Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Lines    17/03/2011    0 recensioni
Scrivere significa anche saper fondere fra di loro elementi reali con la propria capacità inventiva.
Non vi svelerò in quale percentuale siano calibrati in queste pagine il mio passato e i miei sogni, starà a voi giocare con la mia storia decidendo a cosa credere e a cosa no.
Quello che mi interesserebbe sarebbe un giudizio dal punto di vista strettamente letterario. Se volete,però,fatevi pure un'idea della persona che potrei essere.
Sono convinta che sia un po' come se,vivendo, scrivessimo tutti dei pezzetti di uno stesso complicato romanzo :)
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era una mattina d’autunno, dell’anno scorso.
C’era esattamente il tipo di clima che amo: il sole splendeva nel cielo terso, ma l’aria fresca
mi ricordava che l’inverno era alle porte.

Mi sentivo felice, per qualche motivo. In effetti conoscevo esattamente la causa di quell’allegria inensata:
Sabato sarei uscita con Lui.

Dopo incontri causali, messaggi allusivi sui social network, sguardi, sorrisi e ciao azzardati nei corridoi di scuola,
abbracci amichevoli e sigarette rubate…
Mi aveva chiesto di vederci.

Era passato del tempo dall’ultima volta che mi ero sentita così.
Sapevo benissimo che non sarebbe mai diventata una cosa seria e
che probabilmente quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta.
Però avevo deciso di prenderla come veniva.

Mi ero stupidamente illusa di potermi comportare da maschio, di potermene fregare della parte sentimentale.
Mai sopravvalutarsi.

Le ore di scuola passavano veloci, noiose, come sempre, ma veloci.
Era un Giovedì che non valeva nulla, l’unica etichetta che affibbiai a quella giornata fu “Due Giorni Prima Di Sabato”.
Di certo non mi aspettavo che sarebbe successo quello che è successo.
 
La campana era appena suonata, stavo andando a casa per pranzo quando vidi sulla panchina in cortile un ragazzo alto,
con chioma ribelle e sorriso sghembo.
Conoscevo fin troppo bene quel modo di appoggiarsi alla panchina,
quella finta strafottenza che aveva sempre appiccicata addosso.

Mandai un messaggio a mia madre con scritto che mi fermavo al bar della scuola,
e con tutta la nonchalanche possibile passai davanti a quella panchina.

Mi prese per un braccio e mi sorrise, levandomi la tracolla e appoggiandola in terra.
-Ehi.. Che ci fai ancora a scuola?-
-Niente, ho una conferenza alle due… Tu?-
-Direttivo della scuola per le decorazioni della festa.
Ci fanno dipingere le scatole, pensa un po’. Però è divertente.- Mentre parlava non mi guardava.

-Ah,capisco… Che ore sono?-
-E un quarto… Manca un bel po’. Dai,raccontami qualcosa.-
-Non so… Dimmi qualcosa tu.- Torturai i capelli freschi di shampoo fino a che ogni singola ciocca
non venne lisciata nervosamente almeno sei volte.

-Sei bella,oggi. Stai bene truccata leggera. E poi quel maglione largo…-
-Grazie… Cos’ha il mio maglione?!-
-Niente. Mi fa venire voglia di immaginare cosa c’è sotto.-
Arrossii violentemente a quelle parole.
Anche perché non sono proprio una di quelle che pagheresti per vederle nude,insomma…

-Piantala.-
-Perché? Mi diverte. Anzi,mi eccita.-
Dicendo questo si avvicinò al mio volto, e proprio quando pensai che mi avrebbe baciato si allontanò di scatto e prese una Lucky Strike,
la accese e poi me la porse.

-Guarda,abbiamo lo stesso accendino…-
-Sì, sono azzurri Puffo!- Mente sorrideva come un bambino, sistemava i due accendini in pose compromettenti.
Scoppiai a ridere fragorosamente, mentre lui mi sbirciava con l'angolo di quell'iride di caramello.

-Andiamo a farci un giro,che ne dici?-
-Ok… Ma dove vuoi andare? Fra poco dovremmo iniziare a muoverci…-
-Tranquilla, solo un giretto.-
Camminava veloce, come se non facesse caso a me. I suoi passi erano cadenzati,spavaldi.
Ostentava davanti al mondo tutta la spensieratezza e la voglia di vivere di un diciassettenne qualunque, ma dietro quell'atteggiamento non troppo studiato leggevo la tristezza e la delusione di chi ha appena perso un'amante.

All’improvviso me lo trovai parato davanti. Per la prima volta mi sentivo davvero guardata da lui, sentivo quel profumo
di ammorbidente della sua felpa col cappuccio e giurerei di aver percepito anche i battiti del suo cuore farsi piu' veloci. Sempre piu' lenti dei mei,comunque.
Eravamo al piano terra, davanti al bagno dei maschi, e per i corridoi passeggiava un silenzio tranquillo.

Si avvicinò al mio viso con chiare intenzioni, ma nel momento esatto in cui mi protesi per baciarlo si scansò e con un gesto gentile mi tirò dolcemente oltre la porta.
-Cosa avresti intenzione di fare?- Cercai di assumere un'aria indignata e perplessa,alzando un sopracciglio. Con scarsi risultati.
-Io? Niente… che tu non voglia fare.- La malizia traboccava da ogni suo gesto come cioccolato da una fontanella.
Dicendo questo mi spinse senza troppa violenza contro il muro gelido e iniziò a baciarmi con traporto.
“Con trasporto” è un po’ riduttivo, perché aveva una foga e una passione tali che quasi mi spaventai.
Mi sfiorava la pelle, mi stringeva, mi leccava il collo e le orecchie, infilava le mani nei miei capelli e mi morsicava le labbra con eccessiva veemenza.
Il suo alito sapeva di caffè scadente delle macchinette, tabacco e dentifricio. Il sapore migliore del mondo.

La parte del mio cervello che non era assuefatta ed inebriata da lui mi comunicò che c’erano delle persone in avvicinamento.
Senza dire una parola mi posò,anzi,mi strinse una mano sulla bocca e mi tirò,stavolta con decisione e forza,dentro un bagno,
chiudendo a chiave con il lucchetto arrugginito.

Mentre dei ragazzi bevevano e si lavavano le mani, interloquendo fra di loro con parole colorite tipiche del nostro dialetto,
Lui si levava con impazienza la felpa rossa e la appendeva al gancino della porta.

Sempre con quei ragazzi al di là della scassata porta di legno e cartone, riprese a baciarmi sul collo, sulle guance, sulla bocca,
accarezzandomi la schiena da sotto i vestiti.

Poi mi levò il maglione con un movimento calcolato che non lasciava tempo a repliche (il mio maglione preferito,
quello color tortora comprato in America,accidenti) e lo gettò a terra senza troppi riguardi.

Lo rimproverai con un’occhiata furente, ma lui mi appoggio' un dito ruvido per i calli della chitarra sulle labbra e continuò imperterrito.
Era decisamente eccitato, accaldato e quasi… famelico. Affamato.
Quando finalmente ragazzini se ne andarono,si sentì libero di slacciarsi (e di slacciarmi) il bottoncino dei jeans.
Ora, credetemi, se vi foste trovate in quella situazione difficilmente vi sareste fermate, ma quel minimo di amor proprio
che avevo per me e per la mia reputazione mi suggerì caldamente di smettere prima che fosse troppo tardi.

Sembrava alquanto deluso dal fatto che tenessi le braccia avvinghiate al suo collo e non alle sue mutande,
quindi mi prese le mani con la finta scusa innocente di baciarle e se le infilò letteralmente nei boxer. Cio' che prima premeva all'altezza del mio bacino adesso pulsava sotto le mie dita.

Non avevo il coraggio di rifiutarmi, perché temevo che non avrebbe piu’ voluto uscire con me, avevo una paura folle di perderlo prima ancora di averlo.
Perciò, dopo un attimo di esitazione, iniziai a toccarlo,prima dolcemente e poi piu’ veloce, sperando che continuasse a baciarmi
e non notasse l’espressione colpevole che avevo stampata in volto.

Quando riportai le mie mani dove dovevano stare, mi chiese se c’era qualche problema e gli dissi semplicemente che
era quasi ora di andare e non mi sembrava il caso di spingersi oltre.

Lui, in risposta, iniziò a baciarmi il collo e il seno, anche se mi ero tassativamente rifiutata di levarmi altri indumenti,
facendomi sussultare al contatto con le mattonelle gelide e le sue mani bollenti.

Dopo un po’ mi mise le mani sulle spalle e mi sussurò una frase che all’inizio non capii…
Vai giu’.
Quando ne appresi il significato,allibita e un po' scossa, a malincuore mi spostai e feci per vestirmi.
Quello decisamente non lo avrei fatto.
A lui avrei fatto di tutto, ma sicuramente non una cosa del genere nel bagno della scuola prima di una conferenza.
Lui mi fermo e provò un paio di volte a farmi cambiare idea, senza successo. Ero un po’ spaventata perché era piu’ che una richiesta, mi stava… quasi costringendo.
Presi come scusa quella di controllare l'orario,ma effettivamente mi resi conto che entrambi i nostri impegni ci avrebbero voluto presenti da almeno mezz’ora prima,
quindi raccolsi in fretta il mio maglione e me lo infilai, gli lanciai la felpa e mi fiondai fuori da quel dannato bagno, grata per una volta alle lancette dell’orologio.

-Allora, beh, ci vediamo Sabato… Se vuoi ancora uscire.- Pronunciai quelle parole sottovoce, quasi avessi paura della risposta.
-Cosa ti fa pensare il contrario? Vai, e pettinati un po’,magari, che sembri uscita da un frullatore.-
-Colpa tua.-
Un ultimo bacio fugace e poi mi precipitai alla conferenza… Quel che riuscii ad ascoltare mi entrò da un orecchio e mi uscì dall’altro,
avevo la testa decisamente da un’altra parte.

I miei amici si accorsero che qualcosa non andava in me,però non mi fecero domande sul motivo del ritardo.
Provavo piacere, vergogna, esaltazione, senso di colpa, paura, delusione.
Emozioni complementari e contrastanti, tutte nello stesso momento.

Certo, quel ragazzo si era ormai portato via un pezzo di me, ero consapevole di quanto mi interessasse,ma...
Sapevo anche che lui era ancora innamorato di Lei.

Già,Lei,l'ex fidanzata di una vita.
La G incisa ad ago e china sulla sua mano destra mi ricordava in ogni istante che il suo cuore non sarebbe mai stato mio.

Ce l'ho anche io un tatuaggio fai da te come quello, una insulsa stellina da tredicenne. Stesso punto,significato zero.
In quel momento ancora non lo sapevo, ancora non potevo nemmeno immaginare quello che Lui avrebbe provocato nella mia testa.
Ero ancora felice.

Felice ed illusa.
L.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Lines