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Autore: Luz_    21/03/2011    2 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Da leggere, se si vuole, con il sottofondo di questa musica, che mi ha aiutata nello scrivere questo capitolo :) http://www.youtube.com/watch?v=r0SoF0orkpI&feature=feedlik

7. Yes, i love you.


L’estate era alle porte. Era già possibile percepire il calore sulla propria pelle, il profumo degli alberi in fiore e quel sentimento di libertà di cui l’estate è portatrice.
Ma per Alex e Zoe quell’estate sarebbe stata diversa.
Non vi sarebbe stata alcuna passeggiata a Kensington Garden lungo i viali alberati, al riparo dai raggi violenti del sole; nessuna fuga al mare; nessun bacio notturno al cospetto delle stelle.
Sarebbero dovuti rimaner divisi e si sa, l’estate senza il proprio amore, non ha la medesima consistenza.
Tutto ciò tormentava la mente di Zoe, quel primo giugno, mentre stringeva la mano di Alex nella sua. Il volo era già stato annunciato, ma i due giovani non sapevano come scindere le loro dita l’una dalle altre. Erano come l’oro e l’argento, fusi indissolubilmente sino a creare qualcosa di estremamente prezioso.
Ma Alex doveva andare via.
“Sta’ attenta, capito? Non fare una delle tue tante sciocchezze.”
Zoe sollevò gli occhi al cielo. Erano raccomandazioni inutili e Alex ne era ben consapevole.
“Piuttosto tu devi stare attento. Si dice che le italiane siano le più affascinanti del mondo. Sai com’è..bellezza mediterranea, more, carnagione scura e bla bla bla.”
“Grazie per avermi informato. Penso di avere abbastanza tempo per cercare la migliore e..”
Non fece in tempo a terminare la frase che Zoe gli diede uno schiaffo scherzoso sulla guancia. “Azzardati e ti faccio diventare africano.”
Alex rise di gusto e strinse a sé quello scricciolo dall’eterna energia. “Terrò sempre a mente quest’ultima tua minaccia, tranquilla.”
In quel momento suo padre lo chiamò nuovamente e il ragazzo sospirò lentamente. Il peso che provava nel petto si ingrandiva sempre più e istintivamente aumentò la stretta attorno al corpo di Zoe, mentre chiudeva con forza gli occhi e le baciava il capo.
Zoe si tirò indietro e con un misero, vano tentativo tentò di asciugare le piccole gocce di sale che erano uscite dai suoi occhi senza farsi notare. “Vai, rischi di perdere l’aereo. Non voglio sentirti lamentare di non aver visto il Colosseo per il resto della mia vita.”
Alex le afferrò il viso fra le sue grande mani e la osservò intensamente. “Per il resto della vita, Zoe.”e la baciò, dolcemente, lentamente, delicatamente, impegnandosi ad imprimere il sapore delle sue labbra bene nella sua mente. Infine afferrò il suo borsone e indietreggiò verso la porta d’imbarco e le sue dita lentamente scivolarono via da quelle di Zoe, che mantenne la mano ferma a mezz’aria. Ma prima che la figura di Alex scomparisse lungo il corridoio, la ragazza gridò: “Ami me?”, ma Alex era già sparito e parte del suo cuore spiccò il volo assieme a lui.

Attendeva lì, seduto sulla panchina lungo il marciapiede. Era una persona qualsiasi che attendeva qualcosa. Ma non era il suono della macchinetta del caffè né l’autobus alla fermata, non era la fila per pagare la spesa né una chiamata importante.
Attendeva lei.
Lei che era tutto, lei che era il caffè, l’autobus, la spesa, la telefonata. Lei che era il sole e la luna insieme, lei che era il mare e la terra nello stesso istante, lei che era tutto se stesso.
Non vedeva le auto che passavano lungo la strada né i passanti che percorrevano il marciapiede.
Osservava immobile il portone dalla vernice verde, che racchiudeva il tesoro più bello per lui.
Infine, come il più forte dei raggi del sole, che filtra attraverso le coltri di nubi, lei uscì dal portone di colore verde, come i suoi occhi.
E si avvicinò al ciglio del marciapiede, vagando con lo sguardo in cerca di qualcosa, di lui.
Stretta nel suo vestito fiorato, le onde dei capelli dorati che accarezzavano morbide la sua schiena, lo cercava, in una macchina, su un motorino, nel bar.
Ma lui era semplicemente lì, seduto davanti a lei con lo sguardo rivolto esclusivamente verso la sua figura.
E Zoe sorrise. Attese il momento giusto per attraversare e poi di corsa lo raggiunse, fino a immergersi nel suo petto, stringendo la sua camicia fra le dita.
Era come sempre. Erano sempre loro. In quei due mesi di distanza nulla era cambiato, bensì tutto era maturato.
Avevano temuto che durante quell’arco di tempo qualcosa avesse potuto mutare, avrebbero potuto comprendere che il bisogno che fino a quel momento avevano provato l’uno dell’altra non fosse più esistente e forte come allora.
Ma erano stati così stupidi a pensarlo.
Se il destino prende una decisione, niente può fare in modo che esso cambi i suoi piani.
Il destino aveva stretto attorno ai loro polsi i lacci del loro futuro. Perchè avrebbero dovuto tagliarli?
Alex affondò il capo nei suoi capelli e inspirò quella fragranza di vaniglia che tanto gli era mancata.
Si guardarono, in silenzio, mentre lei percorreva il viso di Alex con i polpastrelli della sua mano, come per riprendere confidenza con la sua pelle, il suo essere.
“Penso che la prossima volta farò di tutto pur di impedirti di andare in un posto così assolato come l’Italia.”
Alex corrugò la fronte, ma sorrise tuttavia divertito.“E per quale motivo?”
“Guarda! Ora sembro un’albina standoti accanto!”
“Uhm..allora potresti allontanarti.”
Ma lei lo strinse ancor più forte, fino a voler sentire la carne penetrare nella sua, sentirsi parte di lui, essere un’unica essenza.
“Mai.”
“Ricordi i timori che avevamo prima che partissi?”le chiese e Zoe annuì contro il suo petto, senza alcuna intenzione di porre distanza tra loro. Ora stava bene, si sentiva tutta intera, finalmente respirava in modo completo, percepiva l’aria attraversare la laringe, l’esofago, giungere fino ai polmoni, pieni finalmente dell’odore di Alex.
“Ho riflettuto così tanto in questi due mesi, Zoe. Davvero tanto.”continuò e le sue parole si conclusero con un leggero, inudibile sospiro.
Zoe si irrigidì impercettibilmente. “E su cosa?”
“Su me stesso. Su di te. Su di noi a dir la verità. Credo di non aver mai utilizzato tanto il mio cervello come in questi due mesi.”e si lasciò sfuggire una risata a cui la ragazza non seppe non unirsi.
“Sono arrivato ad una conclusione, probabilmente banale, ma è una conclusione.
In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”



Bè..si. Mi è uscita questa mezza cosa indefinibile, che nonostante tutto, spero abbiate apprezzato.
Grazie <3
P.s. Ho aggiunto il logo della ff, nel primo capitolo. Spero vi piaccia, fatemi sapere =)
   
 
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