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Autore: Luz_    16/03/2011    2 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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6. I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.


Zoe tentava di distogliere l’attenzione dalla pagina di quel libro, su cui erano vergate le parole di Jacques Prevert, il suo poeta preferito.
I suoi occhi percorrevano febbrili le lettere di quella poesia, come per poter strappare via da esse un significato che finora le era sfuggito.
“Intenderai mai sfogliare qualche altra pagina di quel libro?”
Zoe alzò finalmente lo sguardo, posandolo sul viso rotondo della sua amica, che la osservava divertita.
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le sorrise mestamente. Quando le si poneva tra le mani un libro, era ormai abituale per Zoe lasciare con la mente il mondo terreste per viaggiare in luoghi lontani, che solo lei poteva visitare. Era qualcosa di incomprensibile anche per se stessa ed aveva tentato di non cadere nel vortice di parole, versi, frasi che la trasportavano altrove, ma era stato tutto inutile.
“Scusa Sam, l’ho rifatto. Ripeti tutto ciò che mi hai detto nel frattempo, ora sono tutta orecchi.”
L’amica fece spallucce e sorrise. “Ho detto che è da un bel po’ che quel ragazzo ti osserva di sottecchi.”
Zoe aggrottò le sopracciglia.“Quale ragazzo?”
Seguì lo sguardo della sua amica e si volse, guardando in direzione di un tavolo alle sue spalle.
No. Non poteva crederci.
Era instancabile!
Perché mai continuava a seguirla in quel modo inquietante?
Finse indifferenza e si rivolse nuovamente verso Sam. “Non lo conosco. Sarà qualche idiota che non ha molto da fare.”
“Sarà, ma ti guarda con un’insistenza tale che pare sappia bene chi tu sia.”
Avrebbe rischiato la morte.
“Smettila di guardarlo, Sam!”
L’amica si affrettò a distogliere lo sguardo dall’obiettivo del suo interesse ed iniziò a riporre i propri libri nella tracolla di pelle.
“Vai via?”
“Ho bisogno di aria, siamo rinchiuse qui da due ore. Vieni con me?”
Che domanda inutile.
Zoe si aprì in un sorriso ironico e alzò il libro timidamente, facendo sbuffare l’amica affettuosamente.
“Come non detto. Ci sentiamo dopo, topo di biblioteca.”esclamò Sam e le scompigliò i capelli per poi uscire dal Caffè Letterario.
Zoe aveva ancora il sorriso dipinto sulle labbra, quando sentì la sedia di fronte spostarsi, venendo occupata da una figura, che ormai aveva imparato a conoscere bene, ma finse di non aver udito nulla e continuò a prestare attenzione al suo libro, nonostante stesse leggendo ormai la stessa frase senza accorgersene.
“Uhm.. Prevert. Scontato direi.”
Fu allora che Zoe puntò i suoi smeraldi in quelli di ghiaccio di Alex, che la guardò soddisfatto: aveva finalmente ottenuto la sua attenzione.
“Quale parola di “Non seguirmi e lasciami in pace” non ti è chiara?”
“Bè, sulla seconda potremmo discuterne, ma ti assicuro che non ti ho seguita.”
Zoe alzò un sopracciglio scetticamente. “Ah si?”
“Assolutamente.”annuì sicuro il giovane, che tuttavia non riuscì a reprimere la risata che tentava di controllare.
“Oh ti diverti vero? Vorrò vederti ridere quando ti denuncerò per stalking!”
“Sei esageratamente melodrammatica.”
“Sei uno sbruffone.”
Alex aprì la bocca per ribattere, ma infine la richiuse, annuendo. “Probabile.”
Zoe si lasciò andare ad un sospiro stanco e rimase in silenzio ad osservare quel rompicapo, che non intendeva darle pace.
Avrebbe dovuto denunciarlo, avrebbe dovuto minacciarlo, avrebbe dovuto far qualcosa pur di impedirgli di starle attorno, ma non riusciva a fare nulla di tutto ciò.
In lui vi era un’armonia, una tranquillità per cui le sue azioni apparivano prive di qualsiasi eccesso punibile.
Zoe avrebbe desiderato fargli male, molto male, ma nonostante tutto era consapevole che non avrebbe potuto far di più. Non poteva o forse non voleva.
“Cosa c’è?”le domandò dopo un lasso di tempo interminabile, in cui lo sguardo di Zoe non gli aveva lasciato scampo.
“Sto cercando di capirti. Hai per caso avuto qualche malattia cerebrale durante la tua infanzia?”
Il ragazzo parve decisamente confuso. “Non direi.”
“Incidenti gravi che hanno messo a rischio la tua vita?”
“Certo che no. Ma cosa...?”
“Ci sono! C’è stato un qualche evento traumatico che ha segnato irreparabilmente la tua stabilità mentale.”
“Non appena hai finito, fa’ un fischio, d’accordo?”
Zoe sbuffò nuovamente e sbatté le mani sul tavolo rumorosamente con fragore; nonostante ciò, non prese in considerazione le occhiate dei presenti, continuando a fissare con insistenza gli occhi plumbei dei ragazzo. “Dimmi cosa hai che non va. Dimmelo. Prometto di non ridere né di scappare, urlando. Per favore, dimmi quale pazzia ti porta a comportarti così.”
“Sei tu la mia pazzia. Possibile che tu non l’abbia ancora compreso?”
La ragazza si sentì all’improvviso disarmata. Quelle parole avevano annientato ogni cosa e ricadde sulla sedia, impassibile.
“Per essere tanto intelligente, credevo che fingessi di non aver capito. Ma mi sbagliavo a quanto pare.”
Zoe ignorò quel tentativo di sdrammatizzare e rimase ancora attonita e priva di pensieri e parole. Avrebbe dovuto dir qualcosa, scacciarlo, ma l’unica cosa di cui era capace in quel momento era ripensare alla sua frase.
Sei tu la mia pazzia.
“Esiste un qualche rimedio a questa malattia sconosciuta? Può essere guarita?”chiese infine.
“Credo sia troppo tardi. Prima o poi lo capirai anche tu.”e dopo averle sorriso mestamente, si alzò, sparendo dalla sua vista.


Grazie a chi ha recensito, a chi legge in silenzio..Grazie. <3
   
 
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