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Autore: Freya Crystal    16/03/2011    14 recensioni
La storia di Bella, una schiava, e di Edward Cullen, il suo padrone.
Estratto dal capitolo 4:
"Sono passati due mesi, tre giorni e sei ore da quando quel maledetto vampiro si è intromesso nel mio destino, salvandomi. Sì, ora – e non so perché – lo ricordo perfettamente. Edward mi ha sottratta dalle grinfie della morte per portarmi all’Inferno. Un Inferno fatto di vestiti, letti e camerini, dove si odono gemiti di godimento e si respira solo l’odore del sesso, dove gli unici sentimenti esistenti sono il dolore, l’abbandono e la paura.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Twilight
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Deflagrazione


Ho un coltello in mezzo alle gambe. Sto andando a fuoco. Il mio cuore palpita in dissonanza, impazzito. Apro gli occhi, non vedo quasi niente, ma sento: c’è odore di sesso.
Jane è sparita, non mi ucciderà.
Era tutto un sogno.
Mi sono svegliata da un incubo per riprendere quello che ho interrotto nella camera del mio padrone. Le ultime immagini, frammenti di crudi ricordi vividi, che ho visto prima di svenire si fanno strada in me. Le lacrime che stanno sgorgando dai miei occhi non basteranno mai a farmi guarire.
Perché sono ancora viva? Che importanza ho, adesso?
<< Perdonami. >>
Un’ondata di odio acuto, fitto, intenso, travolgente mi attraversa da parte a parte non appena odo quella voce. Mi rizzo a sedere e inizio a gridare. Non importa se mi si squarceranno i polmoni, tanto ormai sono da buttar via.
Voglio farlo affogare in tutto il dolore e la disperazione in cui lui mi ha gettata. Gli graffio il volto di pietra con le unghie, tra le grida incontenibili, accompagnata dalla devastante consapevolezza che se sopravvivrò non sarò mai più la stessa.
Lui non si muove, non parla, non mi ferma, lascia che io gli percorra l’intero volto con le unghie.
Perdono. Perdono? Con che coraggio me lo ha chiesto? Con quanta crudeltà si è fatto trovare seduto sul bordo del letto ad aspettare che mi risvegliassi?
Porco! Animale! Mostro! Assassino!
Aveva ucciso la mia umanità, privandomi di tutto.
Tutto.
Mi aveva spogliata completamente.
Nessuno sarebbe intervenuto per allontanarmi da lui. Lui non mi avrebbe mai più violata. Sarei riuscita a scalfire il granito della sua pelle e a farlo soffrire, a furia di graffiare.
I suoi occhi color topazio sono aperti, immobili, le iridi  penetranti, velate da un miscuglio indecifrabile di… sentimenti? Questo essere prova dei sentimenti? In passato posso averlo ponderato, ma ora non ho dubbi: ne ha provati quando sono svenuta tra le sue braccia, mentre le costole mi si spezzavano sotto il suo peso e l’inferno si scatenava in mezzo alle mie gambe?
No.
Non riesco nemmeno a dar voce alle mie emozioni. La verità è che ho dimenticato come si faccia, il nodo che ho in gola è indistruttibile, la catena che imprigiona la mia voce non si può spezzare.
Tengo i miei occhi imperlati di lacrime puntati nei suoi, come per sfidarlo, nella speranza che il mio stato d’animo riesca ad attraversare il suo corpo e lo soffochi. C’è qualcosa in quelle iridi ostinatamente dilatate. Qualcosa che risveglia un ricordo distante mille anni luce.
Vorrei chiedergli “Perché mi hai salvata quel giorno? Perché hai scelto me per i tuoi giochi erotici? La tua incontrollata lussuria è l’unica ragione per la quale ti servo? Dietro la tua crudeltà si cela un secondo fine?”
Poi lo fa. Mi ferma. Edward afferra le mie mani e le richiude, tremanti, fra le sue.
<< Sembra che tu abbia recuperato le forze. >>
Continuo a fissarlo, sconvolta. Il suo splendido volto demoniaco è privo di segni, una pietra perfetta, pallida e tenebrosa.
<< Non ti toccherò mai più... Mai più. >>
Gli sputo. Mantengo un’espressione torva di profondo astio. Percepisco il livore inciso nel mio viso tirarmi la pelle.
<< Me lo merito. >>
Non riesco a smettere di tremare. Strattono le braccia perché lasci andare le mie mani, il contatto col suo corpo freddo è insopportabile. Ho la nausea, vorrei vomitargli sulla lucida camicia nera.
Edward molla la presa, distoglie lo sguardo e inclina il capo.
Ho il fiatone, il petto mi si alza e riabbassa rapidamente. Come macchie d’inchiostro scagliate in pieno viso orrende visioni delle innumerevoli volte che il mio padrone mi ha violata colpiscono l’occhio della mia mente con deflagrante intensità.
Perché? Perché io? Sono come una droga per lui?
Edward torna inaspettatamente a guardami negli occhi. Lo sguardo mi ricade sulla linea violacea delle sue labbra, labbra algide e dissolute che mi hanno lambita in ogni parte del corpo e hanno dissacrato la mia verginità. Non c’è niente che potranno dire per discolparsi.
Mi sento circondare dalle sue braccia e inevitabilmente aderisco al suo petto. << Sei la mia qualità preferita di eroina. >>
Lo ha detto. In un roco sussurro riarso di desiderio. Ha risposto alla mia muta domanda. Lui non può leggermi il pensiero, forse aveva solo voglia di dirmelo.
<< Ma non può continuare. Non più. >>
Avvicina il suo viso al mio orecchio. Le nostre guance si sfiorano. << Devo lasciarti andare. >> La sua voce è appena udibile, scivola lieve come un sottile filo di seta dentro di me. Rabbrividisco, sia per il freddo che per lo shock.
Andare?
Come?
Dove?
<< Ma tu dovrai resistere. >>
Spire caustiche di paura mi si attorcigliano addosso.
Resistere a cosa?
Edward mi sfiora il lobo e sospira. << Dovrai resistere fino al giorno in cui ti lascerò andare. >>
Il mio cuore pulsa violento contro al suo petto. In quel momento realizzo che il dialogo fra il mio padrone e uno sconosciuto vampiro è avvenuto realmente. Devo averlo udito mentre ero prossima al risveglio.
<< Temevo che non volessi più svegliarti. Hai dormito profondamente per tre giorni. >>
Non è possibile.
Edward si discosta da me, accortosi che sto tremando. << Stenditi. Chiamerò Jane perché ti porti da mangiare. >>
No!
Non voglio più sentir nominare quella vampira. Scuoto la testa, supplicante.
<< Tranquilla. Ho promesso che non ti farò più del male. >>
Stupido. Non ha capito. D’istinto poso la testa sul suo torace e mi aggrappo alla sua camicia con le dita. Lui s’irrigidisce. Al pensiero di Jane e dell’incubo che ho fatto il profumo del mio padrone acquista quel senso di familiarità rassicurante che nient’altro ha quaggiù.
Lentamente, mi abbraccia.
E’ assurdo. Due minuti prima volevo sbrindellargli la faccia, ora mi sto avvinghiando a lui perché non voglio che se ne vada.
<< Ti prego. Dimmi il tuo nome >>, sussurra. Sembra dolente, sul punto di essere torturato.
Può una qualunque creatura provare desideri così forti?
Chiudo gli occhi, appoggio la guancia alla superficie marmorea della sua pelle e soffio la prima parola dopo mesi. << Isabella. >>

Spazio dell’autrice: okay, è un vero schifo. Ma volevo pubblicarlo! Scusatemi, vado di fretta e devo scappare. Lo so lo so, fa schifo, ma mi farò perdonare!! Vi preannuncio che ho in mente una nuova long fiction di Twilight molto particolare ;) Alla prossima, vi adoro!! 
  
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