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Autore: MedusaNoir    02/03/2011    3 recensioni
Ginny, spaventata dalla possibilità che Luna venga rapita dai Mangiamorte, decide di sostituirsi a lei; una volta giunta a Villa Malfoy, riesce anche a trovare una via d'uscita per non essere denunciata a Voldemort, una volta scoperta la sua vera identità, dai Malfoy. Solo che Olivander comincia a nutrire qualche sospetto e Voldemort sa come estorcere le informazioni...
Vincitrice Premio Originalità e quarta classificata al "Romeo and Juliet" Contest di Pallina88.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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BEAUTY AND THE BEAST

 

E’ una storia, sai, vera più che mai…

 

- E’ tutto pronto, Luna? –

- Sì –

- Bene, allora possiamo andare. Neville, tu non farne parola con nessuno

- Va… va bene… -

- Sei sicura, Ginny? Siamo ancora in tempo per tornare indietro - .

Ginny guardò seria l’amica, che capì immediatamente che sarebbe stata irremovibile.

- Senti - , disse dopo aver fatto un lungo respiro. – Tuo padre non fa che scrivere a favore della rivolta. Ti vogliono, ti avranno. Faranno di tutto, ne abbiamo parlato. E tu sei debole, questi mesi ti sono toccate più punizioni che a me, odiano il tuo sguardo impassibile. Non possiamo… non posso rischiare che ti torturino ancora. Lo sai anche tu, se va avanti così tuo padre perderà presto un altro membro della famiglia… -

- Ci stiamo fermando… - , la interruppe Neville.

- Merlino, stanno arrivando! Presto, Luna, non c’è più tempo di discutere… i vestiti sono a posto... dammi la tua bacchetta… ADESSO! - .

E bevvero contemporaneamente da due fiaschette simili, sotto gli occhi di un preoccupatissimo Neville.

 

La porta dello scompartimento si aprì violentemente.

- Ohoho, chi abbiamo qui? - , tuonò una voce da sotto una maschera. – Finalmente! E’ mezzora che perquisiamo il treno... la signorina Lovegood… -

- Ehi, Antonin, guarda un po’ da chi è accompagnata! –

- Ma quale onore! La piccola Weasley, la figlia di quel matto… e anche Paciock… So che state dando del filo da torcere a Carrow... –

- E se li facessimo fuori tutti, invece di portare via solo la Lovegood? –

- Sai bene che dobbiamo lasciare in pace i Purosangue, anche se… con che coraggio chiamarli così… - .

Dolohov sputò sulle scarpe di Ginny e Neville si alzò, furente, sfoderando la bacchetta.

- Expelliarmus! - .

Una luce rossa attraversò lo scompartimento e la bacchetta del ragazzo volò via. Neville si mosse per andare a riprenderla sotto i sedili, ma Dolohov gli pestò con forza una mano. Trattenne a stento un urlo. L’altro Mangiamorte afferrò Luna per un braccio, mentre anche Ginny tentava di tirare fuori la sua bacchetta; con un lieve movimento del polso, Dolohov schiantò entrambi; o almeno era quello che credeva: Ginny aveva finto di essere presa, evitando per un pelo la maledizione. Non poteva rischiare che qualcuno scoprisse i loro corpi dopo un’ora.

- Così imparate a fare i bravi - , sentenziò Dolohov, prima di chiudere la porta dello scompartimento dietro di sé.

Luna rimase immobile tra le braccia del Mangiamorte, senza dire una parola; tenne solo più stretta tra le mani la sua fiaschetta, attenta a non farla vedere, e se la infilò rapidamente in tasca.

- Ehi, Rockwood, la ragazzina ha capito che non deve urlare. Ma che brava rag… - .

La porta di un altro scompartimento si spalancò, rivelando un giovane dalla pelle pallida e i capelli biondi. Li fissò per qualche momento.

- Draco! - , salutò infine Rockwood, facendogli segno di avvicinarsi. Il ragazzo sembrò accettare con riluttanza.

- Cosa succede? - , chiese, lanciando un’occhiata alla ragazza che teneva stretta per impedirle di scappare.

- Ordini del Signore Oscuro. Stiamo tornando a casa tua, dobbiamo tenerla lì… almeno finché ci servirà viva. Vuoi venire con noi? - .

Draco parve infastidito dalla notizia, non aveva molta voglia di tenere un altro ostaggio a Villa Malfoy: tutto ciò faceva sentire un ostaggio anche lui. Con un leggero cenno del capo annuì e sparì per qualche secondo per prendere il baule, poi scesero dal treno e sparirono tutti e quattro nella nebbia.

 

Dopo pochi minuti il gruppo era dentro Villa Malfoy. Codaliscia andò ad aprire e li fece accomodare in salotto. Narcissa era in piedi accanto al camino, dietro alla poltrona su cui era seduto suo marito. La donna sussultò quando vide che c’era anche il figlio e corse ad abbracciarlo.

- Draco! Che ci fai qui? Dovevamo venirti a prendere… dovevi venire con l’Espresso… -

- Beh, Narcissa - , si intromise Dolohov. – Passavamo di lì… - .

Entrambi i Mangiamorte sghignazzarono. Narcissa si allontanò dal figlio per guardare meglio la loro preda.

- Che significa? - , chiese Lucius

- Il Signore Oscuro ci ha ordinato di portarla qui: crede che questo possa dare una spintarella a Lovegood per… come dire… cambiare linea editoriale. Quel giornaletto da quattro soldi ci sta dando non pochi problemi –

- Capisco… e quindi? –

- Dovete tenerla insieme al fabbricante di bacchette, avranno di cose da raccontarsi… - , sghignazzò ancora Rockwood lanciando la ragazza a terra.

Lo sguardo di Draco cadde per un momento su di lei e, osservando quegli azzurri occhi fieri, la sua mente vide invece un paio di occhi scuri, di un colore che certo non apparteneva a Luna Lovegood… Scacciò velocemente quel pensiero dalla testa.

- Bene, Lucius, Narcissa… noi andiamo. Faremo sapere al Signore Oscuro che la spedizione, ovviamente, è andata per il meglio. Porgete i nostri saluti alla cara Bellatrix, quando torna dall’incursione! - .

Dolohov e Rockwood uscirono dalla porta accompagnati da Codaliscia per smaterializzarsi fuori dal perimetro di Villa Malfoy.

I due coniugi si fissarono, preoccupati; poi Lucius ricadde sulla poltrona.

- Draco, per favore… portala da Olivander, se tua zia trovasse un nuovo giocattolino al suo ritorno, ordini o no, ci ritroveremmo nei guai con il Signore Oscuro… - .

Ma suo figlio non lo stava ascoltando. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso dalla figura a terra, che tentava inutilmente di coprirsi con il mantello i capelli, che avevano cominciato a cambiare colore. Lucius e Narcissa seguirono il suo sguardo e rimasero senza parole: al posto della bionda Luna Lovegood, sul loro pavimento giaceva una ragazza dai capelli di fuoco e il viso pieno di lentiggini.

Finalmente Draco parlò.

- TU! - , urlò puntandole il dito contro. – WEASLEY! Che ci fai qui? –

- Draco, chi… -

- E’ la figlia di Arthur Weasley! - , gridò allora anche Lucius, riconoscendola. Si guardò intorno per essere sicuro che nessuno oltre a loro stesse assistendo alla scena, poi si lanciò a terra accanto alla ragazza, stringendole il colletto. – Che diavoleria è mai questa? - .

Ginny non si scompose. – Pozione Polisucco - , rispose tranquillamente. Sapeva che sarebbe potuto succedere, aveva deciso cosa fare in una situazione del genere e ringraziò Merlino che la feroce Bellatrix non fosse presente in quel momento: non avrebbe voluto sentir ragioni. – Sospettavamo che volevate rapire Luna, ma lei è troppo debole per sopportare la prigionia; così abbiamo deciso di scambiarci, in modo che sarei dovuta essere io a subire le vostre torture –

- Ma che animo nobile, una vera Grifondoro! - , esclamò amareggiato Lucius lasciandola andare e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza. – Adesso… cosa dovremmo fare? Non possiamo… lasciare lei qui e… poi l’altra… se la uccidessimo… non sarebbe una cattiva idea… certo è stata pazza a correre questo rischio, andrebbe punita… -

- Non crediate che non abbia preso precauzioni - , interruppe le sue riflessioni Ginny. – Anche Luna ha bevuto la Pozione Polisucco e ora si trova a casa mia a interpretarmi –

- Sei sciocca a dirmelo. Ora potremmo… -

- No, non potreste. Non sapete dove abito, il posto è coperto da decine di incantesimi e state certi che preferisco farmi uccidere piuttosto che rivelarvi la sua posizione. Come stavo dicendo, Luna è lì. Se conoscete la pozione di cui parlo, dovreste sapere che non ha più efficacia se la persona in cui ci si vuole trasformare è morta… Luna cesserebbe di essere me, i miei genitori se ne accorgerebbero e farebbero immediatamente sapere al signor Lovegood dove si trova la sua vera figlia: potrebbe anche essere impossibile per voi riacciuffarla e avere di nuovo il controllo del suo giornale –

- In poche parole ci stai dicendo che ti sei lanciata nella tana del lupo, ma che non possiamo farti niente… e noi che cosa ne ricaviamo? Tanto vale ucciderti, il Signore Oscuro sarà contento lo stesso; dopotutto, il fallimento della missione non è dipeso da noi… -

- Dimenticate un particolare - , lo interruppe Ginny e i suoi occhi brillarono per la tempestività dell’incontro non previsto sul treno. – Sull’Espresso c’era anche vostro figlio. Pensate cosa potrebbe pensare di lui il vostro padrone… incapace di riconoscere anche una sua compagna di scuola e di portare alla rovina il piano, proprio lui che avrebbe potuto salvarlo… - .

I Malfoy impallidirono, ma Draco, dal canto suo, stava per lanciarsi su Ginny.

- No, Draco! - , lo fermò suo padre. – Sentiamo cos’altro ha da dire –

- Fatemi continuare a prendere la pozione. Mi fingerò Luna per tutto il tempo che sarò qui, mi farò uccidere se il signor Lovegood non obbedirà alle vostre richieste… anche se non credo ce ne sarà bisogno; ma non cercate Luna. Lasciatela perdere - .

Lucius parve soppesare per un po’ l’idea, poi si rivolse di nuovo a lei.

- E sia - , decise. – Draco, falle bere la pozione e portala giù –

- Con piacere - , disse il ragazzo avanzando verso Ginny e afferrandola per il mantello. Dopo essersi assicurato che avesse bevuto dalla sua fiaschetta e gli avesse consegnato la bacchetta, la sbatté con violenza sul muro della segreta, guardandola con il più grande disprezzo. – Nessuno può osare minacciare un Malfoy! - .

 

Era passata una settimana da quando Ginny, sotto le sembianze di Luna, era stata imprigionata a Villa Malfoy. Il suo compagno di cella, il fabbricante di bacchette Olivander, aveva provato a rivolgerle la parola qualche volta e lei gli aveva risposto, fino a quando l’uomo non aveva cominciato ad avere qualche sospetto nei suoi confronti.

Dopo cinque giorni dal suo arrivo le aveva chiesto: - Sei veramente chi dici di essere? - .

I problemi avevano cominciato a sorgere quando Olivander, vedendo che la ragazza beveva sempre dalla sua fiaschetta, l’aveva pregata di lasciar prendere un sorso d’acqua anche a lui e Ginny, preoccupata, aveva detto di non poter assecondare la sua richiesta: non aveva tenuto in conto di dover condividere con qualcuno la prigionia. Durante la notte si trovava inoltre costretta a rifugiarsi nell’angolo più buio della stanza per evitare che Olivander la scoprisse nelle sue vere sembianze; tuttavia non c’era pericolo che dormisse oltre il tempo massimo della durata della pozione, proprio a causa del suo stato di allerta. Doveva risolvere quella situazione.

L’occasione si presentò quando, al termine di quella prima settimana nella casa, Draco aveva portato loro la razione di cibo. Decisa, Ginny lo aveva afferrato per un braccio impedendogli di scappare: Olivander non avrebbe fatto caso a loro, troppo impegnato a divorare la sua parte nel fondo della cella.

- Cosa vuoi, Weasley? - , sussurrò Draco a denti stretti. – Lasciami andare! –

- Spiacente, Malfoy: prima dovrai ascoltarmi. Olivander ha qualche dubbio sulla mia identità, mi vede prendere la pozione, crede sia acqua e vorrebbe berla… -

- E questo dovrebbe interessarmi? Sbrigatela da sola! - . Il ragazzo tentò di chiudere la porta, ma Ginny mise in mezzo il suo piede.

- Senti - , continuò, tentando di trattenere un urlo di dolore. – Olivander mi ha detto che Tu-Sai-Chi l’ha interrogato un po’ di volte. Se dovesse farlo di nuovo… e Olivander sapesse la verità… credo il tuo Signore sappia essere molto persuasivo, e il mio compagno potrebbe lasciarsi… sfuggire… che Luna Lovegood non è qui… - .

Draco impallidì alla fioca luce del sotterraneo. – Quindi? - . Ginny notò con sollievo che era disposto a trattare. – Cosa dovrei fare? –

- Quello che vuoi, ma tirami fuori di qui! Portami in un’altra stanza, dove ti pare… sbrigati, sta guardando da questa parte! - .

Il ragazzo spinse Ginny fuori dalla cella e lanciò un ultimo sguardo ad Olivander. – La Lovegood viene con me! Così imparerà a lamentarsi della stanza troppo umida! - . La costrinse a camminare davanti a lui, sottotiro della sua bacchetta, e a salire le scale fino alla sua stanza. – Aspettami qui - , le disse poi. – Spiego a mio padre la situazione e tentiamo di trovarti un’altra sistemazione. Nel frattempo… Incarceramus! - .

Delle funi strinsero tutto il corpo di Ginny, impedendole di muoversi.

- Sì, Weasley - , commentò Draco con un sorriso soddisfatto. – Io posso fare magie fuori dalla scuola: il Ministero non verrà certo a cercare un’infrazione di magia minorile nel quartier generale dei Mangiamorte - .

Chiuse la porta a chiave per una maggiore sicurezza, lasciando Ginny da sola. La ragazza riusciva a muovere solamente la testa, così si guardò intorno. La stanza di Draco non era come se l’era immaginata: una patina di polvere ricopriva tutti i mobili, come se non fosse tornato nessuno per le vacanze di Natale. Un grosso letto a baldacchino prendeva una gran parte della stanza, quella che non era coperta da un largo tappeto verde. Le tende, che coprivano la visuale del paesaggio esterno, erano di un velluto dello stesso colore. In un angolo stava il baule di Draco, aperto e ancora pieno di vestiti, mentre un’anta aperta dell’enorme armadio di mogano rivelava che non c’era dentro niente. Non c’erano quadri; mentre salivano ne aveva visti molti lungo i corridoi, tutti i loro occupanti addormentati: doveva essere tardi, aveva perso la nozione del tempo chiusa in quella segreta buia e silenziosa.

Dopo parecchi minuti Draco riapparve nella stanza, sempre infuriato, ma più tranquillo di prima. Rimase inizialmente sorpreso trovandosi di fronte, tra le catene, il corpo di Ginny e non quello di Luna: l’effetto della pozione era momentaneamente finito.

- Abbiamo trovato un accordo - , dichiarò infine, solcando la stanza con la bacchetta in mano. – A Olivander, in caso dovesse fare domande, diremmo che per la tua insolenza ti abbiamo mandato in una cella peggiore, dall’altra parte della casa; così, se il Signore Oscuro dovesse interrogarlo di nuovo, saprebbe che fine hai fatto. Non ha voluto neanche vederti quando è venuto qui questa settimana, gli è bastato vedere che Lovegood aveva cambiato linea editoriale per capire l’esito del rapimento. In ogni caso, dovevamo portarti da qualche parte e mio padre mi ha suggerito una buona idea - . I suoi occhi scintillarono mentre sul volto compariva il suo solito ghigno. – Abbiamo perso un elfo domestico anni fa, a causa del tuo amato Potter, che sarà contento di sapere che la sua fidanzatina prenderà il suo posto. Non ti metteremo in cucina, potresti  avvelenarci; inoltre preferisco tenerti sotto controllo… e non possiamo neanche lasciarti andare in giro, gli altri Mangiamorte potrebbero vederti e decidere anche di divertirsi con te: non che tenga alla tua salute, Weasley, ma potrebbero stare in tua compagnia anche troppo tempo e scoprire il nostro segreto; quindi resterai qui, nella mia stanza, a fare le pulizie e ad obbedire ad ogni mio ordine, Potrai dormire in quell’angolo  - , e indicò una zona sorprendentemente polverosa tra l’armadio e il muro. – Riceverai le stesse razioni di cibo di prima - . Con un incantesimo la liberò dalle catene. – Ti sta bene? - .

Ginny annuì, seria, massaggiandosi i polsi.

- Te l’avrei fatto andare bene lo stesso. Oggi hai sprecato la tua cena, quindi non c’è niente per te, ma puoi cominciare a pulire: i miei vestiti andrebbero al loro posto. Toccali con la punta delle dita, non vorrei che li infettassi - , concluse lasciandosi cadere sul letto.

 

Ginny aveva ardentemente aspettato la fine delle vacanze di Natale per il ritorno di Draco ad Hogwarts, ma non perché non si trovasse bene: al contrario, stava meglio che nella cella in cui era stata rinchiusa all’inizio, si sentiva più al caldo e il posto in cui dormiva era certamente più comodo; sapeva che, quando il ragazzo se ne fosse andato, avrebbe dovuto trovarsi un’altra sistemazione, sicuramente peggiore di quella attuale. In realtà ciò per cui bramava tanto il giorno del rientro era Draco stesso: il ruolo che le aveva affibbiato non era pesante, ma non sopportava che il suo “padrone” stesse lì, steso sul letto, a guardarla fare le pulizie e a sporcare apposta ogni cosa si trovasse vicino godendo della sua situazione di “Weasley-finalmente-schiava”, come la chiamava lui; in quei momenti avrebbe appoggiato totalmente e finanziato con tutti i suoi risparmi il C.R.E.P.A. di Hermione.

Tuttavia dovette sopportare un’amara illusione. Il giorno prima della partenza aveva ascoltato il litigio tra il ragazzo e suo padre nel corridoio fuori dalla stanza di Draco: Lucius insisteva perché tornasse a scuola, ma il figlio non ne aveva la minima intenzione.

- A che serve tornare ad Hogwarts? Al Signore Oscuro non interessa la nostra istruzione, ma solo quanto gli siamo devoti! –

- Non importa! Potrebbe… potremmo trovarci in una situazione per cui… i tuoi voti sarebbero più importanti… -

- Che significa? - , chiese Draco, e Ginny non poté non notare il tono spaventato e allo stesso tempo speranzoso della sua voce. – Stasera dovevate… -

- E dobbiamo, Draco! Però… -

- Vuoi dire che c’è qualche possibilità che il Signore Oscuro sia… -

- Basta, chiudiamola qua! - , concluse Lucius, come se temesse che qualcuno potesse sentirli. – Fa’ come vuoi; sarà anche meglio, pensandoci bene, che tu resti qui, almeno non dovremo trovare un altro guardiano per la tua prigioniera. Ora… ora è meglio che vada, mi stanno aspettando –

- Ma non hai una bacchetta –

- Non vogliono lasciarmi qui, hanno paura che faccia scherzi. Hanno deciso di lasciare solo te a controllare i prigionieri; c’è anche Codaliscia, ma rimarrà davanti alla cella di Olivander. Ci vediamo dopo –

- Padre… buona fortuna - .

Draco rientrò in camera a testa bassa, ma Ginny fece finta di non vederlo.

- Non hai preso la pozione - , le fece notare lui.

- Non ne ho molta, preferisco tenerla per quando ci sarà la possibilità che qualcuno mi veda; e, a quanto pare, stanno uscendo tutti… -

- Hai origliato? - .

Ginny si immobilizzò, lo straccio in mano. – Era impossibile non sentirvi, stavate urlando - , tentò di giustificarsi. – Da chi stanno andando? Sono in tanti… -

- Non lo so e non te lo direi - , rispose evasivo Draco, sedendosi sul letto. Con la coda dell’occhio Ginny notò che era furioso; sperò ardentemente che non sfogasse la sua rabbia su di lei, ma il ragazzo si limitò a guardarla lavorare con la mente da un’altra parte. Dopo dieci minuti, però, cominciò a scrutarla con aria interessata: osservò i suoi lunghi capelli rossi ricaderle sulle spalle, illuminati dal fuoco che scoppiettava nel camino vicino. Non l’aveva mai osservata bene, dopotutto era una bella ragazza… Un sorriso maligno gli attraversò il volto.

- Weasley –

- Che c’è? –

- Il mio letto non è rifatto bene, vieni a togliere le pieghe - .

Ginny si avvicinò, con la gran voglia di fargli notare che era normale che fosse così standoci seduto sopra; tuttavia rimase in silenzio e mise le mani sulle coperte per togliere ogni piega. Non fece in tempo a fare altro: Draco le aveva afferrato velocemente i polsi e l’aveva sdraiata sotto di sé. Ginny restò senza parole dalla spavento; ma alla fine parlò, ferma.

- Che vorresti fare, Malfoy? Così lo metti in disordine ancora di più –

- Weasley… - . La mano di Draco scivolò lentamente sulla guancia di Ginny, fino al collo. La ragazza rabbrividì: non era da lui. – La mia elfa domestica… Mia, appunto. In ogni parte –

- Che cavolo stai dicendo? - . Stava cominciando ad aver paura. – Lasciami andare! –

- Dov’è finito il famoso coraggio Grifondoro? - , rise Draco, stringendola più forte. – Ci sono delle cose che mi sono dimenticato di spiegarti, Weasley… le mansioni extra che dovresti avere… -

- Le aveva anche Dobby? –

- No, sono tutte per te… - .

Ginny non riusciva a muoversi, era completamente sotto il controllo del ragazzo. Draco sembrava divertirsi di quella situazione: sghignazzò, avvicinando la propria bocca all’orecchio di Ginny.

- Fa’ tutto quello che ti dico e non ci saranno problemi… - , sussurrò, mordicchiandoglielo.

La ragazza sentì un brivido; voleva reagire, ma non sapeva come fare. Draco continuava a strusciarsi su di lei, che stava cominciando a perdere la cognizione di quello che stava accadendo. La situazione era troppo strana, non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da lui: sapeva che avrebbe volentieri torturato i suoi nemici, ma non le sembrava possibile quello che aveva intenzione di fare. Perché, si disse, lei lo sapeva bene, Draco non poteva nutrire attrazione nei suoi confronti… si trattava di altro.

Era talmente stupita da quell’atteggiamento che non si accorse che le sue mani non stringevano più i suoi polsi: se ne rese conto solamente quando sentì che si stavano infilando sotto la sua veste sporca, alla ricerca dei suoi seni…

Con una forza a lei sconosciuta spinse via Draco, alzandosi a sedere con i gomiti poggiati sulle coperte.

- Che diavolo avevi intenzione di fare? - , gridò, furente.

- Solo divertirmi un po’ - , rispose lui senza scomporsi, salendo sul letto accanto a lei. – Dai, è da tempo che condividiamo questa stanza… è normale che un po’ di voglia mi sia venuta… -

- Allontanati! –

- Mi dispiace, sono io a dettare le regole del gioco - , ghignò puntandole addosso la bacchetta. – Ti avevo detto di fare quello che ti dicevo - .

Si avvicinò al suo volto e la baciò, violento; tentò di far passare la lingua tra le sue labbra, ma lei teneva la bocca serrata, disgustata. Solo quando lui le puntò la bacchetta sulla vita si decise ad aprirla. Non lo fece per paura: Draco non avrebbe potuto farle più male di Bellatrix, e lei, facendo lo scambio con Luna, sapeva a cosa sarebbe potuta andare incontro; qualcosa dentro di lei la spinse ad ubbidire, come se in quel momento il bacio di Draco avesse potuto finalmente darle nuovo ossigeno, una spinta a resistere. Quando, però, il ragazzo tentò di far scivolare una mano sotto la sua vita, tra le gambe, Ginny si risvegliò nuovamente come da un sogno e tentò debolmente di cacciarlo via.

Draco la guardò per qualche momento, stupito, ma non sembrava che lo fosse per l’atteggiamento di lei. Riacquistò presto il suo autocontrollo e decise di provocarla.

- Beh, Weasley, non ti va? Verginella? - , ridacchiò sdraiandosi e tenendola sopra di sé. – Mai combinato niente con Potter? Il caro Potter, che ora stai tradendo… -

- Non stiamo insieme! - , urlò lei, ma c’era agitazione nella sua voce.

- Meglio così. Non ti seccherà allora pensarlo da qualche parte con quella Mezzosangue della Granger - .

Ginny deglutì. – Non è vero… non sono insieme… -

- Tu che ne sai? Hai idea di dove si trovi Potter? Dicono che tuo fratello è a casa malato, ma la Granger è scomparsa… sarà davvero scappata tra i Babbani? Io dico di no, Weasley. E sai perché? Non lascerebbe mai solo Potter… -

- Non dire cavolate, Malfoy! –

- Perché tu non sei con lui? Perché avrebbe deciso di portarsi dietro lei invece che te? E perché tu non hai idea di dove sia? Certo, la Granger sarà pure una brava strega, potrebbe rivelarsi utile… mi sorge quasi il dubbio, però, che se ha scelto lei invece di te ci dev’essere un motivo più profondo - .

Aveva fatto centro, pensò; a quanto sembrava, aveva avuto anche lei qualche incertezza a proposito.

Ginny non trovava parole per reagire. Il suo cervello ruotava vorticosamente, come a giustificare le decisioni di Harry. Le aveva detto che dovevano dividersi, che tutte le persone accanto a lui rischiavano la vita… allora perché era fuggito con Ron e Hermione? Non erano come fratelli per lui? O forse, e mentre lo pensava sentì un pugno nello stomaco, aveva solo cercato una scusa per lasciarla… e aveva ricambiato il bacio di quell’estate solo perché voleva divertirsi con lei… forse lei era solo una persona con cui divertirsi, e sia Harry che Draco l’avevano capito…

- Spogliami - , disse Draco, con fermezza.

E allora così sarebbe stato.

Si abbassò verso le gambe del ragazzo, aprendogli i pantaloni come se non avesse mai voluto altro. Draco la fissò, sorpreso da quel cambiamento, poi le afferrò la testa per i capelli e la sollevò. Il volto di Ginny era completamente sommerso dalle lacrime; iniziò a singhiozzare, senza trovare modo di fermarsi. Draco non sapeva cosa dire: avrebbe voluto placarla, anche se non c’era il rischio che qualcuno la sentisse; voleva farla smettere perché non sopportava di vederla in quello stato.

- Weasley… - , tentennò. Guardò la ragazza, poi la grande finestra, e infine decise. – Tieni - , si alzò e le lanciò un mantello da viaggio. – Non c’è nessuno in giro, puoi andare – .

Ginny smise improvvisamente di piangere. – Cosa… perché… -

- VAI! - , urlò Draco.

La ragazza sapeva che non avrebbe dovuto farlo, sapeva che l’avrebbe messo nei guai, ma in quel momento Draco le apparve talmente furioso che seguì le sue parole. Si gettò sulle spalle il mantello e corse via, attraverso i corridoi, evitando di passare vicino al luogo in cui si trovava Codaliscia. Corse e continuò a correre, nonostante non avesse più fiato, e uscì dal cancello della villa.

Draco era rimasto in piedi davanti al letto, in silenzio, profondamente scosso. Era in una brutta situazione, non aveva idea del perché l’avesse incitata a scappare; sapeva solo che non avrebbe mai più voluto vederla così triste.

Si mosse e urtò qualcosa a terra. Abbassandosi vide che si trattava della fiaschetta piena di pozione; con un sorriso amareggiato, pensò che non le sarebbe più servita, non avrebbe nemmeno incontrato nessuno lungo la strada. E certo non avrebbero potuto riconoscerla i…

Si bloccò, sentendo un vuoto al petto.

I Dissennatori.

Si lanciò fuori dalla stanza senza mettersi addosso niente per coprirsi dal freddo invernale. Corse come Ginny per le scale, più velocemente che poteva, stringendo forte la bacchetta come sua ultima possibilità.

Fa’ che non se ne siamo accorti, pregò. Fa’ che non sia ancora uscita...

Ginny si voltò per un momento a guardare Villa Malfoy. Era così immensa e cupa, ma non doveva essere sempre stata così: in quel posto avrebbero potuto abitare persone migliori… Improvvisamente un gelo calò intorno a lei, un gelo diverso da quello di una notte d’inverno. E realizzò: era stata così stupida a non pensarci…

Il cielo si oscurò, la luna e le stelle scomparvero, mentre verso di lei scivolavano due figure terribili. Mise istintivamente la mano in tasca, in cerca della bacchetta, ma si rese conto che non ce l’aveva da settimane. Si portò allora le braccia davanti al volto, sperando disperatamente che i Mangiamorte tornassero in quel momento: l’avrebbero uccisa, ma sarebbe stato meglio che perdere l’anima… Li sentì avvicinarsi, avvertì che stava per finire tutto, che niente sarebbe stato più come prima… vide Harry al funerale di Silente, ascoltò di nuovo le sue parole, la stava lasciando… e ora era con Hermione… ma cosa importava, poi? Presto sarebbe finito tutto, pensò abbassando le mani…

- Expecto Patronum ! - .

Un serpente d’argento scivolò nella notte, verso il Dissennatore più vicino a Ginny, un secondo prima che le desse il Bacio; poi si lanciò contro l’altro, allontanando anche lui. La notte tornò immediatamente più chiara, sotto la luce degli astri.

Ginny non riusciva a pensare, si rese solo conto che qualcuno si stava inginocchiando accanto a lei.

- Mi senti? Stai bene? – , chiese una voce familiare, allarmata.

La ragazza non capiva chi fosse, ma si sentì al sicuro quando due braccia la sollevarono da terra per riportarla dentro la villa.

 

Qualcosa in lui si trasformò:

era sgarbato, un po’ volgare, ora no;

è timido, piacevole,

non mi ero accorta che ora è incantevole.

 

Ginny aprì gli occhi qualche ora dopo e la prima cosa che vide furono delle tende di seta verdi che la circondavano. Tentando di mettere bene a fuoco, si rese conto di essere nel letto di Draco, al caldo sotto le coperte. Accanto al camino acceso c’era il ragazzo biondo, che giocherellava con la bacchetta cambiando forma alle fiamme. Da fuori arrivavano delle voci: i Mangiamorte dovevano essere tornati.

Ginny si mosse per vedere che ore fossero e Draco la sentì.

- Buongiorno - , le disse calmo, come se quella fosse una situazione quotidiana. – Come ti senti? - .

Ci volle un po’ perché la ragazza si ricordasse cosa fosse successo: si portò le mani alla bocca quando si ricordò del Bacio del Dissennatore che aveva quasi ricevuto… e arrossì ripensando al bacio che aveva ricevuto.

- Come mai mi hai salvata? - , chiese, sospettosa.

- E io che mi aspettavo un: “Grazie, Lord Malfoy, per avermi tolto dalle grinfie di quegli orribili mostri! Sarò per sempre sua schiava!” - , scherzò Draco. – Evidentemente ho preteso troppo da una Weasley –

- Mi hai salvata - , ripetè Ginny. – Che cosa ci ricavi? - .

Draco alzò le spalle. – Avrebbero scoperto che non eri la Lovegood. Ti senti meglio? - , le chiese di nuovo.

- Sì… sto bene –

- Mi fa piacere. Ora scendi da quel letto e torna nel tuo angoletto, ho sonno - .

Ginny sospirò: aveva azzardato troppo a pensare che il ragazzo le avesse chiesto come stava per puro interesse nei suoi confronti. Scostò le lenzuola e si avvicinò a piedi scalzi all’armadio. Quando si fu sdraiata a terra si accorse che Draco le stava appoggiando sulla schiena una coperta.

- Meglio non rischiare - , si limitò a dirle.

Stupefatta, Ginny si strinse nella coperta cercando di raccogliere tutto il calore possibile. Rimase in silenzio per qualche momento, poi chiese: - Ehi, Malfoy, non ti sarai approfittato di me mentre ero svenuta? –

- Scherzi, Weasley? Mi diverto di più quando sei sveglia - .

Da quel momento qualcosa cambiò.

 

Lo sguardo suo su me posò,

sfiorò la zampa, ma paura non provò.

Son certo che mi sono illuso:

lei non mi aveva mai guardato con quel viso.

 

I giorni diventarono più leggeri per Ginny a Villa Malfoy. Draco aveva smesso di lasciare vestiti in giro e sporcare ogni oggetto che toccava per costringerla ad avere più lavoro e le aveva anche dato il permesso di leggere alcuni dei libri della biblioteca di casa. Vestita con un abito ormai lurido che non poteva lavare non avendo altro da mettersi addosso, era strano vederla seduta davanti al camino a sfogliare un pesante volume dalla copertina pregiata; ogni tanto Draco faceva capolino da sopra le sue spalle per accompagnarla nella lettura, scostandole i capelli per vedere meglio. La fiaschetta con la pozione giaceva nell’angolo in cui dormiva Ginny, senza essere usata da tempo: nessuno passava mai in quella parte di casa e, in ogni caso, non avrebbe mai avuto il pensiero di entrare a vedere la stanza di Draco.

I due ragazzi continuavano a litigare come prima, ma erano entrambi felici di poter parlare con qualcuno, nel caso di Ginny, e con qualcuno che non fosse un Mangiamorte, nel caso di Draco. Tuttavia si stavano rendendo conto di uno strano sentimento che cominciava a crescere in loro e che non riuscivano a ricacciare indietro: per Draco, che doveva farsi vedere in casa ogni tanto, avrebbe potuto costituire un problema, ma suo padre era profondamente convinto che la strana euforia del figlio fosse dovuta a terribili torture fatte alla sua prigioniera e ne era felice; a dire la verità, sia lui che sua moglie erano felici semplicemente nel vedere che loro figlio non si andava disfacendo giorno per giorno come loro.

Una sera Draco si presentò in camera con un fagotto verde avvolto tra le braccia. Ginny osservò curiosa il suo viso soddisfatto mentre si avvicinava.

- Guarda un po’ - , le disse, mostrandole quello che portava: un lungo abito antico ricadde davanti a lui, lasciando la ragazza senza parole.

- E’ stupendo! - , dichiarò infine, facendoselo passare delicatamente tra le dita.

- Era di mia madre, si era dimenticata di averlo; non credo neanche che le stia, ora… Beh, mettitelo –

- Cosa? - , chiese Ginny, ancora più stupita.

- Non mi piace lo straccio che indossi, dovresti cambiarti ogni tanto. Rischi di diventare ancora più orrenda e ciò non si addice a casa mia –

- Grazie del complimento, Malfoy. Per ora accetterò solo quello –

- Fa’ come ti pare. Lo lascio qui, sul letto… decidi tu cosa farci - .

Entrò in bagno e Ginny rimase sola a contemplare l’abito. Ma sì, pensò dopo un po’, si potrebbe anche fare…

Quando Draco fece ritorno nella stanza trovò Ginny con il lungo vestito indosso: si rese conto solo in quel momento di quanto meravigliosamente rossi fossero i suoi capelli. Scosse la testa come per ritrovare il senno: quali meravigliosi? Erano il segno dei Weasley!

- Sembri meno orrida, avevo ragione. Non sciuparlo troppo –

- Non preoccuparti, non lo indosserò molto… non voglio sentirmi una Malfoy - .

Draco sghignazzò e afferrò la mano di Ginny. – Vuoi ballare? - , le chiese in tono seducente.

- Si potrebbe anche fare - .

Danzarono per qualche minuto, inizialmente tentando di dimostrare entrambi quanto fossero superiori all’altro, ma poi qualcosa cambiò: cominciarono a muoversi più lentamente, senza andare a ritmo di valzer, guardandosi concentrati negli occhi. Non riuscivano a vedere altro.

Poi qualcosa si risvegliò in Draco: lasciò andare la ragazza e si voltò, dandole le spalle.

- Bene, il regalo ti è piaciuto. Ora toglitelo e andiamo a dormire –

- Malfoy - .

Draco era pronto a tutto, a qualsiasi cosa fosse avvenuta intorno a lui, alle grida del padre di scappare in caso di pericolo, a nascondere la sua prigioniera se fosse arrivato qualcuno, ma non a quello: la mano di Ginny si era poggiata sulla sua schiena, appena sotto la spalla, e aspettava. Si voltò, lo sguardo spaventato; Ginny non gli disse niente, lasciò semplicemente che la sua mano si spostasse sul viso di Draco, che socchiuse gli occhi, sognante. Dopo un istante la prese nella sua, poggiandoci delicatamente le labbra, e poi strinse Ginny tra le sue braccia.

Voleva stare con lei.

 

Tu non sei l’ideale,

non ti avrei sognato accanto a me,

ma ora sei reale,

hai qualcosa che non ho mai visto prima in te.

 

E così era cominciata la loro storia, nascosti da tutti come sempre, ma ora sembrava in qualche modo che dovessero stare più attenti. Non si lasciavano mai andare troppo, cercavano di essere più cauti possibile, ma ogni sguardo tra di loro avrebbe potuto svelare tutto il loro affetto. Draco era dimagrito a vista d’occhio, ma non appariva sciupato: portava a Ginny metà del suo pasto, non voleva più affamarla. Il suo ghigno stava cominciando a diventare più simile a un sorriso, anche se in ogni atteggiamento manteneva la superbia e l’orgoglio dei Malfoy; Ginny, dal canto suo, non sembrava cambiata con il ragazzo, lo punzecchiava come sempre. Se qualcuno li avesse visti in quel periodo, avrebbe detto che non era cambiato niente da quando frequentavano insieme Hogwarts; ma sarebbe bastato uno sguardo in quei momenti d’amore tra i due a fargli completamente cambiare idea. Sembrava vivessero l’una per l’altro, non c’era niente fuori da quelle quattro pareti in cui erano nati e crescevano i loro sentimenti.

La sera di Pasqua erano rimasti alzati più del solito, a chiacchierare e insultarsi a vicenda. Ginny si era presa il raffreddore e continuava a starnutire; il pavimento era troppo freddo per lei in quella situazione, così Draco, dopo aver riflettuto un po’, si decise a parlare.

- Weasley, non riesco a dormire se continui a tossire così! –

- Non posso farci niente! –

- Sì che puoi: vieni qui –

- Cosa? - , chiese Ginny dopo qualche secondo di silenzio.

- Dormi con me, che ti costa? Una notte sola –

- Prometti che non ti approfitterai di me? –

- Proprio non vuoi accettare che sono un bravo ragazzo? Ormai dovresti averlo capito - .

Ginny restò immobile per un po’, poi si alzò e raggiunse il ragazzo nel letto.

- Così va meglio, Weasley. Hai freddo? –

- No - .

Gli dava la schiena, rannicchiata in un angolo; Draco la circondò con un braccio e la strinse forte. La ragazza sentì un calore immenso salirle dal profondo fino al petto. Si voltò e lo baciò.

- Cos’è, cominci a prendere iniziativa, Weasley? – , rise Draco.

Ginny si lasciò cullare tra le sue braccia, mentre cominciava a sognare: si trovavano nel Lago Nero, davanti alla scuola, e non c’era nessuna dittatura in corso; erano solo due ragazzi che si erano scoperti innamorati, non c’era niente che potesse ostacolarli, nessun legame familiare, nessun ideale… era soli, soli e insieme… si gettavano nell’acqua, ridevano… Draco la sgridava perché rimaneva sott’acqua e gli metteva paura, poi lei riemergeva con un salto e gli appoggiava le mani sui capelli, baciandolo sulla fronte… e lui le diceva qualcosa…

Non sapeva se stesse ancora sognando o se fosse la realtà: sentì Draco scostarle i capelli rosso fuoco e sussurrarle all’orecchio: – Ti voglio bene - .

 

Quello che accade è una grande novità.

 

Ma non poteva durare molto.

Il giorno seguente Draco scese per il pranzo e quando tornò teneva tra le mani un giornale; Ginny, che stava facendo il letto, scoccò uno sguardo interessato all’oggetto portato dal ragazzo.

- E’ La Gazzetta del Profeta - , constatò.

- Sì, la stava leggendo mio padre - .

Ginny si torse le mani, nervosa: sembrava che lottasse con se stessa per prendere una decisione.

- Mi fai dare un’occhiata? - .

Draco la guardò sospettoso.

- Voglio… voglio vedere se c’è scritto qualcosa sulla mia famiglia - , continuò lei, esitante.

- Se ti interessa sta bene, non si parla di loro –

- E qualcuno… qualcuno è stato catturato? –

- No - , rispose Draco e la sua espressione divenne più dura. – Nessuno ha fatto una brutta fine. Per ora - .

Ginny si lasciò cadere su una sedia. – Malfoy… non dovrei essere qui –

- Cosa vorresti dire? –

- Gli altri sono fuori che combattono e io me la spasso con te! Non è quello che dovrei fare –

- Ti sei sostituita alla Lovegood! –

- Ma non sto soffrendo! Non sto facendo niente di utile! –

- Stai facendo molto di utile per me! –

- Ma non basta - . Ginny era ferma, risoluta. – Non posso restare qui, devo… devo… - .

Ma una voce li interruppe.

- DRACO! Scendi, corri! - .

Il ragazzo sospirò e si affacciò alla porta della sua stanza. Vide sua madre che, affannata, lo guardava da sotto le scale.

- L’hanno catturato, Draco! Hanno catturato Harry Potter! - .

Draco sentì il sangue gelare. Era qui.

- Porta la ragazzina da Olivander, se è davvero Potter il Signore Oscuro potrebbe scendere dagli altri prigionieri! Muoviti! - .

Si voltò verso Ginny e la vide al centro della stanza, immobile, gli occhi sgranati privi di luce.

- L’hanno catturato - , ripetè, come se dirlo potesse rendere meno acuto il dolore. – Li hanno presi –

- Bevi la pozione, presto! - .

La ragazza continuò a guardarlo.

- Senti - , disse lui chiudendo la porta e prendendola per un braccio. – Dobbiamo muoverci. Qua dietro c’è una scorciatoia che porta ai sotterranei, ci metterai poco, puoi berla lungo la strada… ma ora ascoltami. Vattene –

- Andarmene? –

- Tenterò di salvare i tuoi amici, non importa quanto mi costi: questo significherebbe una via d’uscita per te. Puoi scappare con loro, tornare alla vita di prima e fare tutte quelle cose che dicevi –

- Ma io… non posso… io… -

- Ginny - . La sua voce tremò pronunciando per la prima volta quel nome. Si tolse una scarpa e sfilò un calzino, mettendoglielo in mano. – Dobby è stato liberato con questo, ora tocca a te. E’ un simbolo della tua nuova condizione. Sei libera –

- Non posso, non posso lasciarti! –

- DEVI! Ascoltami… non possiamo stare insieme, lo sai. Questi mesi con te sono stati stupendi, mi sono sentito reale, però là sotto c’è qualcun altro. Guardami, Ginny: io non sono il principe azzurro, io sono la bestia. Non potrò mai cambiare. Ti prego… - . La sua voce stava diventando una supplica. – Accetta questo calzino. Scappa. Non farti più vedere - .

Avevano raggiunto la porta della cella di Olivander. Ginny guardava Draco, senza trovare parole abbastanza giuste da dirgli. Strinse il calzino nella sua mano.

- Mi mancherai - , disse infine Draco, facendo scorrere i lunghi capelli rossi tra le sue dita. Improvvisamente la prese con forza dietro la nuca e la costrinse a baciarlo; Ginny ricambiò, con tutta la passione che riuscì a trovare. Quando la lasciò andare si rese conto di non avere lacrime da piangere: sapeva che non sarebbe finita così.

- Prendi la pozione ed entra: chiudo la stanza da fuori con la bacchetta –

- Grazie - , mormorò Ginny guardando per l’ultima volta il suo sorriso malinconico. Bevve dalla fiaschetta.

 

- Stupeficium!

- Crucio!

- Expelliarmus! - .

Una pioggia di incantesimi cadeva tra le pareti di Hogwarts il 2 maggio 1998. Ginny Weasley, accanto a Neville Paciock e Colin Canon, combatteva contro i Carrow al terzo piano. I due ragazzi avevano sotto controllo Amycus, ma Alecto era riuscita a trascinare da parte Ginny, costringendola a battersi da sola. Con il fiatone, la ragazza rispondeva a ogni colpo della Mangiamorte, che riusciva a stento a tenerle testa. Ginny indietreggiò per sfuggire a una Maledizione Cruciatus, ma inciampò e cadde a terra.

- Expelliarmus! Bene, Weasley! - , rise soddisfatta Alecto. – E’ arrivato il momento della resa dei conti - . Alzò la bacchetta, pronta a colpire. – Avada… -

- Stupeficium! - .

Una luce rossa colpì la Mangiamorte, che cadde a terra, priva di sensi. Ginny si guardò intorno: una mano le tendeva la sua bacchetta; sorrise, guardando il profilo che le si stagliava di fronte.

- Malfoy - .

Draco le rivolse un ghigno. – Ma bene, non sai fare niente senza di me… - .

La ragazza prese la bacchetta e si rialzò. – E’ stato solo un caso, so cavarmela benissimo… -

- Immagino - .

Si guardarono per qualche momento, imbarazzati, poi Draco riprese: - Beh, devi andare ad aiutare i tuoi ed io i miei: è il nostro destino - .

Ginny abbassò lo sguardo. – Sì, hai ragione –

- Ci vediamo, Weasley –

- Ci vediamo… Malfoy - .

La ragazza si stava allontanando quando sentì di nuovo la sua voce.

- WEASLEY! Dimenticavo… tenta di tenerti fuori dai guai: ho bisogno di parlarti, dopo - .

 

C’è una bestia che s’addormenterà

ogni volta che, bella come sei, le sorriderai.

QUARTA CLASSIFICATA: “Beauty and the Beast” di MedusaNoir

Grammatica e sintassi: 6/10
Stile: 7/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 18,5/20
Gradimento personale: 4,5/5
Attinenza al pacchetto: 10/10

TOT: 56/ 65

Il punteggio si è abbassato notevolmente a causa dei numerosi errori di distrazioni (se vuoi ti mando la storia corretta per farteli vedere) di cui la storia è tappezzata, nulla che –naturalmente- un’attenta rilettura non possa sistemare.
Lo stile non è male, ma gli errori hanno influenzato la lettura, rendendolo pesante e poco piacevole. Non mi è piaciuto molto, in certi momenti, l’uso esagerato di puntini di sospensione.
Per quanto riguarda la caratterizzazione hai preso quasi il punteggio pieno. Questo perché, anche se ho trovato quella di Ginny perfetta, Draco in certi momenti non mi ha soddisfatto, forse l’hai reso un po’ troppo emotivo. Comunque non preoccuparti, perché è un personaggio molto difficile da rendere perfettamente IC, soprattutto quando si cerca di accostarlo a personaggi femminili di questo genere e, inoltre, nella maggior parte della storia rimane ben caratterizzato.
Ho apprezzato molto la tua idea di Ginny che si sostituisce a Luna a Malfoy Manor, entrando così in contatto con Draco; è innovativa e particolare, mi ha proprio colpito.
Mi dispiace che il tuo posto in classifica sia così basso, perché questa storia mi è piaciuta molto e, al di là degli errori grammaticali, l’ho trovata una lettura piacevole e originale, che consiglierei assolutamente. Inoltre, da brava appassionata ai cartoni della Walt Disney, ho adorato le due canzoni che hai inserito nel testo.
Premio Originalità: “Beauty and the Beast” di MedusaNoir
Ho deciso di darti questo premio per l’idea che hai avuto, che è geniale, non ho altro modo per definirla!
   
 
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