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Autore: winry8827    05/03/2011    3 recensioni
Salve a tutti, sono nuova di questa sezione, commentate che mi fa molto piacere sapere i vostri pareri.
Allora questa storia parla di un dottore, Tom, che si imbatte nello strano caso del piccolo Jhon, affetto da una strana malattia, che nessuno sa diagnosticare, ma che naturalmente ha un'origine soprannaturale.
[Modificato prologo e aggiunto il capitolo 12]
[Tom si innamora della madre del bambino e cercherà di sconfiggere l'entità soprannaturale che provaca il malessere del piccolo scoprando però un'amara e dura verità]
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Lo strano caso del piccolo Jhon
 



Piccolo riassunto…

Tom Beket, abile e affidabile dottore segue il caso del piccolo Jhon, un bambino affetto da strani sintomi apparentemente non collegati tra loro. Tom innamorato di Camy, la madre del suo paziente, trascorre molto tempo nella sua casa scoprendo cosa tormenta il bambino, un mostro.
Per quanto incredulo è costretto a credere alle parole del piccolo.

Dai capitoli precedenti…

Bill, dopo aver raccontato a Tom della sua disavventura con un vampiro, rivela al fratello l’identità del mostro, una Furia alla ricerca di “Giustizia” .
Ora i due fratelli Beket sono in viaggio verso la casa paterna per chiarire gli ultimi quesiti.
 
Chiarimenti
 
La pioggia continuava a scendere, cadere e procurare qual fastidioso ticchettio che infastidiva il giovane Beket. Bill era nervoso e preoccupato, una Furia Infernale non si ferma dinanzi a nessuno, prosegue nel suo scopo affinché la Giustizia sia fatta, affinché l’Inferno abbia una nuova vittima, un nuovo peccatore da punire per l’eternità.
Certamente chiunque fosse il “colpevole” avrebbe prima scontato la pena terrena per poi affrontare pene peggiori.
Perché? Si chiedeva incessantemente Bill, perché Tom non capiva?
Per quale motivo suo fratello continuava a ignorare la realtà e pur lui chiaramente gli aveva detto chi fosse quel mostro e cosa facesse.
Un dubbio iniziò a farsi strada nella mente di Bill, il quale si era accorto mentre guidava che il fratello lo osservava non incredulo, come sarebbe stato giusto, ma inconsapevole e curioso, così il professore chiese
 
“Tom tu parli l’italiano? Conosci la Divina Commedia?”
Il dottore lo osservò stranito, come poteva suo fratello dare per scontato che un medico americano conoscesse una lingua complessa come quella dell’italiano, non contemporaneo, ma del trecento.
 
“Per quale assurda ragione io, un medico, dovrei conoscere una lingua di un paese lontano, piccolo e mai visitato o studiato a scuola. Per non parlare della lingua è del trecento, cavoli nemmeno gli italiani la comprendono!”
Rispose Tom sarcastico e ironico per essere poi interrotto dal fratello

“Perché è una lingua musicale! Perché l’Italia è la patria, almeno per molti secoli lo è stata, della cultura e dell’arte, per non parlare della letteratura.
 Perché l’Italia è la patria della Pizza e dei Maccheroni, della moda e…”

“Ma che fai la guida turistica! Non mi devi vendere un viaggio!”

Lo interruppe bruscamente Tom, stanco delle divagazioni del fratello.
Bill d'altronde avrebbe continuato parlando di Pompei ed Ercolano, degli scavi che lui aveva visitato, ma Tom era un medico e non capiva la bellezza di un paese come l’Italia.

“Vuoi dirmi cosa fanno le Furie!”

Esclamò infuriato Tom, come poteva suo fratello parlare di uno Stato con la forma più strana del modo.
Bill proprio non sapeva come spiegargli la situazione, era tutto molto complicato e probabilmente il dottore non avrebbe accettato le sue spiegazioni.
Quelle stesse spiegazioni gli avrebbero causato un dolore troppo grande, così iniziò a divagare com’era solito fare ogni qual volta fosse nervoso.
Raccontò un episodio buffo accaduto poco prima della sua disavventura vampiresca.
Raccontò al fratello di come alla fontana di Trevi avesse espresso, lanciando una monetina, di vivere un’avventura ai limiti del reale, un’avventura che cambiasse la sua vita e in effetti qualche mese dopo conobbe un affascinante e intelligente vampiro.
Concluse poi dicendo

“Chi l’avrebbe mai detto che una monetina e una fontana avessero questo potere”

Serio e irremovibile aggiunse

“Non getterò mai più una monetina in una fontana. MAI!”

L’ultima parola coincise con lo spegnimento del motore, Bill era riuscito nel suo intento, era riuscito a eludere così le domande del fratello.
Il professore fermò l’auto dinanzi ad una villa vittoriana di modeste dimensioni, la casa esternamente appariva sobria e con una grande vetrata che racchiudeva una piccola serra.
La madre era un amante dei fiori e negli anni aveva costruito la sua “casetta dei fiori” come amava definirla.
Se il padre era un uomo austero e severo, la donna donava affetto per entrambi.
Lei era allegra e solare, vestita sempre con candide tinte pastello, amava i colori tenui e i fiori, ma anche i gatti, piccoli micini paffuti e fedeli, almeno la vecchietta era convita della fedeltà dei suoi felini.

Bill bussò alla porta e come immaginava, aprì la madre.
La donna visibilmente preoccupata osserva i figli, erano stanchi e spossati, erano sporchi e bagnati.
Li fece entrare e accomodare in cucina, il salotto si sarebbe sporcato e lei certamente non desiderava che ciò accadesse.
Era ormai la seconda volta che Bill si presentava nel cuore della notte e la seconda volta che eludeva le sue domande, il figlio minore era molto abile a non rispondere.
Era la seconda volta che Bill nel cuore della notte chiedeva del padre, ma adesso con lui c’era Tom e l’anziana madre era sempre più preoccupata.
Sceso il marito, gli uomini della famiglia Beket si ritirarono nello studio e la donna ancora una volta rimase esclusa dalle loro conversazioni, erano quelli i momenti in cui desiderava una figlia con la quale dividere le inutili chiacchiere femminili e con la quale complottare un piano ad opera di spia per ascoltare i discorsi dei restanti membri della famiglia.
 
Così, curiosa, si chiedeva cosa si dicessero in quella stanza
 
Entrati Bill abbracciò il padre.
Tom non riusciva a credere a ciò che vedeva, suo padre non era un uomo molto affettuoso e pure ricambiava con calore il gesto del figlio.

“In che guaio vi siete cacciati?”

Domandò Carl

“Io non ho fatto nulla, sono innocente”

Rispose istintivamente il giovane Beket insospettendo il padre, poi continuò

“Anche Tom non è colpevole, non ha fatto nulla. Il punto papà è che una Furia sta tormentando Tom e la sua nuova famiglia”

Carl incredulo, non riusciva a credere alle parole del figlio.
Tom si era creato una nuova famiglia?
Tom aveva una famiglia e lui e la moglie non sapevano nulla!
Tom era perseguitato da una Furia!
La situazione era complessa, la situazione era molto complessa.

Carl incuriosito dall’aspetto delle Belve Infernali chiese ai figli la loro descrizione, in fondo per anni aveva studiato quelle creature e aveva sempre desiderato vederle.
Le Furie erano creature antiche quanto il mondo e non potevano non destare la curiosità di uno studioso.
Naturalmente Bill rimase sorpreso da quella domanda e rispose secondo ciò che aveva visto, anche se la sua descrizione non trovava corrispondenza in alcun testo.

“Figliolo non penserai che ciò che leggi sia una verità assoluta! La fantasia umana non ha limiti e le leggende sono sempre distorte.”

“Ovviamente”

Replicò Bill incredulo, come poteva lui, un brillante docente di lettere classiche e mitologia, cadere in un simile e altrettanto banale errore, dare per scontato che tutto ciò che si legga corrisponda alla verità.
 
 
 
“Tom sai cosa sono le Furie?”

Domandò Carl osservando il figlio negli occhi cercando di capire, come in precedenza aveva già fatto Bill, la sua innocenza.

“NO! Bill ha divagato”

Il padre si fece scappare una piccola ma sonora risata, Bill era sempre lo stesso, anche i mostri non cambiavano la sua innata e sviscerata infantilità.

“Le Furie, Tom, sono mostri infernali che chiedo Giustizia là dove l’uomo, non riesce ad applicarla”

Il dottore adesso riusciva a capire, ma non completamente.
Capiva il perché dei dubbi del fratello, il perché Lei chiedesse Giustizia, adesso capiva.

“Ma per chiedere giustizia, Tom, ci deve essere un colpevole impunito e le Furie perseguitano chi è vicino all’assassino per spingerlo a confessare o per spingere chi gli è vicino a smascherarlo.
Tom pensaci bene, chi è tormentato da questi esseri infernali?”

Il dottore sentendo quelle parole sbiancò, se non fosse stato seduto, sarebbe certamente caduto, sentiva le ginocchia tremare, sentiva il cuore battere a una velocità impressionante, sentiva un braccio dolorante e aveva paura di morire d’infarto in quell’istante.
 
Lui non aveva commesso alcun omicidio.
Lui era innocente e ciò significava che era vicino a un assassino ma Jhon era solo un bambino, come poteva una piccola creatura uccidere?
Chi era la vittima? Chi era stato ucciso?
Mille domande affollavano la mente del dottore finché Bill intervenne

“Tom tu mi hai detto che il marito di Camy è morto in circostanze misteriose”
 
 
 
 
 
 
 
 




Note autrice…
Chiedo scusa per il ritardo, so di essere imperdonabile, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ho dedicato questi mesi allo studio e non potendo continuare le long ho scritto solo delle one-shot, che spero vogliate leggere.


Mi dispiace veramente tanto per questo ritardo, da oggi in poi aggiornerò una volta a settimana perché devo concludere anche un’altra long.

Ringrazio di cuore chi ha letto e continuerà a farlo ^^
Un ringraziamento speciale va a NonnaPapera che in pochi giorni ha letto questa storia.
 

  
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