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Autore: missohara    19/03/2011    4 recensioni
Missing moment della mia storia sui Malandrini, niente più. Il primo giorno di Elizabeth ed i suoi amici. Ovviamente anche per chi nonl'ha letta, troverà tutto l'occorrente per capirci qualcosa all'inizio della storia.
Le riflessioni, i dubbi e le incertezze di Beth sul suo primo giorno, ma anche il vedere coi suoi occhi tutti i nuovi amici che si troverà davanti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'vivre'
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Note dell’autrice:

Queste note sono soprattutto per chi non conosce niente più, la mia long fic sui Malandrini e su Elizabeth, il nuovo personaggio che ho inserito qui dentro.

Beh, spieghiamo a quelli ancora ignari di che cosa si tratta.

In pratica è una storia (che poi avrà un seguito) che parla di Beth, sorella di James innamorata e dopo mille peripezie fidanzata con Remus. La storia in questione, niente più per l’appunto, è rrivata al quindicesimo capitolo.

Se volete leggerla per capirci di più su questo missing moment fate pure!

Solo una nota:

  1. ho ringiovanito Ted e Meda in modo che siano amici dei protagonisti!
  2. Ho quindi ringiovanito tutte quante le sorelle Black tenendo conto solo della differenza d’età fra le tre!

Beh credo proprio che basti…

Baci

Beth

********

1 settembre 1971

King’s Cross era più gremita del solito quel primo di settembre: c’erano i classici lavoratori armati di ventiquattrore e cravatta, le famiglie che tornavano dalle vacanze e quele più fortunate che potevano godere ancora di qualche giorno di riposo.

E poi c’era un gruppo di persone, vestite in modo bizzarro per carità, che aveva la snervante abitudine di andare a cozzare contro un muro fra due binari. Almeno, questo era quel che pensavano i Babbani.

Una di queste bizzarre famiglie era la famiglia Potter, per l’appunto.

In testa c’era un bambino bruno, con dei ridenti occhi nocciola e una zazzera di capelli elettrici. Stringeva fra le braccia una gabbia con un gufetto tubante e scarmigliato, che aveva l’aria atterrita quanto arruffata.

Il piccolo era seguito da un uomo castano con gli stessi capelli indomabili. Questi però aveva gli occhi molto chiari, di un colore fra il verde, il grigio e l’azzurro.

Dietro di loro venivano una donna ed una bambina.

La donna era bruna, con i caldi occhi nocciola del figlio. Sorrideva e teneva per mano una bambina bionda dall’aria timida. I lunghi capelli erano posizionati in modo da nascondere il viso delicato in modo che s’intravvedessero solo gli occhi del medesimo colore di quelli del papà.

Il celarsi dietro ai propri capelli era una delle tattiche difensive di Beth per non dover mostrare a tutti la propria faccia. Era una ragazzina estremamente chiusa e timida, l’opposto del fratello spigliato e sempre allegro.

La madre le sistemò la chioma bionda sulle spalle.

“Beth, non devi sempre nasconderti dietro ai capelli. Come farai, ad Hogwarts?” Le chiese la madre dolcemente.

La piccola abbassò lo sguardo e lo rivolse con teacia al pavimento grigio e sporco.

Non lo sapeva, come avrebbe fatto ad Hogwarts. Sperava solo di finire con James a Grifondoro, per sentirsi meno sola. D’altro canto però, sapeva che non era il coraggio la sua virtù. Lei era, come la definiva James, una secchiona della peggior specie. Ed i secchioni secchioni andavano a Corvonero.

Ma il vero problema di Beth non era la timidezza. Il mostro più terribile con cui avrebbe lottato era la nostalgia di casa. Le sarebbero mancati mamma e papà in quei mesi, ne era certa.

Lei e James erano cresciuti in aperta campagna, senza avere contatti con altri bambini. I loro genitori li avevano istruiti in casa e loro erano cresciuti scorrazzando nel verde. I loro genitori erano per questo le figure più importanti nella loro vita e nessuno dei due poteva contare su degli amici veri e propri su quel treno.

Ma Beth non aveva alcun dubbio: James avrebbe attirato amici come un fiore attira le api. Mentre lei se ne sarebbe rimasta da sola in un angolino.

Madre e figlia raggiunsero presto James e Charlus.

“Ti va di dare un’occhiata qui  in torno, ometto??” Chiese il papà al bimbo bruno che assentì gioioso.

“Noi, da brave signore, andiamo a prendere una cioccolata, vero tesoro?” Chiese Dorea a una Beth celatasi di nuovo sotto ai capelli.

Anche lei annuì.

La famigliola si separò. C’era un piccolo caffè all’angolo, e Beth e Dorea ordinarono due cioccolate con la panna e dei bignè crema e cioccolato.

“Tesoro, sei pronta per Hogwarts?” Provò a chiedere Dorea, anche se sapeva che la figlia le avrebbe risposto a monosillabi.

Era molto matura per la sua età la piccola. Solo che in quei momenti si chiudeva talmente tanto da risultare impenetrabile persino agli occhi dei suoi.

La bimba fece di sì con la testa.

Le cioccolate fumanti arrivarono e Beth tentò di mangiare un bignè. Non aveva fame, ma doveva mangiare  perché sennò sarebbe crollata addormentata sul treno dal sonno e dalla debolezza causatale dal digiuno (non aveva mangiato nemmeno la sera prima).

“Mamma?” Chiese alla fine la bimba, guardando intensamente la crema del bignè spantegarsi sul piattino.

“Che c’è tesoro?” Dorea riusciva a far parlare la figlia meglio del Veritaserum.

“in che casa pensi finirò?” Chiese alla fine la bimba dopo qualche attimo.

La signora Potter sapeva che cosa rispondere alla figlia:

“Tu sarai Corvonero, così come James sarà Grifondoro.” Ma sapeva che avrebbe turbato la bambina nominando qualsiasi casa. Perciò scelse una risposta più diplomatica:

“Qualunque casa andrà bene, davvero. Fa’ la scelta giusta e ricordati che per qualunque cosa puoi scriverci.”

Beth pareva ancora preoccupata, ma Dorea sembrava turbata ancor più della figlia.

Stava osservando un gruppetto di persone che camminavano con aria altera.

“Mamma? Chi sono quelli? La donna bruna ti assomiglia.” Ecco. Beth aveva un modo impressionante di notare le cose.

Valburga Black e la sua nobile prole incedeva per la stazione. Era tutt’altro che vestita alla Babbana. Indossava un sontuosissimo abito verde smeraldo che accentuava i suoi tratti aristocratici. Due bambini la seguivano camminando poco distanti da lei.

Il primo aveva i capelli lunghi ed era l’unico della famiglia a sorridere vispo ed allegro. I suoi occhi saettavano tutt’attorno, come se volesse captare tutto del mondo che lo circondava. L’altro era mingherlino e nero di capelli come il fratello, ma gli occhi scintillavano verdissimi. Sembrava  molto rispettoso e pacato e fissava la madre con aria adorante.

“Tesoro, loro sono i Black. Ti ricordi, immaginok, quando ti ho raccontato della mia famiglia e del perché tu non hai né nonni né zii dal lato materno.” Spiegò infine Dorea, che teneva gli occhi fissi sul bimbo più grande.

Sembrava esaminarlo con estrema attenzione. In verità si riconosceva appieno in lui, perché erano stati molto simili da bambini.

“Dobbiamo salutare?” Domandò incerta Beth. La madre era indecisa. Avrebbe potuto ignorare tranquillamente i Black che l’avrebbero snobbata comunque. Però, trovava estremamente educativo per Beth mostrarle quanto certe famiglie fossero altezzose.

Mamma e figlia si avvicinarono alla famigliola.

La donna dall’aria nobile strinse le labbra vedendo la cugina con la bambina bionda che si dirigevano verso di loro.

“Valburga!” Esclamò Dorea sforzandosi di mantenere un tono leggero, ma da cui trapelava tanto disprezzo. Ma l’altra non era da meno.

“Dorea.” Disse con fare artico.

“ questi sono i tuoi Sirius e Regulus, vero?” Domandò la Potter sorridendo ai due bimbi.

Il più piccolo annuì rigido, mentre l’altro le rivolse un sorriso.

“io sono Dorea e questa è Elizabeth, andrà al primo anno.” Il bimbo più grande porse la mano a Beth che la strinse molto molto timidamente.

L’altro non si degnò di guardarla, teneva gli occhi fissi sulla madre.

“Anchio andrò al primo anno! Lei, signora.” E Sirius accennò a Dorea.

“è quella che è stata cancellata dall’albero genealogico?” Quel bimbo era di un’intelligenza dannatamente pronta.

Valburga se possibile strinse ancor di più le labbra e dai suoi occhi trapelava una quantità di disappunto tale che avrebbe incenerito chiunque.

“Beh, non sapevo fossi ripudiata.” Sorrise appena Dorea che non era per niente imbarazzata.

“Certo! Ma signora, sarò ripudiato anchio! È troppo bella la bruciatura sull’arazzo!” Sirius era eccitatissimo. Sua madre lo prese per un braccio e lo trascinò dietro una colonna. Regulus li seguì con fare dignitoso.

“Beth, stasera quando mi scriverai dimmi in che casa finirà quel bimbo. Parola mia, non sarà fra i Serpeverde.” Disse Dorea che ormai rideva.

Intanto la famiglia reale (ormai Beth soprannominava i Black così) era ritornata. Valburga carezzava la bacchetta con affetto, mentre Sirius si sfiorava con aria arrabbiata un taglio sulla guancia.

Intanto un’altra parte della famiglia reale era in avvicinamento. Questa volta c’era una regina che guidava tre principesse.

Sembravano incedere su un cocchio d’oro, tanto era tronfio il loro modo di fare e di camminare.

“E questa è Druella con le bimbe.” Constatò Dorea che osservava le Black con aria profondamente disgustata.

Beth osservò le principessine. La più grande aveva i capelli come l’inchiostro e occhi grevi e scuri. Incedeva elegantemente accanto alla mamma, reggendo con una mano lo splendido abito blu notte perfare in modo che non sfiorasse il pavimento. Sembrava che quel posto la disgustava.

Poi c’era una bimba pressappoco della stessa età di Beth. Era altezzosa, ma non quanto le sorelle. A volte gettava occhiate incuriosite tutt’intorno, e sorrise apertamente alla vista di Sirius.

L’ultima delle bambine non sembrava avere l’età per andare ad Hogwarts. Doveva avere pressappoco l’età di Regulus ed era bella. Portava i capelli di un biondo molto chiaro raccolti sopra la nuca con una studiata acconciatura ed il suo viso era delicato ed angelico.

I suoi occhi erano azzurri, ma non sorrideva come la sorella.

“Loro sono Narcissa, Bellatrix ed Andromeda.” Valburga presentò orgogliosamente le nipoti a Dorea. Sembrava volesse dirle quanto Beth e James, sempre che sapesse dell’esistenza del bambino, fossero inutili confronto alle tre grazie.

“Beh Valburga, Druella. Ci vediamo. Spero vivamente che i nostri figli faranno amicizia.” Il tono di Dorea diceva tutt’altro, e si allontanò con la figlia che le trotterellava dietro.

“Mamma, ma che razza di famiglia sono!” Esclamò Beth allibita.

“Pensa che ho passato vent’anni della mia vita in un ambiente del genere, tesoro. Però Sirius mi è simpatico. Ho come l’impressione che lui e James faranno amicizia.”

“Anche la bambina riccia sembrava carina, anche se è altezzosa quanto le sorelle.” Constatò Beth disinteressata.

“Andiamo da Charlus e James, tesoro. Ormai il treno partirà fra dieci minuti.” Disse la mamma, guidando dolcemente la figlia verso il marito ed il bambino che si erano fatti vicini.

“Che cosa voleva Valburga?” Soffiò Charlus alla moglie. Aborriva con tutto se stesso quel genere di famiglie.

“Niente, volevo solo far vedere a Beth quanto la gente non sia tutta buona e gentile.” Rispose lei sorridendo alla figlia che li scrutava poco lontano.

Camminarono tutti in direzione dell’Espresso. Beth era rimasta incantata dalla locomotiva rossa rossa e sorrideva estasiata.

“Sarà una splendida avventura, vedrai.” Le disse il padre accostandosi e scostando ancora una volta i capelli  della figlia dal suo volto.

“E per favore, sorella! Smettila di nasconderti dietro ai capelli perché sei timida! Non posso mica proteggerti per sempre!” James la rimproverò e la tirò per la manica.

Intanto, molti studenti si apprestavano a salire sul treno. Beth tratteneva ormai a stento le lacrime.

I suoi le sarebbero mancati terribilmente.

“Ora, principessa. Da’ un bacio a mamma e papà, e Sali.” Le disse dolcemente Charlus chinandosi per essere alla stessa altezza di Elizabeth.

“No.” Sussurrò la piccola, torcendo una lunga ciocca bionda.

Dorea la strinse a sé stretta stretta.

 

“Fa’ a brava, bimba mia. Ed assicurati che James non si ficchi nei guai almeno fino a domani.” Dorea le carezzò i capelli prima di lasciarla andare.

“Scrivici tesoro.” Disse il papà abbracciandola.

“Anche voi, tutti i giorni se potete.” Bisbigliò lei.

James intanto era abbracciato calorosamente da Dorea che gli sussurrò all’orecchio:

“Per favore, fa’ in modo che Beth non faccia troppo la timida e che si faccia degli amici.” Lui guardò la sorellina con aria compiaciuta e la prese per mano.

“andiamo!” I due salirono sul treno trascinandosi dietro i pesanti bauli.

Trovarono uno scompartimento semivuoto. C’erano seduti i due membri più simpatici della famiglia reale.

Il ragazzo bruno salutò Beth e James ridendo e dopo che Beth li ebbe presentati si sedette vicino alla compagna.

“Ciao, io sono Elizabeth. Puoi chiamarmi Beth se ti va.” Parlava con un filo di voce, un po’ si vergognava. Ma non sapeva che la bambina al suo fianco era timida quanto lei.

“Andromeda, se ti va Meda.” Rispose Sirius per lei.

“è simpatica, eh. Ma secondo me ha un po’ di problemi mentali.” Aggiunse lui guadagnandosi un’occhiata furiosa della cugina.

“anche mia sorella li ha!” E questa volta fu Beth a guardare male James.

James e Sirius legarono moltissimo già dai primi minuti. Beth e Meda si misero a leggere in silenzio, ma ogni tanto si fissavano di sottecchi.

Passarono dieci minuti finché la porta si aprì. Entrò una bambina dai lunghi capelli rossi che non si presentò e si rincantucciò in un angolino. Aveva gli occhi rossi e pareva al contempo arrabbiata e triste.

“Che cos’ha?” Fece piano Meda a Beth.

“Non lo so. L’ho vista litigare animatamente con una ragazzina più grande, prima.” Rispose la biondina.

Poi entrarono   due ragazzi. Uno era biondo e cicciottello, e si unì timidamente a James e Sirius.

L’altro aveva unticci capelli scuri e si accostò a bimba dagli occhi verdi, cercando di parlarle all’orecchio.

“quei due litigheranno.” Disse Lizzie alla nuova silenziosa amica accennando a James e Piton.

La Black non rispose, ma annuì.

Poco dopo un ultimo bambino, dall’aria malaticcia e dai capelli castano spento, si avvicinò a loro.

“Io sono Remus, Remus Lupin.” Tese loro timidamente una mano e si mise seduto di fronte a Beth.

La bimba fu colpita da quegli splendidi occhi color del miele. Erano gentili, ma nascondevano tanta tristezza eppure tanta intelligenza.

Lo scrutò a lungo, senza parlare.

Quasi non si accorse che non si sa come, il ragazzino dai capelli unticci e la bimba fulva erano usciti strillando dallo scompartimento.

“Scusate, ma che gli avete fatto?” Chiese Meda anche lei riscossasi bruscamente dai propri pensieri.

“Abbiamo detto a quello dal naso lungo che non ha né muscoli né cervello.” Disse James, ancora divertito.

“Beh non mi sembra questa gran cosa da dire.” Replicò Beth in tono da sorella maggiore.

“Senti, stava antipatico pure a te!” Ribatté Sirius.

“Sì, è vero. Ma questo non significa niente!” Meda difese Elizabeth.

Il viaggio passò tranquillamente. I quattro ragazzi chiacchieravano abbastanza allegramente mentre le due bambine si tenevano in disparte, ancora troppo timide per spiccicare qualcosa di più di poche parole.

“Ora bisogna andare.” Disse Sirius molte ore dopo.

Infatti, il treno si fermò dolcemente. Beth si era messa l’uniforme e se la stringeva addosso.

“Io devo raggiungere  mia sorella un attimo, mi aspettate?” Domandò Meda.

“Ok.” Le rispose Beth. Meda le piaceva molto. Le stava simpatica, pur avendoci parlato poco.

La Black ritornò poco dopo.

“Bella dice che dovremmo stare con persone più influenti.” Disse al cugino che la guardò male.

“Lascia parlare tua sorella, Meda. Noi andiamo, forza!”

L’aria fuori era fredda. Il sole dolce e polveroso che c’era quel mattino a Londra qui era stato sostituito da una pioggia gelida ed incessante.

“Primo anno! Primo anno da questa parte!” Un gigante enorme, dall’aria burbera, ma gentile li stava chiamando.

Meda si strinse al fianco di Beth, impaurita.

“Senti, io non dovrei stare con te. Bella ha detto che sei.. Una traditrice del tuo sangue.” Sussurrò Meda, ma senza allontanarsi dall’amica.

Quelle parole ferirono enormemente la biondina. Ci rimase molto male, ma non perché glie le avesse dette Meda. Non capiva che ci fosse di tanto sbagliato nello stare con lei.

James, Remus, Sirius e Peter si diressero verso una barchetta.

“Ci hanno abbandonati.” Sussurrò Lizzie.

Si diressero verso una barchetta in cui c’era solo una bimba bruna e sorridente.

“Ciao! Io sono Jennyfer Lynton, chiamatemi pure Jenny!” Esclamò allegra porgendo una mano alle due ragazzine.

Quella bimba era un fiume in piena. Parlava, parlava e parlava.

Meda e Beth erano troppo timide per risponderle. Ma la timidezza si trasformò ben presto in stupore.

“è bellissimo!” Jenny fu la prima a riprendersi, indicando lo splendido castello.

Visto attraverso il temporale pareva ancora più spettacolare. Beth pensò alle regge dei libri di fiabe, al castello de “la bella e la bestia”, a tutti i libri su Hogwarts.

Quando aveva visto le illustrazioni di “storia di Hogwarts”, aveva pensato che fosse solo uno splendido castello.

Ma ora quel posto sembrava emanare una luce fantastica.

“Sarà una splendida avventura.” Pensò di nuovo e gli occhi le si illuminarono.

Il primo vero sorriso ormai le si era stampato in viso.

 “Ei! Sembri incantata.” La riprese Jenny ridendo.

“Voi in che casa vorreste andare?” Ormai quella domanda Beth l’aveva sentita mille volte.

“Non lo so! Sinceramente, Grifondoro perché tutta la mia famiglia è stata lì.” Rispose lei, ma non sapeva se lei lo sarebbe stata.

“Anche la mia famiglia è stata tutta quanta a Serpeverde. Immagino che non farò eccezione.” Rispose Meda ad occhi bassi.

“Io non lo so! Mia madre è di Istanbul e mio padre era danese, anche se se n’è andato qualche anno fa.” Rispose Jenny e per la prima volta un lampo di malinconia fece capolino negli splendidi occhi color ghiaccio.

“Siamo arrivati!” Esclamò Hagrid.

Beth e Meda scesero in fretta e lasciarono Jenny indietro.

Volevano tutt’edue andare rispettivamente da Sirius e James.

Ma i due erano immersi in una fitta conversazione.

Trovarono Peter, Remus ed un ragazzo biondo che sorrise apertamente alle due bambine. Era molto alto per la sua età.

“Ciao! Anche voi del primo anno, vero? Io sono Ted Tonks, voi due?” Domandò alle bimbe.

“Io sono Elizabeth Potter e questa è Andromeda.” Rispose Beth anche  per l’amica.

“Andromeda! Che nome buffo.” La riccia in risposta lo fulminò con un’occhiata che la rese molto simile a Bellatrix.

“Puoi chiamarla Meda, se vuoi.” Intervenne Remus a sorpresa per mettere pace fra i due.

Intanto James e Sirius si erano avvicinati. La ragazzina dai capelli rossi e il bambino col naso adunco li guardavano male.

“Che gli avete fatto, si può sapere?” Chiese Lizzie, ma un po’ rideva.

“Niente, sorellina! Cosa vuoi che gli potessero fare due angeli come noi?” Scherzò James.

Beth e Meda risero di gusto, così come Remus, Peter e Ted.

Jenny si avvicinò loro. Sorrise a Meda e Beth e si presentò con i ragazzi.

“Ora dobbiamo seguire Hagrid.” Disse Ted, e seguirono l’uomo barbuto.

Entrarono nella Sala d’ingresso. Quasi Beth non prestò attenzione alla parole della Mcgranit.

La paura si faceva strada pesantemente dentro di lei.

“Beth.” Quasi non si accorse che Meda la stava chiamando.

La bimba pareva terrorizzata, e disse a Beth molto piano:

“Io finirò a Serpeverde Beth… E non potremo essere amiche, Bella non vuole. Io ho paura.” Era terrea in viso e teneva gli occhi pieni di lacrime molto in basso.

“Meda, io e te potremo parlarci,stai tranquilla.” Beth le sfiorò la mano e Meda glie la prese di scatto.

Era una muta quanto vera dichiarazione d’amicizia.

Si presero per mano anche in fila indiana. Meda dietro, Beth davanti.

Le unghie della Black arpionavano la mano di Beth che dal canto suo aveva paura.

Il cappello Parlante intonò la solita canzone e Beth non pothé fare a meno di pensare che le uniche virtù che la incarnavano erano quelle di Corvonero.

“ma tu devi essere Grifondoro.” Si disse per l’ennesima volta, sempre meno convinta.

“Black, Andromeda.” Chiamò la professoressa Mcgranit.

Meda si diresse con passo incerto verso lo sgabello. Bellatrix le teneva già pronto il posto accanto a sé, ma per fortuna Meda non lo notò.

Il cappello stette su di lei davvero per moltissimo tempo. Parevano immersi in un’intima conversazione.

Alla fine Meda era mortalmente pallida, ma decisa.

“Corvonero.” Disse il Cappello.

Bellatrix era tremendamente delusa, Sirius la guardò stupito.

Beth sorrise all’amica che si diresse impaurita verso il proprio tavolo.

“Black, Sirius.” Sirius era nettamente più deciso di Meda.

Prima di mettersi il cappello in testa, guardò Bellatrix con fare di derisione.

Il cappello questa volta impiegò poco per decidere.

“Grifondoro.” E Sirius si diresse ignorando le occhiate di tutti verso la tavola vermiglia e d’oro.

James gli scoccò un’occhiata di vittoria e Beth si ricordò di quel che le aveva detto la mamma.

Dopo tanti altri smistamenti venne il turno di:

“Lupin, Remus.” Il ragazzo dagli occhi color del miele si staccò dagli altri tre.

Si diresse ad occhi bassi verso il cappello.

Quando alzò lo sguardo, Beth non poté fare a meno di essere catturata dai suoi splendidi occhi ambrati. Il suo stomaco fece una strana capriola. Se ne sarebbe ricordata e ne avrebbe capito la ragione solo molto, molto tempo dopo.

“Grifondoro.” Aveva detto il Cappello.

Ed il ragazzo si diresse alla tavolata vicino a Sirius.

Dopo che anche Jenny finì fra i Corvonero e Peter fra i grifoni, venne il turno di Piton che andò tranquillo fra i Serpeverdi. Lily invece era vicina ai Grifondoro e guardava male Sirius.

“Potter, Elizabeth.” Beth fu stupita di sentirsi chiamata in causa.

James e Ted dovettero darle una gomitata ciascuno prima che lei si svegliasse.

Iniziò a traversare la Sala. Alzò gli occhi sul soffitto temporalesco e li tenne ben fissi lì.

Alla fine si sedette e calcò in testa il Cappello.

Questo rimase zitto molto alungo tanto che Beth si spazientì:

“Embè?” Gli chiese pianissimo.

“Sei intelligente, piccola mia. Hai una passione per lo studio non comune e soprattutto ami la conoscenza. Ricordati di farti degli amici. Comunque non ci sono dubbi: Corvonero!” Il tavolo della tavolata blu-bronzo esplose in un applauso raggiante.

Beth si unì a Meda che le aveva tenuto un posto.

Tutto il resto dello smistamento passò tranquillamente. James finì a Grifondoro e Ted anche.

Dopo il discorso di Silente, i piatti si colmarono di fragranti vivande.

Arrosti, verdure, salse, rognoni, uova, formaggi e pesce d’ogni genere comparvero.

Beth sgranò gli occhi  alla vista di tutto quel ben di Dio e subito si riempi piatto di polpette e patate.

“Bene!” Esultò Jenny ficcandosi una quantità indescrivibile di salsiccia in bocca.

Lei e Beth presero subito a chiacchierare.^

Ma la biondina non la smetteva un attimo di fissare la Black. Questa teneva lo sguardo rivolto al piatto e torturava con la forchetta un pezzo d’arrosto. Non aveva voglia di mangiare e lo sapeva benissimo. Ogni tanto lanciava occhiate spaventate al tavolo di Bellatrix che rispondeva con sguardi furenti.

Alla fine Beth fece cadere di proposito una forchetta a terra e si chinò.

Raccolta la posata prese un lembo della veste di Meda che per la sorpresa fece cadere anche lei il coltello.

Si gettò sotto la tovaglia. Gli sguardi delle due bambine si incrociarono sorridendo.

“Tutto bene Meda?” Le chiese Beth dolcemente.

“Sì è che mi fa paura Bella. Tutte e tre noi sorelle siamo sempre state insieme ed i miei sono maniaci  del sangue puro.” Soffiò lei in risposta, con gli occhi pieni di paura.

“Sei stata smistata a Corvonero, non a Grifondorocome Sirius. Non hai ragione di preoccuparti troppo. E poi ti basta scrivere ai tuoi genitori e dirgli che il Cappello è uno scemo.” Meda nonparve affatto  rincuorata dalle rassicurazioni dell’amica.

A quel punto, una testa nerissima fece capolino anch’essa sotto la tovaglia.

“Jenny! Ci hai spaventate!” Sussurrò Meda.

“Pss.. so che non si dicono le bugie e che tu sei una vera Corvonero.” Dissecon un sorriso largo largo.

“Ma i tuoi genitori non lo sapranno mai. Epoi Beth per quanto traditrice del suo sangue.” E guardò la nuova amica con una mezza smorfia di finto disgusto.

“è sempre una Purosangue. E basta non farti vedere inmia compagnia. Che poi posso sempre dire di appartenere ad un’influente famiglia di Istanbul. D’altronde, là il numero di maghi e streghe è talmente alto che non mi stupirei se i tuoi genitori non conoscessero tutte le famiglie aristocratiche.”Finì Jenny con un guizzo Malandrino negli occhi.

Meda pareva ancora dubbiosa, ma un sorriso più tranquillo le indugiava sul viso.

“Ed ora usciamo che ci prenderanno per sceme.” Disse Beth risedendosi.

Chiaccherarono tutte e tre tranquillamente e alla  fine anche Meda   mangiò  voracemente delle uova.

“I dolci!” Esclamò Beth sorridendo alla montagnardi pasticcini al cioccolato che le si erano avvicinati e sembravano tanto invitanti.

Allafine,dopo minuziosa scelta,si tuffò a capofitto in una montagna di meringa, panna e guarnizioni di cioccolato nero.

“Alla faccia, e  io che ti reputavo una persona perbene!” Esclamò Jenny stupita dalla voracità dell’amica.

“Sì è vero, sembrava così timida sul treno. Ma a quanto pare non è timida con le meringhe.” Disse Meda mordendo con assoluta grazia un delicato pasticcino alle ciliegie.

“Senti principessina delle Black, taci! Va’ dai Serpeverde allora!” La canzonò  Beth. In quel momento ebbe paura di ferirla, ma Meda dopo l’iniziale sconcerto rise di gusto.

Ma Beth non l’ascoltava più. Si era incantata a fissare il professor Silente.

Era maestoso e sembrava emanare una grande luminosità. Eppure non incuteva timore, era quasi buffo nella splendida veste cobalto trapunta di stelle d’argento.

“Sembra un po’ matto.” Disse Meda seguendo il suo sguardo.

“sì ma ha l’aria di sapere tante cose! E poi ha sconfitto Grindelvald.” Replicò Lizzie in tono estatico.

“Ehi! Non ti sarai per caso innamorata del preside?” La riprese Jenny scherzando.

“No, tranquilla!” ribatté lei divertita.

Nel frattempo torte e pasticcini sparirono.

“una parola, prego!” Il preside si alzò, la lunga barba fluente illuminata dai riflessi delle candele.

E così sciorinò con stile tutte le regole di Hogwarts. Beth lo guardava incantata.

“Beth avrà circa cinquantenni o più rispetto a te! Ti sembra il caso?” Meda la stava rimproverando con una gomitata assassina.

“Non sono innamorata di lui, finiscila! Sono solo affascinata.” Le rispose in un sussurro.

“Bene ora incamminiamoci, voglio dare la buonanotte a Sirius!” Esclamò la riccia.

Lei e Beth si diressero verso il quartetto di ragazzi che correva loro in contro.

“Secchiona! Sei finita nella casa degli eterni bacchettoni!” James punzecchiò la sorella che però rideva di cuore.

“Meglio secchiona che serpe!2 Sirius era troppo contento perché la cugina non era finita a Serpeverde per ulteriori prese in giro.

“Già, guarda Mocciosus!” Esclamò James.

Mocciosus? E chi sarebbe?” Domandò Beth.

Sirius indicò il ragazzino coi capelli unticci che parlava animatamente con la bimba fulva.

“Eddai, Lily a me non sembra antipatica!” Disse Meda in tono conciliante.

“Hai ragione.” James fissava la rossa con occhi davvero curiosi.

“Forse è meglio che andiate nella Sala comune dei Corvonero. Si stanno allontanando i  Prefetti della vostra casa. Anche noi dobbiamo andare.” Propose Remus.

“Hai ragione. Beh, buonanotte.” Disse Beth sorridendo al ragazzino.

Le ragazze si diressero  verso una torre.

Beth ad ogni passo sgranava gli occhi, sempre più stupita ed incantata. Tutto di quel posto le piaceva.

“Qual è quellla cosa che pi`è calda più è fresca?” Chiese il corvo con voce dolce e melanconica.

“Il pane.” Azzardò timidamente Beth.

La Sala Comune la incantò. I libri, la statua di Priscilla Corvonero ed il soffitto imperlato di stelle. Tutto le piaceva di quel posto.

“Wow!” Esclamò la biondina.

“Beh ora dirigiamoci verso il nostro Dormitorio!” Propose Jenny assonnata.

“Voi andate avanti, io scrivo una lettera a mamma e papà. Non ho un gufo, spero che quello di James verrà a trovarmi.” Disse Beth prendendo carta e penna.

“Se vuoi ti presto Artemide.” Propose Meda.

Beth assentì e iniziò a scrivere.

Raccontò ai suoi genitori tutto: lo strabiliante viaggio, la traversata sul lago, lo smistamento, il banchetto e soprattutto parlò di quella che sentiva sarebbe diventata la sua migliore amica.

Alla fine, finita la missiva chilometrica, prese l’allocco color miele di Meda e la spedì.

Guardò il volatile che volava attraverso il manto di pioggia e poi s’incamminò su per la scala a chiocciola.

Il dormitorio era splendido. Una volta di stelle ricopriva il soffitto come nella Sala Comune ed era pieno di libri e librerie.

C’era poi un’ampia finestra da cui si poteva gustare un panorama mozzafiato.

Beth si mise in pigiamae si sdraiò sulletto fissando la volta di stelle.

“Buonanotte.” Disse Medanelletto accantoal suo.

“Ancheate.”Le rispose Beth ridendo. Jenny mugugnò qualcosa che assomigliava a un buonanotte, maera troppo addormentata per fare altro.

Lizzie si avvolse meglio fra le coperte turchine.

“Sarà una splendida avventura.” Ripeté prima di scivolare nel sonno.

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Beh che ne pensate? Ovviamente per chi conosce già niente più questa sarà un po’ una ripetizione, ma d’altrondesono troppo prolissa.

E poi adoro i miei personaggi da piccoli!

Beh, per chi invece non ha mai letto la mia storia. Se volete sapere come stanno Beth e gli altri andate a leggerla! (è propaganda, lo so!)

Scusate se magari nella storia  rispetto a questa ci saranno delle piccole incongruenze, io ho ricontrollato, ma è possibile che qualche cosa sfugga!

Baci

Beth

 ps: per Sara_Marauders: nonuccidermi se ti abbandono costantemente su msn... solo che il pc si èbloccato di nuovo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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