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Autore: schwarzlight    26/02/2011    2 recensioni
Avete mai cucinato la pannacotta? Quando mettete a scaldare in un pentolino la panna e il latte, se non mescolate dopo un po' in superficie si forma una leggera pellicola traslucida, che ben presto comincerà a contrarsi e smuoversi man mano che il punto di ebollizione si avvicina. Ecco, osservandola mi è venuta in mente una persona. Una persona qualsiasi, all'apparenza perfetta, o semplicemente tranquilla, ma che nasconde dentro di sé un tumulto di emozioni che la scuotono, crescendo sempre di più fino a rompere il suo scudo, la maschera dietro la quale si era nascosta.
Sì, la pannacotta è come una persona.

Sven e Alexis, fratello e sorella quasi per caso, una madre giramondo, una cugina impicciona, gli amici idioti, l'università e... la pannacotta!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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pannacotta 4
GIU' DAL BALCONE E VIA

Ovvero: le cose che non penseresti mai esistano sul serio.






A volte so essere davvero molto vanitosa... o narcisista, che dir si voglia. Ma a modo mio.
Non credo che mi vedrete mai tirare fuori uno specchietto o sparire in bagno ogni due ore per risistemarmi il trucco o controllare che il fondotinta non mi abbia sbavato il colletto (odio il fondotinta.), tantomeno mi vedrete armeggiare una piastra per capelli, a meno che non sia un'occasione particolare. Anzi, è già strano se vado dalla parrucchiera più di tre volte all'anno, figuriamoci.
Anche per il vestire posso sembrare alquanto trasandata la maggior parte delle volte, o comunque non all'ultima moda o "in tiro".
Non faccio nulla per risultare più carina/sexy/affascinante. Indosso ciò che mi pare, come mi pare, quando mi pare.
La mia vanità salta fuori quando passo davanti uno specchio, una vetrina, una macchina, una qualunque superficie riflettente. Mi scappa sempre uno sguardo fugace per controllare se la maglia cade nel modo giusto, se i capelli sono troppo spettinati o se cammino bene con i tacchi nuovi.
Mi piace guardarmi allo specchio. Mi piace il mio seno, l'arco della schiena di profilo, la linea del collo e del mento, la forma delle labbra, il colore degli occhi.
Sì, insomma, sono pesantemente vanitosa.

E tutta questa riflessione perchè?
Perchè, ovviamente, mi trovo davanti a uno specchio... anzi, lo Specchio.
E' uno di quegli oggetti che non penseresti mai di vedere dal vivo; uno di quelli che esistono solo nei film. E nella stanza di mia madre.
E' alto, altissimo. Non quanto tutta la parete solamente perchè ha una cornice che gli sottrae quei poco meno di venti centimentri per riuscire nell'intento. Non è tanto largo però. Ma credo che la cara mamma si sia trattenuta su questa misura solo perchè aveva bisogno di spazio per gli armadi: altri elementi a cui è difficile credere senza averli visti.

- Sei bellissima, lo sai?

Sobbalzo imbarazzata per esser stata colta nel pieno del mio vizio capitale, e mi giro simulando indifferenza.

- ...Mamma, mi hai fatto prendere un colpo.

- Eheh, è raro riuscire a prenderti di sorpresa! Allora, che ne dici dell'abito? Non è magnifico?

Osservo di nuovo la mia figura riflessa: è un abito tutto sommato semplice, non complesso da indossare (per fortuna); di colore nero, è sorretto da due leggere spalline quasi inconsistenti, mentre la schiena è coperta solo da un incrocio di nastri stile corsetto; la gonna cade liscia fino alle caviglie, con uno spacco che mi arriva fino a metà coscia parzialmente nascosto tra le lievi pieghe e le linee verticali - partono dall'orlo, e hanno quasi la stessa lunghezza dello spacco - composte da quelli che, conoscendo mia madre, potrebbero benissimo essere degli Swarovski.
Certo che è magnifico.
Ma anche assurdo. Ed esagerato. E mi dà i brividi anche solo il pensiero di rischiare di rovinarlo.
Perchè la prima cosa che ho pensato quando ho visto quest'abito è stata: "Se stringo troppo forte, la stoffa si squarcia!".

- Sì, certo, ma... non credo che sia esattamente il tipo d'abito che dovrei indossare.

Mi affretto a spiegare meglio le mie parole, prima che allo sguardo da esserino tradito della donna che io ancora ho qualche difficoltà a riconoscere come genitrice, segua la solita tiritera del "ma io bla bla, perchè ti voglio bene bla bla, e tu invece mi tratti così bla bla, ecc...".

- Insomma, quello che voglio dire è che questo vestito (per quanto assurdamente figo possa essere) mi piace un casino, sì, ma... ecco, mi sembra più adatto a un galà di celebrità, capisci? Uno di quei ricevimenti per ricconi che si vedono solo al cinema o nei manga, dove se non hai un abito lungo ti additano come straccione. E non credo proprio che quella di stasera sia una festa di questo genere.

- Oh, tu non preoccuparti di questo! D'altronde non hai più tempo per cambiarti: ora ti sistemo il trucco e i capelli, prima che arrivi la macchina a prenderci.

- E perchè non vai ad aiutare Sven invece? Io posso cavarmela benissimo da sola, sai...

- Oh, non dire sciocchezze. - liquida la mia proposta con un gesto della mano e afferra la piastra (quella che io non userei mai).

...Ok, è ufficiale: vorrei prendermi una santa influenza che mi tolga tutte le energie e mi faccia rimanere a casa. ORA.





Macchina un corno.
Cos'è questa... questa... questa COSA.
E' una specie di... limousine! Con tanto di chauffeur che ti apre la porta!
E cosa sono quelle due bandierine inglesi sul cofano?
...Senza dubbio, si tratta proprio di amici di mia madre.

Mi chiedo però dove sia questa fantomatica villa. Ma soprattutto mi chiedo perchè sia solo io ad essere così agitata. Sven, qui accanto, a parte il completo scuro con tanto di cravatta, ha tutta l'aria di uno che sta andando a una gita scolastica, rigorosamente delle elementari, mentre io sono qui che rimugino e mi contorco e mi affloscio sul sedile, in preda all'ansia. All'esame di stato ero più tranquilla, oh!
Devo... devo rompere il silenzio, mi sta uccidendo.

- Ehm... dov'è che saremmo diretti?

- Esther non te l'ha detto?

Lo guardo truce. Stupido pinguino blu, se lo sapessi non lo chiederei, ti pare?

- Va bene, va bene, non serve inveire mentalmente, ho afferrato il concetto. Hai presente quel palazzo in stile ottocentesco in corso, più o meno a metà?

- Quello di fronte al parco?

- Sì. Ecco, quella è l'ambasciata inglese.

Pff. E io ho un cammello in tasca.

- Sul serio. - ribatte alla mia espressione scettica. - Quelle bandierine non sono lì per una qualche assurda fissazione dei proprietari.

- Oh, cara, avrei dovuto dirtelo prima! Ma con tutti quei preparativi me ne sono completamente dimenticata!

Non ho idea di con che faccia li stia fissando, so solo che una parte consistente del mio cervello è andata in blank out.
Praticamente mi stanno dicendo che l'edificio davanti il quale sono passata per cinque anni della mia vita mentre tornavo da scuola è un'ambasciata? E che ora ci stiamo andando per una festa?
Ma la cosa che forse più mi sconvolge è che mia madre è una persona tale da avere conoscenze simili?
...Uah!

- ...Ma'. Non per dire, ma... tu com'è che...

- Oh, guarda! Siamo arrivati!

...conosci certa gente? Ho percepito questa improvvisa interruzione come un cambio di discorso voluto, ma può benissimo esser colpa della mia paranoia.
Che viene ben presto soppiantata dall'agitazione, perchè, ehi, questa è davvero un'ambasciata.
Guardie armate ai cancelli, telecamere di sicurezza in ogni dove, controlli all'entrata, gente che sembra uscita da Men In Black...
Mamma spiega allegramente a Sven come avremmo dovuto aspettare un bel po' di tempo pima di entrare, se non fossimo arrivati con la macchina dell'ambasciata, mentre io mi stringo nel cappotto che non mantiene un tubo di calore. E siamo a fine gennaio. E, sotto, non è che sia molto coperta.

Ma almeno all'interno fa abbastanza caldo da permettermi di evitare di rabbrividire. Per il freddo, eh! Perchè la tremarella da agitazione non è certo passata, anzi! Ora comincia la fase in cui vorrei andare da qualche parte a sotterrarmi.
Avrei dovuto insistere di più sul cambiarmi d'abito.

Ed ecco che il momento è arrivato. Solo una porta rimane a separarci dalla cosiddetta "festa".
Sento afferrarmi la mano: è Sven, perfettamente a suo agio, che mi sta sorridendo per... calmarmi, suppongo.

- Dai, cerca di stare tranquilla.

- Taci, animale da palcoscenico, io non sono come te, le odio queste cose!

- Solo perchè non sai cosa aspettarti.

Molla la presa e segue Esther all'interno del salone. Mi manca già quel calore...
E allora mi faccio coraggio e procedo pure io, dall'alto della mia codardia.

E in un attimo pratico un rewind mentale fino a poche ore fa.

"E non credo proprio che quella di stasera sia una festa di questo genere."

Mal. Falsch. Mauvais. Wrong. Sbagliato.
Questo è proprio uno di quei ricevimenti per ricconi dell'alta società, dove basta dire qualcosa di (per loro) strano per esser bollato a vita come pazzo eccentrico.
E io mi sento da un lato sollevata per essere "intonata" agli altri, e un po' mi sento sprofondare sempre più per la consapevolezza di non conoscere nessuno e il fatto che non potrò certo stare tutta la serata attaccata a mia madre o a Sven.
Oh, e vi ho già accennato il fatto che nessuno parla italiano?




- I think I need some fresh air, so... would you please excuse me for a while?

Mi allontano da quello che, se ho afferrato bene le parole, pare essere un conte di qualche cosa, e mi nascondo letteralmente in terrazza. Si gela fuori, ma ho seriamente bisogno di una tregua.
Queste ultime due ore sono state una cosa estenuante: per capire quello che mi dicevano, capivo... il problema poi era rispondere. E' una cosa che ho sperimentato anche in precedenza il fatto di conoscere le parole corrispondenti a ciò che voglio dire in italiano, ma non riuscire a ricordarmele nell'istante del bisogno. Così ho dovuto cavarmela alla bene e meglio, tentando di risultare comunque comprensibile (e, incredibilmente, riuscendo nell'impresa senza danni).
Ma ora basta, sono stanca, voglio andarmene a casa!
Da qui, però, riesco a scorgere solo Sven, perfettamente a suo agio mentre conversa con due ragazze. In realtà lui è avvantaggiato dalle sue origini: per metà finlandese, un quarto russo e un quarto italiano, ha vissuto anche in Inghilterra per qualche anno. Insomma, è una specie di miscuglio di nazionalità e, dannazione a lui, parla le quattro lingue corrispondenti perfettamente o quasi. Lo odio.
E poi perchè diamine quella camicia gli sta così bene! Argh!
Ok, Alexis, da brava, non fissarlo, torna a farti gli affari tuoi...

- Sasha.

Troppo tardi.

- Che combini qua fuori? Guarda che è troppo tardi per prendersi un raffreddore e saltare il tutto.

- Umpf, lo so. E ammetto anche di averci pensato... ma non preoccuparti, la mia salute non corre alcun pericolo, puoi tornare dalle tue spasimanti.

- Anche tu hai il tuo seguito però... a parte le due o tre vecchiette pettegole, ti hanno avvicinato solo uomini.

- Uhuh, geloso? D'altronde non posso dar loro torto, se fossi un maschio anch'io ci avrei provato con me.

- Anch'io l'avrei fatto, se non fossimo stati presentati come fratello e sorella.

Posso solo ribattere con il silenzio. Non ho proprio idea di come interpretare la frase:
alla mia ironica falsa modestia ha risposto con un tono e una faccia tutt'altro che scherzosi, e mi ha totalmente azzittito.
Intanto che continuo a passare in rassegna tutte le possibile risposte, Sven si appoggia al balcone, e guarda di sotto. Siamo al piano terra, ma rimane comunque un bel salto di un metro e mezzo prima di toccare il prato.
Intanto la musica riparte, e io dico definitivamente addio ai miei tentativi di riprendere la parola.

- Ehi, vuoi ballare?

Inarco un sopracciglio.

- Mh, suppongo sia un no. Allora che ne dici di andare a casa? - con queste ultime parole si stiracchia indolente, e indica il giardino sottostante.

- Stai scherzando, vero?

- Bè, perchè no?

- Perchè moriremmo congelati, ad esempio. O almeno, io morirò congelata, guardami!

Le mie flebili proteste non servono a nulla. Semplicemente mi porge la sua giacca, e scavalcando la ringhiera mi invita a seguirlo con lo sguardo.

- Va tutto bene, ti prendo io.

Quando fa così è impossibile controbattere, si deve fare come vuole lui e basta.
Così mi ritrovo come una stupida ad afferrare la sua mano (di nuovo) e a tentare la fortuna cercando l'equilibrio sui sottili tacchi dei sandali (da notare bene: sandali) mentre mi siedo sul bordo del balcone e passo oltre le gambe.
E' in questo momento in cui torna utile lo spacco del vestito.

E poi saltiamo giù.





A un osservatore esterno dobbiamo sembrare due idioti.
Corriamo per la strade ("Perchè ci scaldiamo!") mano nella mano, ridendo come pazzi, entrambi in abito da sera e per giunta io scalza con le scarpe in mano.
Dobbiamo sembrare veramente due idioti.
Ma è divertente. E strano. E folle.
E lo rifarei sicuramente di nuovo, basta che si presenti l'occasione.

Continuiamo a ridere anche una volta arrivati a casa, e mentre ci buttiamo sul divano esausti e infreddoliti per la corsa.
E ancora mentre ci addormentiamo, fianco a fianco.









Buona nottata (sono le.....quasi due)
Questo è il capitolo di gennaio.
"E perchè lo posti solo ora, deficiente?" vi chiederete. Fatto sta che ho una scus..spiegazione: ho avuto dei diverbi con l'istituzione chiamata università, ma che ho affettuosamente ribattezzato "casa dei matti" (come quella di "Le dodici fatiche di Asterix") che non mi ha registrato il piano di studi.
...problema tra l'altro non ancora risolto, duh.
E non ho avuto tempo di fare nulla.
Ma ora eccomi qua, e fra un paio di giorni metterò il capitolo di febbraio ^^

E ora passiamo ai commentini inutili 8D
Google traduttore mi dice che questi ->
Mal. Falsch. Mauvais. significano "sbagliato" in spagnolo, tedesco e francese.
Se non è così non è colpa mia 8D
A un certo punto ho scritto blank out. E' giusto, non è un errore di battitura. Significa..uhm, un po' come se si svuotasse la memoria. In caso non sia chiaro basta googlare 8D (perchè non ho usato black out?...perchè mi piaceva di più, yoh °_°/)

Per il resto questo capitolo è alquanto noioso, a parte l'ultimo pezzo che mi piace abbastanza .-.
Ma vabbè.

Poi posso permettermi di consigliarvi due storielle romantiche?°w°
Because, yeah, avevo pensato di metterle in questa sezione ma...bè, sono più fantasy °_°/
Ma se volete leggere qualcos'altro di mio eccole qua: Green Eerie e L'ultimo sorriso, l'ultima lacrima
Bene, fine della spudorata pubblicità.

Ora i ringraziamenti! A
Black_Star, cino nero, CullenDipendent, elfodomestico, Faize (che mi supporta/sopporta nell'ombra u.u), Idril Inglorion, lady snow, moet et chandon, namina89, Parresia, prettyvitto, rere18, revy chan11, Veronica91 e xHoneYx (sì, anche tu, anche se non te lo meriti >D) che seguono Pannacotta; a B r o k e n, Faize, giulina, grillomylife, Ramble Tamble, Smillina96, vallinda e xHoneYx che l'hanno tra le preferite e soprattutto a Emily Doyle, ____Chocolate, Black_Star e elfodomestico che hanno recensito lo scorso capitolo!
In particolare Black Star, per la fetta di tiramisù virtuale X°D

Perdonate eventuali errori che correggerò domani e...alla prossima! (EDIT: buh! corretti e aggiunto nuove frasette qua e là...ora è un po' meglio 8D)
   
 
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