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Autore: DaughterOfDawn    10/03/2011    7 recensioni
Ambientata 10 anni dopo gli eventi di DMC3 (quello che si vede nel filmato speciale non è mai avvenuto). Dopo aver passato dieci anni chiuso all'Inferno, Vergil viene rimandato da alcuni demoni sulla Terra alla ricerca di una spada leggendaria, che secondo quanto si dice ha il potere di spalancare definitivamente le Porte degli Inferi. Accompagnato da Magornak, uno strano demonietto che lo segue da due anni, una volta nel mondo degli umani si appresta a portare a termine la sua missione il più velocemente possibile, nonostante il rischio di doversi nuovamente scontrare con Dante, ma la situazione si rivelerà più complicata del previsto...
[Avvertimenti: rating per la presenza di scene abbastanza sanguinose, shonen-ai (VergilxDante/DantexVergil), possibili spoiler, i personaggi potrebbero essere un po' OOC, soprattutto Vergil...]
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce del sole filtrava tra le nuvole grigie che ancora occupavano il cielo, riflettendosi nelle larghe pozzanghere che coprivano le strade. La gente si muoveva svelta lungo i marciapiedi, persa nella sue faccende quotidiane e il traffico scorreva veloce. Magornak camminava lentamente guardandosi di continuo intorno, affascinato: quel mondo era totalmente diverso da quello in cui era nato e vissuto. Tutta quella luce, quei colori, quei profumi, quel movimento, il fatto di poter andare in giro abbastanza tranquillamente, senza il pericolo di essere sbranato, a così stretto contatto con gli altri, tutto ciò era semplicemente fantastico.
‘Non capisco come mai Vergil abbia deciso di abbandonare questo posto per la tetra oscurità degli Inferi’si disse. ‘Io non l’avrei fatto per nessun motivo al mondo!’. Inarcò un sopracciglio pensoso, ma lasciò perdere quasi subito quella riflessione perché aveva da tempo rinunciato alla speranza di capire il suo protettore. ‘Quello vive in un mondo tutto suo dove non c’è spazio per nessun altro! Non c’è da stupirsi se preferisce la solitudine degli antri infernali’.

Il suo sguardo si fissò sulle banconote che stringeva in mano. Vergil gli aveva detto di andare a comprare qualcosa per pranzo, mentre lui era rimasto al locale per ristemarlo e catalogare sommariamente i libri che avevano rubato la notte prima. Ma dove lo si trovava da mangiare? E che ne sapeva lui di come si comprava il cibo degli umani? Va bene, gli era stato spiegato come funzionava il sistema della valuta, ma non era sicuro che questo bastasse. Si disse che la prima cosa da fare era decidere cosa doveva comprare esattamente. Il problema principale era che in quel momento il solo pensare al cibo gli faceva venire la nausea al ricordo ciò che aveva fatto il giorno precedente. O meglio, di quello che aveva sbranato. Non che non gli fosse piaciuto, ma il ripensarci, per qualche motivo, gli dava il voltastomaco. ‘Sono proprio un demone di infima categoria…’ pensò sconsolato. ‘Come dice Vergil: un caso senza la benchè minima speranza’.

All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione dalla parte opposta della strada. Lui si fermò interdetto: sopra la porta di un edificio campeggiava un’insegna al neon con la scritta “Devil May Cry”. Il demonietto rimase a fissarla scettico. Che cavolo di nome era? E per cosa poi? Un locale magari? ‘Valli a capire gli umani! Che nomi idioti e soprattutto privi di senso! Io non ho mai visto un demone piangere! E ne ho conosciuti parecchi, puoi giurarci!’.

Mentre stava ancora rimuginando sul significato della scritta, un motorino si fermò davanti alla porta dell’edificio misterioso, richiamando su di sé l’interesse del demonietto. Il fattorino che lo guidava smontò  con calma e suonò il campanello. Qualcuno andò ad aprire, ma Magornak non ci fece troppo caso perché il suo olfatto era stato catturato dall’odore che veniva dalla scatola di plastica attaccata al retro del veivolo. Doveva esserci roba da mangiare veramente buona lì dentro. ‘E se prendessi quella, qualunque cosa essa sia?’.

Intanto il fattorino e l’uomo che aveva aperto avevano cominciato a discutere.

“Mi spiace, ma io non le farò la consegna se prima non mi paga il conto”stava dicendo il primo.

“Ehi, io ho fatto l’ordinazione! Il tuo capo mi aveva detto che avrei potuto pagare un’altra volta!”ribattè il secondo visibilmente irritato.
“Mi spiace, ma non mi è stato riferito nulla di simile”.

“Allora vieni dentro che chiamiamo il tuo capo, razza di idiota!”.

I due uomini entrarono e il demonietto ne approfittò per avvicinarsi al motorino e aprire la scatola. Dentro ce n’era una seconda di cartone e, sotto il suo coperchio, la fonte di quel profumino delizioso. Curioso, ne staccò un pezzo e la assaggiò constatando che non era proprio niente male. ‘Ok, prenderò questa!’ridacchiò entusiasta, mettendosi a contare le banconote per arrivare all’importo scritto sulla scatola di cartone. Dopo di che prese la pizza e fece per allontanarsi. Sfortunatamente, proprio in quel momento, gli altri due uscirono nuovamente dall’edificio e lui si trovò a fissare due occhi blu più che famigliari. Fece un salto all’indietro per la sorpresa e lo shock.

“Ma…ma…”balbettò incredulo. “Sono proprio…identici!”.

“Ehi, la mia pizza!”gli gridò Dante. “Ridammela, ragazzino!”.

Magornak, senza sapere cosa fare, si voltò e corse via tenendo la scotola stretta al petto. Il cacciatore di demoni, dopo un attimo di smarrimento, gli corse dietro. “Ehi, brutto stronzo! Ridammi il mio pranzo!”.

Il fattorino rimase a guardarli mentre si allontanavano. Poi, notando i soldi appoggiati sul sellino, decise che lui aveva fatto la sua consegna, che era pure stato pagato e che quindi poteva anche tornarsene alla pizzeria.

Il demonietto correva a perdifiato lungo il marciapiede affollato, urtando con violenza la gente che gli si parava davanti, senza però fermarsi. Sentiva dietro di sé le urla irate del mezzo demone e le sue pesanti imprecazioni, talmente sconce che si trovò a rimpiangere gli insulti e le minacce che Vergil gli rivolgeva. Grazie alla sua corpuratura minuta, che gli permetteva di sgusciare più facilmente tra la calca, riuscì a mettere una certa distanza tra loro e svoltò in una strada secondaria per scoprire poi di essersi andato a cacciare in un vicolo cieco.

“Oh no! E adesso che faccio?!”piagnucolò. “Per l’Inferno! Vergil mi ammazzerà!!”. Si guardò intorno cercando una soluzione, ma non c’era via d’uscita. Poi un pensiero lo colpì. “Sveglia, Magornak! Sei un demone alato sì o no? E allora vola!”. Sulla schiena gli si aprirono le sue enormi ali nere, stracciando i vestiti. Lui fece una smorfia al pensiero di quello che avrebbe detto Vergil alla vista di quel disastro, ma in quel momento l’importante era scappare dal suo gemello! Con un paio di battiti sorvolò le alte mura delle case, attento a non farsi vedere, ed atterrò in una strada deserta parallela al vicolo. Appena i suoi piedi toccarono di nuovo terra le ali sparirono e lui si rimise a correre verso il loro quartier generale con un ghignetto vittorioso stampato sul volto.

Quando Dante raggiunse il vicolo, qualche attimo dopo che l’inseguito aveva spiccato il volo, rimase completamente attonito nel trovarlo vuoto. Guardò in ogni direzione alla ricerca del ladruncolo, ma di lui non c’era traccia.
“Non ci posso credere! È sparito nel nulla!”ringhiò frustrato.“Con la mia pizza per di più! Mi toccherà ordinarne un’altra adesso…”.

Si voltò e tornò a passo lento verso la sua agenzia cercando di scacciare il disappunto, la mente fissa sull’immagine di quello strano ragazzino. Due cose lo avevano colpito di lui: quegli strani occhi viola e soprattutto le parole che aveva pronunciato prima di scappare via. Che quel ragazzino conoscesse Vergil? Non era possibile, non poteva avere più di undici anni! ‘Ma quindi questo vuol dire che mio fratello è veramente…tornato?’. La domanda gli salì alla mente senza che potesse impedirlo e questa volta non gli fu possibile scacciare il dubbio come aveva fatto il giorno prima. ‘Perché diamine lo ha fatto? Pensavo che volesse rimanere nella “casa di nostro padre”, tanto per usare le sue parole! Quel bastardo starà sicuramente seguendo un altro dei suoi folli piani per ottenere il potere di Sparda…Non vorrei che per fare ciò riaprisse del tutto le Porta per l’Inferno…E questo non posso certo lasciarglielo fare!’. Doveva parlare a Lady di quello strano ragazzino. Forse avrebbe dovuto anche cercare di trovare suo fratello, sebbene l’idea non lo entusiasmasse per nulla. Vergil. Era probabilmente di nuovo sulla Terra. Dopo dieci anni, dieci maledetti, lunghi anni. Chissà se era cambiato, chissà se anche questa volta avrebbero dovuto quasi ammazzarsi a vicenda. Molto probabilmente sì.

Varcò a grandi passi la soglia della sua agenzia, prese il cellulare dall scrivania, compose il numero della donna e attese.

 

Magornak irruppe nel locale tutto agitato, urlando: “Vergil! Oh merda, oh merda, oh merda!!”.

Il mezzo demone alzò appena gli occhi dal libro che stava leggendo. “Si può sapere cosa cavolo hai da strillare in quel modo? Hai fatto quello che ti ho detto?”chiese con il solito tono gelido.

Il demonietto annuì agitato e mollò la scatola di cartone sul bancone. “Non puoi immaginare! Ho…ho rubato il pranzo al tuo gemello!”gemette. “Mi è corso dietro, ma sono riuscito a seminarlo! Dovevi vedere come era incavolato!”. E iniziò a descrivere l’accaduto.

Vergil, senza curarsi di ascoltarlo, sollevò il coprechio della scatola schiacciata e ne squadrò con occhio critico il contenuto: non era mai andato pazzo per quelle pizze super farcite che piacevano tanto a suo fratello, ma, sapendo che quella avrebbe dovuto essere il pranzo di Dante, pensò che avrebbe provato un certo senso di soddisfazione infantile nel mangiarla al posto suo.

“Non vedo il problema, Magornak. Non è esattamente un furto se l’hai pagata come dici di aver fatto”commentò alzandosi per predere un paio di piatti.

“Ma il problema non è quello, Vergil!”si lagnò l’altro.
“Cosa gli hai detto?”. Gli occhi del giovane lampeggiarono pericolosi mentre lui concentrava il suo sguardo sul demonietto.
“Ehm…Io non gli ho detto nulla, ma...nel vederlo mi è scappato un commento…inopportuno”. Magornak degluttì e non potè impedirsi di spostare la sua attenzione sulla katana che Vergil portava come sempre alla cintola.

“Quanto inopportuno, Magornak?”fu la domanda calma. Fin troppo.

“Be’, ho balbettato qualcosa tipo “sono proprio identici” o roba del genere”.

Il mezzo demone lo fulminò un’ultima volta con lo sguardo, ma poi riprese a preparare la tavola per il pranzo. “Sei proprio un idiota, lo sai?”sospirò.

Il suo protetto lo guardò interdetto: si aspettava come minimo di essere tagliato a metà, e invece gli arrivava solo un commento indifferente? “Ma come? Non sei…arrabbiato?”si arrischiò a domandare dopo un attimo di esitazione.

“Tanto lo avrebbe scoperto lo stesso, prima o poi. E, comunque, non gli hai dato la certezza che io sia davvero qui, ma hai solo alimentato fortemente i suoi sospetti”rispose lui. Poi aggiunse, con un mezzo sorriso: “In fondo quasi ci speravo che mi scoprisse”.

“Davvero? Ma scusa, non hai detto che la cosa potrebbe mettere a rischio la missione?!”.

“Questo è vero, però così è più divertente. Inoltre devo prendermi la rivincita per la scorsa sconfitta e affondargli nuovamente Yamato nel petto fino all’elsa”.

“Che cosa?! Come nuovamente?!”.

“Ti sei perso di quegli spettacoli, Magornak. Comunque lascia perdere, sono cose che solo io e mio fratello possiamo capire”.

Magornak rimase a fissarlo con gli occhi sgranati mentre lui divideva la pizza e la metteva nei piatti. Certe volte Vergil lo lasciava completamente interdetto e senza sapere cosa pensare. Che razza di uscite erano quelle?! Che diamine c’era di bello nell’infilzare il proprio gemello?! Non riusciva ad arrivarci. Sarebbe stato quasi come infilzare sé stessi. ‘Spero che la mia cara guardia del corpo non abbia sul serio queste tendenze sadomasochistiche nei propri confronti e in quelli di suo fratello! Povero Sparda! Come sono cresciuti i tuoi figli…Ti compatisco!’pensò tra sé e sé, concentrandosi sul suo pranzo.

Mangiarono in silenzio, ciascuno perso nei propri pensieri. Quelli del mezzo demone andavano verso l’altra parte della città, a suo fratello. ‘Chissà se quello stronzo riuscirà di nuovo a rovinare i miei piani…Questa volta lo ucciderò sul serio. Non posso permettergli di distruggerli nuovamente. Non gli permetterò di intromettersi tra me e il potere che mi spetta di diritto. Se solo quell’idiota volesse capire! Noi potremmo anche dominare il mondo di Luce e gli Inferi…insieme’. Sospirò. ‘I due figli di Sparda, sangue di colui che sconfisse Mundus e sigillò l’Inferno…Insieme noi potremmo davvero fare qualunque cosa, qualsiasi. Ci basterebbe solo volerlo…’.

 

“Io te l’avevo detto, maledizione a te! Visto? Insomma, tutti quei segnali strani non potevano essere solo coincidenze! Avevo ragione, ma tu, come sempre, non hai nemmeno voluto ascoltarmi!”esclamò Lady, quasi trionfante. La donna si era precipitata alla Devil May Cry non appena Dante le aveva accennato al telefono il fatto che forse suo fratello era davvero tornato dall’Inferno e, dopo aver sentito il racconto dell’incontro con quello strano ragazzino, era partita alla carica, esasperando il suo amico.

“Va bene, ho capito, Lady, ma adesso piantala di rompere le palle!”le ringhiò il giovane alzando gli occhi al cielo. “E, tanto per la cronaca, non abbiamo le prove concrete che mio fratello sia realmente qui! Quel ragazzino potrebbe aver visto una foto o chissà cosa! Magari non parlava neanche di me quando ha detto quelle parole!”.

“Ma sai che sei proprio un testone? Andiamo, lo sai anche tu che quelle che stai opponendo sono solo scuse che tra l’altro non stanno neanche in piedi!”insistette lei. “Cos’è, ci crederai solamente quando ti ritroverai Vergil in carne ed ossa davanti agli occhi?!”.

“Esatto, vedo che ci siamo capiti alla grande”fu la risposta convinta.

“Sei impossibile!”.

“Lo so. Quindi piantala di rompere”.

Lady sbuffò contrariata. Non lo capiva proprio. Dopo anni che, per quanto indirettamente, si lagnava con lei per la perdita di suo fratello, ora che gli presentava la speranza di poterlo riavere con sé non voleva nemmeno crederci? Quel ragazzo non capiva nulla. Certo, la rimpatriata tra lui e Vergil non sarebbe stata certo pacifica e sarebbe stata difficile, soprattutto se il secondo aveva mantenuto le sue manie di potenza, ma comunque sarebbe stata una nuova occasione per Dante di riuscire dove dieci anni prima aveva completamente fallito. Quell’idiota non voleva sfruttare quell’opportunità? Bene, l’avrebbe fatto lei per lui. Avrebbe rimesso insieme la famiglia Sparda, ad ogni costo, e poi il cacciatore di demoni l’avrebbe dovuta ringraziare per aver fatto ciò che lui, testardo, non aveva nemmeno voluto tentare di fare: recuperare un po’ di serenità e riprendersi suo fratello.
“Bene, Dante Sparda”disse afferrando il giubbottino di pelle che aveva appoggiato su una sedia. “Allora vorrà dire che porterò qui il tuo caro Vergil così sarai costretto a muovere quel tuo pigro fondoschiena per fare qualcosa! Non cercarmi, perché non ho intenzione di farmi viva finchè non avrò adempito al compito che mi sono data!”.

“Brava, brava, va’ a farti ammazzare!”le gridò dietro Dante esasperato, ma lei uscì ignorandolo completamente e sbattendosi la porta dell’agenzia alle spalle. “Poi sono io quello impossibile, eh?”sbuffò lui tra sé e sé scuotendo il capo. “Che faccia come le pare, tanto se Vergil non vuole farsi trovare, lei non lo troverà di sicuro. Non sa con chi ha a che fare, quella scema. Come minimo finirà ammazzata”. Sospirò. Perfetto. Non gli bastava un gemello redivivo uscito dall’Inferno, ora avrebbe anche dovuto occuparsi di un’amica idiota che voleva andarsi a cacciare nei guai più seri in cui si era mai trovata. E lui avrebbe dovuto impedirle di perdere la vita. In fondo glielo doveva, dopo tutto quello che aveva fatto per lui in tutti quegli anni. Si avvicinò alla finestra e lanciò un’occhiata fuori: com’era prevedibile, Lady era ancora lì in piedi davanti all’edificio e guardava nella sua direzione. Il cacciatore di demoni alzò gli occhi verso il soffitto mormorando “Perché? Che ho fatto di male?” e poi annuì sconfitto nella direzione della donna. Che si andasse a prendere suo fratello, se ci teneva tanto.

Lei gli regalò un sorriso radioso e si incamminò lungo la strada. ‘Finalmente quel testone si è deciso’pensò trionfante. ‘Ora, come lo trovo quell’altro idiota? Vergil è molto più furbo di suo fratello in queste cose e quindi dovrò stare attenta se non voglio rischiare troppo. Ma, d’altra parte, sono una cacciatrice di demoni anche io, o no? E Vergil è un mezzo demone, quindi questo è pur sempre il mio campo! Qualcosa mi dice che la chiave di tutto è quel ragazzino che ha incontrato Dante…’. Si scostò i capelli corvini dalla fronte, pensosa. ‘Se trovo lui, forse trovo anche il mio caro mezzo demone…E se fosse il suo contatto con l’esterno? Magari quel ragazzino non è un umano, ma un demone che Vergil si è portato dietro! Anche se la cosa mi sembra un po’ strana: lui lavora per conto suo di solito. Di sicuro però non vuole farsi vedere in giro…Forse manda il ragazzino a fare le commissioni per lui. Mi basterà trovarlo e seguirlo! Peccato che la città sia veramente grande…’. Sospirò scoraggiata. ‘Chiederò a Morrison di darmi una mano. Però è meglio non dirgli la verità su tutta la faccenda, altrimenti Dante mi strozza’. Aumentò il passo, decisa. ‘Ti troverò, ragazzino dagli occhi viola, ovunque tu sia e chiunque o qualunque cosa tu sia! Parola di cacciatrice di demoni!’.

 

La sera calò senza altri imprevisti. Vergil aveva deciso di tenere il locale che avevano “acquistato” chiuso almeno finchè non si fossero ambientati abbastanza. In fondo era un locale poco frequentato, la cui clientela abituale era costituita da gentaglia, e comunque per un passaggio di proprietà, come annunciava il cartello affisso sulla porta, ci sarebbe voluto qualche giorno di tempo. Lui e Magornak avevano passato il pomeriggio a sistemare i libri su degli scaffali al piano di sopra, mettendoli in ordine cronologico, e poi avevano iniziato a leggerli. Il demonietto non aveva resistito a lungo e ben presto aveva iniziato a distrarsi finchè, a sera tarda, era crollato in un sonno profondo sul divano. Il giovane aveva pensato per un attimo di svegliarlo, ma poi si era detto che non sarebbe servito a nulla ed era tornato a concentrarsi sui tomi.

L’orologio stava battendo le tre quando il mezzo demone appoggiò sul tavolo l’ennesimo volume: era esausto e non aveva ancora trovato neanche il minimo accenno alla spada leggendaria. Si alzò dalla sedia e camminò in cerchio lungo le pareti della stanza per distendere i muscoli irrigiditi. Lanciò uno sguardo a Magornak che dormiva poco distante: nella sua forma umana sembrava proprio un ragazzino qualunque. Si domandò ancora una volta perché diavolo si ostinasse a tenerlo con sé. In fondo non gli serviva a molto. ‘Stando all’Inferno avrei dovuto diventare un lupo solitario, non imparare a cercare la compagnia altrui’sbuffò, afferrando un libro a caso dalla libreria e tornando a sedersi. Sfogliò le prime pagine: era un antico codice scritto in latino medievale, un po’ diverso da quello che suo padre gli aveva insegnato, ma riusciva a capire il senso dei periodi. Si immerse nella lettura prima molto superficialmente, poi qualcosa catturò il suo interesse: in uno dei passi c’era la descrizione di un luogo molto simile al mondo infernale. Vergil scorse le righe con attenzione crescente finchè non trovò in fondo alla pagina il nome di Kasreyon. Certo, era deformato dallo stile linguistico dell’epoca, ma non c’era dubbio che fosse lo stesso. Sentì una lieve eccitazione crescergli dentro. Finalmente l’aveva trovata.
Lesse tutto il libro con estrema cura, memorizzandone il contenuto. Si narrava la storia secolare dell’arma, ma purtroppo il luogo in cui, almeno secondo chi scriveva, si trovava non era indicato chiaramente, ma era descritto con una serie di immagine difficili e contorte, quasi come se l’autore volesse mettere alla prova chi lo cercava. O forse non sapeva nemmeno lui dove essa fosse nascosta e si limitava a parlare di un luogo nato nella sua immaginazione. Vergil chiuse il libro, riflettendo. Secondo la leggenda, la spada era stata forgiata da un antico e potentissimo demone il quale però aveva deciso di nasconderla per timore che si rivoltasse contro il suo creatore, spaventato dal potere che lui stesso le aveva infuso. ‘Strano…Quella spada deve possedere una potenza davvero straordinaria per terrorizzare un demone dello stesso livello di mio padre. E anche molto oscura’pensò avvertendo un brivido corrergli lungo la schiena. Se fosse riuscito a trovarla e a farla sua avrebbe ottenuto una forza inimmaginabile. ‘Kasreyon…’.

Vergil.

Il mezzo demone sobbalzò, alzandosi di scatto. Gli era sembrato di sentire qualcuno chiamare il suo nome, anche se era stato solo un sussurro. Ma nella stanza c’erano solo lui e Magornak, che ovviamente continuava a dormire. ‘Forse me lo sono immaginato. Dopo ore passate sui libri è normale che la mia mente non sia molto lucida’si disse, anche se poco convinto. In fondo era tardi e lui si sentiva parecchio stanco. ‘È meglio che vada a letto anche io…’. Appoggiò il codice sul tavolo e fece per uscire dalla stanza.

Vergil.

Di nuovo quel sussurro, vibrante, attraversò l’aria della stanza, ma più forte di prima. Allora non era stata solo suggestione. Questa volta era certo di aver sentito una voce che lo chiamava. Una voce decisamente inquietante. Il giovane si bloccò, guardandosi istintivamente di nuovo intorno, teso. Non percepiva nessuna presenza. Ma allora da dove veniva quella voce? E perché la sua parte demoniaca aveva improvvisamente iniziato ad agitarsi?

Vergil. Vieni a prendermi. Io sono quello che vuoi. Non mi resistere, Vergil.

Il tono si fece feroce e suadente al tempo stesso. Vergil avvertì il suo corpo reagire alla voce e tentare di sfuggire al suo controllo, mentre lui combatteva per non trasformarsi. Si tappò le orecchie, ma la voce continuava a chiamarlo sempre più forte, passando dal lieve sussurro a un ordine urlato. Senza quasi rendersene conto il mezzo demone scese le scale gridando e dibattendosi, cercando invano di riprendere il controllo del proprio corpo. Raggiunse la porta del locale e si fiondò fuori nella gelida aria notturna.

È inutile fare resistenza. Lasciati andare, Vergil. Vieni da me. Lasciati invadere dal potere!

Vergil cadde in ginocchio sull’asfalto ,ansimando pesantemente mentre tutto intorno a lui si faceva sempre più buio e la realtà scompariva rapidamente. L’ultima cosa di cui fu consapevole fu una risata inquietante e quella voce che urlava ancora una volta il suo nome.

 

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Oook! Se qualcuno si stava chiedendo dov’era l’OOC, in questo capitolo si dovrebbe vedere…XD A parte Dante che insegue Magornak perché quest’ultimo gli ha rubato il pranzo (stendiamoci un velo pietoso su quella scena…), credo di essere andata un po’ fuori nella scena successiva quando Vergil discute con il suo protetto…Se mi sbaglio, fatemelo notare per favore!!

Il capitolo è un po’ più corto del precedente, ma l’ho fatto per creare un po’ di suspense con la scena conclusiva. Non odiatemi per questo!! Comunque le cose cominciano a mettersi in moto. Nella prossima parte vedremo Lady che parte alla ricerca di Magornak e diciamo che la fortuna le darà una mano. Però, ovviamemente, lui non è come lei si aspetterebbe….

Un grazie grandissimo e un abbraccio a doc11, Xeira__  e  Kuromi_ per il loro sostegno e le loro recensioni!! È davvero importante per me! Vorrei anche ringraziare chi segue la storia o l’ha messa tra i preferiti…Sinceramente non credevo che sarebbe piaciuta a così tante persone…Grazie di cuore a tutti!!

  
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