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Autore: Luz_    08/03/2011    3 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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5. La felicità ha un profumo.



I giorni passavano lenti e vuoti. In realtà ne erano trascorsi solo tre da quella serata, ma per Alex era come se fosse passata l’estate, lasciando dietro di sé un vago ricordo di felicità.
Ora c’era freddo, vuoto e tristezza.
Il cellulare era l’unica presenza a fargli compagnia; gli era sempre accanto, pronto ad essere afferrato non appena fosse giunta una chiamata, di cui però non vi era ancora traccia.
Alex dondolò le gambe poggiate sul bracciolo della sedia e sospirò affranto.
Cosa avrebbe dato per poter tornare indietro nel tempo, poter cambiare il finale di quella serata, poter modificare la sua stupida, avventata indole.
Sapeva che prima o poi avrebbe pagato lo scotto di quel suo difetto, ma perché proprio con lei?
Il solo ricordare la sua espressione incredula lo portava a voler sbattere la testa contro il muro, fino a non capire più nulla; la sua assenza lo annullava già definitivamente.
Alex guardò ancora una volta il display spento del cellulare.
Lo soppesò un attimo, prima di cliccare sul tasto di ultima chiamata.
Il nome di lei comparve sullo schermo, ma non ebbe il coraggio di cliccare il tasto verde: avrebbe significato non rispettare la sua decisione.
Ma come poter sopportare un altro minuto, un’altra ora, un altro giorno di quella logorante agonia?
Per un attimo, il solo immaginare il suo modo di parlare, vispo e coinciso, la luce che attraversava i suoi occhi, lo fece sentire bene e lo tranquillizzò. Ma fu solo per un istante, poi cadde nuovamente nello sconforto più assoluto.
Si sfregò le mani contro il viso, come per cancellare i pensieri inesorabili che non cessavano di tormentarlo, poi in una frazione di secondo decise: prese la giacca, le chiavi e si chiuse la porta alle spalle.
Lo avrebbe mandato via? Gli avrebbe urlato contro per non aver rispettato la sua scelta? Alex avrebbe rischiato, ma non poteva stare immobile in compagnia dei suoi pensieri un attimo di più. Il soffiare del vento lo colpì in pieno viso e gli diede un attimo di lucidità: si, stava facendo la cosa giusta.
Camminò col capo chino e a passo rapido verso lei; l’avrebbe cercata per tutta la città se non l’avesse trovata in casa. L’importante era incontrare il verde prato dei suoi occhi, rotolarvi e ridere come un bambino con la consapevolezza che guardarli fosse la cosa più bella del mondo.
In poco tempo fu lì, davanti la villetta bianca e senza esitazione si recò sul retro, entrando dalla porta di servizio come tante altre volte aveva fatto; non era mai riuscito a comprendere come potessero avere fiducia a mantenere aperta quella porta, ma di lui non dovevano preoccuparsi.
Alex la cercò al piano inferiore, ma non vi era la presenza di nessuno, così salì le scale di legno chiaro e subito individuò la sua stanza, punto d’incontro di numerose giornate trascorse assieme.
La porta cigolò leggermente ed Alex fece un passo avanti, quando la vide.
Era sul suo letto, le ginocchia flesse ed un libro dalla copertina rossastra posato su di esse. Fu come tornare a respirare, raggiungere l’uscita di un’angusta galleria, guardare il mondo dall’alto: fu come tornare a vivere.
I suoi capelli erano raccolti in una crocchia scomposta; qualche ciuffo sfuggiva via, ricadendo sul suo viso delicato.
E gli occhi percorrevano le righe di quel libro, senza accorgersi di nient’altro, sprofondando in un mondo che solo lei, Zoe, poteva comprendere.
Non aveva udito il cigolare della porta né i leggeri passi di Alex che si avvicinava piano a lei: c’era solo quel mondo di inchiostro e carta, a cui si aggrappava per vivere diversamente, almeno per qualche istante.
Infine Alex si sedette sul letto e la foresta inesplorata che giaceva nei suoi occhi, lo guardò finalmente, con stupore, tristezza e di nuovo stupore.
“Ciao..”azzardò il ragazzo, tormentando le pieghe della coperta.
“Come sei entrato?”
“La porta di servizio. Pensavo aveste deciso finalmente di chiuderla, ma a quanto pare..”
Lo interruppe. “Perché sei qui?”
Lui abbassò lo sguardo un istante e la sua mano percorse la morbida coltre finchè non sfiorò la pelle candida della mano di Zoe, stringendola nella sua.
“Credo non ci sia altro posto in cui dovrei essere.”
Zoe lo guardò in silenzio, immergendosi in lui, scandagliando la sua anima e l’unica cosa che potè fare fu sospirare.
Si era arresa, a lui, a loro, a ciò che erano stati, a ciò che sarebbero stati. “Lo credo anche io.”
Fu un attimo e lui la trasse a sé, incastrandola nel suo petto, senza permetterle di fuggire via.
Affondò il capo nei suoi capelli ed inspirò profondamente.
“Sai, la felicità ha un profumo.”
Lei alzò lo sguardo. “Ah si?”
“Sa di te.”



Spero che questo 'momento' vi sia piaciuto <3


Camera Zoe: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/hs052.snc6/168259_491343613767_267112223767_6162673_1971731_n.jpg

   
 
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