Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Julia Weasley    28/02/2011    12 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non può piovere per sempre

Capitolo 19
Un Natale diverso
 
Albus Silente camminava lungo la piazza principale di un villaggio, diretto verso l’unico pub della zona: L’Impiccato. Non erano ancora le sei del pomeriggio, ma il buio era già sceso sulle case che lo circondavano, mentre le nuvole fitte e dense nascondevano la luna alla vista di chi osservava il cielo.
Quando il mago entrò nel locale, percepì subito la differenza col freddo all’esterno. Un vivace fuoco scoppiettava nel camino, e il chiacchiericcio rallegrava l’atmosfera. Le decorazioni natalizie davano un tocco festoso in più.
Gli avventori del pub si voltarono a guardarlo, soffermandosi sulla sua veste da mago con una certa curiosità. Un gruppo di ragazzi sui vent’anni ridacchiò al suo indirizzo.
Silente tuttavia non si scompose e si avvicinò al bancone, ordinando un bicchiere di sherry.
« Ecco » disse l’uomo che lo servì. Aveva gli occhi sporgenti e lo fissava con interesse. « Lei non è di qui, vero? »
« No, sono venuto per… affari » rispose Silente, con gentilezza. Sorseggiò lentamente lo sherry, e decise di approfittare della curiosità che l’uomo dimostrava. « Sto cercando delle informazioni, e spero che lei mi possa aiutare ».
« Dica » fece quello, strofinando un bicchiere con un cencio.
« Conosce per caso qualcuno di nome Riddle? »
Alla parola “Riddle”, qualcuno tossì, soffocandosi con ciò che stava bevendo, altri sobbalzarono sul proprio posto e tutti quanti interruppero immediatamente di fare quel che stavano facendo, voltandosi verso di lui, increduli.
Silente non si aspettava di creare tutto quel putiferio con una semplice domanda, ma mantenne la calma, ringraziando la propria buona stella.
« Riddle? Sta davvero cercando i Riddle? Bè, se proprio vuole trovarli, le consiglio di andare al cimitero. È lì che sono » rispose il barista, scrollando la testa, come se ritenesse Silente un po’ mentecatto. « Sono morti anni fa e in modo misterioso. Ne hanno parlato tutti per un sacco di tempo ».
« Non ne avevo idea. Com’è successo? » domandò Silente, cercando di non apparire troppo interessato. Era partito proprio dal cognome di Voldemort per indagare sul suo passato, e gli unici Riddle di cui aveva avuto notizia erano proprio lì, a Little Hangleton.
« Dot ci lavorava. Perché non glielo racconti, Dot? Ti offro due bicchieri di sherry » disse il barista, rivolgendosi ad una donna seduta poco più in là.
« Sì, Dot, racconta » convenne qualcun altro. Anche i più giovani sembravano interessati all’argomento. Evidentemente, la vicenda dei Riddle doveva essere stata l’unica cosa emozionante che fosse mai capitata in quel piccolo villaggio.
La donna si avvicinò al bancone, un po’ seccata. Doveva aver ripetuto almeno mille volte la sua esperienza.
« Bè, è cominciato tutto quando lavoravo come cameriera dai Riddle » esordì, afferrando un bicchiere pieno e trangugiandolo senza troppo problemi. « Non mi trovavo bene, anche se mi pagavano parecchio. Erano snob e antipatici, non li sopportava nessuno ».
Si fermò, permettendo a qualche uomo più anziano di annuire sonoramente.
« Fatto sta che un giorno sono entrata nel salotto e li ho trovati morti stecchiti, tutti e tre: sia i genitori che il figlio, Tom ».
« Molto interessante » commentò Silente, pensieroso. « Prego, continui pure ».
E la donna continuò a raccontare di come nemmeno la polizia fosse stata in grado di capire come fossero morti, di come il vecchio giardiniere, Frank Bryce, fosse stato accusato di omicidio e scagionato per assenza di prove, e di come tutti nel villaggio sospettassero comunque della sua colpevolezza.
« Lui dice di aver visto un ragazzino straniero aggirarsi intorno a casa Riddle. Balle, dico io. Nessuno ha mai visto nessuno di sospetto, a parte Frank. Era così scorbutico che… »
« Mi perdoni se la interrompo » disse il vecchio mago, incuriosito. « Com’era questo ragazzo? »
Dot fece spallucce.
« Frank Bryce lo ha descritto come un ragazzo dai capelli scuri e dall’aria inquietante, ma non gli creda, cerca solo di sviare i sospetti. Ma tanto lo sappiamo tutti che è stato lui ».
« Per caso potrei parlare con il signor Bryce? »
In molti lo guardarono con perplessità.
« Ma lei chi è, esattamente? Non è che il proprietario non paga le bollette? »
« Proprio così » mentì Silente, assecondandola.
« Ah, lo sapevo! Aveva l’aria dello scapestrato, infatti. Comunque, se proprio ci tiene, Bryce abita ancora a casa Riddle. Strano, eh? La vede quella casa là, in cima alla collina? » disse Dot, indicando un punto imprecisato fuori dalla finestra. « Sta lì. Però non si aspetti un’accoglienza calorosa. Frank è intrattabile da quando è tornato ferito dalla guerra ».
« La guerra cambia tutti, signora » le disse Silente, tranquillo.
« Giusto, l’ho fatta anche io » intervenne un uomo molto anziano, con un bastone poggiato accanto alla sedia. « Se posso dire la mia, lo capisco, Frank. Sarei diventato scorbutico anche io se avessi lavorato tutta la vita dai Riddle ».
« Erano così terribili? »
« Erano i classici nobili con la puzza sotto il naso » intervenne un altro Babbano dall’aria piuttosto schietta. « Peccato che loro viziato figlio li abbia messi in imbarazzo più di una volta! »
Molti ridacchiarono.
« Perché, cosa ha fatto Tom? »
« È scappato per sposare la figlia di quei matti che vivevano in una catapecchia qui vicino, per poi tornare dopo qualche mese. Diceva che la ragazza si era fatta sposare raccontandogli di essere rimasta incinta. Nessuno ha mai capito come abbia potuto sposarla. Era… bè, non si faceva vedere spesso, ma non era una gran bellezza… Brutta, insomma. Doveva essere anche mezza matta. Di sicuro suo padre e suo fratello lo erano. I Gaunt erano completamente svitati ».
Silente faceva fatica a seguire tutti i discorsi, perché nel frattempo molti altri clienti del locale si parlavano uno sopra l’altro, cercando di dire la propria.
Tuttavia continuò a prestare molta attenzione. Aveva trovato tracce di un omonimo di Voldemort, e stava rintracciando collegamenti con una famiglia di svitati… non era la prima volta che i Babbani definivano i maghi in quel modo. E se la ragazza fosse stata davvero una strega? Forse…
« Ci abita ancora qualcuno nella catapecchia dei Gaunt? » domandò, cercando di farsi sentire al di sopra del chiacchiericcio.
« No, sono andati tutti via. Forse sono morti, chi lo sa » rispose Dot, il viso paonazzo: era ormai al sesto bicchiere di sherry e non sembrava più molto lucida.
Anche tutti gli altri non sembravano più interessati, e stavano riprendendo a parlare per conto loro.
« Signori, vi ringrazio. È stato un piacere fare questa chiacchierata. E buon Natale a tutti » li salutò Silente, assicuratosi ormai di non avere più nulla da sapere. Pagò il barista con monete babbane e si diresse verso la porta.
Uscì come era entrato, lasciando dietro di sé parecchi sguardi perplessi, e si diresse verso la grande casa in cima alla collina.
 
 
Uno stuzzicante profumo di arrosto proveniva dalla cucina della casa in cui vivevano i Potter, e si diffondeva lentamente in tutte le stanze adiacenti, facendo venire l’acquolina in bocca ai quattro ragazzi che, in salotto, chiacchieravano accanto all’albero di Natale.
« Non ha cucinato Lily, vero? »
Sirius non era riuscito a trattenersi e, preso in disparte James, aveva dovuto domandarglielo per forza. Ne andava della sua salute, mentale e soprattutto fisica.
« Perché me lo chiedi? » fece James, anche se conosceva benissimo il motivo, ma si divertiva a fingersi indifferente.
« Perché se avesse cucinato lei, sarebbe già tutto bruciato, e tu mi avresti già mandato a rapinare la rosticceria sotto casa mia, per recuperare qualcosa di commestibile per questo cenone della Vigilia » rispose Sirius, cercando di parlare a bassa voce, affinché Lily, intenta ad apparecchiare, non sentisse.
James sghignazzò.
« Mi chiedo come tu abbia fatto a indovinare » rispose, ironico. « Ha cucinato tutto Bathilda. È stata così gentile che ha voluto preparare tutto lei. Secondo me è matta, ma ha detto che ne sarebbe stata felice ».
« Chi è Bathilda? »
« Bathilda Bath. Vive qui vicino » rispose James, indicando l’angolo della strada fuori dalla finestra.
« Ne so quanto prima ».
« Non dirmi che il suo nome non ti dice nulla » intervenne Remus, con un’espressione sarcastica dipinta sul viso. « Ha scritto il nostro libro di Storia della Magia ».
« Oh, quella! Ma pensa un po’. Mi sarei aspettato che fosse morta dalla noia, dopo aver scritto quel noiosissimo libro ».
Peter ridacchiò, mentre Remus inarcava il sopracciglio con aria esasperata.
In quel momento tuttavia si udì la voce di Lily provenire dalla cucina. Aveva un tono piuttosto stridulo.
« Qualcuno mi dà una mano ad apparecchiare, o devo fare tutto io? »
« Vengo io » si offrì Peter, impressionato.
Da quando era incinta, Lily era molto più nervosa del solito. James era fermamente convinto che lo facesse apposta, per avere la scusa di arrabbiarsi tutte le volte che voleva, ma Peter non voleva verificare questa sua teoria. Così corse immediatamente fuori dal salotto, lasciando soli gli altri tre, che ripresero un discorso che avevano iniziato alcuni minuti prima.
« Sirius? Rachel come ha reagito quando ha scoperto quello che sono? » chiese Remus mentre James, che fino a quel momento aveva sistemato con amorevole cura i regali sotto l’albero di Natale, si bloccava di colpo.
« Abbastanza bene. Insomma, non ha fatto scenate. Gli sei simpatico, perciò era solo molto scioccata. Ma ho paura che possa sospettare delle nostre uscite serali dalla Stamberga Strillante. Se capisse che eri tu quel Lupo Mannaro che l’ha quasi morsa, non so se reagirebbe così bene » ammise Sirius, sospirando.
Remus si incupì.
« Sapevo che prima o poi l’avrebbe scoperto ».
Sirius e James si lanciarono un’occhiata preoccupata, mentre l’altro rifletteva ancora.
« E so che presto capirà che ero io quel Lupo Mannaro, sempre se non l’ha già intuito. Tanto vale che glielo dica io stesso » sibilò a denti stretti.
Loro lo fissarono con la stessa espressione che avrebbero potuto usare se la McGranitt e Gazza si fossero messi a ballare insieme al ritmo del Rock’n Roll.
« Ma sei matto?! »
« Tanto lo indovinerà anche da sola, non è stupida. Quanti Lupi Mannari potevano esserci nello stesso momento dalle parti di Hogsmeade? Anzi, spero proprio che lo capisca, perché sono anni che non vedo l’ora di liberarmi di questo peso ».
« Sì però, se puoi, evita di raccontarglielo. Ti metteresti nei guai con Silente… »
« State tranquilli. Qualunque cosa succeda, non le dirò che siete Animagi… »
« Non è questo che ci preoccupa. Davvero, Remus, non dirglielo » insisté James.
« Va bene, non le dirò nulla, a meno che lei non sospetti di me » decise Remus, sospirando. Rimase in silenzio per alcuni istanti, e poi aggiunse: « Comunque, Sirius, c’è una cosa che non capisco. Quando ne avete parlato? Ieri avevi detto che saresti andato a farti un giro in moto ».
Quell’affermazione fu seguita da un brevissimo silenzio, ma talmente teso che Sirius per alcuni istanti non seppe cosa rispondere. Agitato, si rese conto di non essere abituato a mentire ai suoi amici, e questo non era un bene. Non doveva fargli sapere di essere andato a trovare suo fratello, che per giunta era vivo. Poteva percepire lo sguardo fisso di James, che stava fischiettando una musica natalizia per rompere un po’ il ghiaccio.
« L’ho incontrata per caso e mi sono fermato a parlarle » mentì.
Remus dovette percepire la sua esitazione, ma non lo diede a vedere.
« D’accordo… Comunque, vado ad aiutare Lily e Peter » annunciò, senza scomporsi.
Con un certo nervosismo, Sirius notò che l’amico sembrava piuttosto abbattuto, anche se il suo scarso entusiasmo poteva essere dovuto alla luna piena che si avvicinava o dal timore di essere stato scoperto; o almeno era quello che Sirius sperava.
Quando Remus uscì, il ragazzo sospirò, incrociando poi lo sguardo pensieroso di James.
« Senti » esordì quest’ultimo, smettendo di poggiare l’orecchio sui regali, nel vano tentativo di scoprire che cosa vi fosse sotto la carta. « Sei proprio sicuro di non volergli dire di Regulus? »
Sirius incrociò le braccia, sbuffando.
« Ne abbiamo già parlato. Remus trascorre un sacco di tempo con gli altri Lupi Mannari. Quanto a Peter… bè, è meglio non dirglielo. Potrebbe essere pericoloso fargli sapere certe cose… »
« Ma è pericoloso anche se le so io, no? Se i Mangiamorte mi catturassero, potrebbero scoprirlo lo stesso » insisté James.
« Lo so, ma è meglio ridurre i rischi al minimo. Sai che non faccio sempre quello che dice Silente, ma stavolta ha ragione lui ».
« Come vuoi » sospirò l’altro, anche se non sembrava molto convinto. Doveva costargli molto tacere con Remus e Peter, ma soprattutto con sua moglie.
« A proposito, grazie per aver deciso di non dirlo a Lily ».
James fece un ghigno nervoso.
« Bè, in fondo non è così difficile. Non è un argomento di cui parla spesso e, al massimo, si interessa a come stai tu ».
« Meglio così ».
James gli si avvicinò, ma Sirius già sapeva dove volesse andare a parare.
« Allora, come è andata, ieri? » chiese infatti il primo.
« Bene, anche se la moto non gli è piaciuta » rispose Sirius, fingendosi indifferente. « Dice che preferisce le scope ».
« Ma ha ragione! Niente può battere una scopa… » commentò James divertito, per poi aggiungere, non appena notò l’espressione risentita dell’amico: « Però la tua moto è davvero forte! Ti ricordi quando siamo stati fermati da quei due poliziotti Babbani, l’anno scorso? È stato uno spasso! »
Sirius sghignazzò al solo ricordo. Come membri dell’Ordine della Fenice, era loro compito e obiettivo principale difendere i non maghi, ma doveva ammettere che a volte era divertente prenderli in giro.
« È cambiato parecchio » disse ad un certo punto, e James tacque immediatamente, capendo subito che si stesse riferendo a Regulus. « Anzi no, è sempre il solito Purosangue razzista, però devo ammettere che è molto meno idiota di prima ».
« Visto che ha lasciato i Mangiamorte, mi sembra più che ovvio, no? Pochi di loro avrebbero voltato le spalle a Voldemort, te lo assicuro ».
James guardò l’amico, e la memoria gli tornò ai giorni successivi alla scomparsa di Regulus. Sirius era stato talmente male che nemmeno lui era in grado di sapere cosa dire per consolarlo. Si era sentito del tutto impotente, cosa che considerava intollerabile.
Fino a che avevano frequentato Hogwarts, era sempre riuscito a fargli passare il malumore causato dai vari e frequenti litigi col fratello, proponendogli qualche nuovo scherzo, ma quando si era diffusa la notizia della morte di Regulus, Sirius aveva perso gran parte dell’entusiasmo di prima. Continuava sempre a fingere il solito distacco, ma non riusciva ad ingannare chi lo conosceva bene.
Ora però era cambiato tutto, e Sirius sembrava avere riacquistato la vitalità di sempre, e anche qualcosa in più. James non aveva mai creduto al disprezzo e all’indifferenza che l’amico aveva sempre ostentato nei confronti di Regulus. Per lui era evidente quanto quella situazione lo avesse fatto soffrire, anche se Sirius reagiva sempre con rabbia o distacco.
Ma, ora che aveva provato cosa significasse provare il rimpianto e il rimorso di non aver fatto abbastanza per evitare la rovina del fratello, Sirius stava cercando di recuperare. E ci stava riuscendo, a quanto pareva.
« Non avresti mai immaginato di trascorrere un Natale tranquillo, vero? » fece James.
Sirius annuì.
« Già. Pensavo che sarebbe stato il peggior Natale della mia vita… e non è che ne abbia passati molti allegri, a parte quelli trascorsi a casa tua ».
James tacque per alcuni istanti, riflettendo sulla cosa migliore da dire in quel momento.
« Felpato? » lo chiamò infine, assestandogli una fraterna pacca sulla spalla. « Sono contento per te ».
Sirius gli lanciò un’occhiata riconoscente, e continuò a fissarlo. James fece altrettanto, e un silenzio teso cadde nella stanza. Continuarono a fissarsi, finché Sirius non riuscì più a resistere e si esibì in una smorfia disgustata, condita da un verso altrettanto schifato.
« Ah-ha! Ho vinto di nuovo! » esclamò James, alzando il pugno in segno di trionfo. « Non mi batterai mai! Sei negato nella gara a chi fa lo sdolcinato più a lungo! »
 
 
« Buon Natale! » esclamò Alphard, gioviale. « Sei stranamente in ritardo ».
Regulus fu colto di sorpresa, e lo fissò per alcuni istanti, senza poter credere ai propri occhi.
« Che ci fai tu qui? » chiese, frastornato.
« Ho mandato Sory a prenderlo, per farlo Materializzare direttamente qui senza fargli correre pericoli » disse Rachel, rivolgendosi al ragazzo, che era ancora sorpreso per la presenza inaspettata dello zio. « Abbiamo pensato che avrebbe fatto piacere a tutti e due cenare insieme a Natale ».
« Grazie » fece Regulus.
« L’idea è stata di mia figlia » rispose Perseus, che sembrava tenere molto a specificarlo.
« Non è vero » bisbigliò lei, quando suo padre fu a debita distanza. « Ci ha pensato lui per primo ».
Alphard sorrise, ma fece finta di nulla quando Perseus tornò a guardare nella loro direzione.
Regulus si trattenne, ma dentro di sé era contentissimo di festeggiare il Natale insieme a suo zio. Non gli sembrava vero.
« Come te la passi? » gli chiese Alphard, arrancando accanto a lui, mentre si dirigevano verso la sala da pranzo, al cui centro stava una tavola apparecchiata per cinque. « So che finalmente ti sei chiarito con Sirius ».
« Abbastanza » fece Regulus senza sbilanciarsi troppo, e l’altro rispose con un sorriso.
Regulus lo guardò. Anche se sembrava decisamente più sereno di quando era andato a trovarlo a casa sua, pochi mesi prima, Alphard non sembrava godere di un’ottima salute.
« Tu come stai? » chiese, cercando di non sembrare troppo apprensivo.
« Sto bene. Certo, non è proprio il massimo del divertimento rimanere chiusi in casa per forza, ma sto bene ».
Alphard aveva sempre avuto il vizio di minimizzare qualsiasi problema lo riguardasse; non gli piaceva mostrarsi troppo debole. Ma Regulus non poté fare a meno di sentirsi preoccupato. A differenza della maggior parte dei maghi, i Black non erano mai stati molto longevi. Alphard aveva solo cinquantadue anni, ma Regulus pensò a suo padre e a suo zio Cygnus, entrambi morti quando ne avevano appena compiuti cinquanta.
« Ti senti bene? » gli chiese all’improvviso lo zio, facendolo riscuotere da quei pensieri.
« Sì, scusa, mi ero distratto un attimo » farfugliò il ragazzo, chiedendosi che cosa gli stesse accadendo. Non era normale mettersi a fare certi pensieri in una situazione rilassata e festosa come quella. Non riusciva a capirne la ragione, ma percepiva un peso opprimente che gli si chiudeva intorno alla testa, come se una voce incorporea lo stesse avvisando, prospettando scenari tragici e disastrosi.
Perplesso e confuso, seguì le indicazioni di Diane e si sedette a tavola accanto ad Alphard e di fronte a Rachel. Non era proprio il momento di farsi assalire dalla depressione, soprattutto se immotivata, si disse, cercando di scrollarsi di dosso tutti i pensieri negativi.
Perseus e Alphard stavano commentando la partita del giorno prima, e solo Diane, per sua sfortuna, non sembrava particolarmente interessata all’argomento.
« Mi dispiace deludervi, ma Bagman è veramente bravo » intervenne Rachel, perché gli altri due sembravano molto propensi a giudicarlo dotato della tipica fortuna del principiante. « Vero, Regulus? Ci lanciava certi Bolidi, durante le partite contro Tassorosso… Alla fine però chiedeva sempre scusa, ed era così allegro che non riuscivamo mai a tenergli il broncio ».
« Io in realtà lo fulminavo con lo sguardo ogni volta » specificò Regulus. « È un tipo irritante ».
« A me sembra simpatico » commentò Alphard.
« Appunto. Lo è troppo, e in modo esagerato ».
« A proposito di giocatori di Quidditch » intervenne Diane. « Lo sapete che il Portiere della nazionale irlandese è stato ricoverato al San Mungo? »
« Davvero? »
« Oh sì » confermò lei. « Qualche avversario deve avergli fatto uno scherzo, perché aveva le braccia scambiate con le gambe. Che scherzo idiota » commentò infine, scuotendo la testa.
Regulus rise insieme agli altri, provando a immaginare come doveva essere ridotto il giocatore irlandese, ma dopo pochi istanti si interruppe, scoprendo di non essere in grado di divertirsi.
E come avrebbe potuto farlo? Mentre lui festeggiava il Natale, sua madre era a Grimmauld Place, con la sola compagnia di un elfo domestico, e per giunta credeva che suo figlio fosse morto.
Al solo pensiero, Regulus non ebbe più voglia di mangiare. Si sentiva malissimo, molto peggio delle altre volte in cui aveva fatto quei pensieri.
Non riusciva a contrastare quella malinconia, ma non voleva neanche farla pesare sugli altri. Per questo, quando Rachel gli lanciò uno sguardo, tentò di sembrare divertito dalla conversazione, augurandosi con tutto il cuore che questa fosse allegra, e di ricacciare indietro la tristezza che lo opprimeva.
In effetti, pensò, era da parecchi giorni che covava quel male interiore che sembrava volerlo trascinare in un baratro di disperazione. Le sue notti erano piene di incubi, e di giorno veniva assalito da un’angoscia indistinta. Non poteva trattarsi solo di normale depressione. Doveva esserci per forza un altro motivo. Ma quale?
Istintivamente, infilò in tasca la mano, che andò a chiudersi intorno al medaglione. Lo teneva sempre con sé e, a dire il vero. Non se ne separava mai perché non si fidava a lasciarlo incustodito, dopo tutto quello che gli era costato recuperarlo.
Ora che ci pensava, si sentiva in quel modo proprio da quando aveva iniziato a tenere l’Horcrux sempre con sé. In fondo era magia oscura, e forse influiva sull’umore di chi vi rimaneva troppo a contatto.
Doveva trovare al più presto una soluzione. Se solo Silente si fosse fatto vivo, forse avrebbero potuto distruggerlo, prima che quell’Horcrux lo facesse impazzire.
Regulus ritrasse la mano dalla tasca e cercò di recuperare il filo del discorso che, nel frattempo, era andato avanti. Alphard e Perseus si erano lanciati in nostalgiche rievocazioni della loro giovinezza, e Rachel sembrava aver scoperto qualcosa di cui non era a conoscenza.
« Non mi avevate mai detto che vi siete conosciuti grazie ad Alphard » disse la ragazza, rivolgendo un’occhiata indispettita ai propri genitori. « Perché non ci raccontate com’è andata? »
« Non è così interessante » cercò di svicolare Perseus. « E poi a Regulus non interessa. Vero? »
Regulus, non ancora del tutto presente, aveva sentito solo il proprio nome e “interessa”.
« Sì, mi interessa » rispose, stupendosi poi dell’occhiata risentita che Perseus gli rifilò. Qualcosa gli diceva che “sì” non era la risposta che avrebbe dovuto dare.
« Non te la prendere, è più imbarazzante per me che per te » intervenne Alphard, nel tentativo di salvare suo nipote.
« Infatti » confermò Diane, schiarendosi poi la voce e rivolgendosi a Rachel e Regulus. « Dovete sapere che all’epoca avevo appena iniziato il mio apprendistato come Guaritrice e proprio in quei giorni Alphard era stato ricoverato al San Mungo per lesioni da incantesimo ».
Regulus guardò lo zio, improvvisamente molto più attento.
« Cosa ti era successo? » chiese.
Alphard fece un sorriso imbarazzato.
« Ecco, diciamo che mi ero cacciato in un bel guaio. Il giorno prima avevo chiesto di uscire ad una ragazza, e lei aveva accettato, ma si era ben guardata dal dirmi di essere già fidanzata. Se lo avessi saputo, non la avrei mai invitata. Comunque, sono stato talmente fortunato che nel bel mezzo dell’appuntamento abbiamo incontrato il suo fidanzato, che per di più era un campione di duello... »
« E infatti l’ha ridotto malissimo » commentò Diane, mentre gli altri ridacchiavano. « Visto che era un mio paziente, ho conosciuto Perseus quando è andato a trovarlo. In realtà è stato l’unico ad andarlo a trovare… »
« Sì, devi considerare che il campione di duello era anche un Purosangue, quindi i miei parenti hanno preferito fingere che non esistessi. Non volevano essere coinvolti nella pessima figura che avevo fatto ».
Regulus e Alphard si scambiarono un’occhiata divertita, immaginando le reazioni della famiglia Black a quella notizia.
« E poi com’è andata? » chiese Rachel, curiosa.
« All’inizio andava male. Tuo padre era così timido che quando c’ero io non riusciva neanche a parlare » disse Diane, mentre Perseus cercava di minimizzare, ma il suo volto era già viola per la vergogna. « Si comportava in un modo così bizzarro che ormai ero convinta che mi odiasse, anche se non ne conoscevo il motivo ».
« Io invece avevo capito tutto » aggiunse Alphard, « e ho trascorso tutto il periodo in cui sono stato al San Mungo a cercar di convincere Perseus a rivolgerle la parola ».
Regulus si sforzava di non ridere come invece stava facendo Rachel, senza alcun pudore, altrimenti Perseus lo avrebbe ucciso. Lui stesso poi non poteva proprio parlare, visto che aveva impiegato cinque anni per accorgersi di Rachel, e un altro anno per decidersi a invitarla a uscire.
« Alla fine ho deciso di prendere in mano la situazione. Ho detto a lui che Diane lo aspettava nella sala da tè del San Mungo, e viceversa. Naturalmente era una bugia, però li ho fatti incontrare. E ha funzionato ».
« Papà, ma eri un disastro! » esclamò Rachel.
« Grazie » bofonchiò lui, risentito.
Per togliere d’imbarazzo suo marito, Diane cambiò completamente discorso.
« Regulus, caro, vuoi una seconda razione di pollo? »
« Sì, grazie » rispose lui.
Quella cena di Natale era diventata un’occasione per ricordare il passato, e il fatto che Alphard e Perseus non parlassero della loro gioventù da parecchio tempo contribuiva molto a rendere accesa la conversazione.
Regulus fu molto contento di ascoltare i loro racconti, prima di tutto perché non li aveva mai sentiti prima, ma anche perché in quel modo riusciva a dimenticare per un po’ i suoi problemi.
Inoltre l’atmosfera che si respirava in quella stanza era estremamente serena, e lui dovette ammettere di non esserci abituato. A casa sua nessuno aveva mai scherzato così tanto durante le cene natalizie. Si prestava sempre più attenzione all’etichetta che a creare un’atmosfera calorosa. Anche Alphard era diverso; sembrava molto più a suo agio di quando si trovava insieme agli altri Black.
Né Regulus né Rachel parlarono molto, quella sera: preferirono ascoltare quello che gli adulti raccontavano.
Scoprirono che la generazione di Perseus e Alphard aveva avuto il privilegio – se proprio si poteva definire tale – di conoscere il professor Rüf quando era ancora vivo; ritrovarselo in aula sotto forma di fantasma senza alcun preavviso era stato uno shock quasi per tutti, e per l’intera durata della lezione, erano stati indecisi se informare il professore della sua nuova condizione oppure no, perché sembrava che lui non se ne fosse neanche accorto.
Infine era stato proprio Alphard a provarci, anche se non era ancora del tutto sicuro che Rüf avesse davvero capito il significato della frase: « Signore, non so come dirglielo, ma… non si sente un po’ alleggerito? »
Raccontarono anche del campionato di Quidditch della loro epoca, e degli scherzi che facevano ai giocatori di Grifondoro, e viceversa.
Regulus scoprì che, a parte la sua timidezza nei confronti della futura moglie, Perseus non era stato affatto un ragazzo docile: era molto introverso e diffidente, ma non si faceva mettere i piedi in testa facilmente, ed era molto abile nello scagliare fatture.
Regulus annotò mentalmente l’informazione: era certo che gli sarebbe tornata utile.
Ma se aveva pensato che quella conversazione sarebbe filata liscia come l’olio, presto capì di essersi sbagliato.
Arrivati al momento del dessert, Regulus stava sorseggiando del vino, quando le sue orecchie percepirono uno stralcio del discorso, e una parola in particolare lo colpì all’improvviso, come se una freccia fosse appena passata sibilando a pochi millimetri da lui. Ne fu talmente sconvolto che rischiò di farsi andare il vino di traverso, e cercò di trattenere la tosse.
« Riddle? » ripeté, interrompendo il discorso. Non poteva credere alla propria fortuna: aveva intenzione di parlarne, ma non aveva la più pallida idea di come intavolare la conversazione senza destare sospetti. « Lo conoscevate? »
Il suo battito era accelerato, e lanciò a Rachel un’occhiata di avvertimento, che lei ricambiò senza capire.
« Sì, perché? » chiese Alphard, perplesso.
Regulus cercò di calmarsi e di trovare un modo per dirottare il discorso proprio su Riddle.
« Ce ne ha parlato spesso il professor Lumacorno » buttò lì, mentre sul viso di Rachel improvvisamente si disegnava un’espressione consapevole. Fu un miracolo se si trattenne dal lanciare qualche esclamazione di stupore.
« Sì, è vero » confermò lei. « Era al vostro anno? »
« No, era di un anno più grande » rispose Perseus, pensieroso. « Era anche lui un Serpeverde ma non facevamo parte della sua cerchia. Però ricordo che era il cocco dei professori ».
« Se lo meritava. Era lo studente migliore di quel periodo » aggiunse Alphard. « Chissà che fine ha fatto, a proposito ».
Regulus cercò di restare indifferente. Se avessero saputo che quel Tom Riddle era niente meno che Voldemort…
« Perché, è sparito? » insisté Rachel, decisa a saperne il più possibile.
« Sì, dopo aver finito Hogwarts non si è più fatto vivo. E dire che aveva le capacità di diventare Ministro della Magia. Invece girava voce che fosse finito a lavorare come commesso da Magie Sinister. Ed era strano per una persona ambiziosa come lui ».
Regulus e Rachel si scambiarono un’occhiata perplessa. Voldemort che lavorava da Magie Sinister? Era assurdo, e non aveva senso.
« Ma perché vi interessa tanto? » chiese Diane, e di colpo i due ragazzi si fecero rigidi sulle sedie.
« Ehm… semplice curiosità » mentì Rachel.
« Lumacorno diceva che aveva vinto un’onorificenza speciale, ai suoi tempi » ribatté Regulus, per mantenere il discorso su quell’argomento.
I due uomini si guardarono con aria perplessa.
« Questo non lo sapevamo » risposero, ma improvvisamente Regulus non li stava più ascoltando.
Il suo cuore aveva iniziato a battere all’impazzata e, nel silenzio ovattato che aveva invaso le sue orecchie, poteva quasi percepire un altro battito, quello metallico proveniente dall’Horcrux nella sua tasca.
Una sequenza di immagini estratte da cassetti remoti della memoria gli si svolse nella mente, mostrandogli immagini che credeva di aver dimenticato: un Encomio Speciale per servigi resi alla scuola, la Sala dei Trofei, due ragazzi che nel cuore della notte estraevano da un nascondiglio nella parete un diario vuoto, appartenente a Tom Riddle…
Regulus ebbe la sensazione di non avere più fiato. Non aveva più pensato a quel diario nascosto senza un motivo dichiarato. Ma se Voldemort teneva così tanto a quell’oggetto apparentemente inutile, ciò significava che doveva essere importante, molto importante, e forse…
Fu come se avesse ricevuto una potente martellata in testa. Tutto l’entusiasmo svanì non appena si rese conto di ciò che aveva fatto.
Se quel diario era un Horcrux, se lo era davvero, Regulus si sarebbe maledetto per il resto della sua intera esistenza. Perché, pensò, impallidendo vistosamente, era stato proprio lui a consegnarlo dritto nelle mani di Rabastan Lestrange.
 
 
*Angolo autrice*
Povero Perseus, l'ho proprio preso per i fondelli stavolta, ma la cosa mi divertiva troppo per non inserirla! XD Un po' di chiacchiere inutili e rilassate ci volevano, considerando quello che è successo e che succederà... La mia vena sadica sta fremendo e non vede l'ora di tornare in azione ù.ù
Spero che la prima parte non vi abbia annoiati. Ero incerta se tagliarla o no, perché in fondo sapete già tutto sui Riddle e i Gaunt, ma alla fine ho deciso di lasciarla.
Non faccio commenti sulla seconda scena... -.-" L'ho promessa a certe persone di mia conoscenza, a cui la dedico (contente, adesso? -.-"), ma ora mi ci vorranno altri dieci capitoli per disintossicarmi
dalla presenza di quello là... Fan di Potter, godetevelo perché non avrete molte altre occasioni di vederlo così tanto. >.<
Lo so che avevo detto che ci sarebbe stata una scena con i Prewett, ma alla fine ho dovuto tagliarla perché non c'entrava nulla. Mi dispiace per quelli a cui l'avevo promessa; sarà per il prossimo Natale! =(
Infine, può sembrare strano che Alphard e Perseus, che all'epoca dell'apertura della Camera dei Segreti erano studenti, ignorino tante cose, ma sono arrivata alla conclusione che nessuno sapesse bene cosa fosse accaduto. Mi sono basata sulle parole di Tom Riddle:

"Certo che so della Camera dei Segreti. Ai miei tempi ci dissero che era una leggenda, che non esisteva. Ma era una bugia. Quando frequentavo il quinto anno, la Camera venne aperta, il mostro aggredì molti studenti e alla fine ne uccise una. Io presi la persona che aveva aperto la Camera e questa fu espulsa. Ma il professor Dippet, il Preside, vergognandosi che a Hogwarts fosse accaduta una cosa del genere, mi proibì di raccontare la verità. Fu messa in giro la storia che la ragazza era morta in un misterioso incidente. A me, per il disturbo, fu consegnato un bel trofeo lucente tutto istoriato, e mi fu intimato di tenere la bocca chiusa. Ma sapevo che la cosa avrebbe potuto ripetersi. Il mostro rimase in vita e l'unica persona dotata del potere di liberarlo non fu messa in prigione." (HP2)

Se quanto scritto sopra non è una balla completa (ma in questo caso penso di no, escludendo ovviamente la parte su lui e Hagrid), allora nessuno degli studenti sapeva che Tom avesse fatto espellere Hagrid né che quest'ultimo fosse ritenuto responsabile dell'apertura della Camera, che anzi tutti alla fine considerarono una leggenda. Probabilmente la sua espulsione fu giustificata da un'altra accusa, e in fondo non tutti erano tenuti a conoscerne il motivo.
Alla fine, Regulus ricorda quello che è successo nel capitolo 37 di "Eroi non si nasce, si diventa" (sapevo che mi sarebbe tornato utile! ^^) Il recupero del diario non avverrà subito (prima devo concludere la battaglia coi lupi mannari) ma sarà la prossima mossa, idee improvvise a parte.

Bene, anzi male: domani avrò l'ultimo esame ma poi finalmente sarò libera! *_______* Pubblicherò il prossimo capitolo domenica 13 marzo.
Bye bye!
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Julia Weasley