloccare quella situazione.
“Non
se ne parla, non mi darà mai retta.”
Decretò Frank, deciso e sconsolato.
“Il
padre di James ci ha detto che hanno dei sospetti su di lui.”
Ricordò Regulus,
cercando di convincere l’amico inspiegabilmente restio ad
intervenire.
“Si, ma un conto è che ha dei sospetti lui e un conto è che un adolescente accusa il suo maestro senza uno straccio di prove. Finirebbe che Anderson verrebbe a sapere tutto.” Spiegò pazientemente Frank, sconsolato.
Era
perfettamente
consapevole che se fosse andato dal padre questi non avrebbe fatto
nulla, anzi,
forse lo avrebbe addirittura preso per pazzo e sarebbe andato a
parlarne
proprio con Anderson.
“In quel caso rischieremmo anche di mettere in pericolo la vita di James.” Sospirò Ginny, pensierosa e sconsolata.
Nonostante
loro avessero ragione, nessuno
avrebbe creduto senza prove. Non potevano contare sugli auror, ne su
Silente o
su altri. Dovevano agire da soli, come al solito, e sperare che tutto
andasse
nel migliore dei modi.
“Quindi cosa proponete?” chiese Sirius, agitato.
Proprio
non riusciva a stare fermo con
le mani in mano, specialmente ora che erano praticamente sicuri che
Anderson
stesse macchinando qualcosa insieme a quella pazza di sua cugina venuta
da
chissà dove.
“Dobbiamo
fare tutto da soli.” Affermò Harry, sicuro,
evitando di incrociare lo sguardo
del suo padrino per non leggervi la preoccupazione che doveva essere
dipinta
nei suoi occhi.
“Che ne sarà di Teddy?” chiese Remus, preoccupato per il bambino.
Non
potevano
andarsene a cercare James lasciandolo il piccolo da solo al castello.
Probabilmente era proprio quello che Anderson e Bellatrix volevano che
facessero.
“Lo affideremo ai Potter. Robert e Dorea se ne prenderanno cura, ne sono sicuro.” Rispose Harry, serio.
I suoi
nonni erano le uniche persone che erano al
corrente di tutta quanta la storia. Avrebbero capito e li avrebbero
aiutati.
Certo, anche Silente sapeva tutto ma loro non potevano certo andare da
lui e
dirgli che dovevano affidargli il bambino prima che andassero a cercare
James
chissà dove pregandolo di non dire nulla ad Anderson che
forse era coinvolto in
tutta quanta quella assurda faccenda.
“È
una
pazzia.. come pensate di portarlo fino a Potter Manor? Vi ricordo che
gli
studenti non sono autorizzati a lasciare la scuola.”
Esclamò Regulus, scuotendo
la testa.
“Beh,
io non sono uno studente..” mormorò il Sirius
più grande, con un sorriso
malandrino disegnato sul volto.
“Sirius,
fattelo dire sei geniale!” esclamò il Sirius
più piccolo, battendo le mani.
“Patetico,
si fa i complimenti da solo.” Sbuffò Remus,
alzando gli occhi al cielo.
“Ehi!”
esclamarono in coro i due Sirius.
“Patetico
e permaloso..” aggiunse Ginny, sconsolata.
“Falla
finita..” ringhiò il Sirius più piccolo.
“Lupastro
geloso..” fece eco quello più grande.
“Ehm, il nome James Potter vi dice qualcosa?” chiese Lily, cercando di portare nuovamente l’attenzione degli amici su quello che al momento era il loro problema principale.
I due
smisero all’istante di litigare ed abbassarono la
testa, colpevoli. Quel piccolo momento di spensieratezza, ad ogni modo,
aveva
fatto bene a tutti. Ognuno dei presenti sapeva che di lì a
poco si sarebbero
imbattuti in una battaglia durissima, ma quanto meno era speranzoso e
sicuro di
potercela fare. Insieme avrebbero messo alle strette Anderson,
Bellatrix e
chiunque altro si fosse parato sulla loro strada.
“Hai
ragione, diamoci una mossa.” Mormorò Frank, mentre
Ginny si affrettava ad
appellare con la magia le cose del bambino. In pochi minuti tutto fu
pronto per
la partenza del piccolo che non capiva le ragioni di tutto quel
trambusto.
“Remus, hai salutato il piccolo?” chiese il Sirius più grande, prima di prendere in custodia il figlio del suo migliore amico.
Il ragazzo
sospirò e si avvicinò al
piccolo, cercando di nascondere per quanto possibile i suoi occhi
lucidi.
Separarsi da Teddy era difficile, anche se sapeva che Robert e Dorea
non
avrebbero permesso a nessuno di fargli del male.
“Fa
il
bravo, intesi? Prometto che quando tutto sarà finito
tornerai qui al castello
insieme a me.” Mormorò Remus al piccolo, che
sorrideva felice.
Il
licantropo rimase anche per qualche istante a fissare il piccolo, prima
di
porgerlo a Sirius che aspettava pazientemente che l’amico
fosse pronto a
separarsi da lui. Nessuno meglio di Sirius sapeva quanto fossero
strazianti per
Lunastorta gli addii, anche se erano solamente temporanei.
“Sei
sicuro di riuscire a trovare Potter Manor?” chiese Remus,
preoccupato che
l’amico potesse perdersi, vagare in lungo e in largo per il
mondo magico
finendo con l’essere scoperto da qualche mago o peggio
mangiamorte.
“Scherzi?
Conosco la strada che conduce a quella casa come le mie
tasche!” rispose Sirius,
risentito per quel commento.
“Beh, sta attento. Per quello che ne sappiamo anche questa potrebbe essere una trappola.” Fece eco Harry, senza preoccuparsi di mascherare il suo tono spaventato.
Suo padre
era appena sparito nel nulla, non avrebbe tollerato anche
la morte del suo padrino senza diventare matto. Non una seconda volta.
“Sta
tranquillo campione, non mi succederà niente. Tu aspettami
qui, non fare niente
prima del mio ritorno e non dire nulla ne a Silente ne a nessun
auror.” Si
raccomandò l’uomo, fissando il ragazzo negli occhi
e scompigliandogli con
affetto i capelli.
“Va
bene, ma tu fa in fretta.” Borbottò Harry,
preoccupato mentre l’uomo spariva
nell’oscurità senza dare nell’occhio.
Trovare
la casa dei Potter non fu certo un problema per il mago. La dimora di
quella
che considerava la sua vera famiglia era esattamente dove lui si
ricordava che
fosse, enorme e maestosa come suo solito. Anche gli incantesimi di
protezione
erano sempre gli stessi e proprio per questo fu semplice entrare nella
casa
superando la recinzione e il grosso portone di quercia. Gli elfi
domestici
erano in cucina, impegnati con la cena, e non fecero caso
all’uomo che si
aggirava silenzioso e furtivo per i corridoi della casa. Fu Dorea ad
accorgersi
dell’intruso, trovandoselo improvvisamente davanti
sull’uscio della libreria.
“Sta indietro!” urlò la madre di James, spaventata, puntando la bacchetta contro il nuovo arrivato.
Sembrava sorpresa che gli allarmi non avessero funzionato, esattamente come gli sembrava strano che il presunto aggressore teneva tra le braccia un fagottino che non doveva avere più di un anno. La sua sorpresa, tuttavia, era principalmente indirizzata al viso dell’uomo che gli appariva più che mai familiare.
“Dorea, che succede?” chiese la voce di un uomo, arrivando di corsa attirato dalle grida della moglie.
Non
avrebbe permesso a nessuno di fare del male a
Dorea, non dopo che il loro unico figlio era appena sparito nel nulla
senza
lasciare la minima traccia.
“Avanti mamma, sono io.. un po’ cresciuto, ma sempre io!” mormorò Sirius, divertito.
Era sempre
piacevole rivedere la signora Potter, anche se questo voleva dire
avere la sua bacchetta puntata a pochi centimetri dalla faccia. I
lineamenti
del suo viso erano gli stessi di sempre, non sembrava nemmeno passato
un giorno
dall’ultima volta che l’aveva vista.
“Chi diamine sei?” chiese il padre di James, facendo irruzione nella stanza con la bacchetta tra le mani.
Non appena
incontrò gli occhi dell’uomo sul viso
dell’auror si dipinse la stessa espressione sorpresa che
campeggiava su quello
della moglie. Per quanto assurdo potesse essere il nuovo venuto era
assolutamente identico a Sirius Black.
“Chi ti sembro? Sono Sirius Black..” sbuffò Sirius, stanco di ripetere la stessa storia per l’ennesima volta nel giro di poche ore.
Robert Potter rise tra i denti, senza abbassare la bacchetta. La moglie Dorea fece lo stesso, per quanto scossa da quelle parole.
“Dovresti
essere un adolescente, non avere la mia età.”
Esclamò l’auror,
sorpreso.
“Vengo dal futuro.. Harry vi ha detto che ero morto, ma si sbagliava.” Spiegò Sirius, impaziente di poter parlare per il vero motivo della sua presenza all’interno della proprietà dei Potter.
Vinta
dalle parole dell’uomo, o forse dalle troppe
emozioni di quella assurda giornata, Dorea abbassò la
bacchetta e si lasciò
cadere sulla prima poltrona che trovò. Robert tuttavia, era
più che mai deciso
a non darsi per vinto.
“Hanno appena rapito mio figlio, credi che abbia voglia di fidarmi sulla parola?” chiese Robert Potter, scettico.
Sirius
sbuffò, seccato. Con quelle assurde
paranoie stavano perdendo tempo prezioso. Tempo che forse James non
aveva.
“Sono qui per questo. Io e i ragazzi pensiamo di sapere chi sia il responsabile della sparizione di James.” Iniziò a spiegare Sirius, senza fare il minimo movimento.
Sapeva
bene che entrambi lo stavano ancora tenendo sotto tiro, anche se la
madre di James sembrava troppo stupita per dire o fare qualsiasi cosa.
“Chi
è? Dimmi il nome..” sibilò
l’auror, furioso e più che mai arrabbiato.
“Non posso papà, ti cacceresti nei guai.” Disse bonariamente Sirius, con un tono dolce che lasciava intendere tutto l’affetto che provava per l’uomo che gli stava di fronte.
L’ultima cosa che voleva era che l’uomo affrontasse
quella
pazza di sua cugina da solo. Non avrebbe avuto speranze, non si sarebbe
salvato
una seconda volta.
“Sono
abituato
a combattere i mangiamorte.” Ribatté
l’altro, offeso dalle parole dell’uomo che
gli stava di fronte.
“Non si tratta dei mangiamorte, non questa volta.” Cercò di farlo ragionare Sirius.
L’uomo
sembrò pensarci su. Per qualche istante parve quasi che
fosse disposto a
riporre la bacchetta, ma poi i suoi occhi ripresero a brillare
d’odio.
“Che sei venuto a fare, allora?” chiese l’auror, non ancora del tutto convinto.
“Ho bisogno che vi prendiate cura di Teddy. Non può restare al castello, perché chi ha rapito James potrebbe fargli del male mentre noi lo cerchiamo.” Spiegò Sirius, muovendo appena le braccia perché i genitori di James potessero riconoscere il bambino addormentato che era insieme a lui.
A quella
vista Dorea
abbassò subito la bacchetta, seguita a ruota da Robert.
Nessuno dei due poteva
anche solo pensare di ferire il piccolo con un colpo accidentale. Senza
contare
che se aveva il bambino, voleva dire che era effettivamente chi diceva
di
essere. Ne Remus, ne Harry ne nessun altro avrebbero mai lasciato che
Teddy
fosse portato via da un perfetto sconosciuto.
“È stata Bellatrix, quella venuta dal futuro!” esclamò il padre di James, intuendo all’improvviso come dovevano essere andate veramente le cose.
Sirius
annuì
appena.
“Oh merlino!” urlò Dorea, portandosi le mani al viso.
Quella
donna aveva già quasi
ucciso suo marito, ed ora se la prendeva anche con suo figlio, quasi
odiasse la
sua famiglia.
“Per questo devi lasciar fare a me.” Disse Sirius, appoggiando una mano sulla spalla dell’uomo.
Robert non
si innervosì per quel contatto, al contrario si
voltò
verso l’uomo e lo studiò a lungo con un
espressione preoccupata.
“Quella donna è pericolosa..” mormorò alla fine l’auror, cercando di mettere in guardia l’uomo che si trovava di fronte.
Per quanto
quel Sirius sembrasse cresciuto,
lui lo vedeva ancora come uno dei suoi figli.
“Credimi, nessuno lo sa più di me. Ho un conto in sospeso che intendo saldare.. Voi pensate a Teddy, io farò il resto.” Concluse Sirius, risoluto.
Questa
volta
Bellatrix non avrebbe avuto scampo. Sarebbe morta, pagando tutte le
atroci
sofferenze che aveva inflitto agli altri.
“Non
puoi fare tutto da solo!” esclamò Dorea, agitata.
“Beh,
tuo nipote è un tipo in gamba..”
suggerì Sirius, sorridendo.
“Harry.. prometti che ti prenderai cura di lui e che mi riporterai mio figlio?” chiese Robert, burbero.
In gioco
cominciava ad esserci la vita di troppe persone a lui
care, ma non poteva fare nulla se non fidarsi di Sirius.
“Fosse
l’ultima cosa che faccio. Tu penserai a Teddy?”
chiese Sirius, con la stessa
espressione indecifrabile e severa.
“A
costo della mia vita.” Promise l’auror, allungando
una mano verso l’uomo che
gli stava di fronte.
“Bene,
sapevo che saremmo arrivati ad un accordo!”
esclamò Sirius, porgendo il piccolo
alla signora Potter prima di sparire con un movimento di bacchetta.
***
La
stanza aveva iniziato a girare, prima lentamente poi sempre
più forte fino a
che James aveva sentito il bisogno di aggrapparsi ad uno spuntone di
roccia.
Nel farlo, si ferì le mani. Sentì il sangue
scorrere lungo le braccia e capì
che quelle ferite erano vere, reali.
Il
ragazzo aprì e chiuse gli occhi più volte,
chiedendosi se anche quello che
stava accadendo era la realtà oppure solamente il frutto
della sua fervida
immaginazione e della febbre. Senza un reale motivo il freddo era
passato.
D’improvviso non era più scosso dai tremiti, ma
erano cominciate quelle
vertigini. Erano talmente forti che nonostante fosse a terra,
accucciato alla
meglio contro una parete, aveva la sensazione di stare cadendo nel
vuoto. James
maledì quella situazione e la sua testardaggine. Adesso gli
sarebbe senza dubbio
tornato utile avere seguito di più le lezioni di erbologia o
quanto meno avere
dato retta a Remus quanto cercava di spiegargli le basi della medicina
magica.
Quel poco che sapeva, ad ogni modo, bastava per capire che era
spacciato. Con
il passare delle ore le sue condizioni sarebbero senza dubbio
peggiorate,
avrebbe perso conoscenza e non ci sarebbe stato nulla da fare.
Preso
dal panico, il ragazzo si sforzò di tornare lucido. Doveva
calmarsi e rimanere
sveglio, pensando a qualcosa. Immediatamente la sua mente
andò a Lily, alla
morbidezza delle sua labbra, ai suoi capelli di sete ed alla sua voce
dolce e
decisa. Senza che se ne rendesse conto i suoi occhi iniziarono a
bagnarsi di
lacrime. La voleva con tutto se stesso, doveva tornare da lei. Fece dei
respiri
profondi, strizzò gli occhi per cercare di vedere qualcosa
di più in mezzo a
tutta quella oscurità e per allontanare quella strana nebbia
che gli oscurava
quasi del tutto la visuale e si mise seduto. Questa ultima operazione
gli costò
parecchia fatica a causa delle vertigini e dei tagli sulle braccia.
Rimase
così, immobile, a lungo. Un tempo indeterminato, potevano
essere minuti così
come ore o giorni. Per qualche istante James si sentì
ottimista, quasi credeva
di potercela davvero fare. Le vertigini gli stavano dando tregua, il
freddo non
era un problema e il sangue non scorreva più copioso dalle
ferite. Come per
magia, stava bene e vedeva una possibile via d’uscita. Prima
che il ragazzo
potesse davvero gioire, tutto svanì. Le ferite tornarono a
fargli male, il
freddo gli bloccò quasi il respiro e le vertigini lo
costrinsero a sporgersi in
avanti per rimettere.
Di
nuovo James si trovò carponi, scosso dai brividi e senza il
minimo controllo
del proprio corpo. Il cuore aveva iniziato a battere più
forte, troppo, e la
stanchezza era pian piano scesa su di lui. Stava per crollare
addormentato, il
cercatore poteva avvertirlo chiaramente.
James
cercò di lottare con tutte le sue forze per restare sveglio
e vivere, ma alla
fine dovette arrendersi.
Il buio scese sui suoi occhi, a coprire tutto quello
che lo circondava. Non provava più dolore, solo una
malinconia infinita ed uno
strano senso di pace. Vinto dalla stanchezza James si lasciò
andare, perdendo
completamente coscienza di sé. Era la fine.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, sono nuovamente in ritardo! per chiedere scusa, vi darò qualche anticipazione sul prossimo capitolo:
- innanzitutto James: credere sul serio che sia morto? non ci potete credere? fate bene, pazientate fino alle prime righe del prossimo capitolo.
- vi chiedete con ansia che decisione prenderà Piton circa il suo futuro? non dovrete farlo per molto, a breve lo saprete.
- vorreste saltare nella storia e tirare personalmente il collo a Bellatrix? nel prossimo (lunghissimo) capitolo qualcuno finalemente lo farà per voi.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
LadySaika: sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! ormai sono dell'idea che senza Sirius questa storia sarebbe veramente molto triste! se avessero rapito lui invece che James sarebbe stata una vera tragedia!
Brando: i capitoli "rivelazione" sono quelli che mi vengono sempre peggio e che mi prendono molto tempo! meno male che adesso tutti sanno tutto, o quasi. le ricerche sono ufficialmente iniziate, o meglio, adesso sanno chi sono i colpevoli. nel prossimo capitolo (giuro che James è vivo e che sta bene) ci sarà una grande confusione e finalmente malandrini, auror e Silente collaboraranno!
Dracucciole: grazie mille, è sempre bello leggere i vostri commenti!
FunnyPink: io sono convinta, crisi di nervi a parte, che Sirius serva per tenere alto il morale e strappare una risata. senza di lui qualcuno avrebbe giò tentato di tagliarsi le vene!
Cloe Black: anche io adoro i due Sirius, sono assulutamente fantastici!
Marty_youchy: grazie mille, sei veramente un tesoro!
Smemo92: il tuo commento è fantastico, sono convinta che il prossimo capitolo ti piacerà parecchio!
Domi97: innanzitutto, chiedo perdono per i tempi. dopo questo capitolo (e relative anticipiazioni) sono abbastanza convinta che sarai ancora più furiosa, ma spero che porterai pazienza lo stesso. hai lo stesso tutta la mia stima, io avrei abbandonato l'impresa per i troppi capitoli!
NicoRin: grazie mille per il tuo commento. come vedi ti ho fatto aspettare un po', cerca di portare pazienza! :D
Fine: spero di averti accontentato! grazie mille del commento!
Terry93: prometto che nel prossimo capitolo capirai chi ha rapito James e perchè! :D
GRAZIE MILLE, AL PROSSIMO (LUNGHISSIMO!!!) CAPITOLO!