La luce del sole filtrava tra le
nuvole grigie che ancora occupavano il cielo, riflettendosi nelle larghe
pozzanghere che coprivano le strade. La gente si muoveva svelta lungo i
marciapiedi, persa nella sue faccende quotidiane e il traffico scorreva veloce.
Magornak camminava lentamente guardandosi di continuo intorno, affascinato:
quel mondo era totalmente diverso da quello in cui era nato e vissuto. Tutta
quella luce, quei colori, quei profumi, quel movimento, il fatto di poter
andare in giro abbastanza tranquillamente, senza il pericolo di essere sbranato,
a così stretto contatto con gli altri, tutto ciò era semplicemente fantastico.
‘Non capisco come mai Vergil abbia deciso di abbandonare questo posto per la
tetra oscurità degli Inferi’si disse. ‘Io non l’avrei fatto per nessun motivo
al mondo!’. Inarcò un sopracciglio pensoso, ma lasciò perdere quasi subito quella
riflessione perché aveva da tempo rinunciato alla speranza di capire il suo
protettore. ‘Quello vive in un mondo tutto suo dove non c’è spazio per nessun
altro! Non c’è da stupirsi se preferisce la solitudine degli antri infernali’.
Il suo sguardo si fissò sulle
banconote che stringeva in mano. Vergil gli aveva detto di andare a comprare
qualcosa per pranzo, mentre lui era rimasto al locale per ristemarlo e
catalogare sommariamente i libri che avevano rubato la notte prima. Ma dove lo
si trovava da mangiare? E che ne sapeva lui di come si comprava il cibo degli
umani? Va bene, gli era stato spiegato come funzionava il sistema della valuta,
ma non era sicuro che questo bastasse. Si disse che la prima cosa da fare era
decidere cosa doveva comprare esattamente. Il problema principale era che in
quel momento il solo pensare al cibo gli faceva venire la nausea al ricordo ciò
che aveva fatto il giorno precedente. O meglio, di quello che aveva sbranato.
Non che non gli fosse piaciuto, ma il ripensarci, per qualche motivo, gli dava
il voltastomaco. ‘Sono proprio un demone di infima categoria…’ pensò
sconsolato. ‘Come dice Vergil: un caso senza la benchè minima speranza’.
All’improvviso qualcosa attirò la
sua attenzione dalla parte opposta della strada. Lui si fermò interdetto: sopra
la porta di un edificio campeggiava un’insegna al neon con la scritta “Devil
May Cry”. Il demonietto rimase a fissarla scettico. Che cavolo di nome era? E
per cosa poi? Un locale magari? ‘Valli a capire gli umani! Che nomi idioti e
soprattutto privi di senso! Io non ho mai visto un demone piangere! E ne ho
conosciuti parecchi, puoi giurarci!’.
Mentre stava ancora rimuginando sul
significato della scritta, un motorino si fermò davanti alla porta
dell’edificio misterioso, richiamando su di sé l’interesse del demonietto. Il
fattorino che lo guidava smontò con
calma e suonò il campanello. Qualcuno andò ad aprire, ma Magornak non ci fece
troppo caso perché il suo olfatto era stato catturato dall’odore che veniva
dalla scatola di plastica attaccata al retro del veivolo. Doveva esserci roba
da mangiare veramente buona lì dentro. ‘E se prendessi quella, qualunque cosa
essa sia?’.
Intanto il fattorino e l’uomo che
aveva aperto avevano cominciato a discutere.
“Mi spiace, ma io non le farò la
consegna se prima non mi paga il conto”stava dicendo il primo.
“Ehi, io ho fatto l’ordinazione! Il
tuo capo mi aveva detto che avrei potuto pagare un’altra volta!”ribattè il
secondo visibilmente irritato.
“Mi spiace, ma non mi è stato riferito nulla di simile”.
“Allora vieni dentro che chiamiamo
il tuo capo, razza di idiota!”.
I due uomini entrarono e il
demonietto ne approfittò per avvicinarsi al motorino e aprire la scatola.
Dentro ce n’era una seconda di cartone e, sotto il suo coperchio, la fonte di
quel profumino delizioso. Curioso, ne staccò un pezzo e la assaggiò constatando
che non era proprio niente male. ‘Ok, prenderò questa!’ridacchiò entusiasta,
mettendosi a contare le banconote per arrivare all’importo scritto sulla
scatola di cartone. Dopo di che prese la pizza e fece per allontanarsi.
Sfortunatamente, proprio in quel momento, gli altri due uscirono nuovamente
dall’edificio e lui si trovò a fissare due occhi blu più che famigliari. Fece
un salto all’indietro per la sorpresa e lo shock.
“Ma…ma…”balbettò incredulo. “Sono
proprio…identici!”.
“Ehi, la mia pizza!”gli gridò
Dante. “Ridammela, ragazzino!”.
Magornak, senza sapere cosa fare, si
voltò e corse via tenendo la scotola stretta al petto. Il cacciatore di demoni,
dopo un attimo di smarrimento, gli corse dietro. “Ehi, brutto stronzo! Ridammi
il mio pranzo!”.
Il fattorino rimase a guardarli
mentre si allontanavano. Poi, notando i soldi appoggiati sul sellino, decise
che lui aveva fatto la sua consegna, che era pure stato pagato e che quindi
poteva anche tornarsene alla pizzeria.
Il demonietto correva a perdifiato
lungo il marciapiede affollato, urtando con violenza la gente che gli si parava
davanti, senza però fermarsi. Sentiva dietro di sé le urla irate del mezzo
demone e le sue pesanti imprecazioni, talmente sconce che si trovò a
rimpiangere gli insulti e le minacce che Vergil gli rivolgeva. Grazie alla sua
corpuratura minuta, che gli permetteva di sgusciare più facilmente tra la
calca, riuscì a mettere una certa distanza tra loro e svoltò in una strada
secondaria per scoprire poi di essersi andato a cacciare in un vicolo cieco.
“Oh no! E adesso che
faccio?!”piagnucolò. “Per l’Inferno! Vergil mi ammazzerà!!”. Si guardò intorno
cercando una soluzione, ma non c’era via d’uscita. Poi un pensiero lo colpì.
“Sveglia, Magornak! Sei un demone alato sì o no? E allora vola!”. Sulla schiena
gli si aprirono le sue enormi ali nere, stracciando i vestiti. Lui fece una
smorfia al pensiero di quello che avrebbe detto Vergil alla vista di quel
disastro, ma in quel momento l’importante era scappare dal suo gemello! Con un
paio di battiti sorvolò le alte mura delle case, attento a non farsi vedere, ed
atterrò in una strada deserta parallela al vicolo. Appena i suoi piedi
toccarono di nuovo terra le ali sparirono e lui si rimise a correre verso il
loro quartier generale con un ghignetto vittorioso stampato sul volto.
Quando Dante raggiunse il vicolo,
qualche attimo dopo che l’inseguito aveva spiccato il volo, rimase
completamente attonito nel trovarlo vuoto. Guardò in ogni direzione alla
ricerca del ladruncolo, ma di lui non c’era traccia.
“Non ci posso credere! È sparito nel nulla!”ringhiò frustrato.“Con la mia pizza
per di più! Mi toccherà ordinarne un’altra adesso…”.
Si voltò e tornò a passo lento
verso la sua agenzia cercando di scacciare il disappunto, la mente fissa
sull’immagine di quello strano ragazzino. Due cose lo avevano colpito di lui:
quegli strani occhi viola e soprattutto le parole che aveva pronunciato prima
di scappare via. Che quel ragazzino conoscesse Vergil? Non era possibile, non
poteva avere più di undici anni! ‘Ma quindi questo vuol dire che mio fratello è
veramente…tornato?’. La domanda gli salì alla mente senza che potesse impedirlo
e questa volta non gli fu possibile scacciare il dubbio come aveva fatto il
giorno prima. ‘Perché diamine lo ha fatto? Pensavo che volesse rimanere nella
“casa di nostro padre”, tanto per usare le sue parole! Quel bastardo starà
sicuramente seguendo un altro dei suoi folli piani per ottenere il potere di
Sparda…Non vorrei che per fare ciò riaprisse del tutto le Porta per l’Inferno…E
questo non posso certo lasciarglielo fare!’. Doveva parlare a Lady di quello strano
ragazzino. Forse avrebbe dovuto anche cercare di trovare suo fratello, sebbene
l’idea non lo entusiasmasse per nulla. Vergil. Era probabilmente di nuovo sulla
Terra. Dopo dieci anni, dieci maledetti, lunghi anni. Chissà se era cambiato,
chissà se anche questa volta avrebbero dovuto quasi ammazzarsi a vicenda. Molto
probabilmente sì.
Varcò a grandi passi la soglia
della sua agenzia, prese il cellulare dall scrivania, compose il numero della
donna e attese.
Magornak irruppe nel locale tutto
agitato, urlando: “Vergil! Oh merda, oh merda, oh merda!!”.
Il mezzo demone alzò appena gli
occhi dal libro che stava leggendo. “Si può sapere cosa cavolo hai da strillare
in quel modo? Hai fatto quello che ti ho detto?”chiese con il solito tono
gelido.
Il demonietto annuì agitato e mollò
la scatola di cartone sul bancone. “Non puoi immaginare! Ho…ho rubato il pranzo
al tuo gemello!”gemette. “Mi è corso dietro, ma sono riuscito a seminarlo!
Dovevi vedere come era incavolato!”. E iniziò a descrivere l’accaduto.
Vergil, senza curarsi di
ascoltarlo, sollevò il coprechio della scatola schiacciata e ne squadrò con
occhio critico il contenuto: non era mai andato pazzo per quelle pizze super
farcite che piacevano tanto a suo fratello, ma, sapendo che quella avrebbe
dovuto essere il pranzo di Dante, pensò che avrebbe provato un certo senso di
soddisfazione infantile nel mangiarla al posto suo.
“Non vedo il problema, Magornak.
Non è esattamente un furto se l’hai pagata come dici di aver fatto”commentò
alzandosi per predere un paio di piatti.
“Ma il problema non è quello,
Vergil!”si lagnò l’altro.
“Cosa gli hai detto?”. Gli occhi del giovane lampeggiarono pericolosi mentre
lui concentrava il suo sguardo sul demonietto.
“Ehm…Io non gli ho detto nulla, ma...nel vederlo mi è scappato un
commento…inopportuno”. Magornak degluttì e non potè impedirsi di spostare la
sua attenzione sulla katana che Vergil portava come sempre alla cintola.
“Quanto inopportuno, Magornak?”fu
la domanda calma. Fin troppo.
“Be’, ho balbettato qualcosa tipo
“sono proprio identici” o roba del genere”.
Il mezzo demone lo fulminò
un’ultima volta con lo sguardo, ma poi riprese a preparare la tavola per il
pranzo. “Sei proprio un idiota, lo sai?”sospirò.
Il suo protetto lo guardò
interdetto: si aspettava come minimo di essere tagliato a metà, e invece gli
arrivava solo un commento indifferente? “Ma come? Non sei…arrabbiato?”si
arrischiò a domandare dopo un attimo di esitazione.
“Tanto lo avrebbe scoperto lo
stesso, prima o poi. E, comunque, non gli hai dato la certezza che io sia
davvero qui, ma hai solo alimentato fortemente i suoi sospetti”rispose lui. Poi
aggiunse, con un mezzo sorriso: “In fondo quasi ci speravo che mi scoprisse”.
“Davvero? Ma scusa, non hai detto
che la cosa potrebbe mettere a rischio la missione?!”.
“Questo è vero, però così è più
divertente. Inoltre devo prendermi la rivincita per la scorsa sconfitta e
affondargli nuovamente Yamato nel petto fino all’elsa”.
“Che cosa?! Come nuovamente?!”.
“Ti sei perso di quegli spettacoli,
Magornak. Comunque lascia perdere, sono cose che solo io e mio fratello
possiamo capire”.
Magornak rimase a fissarlo con gli
occhi sgranati mentre lui divideva la pizza e la metteva nei piatti. Certe
volte Vergil lo lasciava completamente interdetto e senza sapere cosa pensare.
Che razza di uscite erano quelle?! Che diamine c’era di bello nell’infilzare il
proprio gemello?! Non riusciva ad arrivarci. Sarebbe stato quasi come infilzare
sé stessi. ‘Spero che la mia cara guardia del corpo non abbia sul serio queste
tendenze sadomasochistiche nei propri confronti e in quelli di suo fratello!
Povero Sparda! Come sono cresciuti i tuoi figli…Ti compatisco!’pensò tra sé e
sé, concentrandosi sul suo pranzo.
Mangiarono in silenzio, ciascuno
perso nei propri pensieri. Quelli del mezzo demone andavano verso l’altra parte
della città, a suo fratello. ‘Chissà se quello stronzo riuscirà di nuovo a
rovinare i miei piani…Questa volta lo ucciderò sul serio. Non posso
permettergli di distruggerli nuovamente. Non gli permetterò di intromettersi
tra me e il potere che mi spetta di diritto. Se solo quell’idiota volesse
capire! Noi potremmo anche dominare il mondo di Luce e gli Inferi…insieme’.
Sospirò. ‘I due figli di Sparda, sangue di colui che sconfisse Mundus e sigillò
l’Inferno…Insieme noi potremmo davvero fare qualunque cosa, qualsiasi. Ci
basterebbe solo volerlo…’.
“Io te l’avevo detto, maledizione a
te! Visto? Insomma, tutti quei segnali strani non potevano essere solo
coincidenze! Avevo ragione, ma tu, come sempre, non hai nemmeno voluto ascoltarmi!”esclamò
Lady, quasi trionfante. La donna si era precipitata alla Devil May Cry non appena Dante le aveva accennato al telefono il
fatto che forse suo fratello era davvero tornato dall’Inferno e, dopo aver
sentito il racconto dell’incontro con quello strano ragazzino, era partita alla
carica, esasperando il suo amico.
“Va bene, ho capito, Lady, ma
adesso piantala di rompere le palle!”le ringhiò il giovane alzando gli occhi al
cielo. “E, tanto per la cronaca, non abbiamo le prove concrete che mio fratello
sia realmente qui! Quel ragazzino potrebbe aver visto una foto o chissà cosa!
Magari non parlava neanche di me quando ha detto quelle parole!”.
“Ma sai che sei proprio un testone?
Andiamo, lo sai anche tu che quelle che stai opponendo sono solo scuse che tra
l’altro non stanno neanche in piedi!”insistette lei. “Cos’è, ci crederai
solamente quando ti ritroverai Vergil in carne ed ossa davanti agli occhi?!”.
“Esatto, vedo che ci siamo capiti
alla grande”fu la risposta convinta.
“Sei impossibile!”.
“Lo so. Quindi piantala di
rompere”.
Lady sbuffò contrariata. Non lo
capiva proprio. Dopo anni che, per quanto indirettamente, si lagnava con lei
per la perdita di suo fratello, ora che gli presentava la speranza di poterlo
riavere con sé non voleva nemmeno crederci? Quel ragazzo non capiva nulla.
Certo, la rimpatriata tra lui e Vergil non sarebbe stata certo pacifica e
sarebbe stata difficile, soprattutto se il secondo aveva mantenuto le sue manie
di potenza, ma comunque sarebbe stata una nuova occasione per Dante di riuscire
dove dieci anni prima aveva completamente fallito. Quell’idiota non voleva
sfruttare quell’opportunità? Bene, l’avrebbe fatto lei per lui. Avrebbe rimesso
insieme la famiglia Sparda, ad ogni costo, e poi il cacciatore di demoni
l’avrebbe dovuta ringraziare per aver fatto ciò che lui, testardo, non aveva nemmeno
voluto tentare di fare: recuperare un po’ di serenità e riprendersi suo
fratello.
“Bene, Dante Sparda”disse afferrando il giubbottino di pelle che aveva
appoggiato su una sedia. “Allora vorrà dire che porterò qui il tuo caro Vergil
così sarai costretto a muovere quel tuo pigro fondoschiena per fare qualcosa!
Non cercarmi, perché non ho intenzione di farmi viva finchè non avrò adempito
al compito che mi sono data!”.
“Brava, brava, va’ a farti
ammazzare!”le gridò dietro Dante esasperato, ma lei uscì ignorandolo
completamente e sbattendosi la porta dell’agenzia alle spalle. “Poi sono io
quello impossibile, eh?”sbuffò lui tra sé e sé scuotendo il capo. “Che faccia
come le pare, tanto se Vergil non vuole farsi trovare, lei non lo troverà di
sicuro. Non sa con chi ha a che fare, quella scema. Come minimo finirà
ammazzata”. Sospirò. Perfetto. Non gli bastava un gemello redivivo uscito
dall’Inferno, ora avrebbe anche dovuto occuparsi di un’amica idiota che voleva
andarsi a cacciare nei guai più seri in cui si era mai trovata. E lui avrebbe
dovuto impedirle di perdere la vita. In fondo glielo doveva, dopo tutto quello
che aveva fatto per lui in tutti quegli anni. Si avvicinò alla finestra e lanciò
un’occhiata fuori: com’era prevedibile, Lady era ancora lì in piedi davanti
all’edificio e guardava nella sua direzione. Il cacciatore di demoni alzò gli
occhi verso il soffitto mormorando “Perché? Che ho fatto di male?” e poi annuì
sconfitto nella direzione della donna. Che si andasse a prendere suo fratello, se
ci teneva tanto.
Lei gli regalò un sorriso radioso e
si incamminò lungo la strada. ‘Finalmente quel testone si è deciso’pensò
trionfante. ‘Ora, come lo trovo quell’altro idiota? Vergil è molto più furbo di
suo fratello in queste cose e quindi dovrò stare attenta se non voglio
rischiare troppo. Ma, d’altra parte, sono una cacciatrice di demoni anche io, o
no? E Vergil è un mezzo demone, quindi questo è pur sempre il mio campo!
Qualcosa mi dice che la chiave di tutto è quel ragazzino che ha incontrato
Dante…’. Si scostò i capelli corvini dalla fronte, pensosa. ‘Se trovo lui,
forse trovo anche il mio caro mezzo demone…E se fosse il suo contatto con
l’esterno? Magari quel ragazzino non è un umano, ma un demone che Vergil si è
portato dietro! Anche se la cosa mi sembra un po’ strana: lui lavora per conto
suo di solito. Di sicuro però non vuole farsi vedere in giro…Forse manda il
ragazzino a fare le commissioni per lui. Mi basterà trovarlo e seguirlo!
Peccato che la città sia veramente grande…’. Sospirò scoraggiata. ‘Chiederò a
Morrison di darmi una mano. Però è meglio non dirgli la verità su tutta la
faccenda, altrimenti Dante mi strozza’. Aumentò il passo, decisa. ‘Ti troverò,
ragazzino dagli occhi viola, ovunque tu sia e chiunque o qualunque cosa tu sia!
Parola di cacciatrice di demoni!’.
La sera calò senza altri
imprevisti. Vergil aveva deciso di tenere il locale che avevano “acquistato”
chiuso almeno finchè non si fossero ambientati abbastanza. In fondo era un
locale poco frequentato, la cui clientela abituale era costituita da gentaglia,
e comunque per un passaggio di proprietà, come annunciava il cartello affisso
sulla porta, ci sarebbe voluto qualche giorno di tempo. Lui e Magornak avevano
passato il pomeriggio a sistemare i libri su degli scaffali al piano di sopra,
mettendoli in ordine cronologico, e poi avevano iniziato a leggerli. Il
demonietto non aveva resistito a lungo e ben presto aveva iniziato a distrarsi
finchè, a sera tarda, era crollato in un sonno profondo sul divano. Il giovane
aveva pensato per un attimo di svegliarlo, ma poi si era detto che non sarebbe
servito a nulla ed era tornato a concentrarsi sui tomi.
L’orologio stava battendo le tre
quando il mezzo demone appoggiò sul tavolo l’ennesimo volume: era esausto e non
aveva ancora trovato neanche il minimo accenno alla spada leggendaria. Si alzò
dalla sedia e camminò in cerchio lungo le pareti della stanza per distendere i
muscoli irrigiditi. Lanciò uno sguardo a Magornak che dormiva poco distante:
nella sua forma umana sembrava proprio un ragazzino qualunque. Si domandò
ancora una volta perché diavolo si ostinasse a tenerlo con sé. In fondo non gli
serviva a molto. ‘Stando all’Inferno avrei dovuto diventare un lupo solitario,
non imparare a cercare la compagnia altrui’sbuffò, afferrando un libro a caso
dalla libreria e tornando a sedersi. Sfogliò le prime pagine: era un antico
codice scritto in latino medievale, un po’ diverso da quello che suo padre gli
aveva insegnato, ma riusciva a capire il senso dei periodi. Si immerse nella
lettura prima molto superficialmente, poi qualcosa catturò il suo interesse: in
uno dei passi c’era la descrizione di un luogo molto simile al mondo infernale.
Vergil scorse le righe con attenzione crescente finchè non trovò in fondo alla
pagina il nome di Kasreyon. Certo, era deformato dallo stile linguistico
dell’epoca, ma non c’era dubbio che fosse lo stesso. Sentì una lieve
eccitazione crescergli dentro. Finalmente l’aveva trovata.
Lesse tutto il libro con estrema cura, memorizzandone il contenuto. Si narrava
la storia secolare dell’arma, ma purtroppo il luogo in cui, almeno secondo chi
scriveva, si trovava non era indicato chiaramente, ma era descritto con una
serie di immagine difficili e contorte, quasi come se l’autore volesse mettere
alla prova chi lo cercava. O forse non sapeva nemmeno lui dove essa fosse
nascosta e si limitava a parlare di un luogo nato nella sua immaginazione.
Vergil chiuse il libro, riflettendo. Secondo la leggenda, la spada era stata
forgiata da un antico e potentissimo demone il quale però aveva deciso di
nasconderla per timore che si rivoltasse contro il suo creatore, spaventato dal
potere che lui stesso le aveva infuso. ‘Strano…Quella spada deve possedere una
potenza davvero straordinaria per terrorizzare un demone dello stesso livello
di mio padre. E anche molto oscura’pensò avvertendo un brivido corrergli lungo
la schiena. Se fosse riuscito a trovarla e a farla sua avrebbe ottenuto una
forza inimmaginabile. ‘Kasreyon…’.
Vergil.
Il mezzo demone sobbalzò, alzandosi
di scatto. Gli era sembrato di sentire qualcuno chiamare il suo nome, anche se
era stato solo un sussurro. Ma nella stanza c’erano solo lui e Magornak, che
ovviamente continuava a dormire. ‘Forse me lo sono immaginato. Dopo ore passate
sui libri è normale che la mia mente non sia molto lucida’si disse, anche se
poco convinto. In fondo era tardi e lui si sentiva parecchio stanco. ‘È meglio
che vada a letto anche io…’. Appoggiò il codice sul tavolo e fece per uscire
dalla stanza.
Vergil.
Di nuovo quel sussurro, vibrante,
attraversò l’aria della stanza, ma più forte di prima. Allora non era stata
solo suggestione. Questa volta era certo di aver sentito una voce che lo
chiamava. Una voce decisamente inquietante. Il giovane si bloccò, guardandosi
istintivamente di nuovo intorno, teso. Non percepiva nessuna presenza. Ma
allora da dove veniva quella voce? E perché la sua parte demoniaca aveva improvvisamente
iniziato ad agitarsi?
Vergil.
Vieni a prendermi. Io sono quello che vuoi. Non mi resistere, Vergil.
Il tono si fece feroce e suadente
al tempo stesso. Vergil avvertì il suo corpo reagire alla voce e tentare di
sfuggire al suo controllo, mentre lui combatteva per non trasformarsi. Si tappò
le orecchie, ma la voce continuava a chiamarlo sempre più forte, passando dal
lieve sussurro a un ordine urlato. Senza quasi rendersene conto il mezzo demone
scese le scale gridando e dibattendosi, cercando invano di riprendere il
controllo del proprio corpo. Raggiunse la porta del locale e si fiondò fuori
nella gelida aria notturna.
È
inutile fare resistenza. Lasciati andare, Vergil. Vieni da me. Lasciati
invadere dal potere!
Vergil cadde in ginocchio
sull’asfalto ,ansimando pesantemente mentre tutto intorno a lui si faceva
sempre più buio e la realtà scompariva rapidamente. L’ultima cosa di cui fu
consapevole fu una risata inquietante e quella voce che urlava ancora una volta
il suo nome.
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Oook! Se qualcuno si stava
chiedendo dov’era l’OOC, in questo capitolo si dovrebbe vedere…XD A parte Dante
che insegue Magornak perché quest’ultimo gli ha rubato il pranzo (stendiamoci
un velo pietoso su quella scena…), credo di essere andata un po’ fuori nella
scena successiva quando Vergil discute con il suo protetto…Se mi sbaglio,
fatemelo notare per favore!!
Il capitolo è un po’ più corto del
precedente, ma l’ho fatto per creare un po’ di suspense con la scena conclusiva.
Non odiatemi per questo!! Comunque le cose cominciano a mettersi in moto. Nella
prossima parte vedremo Lady che parte alla ricerca di Magornak e diciamo che la
fortuna le darà una mano. Però, ovviamemente, lui non è come lei si
aspetterebbe….
Un grazie grandissimo e un
abbraccio a doc11, Xeira__ e Kuromi_ per il loro sostegno e le loro
recensioni!! È davvero importante per me! Vorrei anche ringraziare chi segue la
storia o l’ha messa tra i preferiti…Sinceramente non credevo che sarebbe
piaciuta a così tante persone…Grazie di cuore a tutti!!